Vai al contenuto

Walter Veltroni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Walter Veltroni nel 2008

Walter Veltroni (1955 – vivente), politico, giornalista, scrittore e regista italiano.

Citazioni di Walter Veltroni

[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • L'attimo fuggente sperava un Sessantotto che non c'è stato. I ragazzi che lo vedevano si commuovevano quando gli alunni del professor Robin Williams salgono sui banchi a declamare: «Oh, capitano, mio capitano». Tutti ci siamo commossi ed emozionati, rispondendo, come d'altronde si deve fare, alla intelligente sollecitazione del regista.[1]
  • Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possibile, è stato così.[2]
  • [Al funerale di Stato di Nilde Iotti] La tua eredità politica e civile è un tesoro prezioso. Lo porteremo con noi nell'Italia che comincia il nuovo secolo.[3]
  • Davvero, io considero che se farò di nuovo il sindaco di Roma nel corso dei prossimi cinque anni, alla fine di questo secondo quinquennio io avrò concluso la mia esperienza politica. – Davvero? – Sì, perché non bisogna fare la politica a vita.[4]
  • Il cinema italiano con Alida Valli perde uno dei volti più intensi e significativi. Al suo straordinario talento interpretativo sono legate alcune delle migliori opere dei grandi maestri della nostra cinematografia.[5]
  • Con Oriana Fallaci se ne va una giornalista coraggiosa, una scrittrice libera. Le sue interviste e i suoi reportage hanno aiutato generazioni di italiani a comprendere i fatti del mondo, a conoscerne le storie. Le pagine dei suoi libri sono quelle di una scrittrice di livello internazionale, che nel corso della sua vita non ha mai avuto timore di prendere posizione, di esprimere le proprie idee, di scegliere con chiarezza e con nettezza da che parte stare. L'Italia perde, con lei, la voce forte di una donna impegnata, di un'intellettuale indipendente.[6]
  • La seconda edizione della Festa del Cinema di Roma si presenta come un grande evento in grado di unire un carattere popolare e di larga partecipazione di pubblico a una capacità di ricerca e di innovazione. Già dalle prime opere che siamo in grado e abbiamo ritenuto opportuno annunciare, la Festa ha l'obiettivo di richiamare tanti spettatori e allo stesso tempo offrire una proposta di altissima qualità. Le varie sezioni raggiungono un equilibrio armonico: Premiere sarà l'occasione per ospitare grandi produzioni e amatissime star, il concorso presenterà il meglio del cinema d'autore internazionale, la sezione Extra sarà il luogo della sperimentazione, degli incontri, della contaminazione tra il cinema e le altre arti, Alice confermerà di essere la rassegna più prestigiosa per le pellicole rivolte ai giovani. Siamo felici di poter contribuire così, in un rapporto positivo con gli altri festival italiani a cui auguriamo il più grande successo, al rafforzamento di una piattaforma nazionale del cinema in grado di competere con grande prestigio nell'arena della cinematografia mondiale.[7]
  • Lasciamo stare il Pantheon... ognuno di noi ce l'ha dentro di sé e lo alimenta delle ricchezze di cui ha bisogno. [...] Sinistra è una bellissima parola, sta dentro di noi, è un insieme di valori, di passioni. [...] Sono di sinistra se, di fronte alla solitudine di un'anziana malata, mi accorgo che anche la mia vita perde qualcosa; sono di sinistra se le rinunce di una famiglia di quattro persone rendono la mia più povera; sono di sinistra se vedo un bambino che muore di fame, e in quel momento è mio figlio, mio fratello piccolo. [...] [essere di sinistra] non è appartenere ad un partito di quell'area, ma quello per cui mi batto. Ciò per cui mi batto mi descrive più di ogni altra cosa.[8]
  • [Su Tangentopoli] Sì, quegli anni sono stati degli anni terribili. Io facevo il direttore dell'Unità e penso di poter dire che abbiamo tenuto fuori il giornale dall'impazzimento giustizialista che c'era, andando contro anche all'arresto del fratello di Berlusconi; questo perché faccio fatica ad accettare la dilatazione della carcerazione preventiva per chi non ha compiuto atti contro altre persone. Sono convinto che vanno condannate in maniera forte la corruzione e l'utilizzo spregiudicato del potere: perché sì, in quegli anni i giudici sono andati oltre i loro confini, però poi c'è stata contro i magistrati una campagna inaccettabile; e per questo quella è una stagione che non andrebbe ripetuta, nel senso dell'uso di strumenti giudiziari (secondo me sproporzionati rispetto alla situazione data) e nel senso che non va neanche ripetuta quella soluzione di corruzione spaventosa che questo paese ha conosciuto e ha vissuto e che non so neanche dire se sia del tutto finito.[9]
  • E forse, un giorno, ricorderemo che qui, oggi, in una bellissima domenica italiana, tutto è cominciato.[10]
