Non Mollare: differenze tra le versioni

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'''''Non Mollare''''' fu un [[periodico]] clandestino [[antifascismo|antifascista]] - il primo in Italia - stampato senza cadenza fissa (''Esce quando può'') a [[Firenze]] tra il gennaio e l'ottobre del [[1925]]. Cessò le pubblicazioni dopo 22 numeri<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/10/03/quei-ribelli-di-non-mollare.html La Repubblica, 3 ottobre 2005]</ref>. Con lo stesso nome riprese le pubblicazioni come [[rivista]] dal 1945 al 1961.
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==Storia==
Il titolo, come ricorda Gaetano Salvemini richiamandosi ad un racconto di Ernesto Rossi, venne suggerito da Nello Rosselli.

{{Citazione|Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome “Il Crepuscolo”. Ma non eravamo soddisfatti. Poteva dar luogo ad equivoci […] dal sostantivo si sarebbe potuto trarne l’aggettivo “crepuscolari”, con il quale non ci sarebbe certo piaciuto di essere qualificati… Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: Chiamiamolo “Non Mollare”. E tutti fummo subito d’accordo.|G. Salvemini, ''Il «Non Mollare», introduzione alla riproduzione fotografica dei numeri usciti''.}}

Traquandi e Rossi avevano il compito di reperire notizie riservate sulle [[tipografia|tipografie]], osservando le rigorose regole della clandestinità.

Gli scopi del ''Non Mollare'', nelle intenzioni dei suoi fondatori, non erano tanto quelle di costituire un quotidiano di informazione, ma soprattutto quelle di disobbedire alle proibizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto a promuovere il ''libero pensiero''.

Regolarmente venivano stampate due o tremila copie, grazie al contributo volontario dei lettori e nel torno di poco tempo il giornale clandestino iniziò a circolare rapidamente. Il numero 5, del febbraio [[1925]], tirò 25&nbsp;000 copie grazie alla pubblicazione del memoriale di [[Filippo Filippelli ]]<ref>Direttore del quotidiano fascista ''Corriere Italiano'' e proprietario dell'automobile con cui era stato ucciso [[Giacomo Matteotti]] e, pertanto, reso da [[Benito Mussolini|Mussolini]] parzialmente responsabile dell'omicidio.</ref>, in cui [[Benito Mussolini|Mussolini]] venne chiamato in causa come mandante dell'assassinio di [[Giacomo Matteotti]].

Nell'aprile del [[1925]] i fascisti trovarono alcuni pacchetti del giornale nello studio di tre avvocati fiorentini. In maggio la denuncia di un tipografo provocò la repressione e la dispersione della maggior parte dei redattori del foglio.

== Esiti della repressione fascista ==
Dino Vannucci riuscì a fuggire in [[Brasile]]. Salvemini fu arrestato l'8 giugno 1925 a Roma e denunciato per «''vilipendio del governo''». Messo in libertà provvisoria a luglio, in attesa del processo, passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non erano ancora fra i sospettati, per evitare le minacce dei fascisti. Gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, il giorno dopo devastarono l'abitazione dei Rosselli. Successivamente, dopo esser stato processato insieme a [[Ernesto Rossi]], Salvemini poté godere di un'amnistia e, in agosto, si rifugiò clandestinamente in [[Francia]].

Rossi fu arrestato il 30 ottobre 1930.<ref name=":0">{{Cita news|nome2=|autore=Antonio Carioto|titolo=Ada, l’altra metà di Ernesto Rossi Un amore consacrato dalla galera|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4 febbraio 2016|p=39}}</ref> Gli furono inflitti venti anni di carcere dal [[Tribunale Speciale]], dei quali nove scontati nelle "patrie galere" e quattro al confino<ref>Commissione di Roma, ordinanza del 6.11.1939 contro Ernesto Rossi e altri (“Dirigenti di "Giustizia e Libertà", dopo aver scontata la condanna inflitta loro dal TS, vengono confinati”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1437</ref> nell'isola di [[Ventotene (isola)|Ventotene]]. Nell'isola tirrenica, con [[Altiero Spinelli]] ed [[Eugenio Colorni]] si fece portatore delle idee federaliste europee che nel 1941 furono raccolte nel [[Manifesto di Ventotene]].

Piero Calamandrei, per mantenere la cattedra universitaria, nel 1931 [[Giuramento di fedeltà al fascismo|giurò fedeltà al regime fascista]]<ref>Alessandro Barbera, ''Luci e ombre su Calamandrei'', in: ''Storia in rete'', 112-113, Roma, febbraio-marzo 2015, p. 46"</ref>. Firmò perché considerava l'insegnamento "il suo posto di combattimento", ma quella sottomissione gli costerà "l'animo straziato"<ref>{{cita news|autore=Simonetta Fiori|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/16/professori-che-dissero-no-mussolini.html|titolo=I professori che dissero "NO" al Duce|pubblicazione=La Repubblica|data=2000-04-16|accesso=2016-02-18|lingua=it}}</ref>.

