Paolo Stoppa

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Paolo Stoppa

Paolo Stoppa (Roma, 6 giugno 1906Roma, 1º maggio 1988) è stato un attore e doppiatore italiano.

Paolo Stoppa e Sarah Ferrati nella commedia teatrale La bella avventura (1942)

Figlio di Luigi Stoppa (1875-1939), un funzionario ministeriale, e di Adriana De Antonis (1875-1965),[1] si iscrive alla facoltà universitaria di giurisprudenza abbandonandola presto poiché suo zio, l'antiquario Augusto Jandolo, notando la sua predisposizione come attore, gli consiglia di frequentare la Reale scuola di recitazione intitolata a Eleonora Duse dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, e come compagna di corso conosce Anna Magnani, della quale rimarrà amico per tutta la vita.[2] Dopo il saggio di diploma, esordisce in teatro nel 1927 e nel giro di pochi anni passa dal ruolo di generico a quello di attore brillante. Dal 1938 al 1940 fa parte della compagnia del Teatro Eliseo di Roma, interpretando personaggi assai complessi del repertorio classico e moderno.

Nota è la sua appartenenza alla Massoneria: aderì alla Gran Loggia degli Antichi Liberi Accettati Muratori e restò sempre legato alla Loggia Gustavo Modena, alla stregua di altri colleghi del mondo dello spettacolo, nell'obbedienza della Piazza del Gesù.[3][4] Proprio nella famosissima compagnia dell'Eliseo incontra l'attrice Rina Morelli, che diventerà la sua compagna nella vita e sulla scena; insieme formeranno, per trent'anni, una delle coppie più affiatate del teatro italiano. Dopo la guerra conosce il regista Luchino Visconti, dal cui incontro si determinerà uno dei più importanti fenomeni teatrali del dopoguerra: il trio Stoppa-Morelli-Visconti metterà in scena acclamate rappresentazioni di pièce di celebri autori, come Čechov, Shakespeare e Goldoni.

Rina Morelli con Paolo Stoppa nel 1954

Affermatosi come uno dei più completi attori italiani, Paolo Stoppa si impone come grande interprete versatile, capace di passare con disinvoltura dai ruoli impegnati a quelli leggeri, con un carattere personalissimo delle interpretazioni, frutto del suo tipico incedere recitativo, energico e sincopato. Negli anni sessanta l'attore è all'apice della sua arte teatrale: risale a questo periodo l'interpretazione di Gaev ne Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, diretto da Visconti nel 1965.

Nel 1976, proprio le morti di Rina Morelli e di Visconti risulteranno per lui traumatiche. Nel luglio del 1978, sotto la regia di Giorgio De Lullo, fa il suo grande rientro a teatro durante il Festival dei Due Mondi di Spoleto, al Teatro Caio Melisso, con un'amara commedia americana, Gin Game, interpretata insieme a Franca Valeri. Successivamente, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi, interpreta L'avaro di Molière con cui ottiene un grande successo durante una lunga tournée nei principali teatri italiani; meno apprezzabile fu invece il risultato quando si fece dirigere dal giovane Memè Perlini ne Il mercante di Venezia (1980).[5] Con un soprassalto d'orgoglio, nel 1984, ormai alla fine di una carriera esemplare, è un inedito Ciampa ne Il berretto a sonagli, diretto da Luigi Squarzina.

In campo cinematografico[6] fornisce grandi interpretazioni in Miracolo a Milano (1951), Rocco e i suoi fratelli (1960), Viva l'Italia (1961), Il Gattopardo (1962), La matriarca (1968) e C'era una volta il West (1968). Un altro ruolo noto dell'attore è quello del nonno di Teresina Fedeli, interpretata da una giovanissima Jodie Foster nel film Casotto (1977) di Sergio Citti. Da sottolineare, a fine carriera, le interpretazioni di papa Pio VII ne Il marchese del Grillo (1981) e dell'avaro usuraio Savino Capogreco in Amici miei - Atto IIº (1982) di Mario Monicelli.

Numerose le partecipazioni alla prosa radiofonica sia dell'EIAR che della Rai.[7] In particolare, tra il 1966 e il 1974, in coppia con Rina Morelli,[8] è protagonista delle scenette che vedono protagonisti i personaggi Eleuterio e Sempre Tua, satira brillante e caustica della vita coniugale basata sul lavoro teatrale Caro bugiardo di Jerome Kilty e scritta da Maurizio Jurgens, che andò in onda nella trasmissione domenicale Gran varietà.