  • Con Fernanda Pivano l'Italia scoprì l'America, era una donna straordinaria, una donna di novant'anni che aveva la curiosità di una ragazza... cui la cultura italiana deve moltissimo.[11]
  • Beniamino Placido è stato un genio moderno. Era una persona splendida, un intellettuale aperto al nuovo e curioso. I suoi articoli sui media, i suoi libri e le sue trasmissioni televisive erano lievi, eleganti e popolari.[12]
  • Il suo talento [di Rino Gaetano] è nella capacità straordinaria di leggere l'Italia e gli italiani attraverso il gioco e la provocazione intelligente, la denuncia sociale e il nonsense, il ribaltamento degli schemi che è, necessariamente, ribaltamento della verità di comodo, delle dichiarazioni ufficiali, della politica incipriata del Palazzo, degli stereotopi di un benpensantismo ingrassato e moralista.[13]
  • [Rino Gaetano] Ma è un cavaliere irriverente: quando calca il palco del sanremese Ariston per cantare Gianna lo fa in frac e camicia a righe rosse, con cilindro e scarpe da ginnastica. In questo pastiche di parole, colori, suoni, urla e smorfie, la cifra che lo distingue fra tutti è quella dell'ironia, vissuta col cuore, con la passione totale, mai con la freddezza, mai con distacco. L'ironia è la sua arma di poeta e, per dirla con un filosofo, in Rino "l'ironia è l'occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l'assurdo, il vano dell'esistenza".[13]
  • Rino Gaetano continua a fiorire ovunque, anche se lui non c'è più, e questo perché la sua figura, la sua musica sono ancora profondamente parte dell'immaginario collettivo e della memoria del nostro Paese. La sua musica suona ancora come un manifesto di geniale protesta, perché Rino non si erge mai a censore, giudice o moralizzatore: egli racconta il mondo attraverso i suoi desideri e la sua ironia, la sua voglia di liberazione da ansie individuali e ingiustizie sociali, i suoi sogni, le sue illusioni d'artista.[13]
  • Rino si butta sulla scena, si getta sul pubblico, sull'Italia, sulla politica, e lo fa senza un paracadute che non sia la sua bravura d'artista. Attacca, provoca, eppure è indifeso, "figlio unico" in un Paese che stenta a trovare se stesso e che vede in Rino il giullare, il cantautore "strano", quello che canta canzoni enigmatiche, incomprensibili, assude.[13]
  • [Sulle primarie per il sindaco di Napoli] Ho visto che a Napoli c'erano molti cinesi che votavano. O erano dei cinesi democratici, o c'era qualcosa che non va.[14]
  • [Oscar Luigi Scalfaro] Un presidente amato e che aveva saputo fare della Costituzione la sua bussola in una delle fasi più difficili e per molti versi drammatiche della nostra storia. [...] Mi piace ricordare anche quel legame strettissimo che ancora oggi aveva coi giovani: con loro si incontrava parlava e ascoltava senza mai stancarsi.[15]
  • Vedo solo ora che mi si chiede di scusarmi per la candidatura di Calearo. Calearo ha mostrato di essere una persona orrenda. Quando il pd, all' unanimità, lo candidò sembrava diverso. La politica fa perdere la testa a molta gente. Come dimostrano molti altri casi anche peggiori delle orrende frasi di Calearo. C'è gente, non scelta da me, che non ha mai messo piede in Parlamento o che ha dato vita a comportamenti sui quali ha indagato la magistratura. In altre legislature e in molti comuni succedono cose analoghe. Da tutti accetto critiche. Ma non da chi in questi anni ha fatto cadere due volte i governi di centro sinistra con il proprio estremismo. C'è molta gente che dovrebbe scusarsi per gli errori tragici che ha compiuto. Io mi sono dimesso, che è molto di più.[16]
  • [Su Pietro Mennea] Era il nero bianco, con una feroce determinazione nell'affrontare la vita fuori dalla pista d'atletica.[17]
  • Passa solo un anno e nasce l'Elea 9003, il primo computer completamente a transistor. Per disegnarlo viene incaricato Ettore Sottsass. [...] È sulle scale di quel palazzo che Mario, sconvolto, avverte l'architetto della morte improvvisa, a febbraio del 1960, di Adriano Olivetti. Una fine che peserà sul destino dell'azienda, dell'industria italiana e del paese. Solo qualche mese prima Olivetti e Tochou avevano presentato al presidente Gronchi la magnifica Elea 9003 – tanto bella da far vincere a Sottsass il premio «Compasso d'oro» per il design – che viene venduta già in 40 esemplari a industrie varie.[18]
  • Pensate se il Rinascimento avesse cancellato il Medioevo o se ora arrivasse una nuova religione a radere al suolo i segni di chi l'ha preceduta. Vivremmo in uno stupido presente eterno. La storia consegna i suoi prodotti, le sue opere d'arte, la sua architettura ai posteri perché abbiano coscienza e memoria della loro civiltà. Mi sembra assurdo che si continui a nascondere un ventennio che è parte tragica della nostra storia.[19]