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Rosselli fu aggredito a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. A questo punto, preferì dimettersi. Il 27 marzo [[1926]], a [[Milano]], insieme a [[Pietro Nenni]] fondò la rivista «''[[Il Quarto Stato (periodico)|Il Quarto Stato]]''». Alla fine del 1926 fu arrestato, insieme a [[Ferruccio Parri]], per aver fatto espatriare [[Filippo Turati]] a [[Calvi (Francia)|Calvi]] in [[Corsica]], con un [[motoscafo]] partito da [[Savona]]<ref>Antonio Martino: ''Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona'' in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s., vol. XLIII, Savona 2007, pp. 453-516. e ''Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura'', Gruppo editoriale L'espresso, Roma, 2009.</ref>. Venne detenuto nelle carceri di [[Como]] fino al maggio del [[1927]] e poi inviato al confino<ref>Cfr. Commissione di Milano, ordinanza del 15.12.1926 contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino ''Non Mollare'' uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 238</ref> di [[Isola di Lipari|Lipari]] in attesa del processo. Infine evase e fuggì in Francia, insieme a [[Francesco Fausto Nitti]] ed [[Emilio Lussu]] (29 luglio 1929).

== Nel dopoguerra ==
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A partire dal gennaio [[1925]], un gruppo d'intellettuali salveminiani – [[Nello Traquandi]], [[Tommaso Ramorino]], [[Carlo Rosselli|Carlo]] e [[Nello Rosselli]], [[Ernesto Rossi]] e lo stesso [[Gaetano Salvemini|Salvemini]] – dopo l'esperienza [[Firenze|fiorentina]] del ''Circolo della cultura'', destinata ad essere bruscamente interrotta da una violenta incursione delle [[camicie nere]] nella sede del circolo in [[Borgo Santi Apostoli]], e quella ancor più rischiosa di ''[[Italia Libera]]''<ref>Un'associazione di reduci antifascisti indirizzata a propagandare la disobbedienza civile e ad organizzare azioni dimostrative, nata nel [[1924]] nello studio dell’avvocato [[Enrico Bocci]] e diretta da [[Dino Vannucci]], Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, [[Piero Calamandrei]] e Nello Rosselli.</ref>, decise di dare vita ad un «foglio clandestino di battaglia».

Il titolo, come ricorda Gaetano Salvemini richiamandosi ad un racconto di Ernesto Rossi, venne suggerito da Nello Rosselli.

{{Citazione|Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome “Il Crepuscolo”. Ma non eravamo soddisfatti. Poteva dar luogo ad equivoci […] dal sostantivo si sarebbe potuto trarne l’aggettivo “crepuscolari”, con il quale non ci sarebbe certo piaciuto di essere qualificati… Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: Chiamiamolo “Non Mollare”. E tutti fummo subito d’accordo.|G. Salvemini, ''Il «Non Mollare», introduzione alla riproduzione fotografica dei numeri usciti''.}}

Traquandi e Rossi avevano il compito di reperire notizie riservate sulle [[tipografia|tipografie]], osservando le rigorose regole della clandestinità.

Gli scopi del ''Non Mollare'', nelle intenzioni dei suoi fondatori, non erano tanto quelle di costituire un quotidiano di informazione, ma soprattutto quelle di disobbedire alle proibizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto a promuovere il ''libero pensiero''.

Regolarmente venivano stampate due o tremila copie, grazie al contributo volontario dei lettori e nel torno di poco tempo il giornale clandestino iniziò a circolare rapidamente. Il numero 5, del febbraio [[1925]], tirò 25&nbsp;000 copie grazie alla pubblicazione del memoriale di [[Filippo Filippelli ]]<ref>Direttore del quotidiano fascista ''Corriere Italiano'' e proprietario dell’automobile con cui era stato ucciso [[Giacomo Matteotti]] e, pertanto, reso da [[Benito Mussolini|Mussolini]] parzialmente responsabile dell’omicidio.</ref>, in cui [[Benito Mussolini|Mussolini]] venne chiamato in causa come mandante dell'assassinio di [[Giacomo Matteotti]].

Nell'aprile del [[1925]] i fascisti trovarono alcuni pacchetti del giornale nello studio di tre avvocati fiorentini.

A questo punto per il “gruppo dei salveminiani” l'esilio divenne una via obbligata.

