4418338Get (Ebook) Matplotlib for Python Developers: Effective techniques for data visualization with Python by Yim, Aldrin;Chung, Claire;Yu, Allen ISBN 9781788625173, 9789633101537, 178862517X, 9633101530, 5019633101539 PDF ebook with Full Chapters Now
4418338Get (Ebook) Matplotlib for Python Developers: Effective techniques for data visualization with Python by Yim, Aldrin;Chung, Claire;Yu, Allen ISBN 9781788625173, 9789633101537, 178862517X, 9633101530, 5019633101539 PDF ebook with Full Chapters Now
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(Ebook) Cambridge IGCSE and O Level History Workbook 2C -
Depth Study: the United States, 1919-41 2nd Edition by
Benjamin Harrison ISBN 9781398375147, 9781398375048,
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BIRMINGHAM - MUMBAI
Matplotlib for Python
Developers Second Edition
Copyright © 2018 Packt Publishing
All rights reserved. No part of this book may be reproduced, stored in a retrieval system, or
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Cancer has taken away my grandfather, my aunt, and my friend, I hate cancer. This book is
dedicated to the memory of my grandfather, ChiuKhan Chan, who thought I shouldn’t study that
much. May he rest in peace.
– Aldrin Yim
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Great pleasure to work with Allen and Claire. Also special thanks to Mayur and his team for
making the writing process comfortable to us.
I feel honored to take part in this fantastic project. Special thanks to Mayur and Aldrin for leading
the production process. Besides, I wish to thank my fiancée for her love and support. I am also
grateful to be sponsored by the Chevening Scholarship, which is funded by the UK Foreign and
Commonwealth Office (FCO) and partner organizations.
What this book covers
Chapter 1 , Introduction to Matplotlib, gets you familiar with the
capabilities and functionalities of Matplotlib.
Dedication
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Contributors
Preface
Conventions used
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Reviews
1. Introduction to Matplotlib
What is Matplotlib?
Merits of Matplotlib
Easy to use
codec
Changes in default styles
Raster images
Vector images
Setting up Matplotlib
Installing Python
Installing Matplotlib
manager
server
Editing and running code
Documenting in Markdown
Summary
Loading data
List
NumPy array
pandas DataFrame
Line plot
Scatter plot
Multiline plots
Adding a grid
Adding a title
Adding a legend
A complete example
Jupyter support
Configuring Matplotlib
Summary
3. Decorating Graphs with Plot Styles and Types
Depth of grayscale
Colormaps
Marker styles
arguments
Line styles
Color
Line thickness
Dash patterns
Designing a custom dash style
Cap styles
Spines
Histogram
Bar plot
multivariate data
Mean-and-error plots
Pie chart
Polar chart
Font
Mathematical notations
Mathtext
LaTeX support
External text renderer
Arrows
Keeping it simple
Summary
4. Advanced Matplotlib
Drawing Subplots
with plt.subplot()
with plt.subplots()
Shared axes
Setting the margin with plt.tight_layout()
plt.subplot2grid()
plt.subplots_adjust
with MultipleLocator
plots
clustermap
Image plotting
Financial plotting
Geographical plotting
Basemap
GeoPandas
Summary
Installing Glade
Summary
6. Embedding Matplotlib in Qt 5
Summary
Summary
Installing Docker
Summary
CSV
JSON
Non-interactive backends
Interactive backends
Summary
· · · · · · · · · · · · · · · ·
X.
L'acqua, canto in prosa. — Se l'acqua del Verbano fosse vino.
— L'arca di Noè e la nautica. — Le guide. — La capitale del
lago. — Pallanza. — Laveno. — Ghifa. — Portovaltravaglia. —
Luino.
Le onde non hanno forse un'anima?
Byron.
*
* *
È fama, che gli antichi imitassero il cigno nella costruzione delle navi.
Da due ore m'arrovello per iscoprire il prototipo delle barche
verbanesi, e mio malgrado non trovo che il rospo. O gondole
veneziane dalla chiglia tagliente, dal felze bruno, dalla prua
addentellata, rimontate il Po ed il Ticino!
Sento ora esservi tradizione che l'arca di Noè siasi fermata sopra un
alto monte del lago, sopra Intra — l'arca venne copiata; il lenzuolo
che coperse le vergogne dell'inventore della vigna venne issato a
cima di un coso che non è più bastone e non è ancora albero; un
palo lungo lungo a timone; ecco la nautica tradizionale del Verbano.