  • Il portiere è un mestiere per uomini forti. Bisogna avere un carattere sicuro, un'abitudine non annoiata ai propri pensieri. Bisogna saper guidare chi gioca davanti a te, intimorire chi tira verso la tua porta. Bisogna essere capaci, psicologicamente, di discese ardite e di risalite. Bisogna avere una visione consapevole del proprio ruolo. Perché il calcio, gioco fatto spesso di poeti e di prosatori, ha bisogno anche di filosofi. Di persone cioè capaci di riconoscere che il loro dovere è essere infallibili e capaci di dare una risposta alla coscienza di non poterlo essere. Il portiere è davvero il numero uno.[20]
  • Io penso che i portieri siano tra i giocatori più intelligenti. Non solo perché devono padroneggiare nervi e eventi che spesso non dipendono da loro ma soprattutto perché un portiere ha molto tempo per pensare.[20]
  • Oggi assistiamo a una rivoluzione tecnologica affascinante, seducente, ma che non genera lavoro; lo distrugge. Scompone le classi sociali. Riscrive l'esistenza umana sotto il segno della precarietà permanente. Un mondo nuovo, che la sinistra stenta a leggere, a capire nella sua inevitabile ambiguità. Torna ad avere atteggiamenti o catastrofici o zuzzurelloni.[21]
  • Ancora non si capisce che i grandi orientamenti di massa non sono determinati dai tg o dai talk-show, ma dal flusso culturale. Il successo di Berlusconi fu figlio di Dallas e di Dinasty, non di Emilio Fede.[22]
  • [Sullo ius soli] Quel bambino dobbiamo accoglierlo, integrarlo, conquistarlo al nostro sistema di valori, oppure dobbiamo fare in modo che si senta straniero, estraneo, respinto? Straniero parlando la stessa lingua degli altri, indossando le stesse magliette di calcio degli altri, parlando magari anche un italiano migliore degli altri? Deve essere parte del nostro mondo o ai margini?[23]
  • È sempre stata una società strutturata, organizzata, moderna. La prima ad avere un organo di stampa. Quando l'intreccio con la famiglia Agnelli si è fatto stretto si è desuta la modernità che derivava dalla cultura industriale della famiglia. La Juventus è sempre stata nel calcio italiano, con gli alti e bassi sportivi, un po' più avanti della contemporaneità.[24]
  • John Fitzgerald Kennedy nomina Bob ministro della giustizia, che era un incarico non di poco conto, e nomina suo fratello, quindi fa una scelta che in qualche modo lo espone, ma evidentemente lo fa perchè riteneva che fosse necessario. Bobby gestisce la crisi dei missili a Cuba in rapporto con l'ambasciatore sovietico Dobrynin: sono loro due che tessono il filo che impedisce di precipitare verso una guerra [nucleare] [A. Purgatori: Ed è lui che trova la chiave per uscire] Come è invece lui il più radicale nella posizione di contrapposizione al governatore [George] Wallace, esattamente per garantire il diritto degli studenti neri di certi Stati del sud, di andare nelle stesse università degli studenti bianchi... John Kennedy era un grande presidente, un amministratore di primissimo livello, ma Bobby era un pensatore politico di primo livello.[25]
  • Intanto Mario, negli Usa, conosce Adriano Olivetti, uno dei più illuminati e aperti imprenditori dell'epoca. A segnalarlo all'industriale di Ivrea è Enrico Fermi, non un passante. [...] Contemporaneamente, sempre su istigazione del genio di Fermi, l'università di Pisa decide di allocare un consistente investimento, 120 milioni di lire, per la costruzione di una nuova calcolatrice elettronica, la Cep. Olivetti si associa all'impresa e così nasce a Barbaricina, pochi chilometri da Pisa, il Laboratorio di Ricerche Elettroniche che viene affidato alla direzione di Mario Tchou. Nel 1957, a solo un anno dall'insediamento del laboratorio, nasce Elea 9001, un acronimo che richiama quello di Hal 9000, il computer onnipotente e perfido di 2001: Odissea nello spazio, un film girato undici anni dopo. [...] Tchou intuisce che, attraverso l'utilizzazione dei transistor, si possono costruire macchine meno «pesanti». E poi lavora all'ampliamento della memoria del computer. Nasce così, in pochi mesi, Elea 9002 che pur essendo la prima macchina commercializzata, mostra insufficienti capacità di programmazione.[18]
  • Gino ha piacere che io salga nella stanza di Giulia. Il letto è disfatto, come lo ha lasciato lei quel sabato mattina. Le lenzuola arruffate, i vestiti in disordine. Gino ne afferra uno, lo odora. È il secondo momento in cui si lascia andare, come è giusto. Ci sono pupazzi ovunque e foto incollate alle ante di un armadio che Gino apre per la prima volta. Nella libreria volumi di Thomas Hardy e uno di Madeleine Thien Non dite che non abbiamo niente . Sulla scrivania un diario scritto con una calligrafia ordinata, testi senza correzioni. Si ferma al 2021. Gino non lo ha letto. Lo farà.
    La sensazione che vivo, in questa piccola casa di Vigonovo, ora immersa nel buio e nella pioggia, è che ci sia solo luce. Luce che parte dalla stanza di Giulia e irradia tutto.[26]