== Nel dopoguerra ==
Le edizioni di «Non Mollare» ripresero tra il [[1945]] e il [[1961]] come organo del [[Partito d'Azione]] di [[Firenze]], sul quale scrisse tra gli altri [[Giorgio Spini]].<ref>[http://www.polistampa.com/asp/so.asp?id=7036 Edizioni Polistampa - Giorgio Spini e la rinascita civile dell’Italia / 1945-1961: Polistampa pubblica i suoi scritti giornalistici<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>


==Note==
==Note==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*AA. VV., ''«Non mollare» (1925)'', Torino, Bollati Boringhieri 2005 ISBN 8833916278
* ''«Non mollare» (1925)'', Torino, Bollati Boringhieri 2005 ISBN 8833916278
* {{cita testo|url=https://archive.org/details/non-mollare/|titolo=Non mollare (1925)|curatore=Mimmo Franzinelli|data=1955|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino}}


==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|url=http://www.liberalsocialisti.org/articol.php?id_articol=222|titolo=Introduzione alla ristampa di "Non mollare"}}
* {{cita web|url=https://www.istoresistenzatoscana.it/biblioteca/non-mollare/|titolo=Non mollare|sito=istoresistenzatoscana.it|accesso=27 dicembre 2022}} edizione digitale


{{Antifascismo}}
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[[Categoria:Quotidiani della Toscana del passato]]
[[Categoria:Periodici italiani in lingua italiana]]
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[[Categoria:Periodici fondati nel 1925]]
[[Categoria:Periodici fondati nel 1925]]
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[[Categoria:Periodici italiani a frequenza irregolare del passato]]
[[Categoria:Riviste letterarie italiane]]
[[Categoria:Riviste letterarie italiane]]
[[Categoria:Riviste politiche italiane]]
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Versione attuale delle 10:06, 8 apr 2024

Non mollare
Logo
Logo
StatoItalia (bandiera) Italia
Linguaitaliano
Periodicitàperiodico
FondatoreCarlo Rosselli
Fondazionegennaio 1925
Chiusuraottobre 1925
SedeFirenze
DirettoreCarlo Rosselli
 

Non Mollare fu un periodico clandestino antifascista - il primo in Italia - stampato senza cadenza fissa (Esce quando può) a Firenze tra il gennaio e l'ottobre del 1925. Cessò le pubblicazioni dopo 22 numeri[1]. Con lo stesso nome riprese le pubblicazioni come rivista dal 1945 al 1961.

Alcuni redattori del giornale nel 1925: Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Luigi Emery, Nello Rosselli.

A partire dal gennaio 1925, un gruppo d'intellettuali salveminiani – Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi e lo stesso Salvemini – dopo l'esperienza fiorentina del Circolo della cultura, destinata ad essere bruscamente interrotta da una violenta incursione delle camicie nere nella sede del circolo in Borgo Santi Apostoli, e quella ancor più rischiosa di Italia libera[2], decise di dare vita ad un «foglio clandestino di battaglia».

Il titolo, come ricorda Gaetano Salvemini richiamandosi ad un racconto di Ernesto Rossi, venne suggerito da Nello Rosselli.

«Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome “Il Crepuscolo”. Ma non eravamo soddisfatti. Poteva dar luogo ad equivoci […] dal sostantivo si sarebbe potuto trarne l’aggettivo “crepuscolari”, con il quale non ci sarebbe certo piaciuto di essere qualificati… Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: Chiamiamolo “Non Mollare”. E tutti fummo subito d’accordo.»

Traquandi e Rossi avevano il compito di reperire notizie riservate sulle tipografie, osservando le rigorose regole della clandestinità.

Gli scopi del Non Mollare, nelle intenzioni dei suoi fondatori, non erano tanto quelle di costituire un quotidiano di informazione, ma soprattutto quelle di disobbedire alle proibizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto a promuovere il libero pensiero.

Regolarmente venivano stampate due o tremila copie, grazie al contributo volontario dei lettori e nel torno di poco tempo il giornale clandestino iniziò a circolare rapidamente. Il numero 5, del febbraio 1925, tirò 25 000 copie grazie alla pubblicazione del memoriale di Filippo Filippelli [3], in cui Mussolini venne chiamato in causa come mandante dell'assassinio di Giacomo Matteotti.

Nell'aprile del 1925 i fascisti trovarono alcuni pacchetti del giornale nello studio di tre avvocati fiorentini. In maggio la denuncia di un tipografo provocò la repressione e la dispersione della maggior parte dei redattori del foglio.

Esiti della repressione fascista

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Dino Vannucci riuscì a fuggire in Brasile. Salvemini fu arrestato l'8 giugno 1925 a Roma e denunciato per «vilipendio del governo». Messo in libertà provvisoria a luglio, in attesa del processo, passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non erano ancora fra i sospettati, per evitare le minacce dei fascisti. Gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, il giorno dopo devastarono l'abitazione dei Rosselli. Successivamente, dopo esser stato processato insieme a Ernesto Rossi, Salvemini poté godere di un'amnistia e, in agosto, si rifugiò clandestinamente in Francia.