La ripida discesa del Ticino spiega la mancanza di chiglia nei barconi
che commerciano con Milano e Pavia; ma le veliere e le barchette
che fanno il cabotaggio, malgrado i bei modelli introdotti dai
villeggianti, sono sempre conformi all'arca di Noè.
*
* *
Compagno, la sbagliate grossa, se credete che io vi vada tessendo
una guida. A che una guida, quando il vostro sguardo è tratto
soavemente senza ombra di sforzo al bello? Quando la natura si apre
liberamente a voi dinanzi? Quale necessità di registrarne le varietà,
quando l'armonia v'allaga di arcane dolcezze il cuore? A che una
guida?
Nessuno si fida delle indicazioni date per gli alberghi o altro simile,
perchè ciò che oggi è buono può essere pessimo domani. Quindi non
tutti ignorano che gli scrittori di questa sorta di libri, qualche volta,
per poche lire lodano, col dovuto rispetto alle discipline letterarie, il
più furfante bettoliere, e d'una trabacca pidocchiosa fanno un
castello.
Dopo queste premesse il lettore può pensare se la mia indole
girovaga e selvaggia poteva acconciarsi, armonizzare con quelle
ispide cifre statistiche! Di più, io sapeva troppo bene che per quanto
mi fossi arrovellato per soddisfare i lettori, io non avrei secondato i
loro capricci variabili secondo le ore della giornata. I lettori laghisti
variano di brama secondo il paese, la villeggiatura ed il giardino.....
ed ogni tulipano vorrebbe un inno!
Ma se tu hai desiderio di conoscere più ordinatamente il paese, leggi
la Guida di L. Boniforti. È l'unica che lessi senz'annoiarmi, anzi con
piacere.
*
* *
Non fu mai gloria senz'invidia!
Prov. Ital.
*
* *
Il piroscafo scorre, guizza sulle onde, e la scena varia ad ogni
istante. Intra, la città del cotone e dell'allegria, salve! Verrò a te
quando mi talenterà passare la serata fra la cricca solazzevole dei
tuoi begli umori ed una dozzina di fiaschi. Verrò a te, e s'io corro
adesso oltre le tue mura, pensa che la più lunga strada è la più
prossima a casa. Tu mi dirai forse: chi ama non aspetta — ed io a te:
chi aspettare puole, ha ciò che vuole. Intanto che tu mediti queste
scappatoie, si maturano le mie nespole.
Laveno, un nido tranquillo a fior d'acqua, in fondo ad un golfo
verdeggiante, appiedi delle montagne più singolari della costa
sinistra del lago — lo zingaro non può dimenticare la bella abitatrice
dalle stupende chiome.... senza che io te ne profferisca il nome,
m'intendi; parlo di quella gentile il cui sorriso basta a diradare le nubi
dalla tua fronte,..... non vo' dir altro — già alla sua presenza il mio
labbro non balbettò che le solite nullaggini, ed ella deve avermi in
conto d'un ciuco senza basto.
Portovaltravaglia..... non ho scarpe tali da potermi arrampicare e
dinoccolare per le ciottolaie dei tuoi monti senza pericolo che dopo
un'ora di prova facciano le boccacce.
Ghifa — voghiamo oltre; i signori della villa Morigia non pensano a
farmene dono.
Oggebbio — troppo arrampicare troppo scendere.
Luino, graziosissima Luino dai declivi ombrosi! Da Maccagno che se
ne sta rincantucciato in seno solitario e queto — Maccagno deve
essere stata costrutta da qualche filosofo stoico — alla torre
fantastica dell'Agnelli sulla punta di Germignaga, le curve dei tuoi
colli sono fra le più vaghe e le più arborate; sicchè dopo la pittoresca
Angera, Laveno, e Luino, chi dice tutta la sponda sinistra uggiosa e
deserta, mente per la gola con certe guide scritte da chi passò —
forse — una volta sul lago...... colla nebbia.
XI.
Cannero ed Ettore Fieramosca.
XII.
Scoperta del Ticino in Italia — Locarno e Magadino —
Diversità di sistema metrico — Il Re Gambrino in Italia.
