L'Italia batte la Francia anche nei formaggi

Nei prodotti Dop vinciamo 48 a 45, con oltre il doppio della produzione. Nel vino, invece, scontiamo il calo della produzione nel 2014, anche se lo spumante prevale ampiamente sullo champagne. La sfida del gusto continua...
Gourmet Parmesan Cheese on Wooden Background close up. Piece of Parmigiano  cheese on a napkin macro.
Gourmet Parmesan Cheese on Wooden Background close up. Piece of Parmigiano cheese on a napkin, macro.Zakharova Natalia

Ci mancava solo lo scontro sull'immigrazione e i respingimenti alla frontiera di Ventimiglia per riaccendere una rivalità vecchia di secoli, quella tra Italia e Francia. Ma se, dalla Guerra civile libica in poi, la politica internazionale ci ha visto, ahinoi, quasi sempre soccombere, a tavola no. E meriterebbe una medaglia l'iniziativa della Coldiretti che, in occasione della visita del presidente francese François Hollande all'Expo, ha ricordato ai cugini d'Oltralpe l'amara (per loro) verità: in cucina vinciamo noi. Perfino là dove meno te l'aspetti, tra i formaggi. “Come si può governare un paese che ha 246 varietà differenti di formaggio?”, si chiedeva Charles De Gaulle. Forse non conosceva i ben 487 formaggi italiani. E Coldiretti ha ricordato che anche tra i prodotti Dop, l'Italia batte la Francia 48 a 45 ed è leader europeo e mondiale nella produzione casearia di qualità.

I dati di Coldiretti

Il dato emerge da un'analisi presentata dalla Coldiretti in occasione della Giornata ufficiale del latte promossa da Expo 2015 e dal ministero delle Politiche agricole. Ai nostri formaggi Dop è destinato circa la metà del latte consegnato dagli allevamenti italiani (45,5%, ossia 50 milioni di quintali). Il vantaggio è ancora più eclatante se si considerano le quantità di formaggi prodotte, 500 milioni di kg, praticamente il doppio rispetto alla Francia.

Mozzarella, passa lo straniero

I formaggi italiani possono vantare perfino una rilevante quota di export perfino nella tana del lupo, ossia in Francia, e nel 2014 hanno fatto segnare un aumento del 4% rispetto ai transalpini in casa nostra, diminuiti del 3% e comunque su livelli assai inferiori. Certo, anche sull'argomento formaggi non è che da noi sia proprio tutto rose e fiori. Sia all'estero, vista la gran quantità di contraffazioni a cui è soggetto il made in Italy, che nel nostro Paese. A preoccupare è soprattuto la qualità dei prodotti non tutelati da denominazioni d'origine, con quasi la metà delle mozzarelle che, secondo Coldiretti, sono prodotte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” non solo nelle cisterne, ma anche sotto forma di semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori.

Lo sgambetto di Bruxelles

“Ad oggi in Italia - spiega il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo - è obbligatorio indicare la provenienza del latte fresco, ma non per quella a lunga conservazione, ma l’etichetta è anonima anche per i formaggi non a denominazione di origine, per le mozzarelle e gli yogurt. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. In questo contesto è particolarmente grave il recente rapporto della Commissione Europea secondo cui, per talune categorie di prodotti alimentari come latte e prodotti caseari, sarebbe meglio optare per una indicazione volontaria dell’origine, piuttosto che su un obbligo a livello comunitario”. Che dire, poi, della novità di ieri, e cioè la diffida arrivata da Bruxelles, che ritiene illegittimo il divieto dell'Italia di produrre formaggi con latte in polvere concentrato e ricostituito? L'argomento merita un approfondimento, che vi promettiamo di fornirvi con tutti i dettagli in un prossimo articolo.

Gli altri confronti

Ma torniamo al confronto tra Italia e Francia. Perché quella dei formaggi non è l'unica sfida agroalimentare tra i due Paesi. Nell'eterna sfida del vino, dopo anni di primato, nel 2014 l'Italia ha perso la sfida della produzione, con 44,7 milioni di ettolitri (-17% rispetto al 2013)contro i 46,7 francesi (46,698 milioni di ettolitri (+11%). Lo spumante italiano ha però superato lo champagne, con 320 milioni di bottiglie esportate contro i 307 dei Francesi. Nel complesso dei prodotti a denominazione di origine registrati e tutelati a livello comunitario, poi, vinciamo 271 a 253.La Francia, invece, è saldamente in testa in Europa per valore aggiunto agricolo totale, grazie a un'estensione delle superfici agricole più vasta (e a una politica europea più favorevole...), ma il valore aggiunto per ettaro di terreno dell’agricoltura italiana è il 70% in più dei cugini francesi. Non vi basta? Confrontate la cucina italiana e francese e conoscerete il vincitore definitivo del vero “derby” mondiale della cucina. Il dibattito è aperto...