29 maggio 2021 - 11:39

Il misterioso �Fegato di Piacenza� e gli altri reperti del nuovo Museo Archeologico piacentino

Testimonianze della citt� romana e medievale nella nuova sezione archeologica

di Chiara Vanzetto

Il misterioso �Fegato di Piacenza� e gli altri reperti del nuovo Museo Archeologico piacentino
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Settembre 1877. Arando un campo a Settima di Gossolengo, a sud di Piacenza, un contadino trova un oggetto in bronzo ricoperto di scritte enigmatiche. Considerata all’inizio di scarso valore, la sculturina viene acquistata dal Conte Francesco Caracciolo che ne intuisce l’importanza e, nel 1894, la dona alle raccolte civiche della citt� emiliana. In realt� si tratta di una testimonianza straordinaria di cultura etrusca, databile tra la fine del II secolo a.C. e la prima met� del I secolo d.C., quando la zona si trova gi� sotto il dominio romano: � il �Fegato di Piacenza�, probabile strumento di interpretazione delle interiora di vittime sacrificali, pecore e capre, che serviva agli aruspici per trarne predizioni e vaticini.

�Il “Fegato” molto ha detto e molto ha ancora da dire — commenta Antonella Gigli, direttrice dei Musei Civici piacentini di Palazzo Farnese dove il cimelio � custodito —. � un unicum, perch� testimonia come i Romani tenessero in considerazione la cultura etrusca facendola propria. Le iscrizioni che si trovano sulla parte superiore raccontano gli dei in cui credevano gli Etruschi. Ed � curioso leggere anche gli aspetti cosmologici che conserva: le due protuberanze sferiche riportano due iscrizioni, una dice “luna” e l’altra “sole”�. Oggi questo singolare reperto � tra i principali protagonisti del nuovo Museo Archeologico piacentino, aperto da pochi giorni nei suggestivi sotterranei di Palazzo Farnese. Un palazzo storico che � contenitore di tutte le raccolte civiche, tra collezioni di scultura, pittura, affreschi medievali, ceramiche, armi e una galleria di carrozze.

In questo vasto patrimonio i beni archeologici rivestiranno un’importanza speciale, perch� in citt� sono scarse le tracce di epoca antica visibili in superficie. �Il nuovo allestimento � frutto della collaborazione con la Soprintendenza di Parma e Piacenza, ma � stato anche un lavoro corale che ha coinvolto numerosi studiosi e strutture — precisa la direttrice —. Questa sezione aggiunge un tassello decisivo alla conoscenza del passato della citt�, in particolare dalla sua fondazione nel 218 a.C. fino all’insediamento dei Longobardi nel VI secolo d.C.�. Il percorso, che segue un’impostazione tematica e didattica per essere ben accessibile, espone in 15 sale 1.400 pezzi, ritrovati in citt� o sul territorio, integrati da pannelli esplicativi e installazioni multimediali: un modo concreto per ricostruire la storia di �Placentia�, ricca citt� romana in posizione strategica sul Po e sulla Via Postumia.

Si parte dalle culture preesistenti ai Romani per arrivare al passaggio verso l’Alto Medioevo: lungo l’itinerario si scoprono l’impianto urbano, l’economia e i commerci, la vita quotidiana nella domus, i monumenti civili e religiosi, la cultura funeraria. Tra le eccellenze, una statua in marmo firmata dallo scultore ateniese Kleomenes, un letto in legno con parti di rivestimento in osso scolpito, una Sfinge alata alta un metro che faceva parte di un’edicola funebre, una sala di raffinati mosaici pavimentali.

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