*
* *
Sulla bella via che tende da Locarno a Bellinzona v'ha una graziosa
casetta, che si pavoneggia in mezzo ad un giardino senza fiori. La
domenica v'è un chiasso da non dirsi di strilli musicali, di danzatori
che s'avvolgono in un turbine polveroso, di battimani degli assistenti,
in mezzo ad un va e vieni di ciotole di birra; che quella è una
birreria, la più bella, la più frequentata di Locarno. Una brigatella di
suonatori, ignoro se di mestiere — non posso dire dell'arte — o
dilettanti, — nel caso sono pur discreti a dilettarsi con sì poco! —
soffiava a tutto polmone negli strumenti più o meno assordanti,
inaffiando di quando in quando la gola riarsa con un sorso di
spumante birra. I danzatori — i maschi stavano alle femmine in
ragione del cento per uno — mescevano di quando in quando birra
alle danzatrici, mentre i curiosi in giro e gli altri avventori ai tavoli in
giardino, sullo steccato dinnanzi alla casina, gridavano battendo colle
ciotole vuote: birra, birra! Io chiusi gli occhi — e, meno l'assenza
dell'armonia nei chiasso strumentale — mi pensai di essere in
Germania con un schop in mano e l'inevitabile pipa in bocca.
E mi parve di sentire attorno la lingua di Klopstok raccontare la
curiosa leggenda di Gambrino, il quale, come Noè il vino, scopriva la
birra, e meritavasi così di essere raffigurato tra Schiller e Goethe su
tutte le ciotole delle birrerie tenere della gloria alemanna. Vispe e
procaci ragazze correvano attorno servendo lo amarognolo liquore, e
ritraendone il prezzo e per giunta lo scoccare d'una interrogazione
galante o d'un bacio sulle umide mani; una sottile nebbia piena di
visioni cominciava ad avvolgere coi veli incerti la sala.....
Quell'avventore pensieroso era senza dubbio Fausto. — Quell'altro
dalle unghie lunghe e la barba da caprone, se non spirasse la fatua
gloria di un damerino provinciale, sarebbe senza fallo Mefistofele —
quel tale che parla sì forte di patria e di forche pei tiranni è forse
l'ombra di qualche Niebelungo in sessantaquattresimo — là una
zingara che studia su fatidiche carte la vostra sorte — qui una
canzone di Körner, più in là dal crocchio di studenti una lezione
eretica di Strauss.....
Io era ingolfato in piena Germania, e stava per essere anch'io della
partita, quando un vicino importuno sclamò:
— Io vi ripeto, che per un bicchiere di vino delle Fracce do tutta la
birra e la birreria, colla musica per soprappiù. Che volete? sono
Italiano!
XIII.
La malinconia a Cannobio — Non tutti i cattivi principii hanno
cattiva fine — All'indiscreto lettore.
*
* *
Passai varii giorni al rezzo dei platani di Cannobio. Tramontato il sole,
in gondola. La sera vogava attorno alla rupe profonda di Pino,
grazioso paesello sopra un erto promontorio vestito di castagni e che
si pavoneggia mirandosi addoppiato dall'onda.
Ritorniamo ad Intra; cerchiamo un barcaiuolo. Una ventina stanno
alla spiaggia, parte racconciando attrezzi di pesca, parte dormendo
distesi lungo il muricciuolo all'ombra dei castagni. Questo giovane
tarchiato dallo sguardo insolente e col frusto di sigaro fra i denti, mi
garba assai. Questo vecchio con quella nidiata di ragazzacci attorno
è un vero tipo di quegli apostoli che il vigoroso pennello di Tintoretto
scolpiva sulla tela a Venezia.
Mentre io me ne stava guardando l'animato quadro, che mi si
spiegava dinnanzi, apparì non so di dove una bella creatura,
diciottenne, bionda come un'Inglese e tutta spilloni d'argento alla
nuca, come la Lucia dei Promessi Sposi. Ella venne presso uno schifo
legato a terra e vi depose un paniere. Quella testa era stupenda;
non era un profilo greco e qualunque pittore l'avrebbe plasmato qual
era. Sulla sua fronte non si leggeva un pensiero che non fosse di
gioia; il sole le aveva indarno abbronzato il viso, mentre il collo
appariva, sotto il fazzoletto rosso, di rara bianchezza..... Non
parliamo di grazia del suo collo piegato a leggera curva più
grassoccio che magro. Il petto ricolmo palpitava sotto una vestina,
che aperta mostrava una bianca camicia raccolta a sottili pieghe.
