Purificazione del Tempio: differenze tra le versioni

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Precisazioni e fonti cristiane.
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La cacciata dei mercanti dal tempio era stata effettuata una prima volta da {{passo biblico2|Neemia|13}}). Gesù, quindi, propone il ritorno all'antica purezza religiosa.
La cacciata dei mercanti dal tempio era stata effettuata una prima volta da {{passo biblico2|Neemia|13}}). Gesù, quindi, propone il ritorno all'antica purezza religiosa.
==Discrepanze narrative==
==Discrepanze narrative==
Il ''[[Vangelo secondo Giovanni]]'' pone l'episodio all'inizio del [[ministero di Gesù]], durante il suo primo viaggio a [[Gerusalemme]]. Per alcuni studiosi, la purificazione del Tempio si sarebbe manifestata due volte in situazioni differenti. La discrepanza, però, potrebbe essere solo una conseguenza di una molto più ampia diversità fra la cronologia giovannea e quella sinottica: per Giovanni gli eventi della missione pubblica di Gesù si sviluppano lungo tre anni (sono tre le pasque citate nel suo vangelo). <br> Anche i [[vangeli sinottici]] - che, al contrario del Vangelo di Giovanni, pongono tutti l'episodio alla fine del ministero di Gesù - presentano tra loro differenze, riportando l'evento in due giorni diversi: per i vangeli di [[Vangelo secondo Luca|Luca]] e [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] la cacciata dei mercanti dal Tempio avviene lo stesso giorno dell'[[ingresso a Gerusalemme]] di Gesù, mentre per [[Vangelo secondo Marco|Marco]] avviene il giorno dopo. Infatti, secondo il Vangelo di Marco, dopo l'[[ingresso a Gerusalemme]], Gesù va a passare la notte a [[Betania]] per poi rientrare il giorno dopo a Gerusalemme e solo allora caccia i mercanti dal Tempio (quindi il lunedì, dopo che aveva già operato la [[Maledizione del fico]] rientrando da Betania). Per Luca e Matteo, invece, la cacciata dei mercanti dal Tempio avviene subito dopo l'ingresso a Gerusalemme (la domenica stessa, prima di [[Maledizione del fico|maledire il fico]]); dopodiché Gesù si reca a Betania per passarvi la notte. Si noti che, secondo le ricorrenze festeggiate dalle chiese cristiane, si assume che l'[[ingresso a Gerusalemme]] sia stato di domenica (così come viene commemorato da cattolici, ortodossi e protestanti nella [[domenica delle Palme]]) anche se non si conosce il giorno esatto della settimana in cui è avvenuto, viste le discordanze tra gli evangelisti.<ref>Anche volendo considerare un giorno diverso dalla domenica, tutti gli avvenimenti citati, ovviamente, slitterebbero parallelamente in relazione al giorno scelto.</ref><ref>{{Cita|Augias e Pesce|pp. 140-145}}.</ref><br>In merito alla collocazione dell'episodio, secondo gli studiosi della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della cattolica [[Bibbia di Gerusalemme]]) questo diverso ordine dei racconti è "spiegabile con l'evoluzione letteraria della tradizione" e "queste divergenze si spiegano se l'episodio del fico è stato introdotto più tardi in una trama primitiva"<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2418, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref>. Analogamente, lo storico e teologo cristiano [[Rudolf Bultmann]] ritiene che le contraddizioni siano dovute ad "attività editoriale" degli evangelisti.<ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 218, 230-231, 425, ISBN 1-56563-041-6.</ref> Gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]] ritengono che in Luca - a differenza di Marco in cui l'episodio del Tempio si svolge solo il giorno dopo dell'Ingresso a Gerusalemme - l'episodio sia posto giorno stesso per riaffermare "la solennità della sua [di Gesù] entrata" e "il senso della sua regalità".