Coordinate: 40°03′20″N 17°59′30″E

Gallipoli: differenze tra le versioni

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Versione delle 00:36, 5 lug 2020

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Gallipoli (disambigua).
Gallipoli
comune
Gallipoli – Veduta
Gallipoli – Veduta
Panorama dell'isola (centro storico)
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Puglia
Provincia Lecce
Amministrazione
SindacoStefano Minerva (PD) dal 20-6-2016
Territorio
Coordinate40°03′20″N 17°59′30″E
Altitudine12 m m s.l.m.
Superficie41,22 km²
Abitanti20 259[2] (30-6-2019)
Densità491,48 ab./km²
FrazioniBaia Verde, Lido Conchiglie, Rivabella, Torre del Pizzo, Lido San Giovanni
Comuni confinantiAlezio, Galatone, Matino, Sannicola, Taviano[1]
Altre informazioni
Cod. postale73014
Prefisso0833
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT075031
Cod. catastaleD883
TargaLE
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[3]
Cl. climaticazona C, 999 GG[4]
Nome abitantigallipolini
gallipolitani (in antichità)
Patronosan Sebastiano (patrono della città)

sant'Agata (patrona della città e della diocesi) santa Cristina di Bolsena (protettrice della città)

Giorno festivo20 gennaio, 5 febbraio, 23-24-25 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Gallipoli
Gallipoli
Gallipoli – Mappa
Gallipoli – Mappa
Posizione del comune di Gallipoli nella provincia di Lecce
Sito istituzionale

Gallìpoli (AFI: /ɡalˈlipoli/,[5][6] Καḍḍίπουλη, traslitterato Caddhipuli in dialetto gallipolino e in greco-salentino), conosciuta come perla dello Ionio,[7] è un comune italiano di 20 259 abitanti[2] della provincia di Lecce in Puglia.

La cittadina, sede vescovile dal VI secolo, si trova lungo la costa occidentale del Salento, protesa sul mar Ionio, ed è divisa in due zone ben distinte: il centro storico, che sorge su di un'isola di natura calcarea e ha un circuito di circa 1,5 km, e il borgo nuovo, collegato all'isola mediante un ponte in muratura risalente al XVII secolo, la quale cominciò a formarsi nel 1837 su un'area superiore a quella di tutta l'isola. A ovest di Gallipoli sorgono l'isola del Campo, l'isolotto chiamato de "Li picciuni" e l'isola di Sant'Andrea che, completamente pianeggiante, si estende per circa 50 ettari.

A partire dal XVI secolo divenne la piazza principale a livello europeo per la produzione e l'esportazione di olio lampante, tanto che alla Borsa di Londra il prezzo dell'olio veniva stabilito sulla base delle quotazioni gallipoline. [8]

Fu capoluogo di circondario dal 1860 al 1927; nel 2015 presiedette la conferenza delle città storiche del mediterraneo.[9][10]

Geografia fisica

Territorio

Il territorio del comune di Gallipoli, che occupa una superficie di 40,35 km², si affaccia sul mare Ionio con un litorale di circa 20 km. Il centro urbano, situato a 12 m s.l.m., è composto dalla città vecchia, posta su un'isola calcarea collegata alla terraferma con un ponte seicentesco, e dal borgo, che accoglie la parte più moderna della città. Il territorio confina a nord con il comuni di Galatone e di Sannicola, a est con i comuni di Alezio e Matino, a sud con il comune di Taviano e a ovest con il mare Ionio[11]. Il comune dista da Lecce 37 km. Nel comune di Gallipoli ricade il parco naturale regionale Isola di Sant'Andrea e litorale di Punta Pizzo istituito con legge regionale n. 20 del 10 luglio 2006[12]. A sud della città sfocia il Canale dei Samari.

Xilografia di Franz Robert Richard Brendámour (1899)

Clima

Dal punto di vista meteorologico Gallipoli rientra nel territorio del Salento meridionale che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +25,1 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 676 mm, presentano un minimo in primavera-estate e un picco in autunno-inverno.
Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del basso Salento risentono debolmente delle correnti occidentali grazie alla protezione determinata dalle serre salentine che creano un sistema a scudo. Al contrario le correnti autunnali e invernali da Sud-Est, favoriscono in parte l'incremento delle precipitazioni, in questo periodo, rispetto al resto della penisola[13].

Gallipoli[14] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 13,413,815,218,322,326,929,930,227,222,818,715,414,218,629,022,921,2
T. media (°C) 10,510,712,315,118,723,125,926,323,619,615,812,711,315,425,119,717,9
T. min. media (°C) 7,77,79,311,815,119,221,922,420,016,412,99,98,412,121,216,414,5
Precipitazioni (mm) 806070402921142153961098322313956258676
Umidità relativa media (%) 79,078,978,677,875,771,168,470,275,479,380,880,479,477,469,978,576,3

Origini del nome

Si ritiene che l'antico nome della città, in epoca messapica, fosse "Anxa"[senza fonte], che significherebbe "villaggio che sorge in un luogo elevato dal mare". Anxa "la stretta", voce indoeuropea attestata da Plinio il Vecchio insieme a Callipolis, che indica il sito geografico piazzato all'istmo. Altri studiosi hanno ritenuto che Gallipoli fosse semplicemente uno scalo della messapica Alezio, mentre altri ancora consideravano attendibile la testimonianza di Plinio il Vecchio, riconducendo la stessa radice gal alla presenza sul territorio di Galli Senoni.
Contrariamente a quanto suggerito dal gonfalone cittadino su cui campeggia un gallo, la radice del nome Gallipoli non pare avere nulla a che vedere con l'animale. Gallipoli deriva invece dal greco classico Καλλίπολις (Kallípolis), che significa "bella città"[16].

Storia

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Panorama dell'isola
(LA)

«Urbs Graia Kallipolis»

(IT)

«Città Greca Gallipoli»

La storia cittadina è molto fitta. In località Torre Sabea vi era un antico e importante villaggio neolitico del quale sono rimasti chiari segni archeologici, benché coperti da uno strato di sabbia. I dati faunistici e paleobotanici e il materiale archeologico compresi i segni di vegetazione commestibile (frumento, orzo, ...) o di focolari incisi sulla roccia, dimostrano che la comunità del villaggio apportava modifiche al suo habitat, in funzione dell'utilità che ne poteva trarre per il vivere più civile: colture dei terreni, pascoli di capro-ovini. Né la comunità si lasciava sfuggire lo scambio per via mare dell'ossidiana proveniente dalle isole Eolie. Lo stemma di Gallipoli si compone dell'immagine di un gallo con la corona e di una scritta che recita "fideliter excubat" (vigila fedelmente). La leggenda narra che il gallo avrebbe impresso con la propria immagine lo scudo di Idomeneo di Creta, l'eroe che si crede fondatore delle città di Lecce e di Gallipoli.[17]

Altri pensano che la città originaria sia stata la messapica Alezio, e che in quel tempo lo scoglio su cui è posta Gallipoli servisse da stazione per i pescatori, che edificarono qualche casetta senza ordine per ripararsi. In effetti tutte le città messapiche erano collegate tramite tracciati stradali ai loro approdi portuali: Alezio era collegata a Gallipoli, Ugento a Torre San Giovanni, Nardò a Santa Maria al Bagno a cui forse era collegata la stessa Manduria. In seguito alla distruzione di Alezio, con l'accrescere della popolazione e degli artigiani, Gallipoli divenne una città. La tortuosità delle strade del centro storico sembra confermare questa teoria[18]. L'impianto urbanistico della città vecchia è dovuto anche a motivi militari e climatici (la tortuosità delle strade è un'ottima difesa contro le truppe nemiche e i venti dominanti) inoltre si è sfruttato ogni centimetro quadrato disponibile pur di poter edificare entro la cinta muraria; infatti nel centro storico non esistono vere e proprie piazze ma al più qualche slargo. Si possono vedere ancora oggi gli antichi cardo e decumano il cui congiungimento si ha proprio nell'attuale piazza duomo situata dove è presente la grande cattedrale barocca dedicata a Sant'Agata. L'area corrisponde alla parte più alta della città, dove anticamente sorgeva l'agorà cittadina.

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Panorama dell'antico Porto di Gallipoli

Altre fonti attribuiscono le origini della città ad altri eventi. Plinio il Vecchio, ad esempio, induce a dedurre che i Galli Senoni si siano insediati nel territorio[19]; più credibile pare quella attribuita ai Messapi: è certo che Gallipoli fece parte della Magna Grecia controllando un vasto territorio da Porto Cesareo fino al Capo di Leuca. Nel 265 a.C. a fianco di Taranto e di Pirro, si scontrò con Roma subendo una sconfitta che la relegò a colonia romana fino a diventare "municipium".[20]

Si ritiene che il fondatore di Gallipoli sia il cretese Idomeneo essendovi sbarcato nel 1150 a.C. con la sua nave. Nel 1593, durante la ricostruzione delle mura occidentali fu ritrovata una stele marmorea con caratteri greci dove si diceva che Idomeneo aveva scelto come stemma il gallo coronato, dipinto sul suo scudo. Inizialmente il nome era "Graxa" che i messapi chiamavano "Anxa". Il nome "Graxa" è indicato sulla mappa di Soleto e sulle monete coniate a Gallipoli in epoca magno-greca. Ricostruita qualche secolo più tardi, nell'VIII secolo a.C., dallo spartano Leucippo, adottò il nome di "Kallipolis" (città bella).

Importante avamposto romano dopo la sua conquista nel 265 a.C. fu, per la sua posizione strategica sullo Ionio, luogo di stanziamento della XII Legione, con anche la costruzione di una fortezza sul luogo dove sorge l'attuale castello. A Gallipoli si ebbe il commercio della porpora grazie ai suoi fondali molto pescosi e attestato dalla presenza sull'Isola di Sant'Andrea dei resti di un edificio eretto appositamente per questa pratica. Nel museo diocesano sono presenti due grandi epigrafi tombali di epoca romana e una di queste si riferisce a Giulio Laio comandante della XII legione. Di epoca greco-romana sono le terme andate distrutte durante le invasioni barbariche nella prima metà del 400 d.C. che sorgevano nel luogo chiamato "Funtaneddhe" anticamente conosciuto anche come "Corciri".

Agli inizi del Medioevo fu quasi certamente saccheggiata dai Vandali e dai Goti. Ricostruita dai Bizantini, Gallipoli conobbe un periodo di floridezza sociale e commerciale, sfruttando la sua posizione geografica. Durante il Medioevo appartenne alla Chiesa di Roma e fu teatro di durissimi scontri con il monachesimo greco, il cui ricordo si conserva ancora nell'Abbazia di San Mauro, i cui ruderi sono visibili sulla serra che da est guarda alla città.

