Ricordare Pavel Kushnir, l’angelo giovane, e Aleksandr Demidenko, l'angelo vecchio

Scrivevo la volta scorsa nel mio diario che siamo veramente in angoscia per Masha Ponomarenko, perché se cominci ad accusare il personale carcerario dal carcere stesso sei la più coraggiosa e la più bella del mondo. E rischi di fare la fine di Aleksandr Demidenko. Il Dipartimento del Comitato Investigativo della regione di Belgorod non ha aperto alla fine alcun procedimento penale sulla morte del volontario che aiutava i rifugiati ucraini. Aleksandr Demidenko è morto il 5 aprile 2024 in un SIZO. È stato trovato morto con una ferita all'avambraccio sinistro. La versione ufficiale ha parlato di suicidio, ma non ha risposto a nessuna domanda: a che ora è stato trovato il corpo, se avesse con sé un biglietto d'addio, quale oggetto Aleksandr avrebbe potuto usare per commettere il presunto suicidio e dove l'ha portato. Io a volte uso abbreviazioni che forse non sono sempre chiare agli amici italiani. Il SIZO è un centro di custodia cautelare. Una grande stanza con la presenza costante delle guardie. In questa istituzione si ritrovano soprattutto coloro che sono indagati e attendono il verdetto del tribunale. Lo SHIZO invece è una cella di punizione, ovvero una struttura correzionale che si trova già in un istituto penitenziario. Le persone vi vengono collocate per aver violato il regime interno e per reati minori. Il 17 ottobre dello scorso anno, Demidenko aveva portato al confine un altro dei suoi assistiti, che ha aiutato a raggiungere l'Ucraina: un'anziana donna malata di cancro. Al confine è stato rapito e successivamente si è saputo del suo arresto per 10 giorni, presumibilmente per "aver bevuto bevande alcoliche". Da allora Aleksandr è stato in prigione. Dopo la perquisizione, Demidenko è stato accusato di traffico illegale di armi e poi di tradimento di Stato. Oleg Demidenko, il figlio del volontario, ha raccontato che in carcere “suo padre era talmente stremato dalle torture che disse al suo avvocato di essere pronto a rimanere in carcere per diversi anni su un caso inventato, purché non venisse torturato di nuovo”. Dopo la sua morte, i parenti hanno detto che il volto di Demidenko presentava abrasioni, lividi sull'orecchio e sangue vicino al naso. Gli investigatori, tuttavia, non hanno riscontrato “azioni illegali contro questa persona da parte del contingente speciale e del personale” del centro di detenzione preventiva, come spiegato dal servizio stampa dell’agenzia. Aleksandr Demidenko, 61 anni, era un pensionato e viveva con la moglie in una casa privata nella regione di Belgorod. Il 24 febbraio 2022 si è recato nella piazza della cattedrale di Belgorod, con in mano un foglio bianco in segno di protesta contro la guerra. Dal maggio 2022, Aleksandr ha aiutato i rifugiati ucraini a raggiungere il checkpoint di Kolotilovka-Pokrovka, l’unico passaggio di frontiera funzionante dalla Russia all’Ucraina. In vari momenti, ha ospitato in tutto nella sua casa circa 900 ucraini in fuga dalla guerra. Purtroppo, non tutti, come vedete, sono vissuti per vedere almeno il felice rilascio di Jashin e degli altri e di sperare nel proprio. E non penso solo alla morte di Demidenko o Navalny: penso a Pavel Kushnir. Molti hanno sentito parlare per la prima volta di Pavel solo dopo la sua morte in un centro di detenzione preventiva. Dopo aver letto materiali e memorie su di lui, ci rammarichiamo molto di non averlo conosciuto prima. Un musicista, un uomo finemente sensibile che non accettava le ingiustizie, e che, come altri, aveva la sola colpa di amare gli X-Files (documento d'identità dell'agente dell'Fbi fatto in casa - a quanto pare, un cosplay dell'agente Mulder). Ha scelto deliberatamente la morte alla prigione... è inquietante immaginare le condizioni in cui era detenuto. Un ricordo luminoso per un uomo luminoso e integro. Pavel Kushnir, pianista e attivista contro la guerra di 39 anni, è morto il 27 luglio nel centro di detenzione preventiva di Birobidzhan. Aveva fatto lo sciopero della fame nel centro di detenzione e rifiutato l'acqua nei suoi ultimi giorni. La detenzione di Kushnir è stata resa nota a maggio. L'Fsb avrebbe trovato in suo possesso una carta d’identità dell’Fbi fatta in casa durante una perquisizione, ed è stato accusato di incitamento al terrorismo (art. 205.2 del Codice penale) a causa di un videoclip su YouTube che criticava Vladimir Putin in forma poetica. Cinque persone erano iscritte al suo canale. Kushnir si era diplomato al conservatorio di Mosca e suonava nelle Filarmoniche. “È sempre stato anticonvenzionale e molto sensibile alle ingiustizie. Ci sono