Coordinate: 46°27′57.19″N 30°44′36.05″E

Incendio della Casa dei sindacati di Odessa

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Rogo di Odessa
File:Rogo odessa.jpg
I manifestanti nazionalisti ucraini appiccano l'incendio all'esterno della Casa dei Sindacati
Tipostrage
Omicidio di massa
Data2 maggio 2014
StatoBandiera dell'Ucraina Ucraina
Coordinate46°27′57.19″N 30°44′36.05″E
ResponsabiliPravyj Sektor
Nazionalisti ucraini
Neonazisti ucraini
Ultras ucraini
manifestanti euromaidan
Motivazionesentimento anti-comunista
Conseguenze
Morti48 (almeno)
Feriti174

Il rogo di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa (presso la Casa dei Sindacati), in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti ucraini ai danni dei manifestanti che si opponevano alla "Giunta" instauratasi nel paese in seguito ai fatti di Euromaidan. In concomitanza del rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo ucraino, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di sinistra.

Antefatti

Con le rivolte di Euromaidan a Kiev, sostenute anche da milizie di estrema destra, il presidente ucraino filo-russo Viktor Janukovyč venne destituito e sostituito da una "Giunta" filo-occidentale. Questo cambio di regime provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale (tra cui i membri del Partico Comunista Ucraino). Il 2 maggio 2014 si ebbero quindi anche ad Odessa scontri di piazza tra le fazioni contrapposte.

Il massacro

In seguito agli scontri, in cui erano intervenuto anche frange paramilitari neonaziste (in particolare quelle del "Settore destro"), i manifestanti di sinistra e quelli contrari alla “Giunta” si barricarono nella Casa dei Sindacati. Ad inseguirli ed accerchiarli c’erano gli uomini dell’estrema destra, sostenitrice del nuovo governo, che appiccarono il fuoco all’edificio e lo circondarono.

Nell’incendio trovarono la morte molte persone, tra cui alcune del tutto estranee ai fatti che si trovavano all'interno dell'edificio per ragioni di lavoro (soprattutto donne). Gli estremisti di destra impedirono ai vigili del fuoco di passare e di intervenire. Nella documentazione fotografica fornita in seguito al massacro dai membri della vicina Camera di Commercio erano ritratti corpi carbonizzati e donne violentate (tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici). Si scoprì che tra le vittime del massacro vi erano anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio. I pochi scampati all’incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo.

Conseguenze

Il nuovo governo ucraino si limitò a parlare di una fatalità che era costata la vita a circa 30 persone. La stampa vicina al nuovo governo attribuì l'incendio ai manifestanti filo-russi. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e di vari osservatori.

Con questo drammatico episodio, il nuovo governo di Kiev, sostenuto dai media e dai politici occidentali, dimostrò di essere connivente con pericolose organizzazioni criminali di stampo neonazista, dimostratesi responsabili di efferati delitti.