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Mai di domenica: differenze tra le versioni

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*[[Nino Pavese]]: galoppino di Mister X
*[[Massimo Turci]]: marinaio inglese
*[[Nino Bonanni]]: cameriere
*[[Ferruccio Amendola]]: cliente del bar
*[[Luigi Pavese]]: Spiros
*[[Oreste Lionello]]: avvocato
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'''''Mai di domenica''' (Pote tin Kyriaki) '' è un [[film]] del [[1960]] diretto da [[Jules Dassin]].
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== Trama ==
Il film ottenne l'Oscar per la Migliore canzone (autore, Manos Hadjidakis): "Ta pedia tou Pirea", in francese "Les Enfants du Pirée", in inglese "Never on Sunday"). E ottenne le nomination per la Mercouri, come Migliore attrice protagonista, per i Migliori costumi in B/N e per la Regia e la Sceneggiatura.
Omero giunge al porto del [[Pireo]] dal [[Connecticut]] per studiare l'arte e la filosofia dell'[[Antica Grecia]]. Qui conosce Ilya, una prostituta libera e indipendente. Con i suoi clienti ha un rapporto anche di amicizia, la domenica infatti esce spesso con loro ma mai per lavoro. Omero cerca di farle cambiare vita e le propone un patto: per due settimane non lavorerà ma studierà con lui la grandezza della Grecia classica. Queste due settimane però sono state finanziate da un protettore che era costretto a tenere le sue ragazze lontane da Ilya.

== Riconoscimenti ==
Il film ottenne l'[[Oscar alla migliore canzone]] ''Τα Παιδιά του Πειραιά/Ta Paidià Tou Peiraià'', in italiano ''[[Uno a te, uno a me]]'', il cui autore fu [[Manos Hadjidakis]]. Ottenne anche le candidature per Mercouri, come [[Oscar alla miglior attrice|migliore attrice protagonista]], per i migliori costumi in bianco e nero, per la regia e per la sceneggiatura.
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** [[Prix d'interprétation féminine|Premio per la migliore interpretazione femminile]] ([[Melina Merkouri]])

== Critica ==
«''Variazione sul'' [[Pigmalione (Shaw)|Pigmalione]] ''di [[George Bernard Shaw|G.B. Shaw]], ... dialoghi briosi e un'interprete istrionica. Grande successo dell'epoca... un po' invecchiato.''» **½<ref>Paolo Mereghetti, ''Dizionario dei film'', ed. 1994.</ref>

== Censura ==
''Mai di domenica'', che uscì nei cinema italiani nel 1959, fu revisionato dalla [[Censura cinematografica (Italia)|Commissione per la revisione cinematografica]] del [[Ministero per i beni e le attività culturali]] con le seguenti disposizioni:

# che fossero modificate le battute dette dai marinai dell'incrociatore alla prostituta nel mercanteggiare il prezzo della prestazione;
# che fosse eliminata la scena nella quale il marinaio e la prostituta sono nudi nella stanza, inquadrati nella parte superiore del corpo, mentre conversano seduti sul letto;
# che fosse ridotta la scena della doccia del protagonista che conversa con la prostituta e particolarmente quando questi toglie alla donna l'asciugamano che le copre i seni e successivamente l'amplesso.<ref>{{Cita web|url=http://www.italiataglia.it/search/dettaglio_opera?param=62529|titolo=Mai di domenica}} Documento N. 33379, firmato il 26 novembre 1960 dal ministro [[Renzo Helfer]].</ref>


== Note ==
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==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==
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[[categoria:film commedia|Mai di domenica]]
[[Categoria:Film commedia]]
[[Categoria:Film diretti da Jules Dassin]]
[[Categoria:Film ambientati in Grecia]]

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Mai di domenica
Melina Merkouri e Jules Dassin in una scena del film. Sullo sfondo il Partenone
Titolo originaleΠοτέ την Κυριακή
Poté tin kyriakì
Lingua originalegreco, inglese, russo
Paese di produzioneGrecia, Stati Uniti d'America
Anno1960
Durata97 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,66:1
Generecommedia
RegiaJules Dassin
SoggettoJules Dassin
SceneggiaturaJules Dassin
ProduttoreJules Dassin (non accreditato)
Casa di produzioneMelina Film
FotografiaJacques Natteau
MontaggioRoger Dwyre
MusicheManos Hatzidakis
ScenografiaAlekos Tzonis
CostumiTheoni V. Aldredge
TruccoAnna Armaou, Malvina Tsougiopoulou
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Mai di domenica (Ποτέ την Κυριακή - Potè tin kyriakì) è un film del 1960 diretto e interpretato da Jules Dassin.

Presentato in concorso al 13º Festival di Cannes, valse alla sua protagonista Melina Merkouri il premio per la migliore interpretazione femminile.[1]

Omero giunge al porto del Pireo dal Connecticut per studiare l'arte e la filosofia dell'Antica Grecia. Qui conosce Ilya, una prostituta libera e indipendente. Con i suoi clienti ha un rapporto anche di amicizia, la domenica infatti esce spesso con loro ma mai per lavoro. Omero cerca di farle cambiare vita e le propone un patto: per due settimane non lavorerà ma studierà con lui la grandezza della Grecia classica. Queste due settimane però sono state finanziate da un protettore che era costretto a tenere le sue ragazze lontane da Ilya.

Riconoscimenti

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Il film ottenne l'Oscar alla migliore canzone Τα Παιδιά του Πειραιά/Ta Paidià Tou Peiraià, in italiano Uno a te, uno a me, il cui autore fu Manos Hadjidakis. Ottenne anche le candidature per Mercouri, come migliore attrice protagonista, per i migliori costumi in bianco e nero, per la regia e per la sceneggiatura.

«Variazione sul Pigmalione di G.B. Shaw, ... dialoghi briosi e un'interprete istrionica. Grande successo dell'epoca... un po' invecchiato.» **½[2]

Mai di domenica, che uscì nei cinema italiani nel 1959, fu revisionato dalla Commissione per la revisione cinematografica del Ministero per i beni e le attività culturali con le seguenti disposizioni:

  1. che fossero modificate le battute dette dai marinai dell'incrociatore alla prostituta nel mercanteggiare il prezzo della prestazione;
  2. che fosse eliminata la scena nella quale il marinaio e la prostituta sono nudi nella stanza, inquadrati nella parte superiore del corpo, mentre conversano seduti sul letto;
  3. che fosse ridotta la scena della doccia del protagonista che conversa con la prostituta e particolarmente quando questi toglie alla donna l'asciugamano che le copre i seni e successivamente l'amplesso.[3]
  1. ^ (EN) Awards 1960, su festival-cannes.fr. URL consultato il 10 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).
  2. ^ Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, ed. 1994.
  3. ^ Mai di domenica, su italiataglia.it. Documento N. 33379, firmato il 26 novembre 1960 dal ministro Renzo Helfer.

Collegamenti esterni

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