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Valentino Gerratana

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Valentino Gerratana (1919 – 2000), filosofo italiano.

Citazioni di Valentino Gerratana

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  • Alla memoria di Labriola [...] l'organo teorico della socialdemocrazia tedesca [la Neue Zeit], allora la più autorevole rivista del socialismo europeo, dedicava un ampio editoriale, non firmato, ma scritto da Franz Mehring[1]. Nel rendere omaggio a colui che non esitava definire «capo spirituale del socialismo italiano», l'articolo sottolineava due caratteristiche per indicare il peculiare rapporto di Labriola con il marxismo:
  1. nel suo spirito, era intimamente affine allo spirito di un Marx o di un Engels. Del tutto indipendentemente da loro, Labriola avevo avuto lo stesso loro sviluppo intellettuale;
  2. perfino se esistesse un'ortodossia marxista, e non esiste, Labriola non ne sarebbe mai stato un seguace. Questo spirito sottile era uno spirito troppo libero e indipendente per diventarlo.[fonte 1]
  • Subito dopo la morte di Gramsci (27 aprile 1937) Tania Schucht provvede a mettere in salvo i manoscritti dei Quaderni. Molto si deve all'abnegazione e allo spirito di sacrificio di questa donna: grazie alla sua attività silenziosa e discreta sono stati anche sventati i primi e più gravi pericoli di una dispersione dell'opera gramsciana. Se questi manoscritti non si fossero salvati, di Gramsci sarebbe rimasto soprattutto il ricordo di una leggenda.[fonte 2]

Note

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  1. (DE) Neue Zeit, XXII, 1903-904, pp. 585-88. La paternità degli editoriali non firmati è ricavabile dall'indice delle annate. Una traduzione italiana di quest'articolo è apparsa, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Labriola, in Rinascita, XI, 1954, pp. 318-40. [Nota dell'autore]

Fonti

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  1. Da Antonio Labriola e l'introduzione del marxismo in Italia, in AA.VV., Storia del marxismo, a cura di Eric J. Hobsbawm, vol. 2 (Il marxismo nell'età della Seconda Internazionale), Giulio Einaudi editore, Torino, 1979, p. 622.
  2. Da Prefazione a Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Giulio Einaudi editore, Torino, 1975, volume primo, pp. XXIX-XXX.

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