Dalai Lama

massima guida spirituale del buddismo tibetano
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L'espressione Dalai Lama (grafia tibetana: ཏ་ལའི་བླ་མ, traslitterazione Wylie: tala'i bla-ma; IPA: [táːlɛː láma]; trascrizione fonetica italianizzata[1]: "talee lama"; trascrizione semplificata THL: "talé lama"; intende: "maestro oceanico"[2]) è il titolo onorifico con cui si indica quel rinomato bla ma appartenente al lignaggio (སྐུ་ཕྲེང་, sku phreng) degli sprul sku (སྤྲུལ་སྐུ, THL: ་trülku, "lama incarnati") e guida spirituale della tradizione buddhista tibetana del dge lugs (དགེ་ལུགས, THL: geluk)[3][4]. In qualche letteratura si è preferito tradurre tale espressione, ma in modo del tutto improprio[5], come «oceano di saggezza».

L'attuale XIV Dalai Lama, in esilio, Bstan 'dzin rgya mtsho (བསྟན་འཛིན་རྒྱ་མཚོ།, Tenzin Gyatso, 1935-vivente)

I "Dalai Lama" sono considerati, nel contesto del buddhismo tibetano, la manifestazione terrena del bodhisattva cosmico Avalokiteśvara (sanscrito; tibetano: སྤྱན་རས་གཟིགས, spyan ras gzigs; THL: Chenrezik)[6]. I "Dalai Lama" (detti anche Gandhi Monaci) sono stati, a partire dal XVII secolo, e fino al 1959, anche la più alta autorità teocratica del Tibet, mentre l'ultimo di questi, il XIV Dalai Lama, Bstan 'dzin rgya mtsho (བསྟན་འཛིན་རྒྱ་མཚོ་, Tenzin Gyatso, 1935), dal 1959 fino all'11 marzo 2001 ha ricoperto la carica di capo del Governo tibetano in esilio del Tibet[7].

Origine e caratteristiche del titolo

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Il titolo di "Dalai Lama", inerisce esclusivamente alla tradizione tibetana del dge lugs (gelug), e fu coniato nel 1578 quando, nella regione del lago Tso Ngömpo (མཚོ་སྔོན་པོ, lett. "lago azzurro"; quel grande lago di acqua salata conosciuto anche con il nome mongolo di Хөх нуур, Koko Nor; o con il cinese 靑海湖 Qinghǎi Hú; situato nella provincia del Qinghai), avvenne l'incontro tra il potente condottiero del clan mongolo dei Tümed, Altan Khan, (antico mongolo: ᠠᠯᠲᠠᠨ
ᠬᠠᠨ
, 1507-1582) e l'abate dei monasteri dge lugs di ’Bras spungs e di Se ra, il bla ma bSod nams rgya mtsho (བསོད་ནམས་རྒྱ་མཚོ, Sönam Gyatso, 1543-1588)[8]. Come era costume i due si scambiarono dei titoli onorifici, quello assegnato dal khan mongolo al bla ma tibetano fu il titolo mongolo[9]:

(MN)

«Ghaikhamsigh vcir-a dar-a say-in cogh-tu buyan-tu dalai»

(IT)

«Meraviglio Vajradhara[10], buono, luminoso, ammirabile oceano»

L'ultimo termine utilizzato dal khan mongolo, ossia dalai (ᠲ‍‍ᠠ‍ᠯ‍ᠠ‍ᠢ) è la traduzione in lingua mongola dell'ultima parte del nome di bSod nams rgya mtsho (rgya mtsho, རྒྱ་མཚོ) sempre con il significato di "oceano". Da qui il titolo tipizzato in tibetano come ta la'i bla ma (ཏ་ལའི་བླ་མ) con il significato di "maestro oceanico". Altri appellativi, più frequenti nell'uso tibetano per indicare il Dalai Lama, sono: rgyal ba rin po che (རྒྱལ་བ་རིན་པོ་ཆེ, Gyalwa Rinpoche, "Prezioso conquistatore"); sku mdun (སྐུ་མདུན, Kundun, "Presenza"); yid bzhin nor bu (ཡིད་བཞིན་ནོར་བུ, Yishin Norbu, "Gemma che esaudisce i desideri").