poche persone così. Era un uomo di idee. In ogni cosa doveva andare fino in fondo. Una volta, quando avevamo ancora quindici anni, scommettemmo che non si sarebbe piegato al sistema. E non lo ha fatto. Così ha vinto”, dice una sua grande amica, la pianista Olga Shkrygunova. In rete gira un video toccante, l’esibizione di Kushnir alla Filarmonica di Kursk. Già, Kursk. Tutto il mondo segue l’esito dell’incursione ucraina nella regione di Kursk. So quanto al momento la gente del posto sia delusa da come il potere centrale e locale abbia gestito questa emergenza bellica inaspettata. So che l’Ue ha dichiarato legittima l’operazione ucraina. Che sia nascostamente permessa da Putin per creare una situazione di scambio nell’ottica di trattative future, mentre lascia come sempre abbaiare Medvedev, che in russo significa non a caso “Degli Orsi”? Non sappiamo bene in cosa sperare. Ma qui ancora di più che per altre questioni bisogna solo aspettare come va a finire. Per ora io preferisco proseguire il mio diario su chi è in carcere e su chi continua coraggiosamente a esprimersi fuori dal carcere, e non sono pochi. Le forze dell'ordine sono andate a perquisire un attivista careliano. L'attivista e blogger Alexei Trunov è stato infine arrestato e portato alla stazione di polizia. Trunov si stava recando alla Giornata del Ricordo delle Vittime del Grande Terrore a Sandarmoh, riferisce il progetto “From Carelia with freedom”. Si è saputo anche che ignoti hanno fatto irruzione nell’appartamento di un altro attivista careliano, Andrei Litvin: aveva anch’egli intenzione di recarsi a Sandarmokh. Non si sa ancora chi esattamente e per quale scopo abbia cercato di entrare nell’appartamento di Litvin. L’attivista non è raggiungibile. La procura chiede 15 anni di carcere per Ksenja Karelina, la donna statunitense accusata di “tradimento di Stato” per una donazione di 50 dollari a una fondazione ucraina, riferisce Interfax. La testata E1RU precisa che la ragazza si è dichiarata colpevole. La sentenza sarà resa nota il 15 agosto. La ragazza è stata arrestata a Ekaterinburg nel gennaio 2024 e posta agli arresti amministrativi per “piccolo teppismo”. All’inizio di febbraio è stata arrestata per un caso penale di “tradimento dello Stato”. Il progetto per i diritti umani “First Department” ha scritto che il caso si basa sul trasferimento di 51,8 dollari da parte di Karelina sul conto del fondo ucraino “Once for Ukraine”. Il 15 agosto, che so essere una bella festa invece in Italia. Per molti di noi saranno solo i giorni in cui giudicheranno Ksenja, e la vigilia, il 14, la seduta di tribunale per Maria Ponomarenko, che ora ha accusato le sue stesse guardie carcerarie. Stringiamoci attorno a queste due donne, in un modo o nell’altro. Ma le mie drammatiche note non finiscono qui. Penso anche a Vitja Filinkov, un programmatore di San Pietroburgo che è stato arrestato nel gennaio 2018, torturato per diversi giorni e nel 2020 è stato condannato a 7 anni in una colonia penale per un caso “Rete”. Il caso “Rete”, o “caso Penza”, riguarda un’organizzazione di anarchici e antifascisti chiamata “Rete”, le cui cellule (secondo la versione dell’FSB, supportata dai tribunali) esistevano a Mosca, San Pietroburgo, Penza, Omsk e città della Bielorussia. Ora Vitja sta scontando la sua pena nell’IK-1 di Orenburg e gli manca meno di mezzo anno alla fine della sua condanna. Lavora in una fabbrica di cucito, difende i suoi diritti nella colonia e quest’inverno ha avuto dalla vita una grande gioia: la registrazione del matrimonio! Poi c’è Igor Baryshnikov, pensionato e attivista, ha ricevuto una condanna a 7,5 anni per i suoi post pacifisti su Facebook. Igor si trova ora in una colonia penale a Kaliningrad e sta cercando di sottoporsi a un’operazione programmata che eliminerebbe la necessità di un epicistoma, uno speciale tubo inserito nella vescica attraverso la parete addominale. Nonostante le sue gravi condizioni di salute, Igor scrive lettere molto positive e non abiura a nessuno dei suoi ideali. Ma voglio anche dirvi due parole su Elena Abramova, residente a San Pietroburgo: è una semplice traduttrice processata per “diffamazione” dell’esercito, semplicemente perché ha partecipato a picchetti pacifisti e perché ha un padre dissidente. La scorsa estate, lei e la figlia di 14 anni sono state perquisite a causa di un picchetto solitario. In seguito, la donna ha perso il lavoro ed è rimasta a San Pietroburgo con l’obbligo di non partire e il divieto di compiere determinate azioni. In questo agosto del 2024, il suo caso di “discredito” dell'esercito è stato portato in tribunale per la seconda volta. Il