Rossi fu arrestato il 30 ottobre 1930.[4] Gli furono inflitti venti anni di carcere dal Tribunale Speciale, dei quali nove scontati nelle "patrie galere" e quattro al confino[5] nell'isola di Ventotene. Nell'isola tirrenica, con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni si fece portatore delle idee federaliste europee che nel 1941 furono raccolte nel Manifesto di Ventotene.

Piero Calamandrei, per mantenere la cattedra universitaria, nel 1931 giurò fedeltà al regime fascista[6]. Firmò perché considerava l'insegnamento "il suo posto di combattimento", ma quella sottomissione gli costerà "l'animo straziato"[7].

Nello Traquandi fu condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel 1930.[8][9] Nel 1934 e 1939 fu condannato al confino politico[10][11] che scontò a Lipari, Ponza e Ventotene.

Rosselli fu aggredito a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. A questo punto, preferì dimettersi. Il 27 marzo 1926, a Milano, insieme a Pietro Nenni fondò la rivista «Il Quarto Stato». Alla fine del 1926 fu arrestato, insieme a Ferruccio Parri, per aver fatto espatriare Filippo Turati a Calvi in Corsica, con un motoscafo partito da Savona[12]. Venne detenuto nelle carceri di Como fino al maggio del 1927 e poi inviato al confino[13] di Lipari in attesa del processo. Infine evase e fuggì in Francia, insieme a Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu (29 luglio 1929).

Nel dopoguerra

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Non mollare
StatoItalia (bandiera) Italia
Linguaitaliano
Periodicitàperiodico
FondatoreCarlo Rosselli
Fondazione1945
Chiusura1961
SedeFirenze
 

Le edizioni di «Non Mollare» ripresero tra il 1945 e il 1961 come organo del Partito d'Azione di Firenze, sul quale scrisse tra gli altri Giorgio Spini.[14]

  1. ^ La Repubblica, 3 ottobre 2005
  2. ^ Un'associazione di ex-combattenti antifascisti di ispirazione repubblicana: il gruppo fiorentino si formò nel 1924 nello studio dell'avvocato Enrico Bocci e diretto da Dino Vannucci, Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, Piero Calamandrei e Nello Rosselli.
  3. ^ Direttore del quotidiano fascista Corriere Italiano e proprietario dell'automobile con cui era stato ucciso Giacomo Matteotti e, pertanto, reso da Mussolini parzialmente responsabile dell'omicidio.
  4. ^ Antonio Carioto, Ada, l’altra metà di Ernesto Rossi Un amore consacrato dalla galera, in Corriere della Sera, 4 febbraio 2016, p. 39.
  5. ^ Commissione di Roma, ordinanza del 6.11.1939 contro Ernesto Rossi e altri (“Dirigenti di "Giustizia e Libertà", dopo aver scontata la condanna inflitta loro dal TS, vengono confinati”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1437
  6. ^ Alessandro Barbera, Luci e ombre su Calamandrei, in: Storia in rete, 112-113, Roma, febbraio-marzo 2015, p. 46"
  7. ^ Simonetta Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, 16 aprile 2000. URL consultato il 18 febbraio 2016.
  8. ^ A. Dal Pont, A. Leonetti, P. Maiello, L. Zocchi, Aula IV. Tutti i processi del Tribunale speciale fascista, 1961, pp. 195-196: «Sentenza n. 45 del 27-6-1931, pres. Tringali, rel. Lanari [...] I membri dell'Associazione avevano archiviato le tessere dei rispettivi partiti per poter meglio raggiungere un'unità d'azione avente per unico scopo la rivoluzione antifascista [...] Appartenenza a GL e propaganda [...] Traquandi Nello, Firenze, 11-10-1898, impiegato, 7 anni».
  9. ^ C. Francovich, La Resistenza a Firenze, cit., p. 380.
  10. ^ Commissione di Roma, ordinanza del 16.10.1934 contro Nello Traquandi (“Dirigente di GL condannato dal TS nel 1930, a fine pena confinato”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1385
  11. ^ Commissione di Littoria, ordinanza del 25.9.1939 contro Nello Traquandi e altri (“Al termine della pena precedente riassegnati per cattiva condotta politica”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1299-1300
  12. ^ Antonio Martino: Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s., vol. XLIII, Savona 2007, pp. 453-516. e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale L'espresso, Roma, 2009.
  13. ^ Cfr. Commissione di Milano, ordinanza del 15.12.1926 contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino Non Mollare uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 238
  14. ^ Lo storico e la politica: scritti giornalistici (1945-1961), su unilibro.it. URL consultato il 27 dicembre 2022.

Collegamenti esterni

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  • Non mollare, su istoresistenzatoscana.it. URL consultato il 27 dicembre 2022. edizione digitale