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2019, Apocalisse ieri oggi e domani Atti della giornata di studio in memoria di Eugenio Corsini (Torino, 2 ottobre 2018)
Presento qui la breve postfazione che chiudeva la mia traduzione (ormai di venti anni or sono!), in cui sono delineate alcune chiavi di lettura di questo polifonico romanzo di Dostoevskij. Ovviamente, viene presupposta la lettura recente del romanzo per una migliore comprensione degli accenni, spesso ellittici, fatti nel testo.
This article focuses on the comparison between Tacitus’ Annales (Annales - Ab excessu divi Augusti) and Dostoevsky’s Demons (Besy). The analysis will be grounded on the concept of stasis developed by the ancient Greek historiographer Thucydides. The main theoretical framework is constituted by Ellen O’Gorman’s works in classical philology. The critic explained how Tacitus was influenced by Thucydides’s historiographical categories in his portrait of the imperial Rome: not only Tacitus described a period of social disorder, but he also made the reader aware of the existential condition of society who was experiencing an historical moment of crisis, and then of a complicated recovery. I will argue that the concept of «stasis» can be fruitfully applied also to Dostoevsky’s Demons, as it will be clarified by the comparison between the novel and Tacitus’ Annales.
«Troppi enigmi affliggono l'uomo sulla terra», dice Dmitrij Karamazov nella stessa pagina del romanzo citata in precedenza. E di questi enigmi il pensoso Dostoevskij del monumento e di sempre si è interessato. Della lacerazione che attraversa l'umano egli si è fatto testimone nella sua opera. Sul basamento, un grande parallelepipedo di granito, che sembra una pietra angolare, c'è scritto semplicemente «A Dostoevskij». Ora capisco il significato di quel dativo. Non siamo noi che dedichiamo a lui un monumento, ma che di tutto un mondo invisibile ed essenziale, di un «sottosuolo» che confina con «il sovrannaturale», senza fermarsi alla superficie e al superficiale, noi siamo eternamente debitori «a Dostoevskij».
This essay presents a metaphonological analysis of a dialog between Peter Verchovensky and Stavrogin from the novel ‘Demons’ by F.M. Dostoevsky, according to the definition of ‘metaphonology’ given by Sergio Cigada in 1989. Metaphonological forms of each character are hereby isolated and classified according to the sovrasegmental tracts of rhythm and volume. This way some nuances of fictional communication in Dostoevsky’s novel are reconstructed, which are read in the light of his theatrality and of the coexistence, declared by the author himself, of tragic and comic aspects. In the end the author proposes some solutions for the italian translation of the metaphonological text. Il saggio presenta l’analisi metafonologica di un dialogo fra Pëtr Verchovenskij e Stavrogin dal romanzo ‘I demòni’ di F.M. Dostoevskij, secondo la definizione di ‘metafonologia’ proposta da Sergio Cigada nel 1989. In esso vengono isolate le forme metafonologiche relative all’uno e all’altro personaggio e vengono classificate secondo i tratti sovrasegmentali del ritmo e del volume. Si ricostruiscono, così, alcune sfumature della comunicazione fittizia del romanzo dostoevskiano, lette alla luce della sua struttura teatrale e della coesistenza, in esso, di tragicità e comicità, dichiarata dall’autore stesso. In conclusione, l’autore, propone alcune soluzioni per la traduzione italiana del testo metafonologico.
Presento qui un breve saggio realizzato molti anni fa per una tesina universitaria. La mia lettura di Dostoevskij al tempo era basata ancora per lo più su testi tradotti, quindi uno dei limiti di questo articolo consiste nelle citazioni, tutte tratte da traduzioni (non ho ritenuto opportuno riverificare i testi citati sulla base degli originali russi, anche perché le mie considerazioni era appunto basate sulle traduzioni in italiano; solo in un caso, segnalato in nota, ho ricontrollato e ritradotto una citazione). Altro limite è dovuto a una certa chiave psicologista usata nell’interpretare l’arte di Dostoevskij, che oggi con ogni probabilità avrei riveduto e circoscritto. Ma in sostanza, pur con questi limiti e pur non brillando per originalità, l’articolo offre una delle possibili letture del bellissimo romanzo di Dostoevskij e potrebbe essere di stimolo a rileggere questo capolavoro.
La leggenda del Grande Inquisitore, 2020
Intervista su F. Dostoevskij, "La leggenda del Grande Inquisitore", introduzione e cura di D. Breschi, Edizioni Feeria, Panzano in Chianti (FI) 2020. A cura di Davide Brullo, apparsa su «Pangea. Rivista avventuriera di cultura & idee», 25 giugno 2020.
DANTE E RAVENNA a cura di Alfredo Cottignoli e Sebastiana Nobili, 2019
Dostoevskij, l'occhio e la penna , 2022
La meticolosa Anna Grigorevna, nel suo libro di memorie, annota fedelmente il ricordo del momento in cui Dostoevskij incontra due delle opere che più influenzeranno la sua immaginazione, la Madonna Sistina di Raffello e il Cristo morto di Holbein. Come spesso capitava allo scrittore dopo un'emozione intensa, la sua mente cedeva a quegli stati di quasi incoscienza che accompagnavano gli attacchi epilettici cui era soggetto.
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Archaeometry, 2024
2017 Gulf Southwest Annual Regional Conference Proceedings
Journal of Leadership, Accountability, and Ethics, 2013
The February Journal, 2024
Adventist University of Philippines, 2019
Nachrichten aus Niedersachens Urgeschichte Beiheft 27, 2024
Mediterraneo Antico , 2018
SAS Journal of Medicine
International Journal of Environmental Research and Public Health, 2010
Journal of Archaeological Science, 1998
Jurnal Pendidikan Teknologi Informasi (JUKANTI)
Jurnal KATA, 2017