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Gianuario (vescovo): differenze tra le versioni

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Raggiunto però dagli uomini di Leonzio nel bosco del [[Monte Arioso]], Gianuario fu decapitato a colpi di scure insieme a Felice e Onorato. Secondo una tradizione, la sua testa dopo esser caduta a terra si levò in alto e parlò ai carnefici. Il corpo di Gianuario fu quindi nascosto in una fossa vicino alle radici di un albero, dove venne ricoperto da pietre e terra.
Raggiunto però dagli uomini di Leonzio nel bosco del [[Monte Arioso]], Gianuario fu decapitato a colpi di scure insieme a Felice e Onorato. Secondo una tradizione, la sua testa dopo esser caduta a terra si levò in alto e parlò ai carnefici. Il corpo di Gianuario fu quindi nascosto in una fossa vicino alle radici di un albero, dove venne ricoperto da pietre e terra.

Secondo lo [[storico]] e [[agiografia|agiografo]] Francesco Lanzoni, il patrono di Marsico ha un profilo leggendario e potrebbe essere identificato o con un san Gennaro<ref>{{Santiebeati|95525|Santi Gennaro, Felice e Adautto}}</ref> di origine africana o con il più celebre [[san Gennaro]], patrono di [[Napoli]]<ref name="Lanzoni"/>. Le reliquie apparterrebbero invece a Felice e Onorato, entrambi di origine africana e [[martirio cristiano|martiri]] a Potenza<ref name="Lanzoni"/>.


== Culto ==
== Culto ==

Versione delle 17:40, 27 apr 2020

San Gianuario
La Statua realizzata da Giacomo Colombo nel 1714, in processione.
 

Vescovo e Martire

 
NascitaCartagine, III secolo
MortePignola, III secolo
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Santuario principaleMarsico, chiesa di San Gianuario (già abbazia di Santo Stefano Protomartire)
Ricorrenza31 Gennaio Traslazione delle Reliquie

26 Aprile Ritrovamento delle Reliquie 26 Agosto Festa Liturgica

Patrono diMarsico Nuovo

Gianuario (Cartagine, III secoloPignola, III secolo) è stato vescovo di Cartagine; secondo la tradizione agiografica, arrivato in Italia, sarebbe morto nel bosco del monte Arioso, poi condotto presso Marsico, di cui è il santo patrono[1].

Agiografia

Secondo una tradizione riportata negli Acta Sanctorum[2] e probabilmente successiva all'XI o al XII secolo[3], fu un vescovo che lasciò il suolo africano accompagnato dai diaconi Felice e Onorato. Sbarcò in Calabria, dove predicò il Vangelo, facendo lo stesso anche nell'Abruzzo e nella Lucania.

A Potenza fu accusato dal magistrato Leonzio di turbare la quiete pubblica e venne condannato a morte nell'ambito della persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano. Gianuario si salvò con la fuga e si recò a Marsico, dove fu accolto con favore. Raggiunto però dagli uomini di Leonzio nel bosco del Monte Arioso, Gianuario fu decapitato a colpi di scure insieme a Felice e Onorato. Secondo una tradizione, la sua testa dopo esser caduta a terra si levò in alto e parlò ai carnefici. Il corpo di Gianuario fu quindi nascosto in una fossa vicino alle radici di un albero, dove venne ricoperto da pietre e terra.

Culto

San Gianuario vescovo non è presente in alcun martirologio storico.

Le reliquie

Nei secoli successivi il nome di Gianuario era rimasto per semplice tradizione, tanto che non si conosceva neppure il luogo di sepoltura. La sua memoria rimase però viva presso la popolazione locale. Secondo la tradizione, nell'853[senza fonte] una donna marsicana di nome Susanna per tre notti consecutive sognò Gianuario che le diceva: “Susanna, va' dal vescovo Grimaldo e digli che il mio corpo giace inonorato nel bosco dell'Arioso, fra le radici di un faggio. Digli che io desidero essere condotto là in Marsico”. La donna obbedì, ma il vescovo non le prestò inizialmente ascolto. Il giorno seguente, quando la città venne minacciata da una forte tempesta, il vescovo decise però di andare in processione verso il luogo descritto dalla donna insieme all'abate di Santo Stefano. Il corpo venne ritrovato nel bosco, sotto un faggio. Sorse quindi una questione tra il vescovo e l'abate riguardo alla custodia delle spoglie. Secondo la tradizione, si decise quindi di affidare il carro che trasportava il corpo del santo a due buoi, lasciandoli liberi di muoversi. Gli animali si diressero verso Marsico e si fermarono davanti alla Badia di Santo Stefano (l'attuale chiesa di San Gianuario)[4].

