Vai al contenuto

Museo Poldi Pezzoli

Coordinate: 45°28′07.19″N 9°11′29.7″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Museo Poldi Pezzoli
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàPalazzo Moriggia Della Porta
IndirizzoVia Manzoni, 12 - Milano, Via Alessandro Manzoni 12-14 e Via Alessandro Manzoni 12, 20121 Milano
Coordinate45°28′07.19″N 9°11′29.7″E
Caratteristiche
Tipopinacoteca
Intitolato aGian Giacomo Poldi Pezzoli
Istituzione25 aprile 1881
Apertura25 aprile 1881
Visitatori34 996 (2022)
Sito web

Il Museo Poldi Pezzoli è una casa museo situata nella centrale via Manzoni a Milano; fu creato dal conte Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) che, mediante disposizione testamentaria del 1871, aveva provveduto a costituire una Fondazione artistica Poldi-Pezzoli che raccogliesse in perpetuo le opere d’arte da lui stesso collezionate e che si trovassero nell'abitazione all'epoca della sua morte.[1] La fondazione autonoma venne poi eretta in Ente morale con Regio Decreto nel 1887. Il museo, a pochi passi dal Teatro alla Scala, è ospitato all'interno di Palazzo Moriggia Della Porta, poi Poldi-Pezzoli, acquistato nel 1800 dai precedenti proprietari marchesi Moriggia[2].

Il museo fa parte del circuito delle "Case Museo di Milano" ed espone opere di numerosi artisti, fra i quali Perugino, Piero della Francesca, Sandro Botticelli, Antonio Pollaiolo, Giovanni Bellini, Michelangelo Buonarroti, Pinturicchio, Filippo Lippi, Andrea Mantegna, Jacopo Palma il Vecchio, Francesco Hayez, Giovanni Battista Tiepolo, Alessandro Magnasco, Jusepe de Ribera, Canaletto, Lucas Cranach il Vecchio e Luca Giordano.

Storia del museo

[modifica | modifica wikitesto]
Ritratto di Gian Giacomo Poldi-Pezzoli (Giuseppe Bertini, 1880)
Ritratto femminile del Pollaiolo, simbolo del museo

La madre del conte Gian Giacomo Poldi Pezzoli, Rosa Trivulzio, figlia del principe Gian Giacomo Trivulzio, era di nobile famiglia di letterati protagonisti dei salotti del Neoclassicismo milanese, frequentati anche da poeti e letterati fra i quali Vincenzo Monti e Giuseppe Parini. Alla morte del marito Giuseppe Poldi-Pezzoli (1833) Donna Rosa si occupò dell'educazione del figlio Gian Giacomo, nato nel 1822, e all'ampliamento della già cospicua collezione di famiglia.

Particolare della Sala d'Armi
Lorenzo Bartolini, La fiducia in Dio (1833)

Ereditati palazzo e patrimonio alla maggiore età (raggiunta, secondo la legge austriaca dell'epoca, a 24 anni, nel 1846), il conte Gian Giacomo ampliò ulteriormente la collezione di famiglia acquistando armi e armature, in quel periodo molto richieste come oggetti da collezione. Durante il 1848 sostenne i moti rivoluzionari con grande passione e al ritorno degli austriaci fu multato ed esiliato. Per oltre un anno viaggiò in Europa incontrando altri collezionisti e visitando numerose mostre, tra cui le prime esposizioni internazionali.

Già nel 1846 Gian Giacomo aveva iniziato i lavori necessari a ricavare un appartamento proprio, distinto da quello della madre, che impronterà alla moda del momento basata sull'eclettismo degli stili: Barocco, primo Rinascimento, stile trecentesco trovano spazio proprio nelle diverse stanze dell'appartamento, che venne apprezzato e visitato tanto dal pubblico quanto dagli artisti dell'epoca.

Le sale vennero concepite come contenitori di una serie di opere d'arte antica e ideate per accogliere quadri e arredi, più come una moderna galleria d'arte, che una vera e propria casa improntata alla dimensione privata e personale.

Fu una sala del primo piano ad essere per prima adattata per ospitare l'armeria, sotto la direzione dell'architetto Giuseppe Balzaretto e dello scenografo Filippo Peroni. Fu completata nel 1850 in stile neogotico, e fu seguita dalla stanza da letto, il cui allestimento fu ispirato invece al manierismo lombardo. Le opere di decorazione e allestimento delle altre sale (a partire dallo Studiolo Dantesco, 1853-56) furono affidate a Giuseppe Bertini, pittore e docente all'Accademia di Brera, a Giuseppe Speluzzi, ebanista e bronzista, e al pittore Luigi Scrosati. I lavori interessarono poi la Sala Gialla, la Sala Nera e lo scalone monumentale (completato nel 1857 e arricchito in seguito da una fontana in stile barocco).