<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 267.</ref> Gli studiosi curatori del cattolico ''Nuovo Grande Commentario Biblico'' - nel sottolineare invece la discrepanza del resoconto marciano con quello matteiano - ritengono che Marco abbia elaborato il racconto del fico che viene maledetto prima della purificazione del Tempio (al contrario di Matteo, in cui avviene il giorno successivo) intrecciando i due episodi con una sorta di racconto a "sandwich", in cui viene arricchito il significato simbolico della "mancanza di disponibilità da parte di Israele ad accettare Gesù".<ref>{{Cita|Brown, 2002|p. 808}}.</ref> Secondo, inoltre, gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]], Marco attribuisce a questo tipo di racconto un significato simbolico: "collocato tra i due episodi avvenuti nel Tempio, il fico può figurare il Tempio dove il Messia non trova nessun frutto".<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 166.</ref> <br> Nel caso invece del Vangelo secondo Giovanni che, a differenza dei sinottici, pone l'episodio all'inizio e non alla fine del ministero di Gesù, alcuni studiosi ritengono possibile che "venne spostato quando fu aggiunto questo nuovo materiale".<ref>{{Cita|Brown, 2002|p. 1236}}.</ref> La collocazione dell'episodio in Giovanni potrebbe dipendere anche dalle sue prospettive teologiche: ponendolo all'inizio del ministero di Gesù, Giovanni, a differenza dei sinottici, gli attribuisce un significato programmatico, sottolineando il distacco di Gesù dal culto ebraico tradizionale. Il racconto dell'episodio prepara la frase pronunciata nell'[[incontro con la samaritana]], quando Gesù dirà che è arrivato il momento in cui Dio sarà adorato in spirito e verità.<ref>{{Cita|Augias e Pesce|pp. 35-36}}.</ref>
Il ''[[Vangelo secondo Giovanni]]'' pone l'episodio all'inizio del [[ministero di Gesù]], durante il suo primo viaggio a [[Gerusalemme]]. Per alcuni studiosi, la purificazione del Tempio si sarebbe manifestata due volte in situazioni differenti. La discrepanza, però, potrebbe essere solo una conseguenza di una molto più ampia diversità fra la cronologia giovannea e quella sinottica: per Giovanni gli eventi della missione pubblica di Gesù si sviluppano lungo tre anni (sono tre le pasque citate nel suo vangelo). <br> Anche i [[vangeli sinottici]] - che, al contrario del Vangelo di Giovanni, pongono tutti l'episodio alla fine del ministero di Gesù - presentano tra loro differenze, riportando l'evento in due giorni diversi: per i vangeli di [[Vangelo secondo Luca|Luca]] e [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] la cacciata dei mercanti dal Tempio avviene lo stesso giorno dell'[[ingresso a Gerusalemme]] di Gesù, mentre per [[Vangelo secondo Marco|Marco]] avviene il giorno dopo. Infatti, secondo il Vangelo di Marco, dopo l'[[ingresso a Gerusalemme]], Gesù va a passare la notte a [[Betania]] per poi rientrare il giorno dopo a Gerusalemme e solo allora caccia i mercanti dal Tempio (quindi il lunedì, dopo che aveva già operato la [[Maledizione del fico]] rientrando da Betania). Per Luca e Matteo, invece, la cacciata dei mercanti dal Tempio avviene subito dopo l'ingresso a Gerusalemme (la domenica stessa, prima di [[Maledizione del fico|maledire il fico]]); dopodiché Gesù si reca a Betania per passarvi la notte. Si noti che, secondo le ricorrenze festeggiate dalle chiese cristiane, si assume che l'[[ingresso a Gerusalemme]] sia stato di domenica (così come viene commemorato da cattolici, ortodossi e protestanti nella [[domenica delle Palme]]) anche se non si conosce il giorno esatto della settimana in cui è avvenuto, viste le discordanze tra gli evangelisti.