Il distretto di Gallipoli

.

Dal 476 fino al 538 fu sotto il dominio Ostrogoto e rimase in mano bizantina per vari secoli. Dopo numerose incursioni sempre respinte, gli Arabi la espugnarono nel 915 e qui rimasero fino al 945. Riconquistata dai Bizantini, furono tolte via tutte le tracce della precedente occupazione e in questi anni si ha la prima grande opera di ristrutturazione e rafforzamento del Castello.

Nel 1055 subì dapprima un attacco e poi un assedio dall'esercito di Roberto il Guiscardo che però dovette ritirarsi sconfitto nel 1056.

Nel 1132, dopo un anno di assedio, fu occupata dai Normanni, i quali incisero questo anno sull'architrave del castello ed è visibile ancora oggi con accanto l'anno 1320. Verso la fine del '200 il Regno di Napoli passò dagli Svevi agli Angioini, ma a causa del malgoverno di questi ultimi scoppiarono ribellioni in tutto il Regno e lo stesso Corradino di Svevia cercava di riprendere il comando. Corradino venne imprigionatoe decapitato e 33 baroni alleati dello svevo si rifugiarono a Gallipoli. Scoperto il loro nascondiglio, Carlo d'Angiò decise di mettere sotto assedio la città e finalmente espugnata nel 1265 i 33 baroni furono impiccati nel cortile del castello gallipolino. Per vendicarsi del torto subito, Carlo fece distruggere la città e i suoi abitanti si rifugiarono nei paesi vicini. Dopo vari anni con l'incoronazione nel 1309 di Roberto d'Angiò (nipote di Carlo) si diede inizio alla ricostruzione della città ed egli stesso assistette ai lavori, avendo soggiornato a Gallipoli nella Corte dei Regi, nel convento della Chiesa di San Francesco di Paola. Roberto fece ritorno il 25 settembre 1327, fece visita al governatore Simonetto De Brasia e con un decreto regio dello stesso giorno diede il via libera ai gallipolini di costruire la prima tonnara.

Antonio Guardi Jacopo Marcello ordina l'assalto di Gallipoli

Il 16 maggio 1484 apparve al largo della rada di Gallipoli una flotta di 70 navi da guerra venete. Dopo il rifiuto di una resa senza combattere e giurata la fedeltà al Re di Napoli, sbarcarono 7000 soldati che iniziarono a schierarsi dall'altra parte del ponte, ma il castellano impedì loro di accamparsi tenendoli lontani dalla città e dal castello per tutta la mattinata. Tuttavia durante la notte l'esercito veneto finì l'accampamento e all'alba del 17 iniziarono i combattimenti nei quali fu ucciso con un colpo di bombarda il generale della Repubblica di Venezia Jacopo Marcello. Rimasti senza un comandante, i veneziani furono sul punto di abbandonare il campo di battaglia, ma Domenico Malipiero, prese il controllo della situazione guidando il secondo assalto il giorno dopo, nel quale abbatterono il Bastione di San Luca fermati però dopo un accanito combattimento con i gallipolini. Scoperti i soldati e gli aiuti militari inviati durante la notte da Nardò e Lecce, la mattina del 19 riprese l'assalto alla città e dopo 8 ore di combattimento la città fu espugnata con una strage di gente comune, fermata però dallo stesso Malipiero. In seguito alla Pace di Bagnolo, Gallipoli ritornò agli Angioini dopo pochi mesi. (Pietro Curneo, De bello ferrariensi commentarius etc. In L. A. Muratori, Rerum italicarum scriptores etc. C. 1.217, t. 21. Milano, 1732).

Nel 1495 durante la guerra tra Carlo VII e Federico d'Aragona nei pressi di Bari, la moglie di Federico, Isabella di Castiglia, si rifugiò a Gallipoli per volere di suo marito. Il 4 aprile Isabella fu accolta a braccia aperte, ricompensando una volta diventata regina, Gallipoli e i suoi abitanti con privilegi e concessioni. In una lettera inviata al comune di Gallipoli definì i gallipolini "Magnifices et nobiles viri nostri dilectissimi".

Nel 1501 con la spedizione nel Regno di Napoli di Ferdinando il Cattolico contro Federico d'Aragona, Gallipoli subì l'assedio del Gran Capitano Gonzalo Fernandez De Cordoba. Quando la vittoria era ormai in mano a Gallipoli, Taranto si arrese e il castellano Sancio Rocci vedendo totalmente precaria la possibilità di un'altra resistenza in caso di altri eventuali assalti dato che il castello era quasi rimasto senza munizioni, si arrese al Gran Capitano. Quando i francesi ritornarono in Terra d'Otranto per riconquistare Gallipoli nel 1523, furono sconfitti e inseguiti dai gallipolini, per essere poi definitivamente battuti nel luogo anticamente chiamato Pergolàci e lì fu costruita la chiesa di Santa Maria della Vittoria. Con questi ultimi entrò a far parte del Regno di Napoli. Ferdinando I di Borbone avviò la costruzione del porto che divenne nel Settecento la più importante piattaforma olearia del Mediterraneo per il commercio dell'olio lampante. Nel 1544 una nave turca a causa del maltempo improvviso trovato al largo durante la notte, si incagliò sull'isola di Sant'Andrea. Accampatisi sul punto dove ora sorge il faro, schiavi e soldati aspettavano il soccorso delle altre navi che avrebbero dovuto prelevarli. La mattina successiva i gallipolini spaventati da tutti quei nemici, si armarono e chiesero il permesso al castellano di poterli attaccare. Ottenuto l'assenso, sbarcarono ben 200 gallipolini compreso il figlio del castellano, Cesare de Azzia. In un accanito scontro ancora senza vincitori, il gallipolino Francesco Valdeverano con un colpo di cannone fece saltare via il vessillo turco tenuto in mano da un nemico. Dunque i turchi e gli schiavi furono catturati ed inviati a Napoli, ricevendo in cambio dal Viceré il permesso di prendere tutte le merci su quella nave. (Bartolomeo Ravenna, Memorie Istoriche della città di Gallipoli).

Il 10 febbraio 1799 si scatenò una rivolta popolare capitanata dal portolano Antonio McDonald contro il governo liberale dei francesi. Furono assaliti e saccheggiati i palazzi nobiliari di Gallipoli, e i proprietari di questi ultimi vennero imprigionati nelle carceri segrete del castello dove molti di loro morirono poco dopo.

Nell'agosto del 1809 Gallipoli subì il blocco navale della marina militare inglese, poiché la città era schierata con Napoleone. L'assedio sfociò in guerra quando il 24 e il 25 di agosto gli inglesi iniziarono a cannoneggiare le mura ed il castello. In questi due giorni vennero sparati dalle navi inglesi ben 700 colpi di cannone, senza però riuscire a conquistare la città.

Il distretto di Gallipoli fu una delle suddivisioni amministrative del Regno delle Due Sicilie, subordinate alla provincia di Terra d'Otranto, soppressa nel 1860 con l'annessione al Regno di Sardegna. Fu costituito con la legge 132 del 1806 "sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno", varata l'8 agosto di quell'anno da Giuseppe Bonaparte.

Particolare di un frantoio gallipolino

Il distretto era suddiviso in successivi livelli amministrativi gerarchicamente dipendenti dal precedente.[21]. Al livello immediatamente successivo, infatti, individuiamo i circondari, che, a loro volta, erano costituiti dai comuni, l'unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno. A questi ultimi potevano far capo i villaggi, centri a carattere prevalentemente rurale. I circondari del distretto di Gallipoli ammontavano a tredici: Gallipoli, Parabita, Casarano, Alessano, Gagliano, Presicce, Tricase, Ruffano, Ugento, Poggiardo, Maglie, Nardò, Galatone.

Gallipoli nell'opera di Plinio il Vecchio

Plinio il Vecchio

Lo storico gallipolino ed umanista Stefano Catalano in una lettera rivolta al filosofo Giovan Battista Crispo, ammette di provare un certo imbarazzo leggendo il testo di Plinio il Vecchio.

«…in ora vero Senonum, Callipolis, quae nunc est Anxa…»

L'interpretazione di questa citazione è stata oggetto di numerosi studi: Giovanni Arduino vuole che si legga in ora senum Callipolis, poiché i Senoni giunsero a Roma e difficilmente nella zona meridionale d'Italia. Assunsero atteggiamento analogo altri storici come Antonio de Ferrariis, Filippo Cluverio. Nell'opera di Bartolomeo Ravenna Memorie istoriche della città di Gallipoli, si parla di un anonimo milanese il quale preferisce leggere la proposizione pliniana come in ora sinus Callipolis a differenza di Cluverio in ora Salentinorum Callipolis, ossia Gallipoli nel golfo dei Salentini. Molto probabilmente quel senonum presente nella Naturalis historia è stato un errore dei copisti o una abbreviazione dello scrittore stesso per indicare il Salento. Vi furono però storici come Polibio, che appoggiarono la tesi di Plinio ammettendo che veramente i Senoni approdarono alle spiagge di Gallipoli. Appiano di Alessandria scrisse che la perla dello ionio era in passato abitata dai greci e dai Galli senoni, una popolazione celtica.


Commercio dell'olio

Il commercio di olio a Gallipoli è molto antico, poiché risale al III-II secolo a.C. sotto la dominazione romana. Proprio per questo motivo furono costruite in Salento la Via Sallentina e la Via Traiana quest'ultima terminante a Gallipoli.

Della quantità di olio prodotto ed esportato si hanno poche e vaghe notizie, si sa solo che nel 1347 l'Arte della lana di Firenze si servì di ben 200 tonnellate di olio proveniente dai porti pugliesi.

La prima grande spinta per l'olio gallipolino si ha nel XVI secolo, ove si registrò un aumento vertiginoso delle domande e degli approdi di navi estere per il caricamento dell'olio. Tanta era la mole di questo commercio che il 18 aprile 1581 Papa Gregorio XIII con una Bolla papale dava l'assoluzione a tutti coloro che impegnati nel caricamento dell'olio non avevano santificato la domenica e tale bolla fu confermata il 28 febbraio 1590 da Papa Sisto V[22].

Nel 1594 Gallipoli mise la tassa di un grano per ogni staio d'olio caricato sulle navi, poiché si dovevano rifare continuamente le mura e tutte le vie di accesso alla città danneggiate per il continuo trasporto di merci[23].