Ancora oggi si indica il luogo dove fu trovato il corpo del santo, con un grosso mucchio di pietre, volgarmente chiamato “Macera di san Gianuario”. Poco lontano scorre un ruscello che ancora conserva il nome di Fonte di san Gianuario. Ogni anno è tradizione visitare il luogo in cui il Santo fu martirizzato nove giorni prima della solennità, 17 agosto.

Nel 1502 Gonzalo Fernández de Córdoba incendiò Marsico e i suoi soldati rubarono una gamba di san Gianuario. Rientrati in Spagna lo portarono nella città di Ciudad Rodrigo, dove si venera il culto di Gianuario[5]. Del corpo del santo si erano nel frattempo perse le tracce. Quando il vescovo Pietro Ignazio Marolda nel 1826 fece scavare nella chiesa di S. Stefano, il corpo del Santo fu ritrovato ad eccezione del braccio trafugato. Il 31 gennaio 1827 il vescovo ordinò quindi che le ossa fossero traslate nella chiesa Cattedrale. Il 25 agosto 1950 il vescovo Augusto Bertazzoni ha proceduto alla rimozione delle sacre reliquie di San Gianuario dalla vecchia urna per riporle in una nuova offerta dalla popolazione. All'interno dell'urna fu rinvenuto un documento che diceva:

«Quae hic servantur sunt divi Januarii Martyris qui olim in Africa, et ut fertur Carthaginiensis Episcopus in persecutione Diocletiani et Maximiani, cum inde profugus in Italiam venisset, anno CCLXXXII incidit in manus impii Leontii Praesidis Lucanae Provinciae; iussu cuius ad Ariosum locum cum Felicem et Onorato secure percutitur; eadem ossa cum diu cristianis fuissent ignota Deo rilevante cuidam piae feminae Susanna nomine, Grimaldo Episcopo e Marsicen reperta fuere. Non sine miraculo in sacello divi Stephani protomartiris traslata, deposita fuerunt subter Altare Martyris nomini dicato usque ad diem XXXI mensis Januarii anni MDCCCXXVII. Quo tempore collabente sacello, convenerunt per Petrum Ignatium Marolda, Episcopum Marsicen et Potentin, elata, isto in loco deposita fuerunt venerationis causa»

La festa patronale a Marsico Nuovo

San Gianuario, patrono di Marsico Nuovo è ricordato nella località lucana con una celebrazione che si tiene il 26 agosto. Dal 1980 al 2016 la celebrazione del Pontificale è stata officiata dal Vescovo nella Piazza Umberto I, poiché la Cattedrale era ancora inagibile a causa del terremoto. Dal 2017 è stata ripresa la celebrazione di città episcopale restaurata la concattedrale. La festa civile prevede abitualmente una serata di musica lirica ed una di musica leggera e un grande spettacolo di giochi pirotecnici.

Note

  1. ^ Santi dell'Arcidiocesi, su potenza.chiesacattolica.it, Arcidiocesi di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo. URL consultato il 24 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2013).
  2. ^ Agosto, volume V, pp. 813-814. Parziale traduzione in italiano in: Annali del Regno di Napoli, 1803, p. 90.
  3. ^ Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), Faenza 1927, p. 326.
  4. ^ Una ricostruzione della vicenda può essere consultata negli "Annali Critico-Diplomatici del Regno di Napoli della Mezzana Età, Volume 8", di Alessandro di Meo, 1803, Annali Critico-Diplomatici Del Regno Di Napoli Della Mezzana Età - Alessandro di Meo - Google Libri
  5. ^ (ES) Justo García Sánchez, Procesos consistoriales civitatenses: Miróbriga en los siglos XVII y XVIII, Università di Oviedo, 1994. URL consultato il 25 novembre 2013.

Bibliografia

  • Antonio Lotierzo, San Gianuario: agiografia e folklore, Napoli, Istituto grafico editoriale italiano, 1985.

Voci correlate