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Sumeri

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Sumeri
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materie:
Ricostruzione di una Ziqqurat sumerica

I sumeri ci hanno lasciato delle testimonianze che ancora oggi rimangono misteriose da capire: prime tra queste le statue degli Oranti; gli studiosi sono giunti alla conclusione che servissero come esempio nei templi durante i riti, siccome appunto "oravano", cioè pregavano.

Per quanto riguarda l'architettura grande importanza ed interesse riscuotono le Ziqqurat, cioè i templi dei sumeri, ove venivano immagazzinati i prodotti agricoli e dove i sacerdoti affidavano la terra da coltivare quotidianamente ai contadini, siccome la proprietà privata non esisteva e tutte le terre erano proprietà pubblica.

I Sumeri (abitanti di Šumer, egiziano Sangar, biblico Shinar, nativo ki-en-gir, da ki = terra, en = titolo usualmente tradotto come Signore, gir = colto, civilizzato, quindi "luogo dei signori civilizzati") sono la prima popolazione sedentaria al mondo che possa essere considerata "civilizzata". Erano rappresentati da un'etnia della Mesopotamia meridionale (odierno Iraq sud-orientale), autoctona o stanziatasi in quella regione dal tempo in cui vi migrò (attorno al 4000 a.C.) fino all'ascesa di Babilonia (attorno al 1500 a.C.). La loro scrittura cuneiforme sembra aver preceduto ogni altra forma di scrittura e compare attorno alla fine del IV millennio a.C.[1]

Mappa dei principali insediamenti della civiltà sumerica

Origine del nome

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Il termine Sumero è in realtà il nome dato agli antichi abitanti della Mesopotamia dai loro successori, il popolo semitico degli Accadi. I Sumeri, (o Shumeri da Shumer) infatti, chiamavano se stessi sag-giga, letteralmente "la gente dalla testa nera"[2] e la loro terra Ki-en-gi, "luogo dei signori civilizzati" o secondo altri autori "luogo della lingua sumera"[3][4]. La parola accadica Šumer (Sumer) utilizzata per indicare la terra dei Sumeri rappresenta, forse, questa parola sumerica in dialetto, ma non è comunque noto perché gli Accadi abbiano chiamato questa terra Šumer[4][5]. Il biblico Shinar, l'egiziano Sngr e l'ittito Šanhar(a) potrebbero essere delle varianti occidentali per la parola Šumer.[5] La Bibbia dei Settanta a sua volta rende il nome Shinar come Sennaar in greco.

Statua seduta in diorite dedicata al dio Ningishzida e raffigurante Gudea, principe neo-sumerico di Lagash (2120 a.C.), ritrovata tra le rovine di Girsu (Iraq meridionale)

Ipotesi sull'origine e l'emigrazione

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La terra di origine dei Sumeri resta ancora oggi sconosciuta, ma di una cosa si è certi, i Sumeri non erano una popolazione di stirpe semitica. Oltre a questo è ben noto che essi non furono né il primo né l'unico popolo ad abitare le terre fra il Tigri e l'Eufrate, ma che presero il posto, o meglio si integrarono, con i complessi culturali di 'Ubaid e di Uruk, gente semita che già abitava queste terre e aveva raggiunto un discreto sviluppo tecnologico e organizzativo.

Per quanto riguarda il luogo di provenienza dei Sumeri, esistono varie teorie. Le prove archeologiche dimostrerebbero che intorno al 4000 a.C. i Sumeri vivessero sui monti a nord della Mesopotamia (monti Zagros), nell'altopiano iranico, vicino all'attuale confine con la Turchia. Attorno al 3500 a.C. questa popolazione sarebbe scesa dai monti per occupare la bassa Mesopotamia, alla confluenza del Tigri e l'Eufrate. Altri studiosi hanno invece cercato somiglianze fra la lingua sumerica e gli antichi dialetti turchi e lingue indocinesi, ma nonostante gli sforzi fatti, l'origine dei Sumeri resta ancora incerta. Infine alcune allusioni letterarie sembrano invece indicare che i Sumeri provenissero dal mare.