Per soddisfare tutte le richieste provenienti da ogni parte d'Europa, nel sottosuolo del centro storico di Gallipoli vennero costruiti ben 35 frantoi e circa 2.000 cisterne per la raccolta dell'olio[24].

Nel 1668 in 15 giorni furono imbarcati 22.000 quintali di olio, l'8 Dicembre si imbarcarono 12.090 quintali e il 14 Dicembre ben 39.700 quintali[25].

Nel '700 l'esportazione olearia era alle stelle, e molte case commerciali straniere trovarono sede proprio a Gallipoli. Nel 1718 le navi sostanti nel porto di gallipoli in un solo giorno erano 30 e nel 1791 si arrivò a 70[26].

La città di Gallipoli era alla stessa importanza di Napoli, Roma, Parigi, Londra e altre grandi città europee, mentre invece il porto era al primo posto della classifica dei più importanti e trafficati porti europei[27].

In una statistica riflettente l'esportazione di olio dai porti pugliesi si ha:

Gallipoli con 128.140.139 tonnellate

Taranto con 570.470 tonnellate

Brindisi con 304.174 tonnellate

Otranto con 100.259 tonnellate

Questo perché l'olio lampante gallipolino era il migliore presente sul mercato di tutta l'Europa e con esso vennero illuminate le grandi città e capitali europee[28]. Il 29 febbraio 1741 ad un solo mese di distanza da Napoli, Gallipoli ebbe il «Consolato di mare». In cambio del prezioso prodotto Venezia, Francia, Spagna, Inghilterra, Danimarca, Impero Ottomano, Austria, Russia, Prussia, Svezia e Norvegia, Malta, Paesi Bassi, Stato della Chiesa e Stati Uniti d'America riversavano nel porto di Gallipoli ogni genere di merci come per esempio spezie, seta e pietre preziose. Dei paesi sopra citati, ebbero sede i loro vice consolati fino al 1923. Nel porto di Amburgo in soli sei anni (1783-1789) giunsero 2.349.000 litri di olio. Con l'olio gallipolino veniva prodotto il Sapone di Marsiglia e delle 31.000 tonnellate di olio prodotte dal 1851 al 1895, 17.000 vennero impiegate nelle fabbriche londinesi[29].

I traffici diminuirono verso la fine del XIX secolo, quando si iniziò ad usare il petrolio e l'energia elettrica.

Simboli

Stemma civico
Stemma civico
Gonfalone civico
Gonfalone civico

Descrizione dello stemma:

«Lo stemma raffigura un gallo coronato che reca tra le zampe un cartiglio con la scritta latina "FIDELITER EXCUBAT" »

Descrizione del gonfalone:

«Il Gonfalone è costituito da un drappo perimetrato di azzurro, che porta in alto la scritta dorata CITTÀ DI GALLIPOLI; al centro, in campo rosso, vi è una corona a cinque torri, sotto la quale si trova lo scudo azzurro, al cui interno è riprodotto lo stemma civico. Lo scudo è incorniciato a sinistra da una fronda di alloro e a destra da una fronda di quercia con sottesa una lista bifida dorata.»

Lo stemma gallipolino ha origine dal gallo dipinto sullo scudo di Idomeneo di Creta che dopo la guerra di Troia fondò la città nel 1150 a.C. La più antica rappresentazione del motto cittadino è contenuta in un atlante edito a Colonia da Braun e Hogemberg nel 1572 su disegno del gallipolino Giovanbattista Crispo. Oltre al disegno della città con tutte le sue fortificazioni e il territorio circostante, abbiamo lo stemma con il gallo coronato, recante la scritta latina: "NEC ANIMUS FATO MINOR" (L'animo non è minore del destino). Nel '700 il gallo appare d'oro con il motto attuale "FIDELITER EXCUBAT" (Fedelmente sorveglia). D'oro è anche sulla pergamena donata alla città dal comandante del piroscafo "Gallipoli" il 7 gennaio 1899.

Onorificenze

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria

[30]

Monumenti e luoghi d'interesse

A Gallipoli, nel XVII secolo, si ebbe una variante del barocco leccese con peculiarità originali, il barocco a Gallipoli. Di tale periodo restano a testimonianza numerosi edifici religiosi e civili. Caratteri fondamentali di questo stile sono le decorazioni floreali e angeliche esagerate, stravaganti ed eccessive.

La città è stata inserita nella "Tentative Lists" dell'Unesco in attesa di eventuale riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità.[31]

Facciata della Basilica concattedrale di Sant'Agata
Martirio di Sant'Agata.
Chiesa di San Francesco di Paola.

Architetture religiose

Basilica Concattedrale di Sant'Agata

La basilica concattedrale di Sant'Agata è una costruzione barocca del XVII secolo a croce latina, edificata sul luogo di una chiesetta romanica dedicata a San Giovanni Crisostomo. Posta al centro e nel punto più alto dell'isola, sito probabilmente destinato ad area sacra sin dall'antichità, essa rappresenta uno dei principali monumenti dell'espressione barocca salentina. Presenta un prospetto in tufo calcareo diviso in due ordini riccamente decorati. È caratterizzato da nicchie contenenti le statue in pietra di Sant'Agata, San Fausto, San Sebastiano, Santa Marina, Santa Teresa d'Avila e i busti dei Santi Agostino e Giovanni Crisostomo impostati sui riccioli delle volute di raccordo. L'interno, a tre navate, ospita pregevoli altari barocchi e numerose tele che fanno della concattedrale una vera e propria pinacoteca. Nel presbiterio, delimitato da una balaustra marmorea, si innalza un maestoso altare maggiore in marmi policromi opera dell'artista bergamasco Cosimo Fanzago. Intorno ad esso sono la cattedra vescovile in legno e il grande coro in legno di noce con quarantun stalli. Nel 1949 papa Pio XII, su richiesta del vescovo Mons. Nicola Margiotta, l'ha elevata al rango di basilica pontificia minore.[32]

Chiesa di San Francesco di Paola

La chiesa di San Francesco di Paola, sede della confraternita di Santa Maria ad Nives o Cassopo, fu edificata nel 1621 e fece parte del convento dei Paolotti. Sorge sulle mura cittadine di fronte al porto.

La facciata rettangolare leggermente timpanata presenta un portale semplice sormontato da una nicchia contenente la statua del Santo. Sopra si apre una finestra finemente decorata. L'interno è a navata unica separata dal presbiterio da un arco trionfale rivestito in legno colorato. Il presbiterio ospita un prezioso altare maggiore con la tela della Morte di San Giuseppe (di Romualdo Formosa). Sui muri laterali sono posizionati due grandi dipinti della seconda metà del Seicento raffiguranti i Miracoli di San Francesco di Paola. Nella navata sono presenti gli altari dedicati al titolare, a san Michele Arcangelo e a san Liborio.

Chiesa di San Francesco d'Assisi

Chiesa di San Francesco d'Assisi

La Chiesa di San Francesco d'Assisi risale, per la sua parte più antica, al XIII secolo. Successivi rimaneggiamenti, intercorsi tra il Seicento e il Settecento, ne hanno radicalmente trasformato la struttura.

La facciata è articolata su due livelli. Al piano terra il portale ha un portico ad arco. Il piano superiore presenta due corpi aggettanti laterali con parte centrale concava. L'interno è a tre navate con dieci altari barocchi disposti lateralmente. Pregevoli sono le tele e le opere d'arte appartenenti a epoche differenti come il presepe in pietra attribuito a Stefano da Putignano (fine XVI secolo). Importanti sono le statue lignee dei due ladroni (opere di Vespasiano Genuino), la cui "orrida bellezza" venne ricordata da Gabriele D'Annunzio, giunto a Gallipoli nel 1895.

Santissimo Crocifisso (sinistra) e San Domenico al Rosario (destra)

Chiesa di San Domenico al Rosario

La chiesa di San Domenico al Rosario, annessa all'ex convento dei Domenicani, fu riedificata negli ultimi anni del XVII secolo sulle rovine di un antico tempio. Fu sede della confraternita del Rosario. La facciata è in carparo decorato con nicchie e motivi floreali. L'interno, a pianta ottagonale con volta in pietra finemente decorata, ospita dieci altari barocchi impreziositi da alcune tele di Gian Domenico Catalano. L'adiacente chiostro del convento conserva affreschi raffiguranti la flotta cristiana all'ancora nella rada di Gallipoli dopo la battaglia di Lepanto.

Chiesa del Santissimo Crocifisso

La chiesa del Santissimo Crocifisso, sede dell'omonima confraternita, venne eretta nel 1750 sui terreni di proprietà dei padri Domenicani, acquistati nel 1741. La facciata è ripartita in due ordini da una trabeazione ed è caratterizzata da una grande maiolica ottocentesca che raffigura il miracolo della traslazione del quadro della Vergine del Buon Consiglio e da una nicchia contenente un croce lignea recante il messaggio: IN HOC SIGNO VINCES. L'interno, a navata unica riccamente decorata con stucchi, ospita un pregevole altare maggiore su cui è collocata un'antica scultura lignea del Cristo morto che viene portata in processione durante i riti della Settimana Santa. Decorano la navata nove tele (di Aniello Letizia), un pulpito barocco, piccole statue raffiguranti personaggi biblici e angeli, gli stalli della confrata (del 1867) e la statua lignea del XVIII secolo di san Michele arcangelo.[33]

Chiesa di Santa Maria della Purità
Chiesa confraternale di Santa Maria degli Angeli

Chiesa di Santa Maria della Purità

La chiesa di Santa Maria della Purità, sede dell'omonima confraternita, fu edificata nel 1664. La facciata è delimitata lateralmente da due lesene e termina con un cornicione in carparo leggermente aggettante sul quale poggia un frontone con due pinnacoli laterali. Viene caratterizzata da tre pannelli in maiolica raffiguranti la Madonna della Purità, San Giuseppe e San Francesco d'Assisi. L'interno è ricco di stucchi ed ospita un altare maggiore in marmo con pala di Luca Giordano raffigurante la Madonna della Purità tra san Giuseppe e san Francesco d'Assisi. Numerose tele settecentesche ricoprono le mura perimetrali della navata, molte delle quali opera di Liborio Riccio.[34]

Chiesa di Santa Maria degli Angeli

La chiesa di Santa Maria degli Angeli, edificata nella seconda metà del XVII secolo, sorge lungo il perimetro delle mura, di fronte all'isola di Sant'Andrea. Sede dell'omonima confraternita, composta da pescatori, agricoltori e artisti, presenta una semplice facciata con un pannello maiolicato che ritrae la Madonna degli Angeli. All'interno l'ingresso è sormontato dal settecentesco organo della controfacciata e la navata ospita grandi tele settecentesche di Diego Oronzo Bianchi da Manduria e l'altare maggiore in marmo del 1865. Lungo le pareti sono disposti i seggi dei confratelli contrassegnati dalle cariche di pertinenza.