<ref>Anche volendo considerare un giorno diverso dalla domenica, tutti gli avvenimenti citati, ovviamente, slitterebbero parallelamente in relazione al giorno scelto.</ref><ref>{{Cita|Augias e Pesce|pp. 140-145}}.</ref><br>In merito alla collocazione dell'episodio, secondo gli studiosi della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della cattolica [[Bibbia di Gerusalemme]]) questo diverso ordine dei racconti è "spiegabile con l'evoluzione letteraria della tradizione" e "queste divergenze si spiegano se l'episodio del fico è stato introdotto più tardi in una trama primitiva"<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2418, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref>. Analogamente, lo storico e teologo cristiano [[Rudolf Bultmann]] ritiene che le contraddizioni siano dovute ad "attività editoriale" degli evangelisti.<ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 218, 230-231, 425, ISBN 1-56563-041-6.</ref> Gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]] ritengono che in Luca - a differenza di Marco in cui l'episodio del Tempio si svolge solo il giorno dopo dell'Ingresso a Gerusalemme - l'episodio sia posto giorno stesso per riaffermare "la solennità della sua [di Gesù] entrata" e "il senso della sua regalità".<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 267.</ref> Gli studiosi curatori del cattolico ''Nuovo Grande Commentario Biblico'' - nel sottolineare invece la discrepanza del resoconto marciano con quello matteiano - ritengono che Marco abbia elaborato il racconto del fico che viene maledetto prima della purificazione del Tempio (al contrario di Matteo, in cui avviene il giorno successivo) intrecciando i due episodi con una sorta di racconto a "sandwich", in cui viene arricchito il significato simbolico della "mancanza di disponibilità da parte di Israele ad accettare Gesù".<ref>{{Cita|Brown, 2002|p. 808}}.</ref> Secondo, inoltre, gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]], Marco attribuisce a questo tipo di racconto un significato simbolico: "collocato tra i due episodi avvenuti nel Tempio, il fico può figurare il Tempio dove il Messia non trova nessun frutto".<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 166.</ref> <br> Nel caso invece del Vangelo secondo Giovanni che, a differenza dei sinottici, pone l'episodio all'inizio e non alla fine del ministero di Gesù, alcuni studiosi ritengono possibile che "venne spostato quando fu aggiunto questo nuovo materiale".<ref>{{Cita|Brown, 2002|p. 1236}}.</ref> La collocazione dell'episodio in Giovanni potrebbe dipendere anche dalle sue prospettive teologiche: ponendolo all'inizio del ministero di Gesù, Giovanni, a differenza dei sinottici, gli attribuisce un significato programmatico, sottolineando il distacco di Gesù dal culto ebraico tradizionale e, come osserva il teologo cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 457, ISBN 978-0-300-14009-5.</ref>, "il punto di vista di Giovanni è differente [dai sinottici] siccome la purificazione del Tempio, posta prima, è più violenta ed è combinata con la dichiarazione della distruzione del santuario [...] tuttavia il ritratto di Giovanni è stato probabilmente influenzato dalla netta rottura della comunità giovannea con la sinagoga, così che Gesù veicola un messaggio di incompatibilità sin dall'inizio". Il racconto dell'episodio prepara la frase pronunciata nell'[[incontro con la samaritana]], quando Gesù dirà che è arrivato il momento in cui Dio sarà adorato in spirito e verità.<ref>{{Cita|Augias e Pesce|pp. 35-36}}.</ref>