Ha poco senso chiedersi quando i Sumeri arrivarono in Mesopotamia, anche per il fatto che non si è sicuri che il loro "arrivo" sia stato un fenomeno migratorio precisamente databile[6]. Molto più probabilmente si trattò di un'infiltrazione graduale e lenta che, come detto, portò all'integrazione con le culture locali; etichettare come "sumerica" la successiva cultura che ne originò è sì legittimo, pur sempre ricordandosi che si tratta di una semplificazione.
L'analisi del lessico sumerico è una riprova del fatto che la cultura sumerica ebbe origine da più complessi culturali integrati. Ad esempio i nomi delle città sumeriche non hanno senso nella lingua sumerica e invece presentano analogie con i nomi delle città della Mesopotamia settentrionale, corrispondenti alla civiltà di 'Ubaid. Molti termini relativi alle funzioni produttive di base (ad esempio i vocaboli che si riferiscono alla fabbricazione della birra, l'agricoltura, il cuoio, le costruzioni ecc.) non sono di origine sumerica, ma da attribuirsi ad una lingua di sostrato, con probabili connessioni nell'area iranica[6], mentre vocaboli che si riferiscono a funzioni più specialistiche e di tipo direttivo-amministrativo sono di chiara origine sumerica. Ad esempio sono di origine sumerica vocaboli inerenti all'allevamento, alla navigazione, alla scultura, al diritto (le tavolette riportano i più antichi contratti di compravendita, registrati presso il tempio, con prezzo in mine d'argento) e all'educazione.[6] Infine molte altre parole relative alle funzioni di mobilità e controllo sono di origine semitica.

Schematizzando, i Sumeri, dopo il loro arrivo, si ritrovano a convivere e ad integrarsi con due popolazioni: i Semiti, che erano più rilevanti nelle zone del nord, e una popolazione di sostrato autoctona non sumerica. I Sumeri prenderanno piede soprattutto nella bassa Mesopotamia, territorio dove sorsero le loro maggiori città.

L'alluvio mesopotamico

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La Mesopotamia, il territorio dove si sviluppò la cultura sumerica, ha dei confini abbastanza precisi: a nord è separata dall'Anatolia dal massiccio del Tauro che raggiunge i 3500 metri, ad est dalla catena degli Zagros che supera i 5000 metri con il monte Ararat, ad ovest è delimitata da steppe e deserti e, infine, a sud dal golfo Persico. Quest'ultimo nel corso dei millenni si è ritirato e le rovine di alcune città che prima sorgevano sulla costa, oggi si trovano a diversi chilometri dal mare.
La particolarità di questa regione sono i due fiumi, il Tigri e l'Eufrate, che attraversano tutta l'alluvio mesopotamico, fino a congiungersi alla foce nella zona paludosa dello Shatt-el-Arab, prima di gettarsi nel golfo Persico; anche il corso di questi due fiumi si è modificato nel corso dei millenni, soprattutto l'Eufrate che si è spostato verso occidente.[7] In questa regione le piogge sono a carattere stagionale, ciò comporta inondazioni in inverno e in primavera, intervallate da lunghi periodi di siccità, durante i quali i due fiumi possono rimanere in secca. Il problema dell'acqua fu, quindi, una delle maggiori preoccupazioni per il popolo sumerico, e di conseguenza una delle principali cause all'origine degli scontri fra le varie città mesopotamiche.[8]

La nascita delle città-stato

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A partire dal periodo protodinastico (ca. 2900 a.C.) i Sumeri erano divisi in varie città-stato indipendenti, che esercitavano il loro potere su un territorio di circa 30 km di diametro[9] e i cui confini erano solitamente definiti da canali. I due edifici più importanti di ogni città erano il tempio, solitamente dedicato ad uno specifico dio, e un "palazzo", sede del potere "statale".

La centralità del tempio è evidente fin dagli esordi della civiltà sumerica (fase di Uruk; ca. 3500 a.C.), essendo inizialmente sia centro religioso che economico ed organizzativo.[10] In particolare nel tempio, oltre alle cerimonie religiose, venivano raccolte ed amministrate le eccedenze alimentari grazie alla presenza di magazzini, archivi ed ambienti di lavoro. A partire dal periodo proto-dinastico, il tempio, però, inizia a perdere il suo ruolo centrale per quanto concerne il potere decisionale ed organizzativo a scapito del palazzo, nonostante continui a mantenere le sue funzioni religiose e anche quelle economiche[11]. Questo fu un avvenimento di grande importanza: da una classe dirigente "sacerdotale", tendenzialmente "anonima" in quanto rappresentante del dio e che quindi non necessitava di legittimazione, si passò ad una classe dirigente "laica", che aveva invece la necessità di legittimare e affermare il proprio potere di fronte agli occhi del popolo e agli altri pretendenti al potere.

