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Dossier

Elettricità Futura: “Con le rinnovabili bloccate i costi energetici frenano l’economia”

“In Europa e nel mondo le rinnovabili galoppano a velocità crescente, in Italia c’è il rischio concreto di andare indietro. In due anni siamo passati da poco più di un gigawatt a quasi 6 di nuova potenza rinnovabile installata, ma secondo le stime del Politecnico di Milano nel 2025 e nel 2026 precipiteremo a 2 gigawatt. Come è possibile? È presto detto: la crescita è stata drogata dal 110%. Quattro di quei 6 gigawatt sono piccoli impianti di fotovoltaico e senza il Superbonus questo tipo di crescita rallenterà. Le centrali di taglia industriale, quelle che servono ad abbassare i prezzi, sono invece sempre ferme: così i costi dell’energia salgono e l’economia rallenta”. Agostino Re Rebaudengo, nel mezzo di questa estate bollente che racconta l’urgenza della transizione ecologica, guarda con preoccupazione al ruolo energetico dell’Italia nei prossimi anni: per rispettare gli impegni assunti in sede europea, evitando multe pesanti, dovremmo installare 12 gigawatt di rinnovabili da oggi al 2030. Una prospettiva al momento lontana.

L’associazione che presiede, Elettricità Futura, rappresenta in Confindustria gli imprenditori del settore elettrico, più del 70% del totale del mercato nazionale. Gente che aveva creduto agli annunci del governo, aveva messo mano al portafoglio e aveva investito per avviare un piano da 145 gigawatt di energie rinnovabili installate entro il 2030, più del doppio di quelli attualmente in funzione. Secondo il Piano elettrico 2030  si arriverebbe all’84% di elettricità generata da fonte rinnovabile in 6 anni e l’Italia resterebbe nel gruppo di testa della corsa all’energia pulita. Ma l’obiettivo invece di avvicinarsi si allontana.

Anche perché innovazione digitale ed innovazione ambientale, i due pilastri del Pnrr, scricchiolano. Alla faccia dell’innovazione digitale, i progetti per le rinnovabili devono essere presentati alla Commissione Pnrr-Pniec, il Piano integrato energia e clima, sugli antichi CD: impresa che spiazza i millenials e costringe tutti ad acrobazie di software per rendere i testi attuali leggibili sulle attrezzature del modernariato informatico. E gli impianti che dovrebbero mandare in pensione i fossili vengono regolarmente impallinati lungo l’iter di approvazione.
“Con l’intento di accelerare le procedure è stata creata la Commissione tecnica Pnrr-Pniec: doveva valutare i progetti entro 160 giorni”, spiega Re Rebaudengo. “Ma in molti casi si è arrivati a un anno di attesa senza cenni di risposta e ormai le aziende fanno ricorso al Tar per denunciare i ritardi. Le imprese hanno pagato al Mase, anticipatamente, oneri istruttori per quasi 90 milioni di euro per iter autorizzativi che non riescono per la maggior parte a concludersi”.

E il decreto Aree idonee che doveva servire a definire gli ambiti entro cui sviluppare più velocemente le rinnovabili salvaguardando il paesaggio? “Dopo oltre due anni di ritardo del decreto, ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e Regioni hanno trovato l’intesa su una versione del testo che è incompatibile con l’obiettivo di installare 80 gigawatt aggiuntivi al 2030 indicato dallo stesso decreto”, continua Re Rebaudengo. “I nodi che dovevano essere sciolti si sono stretti: ai regolamenti già severi delle soprintendenze si è aggiunta la facoltà delle Regioni di impedire ogni impianto fino a 7 chilometri da ogni bene tutelato, parliamo magari di un piccolo torrente o di una cappella di campagna. In pratica resta disponibile meno del 4% del territorio, a prezzi di affitto del terreno che salgono in proporzione alla scarsità del bene”.

Insomma il decreto Aree idonee ha reso inidoneo il 96% del territorio italiano. Cosa succederà quando si esamineranno le aree di accelerazione delle rinnovabili su cui l’Unione Europea ora punta? “Se dovessimo procedere per analogia rispetto a quello che è successo finora, diventerebbero aree di ulteriore frenata”, risponde il presidente di Elettricità Futura. “Ma io, anche in questa situazione di grave difficoltà, voglio mantenere aperta la porta all’ottimismo. Durante la crisi energetica in un solo anno, il 2022, le rinnovabili hanno fatto risparmiare all’Italia oltre 25 miliardi di euro. Continuo a sperare che il Governo voglia attivarsi per evitare i rischi legati a possibili shock energetici e aiutare la discesa dei prezzi dell’energia che al momento penalizzano anche il settore manifatturiero”.

 

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