==Discussioni sulla storicità==
==Discussioni sulla storicità==
Studiosi anche cristiani come il teologo [[Rudolf Bultmann]]<ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, pp. 244-317, ISBN 1-56563-041-6</ref> ritengono che molto del materiale evangelico seguente all'Ingresso in Gerusalemme non abbia basi storiche, ma che le intenzioni degli evangelisti fossero essenzialmente teologiche. Per molti storici è inoltre inverosimile che Gesù da solo possa aver condotto un'azione così violenta: "''Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi''"<ref>{{passo biblico2|Gv|2,15}}</ref> bloccando tutte le operazioni nel luogo più grande, frequentato e presidiato di Gerusalemme. Il [[Tempio di Gerusalemme]] era enorme: misurava 458 metri per 298 metri<ref>Come evidenzia il biblista [[Bart Ehrman]], equivaleva ad una superficie pari a 25 campi da football.</ref>; in esso vi erano centinaia di sacerdoti impegnati in migliaia di sacrifici (in particolare proprio durante le festività, come in questo caso)<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 332-334}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 141-143, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millenium'', Oxford University Press, 1999, pp. 155-158, 211-213, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref>; anche gli esegeti curatori del cattolico ''Nuovo Grande Commentario Biblico'' rilevano: "Come una sola persona potesse controllare un'area così vasta è difficile immaginarlo."<ref>{{Cita|Brown, 2002|p. 866}}.</ref> Come osserva poi lo storico [[John Dominic Crossan]], ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], sia la polizia ebraica nei cortili del Tempio sia le truppe ausiliarie romane avrebbero certamente arrestato "qualsiasi incidente prima ancora che potesse avere inizio" e, visti i pericoli connessi al periodo della festa, "anche per un'azione simbolica contro il Tempio si sarebbe stati subito uccisi".<ref>{{Cita|Crossan, 1994|pp. 164-166}}.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 58, 64-65, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref> <br>Appare, inoltre, storicamente inverosimile il comportamento di Gesù nei confronti degli operatori nel Tempio: i venditori di colombe ed animali svolgevano un compito importante, permettendo ai pellegrini - giunti spesso da lontano - di offrire un sacrificio, fondamentale per la purificazione dai peccati, senza dover portare con sé animali durante il lungo viaggio<ref>Era, inoltre, richiesto che gli animali fossero integri e non feriti, il che - considerando le difficili condizioni dei viaggiatori per l'epoca - avrebbe creato ulteriori disagi ai pellegrini.</ref>. I cambiavalute erano parimenti importanti, permettendo ai pellegrini di ottenere la valuta usata nel Tempio, in cui non era consentito usare monete romane con l'immagine di Cesare.<ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 140-141, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 333-334}}.</ref> Come osserva ancora [[John Dominic Crossan|Crossan]], tutte le operazioni nel Tempio erano lecite, "nessuno stava rubando, defraudando o contaminando i sacri recinti" e tali attività "erano elementi concomitanti assolutamente necessari per le basi fiscali e ai fini sacrificali del Tempio."<ref>{{Cita|Crossan, 1994|p. 164}}.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 64-65, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref>.
Studiosi anche cristiani come il teologo [[Rudolf Bultmann]]<ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, pp. 244-317, ISBN 1-56563-041-6</ref> ritengono che molto del materiale evangelico seguente all'Ingresso in Gerusalemme non abbia basi storiche, ma che le intenzioni degli evangelisti fossero essenzialmente teologiche. Per molti storici è inoltre inverosimile che Gesù da solo possa aver condotto un'azione così violenta: "''Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi''"<ref>{{passo biblico2|Gv|2,15}}</ref> bloccando tutte le operazioni nel luogo più grande, frequentato e presidiato di Gerusalemme. Il [[Tempio di Gerusalemme]] era enorme: misurava 458 metri per 298 metri<ref>Come evidenzia il biblista [[Bart Ehrman]], equivaleva ad una superficie pari a 25 campi da football.</ref>; in esso vi erano centinaia di sacerdoti impegnati in migliaia di sacrifici (in particolare proprio durante le festività, come in questo caso)<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 332-334}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 141-143, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millenium'', Oxford University Press, 1999, pp. 155-158, 211-213, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref>; anche gli esegeti curatori del cattolico ''Nuovo Grande Commentario Biblico'' rilevano: "Come una sola persona potesse controllare un'area così vasta è difficile immaginarlo."<ref>{{Cita|Brown, 2002|p. 866}}.</ref> Come osserva poi lo storico [[John Dominic Crossan]], ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], sia la polizia ebraica nei cortili del Tempio sia le truppe ausiliarie romane avrebbero certamente arrestato "qualsiasi incidente prima ancora che potesse avere inizio" e, visti i pericoli connessi al periodo della festa, "anche per un'azione simbolica contro il Tempio si sarebbe stati subito uccisi".<ref>{{Cita|Crossan, 1994|pp. 164-166}}.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 58, 64-65, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref> <br>Appare, inoltre, storicamente inverosimile il comportamento di Gesù nei confronti degli operatori nel Tempio: i venditori di colombe ed animali svolgevano un compito importante, permettendo ai pellegrini - giunti spesso da lontano - di offrire un sacrificio, fondamentale per la purificazione dai peccati, senza dover portare con sé animali durante il lungo viaggio<ref>Era, inoltre, richiesto che gli animali fossero integri e non feriti, il che - considerando le difficili condizioni dei viaggiatori per l'epoca - avrebbe creato ulteriori disagi ai pellegrini.</ref>. I cambiavalute erano parimenti importanti, permettendo ai pellegrini di ottenere la valuta usata nel Tempio, in cui non era consentito usare monete romane con l'immagine di Cesare.<ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 140-141, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 333-334}}.</ref> Come osserva ancora [[John Dominic Crossan|Crossan]], tutte le operazioni nel Tempio erano lecite, "nessuno stava rubando, defraudando o contaminando i sacri recinti" e tali attività "erano elementi concomitanti assolutamente necessari per le basi fiscali e ai fini sacrificali del Tempio."<ref>{{Cita|Crossan, 1994|p. 164}}.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 64-65, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref>.