Le città sumeriche entrarono ben presto in competizione, soprattutto per il controllo e l'amministrazione della rete dei canali, indispensabili per drenare le acque in eccesso e al tempo stesso distribuirle alle zone più lontane.[12]. La costruzione di un nuovo canale o la deviazione di un tratto di canale "a monte" andava, ovviamente, ad influire su quelli "a valle", con ingenti ripercussioni per le varie città. I primi canali a carattere locale vennero costruiti già nell'epoca di 'Ubaid, ma è solo dal IV millennio a.C. che si assiste ad opere più ingenti, che collegano più città permettendo lo sviluppo del trasporto fluviale.[13]

Le varie città-stato, controllavano un territorio che si estendeva anche al di fuori delle mura, integrando i villaggi circostanti. La popolazione dei villaggi doveva contribuire all'accumulazione degli alimenti cedendo una parte della produzione agricola e fornire mano d'opera (corvée) oltre che militare in caso di bisogno.[14]

Il governo delle città

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Ogni città era governata da una dinastia locale (bala) e i termini usati per indicare il regnante variano da città a città. Ad esempio il termine en, con significato di "gran sacerdote", è utilizzato ad Uruk, il termine ensi, con significato di "fattore del dio", a Lagash, il termine lugal (letteralmente "uomo grande") con significato di "re", nelle città di Ur e Kish.[9] Questi termini hanno significati e sfumature diverse che rispecchiano le diverse ideologie alla base del potere. Il termine en evidenzia in modo chiaro che all'inizio il potere era nelle mani del tempio e come questo sia ancora, in alcune città, una forte presenza; il termine ensi sta ad indicare che il dio ha concesso la fiducia a quella specifica dinastia nel governo della città; infine il termine lugal sottolinea la nascita di una regalità "laica", dove il re assume caratteristiche e qualità più umane.[9] Le prime due titolature sono presenti anche nelle epoche più antiche (fase di Uruk e Gemdet Nasr; ca. 3500-3000 a.C.) mentre il termine lugal appare solo a partire dal periodo proto-dinastico quando, per l'appunto, si assiste alla nascita del "palazzo".

Il termine lugal non deve comunque ingannare: il re resta ancora subordinato al dio ed ogni sua azione è legittimata dal volere divino: senza il consenso della divinità ogni azione è destinata a fallire[15]. La regalità è perciò donata dagli dei e i re sono amministratori di un territorio e una popolazione che comunque appartengono alla divinità. Il termine lugal, quindi, più che descrivere una regalità laica, che nega o si distacca dalla religione, vuole sottolineare la necessità da parte del "palazzo" di mettere sotto controllo e subordinare il tempio e le sue attività rispetto a quelle del palazzo. La "laicizzazione" del potere ebbe come conseguenza l'idea che il re fosse un uomo come tutti gli altri e che dovesse in qualche modo giustificare le proprie azioni. A partire dal periodo proto-dinastico appaiono, perciò, le prime iscrizioni regie su vasi, fondazioni di templi, statue oltre ai primi veri e propri monumenti celebrativi (si veda ad esempio la famosa stele degli avvoltoi), proprio con lo scopo di dimostrare la grandezza, l'efficienza e le qualità del re, oltre al suo stretto legame e i suoi buoni rapporti con la divinità.[16]

Società

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Esistevano tre classi sociali:

  • La classe alta era formata dai sacerdoti, i nobili, i governanti e i funzionari
  • La classe media che comprendeva mercanti e artigiani. Questi venivano detti anche “uomini liberi”.
  • Infine vi erano agricoltori (molto spesso mezzadri) e pastori che conducevano un basso tenore di vita e non possedevano nessun peso politico.

Inoltre era praticata la schiavitù.

La nobiltà e la classe sacerdotale possedevano le terre e beneficiavano dei relativi proventi. Essi non dovevano pagare tributi al re, anche se periodicamente gli offrivano doni, che corrispondevano di fatto a delle tasse.

La classe borghese era il risultato dei fiorenti commerci, che costituivano l'unica ricchezza di un paese, povero di materie prime, che era costretto ad importare tutto dall'estero.
La classe media comprendeva anche gli artigiani e tutte quelle persone addette alle funzioni più disparate. Questi dovevano pagare le imposte e periodicamente offrire la loro mano d'opera per lavori pubblici (per esempio la riparazione dei canali di irrigazione). Di solito venivano ricompensati con le eccedenze agricole. Agricoltori e pastori conducevano un tenore di vita basso e non avevano nessun peso politico.

