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Diocesi di Amantea

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Amantea
Sede vescovile titolare
Dioecesis Mantheanensis
Patriarcato di Costantinopoli
Arcivescovo titolareAlfred Xuereb
Istituita2018
StatoItalia
Diocesi soppressa di Amantea
Suffraganea diReggio
Erettacirca VIII secolo
Soppressacirca 1094
territorio unito alla diocesi di Tropea
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Amantea (in latino Dioecesis Mantheanensis) è una sede soppressa della Calabria bizantina, sottomessa al patriarcato di Costantinopoli. Dal 2018 è una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica.[1]

Amantea, città calabrese sulla costa tirrenica, oggi in provincia di Cosenza, fu sede di un'antica diocesi attestata durante la dominazione bizantina nell'Italia meridionale.

La diocesi fu probabilmente eretta nella prima metà dell'VIII secolo, dopo che i domini bizantini della Sicilia e della Calabria furono sottratti dall'imperatore Leone III Isaurico alla giurisdizione dei vescovi di Roma e sottoposti al patriarcato di Costantinopoli.[2]

La diocesi, con il nome di Amantia o Amantheia, è attestata dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato dagli inizi del IX secolo fino al XII secolo, come suffraganea dell'arcidiocesi di Reggio.[3]

Tuttavia nessun vescovo è menzionato nelle fonti documentarie o conciliari greche di questo periodo. L'unico vescovo che si attribuisce ad Amantea è Petros episcopos Amant(eias), il cui nome appare in un sigillo greco datato all'VIII secolo e scoperto sull'isola di Lipari.[4] La tradizione attribuisce alla diocesi anche due santi vescovi, Gregorio e Giosuè, di dubbia storicità.[5]

È probabile che la diocesi greca fosse ancora attiva nella seconda metà dell'XI secolo. Dopo la conquista normanna della Calabria, il conte Ruggero, con un diploma del 1094, confermò al vescovo latino di Tropea tutti i privilegi e i diritti di cui godevano i precedenti vescovi greci di Amantea e di Tropea.[6]

Il diploma di Ruggero attesta inoltre l'unione delle diocesi di Tropea e di Amantea, benché i territori non fossero tra loro contigui. Nella letteratura locale le due porzioni della diocesi erano chiamate diocesi superiore (Tropea) e diocesi inferiore (Amantea).[7] Quest'ultima, nel corso dell'Ottocento e del Novecento, era costituita dai comuni di Amantea, Aiello Calabro, Serra d'Aiello, San Pietro in Amantea, Belmonte Calabro, Cleto, Falconara Albanese, Fiumefreddo Bruzio, Longobardi, le parrocchie di Laghitello e Terrati (nel comune di Lago), Falerna, Nocera Terinese e San Mango d'Aquino.

Alla fine del XV secolo gli abitanti di Amantea, sostenuti dal re di Napoli, fecero richiesta alla Santa Sede di ristabilire la diocesi o che almeno i vescovi di Tropea portassero il doppio titolo di "vescovi di Tropea e Amantea". Nel concistoro del mese di febbraio 1500 papa Alessandro VI accolse le richieste degli amanteani, ordinando che d'ora in avanti i vescovi portassero il titolo di entrambe le diocesi invicem unitarum. Tuttavia, su protesta di Tropea, annullò la sua decisione con un breve del 30 aprile 1503, confermato da papa Clemente VII nel 1534. Un'altra richiesta avanzata nel XVIII secolo non venne accolta da papa Benedetto XIII.[8]

Il 31 dicembre 1963 un decreto della Congregazione Concistoriale pose fine alla millenaria unità territoriale dell'antica diocesi amanteana e decise la divisione del territorio della diocesi inferiore che fu annesso in parte all'arcidiocesi di Cosenza e in parte alla diocesi di Nicastro.[9]

Dal 2018 Amantea è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 26 febbraio 2018 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Alfred Xuereb, nunzio apostolico in Marocco.

Vescovi titolari

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  1. ^ Diocesi: Cosenza-Bisignano, il Papa ha eretto in sede titolare l'antica diocesi di Amantea, in AgenSIR, 7 febbraio 2018. URL consultato l'8 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2021).
  2. ^ M. V. Anastos, The Transfer of the Illyricum, Calabria and Sicily to the jurisdiction of the Patriarchate of Constantinople in 732-733, in Studi Bizantini e Neoellenici 9 (1957) pp. 14-31; F. Burgarella, La chiesa greca di Calabria in età bizantina (VI-VIII secolo), in Testimonianze cristiane antiche ed altomedievali nella Sibaritide, Bari, 1980, pp. 93-101. Kislinger-Seibt, Sigilli bizantini di Sicilia. Addenda e corrigenda a pubblicazioni recenti, p. 18.
  3. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, indice p. 482, voce Amantia, Kalabria.
  4. ^ Kislinger-Seibt, Sigilli bizantini di Sicilia. Addenda e corrigenda a pubblicazioni recenti, pp. 17-18. Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit Online, nº 6061.
    La datazione del sigillo all'VIII secolo anticipa di oltre un secolo la fondazione, o almeno l'esistenza della diocesi di Amantea, che si credeva fondata alla fine del IX secolo, quando i bizantini sconfissero definitivamente gli arabi, che avevano fatto di Amantea la sede di un loro emirato. Gay, L'Italie méridionale et l'Empire byzantin, Parigi 1904, p. 186. Minasi, Le Chiese di Calabria dal quinto al duodecimo secolo, Napoli 1896, pp. 245-248. Duchesne, Les évêchés de Calabre, in Scripta Minora. Études de topographie romaine et de géographie ecclésiastique, Roma 1973, p. 10.
  5. ^ La Calabria sacra e profana opera del secolo decimosettimo del sacerdote Domenico Martire cosentino, vol. II, 1878, p. 14. Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa Tropeana, p. LXXXIII.
  6. ^ Testo del privilegio in: Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa Tropeana, Appendice, pp. 10-11. Kehr, Italia Pontificia, X, pp. 38 e 40. Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa Tropeana, pp. LXXVI-LXXVII.
  7. ^ Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa Tropeana, p. LXXVII.
  8. ^ Fraikin, D.H.G.E., vol. II, col. 952.
  9. ^ Decreto in: AAS 56 (1964), pp. 463-464.

Collegamenti esterni

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