Grolla
La grolla (in francese, grolle - AFI: [ɡʁɔl]; in patois valdostano, grolla - AFI: [ɡʁɔla]) è una particolare coppa (o calice) in legno, con gambo corto e chiusa da coperchio, tradizionale delle Alpi Occidentali, in particolare della Savoia e della Valle d'Aosta.[1]
Anticamente utilizzata solo per bere in compagnia a turno (in francese, à la ronde),[2] essa è oggi prevalentemente prodotta come souvenir, come trofeo e come oggetto da collezionismo. Il nome e la forma ne hanno fatto accostare le origini al graal.
Non va confusa con la coppa dell'amicizia.
Fabbricazione
[modifica | modifica wikitesto]Solitamente la grolla è realizzata al tornio e rifinita con intagli a mano.[3] Il legno più utilizzato è quello di noce seguito da quello di acero, varietà che conferiscono un sapore particolare al contenuto senza il rischio che la coppa si spacchi per il calore.
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il termine francese grolle è attualmente usato in Savoia per indicare l'oggetto che in Valle d'Aosta è definito in francese valdostano come coupe de l'amitié, in italiano "coppa dell'amicizia". Questa inesattezza è presente, anche se in minor misura, in Valle d'Aosta.[4]
La diffusione del vocabolo nelle regioni situate intorno ai valichi alpini del Piccolo e del Gran San Bernardo ha fatto ipotizzare che questo particolare calice e l'abitudine di bere à la ronde (a turno) siano stati importanti dalla Borgogna, per cui "grolla" costituirebbe un prestito linguistico.[5] Il termine, tuttavia, è propriamente una variante di un sostantivo latino, «gradalis» (vassoio per vivande) o «cratalis» (calice), da cui, secondo alcuni, deriverebbe anche la parola - tipica della lingua d'oïl - «grauus», che si declina in «graal».[6]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'usanza di bere in compagnia da un unico calice è diffusa presso gli antichi greci dell'età omerica, presso i romani e, presso gli ebrei, è stata santificata durante l'ultima Cena, diventando un rito.[7] In passato anche la grolla rivestiva carattere simbolico se, durante la bevuta, mentre si passavano la coppa i convitati usavano scambiarsi frasi augurali e propiziatorie, invocando la benevolenza e la protezione divina. Tale carattere è rimasto nella tradizione: tra le famiglie valdostane la grolla veniva infatti usata solo nelle grandi occasioni, accuratamente conservata tanto da assumere le vesti di preziosa reliquia da tramandare di padre in figlio.[8]
La grolla si è poi andata progressivamente configurando come simbolo di amicizia, poiché l'atto di bere a turno tramite essa rinsalderebbe, secondo le consuetudini valdostane, i legami tra le persone.[9] Non a caso ha trovato spazio anche nel settore ludico. In Valle d'Aosta esiste, infatti, una variante del gioco dell'oca, che prende il nome di «gioco della grolla»: la coppa sostituisce l'oca, nella funzione di pedina, e la trama è tutta incentrata sulla conoscenza della regione, delle sue caratteristiche e delle sue tradizioni, offrendo al gioco stesso, adatto a tutte le età, anche una valenza pedagogica.[10]
Dal 1953 le è derivato maggior prestigio, nell'ambito della lingua italiana contemporanea, grazie alle grolle d'oro, i celebri riconoscimenti del cinema italiano consegnati annualmente a Saint-Vincent.[11]
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Esternamente si presenta in una varietà di modelli, dagli esemplari semplicemente torniti di linea pura ed elegante, agli esemplari estremamente elaborati e decorati. I legni più usati sono l'acero e il noce, ma soprattutto in passato erano più diffusi gli esemplari in melo e in pero.[12] Le dimensioni della grolla variano in rapporto alla capacità di contenimento, che può arrivare fino a due litri.[13]
Al pari del suo nome, anche la forma a graal ricorda il calice dell'Ultima Cena, che veniva ricercato invano in Europa e Terra santa dai crociati e dai cavalieri della Tavola Rotonda e veniva immortalato nei versi dei trovatori del ciclo bretone.[14]
Dal medioevo, quando la grolla si presentava come un prezioso calice d'argento lavorato a sbalzo e cesellato, peculiare delle ricche tavole dei signori, è passata gradualmente, perdendo i manici e fabbricata in legno, materiale più povero e quindi alla portata di tutti, ad un uso generalizzato in Valle d'Aosta, dove è diventata un oggetto tanto radicato da essere parte integrante del patrimonio artistico, folkloristico e culturale della regione.[13]
La grolla era tanto più sfarzosa e decorata quanto maggiori erano le possibilità del proprietario. Di tutti gli esemplari giunti sino a noi, quelli più elaborati e decorati sono risalenti all'epoca rinascimentale. La grolla rimane oggi fra i soggetti più trattati dagli artigiani valdostani che, ispirandosi ai modelli antichi, la elaborano secondo il proprio gusto e sensibilità.[15]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dizionario Enciclopedico Moderno, p. 613.