La condizione delle donne

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La condizione delle donne di Sumer è quantomai complessa. Pare fossero riconosciute come persone con capacità giuridiche, che potessero possedere e gestire proprietà terriere e intraprendere attività commerciali in proprio. Sono attestati casi di donne scriba e numerose erano le sacerdotesse legate ai grandi santuari cittadini. La carica di en della dea Inanna, di grande prestigio e potere, poteva essere unicamente ricoperta da una donna, spesso una delle figlie del re. Principesse e regnanti godevano della gestione del proprio palazzo e del personale ad esso connesso, avevano una rendita e un sigillo (strumento di potere e burocratico per eccellenza nel mondo sumerico), indice della propria indipendenza economica e giuridica.

L'educazione

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Vita di un povero scolaro
Questo è il racconto di una tipica giornata di uno scolaro sumero, ritrovato su una tavoletta, che dimostra quanto fosse severa e rigida l'educazione scolastica.

Quando mi alzavo presto la mattina,
mi volgevo a mia madre e le dicevo:
"Dammi la colazione, devo andare a scuola!"
Mia madre mi dava due focacce e io uscivo;
mia madre mi dava due focacce e io andavo a scuola.
A scuola l'incaricato della puntualità diceva:
"Perché sei in ritardo?"
Io ero impaurito e il cuore mi batteva,
entravo davanti al mio maestro e facevo l'inchino.
Il mio direttore leggeva la mia tavoletta, diceva:
"Ci manca qualcosa", mi bastonava.
L'incaricato del silenzio diceva:
"Perché parlavi senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato della condotta diceva:
"Perché ti sei alzato senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato della frusta diceva:
"Perché hai preso questo senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato di sumerico diceva:
"Perché non hai parlato sumerico?", mi bastonava.
Il mio maestro diceva:
"La tua mano non è buona", mi bastonava.

Le scuole sumere, dette edubba (casa delle tavolette), possono essere considerate le prime scuole dell'umanità e compaiono attorno al III millennio a.C.[17] Inizialmente l'istruzione era associata con il “sacerdozio” e lo scopo di queste scuole era quello di fornire scribi capaci di gestire l'amministrazione del Tempio e del Palazzo. Successivamente la situazione mutò, in quanto si formarono scuole al di fuori dei templi e l'insegnamento prese a sua volta un carattere più laico. Queste scuole erano frequentate esclusivamente dai figli delle famiglie ricche che potevano permettersi di sostenere le spese degli studi e la quasi totalità degli scolari erano di sesso maschile[18].

A capo della scuola stava l'ummia, una sorta di moderno preside che veniva anche detto "il padre della scuola". Gli alunni erano detti "i figli della scuola" e vi erano poi i "fratelli maggiori" che erano i professori assistenti che svolgevano le mansioni d'insegnamento[19]. A questi si aggiungevano delle persone addette alla disciplina, che frustavano gli scolari poco disciplinati.

Dalle numerose tavolette che sono state ritrovate sappiamo che l'insegnamento era soltanto di tipo pratico: imparare a memoria la grammatica e la complessa pratica della scrittura. Per ottenere questo risultato gli scolari dovevano ricopiare lunghe liste di nomi di piante, animali, pietre ecc. fino a quando non erano in grado di riprodurle con facilità e scioltezza. Gli insegnanti controllavano, quindi, l'esattezza del compito svolto. Nella seconda metà del III millennio a.C. si ravvisa anche un secondo tipo di programma di insegnamento, più letterario e creativo. Questo consisteva nel copiare, imitare e creare testi letterari che riguardavano quasi sempre miti e racconti epici[20].

La scuola sumera era molto dura e pesante: gli allievi venivano obbligati a studiare duramente dall'alba al tramonto a partire dalla prima infanzia fino all'adolescienza.[21] Non sappiamo se erano presenti vacanze, mentre il metodo pedagogico si basava soprattutto su punizioni corporali, come dimostra la presenza degli addetti alla disciplina; gli allievi, dice il maestro in una tavoletta, hanno le orecchie nella schiena.