Santuario di Santa Maria del Canneto

Santuario di Santa Maria del Canneto

Il santuario di Santa Maria del Canneto si trova vicino al ponte che collega il borgo alla città vecchia sull'isola. Fu costruito nell'ultima metà del Seicento accanto al Seno del Canneto, il porto di Gallipoli più antico, dove in precedenza già esisteva un edificio sacro del 1504. Presenta un portico con tre arcate frontali e due laterali a tutto sesto con archi e l'interno è a triplice navata. Il soffitto ligneo è a cassettoni. Sulla parete di fondo si conserva l'antica effigie della Madonna del Canneto, legata a una leggenda cara ai pescatori del posto.

Chiesa del Carmine

La chiesa del Carmine, sede della confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo e della Misericordia, fu ricostruita nel 1836 e disegnata da Vito Donato da Galatone. La chiesa sorge sul luogo dove prima erano la chiesa di Santa Maria della Misericordia e l'oratorio dedicato alla beata Vergine del Carmine, abbattuti per le precarie condizioni statiche. L'edificio ospita un'edicola con una raffigurazione del Compianto sotto la Croce - un dipinto del 1931 di Giulio Pagliano -, il coro ligneo per i confratelli, l'altare maggiore e due altari laterali.

Chiesa Arciconfraternale della Santissima Trinità e delle Anime del Purgatorio

Particolare dell'Arciconfraternita delle Anime del Purgatorio e della Santissima Trinità

La chiesa della Santissima Trinità e delle Anime del Purgatorio, sede dell'omonima confraternita, venne edificata tra il 1665 e il 1675 su disegno dell'architetto padre Carlo Coi. Presenta una semplicissima facciata, priva di qualsiasi elemento architettonico e decorativo; l'interno, a navata unica con presbiterio, ospita numerose tele di Giuseppe Franco e Liborio Riccio. Interessanti sono l'altare maggiore in oro zecchino del 1678 arricchito dalle statue di santa Teresa d'Avila e dell'Angelo Custode, la tela delle Anime del Purgatorio e la Trinità del 1684, l'organo del 1794 e l'ottocentesco pavimento maiolicato. Viene denominata gergalmente la "confraternita dei nobili" in quanto, in passato, solo a questi era ammesso di farne parte.

Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

Chiesa di San Giuseppe e della buona morte

La chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, sede dal 1904 circa della Confraternita di San Giuseppe e della buona morte, fu edificata tra il 1598 e il 1600 e appartenne al soppresso monastero delle clarisse fondato nel 1578.
La chiesa, al quale si accede attraverso un pregevole portale finemente scolpito con motivi floreali, ospita una consistente raccolta di opere pittoriche attribuibili al gallipolino Giovan Domenico Catalano, prodotte a cavallo fra gli ultimissimi anni del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Sull'altare maggiore è presente un grande dipinto del 1599 raffigurante i santi Pietro, Paolo, Francesco d'Assisi e Chiara d'Assisi. Nella navata sono collocati gli altari barocchi, con rispettive tele, della Crocifissione, di Santa Caterina d'Alessandria e dell'Annunciazione di Maria. Nella cantoria è situato un organo del 1779.

Chiesa conventuale di Santa Teresa

La chiesa di Santa Teresa, con l'annesso monastero delle Teresiane, fu costruita tra il 1687 e il 1690 per volere del vescovo spagnolo Antonio Perez della Lastra, del quale è visibile il marmoreo monumento funerario in cornu evangeli.
La sobria facciata presenta un unico portale d'accesso sormontato dallo stemma episcopale di mons. De Rueda e da un'epigrafe che ricorda l'edificazione della chiesa e la concessione dell'indulgenza plenaria ai fedeli che avessero recitato l'Ave Maria. Sovrasta il tutto una statua in pietra di Santa Teresa d'Avila.

L'interno presenta un grandioso retablo dell'altare maggiore, scolpito in pietra leccese, con il monumentale altare marmoreo policromo (prima metà del XVIII secolo). Tra le opere di maggior rilievo si segnalano il settecentesco organo montato sulla cantoria nel presbiterio, attribuibile al mastro organaro Carlo Sanarica, originario di Grottaglie e morto a Gallipoli nel 1770, e la tela raffigurante i santi Agostino e Ignazio di Loyola attribuibile alla scuola leccese del pittore Antonio Verrio.

Chiesa dell'Immacolata Concezione

La chiesa dell'Immacolata Concezione, sede della omonima confraternita, fu costruita tra il 1767 e il 1768. Il prospetto, inquadrato da due paraste con capitelli corinzi, presenta due porte d'accesso e una finestra centrale. L'interno, a navata unica riccamente decorata con stucchi, conserva numerose tele settecentesche. Pregevoli sono quelle raffiguranti le storie di Tobia eseguite da Oronzo Tiso nella seconda metà del XVIII secolo. L'altare maggiore è sormontato da una tela raffigurante l'Immacolata con san Francesco e san Giuseppe. In sagrestia sono custoditi un organo del 1560 e la statua dell'Immacolata in cartapesta.

Statua di santa Cristina nella chiesetta omonima

Chiesetta di Santa Cristina

La piccola chiesa di Santa Cristina, situata presso il porto Peschereccio, di fronte al Rivellino, fu costruita nel 1607. Presenta un semplicissimo prospetto con portale architravato e un sobrio interno in cui si conserva una statua di santa Cristina di Bolsena. L'originario altare esistente fu trasferito nel 1770 nel vicino santuario del Canneto.
Sconsacrata per un certo periodo e adibita a deposito delle reti dei pescatori, fu recuperata e riaperta al culto nel 1865. Per santa Cristina, a cui la leggenda attribuisce il miracolo della fine dell'epidemia di colera che colpì la città nel 1867, si organizzano ogni anno solenni festeggiamenti.

Chiesa di San Pietro dei Samari

La chiesa di San Pietro dei Samari, situata in aperta campagna a sud della città, è un'antica costruzione bizantina. Deve il suo nome al vicino fosso dei Samari e la tradizione colloca la sua fondazione al periodo in cui l'apostolo san Pietro, in viaggio verso Roma, attraversò questi luoghi. Da un'incisione latina ottocentesca (probabilmente in sostituzione di una più antica), posta sul prospetto, si può dedurre che la chiesa venne edificata o ricostruita nel 1148 per volere di Ugo di Lusignano, un feudatario francese, condottiero dei Crociati.

L'edificio, il cui prospetto con motivi ad archetti pensili è nascosto da un settecentesco corpo di fabbrica, si presenta altamente compromesso a causa dell'abbandono e dell'incuria. L'interno si compone di un'unica navata, divisa in due campate scandite da possenti archi su cui si scaricano due cupole di copertura, terminante con abside semicilindrica. Nulla è rimasto dell'originaria decorazione, come ad esempio il dipinto, realizzato da Giovanni Andrea Coppola, raffigurante i Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Chiese soppresse da decreto vescovile

A Gallipoli nel XVII secolo vennero costruiti numerosi edifici religiosi su indicazione dello storico Concilio di Trento convocato da papa Paolo III. Molti di essi sono scomparsi;[35]

  • "Confraternita di Sant'Antonio Abate" nel centro storico della città, che si trovava in via Giuseppe Ribera. I confratelli di questo oratorio indossavano un saio bianco, una mozzetta con le immagini e gli stemmi religiosi e un cappuccio nero. Oggi sui resti di questa chiesa estinta sorge una piccola cappella con una nicchia dedicata al santo.
  • Oratorio di Sant'Angelo (attuale biblioteca comunale e Archivio Storico)
  • Il convento dei Riformati di San Francesco d'Assisi
  • Il convento dei Domenicani, dedicato alla Santissima Annunziata
  • Il convento dei Paolotti, autorizzato nel 1622 dal vescovo Consalvo de Rueda non appena il prelato prese possesso della cattedra della diocesi di Gallipoli.
  • la chiesa di San Giusto
  • Il convento dei Cappuccini, intitolato a S. Maria delle Grazie
  • I conventi dei Mendicanti di Gallipoli non furono appressi nel 1600 per l'opposizione del clero diocesano di Gallipoli e del Capitolo della cattedrale.

Il vescovo Giuseppe Massa, nel 1652, aveva ricevuto dalla Congregazione sullo stato dei regolari una circolare con allegata la copia della bolla Instaurandae, e l'elenco dei conventi da sopprimere. Le autorità ecclesiastiche per opporsi alla decisione di Innocenzo X convocò il capitolo della Basilica Cattedrale gallipolina e il Decurionato della città, consapevole che la bolla emanata dal pontefice avrebbe avuto delle implicazioni negative sulla cittadina. mons. Massa, nel 1653, inviò alla Curia papale una supplica in cui veniva chiesto al papa di annullare il provvedimento di soppressione dei conventi. Nei primi del 1654 giunse a Gallipoli la notizia che la Congregazione sullo Stato dei Regolari aveva ritirato la bolla ed affermò l'utilità spirituale per gli abitanti del territorio di Gallipoli.

Altre chiese

  • Chiesetta di San Luigi
  • Chiesetta dei Santi Medici Cosimo e Damiano
  • Chiesetta di San Giuseppe
  • Monastero delle suore di clausura, fondato il 27 maggio 1692 dal vescovo castigliano Antonio Perez De la Lastra.
  • Ex oratorio e chiesa di Sant'Angelo, attuale archivio storico comunale (XV secolo)

Architetture civili

Nella città di Gallipoli sono numerosi i palazzi di origine rinascimentale e barocca; molti di questi erano in mano a delle nobili famiglie del Regno delle due Sicilie della Spagna; nello spazio sottostante ne sono indicati soltanto i principali e i più noti.

Palazzo Pirelli

Palazzo Pirelli

Palazzo Pirelli, situato di fronte alla concattedrale, risale al XVI secolo. Fu ristrutturato in stile barocco e arricchito da un bel portale e da una loggia. Si accede dall'antico portale cinquecentesco catalano-durazzesco. L'interno è ricco di decorazioni, tra le quali si distingue quelle del soffitto dell'antico ingresso che nel 1814 fu trasformato in farmacia. Il soffitto evidenzia altorilievi in carparo, corredati da fregi e cornici che si incontrano nella chiave di volta. Questa rivela una formella centrale raffigurante l'incontro fra due divinità mitologiche: Minerva armata (la sapienza) con ai piedi la civetta e il gallo, animali di attenzione preferiti dalla dea, e la dea Fortuna recante in mano la cornucopia (simbolo dell'abbondanza) e un timone per indirizzare il destino degli uomini. Questi elementi simbolici rimandano all'augurale motto cinquecentesco: Sapienza e Fortuna sovrintendano al governo della Città.

