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Kapalika

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Nel Buddhismo Vajrayana, si dice che il simbolo del tridente con il teschio in cima (khaṭvāṅga) sia ispirato alla sua associazione con i Kapalika.[1] Nella foto è raffigurato un khaṭvāṅga in avorio , arte cinese del XV secolo.

I Kāpālika[2] erano membri di una setta tantrica dell'antica India[3], noti per le loro pratiche e rituali estremi.[4] Erano asceti che vivevano isolati, dove meditavano ed eseguivano rituali utilizzando teschi umani. La parola deriva dal termine sanscrito kapāla, che significa teschio[5], e kāpālika può essere tradotto come uomini-teschio o portatori di teschi.[6]

Il culto del teschio dei Kapalika si riferisce ad un mito in cui Shiva taglia a metà la quinta testa del dio Brahma e vaga come un asceta in espiazione, con la testa di Brahma recisa che si era fissata alla mano come ciotola per l'elemosina.[7] Secondo un'altra storia, Brahma insultò Shiva, dopo di che quest'ultimo creò Bhairava, che tagliò la testa di Brahma. Shiva, nella sua manifestazione di Bhairava, dovette quindi andare in giro come un mendicante.[8]

I Kapalika erano una setta di asceti devoti al dio indù Shiva. Una delle prime menzioni dei Kapalika è contenuta nel Sattasaī del poeta Hāla risalente a un periodo compreso tra III secolo e il V secolo d.C..[9] Essi tradizionalmente portavano con sé un bastone, composto da tre verghe (tridanda)[10] sormontato da un teschio (khaṭvāṅga), e un teschio umano vuoto come ciotola per l'elemosina.[11]

Secondo il Kūrma Purāṇa uno dei principali centri di culto era la città di Varanasi, sede di un Kapalamochana, ovvero un santuario edificato nel luogo in cui il teschio si era liberato.[12]

Gli Aghori sono l'unica setta sopravvissuta derivata dalla tradizione Kāpālika.[13]

In alcune raffigurazioni il dio Shiva viene rappresentato come un Kapalika.[14]

La tradizione Kāpālika e le sue propaggini nello Scivaismo

Nel romanzo Kapalkundala, pubblicato nel 1866[15], lo scrittore bengalese Bankim Chandra Chatterji descrive il destino di una giovane donna che viene cresciuta da un Kapalika in una foresta remota e la sua storia d'amore dal finale tragico.

  1. ^ (EN) The Handbook of Tibetan Buddhist Symbols, Serindia Publications, Inc., 2003, ISBN 978-1-932476-03-3. URL consultato il 3 luglio 2024.
  2. ^ (EN) Kāpālika, su Oxford Reference. URL consultato il 4 luglio 2024.
  3. ^ (EN) Gavin Flood, The Blackwell Companion to Hinduism, John Wiley & Sons, 15 aprile 2008, ISBN 978-0-470-99868-7. URL consultato il 3 luglio 2024.
  4. ^ Induismo - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 4 luglio 2024.
  5. ^ (EN) Georg Feuerstein, The Encyclopedia of Yoga and Tantra, Shambhala Publications, 16 agosto 2022, ISBN 978-0-8348-4440-7. URL consultato il 3 luglio 2024.
  6. ^ (EN) David Lorenzen, The Kapalikas and Kalamukhas: Two Lost Saivite Sects, Univ of California Press, 15 luglio 2022, ISBN 978-0-520-36656-5. URL consultato il 3 luglio 2024.
  7. ^ Mircea Eliade, Dizionario dell'induismo, Jaca Book, 18 giugno 2020, ISBN 978-88-16-80053-3. URL consultato il 5 luglio 2024.
  8. ^ Officinae - Anno XXVI - Marzo 2014, Marco Ghione, Kapalika gli asceti del teschio (PDF), su granloggiaditalia.eu, pp. 110-115.
  9. ^ (EN) Judit Törzsök. Kapalikas. Brill’s Encyclopedia of Hinduism vol. III., Brill, pp.355-361, 2011. ffhal00710898f, su hal.science.
  10. ^ (EN) Sakti Shrines and Kapalika Practices in Orissa - Dr. Janmejay Choudhury (PDF), su magazines.odisha.gov.in.
  11. ^ (EN) Judit Törzsök, Why Are the Skull-Bearers (Kāpālikas) Called Soma? (XML), Brill, 28 luglio 2020, pp. 33–46, ISBN 978-90-04-43280-2. URL consultato il 3 luglio 2024.
  12. ^ (EN) The Skull Sutra, su Open The Magazine, 14 giugno 2024. URL consultato il 6 luglio 2024.
  13. ^ Dario Chioli e Vasugupta, Il segreto dell'insegnamento di Shiva a Vasugupta, 7 aprile 2015, pp. 133-134, ISBN 978-1-326-15681-7. URL consultato il 4 luglio 2024.
  14. ^ Eckard Schleberger, Le divinità indiane. Aspetto, manifestazioni e simboli. Manuale di iconografia induista, Edizioni Mediterranee, 1999, ISBN 978-88-272-1304-9. URL consultato il 6 luglio 2024.
  15. ^ (EN) Literary Ecology in Nineteenth-Century Bengal - SUTANUKA GHOSH (PDF), su cambridge.org.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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