Schiavitù

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Nella società sumerica sembra fosse molto praticata la schiavitù. Gli schiavi erano più che altro prigionieri di guerra, ma potevano perdere la loro libertà anche cittadini che non saldavano i loro debiti: infatti un uomo che non restituiva un prestito rischiava di diventare schiavo con tutta la sua famiglia. Il figlio di una coppia di schiavi o di una schiava e un uomo libero diventava a suo volta schiavo. Inoltre c'era anche una forma di "interesse": coloro che facevano dei prestiti pretendevano anche gli interessi in più.

Amministrazione e politica

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I Sumeri abitavano in diverse città-stato, ognuna centrata su un tempio dedicato al dio della città e governata da un re-sacerdote, intimamente legato ai riti religiosi della città.

Alcune tra le più grandi città furono (non in ordine cronologico): Babel, Ninive, Eridu, Kish, Lagash, Uruk, Ur e Nippur. Come queste città cominciarono a crescere, sentirono l'esigenza di primeggiare l'una sull'altra, provocando così un millennio di quasi incessanti guerre sui diritti per l'acqua, le rotte commerciali e i tributi dalle tribù nomadi.

Agricoltura

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Il primo manuale di agricoltura
Una tavoletta ritrovata a Nippur, sembra essere il primo "manuale" della storia. Questa tavoletta si compone infatti di una serie di istruzioni rivolte da un fattore al proprio figlio circa le attività agricole da attuare per ottenere un buon raccolto. Vieni qui presentata la prima parte.

"Nel tempo che fu, un fattore diede questi consigli al proprio figlio: sul punto di coltivare il tuo campo, abbi cura di aprire i canali d'irrigazione in modo che l'acqua non raggiunga nel campo un livello troppo alto. Quando l'avrai vuotato dell'acqua, vigila sulla terra umica perché resti piana; non permettere che la calpesti alcun bove vagante. Caccia le bestie randage e tratta questo campo come un terreno compatto. Dissodalo con dei martelli pesanti non più di 2/3 di libbra ciascuno. La stoppia (?) del campo dovrà essere strappata a mano e legata in covoni. Le sue crepe dovranno essere colmate con l'erpice e i quattro lati verranno recintati. Mentre il campo brucia al sole estivo sia diviso in settori uguali. Gli attrezzi vibrino di attività (?). La sbarra del gioco dovrà essere rinforzata, la tua nuova frusta fissata con chiodi e il manico di quella vecchia riparato dai figli dei braccianti."

(tratto da Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, pag. 73 )

L'agricoltura è sempre stata la base dell'economia sumera, la fonte principale della vita e del loro benessere. I primi documenti scritti del periodo proto-dinastico, integrati con i dati archeologici e paleo-ecologici, permettono di far luce sul tipo di colture e modalità di coltivazione utilizzate[22].

Le prime sperimentazioni di coltivazioni in Medio Oriente risalgono almeno al 7000 a.C., ma è con l'arrivo dei Sumeri che l'agricoltura mesopotamica fa un grande balzo in avanti, soprattutto grazie alla loro abilità nel costruire impianti di irrigazione. A partire dal periodo di Uruk venne introdotto l'aratro a trazione animale e l'irrigazione estensiva, favorendo così una ricca produzione agricola. Essendo la Mesopotamia un territorio soggetto a siccità, i campi erano creati nelle aree adiacenti ai canali. Questi erano costruiti a un livello superiore rispetto alla piana circostante, permettendo all'acqua di defluire naturalmente nei terreni agricoli[23]. I campi si affacciavano al canale sul lato corto e venivano irrigati e arati in direzione del lato lungo; questo dava la possibilità di irrigare un maggior numero di campi[22]. Le coltivazioni si disponevano perciò a "doppio pettine" intorno ai canali. Non tutti i terreni erano coltivati, ma si attuava una rotazione biennale, lasciando riposare i campi utilizzati l'anno precedente. Le produzioni, almeno inizialmente, erano molto buone, nell'ordine di 20:1 o anche di 30:1[24].

Le zone adiacenti ai canali erano coltivate a cipolle, aglio, legumi e palme da dattero, mentre i terreni più difficilmente raggiungibili dall'irrigazione erano destinati ai cereali: orzo, frumento, emmer[22]. Le tavolette sumeriche ci informano che già dal periodo proto-dinastico molti campi vennero abbandonati per eccessiva salinizzazione, dovuta al fatto che l'acqua non drenata, evaporando, lascia sali sul terreno[23]. Questo avveniva soprattutto nei territori pianeggianti del sud mesopotamico, e qui, perciò, era quasi esclusivamente coltivato l'orzo (più resistente), mentre nel nord vi era un sostanziale equilibrio fra orzo, frumento ed emmer[25]. L'orzo era anche impiegato per produrre la birra, che probabilmente aveva una consistenza più densa rispetto a quella attuale, visto che in alcuni rilievi i personaggi rappresentati la bevono attraverso delle cannucce[25].

