Pianta medicinale: differenze tra le versioni

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Versione delle 23:27, 15 ott 2011

Libro d Dioscoride (40-90 d.C.) che elenca proprietà medicinali delle piante, De Materia Medica. Cumino e aneto. c. 1334 British Museum.

Una pianta medicinale, secondo la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è un organismo vegetale che contiene in uno dei suoi organi sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o che sono i precursori di emisintesi di specie farmaceutiche.

Fitocomplesso

Si va sempre più affermando il concetto di "fitocomplesso" quale insieme di sostanze di origine vegetale non riproducibili per sintesi chimica.[1]

Il fitocomplesso va inteso come l'insieme di una quantità di principi attivi, noti e non, farmacologicamente attivi; e di sostanze che aiutano l'azione dei primi, pur essendo di per se queste ultime farmacologicamente inattive. L'insieme delle interazioni dei primi (i principi attivi) e dei secondi (i coadiuvanti) determina le azioni note del fitocomplesso.

L'insieme delle interazioni dei primi (i principi attivi) e dei secondi (i coadiuvanti) determina le azioni note del fitocomplesso. Sempre secondo l'OMS circa il 25% dei moderni farmaci usati in USA sono di origine vegetale [2]; inoltre sono 7.000 circa i composti medici, presenti nella moderna farmacopea, derivati da piante [3].

Pianta medicinale e officinale

Nel linguaggio comune si sovrappone l'uso dei termini pianta medicinale con pianta officinale, che indica piante utilizzate nelle officine farmaceutiche per la produzione di specialità medicinali. Questa definizione è però abbastanza riduttiva, e l'utilizzo in ambienti accademici del termine pianta medicinale non fa più riferimento esclusivamente ad un utilizzo a scopo terapeutico delle sostanze contenute nelle piante, bensì dell'utilizzo della pianta o di estratti da essa derivati a scopo terapeutico.

Il volume Koehler's Medizinal-Pflanzen contiene una pregevole raccolta di disegni relativi a tali piante.

Piante in pericolo

Una indagine scientifica internazionale (OMS), promossa all'inizio degli anni novanta, ha rilevato un numero di circa sessantamila specie vegetali, utilizzabili per la cura delle malattie, in forte pericolo di estinzione, di cui trecentosettantaquattro in Italia. Questo fatto richiede una maggiore attenzione alle piante medicinali, non solo quelle utilizzate nelle emisintesi, ma anche quelle che forniscono naturalmente componenti attivi applicabili nell'ambito della fitoterapia.[4] (Firenzuoli, 2008).

Cenni storici

Con l'introduzione della agricoltura si rese necessaria una maggiore attenzione alla vita delle piante e questo fu il punto di partenza della conoscenza, anche medica, delle caratteristiche delle piante stesse.
Il più antico documento medico, per ora rintracciato, è il "papiro di Ebers", risalente al 1500 a.C. Gli egizi facevano largo uso di medicamenti di natura vegetale, in particolar modo conoscevano le proprietà della maggiorana, dell'edera, della mirra.[4]
Nell'antica Grecia, le conoscenza sulle piante si mescolarono con le teorie filosofiche sulle stesse. Uno dei più importanti studiosi fu Eracleide, il quale sperimentò nuove ricette, riprese in seguito da Celso. Le radici studiate e messe in vendita vennero definite "farmacopoli" e si basavano soprattutto sulle nozioni contenute nei testi medici scritti da Ippocrate (V secolo a.C.) e in quelli botanici scritti da Teofrasto.
Nell'antica Roma, già nel I secolo d.C. vennero impiantati orti chiamati medicinali, in quanto si coltivavano piante sfruttate per le varie terapie mediche.
Nell'IX secolo d.C., in Sicilia, grazie ai saraceni furono introdotte nuove tecniche idrauliche e di irrigazione che consentirono l'introduzione di nuove piante officinali.
Gli arabi diedero un grande impulso sia all'alchimia sia alla chimica, che ebbe ripercussioni nello sviluppo farmaceutico di tinture e distillati. Gli arabi furono i primi ad organizzare una farmacopea, quindi un elenco di ricette descriventi le proporzioni e le composizioni chimiche.
Ai secoli XI, XII, XIII, risalgono i primi testi farmaceutici, in cui confluirono le influenze greche, romane e arabe, sintetizzate nella definizione delle operazioni fondamentali: lozione, decozione, infusione e triturazione. In questo periodo si diffuse l'uso delle spezie e delle droghe e la Scuola salernitana introdusse assieme alle pratiche chirurgiche anche un antesignano dell'anestesia, la spongia sonnifera, imbevuta di oppio, succo di mandragora e di giusquiamo che doveva essere aspirata dal paziente.[4] La Scuola di Salerno si distinse anche per la grande perizia nel selezionare le erbe, sulle quali abbondano indicazioni terapeutiche che si sono dimostrate efficaci ancora ai nostri tempi, valga per tutte l'insegnamento che diceva: <<Purga l'isopo dalle flemme il petto>>, che ha un'azione benefica sulle bronchiti e sulle affezioni respiratorie.[4]
La botanica intesa come scienza nacque solo agli inizi del Cinquecento, grazie alle scoperte geografiche e alla introduzione della stampa. Si diffusero, in questo periodo i primi erbari secchi e nel 1533 a Padova fu istituita la prima cattedra di "botanica sperimentale". Pietro Andrea Mattioli redasse nel 1554 il più significativi testo di medicina e di botanica dell'epoca.
Nel Seicento Pierre Magnol inserì nella classificazione l'intuizione delle famiglie, suddividendo il mondo vegetale in settantasei gruppi.
Nel secolo successivo una grande spinta al progresso della botanica fu effettuata dallo svedese Carl von Linné, che identificò le specie viventi dividendole in basi alle classi, agli ordini e ai generi. Da allora l'evoluzione è stata continua.

Note

  1. ^ "Le piante medicinali", di Roberto Michele Suozzi, Newton&Compton, Roma, 1994, pag.18
  2. ^ Traditional medicine., su who.int.
  3. ^ Interactive European Network for Industrial Crops and their Applications, Summary Report for the European Union, su ec.europa.eu, 2000-2005, QLK5-CT-2000-00111.
  4. ^ a b c d "Le piante medicinali", di Roberto Michele Suozzi, Newton&Compton, Roma, 1994, pag.9-17

Bibliografia

  • F. Firenzuoli, Fitoterapia, IV^ ed., Elsevier, MIlano, 2008.
  • E. Campanini, Dizionario di Fitoterapia. Tecniche Nuove, Milano, 2004.
  • Roberto Michele Suozzi, E.Alicicco, Manuale pratico di erbe medicinali, Roma, Newton&Compton, 1986.
  • G Penso, Piante medicinali nella terapia medica, Milano, 1983.
  • B. Anzalone, Botanica farmaceutica, L'Aquila, Japadre, 1976.
  • R. Benigni, C.Capra; P.E.Cattorini, Piante medicinali, chimica, farmacologica e terapia, Milano, Inverni e della Beffa, 1962.
  • Guido Rovesti, Le piante aromatiche e medicinali spontanee della Provincia di Porto Maurizio, Porto Maurizio, Comitato provinciale per le piccole industrie, 1923.

Voci correlate