Palazzo Assanti-Aragona

Il palazzo si trova in via Giuseppe Ribera nel centro storico della città ed appartenne ad una delle più nobili famiglie del 1500; l'esistenza della famiglia è attestata già nel XII secolo dallo scrittore ed abate gallipolino Francesco Camaldari. I committenti dello stabile furono Angelo Assanti e Antonio; ad uno di questi andò in sposa una fanciulla proveniente dalla famiglia Aragona così come lo dimostra lo stemma posto sul lato sud-est; passò in seguito al De Tomasi il quale sposò l'ultima superstite degli Assanti, Antonia. Per successione la proprietà andò al figlio Filippo, nato a Gallipoli, che ricevette nel 1709 il titolo di Conte. Fu Vincenzo Gallo magistrato, letterato e archeologo famoso per la stesura di un'opera storica sulla vera forma della croce di Gesù Cristo. Caratteristica del palazzo è il frantoio ipogeo scavato completamente nella pietra.

Palazzo Specolizzi

Stemma logorato, Palazzo Specolizzi
Stemma fam. Specolizzi (Vincenzo Dolce)

La residenza signorile, risalente al XIV secolo, è sita in via Giuseppe Ribera, nel centro storico della città. Nonostante le difficoltà nella ricostruzione dell'origine della famiglia, si è certi dell'importanza della stessa: molti suoi membri ricoprirono per ben undici volte (dal 1484 al 1697) la suprema carica di Sindaco, come si è potuto evincere dagli stemmi dipinti nella sala consiliare dell'antico palazzo di città. Il notaio Vincenzo Dolce, nell'opera Illustrazione sugli stemmi dipinti nella Sala del Palazzo Comunale di Gallipoli, afferma che il sindaco Costantino Specolizzi fu il primo a far dipingere nel Palazzo di città il simbolo della sua famiglia nel 1484, proprio durante l'assedio dei Veneziani. Egli così scrive: "Specolizzi «fu il primo che fé dipingere sulla sala del Palazzo Comunale il suo scudo». In questo stemma, racchiuso in una cornice esagonale, «evvi in campo azzurro una fascia da dritta a manca di colore arancio dinotante onore, di cui si gloriò sempre la sua famiglia, ed entro la fascia v'intersò tré colombe nere simbolo delle tré luttuose giornate di quel fierissimo combattimento». Alcuni Specolizzi furono medici alti prelati. Il primo cittadino Costantino Specolizzi difese il Regio Governatore e la città nel celebre assalto veneziano del 1484, subendo crudeli maltrattamenti[36].

Oggigiorno, l'edificio conserva sostanzialmente l'aspetto originario: lineamenti classici con mensolette decorative in pietra sul cornicione. Un ampio portone d'accesso conduce ai locali superiori; conserva alte e solide mura e quattro balconi. Sull'angolo sud-ovest (angolo con Corte S. Antonio) sopravvive lo stemma della nobile famiglia interamente logorato nelle figurazioni araldiche, posto sul coronamento del prospetto montato su mensolette cinquecentesche.

Sino alla fine dell'Ottocento lo stabile fu di proprietà della famiglia Frisenna (Dott. Nicola Frisenna notaio dal 1853 al 1891). Nel 1912 fu acquistato dalla erigenda Parrocchia del Santuario del Canneto; alcuni appartamenti appartennero poi fino ai primi del XX secolo a Mons. Giovanni Tricarico, Canonico del Capitolo della Cattedrale di Gallipoli, nonché economo spirituale della Diocesi di Gallipoli dal 1916. Altre abitazioni sono oggi di proprietà del Monastero di Santa Teresa (Gallipoli).

Il Palazzo vescovile è attiguo alla Cattedrale di Gallipoli. Il vescovo Massa nel 1652 fece demolire la struttura preesistente in quanto in stato fatiscente e, nel 1700, il vescovo Oronzo Filomarini lo abbellì di suppellettili, mobili pregiati, tele e affreschi realizzati dall'artista gallipolino Michele Lenti. L'edificio è ampio, magnifico e disposto in tre grandi piani e dispone di un giardino e di una cappella privata del vescovo. Nel corso degli anni vi hanno fatto visita sovrani e personalità eminenti del panorama politico e religioso. È doveroso citare la visita svolta nel 1844 da re Ferdinando II con la consorte Maria Teresa d'Austria. In passato ha ospitato diverse istituzioni scolastiche, tra l'attuale Liceo Quinto Ennio.

Fondazione Fumarola

Il Palazzo Fumarola è sito tra Via De Pace e Piazza Imbriani, nel centro storico della città. L'iscrizione posta sul prospetto centrale, "Fondazione A. Fumarola", ricorda la volontà testamentaria dell'allora proprietario, il quale volle donare per beneficenza l'imponente bene immobile alla chiesa locale. Parte della pregevole mobilia e degli arredamenti è stata collocata nel Museo Diocesano Vittorio Fusco. Attualmente l'edificio è residenza ufficiale del parroco e del clero della Basilica Concattedrale di Sant'Agata.

Palazzo Tafuri

palazzo Tafuri

Il Palazzo Tafuri è l'edificio che meglio risponde alle caratteristiche del Barocco leccese; esso fu voluto da un giureconsulto, cioè un esperto di diritto proveniente da Matino. Il palazzo è costruito con una squisita grazia barocca ed è ricco di particolari in carparo e da finestroni ovali. Le balconate richiamano uno stile spagnoleggiante. Oggi è proprietario un colonnello in quanto i Tafuri lo vendettero nel XIX secolo.

Palazzo del seminario

Il palazzo del seminario, su indicazione del Concilio di Trento, fu voluto dal vescovo De Ruenda. Il progetto elaborato fu ripreso dal vescovo Serafino Brancone. Alla costruzione contribuì il comune della stessa città con una donazione di 300 ducati e dopo aver venduto alcuni beni appartenenti all'abbazia di San Mauro di Sannicola. Il 16 marzo 1752 fu posta la prima pietra di costruzione, ad opera di mastro Adriano Preite da Copertino. Il palazzo fu terminato nel 1756 ed inaugurato nel 1760 dal vescovo Ignazio Savastano. L'esterno è riccamente decorato con una squisita grazia barocca con temi e motivi ripresi poi da altri palazzi di Gallipoli, come palazzo Doxi. Dal 12 luglio 2004 è sede del museo diocesano: contiene numerosi dipinti, quadri, tesori e paramenti ecclesiastici del 1600-1700 oltre ai busti argentei di Sant'Agata e San Sebastiano, patroni gallipolini.

Palazzo D'Acugna

Il palazzo era di proprietà del condottiero Francisco Antonio de Acuña Cabrera y Bayona che lo volle dedicare al re di Spagna Filippo IV; questo è dimostrato da una lunga iscrizione (tuttora presente) : CAPITAN DON FRANCISCUS VERDADEROS (DEDICA A) FILIPPE QUARTO NVESTRO SENOR ESTA (CONSTRVCCION) DMDCXXV. Lo stabile rientra nella tipologia dei palazzi del 1500, con un portone durazzesco; sono di epoca successiva i balconi che hanno danneggiato in parte la lunga iscrizione spagnola.

Palazzo Pasca

Il Palazzo appartenne alla nobile famiglia Pernetta e successivamente al canonico Francesco Pasca che ebbe la facoltà di celebrare la messa in un oratorio privato. La struttura presenta un ampio balcone sormontato su delle mensole; barocca è la decorazione del portone principale.

Palazzo Romito

È sicuramente uno dei palazzi più affascinanti e caratteristici della cittadina ionica in quanto è riccamente decorato con busti di personaggi, colonne, contrafforti e con balconi in stile rococò. Appartenne anche al nobile e storico Bartolomeo Ravenna ed è sito in un luogo intitolato le monachelle ospiti del palazzo.

Palazzo Briganti

Lo stabile sorge ad angolo retto e presenta due stili diversi poiché esso fu costruito in due epoche diverse (1500-1700); qui nacquero Tommaso, Domenico e Filippo Briganti, giurisperiti molto conosciuti in quel tempo; la loro nascita è testimoniata da una targa affissa dal Comune della stessa città. L'interno era ricchissimo di decorazioni, ma oggi di tutto questo è rimasto ben poco. Tuttavia sono ancora osservabili decorazioni con stucchi, porte in legno intarsiato, un altare incassato posto in una camera da letto con due ante, chiudibile a mo' di armadio. Nei sotterranei si trova un frantoio, la cui entrata è posta in via Angeli: esso è scavato nel banco di roccia calcarenitica (tufo) e serviva per la produzione di olio. Fino agli anni '80 del 1900 era ospitata nei locali una scuola elementare.

Palazzo D'Ospina

particolare della finestra di Palazzo D'Ospina

L'architettura civile risale al XVII secolo e fu ristrutturato e abbellito con stucchi veneziani dai De Pace; nacque qui infatti, l'eroina e infermiera ormai molto conosciuta Antonietta De Pace, figura portante del Risorgimento. Ebbe l'onore di entrare a Napoli con Giuseppe Garibaldi nel 1860. Nel 1774 fu acquistato dai D'Ospina famiglia nobile di origine spagnola e fu ristrutturato notevolmente dal commerciante Giovanni De Pace.[37].

Palazzo Fontana

Su via Miceti si erge imponente palazzo Fontana, così definito dal nome degli attuali proprietari. Commissionato da Domenico Doxi nel XVIII secolo, rappresenta un significativo esempio del barocco presente in città. Caratteristica dell'edificio è il frantoio ipogeo.

Palazzo Vallebona

Palazzo Vallebona si trova nei pressi del Monumento ai Caduti. Antonio Vallebona ne iniziò la costruzione nel 1930 e arrivò al completamento l'anno successivo, con un costo di 360.000 lire. Il palazzo ha un alto belvedere ed è attualmente un'abitazione privata; uno dei locali dell'edificio ospita la sede di Gallipoli dell'acquedotto pugliese.

Palazzo Munittola

Palazzo Munittola risale ai primi anni del XVII secolo. Era di proprietà del fisico Orazio Munittola, proveniente da Morciano. Lo stemma della famiglia è composto da un tronco con i rami spezzati su cui poggia un cardellino. Alla destra dello stemma è posta una stella d'argento. Il portone di ingresso è dominato da elementi che richiamano al mondo greco, come le metope e colonne doriche-romaniche. Ha quattro paraste di origine dorico su cui poggia una trabeazione, costituita da architrave, fregio e cornice.