Andrea Solario, Il riposo nella Fuga in Egitto

Sempre sensibile ai contributi di artisti e pensatori provenienti da tutta Europa, che spesso ospitava, Poldi-Pezzoli spaziava negli interessi dall'armeria alla pittura [3], dai tessuti e arazzi, dai vetri alle ceramiche, dalle oreficerie alle arti applicate. La collezione è divenuta dagli anni settanta un punto di riferimento sia in Italia che all'estero.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli morì nel 1879 all'età di 57 anni: l'amministrazione e la direzione furono affidate dal conte all'amico professor Bertini, allora direttore della Pinacoteca di Brera, che accrebbe la raccolta con diversi acquisti soprattutto di dipinti e tessuti. L'inaugurazione del nuovo museo avvenne il 25 aprile 1881 in concomitanza con l'apertura dell'Esposizione Nazionale (6 maggio). Alla morte del Bertini avvenuta nel 1898, per disposizione testamentaria la direzione del Museo venne affidata al presidente dell'Accademia di Belle Arti di Brera, carica allora ricoperta dall'architetto Camillo Boito (1836-1914). Nel corso della seconda guerra mondiale, durante il bombardamento di Milano dell'agosto 1943, il palazzo che ospita il museo fu gravemente danneggiato e molti degli arredi originali delle stanze andarono distrutti. Fortunatamente le opere d'arte erano state messe al sicuro in precedenza. Dopo la ricostruzione il museo riaprì nel 1951.


L'armeria del Poldi Pezzoli è stata riallestita nel 2000 secondo un progetto dello scultore Arnaldo Pomodoro.[4]

Opere maggiori

[modifica | modifica wikitesto]
Giovanni Bellini
Bergognone
  • Madonne con Bambino
  • Santa Caterina d'Alessandria
Giovanni Antonio Boltraffio
  • Madonna con Bambino
Sandro Botticelli
Canaletto
Cima da Conegliano
Carlo Crivelli
Vincenzo Foppa
  • Ritratto di Francesco Brivio
Alessandro Magnasco
  • San Carlo Borromeo riceve gli Oblati, 1731
  • Paesaggio con viandanti
  • Paesaggio con contadini, viandanti e lavandaia
  • Paesaggio con anacoreti, 1725
  • Le Tentazioni di Sant’Antonio abate
Fra Galgario
  • Ritratto di cavaliere dell'Ordine Costantiniano
  • Ritratto di gentiluomo
  • Ritratto di Giovanni Francesco Albani
Francesco Guardi
  • Gondole sulla laguna
Giovanni Battista Moroni
Jacopo Palma il Vecchio
Francesco Hayez
Fra Filippo Lippi
Lorenzo Lotto
  • Madonna e santi
  • Santa Caterina d'Alessandria
Bernardino Luini
  • Cristo portacroce
  • Sposalizio mistico di Santa Caterina d'Alessandria
Andrea Mantegna
Piero della Francesca
Antonio del Pollaiolo
Raffaello
  • Crocifisso
Andrea Solario
  • Madonna con Bambino
  • Ecce Homo
  • Riposo in Egitto
  • San Giovanni Battista
Cosmè Tura

Tra le sculture degna di nota è La fiducia in Dio, capolavoro di Lorenzo Bartolini, e l'opera d'intaglio lo Sposalizio della Vergine[5] di Giovanni Angelo Del Maino.

  1. ^ Bazzero, Ambrogio, Fondazione artistica Poldi-Pezzoli, in Mediolanum, Vol. I, Milano, Dottor Francesco Vallardi, 1881, p. 317.
  2. ^ "Il museo Poldi-Pezzoli, nell’omonimo «palazzo» (entrata da via Morone), colpisce il visitatore per la ricchezza e la buona manutenzione delle sale nobilmente arredate": Carlo Emilio Gadda, Adalgisa, Al Parco, in una sera di maggio, nota 7.
  3. ^ «L'acquisto di una tavola di Andrea Solario, Il riposo nella fuga in Egitto, fatto (...) intorno al 1855 per consiglio del Molteni, segnò l'inizio della nuova passione di ricercatore (...)». Vedi Franco Rùssoli (a cura di), Il Museo Poldi Pezzoli in Milano, Edizioni Arnaud, Firenze 1952
  4. ^ (EN) Il Museo ai giorni nostri, su Museo Poldi Pezzoli. URL consultato il 28 marzo 2023.
  5. ^ Museo Poldi Pezzoli: Sposalizio della Vergine, su museopoldipezzoli.it. URL consultato il 13 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN127262991 · ISNI (EN0000 0001 2153 4165 · LCCN (ENn50056775 · BNF (FRcb12210347g (data) · J9U (ENHE987007265608505171