Estinzione
L'estinzione nella biologia è la scomparsa di una determinata specie di organismi viventi: è contrapposta alla speciazione, il processo opposto per cui una nuova specie nasce a partire da una preesistente.
Le cause principali di un'estinzione possono essere diverse: un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie, tanto che gli esemplari non riescono ad adattarsi; la comparsa di una specie concorrente (per il cibo) o di una specie predatrice. I campanelli d'allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due: la diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che questa specie occupa, e la diminuzione del numero di esemplari della specie stessa. In linea di massima, una popolazione di 5.000 esemplari e/o un habitat limitato a solo uno o due siti sono considerati i limiti al di sotto dei quali una specie corre un serio rischio di estinzione.
Per questo motivo le specie considerate più "fragili", che cioè sono potenzialmente più esposte a questo pericolo, sono quelle più specializzate e che occupano particolari e ristrette nicchie ecologiche, per esempio perché si nutrono esclusivamente di un particolare cibo, come il panda, o perché vivono solo su certe particolari isole, come le tartarughe giganti delle isole Galápagos. All'altro estremo, specie onnivore estremamente diffuse e adattabili, come i topi, le mosche, gli scarafaggi e l'uomo, non corrono rischi di estinguersi a meno di eventi straordinari su scala planetaria.
Estinzioni di massa
Il tasso di estinzione è calcolato come numero di esseri viventi in un milione di anni. Normalmente tale tasso rimane su 2-5 famiglie, ma si sono osservati almeno cinque grandi picchi di estinzione, definiti appunto "estinzione di massa" o "transizione biotica".
Piccole estinzioni
Oltre alle grandi estinzioni vi sono stati periodi in cui si sono verificate estinzioni di minore entità. Tra le piccole estinzioni si possono annoverare quelle avvenute 2, 11, 35-39, 90-95 e 170 milioni di anni fa. Per spiegare queste estinzioni sono state proposte diverse ipotesi.
- La prima ipotesi suggerisce un ciclo di piccole estinzioni ogni 26 -30 milioni di anni. È difficile datare accuratamente i fossili al fine di produrre risultati affidabili, ma molti studi di questa ipotetica periodicità suggeriscono che altre estinzioni minori sono state separate da periodi di tempo di solo 10 milioni di anni.
- La seconda ipotesi suggerisce invece che il ciclo di estinzioni sia stato causato da un'ipotetica stella binaria compagna del Sole chiamata Nemesis. Essa, periodicamente, influirebbe sulla Nube di Oort causando la deviazione di diverse centinaia o migliaia di asteroidi e comete verso il Sole (e di conseguenza verso la Terra) una volta ogni 26 milioni di anni.
- Una terza ipotesi suggerisce che l'oscillazione del sistema solare attraverso il piano galattico provochi come risultato un anomalo e intenso flusso cometario.
- La quarta ipotesi, che si sta ancora valutando, prevede un periodico e intensissimo vulcanismo (in inglese viene chiamato verneshot) su scala planetaria, durante il quale rocce gigantesche verrebbero lanciate su una traiettoria suborbitale. Le conseguenze degli impatti sarebbero molto simili agli effetti degli impatti di asteroidi.
- Una quinta ipotesi, che in parte può essere ricondotta alla quarta, prevede che a seguito di un periodo di intenso vulcanismo la percentuale di anidride carbonica presente in atmosfera possa aumentare velocemente, sfavorendo l'assorbimento di ossigeno da parte dei mari. Microrganismi marini produttori di acido solfidrico normalmente abitano in prossimità del chemioclino (zona di equilibrio tra acque sature d'acido e ricche d'ossigeno). Una riduzione dell'assorbimento dell'ossigeno nell'oceano conduce ad un innalzamento del chemioclino. Secondo uno studio pubblicato su Le scienze, se la percentuale di anidride carbonica presente in atmosfera raggiungesse un valore limite, stimato intorno alle 1000 ppm, il chemioclino potrebbe raggiungere la superficie dell'oceano, rendendo anossico il mare e liberando tremende bolle di gas venefico su tutto il pianeta. Il gas avrebbe effetti deleteri anche sullo scudo dell'ozono, favorendo la distruzione del fitoplancton che è alla base della catena alimentare.
Sia per le grandi che per le piccole estinzioni è possibile che si sia verificata una concomitanza di eventi, per esempio un impatto asteroidale che come conseguenza avrebbe potuto attivare un intenso vulcanismo.
Epoca moderna
Centinaia sono state le specie animali estinte a causa dell'uomo nell'epoca moderna; oltre il 95% delle estinzioni animali dal 1600 in poi sono state causate dalla caccia, dalla distruzione dell'habitat, dai mutamenti climatici o dalla competizione con specie introdotte (non originarie del luogo).[senza fonte] Casi celebri sono la ritina di Steller, estintasi 27 anni dopo la sua scoperta, oppure il tilacino e il dodo, che oggi si sta tentando di clonare.
Ultimamente, la presa di coscienza dell'uomo nei confronti dell'ambiente che lo circonda ha fatto sì che si cominciasse a cercare di porre rimedio agli errori del passato: da ciò sono nati progetti per ricreare animali come l'uro con incroci e selezioni genetiche, come avvenne nel secolo scorso con il quagga e con il tarpan. Questi progetti possono solo mirare ad imitare il fenotipo delle suddette specie estinte, ma non possono in alcun modo rigenerare la diversità genetica andata ormai perduta.[senza fonte]
Esseri viventi in via di estinzione
In biologia ed ecologia, estinzione significa la cessazione dell'esistenza di una specie o di un gruppo taxa. Generalmente si considera il momento finale dell'estinzione quello in cui sopravviene la morte dell'ultimo individuo di quella data specie. Dato che il potenziale range di una specie può essere molto ampio, determinare questo momento è difficile, e di solito è possibile farlo solo a posteriori. Questa difficoltà porta al fenomeno Lazarus taxa, in cui una specie presunta estinta improvvisamente "riappare" (tipicamente si riscontra in certi ritrovamenti fossili dopo un periodo di assenza apparente).
Attraverso l'evoluzione, nuove specie si originano attraverso il processo della speciazione — questo accade se nuove varietà di organismi hanno origine e prosperano quando ci sia la possibilità di trovare e di sfruttare una nicchia ecologica — una specie va incontro invece all'estinzione quando gli individui che la compongono non sono più in grado di sopravvivere alle condizioni di vita che mutano oppure a una schiacciante competizione. Una specie tipica si estingue a distanza di 10 milioni di anni dalla sua prima comparsa,[1] sebbene alcune specie, chiamate fossili viventi, sopravvivano potenzialmente invariate per centinaia di milioni di anni. L'estinzione, tuttavia, è di solito un fenomeno naturale; si stima che 99.9% di tutte le specie che sono esistite siano ora estinte.[1][2]
Note
- ^ a b Newman, Mark. "A Mathematical Model for Mass Extinction". Cornell University. 20 maggio 1994. Ultimo accesso: 30 luglio 2006.
- ^ Raup, David M. Extinction: Bad Genes or Bad Luck? W.W. Norton and Company. New York. 1991. pp.3-6 ISBN 978-0-393-30927-0
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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- Committee on recently extinct organisms, su creo.amnh.org.
- Animali recentemente estinti, su extinctanimals.petermaas.nl. URL consultato il 30 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2012).
- (EN) 2006 IUCN Red List of Threatened Species, su iucnredlist.org.
- Estinzione, sul sito del WWF, su wwf.it (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2008).
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