Palazzo Rocci (Municipio)

La struttura è sede del Comune di Gallipoli ed appartenne ad una delle famiglie più nobili del 1700; comprende quindici stanze oltre a cortili, logge e trappeti. Nell'ingresso sud vi è una scala che si divide in due braccia coll'effigie di S. Giuseppe e la nascita di Gesù. L'edificio è stato rimodernizzato sul finire del XIX secolo dopo l'acquisto da parte del Municipio. Molto caratteristica è l'epigrafe posta accanto al portone di ingresso che evoca la fatidica data del 20 settembre (festa della liberazione) proposta dal deputato gallipolino Nicola Vischi. Essa reca la seguente iscrizione:

"Pensiero e coscienza di Popolo dalla breccia di Porta Pia proclamarono al mondo la Roma dei Papi intangibile capitale d'Italia oggi che per legge proposta dal rappresentante politico di Gallipoli la nazione per la prima volta celebra in trionfo LA GLORIA DEL SECOLO orgogliosa la cittadinanza pone XX SETTEMBRE MDCCCXCV "

Palazzo del Capitolo

Il Palazzo del Capitolo è del XVIII secolo. Fu commissionato dal Capitolo della Basilica pontificia Cattedrale di Gallipoli nel 1730 all'architetto Preite, il quale progettò il palazzo Doxi e il palazzo del Seminario. Per 1030 ducati realizzò il progetto. Il palazzo passò in mano alla famiglia Portone che, nel 1926 lo rimodernizzò e ristrutturò l'interno. Caratteristica è il mignano, un elemento architettonico prettamente salentino; esso non è altro che un palco sospeso che si affaccia sulla strada. Su di esso rimane oggi il bello stemma del Capitolo, che rappresenta il sacrificio della santa protettrice di Gallipoli con una tronchesina che fa riferimento al martirio; sono presenti dei rami di palma, simbolo di gloria.

Particolare di Palazzo De Tomasi nella città vecchia

Altri edifici

  • Frantoio ipogeo (scavato nella roccia calcarea)
  • Palazzo Pasca (XVI secolo)
  • Palazzo Calò (XVII secolo)
  • Palazzo Talamo (XVII secolo)
  • Palazzo De Tomasi. Lo stemma araldico della Famiglia de Tomasi è d'azzurro al leopardo d'oro posto sopra un monte di tre cime al naturale movente dalla puntala punta, sovrastato da un rastrello a sei denti e quattro gigli.
  • Palazzo Ravenna (XVII secolo)
  • Palazzo Pizzarro (XVI secolo)
  • Palazzo Zacheo (XVII secolo)
  • Palazzo Pantaleo (XVI secolo)
  • Palazzo D'Ospina (XVIII secolo)
  • Palazzo D'Acugna (XVI secolo)
  • Palazzo Senape-De Pace (XVI-XVII secolo)
  • Palazzo Balsamo (XV-XVII secolo)
  • Palazzo Venneri (XVI secolo)
  • Teatro Garibaldi (XIX secolo)
  • Palazzo Granafei (con epigrafi relative al dominio spagnolo) (XVI secolo)
  • Palazzo Zacà appartiene tuttora a questa famiglia. Al suo interno è presenta una bellissima carrozza d'epoca perfettamente conservata oltre a numerosissimi cimeli, armi, lance, armatura ed un elmo appartenuto ad un soldato spagnolo di Carlo V.

Spiagge

La spiaggia dei gallipolini è quella della Purità, nel centro storico: una piccola spiaggetta incastonata tra i bastioni della città vecchia. La conformazione del borgo è tale da formare due anse sui litorali. Nella parte nord del territorio di Gallipoli si trova Torre Sabea, caratterizzata da una costa bassa e rocciosa ed è una località formata dalla torre di vedetta e dai villaggi turistici tra cui il parco acquatico Acquasplash, Rivabella, località in cui si trova una grande insenatura che si estende fino alle immense spiagge di sabbia finissima della Padula Bianca, dove sorgono i più importanti stabilimenti balneari della costa nord; la spiaggia termina quindi a Lido Conchiglie, al confine con il comune di Sannicola. La costa a sud della città, partendo Lido San Giovanni fino alla Baia Verde è caratterizzata da un'alternarsi di sabbia e scogli in cui si trovano le discoteche e le spiagge più rinomate della zona e il mare assume i colori smeraldini più belli. Vi è poi la località Li Foggi, formata da un ampio litorale e dalle zone umide circostanti immerse nel Parco naturale regionale Isola di Sant'Andrea e litorale di Punta Pizzo, in questa zona caratterizzata da hotel e villaggi turistici vi è la foce del Canale dei Samari. L'altra spiaggia incastonata nella riserva è Punta della Suina: per accedere bisogna oltrepassare a piedi una splendida pineta e ci si ritrova immersi in acque limpide circondate da scogliere con qualche piccola spiaggetta sabbiosa. L'ultima grande spiaggia è quella del Pizzo, che saluta i viaggiatori con la caratteristica torre cinquecentesca.

Fontana greca

Fontana greca

La fontana greca si ritiene essere la più antica fontana d'Italia in quanto fu costruita intorno al III secolo a.C.[senza fonte]. La datazione tuttavia è dubbia. Alcuni storici dell'arte ritengono che i rilievi siano opera di mastri del XVI secolo, epoca in cui si usava ricopiare in nuove sculture antiche rappresentazioni scultoree[38][39]. La facciata, che guarda a scirocco, è suddivisa in tre parti da quattro cariatidi che sorreggono l'architrave con un ricco decoro ed è alto circa 5 m. Nei bassorilievi, ricavati da lastre di pietra dura locale, sono scolpite scene che rappresentano le tre metamorfosi delle mitologiche Dirce, Salmace e Biblide. Sull'altra facciata, realizzata con la funzione di sostegno nel 1765, vi sono collocati lo stemma di Gallipoli, un'epigrafe in latino e le insegne del sovrano Carlo III di Borbone. In basso è collocato l'abbeveratoio dove in passato si dissetavano gli animali.

Architetture militari

Castello aragonese

Il Castello e il Rivellino

Il Castello aragonese, circondato quasi completamente dal mare, sorse nel XIII secolo in epoca bizantina. Subì radicali modifiche e rifacimenti in periodo angioino e aragonese quando fu costruito un recinto a pianta poligonale fortificato da torri cilindriche. Gli interventi più significativi furono eseguiti dall'architetto senese Francesco di Giorgio Martini il quale lavorò per conto di Alfonso II di Napoli.

Nel 1522 venne costruita la cortina di levante denominata Rivellino, staccata dal perimetro della fortezza e isolata nelle acque. Nella parte superiore della torre si trovavano ancora le originarie catapulte e i cannoni usati per difendere la città. L'accesso al Rivellino è consentito mediante un ponte levatoio in legno ancora esistente.

Il castello possiede grandi sale con volte a botte e a crociera, vari cunicoli e camminamenti. La forma della fortezza rimase invariata sino alla seconda metà dell'Ottocento; fra il 1870 e il 1879 fu riempito il fossato e la facciata fu coperta con la costruzione del mercato ittico.

Cinta muraria

Particolare mura cittadine

Le mura di Gallipoli furono edificate a partire dal XIV secolo e ammodernate nel Cinquecento in epoca spagnola. La città, da sempre sotto le minacce degli invasori, fu cinta da muraglie, torri e bastioni. Esistevano 12 torrioni o bastioni: Torre di San Francesco di Paola, il Fortino di San Giorgio, il Fortino di San Benedetto, il Torrione di San Guglielmo, il Forte di San Francesco d'Assisi, la Torre del Ceraro, il Baluardo di San Domenico o del Rosario, il Bastione di Santa Venerandia o di Santa Venere, la Muraglia di Scirocco, la Torre di San Luca, la Torre di Sant'Agata o delle Saponere e la Torre di San Giuseppe o della Bombarda. Alcune di queste opere furono distrutte e loro posto costruiti piazze o palazzi.[40]

Bastione degli angeli

Nel 1634 il suo nome era Torre del Quartararo, nel 1755 c'era una fabbrica di cera che diede il nome al bastione come torre del ceraro. Originariamente era di forma pentagonale e nel XVI secolo sul lato di tramontana fu aggiunta una struttura somigliante ad una piccola torre con appostamenti per moschetti e cannoni di piccolo calibro per la difesa del bastione di San Francesco.

Bastione di San Domenico o degli arsi vivi

Come dice il Ravenna anticamente si chiamava di Santa Maria delle Servine perché al posto dell'attuale convento dei Frati Domenicani c'era il convento dei Monaci Basiliani precedente l'anno mille. Inizialmente a pianta circolare, nel 1593 fu ricostruito per volere del Viceré Conte della Mirandola da Angelo Bischetimi, Bruno Allegranzio e Angelo Spalletta. Fu ricostruito a pianta pentagonale come lo è ancora oggi con 6 bocche di fuoco per il tiro radente di cui 2 guardano la muraglia di scirocco. Il 5 agosto 1595 in uno dei depositi per la polvere da sparo all'improvviso scoppiò un incendio dove morirono bruciati vivi tredici operai gallipolini. Ebbe questa funzione fino al 1769 e alla fine dell'Ottocento il Comune lo diede in affitto alla Società di Produzione e Costruzione e nel 1916 Agesilao Flora costruì un istituto d'arte. Le sue bocche di fuoco sono rimaste in funzione fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, usate come appostamento dai soldati italiani per la sorveglianza del mare di scirocco da eventuali sbarchi.

Bastione delle anime o del governatore

A pianta quadra, fu rinforzato nel 1544 sotto l'egida del governatore della provincia Ferdinando Loffredo, ornandolo del suo stemma familiare, di una targa di ammonimento per chi avesse tentato di espugnarlo e una statua di Santa Veneranda.

Bastione di San Francesco

Era la struttura più imponente con molte camere e corridoi. Un avancorpo si affacciava di fronte all'isola del campo e si chiamava Spuntone o Cavaliere di San Francesco. Soggetto alle furie del vento fu più volte ristrutturato e rinforzato. Nel 1684 la Casa Reale Spagnola posizionò una statua di San Fausto e una lunga targa latina per commemorare la riuscita ricostruzione voluta da Don Pedro Montoya e dal Viceré Don Gaspare De Haro. Durante il vescovato di Pelegro Cybo c'era la chiesa di Santa Maria dello Spuntone e accanto la chiesa di Santa Maria Ad Nivem del 1559. Sui suoi resti è costruito palazzo Ferocino, oggi padroni gli Zanchi.

