Janus è la mostra inaugurale di Palazzo Diedo che riunisce undici artisti invitati a creare opere site specific in diretto rapporto con l’architettura e legate all’antica tradizione dei mestieri d’arte di Venezia, come gli affreschi, i teleri, il vetro di Murano, i tessuti preziosi e la decorazione a terrazza dei pavimenti.
La mostra prende il nome da Giano (Janus), tra le divinità più antiche e venerate del Pantheon romano il dio degli inizi e dei passaggi che con la sua classica iconografia bifronte è in grado di guardare contemporaneamente al passato e al futuro. Questa la sfida raccolta dagli artisti nell’affrontare gli spazi settecenteschi del Palazzo e nell’interpretare in chiave contemporanea, ognuno con la propria sensibilità, le preziose tecniche artigianali che hanno reso grande la storia di Venezia.
A partire dall’ingresso trasformato da Liu Wei in un onirico spazio immersivo popolato da animali fantastici, le opere si insinuano in tutti e quattro i piani giocando sulla meraviglia e lo spaesamento o sull’affinità e la mimesi. Agli affreschi e stucchi antichi si alternano soffitti con ludici sfondati pittorici sul cielo e sul mare di Urs Fischer e AYA TAKANO, che in maniera diversa riprendono la storia dell’arte e i simboli dell’iconografia veneziana (rispettivamente la Camera degli Sposi e il Mercante di Venezia), e i “teleri” di Mariko Mori e Hiroshi Sugimoto che aprono lo sguardo sul proprio personalissimo concetto di luce. Dalla pennellata concettuale di Lee Ufan, eseguita con l’antica tecnica dell’affresco a giornate, alla tela riportata di Jim Shaw, di una tale ricchezza di dettagli e simboli da far invidia ai più enigmatici temi allegorici del passato, fino allo stucco di Ibrahim Mahama che nel soggetto e ancor più nel processo (prodotto in Ghana nella scuola da lui fondata Red Clay) ci impone una riflessione sulla storia e la memoria per affrontare i cambiamenti necessari per superare le ingiustizie del mondo contemporaneo.
La scala, le luci, il pavimento, (Carsten Holler, Sterling Ruby, Piero Golia) elementi strutturali e funzionali dello spazio, sono stati altrettanto coinvolti dal gesto conturbante degli artisti che nell’utilizzo di materiali e tecniche tradizionali, sornionamente si mimetizzano nello spazio previo generare un detournement nello spettatore al momento della loro sperimentazione.
Per approfondire le poetiche dei singoli artisti, insieme alle opere permanenti la mostra presenta anche opere di nuova produzione o concettualmente legate al contesto.
Metafora stessa di Palazzo Diedo che intende guardare al passato per poter interpretare il futuro, Janus unisce artisti di nazionalità e culture diverse ponendosi come ponte tra est e ovest, sud e nord perché nel vedere insieme il prima e il dopo si possa attraversare la soglia che ci porterà dal vecchio al nuovo.