Scala (cognome)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Scala è un cognome panitaliano, con numerosi foci di diffusione, principalmente in Campania ed in Sicilia (nelle province di Napoli, Catania, Siracusa e Ragusa). Presente anche in altri luoghi, quali le province di Verona, Milano, Lodi, Genova, Bologna[1][2].

Della Scala, Scalarini, Scalas, Scalella, Scalera, Scalero, Scaletta, Scaletti, Scali, Scalini.[3]

Origine e storia

[modifica | modifica wikitesto]
Cappella Scala nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi a Napoli
L'ingresso di Alfonso il Magnanimo a Napoli (1443), istoriato nel portale del Maschio Angioino
L'episodio dell'abbattimento delle mura da parte di Galzerano Scala durante la battaglia di Pavia in un arazzo di William Dermoyen, conservato al Museo nazionale di Capodimonte.
La battaglia di Lepanto in un dipinto anonimo
Palazzo Scala a Randazzo
La presentazione del calendario gregoriano a Gregorio XIII

Data la diffusione del cognome su scala nazionale, non è semplice individuarne una precisa origine. Secondo alcune ipotesi, esso potrebbe derivare dal germanico Schaal, mentre altre pongono l'accento sulla possibile derivazione dai numerosi toponimi diffusi sul territorio, quali ad esempio le cittadine di Scala (Salerno), Scala (Messina), Scala Coeli (Cosenza), Santa Maria la Scala (Catania), Isola della Scala (Verona).

Gli Scala a Napoli

[modifica | modifica wikitesto]

In Campania è presente un nucleo consistente nella provincia di Napoli, ed in particolare nei comuni di Liveri e San Paolo Bel Sito.
Una sepoltura della famiglia Scala, secondo alcune fonti di probabile origine spagnola[4] è presente nella quarta cappella di destra della chiesa di Sant'Anna dei Lombardi a Napoli, sita in piazza Monteoliveto. Nella lapide che secondo le fonti la ricopriva, viene citato Andrea Scala, giunto a Napoli al seguito di Alfonso V d'Aragona (circa 1443). Sempre secondo tale iscrizione, nella tomba si trovano Galzerano (Galceràn) Scala, il quale servì sotto gli imperatori Ferdinando I e Carlo V in Italia, nelle Fiandre, in Numidia e in Ungheria, e durante la battaglia di Pavia (23-24 febbraio 1525), dove cadde e perse due figli, fu capo dei guastatori e protagonista della cattura di Francesco I; e Livio Scala, membro del consiglio di don Giovanni d'Austria durante la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), vi trovò la morte[5]. Secondo quanto riportato da un autore del XVII secolo[6] il testo originario della lapide (datata 1636), era il seguente:

(LA)

«Galzerano Scala Patri, & Livio F. belli gloria claris; quorum ille Andream Avum Alph. I. Arag. in hoc Regnum
secutum imitatus, Ferd. Cath. Carolo V. Regibus in Belgio, Numidia, Pannonia ann. L. strenuam
nauavit operam, Postremus in Papiensi conflictu Vastatorum Præfectus, perfecto muro, qui victoriam
morabatur, capiundi Franc. I. Gal. Reg. præcipuus fuit Auctor, & Saucius ad necem, spectataque
duorum filiorum cæde Cispadana Gal. fato, non ævo cessit. Hic parente emulatus, sub eodem Carolo V.
ac Philippo II. anno XL. meruit stipendia ampla, promeruit tand(e)m ad Echinandas in memorabili
naumachia Ioanni Austriæ consilio, manuque in primis adfuit, amplaque, ac mutua, cum
præcipuis ex Neapolitanis centurijs Familijs Congregatione auctus, mortalitatem expleuit; Aspren Avo,
patrique, heroibus suis monumentum pietatis P. ann. sal. MDCXXXVI.»

(IT)

«A Galzerano e Livio Scala, padre e figlio, illustri per gloria guerriera; dei quali imitato (il primo) l’avo Andrea nel seguire Alfonso I di Aragona in questo Regno, per cinquant’anni prestò strenua opera al servizio dei re Ferdinando il Cattolico e Carlo V in Belgio, Numidia, Pannonia; ed infine durante la battaglia di Pavia essendo Capo dei Guastatori, abbattuto un muro, che ritardava la vittoria, fu autore precipuo della cattura di Francesco I Re di Francia, e ferito a morte, ed avendo assistito al destino mortale di due figli in Gallia Cispadana, morì ancora giovane. Emulato tanto genitore, (il secondo) sotto lo stesso Carlo V e Filippo II, per quarant’anni meritò ampie ricompense, e si distinse inoltre nella memorabile battaglia navale delle isole Echinadi (Curzolari) nel consiglio di Giovanni d’Austria, tra i primi attaccò forte e reciproca battaglia, e accompagnato nell'impresa dal meglio dell'aristocrazia militare Napoletana, trovò la morte; Aspreno, al nonno e al padre, suoi eroi, eresse un monumento di pietà nell’anno 1636.»

Della lapide citata dalle fonti, oggi (2012) non vi è traccia, mentre si osserva sul pavimento della cappella una grande lapide sepolcrale rettangolare, con stemma gentilizio e bordi riccamente ornati, e recante la scritta "FRANCISCVS SCALA SIBI ET SVIS SEPULCRVM HOC PARAVIT"[7]. La lapide è sormontata da un quadrato marmoreo recante inciso quello che appare essere un clinometro, accompagnato dalla scritta "ADIDDEM".