Secondo [[Hans Küng]], gli argomenti avanzati da alcuni studiosi contro la storicità dell’episodio non sono sufficientemente probanti, ma la narrazione degli evangelisti presenterebbe una certa enfasi e qualche esagerazione. In realtà si sarebbe trattato di un gesto di portata limitata dal valore simbolico, tipico dei profeti, tale da non assumere le dimensioni di un tumulto, cosa che avrebbe provocato l’intervento armato delle guardie del Tempio e del contingente romano dislocato nella vicina torre Antonia. Bisogna inoltre tenere presente che l’attività dei commercianti e dei cambiavalute era legittima, ma molti di essi non si comportavano onestamente e ciò andava a svantaggio soprattutto dei poveri; non per nulla Gesù se la prende in particolare con i venditori di colombe, che erano gli animali che i poveri potevano permettersi di sacrificare a Dio. [[Alberto Maggi]] sottolinea che Gesù non trova nel Tempio un atteggiamento religioso ma un grande traffico commerciale autorizzato dalla classe sacerdotale, che si serve delle feste liturgiche per rafforzare il proprio potere e per sfruttare il popolo in nome di Dio. Da qui ha origine il gesto di condanna di Gesù, che però viene equivocato dai suoi discepoli, i quali pensano che intenda restituire al Tempio l’antico splendore. Il vangelo di Giovanni conclude il racconto dell’episodio affermando che molti credettero in Gesù, ma lui non si fidava di loro; con ciò, vuole invitare a non proiettare in Gesù le proprie aspettative umane, perché lui non è venuto per realizzare la volontà degli uomini, ma quella di Dio.<ref>Hans Küng, ''Essere cristiani'', Mondadori, 1975, p. 204-205</ref><ref>Alberto Maggi, ''[https://www.studibiblici.it/VideoOmelie/trascrizioni/Commento%20al%20Vangelo%20di%20P.%20A.%20Maggi%20-%2015%20marzo%202009.pdf La cacciata dei mercanti dal Tempio]''</ref>
In merito a quale versione si possa ritenere storicamente attendibile, essendo il Vangelo secondo Giovanni in contrasto con i sinottici, il teologo cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, p. 1374, ISBN 978-0-300-14010-1.</ref> evidenzia che "benché ci siano problemi riguardo al posizionamento della purificazione del Tempio da parte di Giovanni molto all'inizio del ministero di Gesù, mentre invece i sinottici lo posizionano negli ultimi giorni della vita di Gesù, molti studiosi accettano la seconda data come storica e la usano per confermare la cronologia di Luca che individua nell'anno 28 d.C. l'inizio dell'attività pubblica di Gesù". <br>Secondo [[Hans Küng]], gli argomenti avanzati da alcuni studiosi contro la storicità dell’episodio non sono sufficientemente probanti, ma la narrazione degli evangelisti presenterebbe una certa enfasi e qualche esagerazione. In realtà si sarebbe trattato di un gesto di portata limitata dal valore simbolico, tipico dei profeti, tale da non assumere le dimensioni di un tumulto, cosa che avrebbe provocato l’intervento armato delle guardie del Tempio e del contingente romano dislocato nella vicina torre Antonia. Bisogna inoltre tenere presente che l’attività dei commercianti e dei cambiavalute era legittima, ma molti di essi non si comportavano onestamente e ciò andava a svantaggio soprattutto dei poveri; non per nulla Gesù se la prende in particolare con i venditori di colombe, che erano gli animali che i poveri potevano permettersi di sacrificare a Dio. <br>[[Alberto Maggi]] sottolinea che Gesù non trova nel Tempio un atteggiamento religioso ma un grande traffico commerciale autorizzato dalla classe sacerdotale, che si serve delle feste liturgiche per rafforzare il proprio potere e per sfruttare il popolo in nome di Dio. Da qui ha origine il gesto di condanna di Gesù, che però viene equivocato dai suoi discepoli, i quali pensano che intenda restituire al Tempio l’antico splendore. Il vangelo di Giovanni conclude il racconto dell’episodio affermando che molti credettero in Gesù, ma lui non si fidava di loro; con ciò, vuole invitare a non proiettare in Gesù le proprie aspettative umane, perché lui non è venuto per realizzare la volontà degli uomini, ma quella di Dio.<ref>Hans Küng, ''Essere cristiani'', Mondadori, 1975, p. 204-205</ref><ref>Alberto Maggi, ''[https://www.studibiblici.it/VideoOmelie/trascrizioni/Commento%20al%20Vangelo%20di%20P.%20A.%20Maggi%20-%2015%20marzo%202009.pdf La cacciata dei mercanti dal Tempio]''</ref>