Su Anna Stepanovna Politkovskaja, L'Unità, 5 ottobre 2007.

  • Ai funerali di Anna Politkovskaja non c'erano né capi di Stato, né premi Nobel, né picchetti d'onore. Di madri di Beslan, cecene e dei soldati russi sì, probabilmente ce nerano. Di sicuro col pensiero e col cuore erano in tante, strette alle duemila persone raccolte a rendere omaggio a una persona che avevano sempre sentito vicina, alla quale volevano bene.
  • Anna Politkovskaja è stata una donna coraggiosa e soprattutto, ed era questa la cosa a cui più teneva, una giornalista. Una vera giornalista, libera e autorevole.
  • Era un particolare tipo di giornalista. Quelli che sentiva essere i suoi doveri di cronista, li rispettava con una precisione delle informazioni e una cura dei resoconti davvero uniche. Ma andare a vedere e scrivere diventavano tutt'uno, per lei, con lo stare dalla parte delle vittime, dei più deboli, degli oppressi e degli sfruttati, e per quel che poteva, con il portar loro un concreto sostegno. Era una testimone straordinaria perché partecipe, non spettatrice.

Da Veltroni: "Rischio scissione. Nel Pd manca la saggezza"

Citato in Giovanni Innamorati, La Prealpina, 16 maggio 2018.

  • [Sul Partito Democratico] Io non credo che ciò che faticosamente abbiamo unito, passo dopo passo e con coraggio sia arrivato a compimento, né che quelle tradizioni politiche debbano riconoscere di non essere più in grado di coesistere.
  • Il Paese ha bisogno di una grande forza riformista con una radicalità che lo renda in grado di interpretare tutte le ansie del Paese.
  • [Sul Partito Democratico] Guardo ciò che sta accadendo e vedo che manca saggezza e spirito unitario che il tempo presente richiede.

Intervista di Alessandro De Angelis, huffingtonpost.it, 24 maggio 2019.