Due scarpe quadrate malfoggiate tradivano un piede snello,
irrequieto.
Saltò nella barca con agilità e mi sorrise. Che faccia la barcaruola?
Perchè no? Ne ho viste tante ad Intra! E colla maggior grazia del
mondo:
— Vorreste, bella ragazza, noleggiarmi la vostra barca?
— Smorbion! Mi rispose seccamente, mentre quel certo vecchio del
Tintoretto senza nemmeno toccarsi il cappellaccio di paglia con un
piglio tra l'arrogante e l'offeso mi si era piantato dinnanzi, tra me e la
forosetta.
— Cosa vuole da quella ragazza?
— Ve lo dirò, quando mi avrete spiegata quella parola smorbion.....
— Quella parola vuol dir insolente, petulante, cattivo soggetto.
Davvero che quel vecchio animandosi, imporporandosi, mi diventava
sempre più interessante; il petto velloso scoperto, gli occhi ancora
raggianti di forza, i lineamenti improntati dalle tramontane,
m'impedivano affatto di irritarmi.
È inutile dire, che dopo poche parole il vecchio era tranquillo sulle
proposizioni da me fatte a quella tosa, e che il cerchio ragunatosi
d'allocchi desiderosi di essere spettatori d'una scena di pugilato,
rimase con tanto di bocca quando mi vide saltare col vecchio nella
barca, ove già stava la bella Peppina.
La Peppina se ne andava a Maccagno: perchè non v'andrò io pure?
Una mezz'ora con lei merita una visita a Maccagno. Nella gondola
entrambi seduti a poppa, ella non era più così sospettosamente
selvaggia. Non vi parlerò nè delle sue belle treccie, nè delle sue
scarpe troppo grandi, non del corallo delle labbra, nè degli occhi
azzurri come il lago, nè delle sue calzette bianche di bucato. Ma
perchè non dirò che un eroe avrebbe desiderato di riposare il capo
su quel petto palpitante di vita e d'amore? Nel paniere erano frutta:
ne mangiammo assieme; scendemmo a Maccagno, salimmo una
lunga erta boscata ed ombrosa in cima alla quale un piccolo
villaggio.
Passai qualche giorno a Maccagno fra la pipa, i disegni, i racconti,
che la cara forosetta mi narrava sulle sponde dell'ameno Delio,
percorrendo i boschi, e..... Che cosa è questo ammiccare degli occhi,
garbato lettore?
— Finisci adunque la frase.
— Nossignore. Merita forse che io le faccia vedere i bei granchi a
secco che la piglia, quando vuol dar retta alle mormorazioni della più
volgare malizia? Se non capisce lo scopo dei miei racconti, peggio.....
— Ho capito. Vorresti darmi ad intendere, che la laghista, popolana,
è tanto amabile e generosa, stretta conoscenza, quanto è ritrosa e
selvaggia, a primo incontro.
— In verità, che se non fosse mio lettore le direi, in confidenza, che
l'è un pesca granciporri... La laghista sotto ogni aspetto è più cara
del laghista. Il sorriso del cielo e del paese le persuadono l'amore.
Ma teme l'amore e lo sfugge volentieri... Innamorata è la donna — a
quanto mi si disse — più generosa del mondo. Quante volte le grazie
femminili temperano la volgarità maschile, qui come dapertutto! Le
aggiungerò, signor lettore, che se i laghisti non fossero gelosi come
tutti gli altri italiani, io vorrei intonare un inno, a grande orchestra,
alle gentili abitatrici delle sponde verbanesi.... Torniamo dunque in
buona pace alla Peppina. Se m'avesse risposto a Cannobio:
— Signore, questa barca non m'appartiene; io non avrei passato una
settimana lassù. Dopo questa, la bella Peppina partiva per Milano
lasciandomi a ricordo una folla di pazze leggende, con cui aveva
popolato i castelli di Cannero e i boschi di Maccagno.
Che andava a fare a Milano? A cangiare di scarpe, mi rispose
sorridendo. Ad ogni modo la fortuna ti sia propizia!
