Theta Muscae
Theta Muscae | |
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Classe spettrale | WC5+O6V+O9,5Iab[2] |
Distanza dal Sole | 7500 al[3] |
Costellazione | Mosca |
Coordinate | |
(all'epoca J2000.0) | |
Ascensione retta | 13h 08m 07,15s[1] |
Declinazione | -65° 18′ 21,68″[1] |
Lat. galattica | −02,4907°[1] |
Long. galattica | 304,6745°[1] |
Dati fisici | |
Luminosità | |
Indice di colore (B-V) | −0,03[1] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | +5,50[1] |
Magnitudine ass. | −6,2 |
Moto proprio | AR: −4,26 mas/anno Dec: −2,18 mas/anno[1] |
Velocità radiale | −28,4 km/s[1] |
Nomenclature alternative | |
Theta Muscae (θ Muscae / θ Mus) è una stella visibile nella costellazione della Mosca di magnitudine +5,50[1]. Dista circa 7500 al dal Sole[3]. La designazione di Bayer fu data a questa stella dall'astronomo ed esploratore francese Nicolas Louis de Lacaille nel 1756, durante il suo lavoro di catalogazione delle stelle più meridionali del cielo[4].
Osservazione
[modifica | modifica wikitesto]Avendo una declinazione fortemente australe (65° S) è visibile soprattutto dalle regioni dell'emisfero sud, ove si presenta circumpolare anche dalle regioni temperate; dall'emisfero nord la sua visibilità è invece limitata alle regioni tropicali, comunque non più a nord della latitudine 25° N. Avendo magnitudine +5,50 può essere scorta solo con un cielo sufficientemente libero dagli effetti dell'inquinamento luminoso. Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra fine marzo e agosto; nell'emisfero sud è visibile anche verso l'inizio della primavera, grazie alla declinazione australe della stella, mentre nell'emisfero nord può essere osservata in particolare durante i mesi tardo-primaverili boreali.
Caratteristiche fisiche
[modifica | modifica wikitesto]Un piccolo telescopio è sufficiente a risolvere la stella in due componenti, la più brillante di colore blu e l'altra di colore bianco-blu e di magnitudine 7,3. Le due componenti distano fra loro 5,3 ''[3][5]. Si tratta tuttavia di una binaria ottica: le due componenti non sono fisicamente legate fra loro e solo casualmente si trovano sulla stessa linea di vista.
La principale della binaria ottica è a sua volta una stella tripla. Due componenti sono risolvibili solo mediante i telescopi più potenti, trovandosi a una distanza di 46 mas[2], corrispondenti, se il sistema dista 7500 al, a circa 100 UA[3]. Compiono un'orbita l'una intorno all'altra in 19,14 giorni[3]. Una delle componenti è una supergigante blu di classe spettrale O9,5/B0Iab[2], mentre l'altra componente è a sua volta una binaria spettroscopica formata da una stella blu di sequenza principale di classe O5-6 e da una stella di Wolf-Rayet di classe WC5-6[2]. La Wolf-Rayet e la stella blu di sequenza principale sono molto vicine, forse 70 milioni di km[3].
Le stelle di Wolf-Rayet sono stelle molto evolute discendenti da stelle massicce (almeno 20 M⊙ alla loro nascita), che hanno perso il loro involucro di idrogeno a causa dei venti stellari molto intensi da esse emanati, che causano ingenti perdite di massa. La perdita dell'involucro di idrogeno lascia scoperto il nucleo ricco, inizialmente di azoto e poi, dopo l'innesco del processo tre alfa, di carbonio e ossigeno[6]. La Wolf-Rayet di θ Muscae si trova in quest'ultimo stadio, come segnalato dalla "C" presente nella sua classe spettrale, che sta per "carbonio". Le Wolf-Rayet sono molto rare (finora ne sono state scoperte solo 500 nella Via Lattea[7]) e quella di θ Muscae costituisce la seconda più brillante stella di questo tipo del cielo notturno terrestre dopo quella di γ Velorum.
Tutte e tre le stelle del sistema sono molto luminose. La loro luminosità combinata si aggira probabilmente intorno al milione di L☉[3]. I venti stellari della Wolf-Rayet e quelli delle altre due componenti sono così potenti che formano un'onda d'urto quando si scontrano fra loro, producendo l'emissione di raggi X[8].
La nebulosa a emissione che circonda il sistema potrebbe non essere prodotta dalla Wolf-Rayet ma trattarsi invece di un resto di supernova[9].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i tet Mus, su SIMBAD, Centre de données astronomiques de Strasbourg. URL consultato l'11 gennaio 2015.
- ^ a b c d Y. Sugawara, Y. Tsuboi, Y. Maeda, Redshifted emission lines and radiative recombination continuum from the Wolf-Rayet binary theta Muscae: evidence for a triplet system?, in Astronomy and Astrophysics, vol. 490, n. 1, 2008, pp. 259-264, DOI:10.1051/0004-6361:20079302. URL consultato l'11 gennaio 2015.
- ^ a b c d e f g h Jim Kaler, Theta Mus, su Stars, University of Illinois. URL consultato l'11 gennaio 2015.
- ^ Morton Wagman, Lost Stars: Lost, Missing and Troublesome Stars from the Catalogues of Johannes Bayer, Nicholas Louis de Lacaille, John Flamsteed, and Sundry Others, Blacksburg, Virginia, The McDonald & Woodward Publishing Company, 2003, pp. 213–14, ISBN 978-0-939923-78-6.
- ^ Magda Streicher, Musca—The Heavenly Fly (PDF), su Deepsky Delights, The Astronomical Society of Southern Africa, aprile 2006. URL consultato l'11 gennaio 2015.
- ^ A. Sander, W.-R. Hamann, H. Todt, The Galactic WC stars. Stellar parameters from spectral analyses indicate a new evolutionary sequence, in Astronomy & Astrophysics, vol. 540, 2012, pp. id. A144, DOI:10.1051/0004-6361/201117830. URL consultato l'11 gennaio 2015.
- ^ K. A. van der Hucht, New Galactic Wolf-Rayet stars, and candidates. An annex to The VIIth Catalogue of Galactic Wolf-Rayet Stars, in Astronomy and Astrophysics, vol. 458, n. 2, 2006, pp. 453-459, DOI:10.1051/0004-6361:20065819. URL consultato l'11 gennaio 2015.
- ^ G. M Hill, A. F. Moffat, N. St-Louis, Modelling the colliding-winds spectra of the 19-d WR + OB binary in the massive triple system Theta Muscae, in Monthly Notice of the Royal Astronomical Society, vol. 335, n. 4, 2002, pp. 1069-78, Bibcode:2002MNRAS.335.1069H, DOI:10.1046/j.1365-8711.2002.05694.x. URL consultato il 12 gennaio 2015.
- ^ M. Stupar, Q. A. Parker, M. D. Filipovic, The optical emission nebulae in the vicinity of WR 48 (Θ Mus); True Wolf–Rayet ejecta or unconnected supernova remnant?, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 401, n. 3, 2010, pp. 1760–69, Bibcode:2010MNRAS.401.1760S, DOI:10.1111/j.1365-2966.2009.15814.x, arXiv:0910.1546. URL consultato il 12 gennaio 2015.