La torre del fosso

Non era un vero e proprio bastione, in realtà si tratta di una sopraelevazione fatta per difendere tutto il fossato che era presente tra il Bastione di San Domenico e il Bastione delle Anime. Serviva per la quarantena della gente malata, ancora oggi lungo tutto il muro di scirocco c'è un grande marciapiede costruito proprio sulle fondamenta della torre. Sotto c'è ancora l'antico camminamento segreto che univa i due bastioni e passa per tutto il perimetro del centro storico di Gallipoli

Bastione di San Luca

Chiamato così per l'antica chiesa dedicata al Santo, aveva pianta circolare ma nel 1622 fu ricostruito dall'architetto gallipolino Lachibari che gli diede forma triangolare. Aveva il compito di difendere parte del Canneto e del castello e negli anni Trenta del Novecento fu costruita una scalinata a due rampe che scende dritta in mare, dove inizia il bacino artificiale delle "Scale Nove".

Bastione di Sant'Agata

Questo bastione presenta forma rettangolare e fino al 2016 i lati Nord ed Est erano completamente circondati dal mare. Ricostruito nel '500 aveva bocche di fuoco che sparavano ad altezza d'uomo. Il secondo piano ha altre tre postazioni per il tiro di altezza intermedia, che spezzava gli alberi maestri delle navi nemiche con grosse palle di pietra da 4/5 chili. Il terzo piano, oggi non più esistente, aveva una camera con varie aperture per cannoni di medio calibro e moschetti o spingarde.

Bastione della Puritate

Rimasto in piedi fino al 1836, aveva una struttura circolare con un rinforzamento quadrato sul suo lato destro. Fu abbattuto per realizzare la rampa di discesa alla spiaggia. Guardando la prima apertura delle sette presenti sul muro della puritate è possibile vedere un bastione circolare che molto probabilmente risale al XII/XIV secolo, inglobato successivamente nel bastione ormai scomparso.

Bastione di San Benedetto

È un bastione a pianta circolare con alla sinistra un piccolo bastione rettangolare. È gemello del bastione di San Giorgio e avevano il compito di difendere il la cortina Nord, il porto mercantile e la Puritate. Questo bastione aveva quattro piani ed al primo si sono conservate le sue strutture quasi intatte. Nel 1691 era armato con una "petrera" che gettava palle infuocate da 17 libbre e da un cannone di oltre 700 chili. Furono fatti altri lavori nel 1684.

Bastione di San Giorgio

Bastione gemello di San Benedetto, si affacciava all'antico "Scoju ta Sabbata" (scoglio del riposo) dove anticamente si facevano spettacoli. Si alzava imponente sulle mura fino al 1880 come lo si vede in un quadro dello stesso anno del Newbery. Oggi rimane solo un piccolo spiazzo e l'interno è utilizzato come deposito.

Torri costiere

Le torri costiere presenti nel territorio di Gallipoli sono quattro: (da sud a nord) Torre del Pizzo, Torre San Giovanni la Pedata, Torre Sabea e Torre dell'Alto Lido. Le torri, tutte costruite nel XVI secolo, furono volute da Carlo V per la difesa del territorio salentino dalle incursioni dei Saraceni.

Borgo

  • Monumento ai caduti
  • Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (1959) (sede della confraternita del Santissimo Sacramento)
  • Monumento al riccio, realizzato nel 2001 dall'artista locale Enrico Muscetra e finanziato dal concerto di Goran Bregović
  • Chiesa di San Gerardo
  • Chiesa di San Lazzaro

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[41]

Etnie e minoranze straniere

Al 31 dicembre 2017 a Gallipoli risultavano residenti 356 cittadini stranieri. La nazionalità più rappresentata era quella rumena con 90 cittadini residenti, seguita dall'indiana con 42 residenti e dalla bulgara con 34.[42]

Lingue e dialetti

Dialetto salentino

A Gallipoli si parla il dialetto gallipolino (o gallipolitano, come era detto in passato), una variante del salentino. A causa della vocazione marinaresca e commerciale della città questo dialetto è stato influenzato maggiormente dagli altri dialetti meridionali rispetto a quello salentino. Presenta al suo interno chiare influenze del dialetto siciliano e calabrese e si differenzia dal dialetto leccese. Il territorio di Gallipoli si presenta come area linguistica di compromesso: fondamentalmente è di tipo meridionale, ma è stato raggiunto da parziali innovazioni di tipo brindisino. Le forme verbali e gli aggetti presentano per e, o chiusi esiti di tipo meridionali idda, china, fridda, bbìu bevo, crìu credo, curta, russa, raspundu, scundu a Gallipoli, Alezio, Sannicola; i sostantivi, specie se di sillaba libera, presentano esiti condizionati di tipo brindisino come a Nardò, pepe, penna, sera, tela, pesce, stedda, fronte, monte, culore, sutore, napote, croce, noce (prima condizioni) e citu. misi, paisi, culuri, naputi, nuci, cruci (seconde condizioni), accanto però a site, nive, pira.

Religione

Regione ecclesiastica della Puglia

Gallipoli è sede, insieme a Nardò, della diocesi di Nardò-Gallipoli, suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce appartenente alla regione ecclesiastica Puglia, retta dal 16 luglio 2013 dal vescovo Fernando Filograna.

La diocesi nacque il 30 settembre 1986 quando alla diocesi di Nardò, eretta il 13 gennaio 1413, fu unita la diocesi di Gallipoli, che era stata eretta nel VI secolo.

Tradizioni e folclore

Immagine storica della Processione dell'Addolorata a Gallipoli, organizzata dalla Confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo e della Misericordia Orazione e Morte. Al centro in abito corale l'allora vescovo Nicola Margiotta. In secondo piano si può notare il baldacchino sotto il quale è presente una stauroteca
Maria SS. Addolorata venerata a Gallipoli

Molto sentiti sono i riti della Settimana Santa con le processioni degli "incappucciati" e penitenti, il Venerdì precedente la Domenica delle Palme, con la processione del settecentesco simulacro dell'Addolorata, attestata sin dal Trecento e organizzata dalla Confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo e della Misericordia Orazione e Morte [43], la festa patronale di Santa Cristina (23-24-25 Luglio). La tradizione vuole che sia stata proprio Santa Cristina, nel 1867, a liberare la città di Gallipoli dal colera che l'aveva colpita.

Il periodo natalizio inizia il 15 ottobre di ogni anno, ricorrenza di Santa Teresa. Si realizzano presepi in cartapesta e, a Capodanno, il Pupu, un personaggio di cartapesta artigianale raffigurante un vecchio (l'anno trascorso) che alla mezzanotte viene fatto scoppiare per dare il benvenuto al nuovo anno.

Istituzioni, enti e associazioni

La principale struttura sanitaria del comune è l'ospedale Sacro Cuore di Gesù[44], terzo della provincia per dimensioni e, dall'anno accademico 2018-19, in convenzione con l'università del Salento e l'università degli studi di Bari Aldo Moro, nosocomio deputato alla formazione di tirocinanti e specializzandi dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia.[45]

Cultura

Istruzione

Biblioteche

  • Biblioteca comunale "Ex Sant'Angelo"
Esterno della Biblioteca e Archivio Storico

La Biblioteca di Sant'Angelo è una delle più antiche e importanti e della Puglia per la provenienza e la datazione dei volumi[46]. Essa sorge in un'antica chiesa confraternale risalente al 1732 che era sede della Confraternita dei Nobili; presenta una facciata semplice con una doppia scalinata in carparo. L'interno è costituito da una sola navata e alle pareti sono presenti delle nicchie che rappresentano profeti e re biblici oltre a delle tele attribuite al Manieri (1687 - 1744). Molte tele ora sono conservate nel Museo Diocesano di Gallipoli, presso la Basilica Cattedrale. Nel 1823 il decano e arciprete della Cattedrale di Gallipoli, donò al comune una raccolta di tremila volumi; donò molte delle sue opere il più famoso Bartolomeo Ravenna.

Scuole

Vi sono cinque scuole dell'infanzia, cinque scuole primarie, cinque scuole medie inferiori. Importante per l'area ionico-salentina è il Liceo Quinto Ennio.[47] Presenti inoltre altri due istituti superiori.

Musei

natura morta del Coppola, esposta nella "Sala Collezione Coppola"

Corte Gallo

Non rientra nella tipologia dei veri e propri musei, tuttavia "Corte Gallo" si può definire un "luogo del passato". Si tratta di una piazzetta senza sbocco, interna a un complesso abitativo e distaccata dalla viabilità principale ricca di oggetti tra cui la cosiddetta "macinula", uno strumento di legno attorno a cui nel passato veniva attorcigliata la lana per tessere, il "cofunu", una sorta di lavatrice che si differenzia dalla moderna poiché richiedeva il lavoro manuale; le "nasse di giunco", attrezzi che servivano per pescare. Le nasse possono essere a campana e a barile, entrambe hanno una strozzatura dell'entrata che costringe il pesce, attirato dall'esca, ad entrare forzando le maglie. In questo modo la preda non è poi più in grado di uscire. Sono numerosi inoltre gli attrezzi di falegnameria del passato, botti, carretti e lampade ad olio (Gallipoli nel XVI secolo deteneva il monopolio internazionale di olio lampante usato per l'illuminazione).

Media

Stampa

  • Piazzasalento
  • Anxa

Televisione

  • Teleonda

Cinema e teatri

  • Il Cinema Teatro Italia è il teatro più grande della regione Puglia[50]. Fu costruito nel 1976 per iniziativa di Pasquale Petrucelli, su progetto dell'architetto Enzo Perna ed è collocato nell'arteria principale della città, Corso Roma. I lavori di costruzione iniziarono negli anni'60 dall'impresa di costruzioni Otello Torsello. Occupa una superficie di 4000 metri quadri ed ha una capienza di 1400 posti. I circa 40 camerini si dispongono su 2 piani. Il complesso è decorato dalle ceramiche realizzate dal maestro Giuseppe Macedonio. Nel 1998 iniziarono i lavori di ristrutturazione su progetto di Enrico Iaffei.[51]
  • Il Teatro Schipa (già Eldorado) fu edificato nel 1900 ed era costruito completamente in legno. Successivamente la struttura venne gradualmente smontata per permettere la costruzione del nuovo stabile. Il materiale proveniente dall'antico Eldorado è stato sottoposto ad un attento lavoro di restauro terminato nel 1998. Il teatro occupa una superficie di 1000 metri quadri.[52]
  • Il Teatro Garibaldi (già Teatro del giglio) è sito nel centro storico, nelle vicinanze della centralissima via Antonietta De Pace. Fu costruito nel 1825 e fu fortemente voluto da Bonaventura Balsamo, in omaggio alla casata borbonica. Negli anni '70 dell'Ottocento passò al comune di Gallipoli che affidò i lavori di restauro all'ingegnere Bernardini di Lecce, artefice del teatro Paisiello. Ha una struttura a staffa di cavallo e dispone di un doppio ordine di palchi. Fu poi costruita una elegante facciata in stile neoclassico, alla sommità della quale si staglia imponente lo stemma cittadino in pietra. Nel 1879 fu dedicato a uno dei protagonisti del Risorgimento, Giuseppe Garibaldi. Il progettista ebbe a modello il Teatro San Carlo di Napoli.[53][54]
  • Il Rivellino, struttura fortificata del Castello di Gallipoli, ha ospitato a partire dal 1945 un cinema all'aperto, con la capienza di ottocento posti a sedere.