- ^ Toschi, p. 198.
- ^ Tullio-Altan, p. 175.
- ^ (FR) Jean-Marie Jeudy, Les mots pour dire la Savoie : et demain, j'aurai autre chose à vous raconter, Montmélian, La Fontaine de Siloé, 2006, pp. 262-263.
- ^ C. Guichardaz e A. Fassò, La parlata francoprovenzale di Cogne (Val d'Aosta), Torino, Giappichelli, 1974, p. 118.
- ^ A. Tornielli, Processo al Codice da Vinci. Dal romanzo al film., Gribaudi, Milano 2006, p. 101. Sul dibattito etimologico relativo all'origine della parola «graal», che ha contrapposto in particolare William Albert Nitze e Leo Spitzer, si veda F. Carapezza, Ecdotica galloromanza negli Stati Uniti d'America, Accademia dei Lincei, Roma 2005, p. 619.
- ^ Su questi aspetti si vedano le voci dedicate al «calice» nel 1930. dall'«Enciclopedia Treccani» e nel 1993. dall'«Enciclopedia dell'Arte Medievale».
- ^ Oggetti utili, tradizionali e simbolici (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). nel sito del Consorzio Gran Paradiso Natura.
- ^ M. Castoldi - U. Salvi, Parole per ricordare. Dizionario della memoria collettiva, usi evocativi, allusivi, metonimici e antonomastici della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 2003, p. 187.
- ^ Margherita Barsimi e Fulvio Vergnani, Giochi dell'oca per... scoprire la Vallée (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2018)., in «L'école valdôtaine», rivista pedagogica officiale della Valle d'Aosta.
- ^ P. Zolli, Le parole dialettali, Milano, Rizzoli, 1986, p. 25.
- ^ Tullio-Altan, p. 174.
- ^ a b Fagone, p. 44.
- ^ Guida d'Italia. Torino e Valle d'Aosta., Touring Club Italiano, Milano 2001, p. 456.
- ^ D. Gribaudi, Piemonte e Val d'Aosta, in Le regioni d'Italia, vol. 1, Torino, UTET, 1966, p. 563.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Generale
[modifica | modifica wikitesto]- Carlo Tullio-Altan, La sagra degli ossessi. Il patrimonio delle tradizioni popolari italiane nella società settentrionale, Firenze, Sansoni, 1972.
- Vittorio Fagone, Guida all'Italia dell'artigianato, Milano, Touring Club Italiano, 1987.
- Dizionario Enciclopedico Italiano, vol. V, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
Particolare
[modifica | modifica wikitesto]- Jules Brocherel, La Grolla. Coppa da vino valdostana, in Dedalo, XII, fasc. 12, Milano, Treves, 1932, pp. 961-972.
- Paolo Toschi, La «grolla», coppa da bere valdostana per le riunioni conviviali, in Invito al folklore italiano. Le regioni e le feste, Roma, Edizioni Studium, 1963, pp. 197-198.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Grolla
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Oggetti torniti sul sito della Regione Valle d'Aosta, su regione.vda.it.