  • L'Europa, se si costituisce come un soggetto di 500 milioni di persone che sta sui mercati con la forza che deriva dalla sua dimensione, dà fastidio nella nuova geopolitica mondiale, agli Stati Uniti, alla Cina, alla Russia. E dunque è partito un processo di progressiva disarticolazione dell'Europa, utilizzando le forze definite populiste che esplicitamente lavorano per indebolirla. La manifestazione più grande di tutto questo è stata Brexit. È stata un disastro da cui esce a pezzi il sistema istituzionale e l'economia della più longeva democrazia europea, precipitato da mesi nel caos.
  • In Europa i nostri nonni si sono combattuti in due guerre mondiali a poche decine di anni di distanza. E le parole che vanno oggi di moda oggi, "nazionalismo", "dazi", produssero i colpi di baionette alle trincee, i soldati con le scarpe di cartone andati a morire, la fame.
  • Enrico Mattei si è battuto contro le sette sorelle e ci rimise la vita. Oggi abbiamo alcune grandi potenze che non controllano il petrolio, ma la vita delle persone, avendo trasformato la rete nel labirinto nel quale ogni cittadino del mondo si trova imprigionato. Utilizzano ogni movimento del dito su un telefono per fare profitti, e non restituiscono in termini di tasse, occupazione, diritti dei lavoratori.
  • Sbaglia Salvini a dire che il 25 aprile è stato un derby tra fascisti e comunisti, perché il contrario del fascismo non è il comunismo, ma è la libertà. E se c'è un derby tra chi la libertà la sopprime e chi la difende non si può stare in tribuna.
  • Il punto di vista della sinistra è sempre stato riconoscibile: uguaglianza, diritti, libertà. Quando ha messo in contrapposizione giustizia e libertà ha prodotto gli orrori del totalitarismo comunista, quando è stata in grado di rappresentare questa armonia ha garantito sicurezza del mondo e crescita della qualità della vita di milioni di esseri umani.

Leo Turrini, Minerva edizioni, Argelato (BO), 2020.

  • Quando, con l'Unità, stupendo molti riproponemmo i vecchi album dei calciatori avemmo un successo incredibile. Il giornale era esaurito alle otto di mattina in tutta Italia. Gramsci, attento alla cultura popolare, credo sarebbe stato contento.
  • [Sulle figurine Calciatori Panini] In questi scambi, con figurine orrendamente spiegazzate appallottolate nelle tasche di grembiuli blu, veniva fissato, di solito dal più forte dei mercanti, un prezzo. Se l'acquirente era milanista l'immagine di Rivera ne valeva, allo scambio, almeno tre.
  • Tutti coloro che sono stati bambini a partire dagli anni sessanta sanno infatti chi sono i "Panini". Hanno comprato i loro album, incollato le loro figurine, scritto, ansiosi di risposta, al loro indirizzo di Modena. I fratelli Panini sono entrati nell'immaginario collettivo. Quel cognome identificava delle irremovibili e struggenti madeleines di ciascuno. Quelle figure di altri, sconosciuti, sono, nella nostra memoria, quella di noi una volta  bambini. Fossero l'immagine maldestramente colorata da un litografo di Parma del coriaceo centrocampista "Maciste" Bolchi, prima figurina Panini, quella di Garibaldi in Uomini illustri [...].

Dalla prefazione di Combatteremo fino alla fine

A cura di Massimiliano Melley, Chiarelettere, Milano, 2022, pp. IX-XI, ISBN 978-88-3296-565-0.

  • Fino alla seconda decade di febbraio del 2022 nelle case di Kyiv, di Mariupol, di Kharkiv la sera si accendevano luce e televisione, si allestiva la tavola e le persone parlavano del più e del meno. Ora quelle stesse case, quaranta giorni dopo, sono devastate dai bombardamenti, e sono vuote. Non si sentono il rumore della tv né le parole leggere di una famiglia riunita. C'è solo silenzio. Ci sono case senza gente e gente senza case. I nostri occhi hanno visto bambini sperduti, anziani atterriti, corpi senza vita, le mani legate e gli occhi bendati. Abbiamo visto tornare le fosse comuni e un carro armato sparare per divertimento su un povero cristo in bicicletta. Sappiamo di ragazzi russi alla prima esperienza militare mandati a morire e di professionisti impegnati a saccheggiare case e stuprare ragazze. È la guerra, la più spaventosa delle condizioni in cui un essere umano possa trovarsi.
  • Populismo, sovranismo e riduzione della complessità puntano a creare le condizioni perché si affermi, nel governo della cosa pubblica, il potere esclusivo di un uomo. Antiche pulsioni che, riverniciate, vengono indicate come le soluzioni alle fragilità delle democrazie che faticano a mettersi al passo di una società veloce, famelica di decisioni e in costante mutazione.
  • Il presidente Zelensky ha agito su due tasti.
    Il primo è l'orgoglio nazionale che doveva diventare mobilitazione popolare, ragione capace di far separare i padri dai figli, i mariti dalle mogli. Gli uni a combattere per la nazione, gli altri a cercare riparo e salvezza. Perché questo avvenga – è qualcosa di enorme – bisogna risvegliare sentimenti profondi in ciascun cittadino.
    Il secondo tasto è stato il costante premere sulle cancellerie e sull'opinione pubblica internazionale. Zelensky sapeva che senza un sostegno esterno la causa del suo popolo sarebbe stata sconfitta.