Insieme a Rina Morelli esordisce in televisione nel ruolo di Carlo Day nello sceneggiato Vita col padre e con la madre (1960). Soprattutto negli anni settanta è il protagonista di diversi sceneggiati televisivi di successo: nel 1970 interpreta Antonio Meucci nello sceneggiato Antonio Meucci cittadino toscano contro il monopolio Bell, dedicato alla figura dello scienziato inventore del telefono, e nel 1972 presta il volto al commissario Bärlach ne Il giudice e il suo boia e ne Il sospetto, entrambi tratti da romanzi di Friedrich Dürrenmatt. A questi lavori seguirà lo sceneggiato ESP, nel ruolo del sensitivo Gerard Croiset.

Nel 1974 inizia ad interpretare il commissario Carlo De Vincenzi negli episodi della serie televisiva Il commissario De Vincenzi: Il candeliere a sette fiamme, L'albergo delle tre rose, Il mistero delle tre orchidee, tratti dai romanzi di Augusto De Angelis (la serie ha un seguito nel 1977 con altri tre episodi), e, nello stesso anno, è l'abile truffatore Alves dos Reis in Accadde a Lisbona, che ripercorre la vicenda dello scandalo della Banca del Portogallo. Nel 1975 è Don Ippolito con funzioni di "coro greco" nel celebre sceneggiato L'amaro caso della baronessa di Carini. Nel 1983 riprende il personaggio di Arpagone nella trasposizione televisiva de L'avaro di Molière, nella quale dà una delle sue più convincenti prove.

Malato da tempo di leucemia, muore a Roma il 1º maggio del 1988;[9] la camera ardente è allestita nel foyer del Teatro Eliseo, mentre il funerale si svolge presso la chiesa di Sant'Ignazio di Loyola. È sepolto accanto alla moglie nel cimitero Monumentale del Verano.

Paolo Stoppa e Tino Scotti ne Il tallone d'Achille
Con Renato Rascel in La nonna Sabella
Paolo Stoppa nel film Testa o croce
Il produttore Arturo La Pegna, Stoppa e il regista Daniele D'Anza in un momento di pausa sul set dello sceneggiato L'amaro caso della baronessa di Carini (1975)

Partecipò inoltre ad alcune serie di sketch della rubrica pubblicitaria televisiva Carosello pubblicizzando:[10]

Prosa televisiva Rai

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Prosa radiofonica Eiar

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Prosa radiofonica Rai

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Varietà radiofonici Rai

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Paolo Stoppa iniziò l'attività di doppiatore verso la metà degli anni trenta, prestando la voce ai seguenti attori:

Riconoscimenti

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Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
  1. ^ Find a grave - Luigi Stoppa, su it.findagrave.com. URL consultato il 19 settembre 2020.
  2. ^ Dizionario Biografico degli Italiani - Paolo Stoppa, su treccani.it. URL consultato il 18 settembre 2020.
  3. ^ Quanti personaggi dello spettacolo fra le logge italiane, su loggiagiordanobruno.com. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2017).
  4. ^ Cinema: Totò massone, la Gran Loggia d'Italia lo commemora, su adnkronos.com, Roma, 22 ottobre 1999. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato il 9 giugno 2014).
  5. ^ Musica, spettacolo, cultura: 1981_04_22 PAOLO STOPPA in IL MERCANTE DI VENEZIA al Teatro Fraschini Pavia, su Musica, spettacolo, cultura. URL consultato il 29 luglio 2024.
  6. ^ Gaetano Fusco, Le mani sullo schermo. Il cinema secondo Achille Lauro, Napoli, Liguori, 2006, pp. 62-69.
  7. ^ Paolo Stoppa Archivi, su Rai Teche, 26 maggio 2023. URL consultato il 29 luglio 2024.
  8. ^ enciclopedia delle donne: Morelli Elvira (Rina), su https://www.enciclopediadelledonne.it. URL consultato il 29 luglio 2024.
  9. ^ (EN) Daily News from New York, New York, su Newspapers.com, 2 maggio 1988. URL consultato il 29 luglio 2024.
  10. ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, II edizione, Sperling e Kupfer, ISBN 88-200-2080-7
  11. ^ a b Paolo Stoppa Premi vinti e nomination, su ComingSoon.it. URL consultato il 29 luglio 2024.
  12. ^ Enrico Lancia, Ciak d'oro 1986, su books.google.it. URL consultato il 12 aprile 2020.
  13. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  • Le Teche Rai, la prosa televisiva dal 1954 al 2008.
  • Gli attori, Gremese editore, Roma, 2002.
  • Nicola Fano, "Stoppa, Paolo", Enciclopedia del Cinema Treccani, 2004.

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