Gli Scala in Sicilia

[modifica | modifica wikitesto]

In Sicilia il cognome Scala è storicamente presente nella città di Randazzo, dove numerosi esponenti della famiglia furono capitani e magistrati tra il 1570 ed il 1818. Nella cittadina etnea è tuttora presente Palazzo Scala, edificio nobiliare di epoca normanna che fu residenza della famiglia[8]. Nel Palazzo hanno soggiornato nel tempo numerosi personaggi storici, come Giovanna Plantageneta, figlia di Enrico II d'Inghilterra e moglie di Guglielmo II di Sicilia; Costanza d'Altavilla, moglie dell'Imperatore Enrico VI lo svevo; Enrico VI di Svevia; Federico II di Svevia; Giovanni II d'Aragona e Federico III di Sicilia; Carlo V d'Asburgo. Da ricordare inoltre Domenico Scala, originario di Messina, il quale fu creato barone di San Licandro il 13 ottobre 1763, sotto il regno di Ferdinando I delle Due Sicilie; e fu rettore nobile dell'orfanotrofio degli Spersi di Messina tra il 1769 ed il 1771.

  1. ^ Origini dei cognomi italiani, su cognomiitaliani.org. URL consultato il 14 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2012).
  2. ^ Mappa della diffusione del cognome Scala in Italia, su mappadeicognomi.it. URL consultato il 21 gennaio 2016.
  3. ^ Origine del cognome Scala, su cognomix.it. URL consultato il 20 maggio 2023.
  4. ^ Napoli nobilissima: rivista di topografia ed arte napoletana, Volumi 1-3, pag. 158
  5. ^ Benedetto Croce, La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, pag. 269, Bari, Laterza, 1917.
  6. ^ Napoli Sacra: Que oltre le vere origini, e fundationi di tutte le Chiese, Monasterij, Cappelle, Spedali, e d'altri luoghi sacri della Città di Napoli, e de' suoi Borghi. Si tratta di tutti i Corpi, e Reliquie de' Santi.... Parte Seconda O' vero Svpplimento A Napoli Sacra Di D. Cesare D'Engenio Caracciolo Del Signor Carlo De Lellis, Que si aggiungono Le Fondationi Di Tvtte Le Chiese, Monasteri, & altri luoghi Sacri della Città di Napoli e suoi Borghi, ereti doppo dell'Engenio, Con Le Loro Inscrittioni, Et Epitafii, Reliquie, e Corpi di Santi, & altre opere pie, che vi si fanno, E con altre cose notabili, Volume 2, pag. 121-122..
  7. ^ Francesco Scala approntò questo sepolcro per sé e per i suoi
  8. ^ La famiglia Scala di Randazzo, su xoomer.virgilio.it. URL consultato il 14 gennaio 2012.
  9. ^ Antonio Marsand, Manoscritti italiani della Regia Biblioteca parigina, II, Parigi, Bibliothèque nationale (France). Département des manuscrits., 1838.
  10. ^ Il Monitore napoletano: 1799, a cura di Mario Battaglini, pag. 251.
  11. ^ Giovanni Battista Brignardello, Giovanni Battista Scala, Giambattista Scala, capitano marittimo, esplatore ed introduttore d'industrie civili in Guinea, pag. 77, Genova, Primo Congresso geografico italiano, 1892.
  12. ^ Chiavari: Personaggi Storici - Giambattista Scala, su terrediportofino.eu. URL consultato il 14 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2012).
  13. ^ Fondo Vilfredo Pareto - Gestione Archivio e Cronologia. URL consultato il 6 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2004).
  14. ^ Arturo Carlo Quintavalle, Monica Maffioli, Fratelli Alinari, Fratelli Alinari, fotografi in Firenze: 150 anni che illustrarono il mondo, 1852-2002, pag. 35, Firenze, Fratelli Alinari spa, 2003.
  15. ^ Carlo Di Somma del Colle (2006) Album della fine di un regno. Electa Napoli, pag. 115
  16. ^ Mostra delle armi ed uniformi napolitane:1734-1860. Museo Gaetano Filangieri, 1969 - 89 pagine.
  17. ^ Giuseppe Scala, morto nel 1854, era brigadiere generale dell'Esercito delle Due Sicilie, e nel 1819 era stato nominato Cavaliere di diritto del Reale e militare ordine di San Giorgio della Riunione.
  18. ^ (IT) Almanacco reale del Regno delle Due Sicilie: per l'anno 1841, pag. 500, Napoli, Stamperia Reale (Napoli)., 1841. URL consultato il 10 luglio 2012.
  19. ^ Real Casa di Borbone Due Sicilie, Archivio - cannes 14 dicembre 1900, su realcasadiborbone.it. URL consultato il 15 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2012).
  20. ^ Comando della Divisione Legano.
  21. ^ Fondazione del Museo Storico della Fanteria (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2012)..
  22. ^ Francis M. Scala, Direttore della USMC Band (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2012).
  • Memoirs of Giambattista Scala, Consul of his Italian Majesty in Lagos in Guinea (1862). Translated from Italian by Brenda Packman. Edited by Robert Smith. Fontes Historiae Africanae, new series, 20. Oxford. Oxford University Press for British Academy, 2000.
  • Salvatore Scala (1979) Apoteosi di un giovane eroe. Edizioni G.B.M.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]