Per quanto riguarda l'orzo e i cereali in generale, aratura e semina si effettuavano contemporaneamente grazie a una seminatrice. Al momento della mietitura gli uomini lavorano a gruppi di tre: un falciatore, un accovonatore e un terzo di cui non si conosce esattamente la mansione[26]. Dopo la mietitura i contadini usavano carri trebbiatori per separare le teste dei cereali dai gambi e poi un traino trebbiatore per raccoglierne i chicchi[26].

I contadini non potevano tenere la maggior parte del raccolto visto che circa i due terzi di questo veniva trasportato nei magazzini del tempio o del palazzo[24].

Economia e commercio

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Ritrocementi di ossidiana proveniente da luoghi lontani in Anatolia e in Afghanistan, perle dal Dilmun (odierno Bahrain), legname dal Libano e parecchi sigilli con sopra incisi scritti della Valle dell'Indo, suggeriscono un'ampia rete di antichi commerci centrata nel Golfo Persico.

Il poema di Gilgamesh, si riferisce al commercio con terre lontane, per beni come la legna che scarseggiavano in Mesopotamia. In particolare era stimato il cedro del Libano.

I Sumeri usavano schiavi, anche se non erano fondamentali per l'economia. Le donne schiave lavoravano come tessitrici, pressatrici, massaie e facchini.

I vasai Sumeri decoravano le loro opere con dipinti in olio di cedro. I vasai usavano archetti di legno per produrre il fuoco necessario per cuocere i vasi e, per primi, usavano il tornio. I muratori e gioiellieri Sumeri conoscevano e utilizzavano l'avorio, l'oro, l'argento, la galena e i lapislazzuli.

Di grande importanza era l'uso di moneta non coniata, le cosiddette mine d'argento, per le transazioni più importanti. Una tavoletta riporta la compravendita di un podere, con prezzo stabilito in mine[27]. Ma ancora più interessante è notare che tale tavoletta fu rinvenuta presso il tempio, la qual cosa fa supporre che i contratti immobiliari già venivano conservati (vedasi istituto giuridico della trascrizione).

Riguardo ai sigilli, di vario genere, impressi sui vasi, si può ipotizzare che attestassero il contenuto (es. olio), il produttore, la provenienza (es. Uruk), la quantità, ecc., con sorprendente analogia alla moderna etichettatura di protezione per evitare le frodi alimentari o le imitazioni servili.

Esercito

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I primi reperti che rappresentano scenari di guerra appartengono al periodo di Uruk[28]. Tra le antiche armi rinvenute si annovera una mazza di pietra, probabilmente appartenuta al re Meselim di Kish (ca. 2600 a.C.).

Inizialmente le armate sumere erano principalmente costituite da fanteria. Questa si serviva delle stesse armi usate per la caccia: lance e archi semplici (l'arco ricurvo non era ancora stato inventato).

Nel corso del III millennio a.C. venne introdotto il bronzo, con il quale si crearono spade, asce ed elmi. Altra importante introduzione, sempre in questo periodo, fu il carro da guerra[28]. I carri sumeri, trainati da onagri e condotti da un auriga, erano composti da una cesta intrecciata e quattro ruote piene. A fianco dell'auriga trovava posto un lanciatore di giavellotti. Queste antiche carrozze, meno efficaci in combattimento rispetto ai successivi progetti, erano però usate principalmente per il trasporto di armi e materiali[28]. Attorno alla metà del II millennio a.C. avviene un nuovo radicale cambiamento nell'arte della guerra, grazie all'introduzione, dal vicino Egitto, del cavallo. I pesanti carri a ruote piene iniziano ad essere sostituiti da più leggeri carri con ruote a raggi, che vengono trainati dai cavalli. L'uso intensivo del cavallo, e la creazione di una cavalleria, si dovrà comunque all'esercito assiro.

La fanteria regolare usava anche caschi di rame, mantelli di feltro e una specie di kilt in cuoio o lana.

