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Maurice de Vlaminck

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Maurice de Vlaminck con André Derain

Maurice de Vlaminck (Parigi, 4 aprile 1876Rueil-la-Gadelière, 11 ottobre 1958) è stato un pittore francese.

La lapide del pittore

Gli esordi con i fauves

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Vlaminck fu un fiero autodidatta: la sua arte vuole essere libera e immediata, senza interpretazioni filosofiche o letterarie; anche se in un primo tempo si ispirò all'impressionismo, in breve tempo se ne allontanò e guardò con interesse ai colori forti e puri di André Derain e Henri Matisse. Nelle sue prime opere i colori sono accesi e gli elementi del paesaggio sono semplificati in linee contrastate, che danno un grande senso del ritmo e del movimento con poca grazia e molto dinamismo: le pennellate non comunicano armonia, ma forza ed energia. Su consiglio di Henri Matisse, presentò al pubblico i suoi primi dipinti al Salon des Indépendants, poi nel 1905 partecipò al Salon d'Automne e i critici lo inserirono a pieno diritto nel gruppo dei fauves: per il suo stile decisamente aggressivo e per l'uso di colori puri, talvolta spremuti direttamente dal tubetto sulla tela, si affermò come l'esponente più radicale del gruppo.

L'unione dei fauves fu fragile e breve: dopo il 1907 il gruppo si sciolse e ogni artista intraprese un percorso autonomo. Anche Vlaminck mostrò una pittura diversa da quella degli anni precedenti: dopo aver conosciuto l'opera di Paul Cézanne, la sua pittura si compone di paesaggi e di nature morte dai colori meno accesi e da un cromatismo drammaticamente espressivo. I contorni sono meno marcati, le pennellate sono meno nervose, il disegno è semplificato, le linee curve si affiancano a quelle rette dando un maggior senso di profondità e d'armonia.

L'avvicinamento all'espressionismo

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Attorno al 1910 Vlaminck rimase colpito sia dal cubismo, che lo portò verso forme piene e più costruite, che dall'espressionismo. L'avvicinamento all'espressionismo fu comune anche ad altri fauves: i punti di contatto tra i pittori fauves e gli espressionisti erano molti, la loro evoluzione fu quasi parallela con reciproche influenze, pur nella diversità di carattere e di sensibilità dei singoli artisti. Entrambi questi movimenti superarono definitivamente l'impressionismo: mentre per gli impressionisti la visione della natura è sostanzialmente serena e priva di problematiche o angosce interiori, i colori forti e le tinte ora accese ora cupe dei fauves e degli espressionisti sono il segno evidente di uno stato d'animo perturbato alla ricerca di una propria identità. Ci fu un cambiamento simile anche in letteratura, dove si passò dal naturalismo, vicino al positivismo, al decadentismo, legato all'esistenzialismo.

Dopo la prima guerra mondiale, Vlaminck lasciò Parigi e andò a vivere in campagna, a Rueil-la-Gadelière. Nelle opere di questo periodo è rintracciabile il segno profondo che l'esperienza della guerra ha avuto sulla sua visione artistica. I suoi paesaggi acquistano una nuova fisionomia grazie all'influenza sempre maggiore dell'espressionismo, la tavolozza si fa più cupa e le atmosfere più inquietanti e drammatiche. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da strade di paese silenziose e deserte, che si perdono verso l'orizzonte in una ritrovata profondità prospettica. La natura diventa una presenza minacciosa e ostile, simbolo di una visione drammatica dell'esistenza; anche il cielo è dipinto con colori freddi ed è quasi sempre pieno di nuvole che preannunciano la pioggia. Le pennellate, che nelle opere del periodo fauves erano brillanti e agili, sembrano trascinate a fatica sulla tela e danno l'idea di un forte pessimismo esistenziale.

Vlaminck, arrestato nel 1944 per collaborazionismo con i nazisti ed emarginato dopo la guerra, morì il 11 ottobre 1958 a Rueil-la-Gadelière. La sua lapide reca il nome Maurice Vlaminck.

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  • Véronique Alemany Maurice de Vlaminck, catalogue de l'exposition de l'Atelier Grognard à Rueil-Malmaison, ville de Rueil-Malmaison, impr. Corlet, Janvier-Juin 2015, 127.pp.
  • Pierre Assoulin, L’épuration des intellectuels, Éditions Complexe, Bruxelles, 1985
  • Laurence Bertrand Dorléac, L'art de la Défaite 1940-1944, Seuil, 1993
  • Werner Lange, Les artistes en France sous l'Occupation, éd du Rocher, 2015
  • André Mantaigne, Vlaminck, 1928 (Éd. G. Crès)
  • Maurice Genevoix, Vlaminck, 1954 (Flammarion)
  • Robert Rey, Maurice De Vlaminck : né en 1876, 1955 (Flammarion)
  • Marcel Sauvage, Vlaminck, sa vie et son message, 1956
  • Jean Selz, Vlaminck, 1963 (Flammarion)
  • Katalin De Walterskirchen, Catalogue Raisonné De L'œuvre Gravé de Maurice de Vlaminck, 1974 (Flammarion)
  • Maïthé Vallès-Bled, Maurice de Vlaminck : Œuvres 1900-1956, 1991 (Éditions Celiv)
  • André Derain, Lettres à Vlaminck, suivies de la correspondance de guerre, 1993 (Flammarion)

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