Citazioni non datate

[modifica]
  • [Su Rosemary's Baby] È il film più famoso di Roman Polanski. È quello che ha accompagnato molte paure della nostra adolescenza. C'era tutto, lì dentro. Il mistero moderno, quello racchiuso nella inquietudine della vita dei cittadini, solitari contemporanei. E le paure infantili, come quella del diavolo. Che non è come nelle immagini classiche: un po' di fumo, un bel paio di corna, una tutina aderente rossa. No, deve essere una brutta bestia.[27]
  • I compagni vietnamiti ci hanno detto: "La nostra lotta è giusta. Uniti vinceremo". E hanno sconfitto la grande potenza americana e sono entrati a Saigon dove lavorano per costruire un Vietnam pacifico e indipendente.[28]
  • Il nazismo era alle porte. Il suo arrivo, lo spirito del tempo che lo avrebbe generato si sentono nell'aria dell'Angelo azzurro. Il film di Josef von Sternberg è uno squarcio del declino di una nazione, della crisi di una società, del tramonto di un sistema di valori. I frequentatori del malfamato locale notturno che dà il titolo al film sono un'umanità volgare e rozza.[29]

L'isola e le rose

[modifica]

Citazioni

[modifica]

Giugno 1967

[modifica]
  • Abbiamo passato intere serate a decifrare il nostro futuro, a cercare di capire cosa è giusto e cosa no, quando la vita si fa, da autostrada, viottolo. Sono parole per l'imbrunire, quando c'è il sole stonano, sembrano grida nell'aia. Sono pensieri grigi, buoni per il buio, perché gli assomigliano. (Sergio: p. 107)
  • Pensa che orrore una vita infinita. Un film che non smette mai, una musica che diventa un'ossessione. E pensa che tristezza invecchiare malandati, con le forza che svaniscono, e pesare sugli altri e dimenticare le cose vissute e non riconoscere i passi del proprio cammino. (Sergio: p. 109)
  • Invecchiare è ingiusto, morire no. (Sergio: p. 109)

Oggi

[modifica]
  • Fare fotografie è così. Se passi una vita a tenere premuto il dito sul pulsante dell'istantanea poi tutto è dichiarato, esplicito, bianco o nero. Non ti fanno compagnia le pieghe premurose della memoria, che assolvono, riscrivono, cancellano, rimuovono. Tutto è contemporaneo, come il dolore che mi provoca oggi vedere queste foto di quarant'anni fa e sentire, come fossero qui, ora, il rumore di quella esplosione e le grida degli amici e gli schizzi d'acqua sul viso e le lacrime che bagnano il mirino. Lo stesso insopportabile sgomento, la stessa insopportabile sofferenza. (Scatta: p. 300)
  • Non sono i sogni non realizzati ma quelli non fatti a rendere futile e stupida una esistenza. (Scatta: p. 312)

Incipit di alcune opere

[modifica]

L'inizio del buio

[modifica]

Penso a quando tutto è finito. Penso al momento in cui sono arrivati i netturbini del comune di Frascati. È l'alba calda di un giorno caldo di quel giugno caldo. A loro tocca lavorare, non saranno stati contenti. La temperatura è già oltre i trenta gradi e il punto di rugiada solo a 16.6. Non si prevede pioggia e all'orizzonte non c'è neppure un temporale. L'erba è secca, come bruciata.

La scoperta dell'alba

[modifica]

