Lettere E Filosofia

Nell’ecologia politica di André Gorz è implicita l’esigenza etica di
emancipazione del soggetto. In sintonia con l’ecomarxismo, che
rivendica forme congiunte di liberazione per esseri umani discriminati
e natura sfruttata, la critica teorica e pratica del capitalismo
è essenziale nell’ecologia politica: quest’ultima non avrebbe la sua
carica critica ed etica se le devastazioni della Terra e la distruzione
delle basi naturali della vita non fossero comprese come le
conseguenze di un modo di produzione che esige la massimizzazione
dei rendimenti e ricorre a tecniche che violano gli equilibri
biologici. Con il declino dell’autoproduzione, la perdita dei mezzi
di produzione, la scissione tra operaio e mercato, e l’induzione
dei bisogni, sono state possibili l’accumulazione capitalistica e l’espansione planetaria della sua logica economica, ma è scomparsa
la norma del sufficiente, la norma di un guadagno e beneficio sufficienti
per la copertura dei bisogni correnti e necessari. Tale norma
era ben radicata nel modo di vita tradizionale e nella cultura
vernacolare, ed era impossibile ottenere una prestazione lavorativa
non commisurata ai reali bisogni. Il fine dell’ecologia politica è
dunque, prendendo ad esempio la tradizione scomparsa, la soddisfazione – il più possibile – dei bisogni ma lavorando il meno possibile, con il minimo impiego di capitale e risorse fisiche. L’idea
che la produzione e il consumo possano essere decisi dai bisogni
effettivi degli individui, è per Gorz politicamente sovversiva: suppone
che produttori e consumatori possano riunirsi, riflettere e
decidere sovranamente; suppone una società in cui sia soppresso
il potere decisionale del capitale e dello Stato in materia di investimenti
e produzione, innovazione e politica commerciale. Di là dai
dubbi sulla natura “dell’individualismo sociale” e del “politico” dubbi sulla natura “dell’individualismo sociale” e del “politico” nel pensiero di Gorz, la sua ecologia politica mira al rafforzamento del richiamo planetario alla sostenibilità, all’uso delle risorse, alla sobrietà, alla strutturazione di una differente economia ecologica.

published in "Quanto basta. Giovani ricercatori e ricercatrici a confronto su democrazia, convivenza e sviluppo", R. Franzini Tibaldeo (ed.), Sicrea, Firenze 2012, 47-58 [ISBN: 9788883291067]

Si presentano i frammenti di statue acroteriali e
frontonali provenienti dall’area sacra di S. Antonio
(testa di sfinge del 530 a.C. ca) e altri materiali
rinvenuti nell’area urbana di Cerveteri purtroppo
non in scavi regolari ma provenienti da recuperi
effettuati ormai qualche anno addietro in circostanze
fortunose che permettono di ricostruire un sistema
decorativo del tipo Veio-Roma-Velletri, con grandi
volute acroteriali, un gruppo di Eracle ed Atena,
e lastre di sima con la sequenza toro con squame,
sbaccellatura e scena figurata.
Numerosi i frammenti pertinenti a statue di diverso
modulo, sia maschili che femminili, databili
nell’ultimo quarto del VI secolo.
Si ricostruisce un panorama estremamente interessante
che attesta il ruolo che anche Cerveteri ha avuto
nell’adozione di elaborate creazioni di coroplastica
– gruppi acroteri ali e frontonali – con soggetti
analoghi a quelli attestati a Roma e nel Lazio, in cui
venivano chiamate le stesse maestranze alle quali
una ben precisa committenza pubblica richiedeva
comuni contenuti propagandistici.