Successione

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Quando un Dalai Lama muore, altri due trülku, il Panchen Lama e il Reting Rinpoce, unitamente ad altri insigni bla ma, avviano le indagini al fine di scoprire la nuova manifestazione del Dalai Lama appena defunto, servendosi per questo anche degli oracoli, interpretando presagi e sogni. Una volta che la nuova manifestazione viene identificata, solitamente quando è ancora un bambino molto piccolo o una bambina, viene consacrato/a novizio/a e intronizzato/a ufficialmente, dando inizio al suo percorso di studi, ma fino alla sua maggiore età il potere esecutivo è esercitato da un reggente.

Come abbiamo visto l'origine del titolo "Dalai Lama" la si deve all'incontro tra l'importante abate di due monasteri dge lugs, bSod nams rgya mtsho, e il potente khan mongolo dei Tümed, Altan Khan, avvenuto nel 1578.

Tale titolo fu successivamente assegnato, ovviamente in via postuma, ad altri due importanti predecessori di bSod nams rgya mtsho, Dge ’dun grub (དགེ་འདུན་གྲུབ་, Gendün Drup, 1391–1475) e a Dge 'dun rgya mtsho (དགེ་འདུན་རྒྱ་མཚོ, Gendün Gyatso, 1475-1542) che furono da quel momento considerati rispettivamente il I Dalai Lama e il II Dalai Lama, facendo così acquisire il titolo di III Dalai Lama a bSod nams rgya mtsho. Da tener presente che quando avvenne l'incontro tra bSod nams rgya mtsho e Altan Khan, il primo era già considerato dalla tradizione dge lugs un bla ma incarnato[11].

Questi importanti tre maestri furono quindi considerati alla stregua della dottrina detta dello sprul sku (སྤྲུལ་སྐུ་, trülku, anche nella resa anglosassone di tulku, rende il sanscrito nirmāṇakāya), e furono quindi visti come manifestazioni, incarnazioni, l'uno dell'altro. Tale dottrina, per quanto già presente ad esempio nella scuola dei Kar ma Bka’ brgyud (ཀརྨ་བཀའ་བརྒྱུད, Karma Kagyü), veniva a sostituire la tradizionale consuetudine di successione tra maestri, presente nelle altre scuole buddhiste tibetane, dove il maestro in carica designava a succedergli il più qualificato dei suoi allievi. Il successore, ovvero l'incarnazione dello stesso bSod nams rgya mtsho, il bla ma che aveva incontrato Altan Khan, fu individuato dalle gerarchie dge lugs proprio in un pronipote del khan mongolo, Yon tan rgya mtsho (ཡོན་ཏན་རྒྱ་མཚོ་, Yönten Gyatso, 1589-1617) che venne così nominato come IV Dalai Lama, fatto che consentì alla scuola fondata da Tsong kha pa di legarsi vieppiù con le casate mongole, patrone politico-militari di quelle regioni.

Al quarto Dalai Lama di origine mongola, succedette, sempre con il metodo dello sprul sku, il quinto Ngag dbang blo bzang rgya mtsho (ངག་དབང་བློ་བཟང་རྒྱ་མཚོ་, Ngawang Lozang Gyatso, 1617-1682) una delle personalità più eminenti dell'intera storia tibetana, appellato per questo da suo popolo come ལྔ་པ་ཆེན་པོ (lnga pa chen po, il "Grande Quinto").

Figlio di una nobile famiglia del ’Phyong rgyas (འཕྱོང་རྒྱས, Chongye, nello Yarlung) ebbe come maestro, e forse padre biologico, un illustre esponente del lignaggio Jo-nang, Kun dga' snying po (ཀུན་དགའ་སྙིང་པོ, Kunga Nyingpo, altrimenti conosciuto anche come Tāranātha, 1092-1158) mentre la madre, secondo le sue stesse memorie, fu la compagna tantrica di questo grande maestro.