*
* *
— Compagno mio, voi mi tenete il broncio, e mi pare di non
avervene data cagione. Vi compatisco: il pensiero corre qualche volta
laggiù fra le mura della vostra città... Voi non mi rispondete? Mi
guardate sospettoso... Sotto il saio sgualcito, fantastico dello
zingaro, Dio sa chi potrebbe nascondersi, n'è vero? L'abito
abbottonato, una mano sulla tasca, un'educata smorfia di noia sulle
labbra... La cera ed il silenzio parlano qualche volta con rara
eloquenza. Chi sa quanti sotto queste spoglie non avrebbero
sospettato un giornalista ricco di speranze e d'appetito in cerca
d'associati; un aspirante al Parlamento in giro pel circondario
promettendo il ritorno dell'età dell'oro; un commesso di libraio che
pretende colla minaccia, o la borsa o la vita, una firma per un'opera
mai più vista, a cui posero mano cielo e terra!
— Zingaro, mi pare che voi m'abbiate promesso di guidarmi dal
Verbano alla Svizzera per l'Ossola e la cosa va alle calende greche.
Sono oramai stanco di asolare. Alla fin fine che m'avete voi fatto
vedere? Invero io m'aspettava.....
— Una lanterna magica o un cicerone di piazza?
Se desiderate vedute compratevi delle fotografie. Vorreste forse
sapere il nome di tutto ciò che sfila dinanzi agli occhi? Vorrei potervi
dire il nome dei signori di questa e di quella villeggiatura; ma per
mia disgrazia non oso ficcare il naso oltre il cancello del giardino per
aspirare ad aperte narici l'olezzo dei miei carissimi fiori..... Se in
quell'istante capita il portinaio, arrossisco come un ladro, tanto più
che è difficile che m'inviti ad entrare. Cogli zingari, si è già troppo
cortesi quando si lasciano traguardare da un'inferriata. Pensate, se
mi capita un grazioso signore, se io con questa maledetta indole
oserei dirgli:
— Servitor suo, io sono uno zingaro, ma di quelli che rubano
solamente cogli occhi e col naso... mi permetta... scombicchero un
libro... farò cenno e lode di lei... Scusi... per mia regola... a che ora
pranza? Non voglio disturbarla... — Metterei la mia rispettabile
schiena a rischio di farsi gramolare.
Con questo sistema, scrivendo difilato di tutto e di tutti, io,
sapendolo fare, avrei scritto un librone in-folio, ed il lettore non
l'avrebbe comperato per non saperlo ficcare in tasca. È vero, salto di
palo in frasca; ma v'assicuro che ciò è unicamente per darvi agio a
respirare. Insomma ditemi il vostro piato.
— Voglio dirvi che voi non mi avete ancor dipinto qualche singolarità
in mezzo ad una natura pur singolare per varia bellezza.
— Giuggiole! E dove la prendo io?
— Lo scultore del fango forma una Venere, e voi mi fate viaggiare in
lungo e in largo il lago........
— Annoiandovi?
— L'avete detto. Voi non mi parlate che degli alberi, delle montagne
e delle onde. Pare che il lago non sia abitato.
— Ma e Manzoni e Massimo d'Azeglio?
— Eh! Si conosceva come gente di casa, quando voi senza fallo
eravate ancora cullato dalla balia colla cantilena del ninna nanna.
— Che volete? Conversare dei morti non mi talenta, e dei vivi,
quand'anche potessi loro conferire l'immortalità, non ne ho punto
voglia. Se alcuno non trova il suo tornaconto, se la pigli col lettore
indiscreto. I nomi maiuscoli di quelli che fanno parlare di sè in Italia,
è inutile che io li ricanti. Parlare di sconosciuti è cosa poco allettevole
per voi e pericolosa per me, chè nella lode non avrei sempre la
sanzione dei conterranei del genio incompreso.
Tutto il lago possiede uomini d'ingegno vivace, senza farne però gran
caso: tutti i libri di laghisti pubblicatisi vi ebbero pressochè nessun
esito. Non avete mai veduto in un frutteto un albero chiomato di
fronde rigogliose di fiori e di frutta lasciarsi involare dal vento i più
odorosi e le più saporite? Il laghista non legge.
La popolazione industre, laboriosa ama il litro più del libro... Chi
oserebbe rimprocciarnela? Lo stesso lord Byron direbbe che hanno
ragione.
XIV.
La tempesta sul lago. — Quando non si fanno cerimonie.
È cosa curiosa l'amore della vita!
Un beccaio.
XV.
Treffiume o Trafiume — Dammi amore e ti do un mondo.
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