Renzo Piano
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Renzo Piano (1937 – vivente), architetto italiano.
Citazioni di Renzo Piano
[modifica]- Continuare a negare a dei bimbi, che sono italiani come i nostri figli, i diritti – lo ius appunto di ogni altro italiano, è tradire la nostra italianità, una crudeltà indegna dell'Italia.[1]
- Il mare di Genova è un mare abitato, dalle navi, ma anche quando non lo è, ha la luce.
Genova ha il mare a sud, e questo cambia molto perché questo vuol dire che tocca il mare e poi viene verso la città, con uno scintillio, che ha qualcosa di speciale.[2] - Io ho una teoria sulla ragione per cui a Claudio piacciono tanto le piante: nel verde c’è qualcosa di aereo, di leggero, di momentaneo, di effimero. In qualche maniera c’è qualcosa che appartiene alla dimensione momentanea della musica, del suono. La sua casa di Alghero, in Sardegna è la casa del musicista, ne sono convinto. Se mi chiedessero che mestiere fa la persona che ha inventato una casa completamente avvolta da piante di ogni tipo, credo che mi verrebbe naturale dire che è un musicista o uno scrittore; è comunque qualcuno che fa volare i pensieri; perchè nella bellezza effimera delle piante c’è qualcosa di leggero, di passeggero, di sublime, che poi è il senso stesso della musica.[3]
- Libero? Guardi che per un architetto la libertà non è un grande regalo. Io ringrazio il cielo quando mi danno indicazioni precise: sono come i quadretti sul grande foglio bianco che è il progetto.[4]
- Nessuno guarda più la carta geografica ma Genova ha una fortuna incredibile [...] è in mezzo all'Europa, pur essendo in mare. Non se ne parla perché i genovesi sono così, non parlano di questo come non parlano della bellezza, forse per pudore. Ma la città ha una bellezza straordinaria, che è profonda, viene da lontano, e ha a che fare con l'acqua, con il mare e con la pietra. Genova è una città di pietra e di acqua, una città straordinaria.[2]
- Non credo nel contrasto tra civiltà urbana e civiltà rurale. Il contrario di città non è campagna; è deserto. Deserto come luogo fisico e come solitudine esistenziale. La campagna europea non è l'Amazzonia; è antropizzata, è un luogo dell'uomo. L'Europa è tutta una grande città, e il treno è la sua metropolitana. Da Parigi si va in treno a Londra, Bruxelles, Amsterdam. L'Europa è il mio Paese, è la mia città.[5]
- Non è certo colpa della casualità né della topografia della fragile Genova. Io non so cos’è accaduto, posso dire però che non credo al fatalismo che considera incontrollabile l’anarchia della natura, dei fulmini e della pioggia. I ponti non crollano per fatalità. Nessuno dunque venga a dirci che è stata la fatalità.[6]
- Quello dell'architetto è un mestiere antico come cacciare, pescare, coltivare ed esplorare. Dopo la ricerca del cibo viene la ricerca della dimora. Ad un certo punto, l'uomo, insoddisfatto dei rifugi offerti dalla natura, è diventato architetto.[7]
Dal programma televisivo Vieni via con me
Rai Tre, 22 novembre 2010
- Bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente, università, musei, scuole, sale per concerti: sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l'imbarbarimento. Sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l'arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta.
- Talvolta l'architettura cerca il silenzio e il vuoto in cui la nostra coscienza si possa ritrovare. Il silenzio è un po' come il buio: bisogna avere il coraggio di guardarlo. E poi pian piano si comincia a vedere il profilo delle cose. Quindi l'architettura è anche l'arte di creare i luoghi per il silenzio, per la meditazione.
- La politica teme il talento perché il talento ti regala la libertà e la forza di ribellarti.
- Noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti. E il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose. Articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme, e questo è un capitale enorme. E per questa italianità c'è sempre posto a tavola per tutto il resto del mondo.
Intervista di Chiara Pieri, mentelocale.it, 3 novembre 2011.
- A Genova non manca niente per essere europea. Nel '600, il siglo de oro, è stata una capitale mondiale e non ha mai perso quelle caratteristiche che l'hanno resa unica. [...] Spero che chi non c'è mai stato capisca la sua bellezza, troppo spesso nascosta e silenziosa.
- Genova, è una delle città più belle del mondo. Prima del '92 il porto era separato dalla città, ma da allora Genova ha potuto ritrovare il suo contatto con il mare e ristabilire un rapporto con l'acqua. Paul Valéry la definì una 'cava d'ardesia', ma la sua componente acquatica è importantissima, è la sua identità.
- Il mestiere dell'architetto è un mestiere d'avventura. L'architettura non è solo costruire, ma è un'arte sociale e umanistica. Quando si lavora e si progetta in una città è necessario diventare a tutti gli effetti membri di quel posto, per capirne l'anima e farla propria. Di volta in volta sono diventato parigino, berlinese, newyorkese, londinese, anche se resto sempre un genovese.
Dal programma televisivo Otto e mezzo
La7, 25 gennaio 2014
- L'intelligenza deve essere leggera.
- La bellezza cambia il mondo e lo cambia una persona alla volta.