È un'alba semplice, quella di oggi. Da quando il mio orologio biologico ha cominciato a svegliarsi regolarmente all'ora in cui il giorno comincia, io ho preso a organizzare la natura dell'alba. Ho iniziato a leggere le differenze tra quelle delle diverse stagioni, a selezionare e preferire le combinazioni dei colori, le posizioni del sole. Ogni alba ha un senso, uno diverso. E un grado di intima complessità. Ma l'alba non ha dignità. Né le enciclopedie, né Google si occupano di lei. È considerata solamente una scansione del tempo che passa, un viandante invisibile e leggero. Invece non è così. Le albe che vedo da un anno, ogni giorno, sono anticipazioni di Dio. Sono silenzio e grandezza, pausa e attesa, inizio e fine, tradizione e cambiamento. Le guardo come se fossero un mondo possibile, intenso, lieve, pieno di colori. Ma qui, nella soffitta dove mi rifugio appena sveglio, non siamo soli, l'alba e io. Ci sono molti compagni: il respiro di mia moglie che dorme nella stanza vicina, i denti digrignati a intervalli regolari da mia figlia Stella e una musica lontana che si diffonde dalle cuffie dell'ipod che mio figlio non ha saputo spegnere prima di addormentarsi. Così, perso per perso, accendo il televisore e lo lascio muto, come un colore di traverso. E ogni tanto sposto gli occhi. E mi sembra, nel fresco del mattino, di poter vivere in pochi istanti il senso del nostro tempo. La meravigliosa possibilità dell'alba, i suoi colori che annunciano, prevedono, ingannano. Il senso lieve di un tempo come speranza. Poi quelle tinte di traverso, forti come un grido. Non ho bisogno delle parole della tv che è, comunque, muta. Vedo il rosso del sangue e quell'impiastro di colori che sono le carcasse delle auto esplose. Vedo il blu diventato grigio del mare che si riduce a onda, enorme onda. Vedo il celeste pacchiano dei costumi ridotti di ballerine che non ballano.

Giovanni avrebbe passato ore a guardarlo. Era incantato dalla magnifica perfezione di quell'oggetto. Una concessione alla meccanica, e dunque al progresso, in quell'isola senza tempo che è Villa Borghese. L'idrocronometro del Pincio era diventato per lui una meta fissa. Quell'anno la scuola era finita prima del solito, a causa della guerra. Al mattino si svegliava presto, quando Cesare e Francesco, i suoi due fratelli gemelli, uscivano rumorosamente per andare a scaricare cassette di frutta ai Mercati generali. Si alzava che il padre era già al lavoro e la madre a fare la fila con la tessera in mano, per cercare di conquistare un po' di carne o di zucchero. Così lui si ritrovava solo. Gli piaceva, quel modo di cominciare la giornata. Si sentiva padrone, a quattordici anni, del suo tempo. Si sentiva padrone di quel luogo, anche solo per poche ore. Al loro rientro, tutti gli altri membri della famiglia sarebbero stati più importanti di lui.

Citazioni su Walter Veltroni

[modifica]
  • [In un mondo in cui:] C'è il leggiadro Vendola con la lingua di pezza e l'orecchino, che fa il comunista e vuole prendere il posto di Bersani, che fa di tutto senza fare niente; c'è Veltroni, l'amerikano di piazza Fiume, aedo di Kennedy e bardo di Che Guevara, che si detestavano. C'è il super «Baffino» D'Alema che si prende tanto sul serio e che nessuno ormai prende più sul serio. C'è Rutelli che non sa più quale gabbana indossare, avendole già indossate tutte. Ieri per il divorzio o l'aborto, oggi per il Papa e il Concilio di Trento. (Roberto Gervaso)
  • [Sulla candidatura di Walter Veltroni alle primarie del Partito Democratico] E si candiderebbe in nome di che? Di una linea con la quale abbiamo già perso, in un sol colpo, governo, alleanze ed elezioni? (Rosy Bindi)
  • Ha fatto tutto troppo velocemente: carriera, lettura dei libri, cambiamenti. È stato il responsabile stampa e propaganda del Pci. Come fa a dire di non essere mai stato comunista? (Sandro Curzi)
  • Ha fatto un buon lavoro sulla parte museale, s'è dato da fare per la sua passione che è il cinema ma di teatro non capisce proprio niente... non conosce la situazione orribile del nostro teatro, ci vuole più coraggio, più pazzia, non un teatro fatto da geometri. (Vittorio Gassman)
  • Io non ho nulla di personale contro D'Alema, Bindi, Veltroni e gli altri: ma non ce l'hanno fatta. E allora lo dico, col massimo rispetto e col massimo dell'umiltà, però lo dico: adesso basta, tocca ad altri. Il loro tempo è davvero finito. (Matteo Renzi)
  • Veltroni è un perfetto doroteo: parla molto, e bene, senza dire nulla. (Francesco Cossiga)
  • Veltroni si intende di cinema e Africa. Non costringiamolo a capire anche questa cosa. Lui è il ma anche, è per il giustizialismo e l'antigiustizialismo, per il freddo e per il caldo. (Francesco Cossiga)