Riconosciuto da Blo bzang chos kyi rgyal mtshan (བློ་བཟང་ཆོས་ཀྱི་རྒྱལ་མཚན, Lozang Chökyi Gyaltsen, 1570–1662), il quarto Pan chen bl ama, (པན་ཆེན་བླ་མ, Panchen Lama) nel 1622 come incarnazione del IV Dalai Lama, quindi del mongolo Yon tan rgya mtsho, e condotto nel monastero di Ddga'ldan, nel 1625 Ngag dbang blo bzang rgya mtsho venne ordinato monaco continuando gli studi sotto diversi insegnanti, studi che riguardarono l'intera tradizione buddhista tibetana, sotto il quarto Pan chen bl ama.

In questo periodo i seguaci del dge lugs vengono perseguitati dal re del Dbus-gtsang (དབུས་གཙང, Ü-Tsang), (ཀར་མ་བསྟན་སྐྱོང, Kar ma bstan skyong, Karma Tenkyong, 1605-1642), patrono sia della potente tradizione Kar ma Bka’ brgyud (ཀརྨ་བཀའ་བརྒྱུད, Karma Kagyü) che di quella che va sotto il nome di Jo nang (ཇོ་ནང, Jonang).

L'alleanza tra i mongoli e i dge lugs, già instaurato con il III Dalai Lama e confermato con il IV, egli stesso un mongolo, verrà ulteriormente stabilita dal V, il quale si legherà al governatore mongolo del Qoshot, Gushri Khan (1582-1655). Grazie a questi potenti alleati dal 1642 il V Dalai Lama, con il reggente Bsod nams chos 'phel (བསོད་ནམས་ཆོས་འཕེལ, Sönam Chöpel, circa 1595-1658), governerà l'intero Tibet centrale.

La relazione tra il V Dalai Lama e i mongoli fu stabilita secondo il modello yon mchod, (ཡོན་མཆོདanche mchod yon, yön chö), già instaurato nel 1247 tra gli esponenti della tradizione sa skya (རྙིང་མ་ Sakya) e Kubilai Khan, che riservava il ruolo politico religioso ai Dalai Lama e il ruolo politico militare ai khan mongoli[12].

Il V Dalai Lama promosse anche quella dottrina secondo la quale lui, e i suoi incarnati predecessori, erano la manifestazione terrena del bodhisattva cosmico Avalokiteśvara, venendo anche considerato erede dei primi tre re del Dharma (dharmarāja, ཆོས་རྒྱལ, chos rgyal)[13].

 
Palazzo del Potala, Lhasa

Questi ultimi due aspetti furono particolarmente significativi per la cultura tibetana.

Da una parte Avalokiteśvara (tibetano: སྤྱན་རས་གཟིགས, spyan ras gzigs; Chenrezik) rappresentava, per le tradizioni di quelle terre, non solo il protettore dell'intero paese ma anche il mitico progenitore dei tibetani. La sua sacra figura era conosciuta già al tempo del re Khri Srong lde btsan, epoca in cui venne tradotto il Kāraṇḍavyūhasūtra (ཟ་མ་ཏོག་བཀོད་པའི་མདོ, Za ma tog bkod pa’i mdo, al Toh. 116), testo che introduceva questo bodhisattva cosmico in Tibet, facendogli acquisire quel ruolo supremo per il buddhismo tibetano.

E se la mitologia indiana (cfr. Gaṇḍavyūha; Sdong po bkod pa, སྡོང་པོ་བཀོད་པ, al Toh. 44), e quindi tibetana, individuava la residenza di questo grande bodhisattva della misericordia sul monte Potala (པོ་ཏ་ལ, po ta la; in sanscrito Potalaka), e se il primo re del Dharma tibetano, Srong-btsan sGam-po, già lui stesso considerato incarnazione di Chenrezik, aveva eretto nel VII secolo la sua residenza sul "Poggio Rosso" (དམར་པོ་རི, dmar po ri) a Lhasa, fu facile per il V Dalai Lama avviare, nel 1645, la costruzione di un'imponente fortezza sullo stesso Poggio Rosso, ribattezzata per l'occasione come "Palazzo del monte Potala" (རྩེ་པོ་ཏ་ལའི་ཕོ་བྲང, Rtse po ta la'i pho brang), andandola così a indicare come sacra, potente e visibile reggia della teocrazia da lui instaurata e rappresentata.