Intervista di Elvira Serra, corriere.it, 19 maggio 2018.
- Un architetto che non si trova a casa là dove costruisce è un ipocrita. Non puoi costruire a New York senza diventare newyorker, a Berlino senza diventare berlinese, a Beirut senza diventare libanese.
- Il Beaubourg era figlio della rivolta studentesca. Quella che avevo vissuto a Milano prima del ‘68, quando di giorno lavoravo nello studio di Franco Albini, un genio, e di notte occupavo l’università, con Camilla Cederna che ci portava i cioccolatini. E quella vissuta dopo il ‘68, quando stavo a Londra, le gonne erano sempre più corte e i capelli più lunghi. A New York vedo abbastanza spesso Philip Roth e ho scoperto che eravamo amici a Londra in quegli anni.
- Quando vai sul luogo capisci tante cose, parli con la gente, costruisci un ologramma mentale dentro il quale lavorare. Devi lasciar uscire dal terreno qualcosa, ti passano davanti dei fantasmi. Misuri cose non misurabili, i desideri, le aspirazioni.
Da «Non esiste la fatalità. La mia Genova bastonata deve reagire subito con un nuovo ponte e cantieri»
Intervista di Fulvio Irace, ilsole24ore.com, 22 agosto 2018.
- Genova è detta la Superba, ma l'appellativo non si riferisce all'idea di una vanagloriosa superiorità: è superba perché "superiore", perché sale verso l’alto ed ha sempre avuto una capacità di reazione straordinaria.
- Morandi è stato, con Nervi, uno dei vanti dell'ingegneria italiana nel mondo e il suo Ponte era diventato un'icona dello spirito di innovazione del nostro Paese. Quando venne eretto il Ponte, da giovane architetto che negli anni Sessanta cominciava la professione, l'ho ammirato per la sua audacia [...] certamente l'opera esprimeva la volontà di spingere l'Italia nella direzione di un grande ottimismo, senza il quale non ci sarebbe stato il miracolo della ripresa. Quella bellezza però era fragile, appunto: bisognosa di un'attenzione di una cura di cui nel tempo abbiamo perso la consuetudine.
- [...] un ponte come questo, crollando, trascina con sé il morale della città. Il Ponte sul Polcevera non era un ponte qualsiasi: univa le due anime di Genova: la città storica di Levante con l'anima operaia e industriale di Ponente, dove tra l'altro io stesso sono nato e vissuto. E infine il crollo del ponte Morandi si porta appresso la credibilità e l'identità stessa dell'Italia.
Intervista di Massimo Minella, rep.repubblica.it, 18 dicembre 2018.
- Io metto i ponti dappertutto, autostradali, urbani, pedonali. Io nei miei progetti parto dalle piazze e dai ponti. Il ponte è l'elemento che unisce. Guardi il nuovo Morandi, lega le due sponde di Genova.
- I cantieri sono sempre un momento di solidarietà e far parte di un progetto come questo la farà aumentare. Il lavoro crescerà con l'orgoglio di far parte di questo progetto e non ci sarà nulla di più bello. Chi ha saputo rendere benissimo questo è Maurizio Maggiani, nel suo "Il romanzo della Nazione", quando si sofferma sulla costruzione della corazzata "Dandolo" all'arsenale della Spezia. Ecco, lo stesso può valere per questo ponte che tornerà a unire due città.
- Come ogni genovese di fronte a questa terribile storia [crollo per ponte Morandi], soffrendo ma poi elaborando il lutto. Solo la nostra lingua italiana riesce a rendere così bene il concetto. Si parte da una sofferenza che poi lentamente diventa sostanza. E senza retorica si ricostruisce. Una cosa molto genovese.
Dal discorso all'inaugurazione del Viadotto Genova San Giorgio
Video disponibile su corriere.it, 3 agosto 2020.
- [Sul Viadotto Genova San Giorgio] Io ho contribuito, ho dato un'idea, sì, l'idea di un ponte che attraversi piano piano la valle, così, passo per passo, in silenzio, quasi chiedendo il permesso, un ponte che sia come una nave, un grande vascello bianco che attraversa la valle.
- Costruire è una bellissima cosa. Costruire non ci vuole un miracolo. Un po' di magia sì. Ci vuole un po' di magia, perché costruire è partire da qualcosa che non ha forma e dargli forma. Eh beh, questa magia c'è. Costruire è una cosa bellissima. Costruire è l'opposto di distruggere. Costruire è edificare. Costruire un ponte, poi. I muri non bisognerebbe costruirli, quelli no, però i ponti bisognerebbe costruirli, farne tanti. Costruire un ponte è una cosa bellissima. Vedete, costruire un ponte è un gesto di pace.
- E all'interno del costruire c'è un'altra magia che è quella del cantiere. [...] In una cantiere succede una cosa incredibile: cresce la solidarietà. La gente dimentica le differenze, il colore della pelle, lo statuto, tutto viene dimenticato. Prevale su tutto l'orgoglio, e la solidarietà.