Le lente falangi dell'esercito sumero, armate di pesanti lance e scudi, furono la causa della sconfitta contro l'armata di Sargon il Grande, il cui esercito era invece dotato in gran parte di arcieri a cavallo, che permettevano di falcidiare i fanti sumeri senza troppe perdite.

Religione

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Frammento di stele rappresentante una divinità sumerica, 2120 a.C. Girsu, Tellō (Iraq meridionale)

È difficile parlare di una religione Sumera in quanto tale, siccome i credi e i riti variavano molto nel tempo e nelle distanze, e ogni città aveva il suo intreccio di mitologia e teologia.

I Sumeri adoravano una triade principale, rappresentata da An, dio del cielo; da Enlil, dio dell'aria, o dell'alito del vento e delle grandi tempeste (si consideri che il territorio è alluvionale e palustre; la parola paradiso, di derivazione indoeuropea, significa forse giardino palustre)  ; e da Enki, dio della terra o del sottosuolo. Veneravano inoltre la dea Inanna, dea dell'amore e della guerra (equivalente alla dea Accadica Ishtar), il dio Dumuzi, dio della pastorizia, il dio Ningirsu patrono della città di Lagash, la dea Nammu, dea generatrice, e altre divinità, circa seicento, suddivise fra dei minori ed oggetti sacri.

Gli dei Sumeri (dingir, plurale dingir-dingir oppure dingir-e-ne) erano generalmente i patroni di particolari città, dove venivano venerati e avevano il loro tempio. La loro importanza religiosa logicamente seguiva le sorti politiche della città, cosicché spesso predominava, anche su tutto il paese, a volte invece era asservita ai voleri del vincitore. Particolarmente temuta era la distruzione del simulacro sacro, o il furto della statua che veniva portata in esilio dal nemico.

Secondo il credo Sumero, gli dei avrebbero creato gli umani dall'argilla, per usarli come servitori. Spesso gli dei esprimevano la loro ira e frustrazione nei terremoti: l'essenza della religione Sumera era sottolineare che tutta l'umanità stava alla mercé degli dei.

I Sumeri credevano che l'universo consistesse in un disco piatto racchiuso in una cupola. L'aldilà significava la discesa in un vile mondo inferiore, per passare l'eternità in una miserabile esistenza come un fantasma (Gidim).

I templi sumeri erano costituiti da una navata centrale con corridoi ai lati. A fianco dei corridoi c'erano le stanze dei sacerdoti, alla fine di uno dei due c'era un palco e una tavola di argilla per i sacrifici animali e vegetali. I granai e i magazzino si trovavano solitamente vicino ai templi. Dopo un certo periodo, i Sumeri cominciarono a piazzare i templi sopra colline artificiali, terrazzate e a più strati: le ziggurat.

Matematica e geometria

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I Sumeri fondarono le basi della matematica, e con questa la geometria e molti teoremi.

Tecnologia

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Le imbarcazioni sumeriche potevano essere composte di canne o di legname; la scarsità di materiale ligneo adatto alla navigazione spinse i Sumeri ad utilizzare barche in giunchi, specialmente nei periodi più antichi. In seguito (dalla metà del III millennio) grazie al commercio e all'utilizzo degli alberi presenti sul territorio, si diffusero anche imbarcazioni composte con assi di legno. Dopo la costruzione lo scafo veniva rivestito da uno o più strati di bitume, allo scopo di renderlo impermeabile e di ridurre l'azione di organismi acquatici nocivi. In alcuni casi al posto del bitume si utilizzavano delle pelli animali, opportunamente trattate e disposte sopra i fasci di canne. L'utilizzo della vela è attestato inizialmente solo per i viaggi marittimi, ma quando le imbarcazioni divennero più resistenti fu possibile installare un albero (singolo o doppio) anche sulle barche fluviali. Normalmente le barche si spostavano grazie a pagaie e a pertiche, utilizzate anche come remi sterzanti. Avendo le correnti di Tigri ed Eufrate lo stesso verso del vento dominante, risalire i fiumi con i normali mezzi nautici era un'impresa quasi impossibile. A tale scopo si diffuse l'alaggio, la pratica secondo cui l'imbarcazione veniva trainata da riva da uomini che utilizzavano delle spesse corde.