«Battezzando col significativo nome Potala -un nome che risultava pieno di implicazioni - la nuova sede del dalailamato (nonché del governo), si consacrava definitivamente il vincolo carismatico del massimo gerarca dge lugs pa con Avalokiteśvara e, simultaneamente, con l'antica e gloriosa tradizione regale. Ponendo in evidenza questi nessi, il quinto Dalai Lama riusciva perfettamente il suo disegno politico. Egli non visse fino al completamento della propria opera, ma la dignità di Dalai Lama, assurta a paradigma della santità, era ormai pienamente canonizzata.»

Nel 1652 il V Dalai Lama si recherà alla corte dell'imperatore Shunqi (順治蒂), primo della dinastia Qing, vivendo non il primo degli equivoci con i vicini cinesi: da una parte l'imperatore manciù lo considerava, al pari dei suoi predecessori mongoli, un suo vassallo, dall'altra il Dalai Lama avrebbe voluto essere considerato il sovrano di un regno indipendente[14].

Elenco dei Dalai Lama

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Nome Immagine Anno nascita-morte Riconoscimento Intronizzazione Grafia tibetana/Traslitterazione Wylie Pinyin tibetano/Caratteri cinesi Dizioni alternative
1 Gendün Drup   1391–1474 n.d.[15]. དགེ་འདུན་འགྲུབ་
dge 'dun 'grub
Gêdün Chub
根敦朱巴
Gedun Drub
Gedün Drup
2 Gendün Gyatso   1475–1542 1483 1487[15]. དགེ་འདུན་རྒྱ་མཚོ་
dge 'dun rgya mtsho
Gêdün Gyaco
根敦嘉措
Gedün Gyatso
Gendün Gyatso
3 Sönam Gyatso   1543–1588 1546 1578 བསོད་ནམས་རྒྱ་མཚོ་
bsod nams rgya mtsho
Soinam Gyaco
索南嘉措
Sönam Gyatso
4 Yönten Gyatso   1589–1617 1601 1603 ཡོན་ཏན་རྒྱ་མཚོ་
yon tan rgya mtsho
Yoindain Gyaco
雲丹嘉措
Yontan Gyatso, Yönden Gyatso
5 Ngawang Lozang Gyatso   1617–1682 1618 1622 བློ་བཟང་རྒྱ་མཚོ་
blo bzang rgya mtsho
Lobsang Gyaco
羅桑嘉措
Lobzang Gyatso
Lopsang Gyatso
6 Tsangyang Gyatso   1683–1706 1688 1697 ཚངས་དབྱངས་རྒྱ་མཚོ་
tshang dbyangs rgya mtsho
Cangyang Gyaco
倉央嘉措
Tsañyang Gyatso
7 Kelzang Gyatso   1707–1757 1712 1720 བསྐལ་བཟང་རྒྱ་མཚོ་
bskal bzang rgya mtsho
Gaisang Gyaco
格桑嘉措
Kelsang Gyatso
Kalsang Gyatso
8 Jampel Gyatso   1758–1804 1760 1762 བྱམས་སྤེལ་རྒྱ་མཚོ་
byams spel rgya mtsho
Qambê Gyaco
強白嘉措
Jampel Gyatso
Jampal Gyatso
9 Lungtok Gyatso   1806–1815 1807 1808 ལུང་རྟོགས་རྒྱ་མཚོ་
lung rtogs rgya mtsho
Lungdog Gyaco
隆朵嘉措
Lungtog Gyatso
10 Tsultrim Gyatso 1816–1837 1822 1822 ཚུལ་ཁྲིམས་རྒྱ་མཚོ་
tshul khrim rgya mtsho
Cüchim Gyaco
楚臣嘉措
Tshültrim Gyatso
11 Khendrup Gyatso   1838–1856 1841 1842 མཁས་གྲུབ་རྒྱ་མཚོ་
mkhas grub rgya mtsho
Kaichub Gyaco
凱珠嘉措
Kedrub Gyatso
12 Trinle Gyatso   1857–1875 1858 1860 འཕྲིན་ལས་རྒྱ་མཚོ་
'phrin las rgya mtsho
Chinlai Gyaco
成烈嘉措
Trinle Gyatso
13 Thubten Gyatso   1876–1933 1878 1879 ཐུབ་བསྟན་རྒྱ་མཚོ་
thub bstan rgya mtsho
Tubdain Gyaco
土登嘉措
Thubtan Gyatso
Thupten Gyatso
14 Tenzin Gyatso   1935- 1939 1940 (attualmente in esilio) བསྟན་འཛིན་རྒྱ་མཚོ་
bstan 'dzin rgya mtsho
Dainzin Gyaco
丹增嘉措
Tenzin Gyatso
  1. ^ Prats, p. 163, con le doverose avvertenze della nota 2 a p. 135
  2. ^ Prats p. 163
  3. ^ Cfr. tra gli altri, Robert E. Buswell Jr. e Donald S. Lopez Jr.