- Io auguro a questo ponte di essere amato. Non è facile essere eredi di una tragedia, è dura. E allora mi auguro che questo ponte sia amato. Sia amato, sia adottato dalla gente, diventi rapidamente parte della loro esistenza quotidiana. Questo è quello che mi auguro. E credo che sarà amato, sapete perché? Perché questo ponte è semplice e forte, come questa città. Ma non basta, sarà amato perché questo ponte gioca con la luce. Sì, con la luce. Quando si arriva su questo ponte, e si arrivava su questo ponte, dalle regioni del Nord, si scopriva la luce del mare, si scopriva il Mediterraneo. Sopra questo ponte tutti scopriranno la luce del Mediterraneo, e quella luce gioca con questo ponte, gioca sotto, gioca sulla forma del ponte, sulle pile che sono curve, sulla forma della carena della nave, gioca con la luce. E questo conterà, credo che conterà.
- C'è una poesia bellissima di un poeta che io ho sempre amato molto e che ha amato Genova, che era Giorgio Caproni. Giorgio Caproni ha scritto «Genova di ferro e aria». Ecco, io vorrei che questo ponte fosse visto così, di ferro e di aria. Questo ponte è stato costruito in acciaio ma è stato forgiato nel vento.
Intervista di Clotilde Veltri, repubblica.it, 19 dicembre 2021.
- [Richard Rogers] Era nato a Firenze nel 1933 e si era spostato con i genitori Nino e Dada a Londra quando era piccolo, in casa con la mamma parlava italiano, un suono che lui amava molto anche se poi in studio si parlava inglese o francese. Le nostre conversazioni erano sempre in italiano, anche le ultime, una lingua che risvegliava in lui la serenità e il ricordo di quello che ci univa come la luce del mare, la musica e ovviamente il lavoro.
- Le città ci hanno divisi, lui [Richard Rogers] è rimasto a Londra io preferivo Parigi, la sentivo, la sento più mia. Ma le nostre vite sono state tutte sulla tratta Parigi-Londra, lui veniva a casa mia, i suoi figli hanno sempre avuto scambi con i miei. Veniva nel mio studio e mi faceva le pulci sul lavoro del momento, e io a lui.
- Qualche anno fa, prima della malattia, prima del Covid, ci siamo incontrati quasi per caso come relatori di un convegno: lui [Richard Rogers] era diventato lord, io senatore a vita. Davvero buffo come due ragazzacci che avevano esordito negli anni ’60 a Londra si ritrovassero ad avere entrambi un ruolo politico, nel senso originale e bello del termine: da polis, città in greco.
La responsabilità dell'architetto
[modifica]- Pablo Neruda ha detto che il poeta quello che ha da dire, lo dice in poesia, perché non ha un altro modo di spiegarlo. Io, che faccio l'architetto, la morale non la predico: la disegno e la costruisco.
- La città è una stupenda emozione dell'uomo. La città è un'invenzione, anzi: è l'invenzione dell'uomo!
- Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie.
Citazioni su Renzo Piano
[modifica]- Renzo Piano non è il mostro sacro dell'architettura perché ha una bella mano, fa un bel disegno o ha una bella idea, ma perché riesce ad avere continuamente idee, sconosciute a tutti noi, nel come realizzare e produrre un progetto che trasferisca in realtà quello che ha nella mente. Tutti pensano che l'archistar sia tale perché traccia una linea in una maniera o con un colore particolare. Non è così. Il difficile è realizzare le idee, non averle. Ci sono tante complicazioni e onestamente è la parte che mi piace di più. Guardando alla carriera di Renzo Piano si capisce che lui è architetto perché ha cominciato a costruirsi le sue barche quando era giovanissimo, era uno che ci metteva le mani. È uno che le sue cose le fa capendo come costruirle. Quando doveva ancora diventare un gigante, lui andava dall'impresa e dava la soluzione, non aspettava che fossero gli altri a fornirgliela. Era lì la sua grandezza. (Jarno Zaffelli)
Note
[modifica]- ↑ Dall'intervista di Francesco Merlo, Renzo Piano: "Ius soli, il no è crudele, quei bimbi sono italiani. Lo dicono i loro amici", repubblica.it, 9 ottobre 2017.
- ↑ a b Citato in Piano, Genova in mezzo a Europa e in mare, ansa.it, 2 maggio 2018
- ↑ Dall'intervista di Stefano Boeri, "La nostra passione per il giardinaggio, risveglia il pensiero creativo", huffingtonpost.it, 30 agosto 2013.
- ↑ Da Luoghi dell'infinito, inserto di Avvenire, settembre, pp. 24-25.
- ↑ Dall'intervista di Aldo Cazzullo, Renzo Piano: «Macron coraggioso, l'Europa sa rinnovarsi», corriere.it, 7 maggio 2017.
- ↑ Citato in Diego Acquisto, “Quando crollano i ponti …… si alzano i muri”, agrigentooggi.it, 8 settembre 2018.
- ↑ Da Il Carabiniere, gennaio 2008, p. 91.
Bibliografia
[modifica]- Renzo Piano, La responsabilità dell'architetto. Conversazione con R. Cassigoli, Passigli, Firenze, 2000, pp. 75-82.
Voci correlate
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