Eredità

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I Sumeri sono probabilmente ricordati principalmente per le loro molte invenzioni che ci hanno lasciato in eredità. Molti studiosi ritengono che la prima ruota sia comparsa in queste terre, nata prima sotto forma di tornio da vasaio. La scrittura cuneiforme è la prima di cui abbiamo notizia (con la possibile eccezione dell'ambigua e molto discussa antica scrittura europea{}), contemporanea, o molto probabilmente antecedente, ai geroglifici egiziani di almeno settantacinque anni. I Sumeri furono inoltre fra i primi veri astronomi. Mapparono le stelle in insiemi di costellazioni, molte delle quali sopravvivono nell'attuale zodiaco[29] e conoscevano i cinque pianeti visibili a occhio nudo[30].

Questa popolazione inventò e sviluppò l'aritmetica elaborando un sistema sessagesimale. Usando il sistema sessagesimale inventarono l'orologio{ con i relativi 60 secondi, 60 minuti e 12 ore{ ed i 12 mesi del calendario che sono ancora in uso. Inventarono la carrozza e le formazioni militari e furono i primi ad introdurre una divisione fra fanteria, cavalleria ed arcieri. Crearono inoltre il primo codice di diritto ed un sistema amministrativo completo di tribunali, prigioni e archivi governativi. Molti secoli dopo l'invenzione del cuneiforme, la pratica della scrittura si estese oltre i certificati di pagamento/debito e d'inventario e fu applicata per la prima volta nel 2600 a.C. per messaggi scritti e la consegna della posta, per la storia, le leggende, la matematica, le annotazioni astronomiche ed altre attività, corrispondenti generalmente ai campi di cui si occupavano insegnanti ed allievi. Di conseguenza le prime scuole convenzionali nacquero e si svilupparono sotto gli auspici del tempio principale della città-stato.

Ma ai Sumeri si deve soprattutto l'introduzione di un'agricoltura sistematica nell'antica Mesopotamia. Grano Einkorn e Emmer, orzo, pecore (all'inizio mufloni) e bovini (all'inizio bisonti europei) furono tra le più importanti specie coltivate ed allevate per la prima volta su larga scala.
Queste innovazioni fanno sì che i Sumeri siano considerati tra le culture più creative della preistoria e della storia dell'umanità. Enzo Biagi, nel suo libro Testimone del tempo, narra di aver conosciuto in California un barbiere celibe, fedele della Chiesa Caldea, che si vantava di essere l'ultimo sumero della Terra.

Note

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  1. Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 10.
  2. W. Hallo, W. Simpson, The Ancient Near East, pag. 28
  3. John Nicholas Postgate, Early Mesopotamia: Society and Economy at the Dawn of History. Postgate afferma che la parola eme, "lingua", potrebbe essere diventata en, "signore", attraverso un'assimilazione consonantica.
  4. 4,0 4,1 Sumerian Questions and Answers URL consultato il 15-01-2008.
  5. 5,0 5,1 K. van der Toorn, P. W. van der Horst,Nimrod before and after the Bible, The Harvard Theological Review, pagg. 1-29
  6. 6,0 6,1 6,2 Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 123
  7. Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 20
  8. Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 21
  9. 9,0 9,1 9,2 Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 131
  10. Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 124
  11. Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 125
  12. Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 84
  13. Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 85
  14. Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 127
  15. Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag. 109
  16. Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 134
  17. Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 21
  18. Alcuni documenti sembrano però segnalare anche la presenza di scribi femmine, anche se probabilmente queste dovettero ricevere un'educazione privata.
  19. Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 23
  20. Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 25.
  21. Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 26.
  22. 22,0 22,1 22,2 Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 128
  23. 23,0 23,1 Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 94
  24. 24,0 24,1 Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 129
  25. 25,0 25,1 Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 96
  26. 26,0 26,1 Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, pag. 74
  27. Giovanni Pettinato, I sumeri
  28. 28,0 28,1 28,2 Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 49
  29. History of Constellation and Star Names
  30. Sumerian Questions and Answers

Bibliografia

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  • Liverani, Mario, Antico Oriente, Laterza, 1984.
  • Pettinato, Giovanni, Sumeri, Rusconi, 1994.
  • G. R. Castellino (a cura di), Testi sumerici e accadici, Torino, UTET, 1977.
  • G. Pettinato (a cura di), Mitologia sumerica, Torino, UTET, 2001 (antologia di testi mitologici sumerici in traduzione italiana).
  • E. Ascalone. Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi. Milano, Mondadori Electa, 2005. ISBN 88-370-3276-5
  • S. N. Kramer. I sumeri alle radici della storia. Roma, Newton & Compton, 1979. ISBN 88-8183-776-5

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