Note

[modifica]
  1. Da un articolo del 1994; citato in Mymovies.it.
  2. Citato in Veltroni: incompatibili comunismo e libertà, La Stampa, 16 ottobre 1999, p. 3.
  3. Citato in Politici e gente comune per l'addio a Nilde Iotti, Repubblica.it, 6 dicembre 1999
  4. Dal programma televisivo Che tempo fa, 8 gennaio 2006; Video disponibile su YouTube.com.
  5. Citato in Maurizio Porro, Addio allo sguardo più bello del cinema, Corriere della Sera, 23 aprile 2006, p. 36-37.
  6. Citato in Si è spenta Oriana Fallaci, trentinolibero.org, 16 settembre 2006.
  7. Dichiarazione del 2007. Da Nomi e Film della Festa del Cinema di Roma, Primissima.it.
  8. Dall'intervento al 4° congresso dei Democratici di Sinistra, 20 aprile 2007; citato in Veltroni a Mussi: «Spero ci rincontreremo», Unita.it.
  9. Da un'intervista a Il Foglio quotidiano, 18 dicembre 2007.
  10. Dal Discorso per l'Italia, Spello, 10 febbraio 2008.
  11. Citato in Napolitano ricorda Fernanda Pivano, Corriere.it, 18 agosto 2009.
  12. Citato in Beniamino Placido genio moderno, Repubblica.it, 7 gennaio 2010.
  13. a b c d Dal libretto della raccolta E cantavo le canzoni, RCA Italiana, 27 luglio 2010.
  14. 24 gennaio 2011, Otto e mezzo. Citato in Veltroni: «Alle primarie di Napoli hanno votato i cinesi», Il Post, 25 gennaio 2011
  15. Citato in Napolitano: "Scalfaro, coerenza e integrità" Il Papa: "Statista cattolico per il bene comune", repubblica.it, 29 gennaio 2012.
  16. Citato in TMNews.it, 31 marzo 2012.
  17. Citato in Gabriella Greison, Sportivi, politici, attori in fila per salutare Mennea, Vanityfair.it, 21 marzo 2013.
  18. a b Da Il mistero di Tchou, il suo computer italiano spaventò l'America, Corriere della Sera, Milano, 12 gennaio 2020.
  19. Dall'intervista di Mattia Feltri, Veltroni: "I luoghi del fascismo non siano più un tabù", La Stampa.it, 23 marzo 2013.
  20. a b Citato in Veltroni intervista Buffon: «Juve per sempre», Corriere dello Sport.it, 23 aprile 2016.
  21. Dall'intervista di Aldo Cazzullo, Veltroni: «L'idea di dividersi è un incubo. Ma il Pd di Renzi si apra», Corriere.it, 15 febbraio 2017.
  22. Da un'intervista di Aldo Cazzullo, «Il proporzionale ritorno agli anni 80. Mi piaceva il Renzi dell'alternanza», Corriere.it, 1 giugno 2017
  23. Intervista di Tommaso Ciriaco, Veltroni: "Avanti sullo Ius soli, non è battaglia di partito: spero nei cattolici e nei grillini", Repubblica.it, 8 ottobre 2017.
  24. Citato in Domenico Marchese, Veltroni e i 120 anni di Juve: "Sono un bianconero votato alla sofferenza", Repubblica.it, 9 novembre 2017.
  25. Dall'intervista di Andrea Purgatori nel programma televisivo Atlantide, 8 maggio 2018. Video disponibile su La7.it (min. 0:36 e 2:30).
  26. Da Gino Cecchettin: «L’ultimo abbraccio a Giulia nella bara. I genitori di Filippo? Una disgrazia forse più feroce della mia», Corriere.it, 7 dicembre 2023.
  27. Citato in Rosemary's Baby - Rassegna stampa, mymovies.it.
  28. Da un articolo pubblicato su Roma giovani; citato in Il Compagno Veltroni. Dossier sul più abile agente della Cia del 2000.
  29. Citato in L'angelo azzurro - Rassegna stampa, mymovies.it.

Bibliografia

[modifica]
  • Walter Veltroni, L'inizio del buio, Rizzoli, 2011. 9788817049641
  • Walter Veltroni, L'isola e le rose, Rizzoli, 2012. ISBN 8817013099
  • Walter Veltroni, La scoperta dell'alba, Rizzoli, 2006. ISBN 8817013099
  • Walter Veltroni, Noi, Rizzoli, 2010. ISBN 9788817042017

Filmografia

[modifica]

Altri progetti

[modifica]