== Note ==
== Note ==

Versione delle 15:08, 10 gen 2020

Cacciata dei venditori dal Tempio, opera di Carl Heinrich Bloch, 1872 circa.

La cosiddetta purificazione del Tempio (oppure cacciata dei mercanti dal Tempio o cacciata dei venditori dal Tempio) è un episodio della vita di Gesù narrato dai vangeli canonici (Marco 11, 7-19[1]; Matteo 21, 8-19[2]; Luca 19, 45-48[3]; Giovanni 2, 12-25[4]).

La vicenda

Secondo i racconti evangelici, Gesù visitò il Tempio di Gerusalemme. Qui vi erano mercanti di animali (buoi, pecore, colombe) e cambiavalute seduti al banco; Gesù cacciò tutti fuori dal tempio e rovesciò i tavoli dei cambiavalute.

La cacciata dei mercanti dal tempio era stata effettuata una prima volta da Neemia 13[5]). Gesù, quindi, propone il ritorno all'antica purezza religiosa.

Discrepanze narrative

Il Vangelo secondo Giovanni pone l'episodio all'inizio del ministero di Gesù, durante il suo primo viaggio a Gerusalemme. Per alcuni studiosi, la purificazione del Tempio si sarebbe manifestata due volte in situazioni differenti. La discrepanza, però, potrebbe essere solo una conseguenza di una molto più ampia diversità fra la cronologia giovannea e quella sinottica: per Giovanni gli eventi della missione pubblica di Gesù si sviluppano lungo tre anni (sono tre le pasque citate nel suo vangelo).
Anche i vangeli sinottici - che, al contrario del Vangelo di Giovanni, pongono tutti l'episodio alla fine del ministero di Gesù - presentano tra loro differenze, riportando l'evento in due giorni diversi: per i vangeli di Luca e Matteo la cacciata dei mercanti dal Tempio avviene lo stesso giorno dell'ingresso a Gerusalemme di Gesù, mentre per Marco avviene il giorno dopo. Infatti, secondo il Vangelo di Marco, dopo l'ingresso a Gerusalemme, Gesù va a passare la notte a Betania per poi rientrare il giorno dopo a Gerusalemme e solo allora caccia i mercanti dal Tempio (quindi il lunedì, dopo che aveva già operato la Maledizione del fico rientrando da Betania). Per Luca e Matteo, invece, la cacciata dei mercanti dal Tempio avviene subito dopo l'ingresso a Gerusalemme (la domenica stessa, prima di maledire il fico); dopodiché Gesù si reca a Betania per passarvi la notte. Si noti che, secondo le ricorrenze festeggiate dalle chiese cristiane, si assume che l'ingresso a Gerusalemme sia stato di domenica (così come viene commemorato da cattolici, ortodossi e protestanti nella domenica delle Palme) anche se non si conosce il giorno esatto della settimana in cui è avvenuto, viste le discordanze tra gli evangelisti.[6][7]
In merito alla collocazione dell'episodio, secondo gli studiosi della École biblique et archéologique française (i curatori della cattolica Bibbia di Gerusalemme) questo diverso ordine dei racconti è "spiegabile con l'evoluzione letteraria della tradizione" e "queste divergenze si spiegano se l'episodio del fico è stato introdotto più tardi in una trama primitiva"[8]. Analogamente, lo storico e teologo cristiano Rudolf Bultmann ritiene che le contraddizioni siano dovute ad "attività editoriale" degli evangelisti.[9] Gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB ritengono che in Luca - a differenza di Marco in cui l'episodio del Tempio si svolge solo il giorno dopo dell'Ingresso a Gerusalemme - l'episodio sia posto giorno stesso per riaffermare "la solennità della sua [di Gesù] entrata" e "il senso della sua regalità".[10] Gli studiosi curatori del cattolico Nuovo Grande Commentario Biblico - nel sottolineare invece la discrepanza del resoconto marciano con quello matteiano - ritengono che Marco abbia elaborato il racconto del fico che viene maledetto prima della purificazione del Tempio (al contrario di Matteo, in cui avviene il giorno successivo) intrecciando i due episodi con una sorta di racconto a "sandwich", in cui viene arricchito il significato simbolico della "mancanza di disponibilità da parte di Israele ad accettare Gesù".[11] Secondo, inoltre, gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB, Marco attribuisce a questo tipo di racconto un significato simbolico: "collocato tra i due episodi avvenuti nel Tempio, il fico può figurare il Tempio dove il Messia non trova nessun frutto".[12]
Nel caso invece del Vangelo secondo Giovanni che, a differenza dei sinottici, pone l'episodio all'inizio e non alla fine del ministero di Gesù, alcuni studiosi ritengono possibile che "venne spostato quando fu aggiunto questo nuovo materiale".[13] La collocazione dell'episodio in Giovanni potrebbe dipendere anche dalle sue prospettive teologiche: ponendolo all'inizio del ministero di Gesù, Giovanni, a differenza dei sinottici, gli attribuisce un significato programmatico, sottolineando il distacco di Gesù dal culto ebraico tradizionale e, come osserva il teologo cattolico Raymond Brown[14], "il punto di vista di Giovanni è differente [dai sinottici] siccome la purificazione del Tempio, posta prima, è più violenta ed è combinata con la dichiarazione della distruzione del santuario [...] tuttavia il ritratto di Giovanni è stato probabilmente influenzato dalla netta rottura della comunità giovannea con la sinagoga, così che Gesù veicola un messaggio di incompatibilità sin dall'inizio". Il racconto dell'episodio prepara la frase pronunciata nell'incontro con la samaritana, quando Gesù dirà che è arrivato il momento in cui Dio sarà adorato in spirito e verità.[15]