  4. ^ Pur conservando il Dalai Lama come una indiscutibile autorità spirituale, la guida della tradizione dge lugs è affidata a un'altra figura religiosa, seppur nominata dal Dalai Lama stesso: il Ganden Tripa (དགའ་ལྡན་ཁྲི་པ, Wylie: Dga' ldan khri pa).
  5. ^ «It is not the case, as is often reported, that the Dalai Lamas are so named because their wisdom is as vast as the ocean.», Robert E. Buswell Jr. e Donald S. Lopez Jr.
  6. ^ Powers, p. 173; Robert E. Buswell Jr. e Donald S. Lopez Jr.
  7. ^ Ad esempio Powers, p. 173: «The fifth Dalai Lama, Ngag dbang blo bzang rgya mtsho (1617–1682), became the ruler of Tibet with the backing of descendants of Altan Khan, and prior to the Chinese invasion and annexation of Tibet in the 1950s, the Dalai Lama was the spiritual and temporal leader of Tibet.»
  8. ^ Prats, p.163.
  9. ^ Powers, p. 173
  10. ^ Intende il "buddha primordiale", cfr. Prats, nota 13, p. 163
  11. ^ «At the time of his meeting with the Altan Khan, Bsod nams rgy a mtsho was already a recognized incarnate lama of the Dge lugs. Bsod nams rgy a mtsho became the third Dalai Lama and two of his previous incarnations were posthumously recognized as the first and second holders of the lineage.» Robert E. Buswell Jr. e Donald S. Lopez Jr.
  12. ^ «The relationship thus forged between the Dalai Lama and the Mongol ruler was based on the so-called priest-patron (YON MCHOD) model previously established between the Sa sky a heirarch ’ PHAGS PA BLO GROS RGYAL MTSHAN and Qubilai Khan.» Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., (a cura di), Princeton Dictionary of Buddhism, Princeton University Press, 2013.
  13. ^ «The Dalai Lama promoted the view that he and the previous Dalai Lamas were incarnations (SPRUL SKU) of the BODHISATTVA AVALOKITEŚVARA and that he himself was linked to the three great religious kings (chos rgyal) SRONG BTSAN SGAM PO, KHRI SRONG LDE BTSAN, and RAL PA CAN .» Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., (a cura di), Princeton Dictionary of Buddhism, Princeton University Press, 2013.
  14. ^ «In 1652, at the invitation of the Qing emperor, the fifth Dalai Lama traveled to the Manchu imperial court in Beijing, where he was greeted with great ceremony, although he resented attempts by the Chinese to present him as a vassal of the Qing emperor rather than as an equal head of state.» Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., (a cura di), Princeton Dictionary of Buddhism, Princeton University Press, 2013.
  15. ^ a b Il titolo di Dalai Lama gli è stato conferito successivamente

Oggetto:

Bibliografia

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  • Robert E. Buswell Jr., Donald S. Lopez Jr., (a cura di), Princeton Dictionary of Buddhism, Princeton University Press, 2013.
  • John Powers, David Templeman, Historical Dictionary of Tibet. Toronto, The Scarecrow Press, 2012.
  • Ramon N. Prats, Le religioni del Tibet, in "Buddhismo" (a cura di Giovanni Filoramo). Bari, Laterza, 2007.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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