giornale online “Bumaga” ha parlato con Elena Abramova, di come sia cresciuta nella famiglia di un dissidente sovietico, di come il caso penale abbia influenzato la sua vita e del perché la donna non abbia lasciato la Russia. Interessante questo giornale “Bumaga” (che in russo significa “Carta”): è un media online in lingua russa fondato nel 2012 a San Pietroburgo. Molti dipendenti di “Bumaga” vivono ora in Georgia, a Tbilisi. La pubblicazione copre sia le notizie della città di San Pietroburgo, che i principali eventi federali. Il giornale è stato fondato nel 2012 da un gruppo di laureati dell’Università di Stato di San Pietroburgo. Il team era composto da ex redattori del giornale studentesco “iUni”, che successivamente è stato chiuso. A poco a poco il personale aumentò e il nome fu abbreviato in “Bumaga”. Il 12 marzo 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, come altre pubblicazioni indipendenti, “Bumaga” ha dovuto affrontare la censura e il blocco militare, quindi il sito web della pubblicazione è stato bloccato in Russia. Nel luglio 2022, “Bumaga” ha lanciato i media locali in Georgia, nonché podcast in inglese per il pubblico all’estero. Il 30 giugno 2023, il Ministero della Giustizia della Federazione Russa ha incluso “Bumaga” nel cosiddetto registro degli “agenti stranieri”. Nella primavera del 2019, la redazione ha lanciato l’applicazione mobile PaperApp per creare note collegate alla mappa su luoghi e stabilimenti interessanti. I punti con note possono essere creati sia dai giornalisti della pubblicazione che dagli utenti ordinari: i lettori. Le note possono essere illustrate con fotografie e organizzate in elenchi tematici. Al momento, la maggior parte delle note si riferiscono a luoghi di San Pietroburgo, ma la funzionalità dell’applicazione consente di crearle in qualsiasi parte del mondo. L’applicazione per iOS è disponibile nell’App Store; lo sviluppo di un’applicazione analoga per Android è iniziato nell’estate 2020. Nel giugno 2019, Evgenij Antonov, giornalista del quotidiano “Bumaga”, ha ricevuto il premio giornalistico mensile “Editorial Board” per l’articolo “Come fanno i residenti di San Pietroburgo a dimostrare che gli è stata messa a casa, in tasca o in macchina della droga per incastrarli? Tre storie di arresti, processi e problemi legali”. Secondo la società di monitoraggio Medialogia, alla fine del 2020, “Bumaga” era il 25esimo media locale più citato a San Pietroburgo. Nel maggio 2018 la pubblicazione era al 30° posto tra i siti di notizie russi in termini di citazioni sulle risorse dei social media. A marzo 2022, il pubblico della pubblicazione era di 2 milioni di lettori unici al mese. Noi russi che sosteniamo i prigionieri politici abbiamo anche il grande ausilio del sistema “Vestochka”. 2702 persone sono attualmente perseguitate per motivi politici in Russia. 1289 di loro si trovano in centri e colonie di custodia cautelare. Può essere insopportabile vivere in isolamento, senza sostegno morale e comunicazione con le persone vicine. I prigionieri politici rilasciati la scorsa settimana confermano che le lettere li aiutano a resistere e ricordano ancora una volta all'amministrazione che il destino di una persona è monitorato dall'esterno. “Vestochka” è un progetto speciale di OVD-Info, che ci aiuta a sostenere tutti con una lettera. Per quanto tempo scrivere una lettera dipende da ciascuno. Ma basta un minuto per inviare una lettera con “Vestochka”. Come funziona? Basta seguire il link. Il generatore chiederà di scrivere a una persona a caso tra quelle che hanno ricevuto un numero minimo di lettere attraverso il sito. Forse con un buon traduttore automatico anche voi italiani potete sostenere i nostri prigionieri politici. Concludendo queste righe penso al pianoforte di Kushnir. Penso a come ora davvero suoni in eterno, nel più alto dei cieli: un cielo però a volte troppo alto per noi che viviamo questa guerra. Negli ultimi anni Pavel aveva lavorato come solista proprio della Filarmonica regionale di Birobidzhan, dove alfine ha lasciato questa terra insanguinata. Ha composto musica e sono state pubblicate le sue partiture di “Quattro poesie di Anna Akhmatova per voce e pianoforte”. Pavel ha scritto anche prosa sperimentale; il suo ultimo romanzo, “Noel”, al quale lavora da molti anni, è in attesa di essere pubblicato. Ricordate Pavel Kushnir, l’angelo giovane. Ma ricordatelo insieme all’angelo vecchio, Aleksandr Demidenko. Io penso che di questi angeli sia piena la terra, ma alcuni hanno la sfortuna o la missione di nascere lì dove gli verranno mozzate le ali.

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