Discussioni sulla storicità

Studiosi anche cristiani come il teologo Rudolf Bultmann[16] ritengono che molto del materiale evangelico seguente all'Ingresso in Gerusalemme non abbia basi storiche, ma che le intenzioni degli evangelisti fossero essenzialmente teologiche. Per molti storici è inoltre inverosimile che Gesù da solo possa aver condotto un'azione così violenta: "Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi"[17] bloccando tutte le operazioni nel luogo più grande, frequentato e presidiato di Gerusalemme. Il Tempio di Gerusalemme era enorme: misurava 458 metri per 298 metri[18]; in esso vi erano centinaia di sacerdoti impegnati in migliaia di sacrifici (in particolare proprio durante le festività, come in questo caso)[19][20][21]; anche gli esegeti curatori del cattolico Nuovo Grande Commentario Biblico rilevano: "Come una sola persona potesse controllare un'area così vasta è difficile immaginarlo."[22] Come osserva poi lo storico John Dominic Crossan, ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del Jesus Seminar, sia la polizia ebraica nei cortili del Tempio sia le truppe ausiliarie romane avrebbero certamente arrestato "qualsiasi incidente prima ancora che potesse avere inizio" e, visti i pericoli connessi al periodo della festa, "anche per un'azione simbolica contro il Tempio si sarebbe stati subito uccisi".[23][24]
Appare, inoltre, storicamente inverosimile il comportamento di Gesù nei confronti degli operatori nel Tempio: i venditori di colombe ed animali svolgevano un compito importante, permettendo ai pellegrini - giunti spesso da lontano - di offrire un sacrificio, fondamentale per la purificazione dai peccati, senza dover portare con sé animali durante il lungo viaggio[25]. I cambiavalute erano parimenti importanti, permettendo ai pellegrini di ottenere la valuta usata nel Tempio, in cui non era consentito usare monete romane con l'immagine di Cesare.[26][27] Come osserva ancora Crossan, tutte le operazioni nel Tempio erano lecite, "nessuno stava rubando, defraudando o contaminando i sacri recinti" e tali attività "erano elementi concomitanti assolutamente necessari per le basi fiscali e ai fini sacrificali del Tempio."[28][29].

In merito a quale versione si possa ritenere storicamente attendibile, essendo il Vangelo secondo Giovanni in contrasto con i sinottici, il teologo cattolico Raymond Brown[30] evidenzia che "benché ci siano problemi riguardo al posizionamento della purificazione del Tempio da parte di Giovanni molto all'inizio del ministero di Gesù, mentre invece i sinottici lo posizionano negli ultimi giorni della vita di Gesù, molti studiosi accettano la seconda data come storica e la usano per confermare la cronologia di Luca che individua nell'anno 28 d.C. l'inizio dell'attività pubblica di Gesù".
Secondo Hans Küng, gli argomenti avanzati da alcuni studiosi contro la storicità dell’episodio non sono sufficientemente probanti, ma la narrazione degli evangelisti presenterebbe una certa enfasi e qualche esagerazione. In realtà si sarebbe trattato di un gesto di portata limitata dal valore simbolico, tipico dei profeti, tale da non assumere le dimensioni di un tumulto, cosa che avrebbe provocato l’intervento armato delle guardie del Tempio e del contingente romano dislocato nella vicina torre Antonia. Bisogna inoltre tenere presente che l’attività dei commercianti e dei cambiavalute era legittima, ma molti di essi non si comportavano onestamente e ciò andava a svantaggio soprattutto dei poveri; non per nulla Gesù se la prende in particolare con i venditori di colombe, che erano gli animali che i poveri potevano permettersi di sacrificare a Dio.
Alberto Maggi sottolinea che Gesù non trova nel Tempio un atteggiamento religioso ma un grande traffico commerciale autorizzato dalla classe sacerdotale, che si serve delle feste liturgiche per rafforzare il proprio potere e per sfruttare il popolo in nome di Dio. Da qui ha origine il gesto di condanna di Gesù, che però viene equivocato dai suoi discepoli, i quali pensano che intenda restituire al Tempio l’antico splendore. Il vangelo di Giovanni conclude il racconto dell’episodio affermando che molti credettero in Gesù, ma lui non si fidava di loro; con ciò, vuole invitare a non proiettare in Gesù le proprie aspettative umane, perché lui non è venuto per realizzare la volontà degli uomini, ma quella di Dio.[31][32]

Note

  1. ^ Mc 11, 7-19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Mt 21, 8-19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Lc 19, 45-48, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ Gv 2, 12-25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ Neemia 13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ Anche volendo considerare un giorno diverso dalla domenica, tutti gli avvenimenti citati, ovviamente, slitterebbero parallelamente in relazione al giorno scelto.
  7. ^ Augias e Pesce, pp. 140-145.
  8. ^ Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2418, ISBN 978-88-10-82031-5.
  9. ^ Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 218, 230-231, 425, ISBN 1-56563-041-6.
  10. ^ Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 267.
  11. ^ Brown, 2002, p. 808.
  12. ^ Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 166.
  13. ^ Brown, 2002, p. 1236.
  14. ^ Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 457, ISBN 978-0-300-14009-5.
  15. ^ Augias e Pesce, pp. 35-36.
  16. ^ Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, pp. 244-317, ISBN 1-56563-041-6
  17. ^ Giovanni 2,15
  18. ^ Come evidenzia il biblista Bart Ehrman, equivaleva ad una superficie pari a 25 campi da football.
  19. ^ Ehrman, 2013, pp. 332-334.
  20. ^ Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 141-143, ISBN 978-88-430-8869-0.
  21. ^ Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millenium, Oxford University Press, 1999, pp. 155-158, 211-213, ISBN 978-0-19-512474-3.
  22. ^ Brown, 2002, p. 866.
  23. ^ Crossan, 1994, pp. 164-166.
  24. ^ John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 58, 64-65, ISBN 978-0-06-061480-5.
  25. ^ Era, inoltre, richiesto che gli animali fossero integri e non feriti, il che - considerando le difficili condizioni dei viaggiatori per l'epoca - avrebbe creato ulteriori disagi ai pellegrini.
  26. ^ Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 140-141, ISBN 978-88-430-8869-0.
  27. ^ Ehrman, 2013, pp. 333-334.
  28. ^ Crossan, 1994, p. 164.
  29. ^ John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 64-65, ISBN 978-0-06-061480-5.
  30. ^ Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, p. 1374, ISBN 978-0-300-14010-1.
  31. ^ Hans Küng, Essere cristiani, Mondadori, 1975, p. 204-205
  32. ^ Alberto Maggi, La cacciata dei mercanti dal Tempio

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