Cinema

Musica

Cucina

Prodotti tipici della gastronomia gallipolina:

  • Zuppa di pesce alla gallipolina
  • scapece: l'ingrediente principale della scapece è il pesce che viene fritto e fatto marinare tra strati di mollica di pane imbevuta con aceto e zafferano all'interno di tinozze chiamate, in dialetto gallipolino, calette. Lo zafferano dona al piatto il colore giallo che lo rende caratteristico.
  • 'Mboti: tipici involtini fatti con polmone e fegato di agnello.
  • Pittule (durante il periodo natalizio)
  • Puccia (il 7 dicembre)

Geografia antropica

Nei pressi della Torre Sabea era presente un antico e importante villaggio neolitico (terzo momento dell'età della Pietra) del quale sono rimasti chiari segni archeologici, benché coperti da uno strato di sabbia. Furono effettuate numerose ricerche che stabilirono che Gallipoli fu un centro molto popolato nella Preistoria.

Urbanistica

La città di Gallipoli è quasi interamente circondata dal mare ed è una città molto importante in quanto si dice che qui terminasse la via Traiana con una colonna rimasta in vita sino al XIX secolo[56]. Essa si può "dividere" sostanzialmente in due parti: il borgo nuovo ad est, e la città vecchia a ovest su una isola calcarea. La città vecchia ha conservato immutato il suo impianto urbanistico di carattere medievale. Secondo lo storico Ettore Vernole, la città doveva possedere un fortissimo sistema difensivo. L'orografia del sito dimostra tali costruzioni.

Divisione della città

Come accennato in precedenza la città è suddivisa in due parti: la città nuova ed il centro storico. La prima è la parte più recente della città, costruita su una penisola che si protende nello Ionio verso ovest. Il centro storico, invece, si trova su un'isola di origine calcarea, collegata alla terraferma attraverso un ponte ad archi seicentesco. È proprio nel centro storico che sono presenti la maggior parte di edifici civili e religiosi. Il centro storico a sua volta è diviso in due zone: la parte che è rivolta a tramontana e quella rivolta verso scirocco. Dall'epoca medievale fino a pochi decenni fa era presente un ponte levatoio che serviva a rendere possibile l'accesso solo ai residenti. Al centro della città vecchia si trova la Basilica Concattedrale di Sant'Agata con il Seminario, il Museo Diocesano e il Municipio (come in età feudale e medievale). Le stradine che sono in discesa portano verso i bastioni e il mare e quelle in salita portano verso la Basilica. Tra il XII ed il XIV secolo, in Italia ma anche in altre aree dell'Europa, si assiste a profonde trasformazioni delle città con un'intensa attività edilizia e importanti interventi urbanistici. Le città si ingrandiscono a seguito del forte incremento della popolazione dovuto all'inurbamento. Si sviluppano attività produttive e commerciali che consentono l'affermarsi di ceti sociali borghesi organizzati nelle associazioni di arti e mestieri. Il centro storico è chiamato gergalmente "padella" in quanto la sua forma ricorda molto quella della pentola.

Frazioni

Baia Verde

Baia Verde è una località balneare; situata a 3 km a sud di Gallipoli e a 6 km da Marina di Mancaversa nel comune di Taviano, presenta una costa bassa e sabbiosa. La località è posizionata in prossimità del Parco naturale regionale Isola di S. Andrea e litorale di Punta Pizzo, istituito il 10 luglio 2006 allo scopo di salvaguardare la variegata natura del luogo costituita da macchia mediterranea, pseudo steppe mediterranee, ambienti umidi e acquitrinosi.

Baia Verde è abitata prevalentemente d'estate e nell'ultimo censimento ha registrato una popolazione di soli 94 abitanti.

Economia

mappa di Gallipoli realizzata da Piri Reìs
Guida Pratica ai Luoghi di Soggiorno e di Cura in Italia, edizione del 1933

L'economia della città di Gallipoli si basava nei tempi passati sul commercio internazionale di olio e vino e sulla produzione industriale delle botti e del sapone. A partire dal Seicento, Gallipoli e il suo porto ebbero un'importanza fondamentale per il commercio dell'olio lampante.[57] Dal suo porto partivano navi cariche di olio verso tutto il mondo. Tuttora risiedono in città i discendenti di famiglie genovesi, sarde, veneziane e napoletane di commercianti di olio che si spostarono a Gallipoli come gli Spinola, i Vallebona, i Calvi, ecc.[58].

Gran parte dell'olio prodotto o depositato nelle cisterne veniva venduto a Paesi esteri, i quali avevano rappresentanza in Gallipoli con propri vice consolati. In Gallipoli si ebbero fino al 1923 i consolati esteri di molte nazioni europee: Austria, Danimarca, Francia, Inghilterra, Impero ottomano, Paesi Bassi, Portogallo, Prussia, Russia, Spagna, Svezia e Norvegia, Turchia.

L'economia del comune si basa essenzialmente sulle attività turistiche e sulla pesca.

Infrastrutture e trasporti

Strade

Le principali direttrici stradali di Gallipoli sono:

Il comune è inoltre raggiungibile da una rete di strade provinciali che comprende la SP 52 Gallipoli-Sannicola, la SP 282 Gallipoli-Alezio, la SP 108 Gallipoli-Santa Maria al Bagno, la SP 200 Gallipoli-Baia Verde e la SP 361 Gallipoli-Maglie.

Ferrovie

La città è servita da una stazione ferroviaria posta sulle linee Zollino-Gallipoli e Gallipoli-Casarano delle Ferrovie del Sud Est. Un tempo la ferrovia arrivava fino al porto per facilitare il carico/scarico delle merci.

Spiaggia della Purità

Porti

Di notevole importanza è il Porto di Gallipoli, risalente al 1400, che ospita il Premio Barocco.[59]. A Gallipoli sono presenti 2 porti: uno antico nei pressi della fontana Greca e uno mercantile nella città vecchia.

Mobilità urbana

I trasporti urbani ed extraurbani di Gallipoli vengono svolti con servizi regolari di autobus gestiti dalla Autoservizi Chiffi s.r.l.

Amministrazione[60]

Il sindaco Mario Foscarini ed Enrico Berlinguer nell'aula consiliare di Palazzo Balsamo
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
29 maggio 1988 16 luglio 1990 Mario Foscarini PCI sindaco
16 luglio 1990 28 giugno 1991 Flavio Fasano PDS sindaco
agosto 1991 novembre 1991 Roberto Piro Democrazia cristiana sindaco
settembre 1991 novembre 1991 Camardella Cappetta De Simone Commissione straordinaria
novembre 1991 dicembre 1993 Madaro Cappetta De Simone Commissione straordinaria
novembre 1993 dicembre 1993 Cappetta De Simone Commissione straordinaria
21 novembre 1993 25 luglio 1997 Flavio Fasano PDS sindaco
luglio 1997 agosto 1997 Nicola Prete Commissario prefettizio
agosto 1997 novembre 1997 Flavio Fasano Commissario prefettizio
luglio 2000 luglio 2000 Francesco Leopizzi Commissario prefettizio
luglio 2000 maggio 2001 Francesco Leopizzi Commissario prefettizio
13 maggio 2001 30 maggio 2006 Giuseppe Venneri Forza Italia sindaco
28 maggio 2006 24 luglio 2007 Vincenzo Barba Centro-destra - Liste civiche sindaco
luglio 2007 aprile 2008 Angelo Trovato - commissario prefettizio
13 aprile 2008 30 giugno 2011 Giuseppe Venneri PdL sindaco
giugno 2011 settembre 2011 Biagio De Girolamo - Commissario prefettizio - Viceprefetto Vicario
settembre 2011 settembre 2011 Biagio De Girolamo - Commissario prefettizio - Viceprefetto Vicario
settembre 2011 dicembre 2011 Mario Ciclosi Commissario prefettizio
dicembre 2011 maggio 2012 Vincenzo Petrucci Commissario prefettizio
6 maggio 2012 31 agosto 2015 Francesco Errico PD - Liste civiche Sindaco
1º settembre 2015 24 giugno 2016 Guido Aprea Commissario prefettizio - Viceprefetto di Lecce
25 giugno 2016 in carica Stefano Minerva PD -Liste civiche Sindaco

Elenco sindaci dal 1484 al 1573[61]:

  • 1484: Costantino Specolizzi
  • 1485: Antonio Sillari
  • 1486: Carmine Specolizzi
  • 1487: Antonio Assenti
  • 1488: Nicola Specolizzi
  • 1489: de Rataro Roberto
  • 1490: Guglielmo Patitari
  • 1491: Bugito Assanti
  • 1492: Luigi Gorgoni
  • 1493: de Natali Roberto
  • 1494: Antonio Sillari
  • 1495: Isidoro Sillari
  • 1496: Nicola Specolizzi
  • 1497: Francesco Calò
  • 1498: Alessio Gorgoni
  • 1499: Bartolomeo Sermaci
  • 1500: Nicola Specolizzi
  • 1501: de Natali Roberto
  • 1502: Cristallino Zifà
  • 1503: Leonardo Gorgoni
  • 1504: Francesco Calò
  • 1505: Gabriel Sansonetti
  • 1506: Angelo Assanti
  • 1507: Gabriel Sansonetti
  • 1508: Cristallino Zifà
  • 1509: Cristallino Zifà
  • 1510: Francesco Assanti
  • 1511: Carlo Muzi
  • 1512: Matteo Musarò
  • 1513: Giacomo Sillari
  • 1514: Giacomo Assanti
  • 1515: Girolamo Scaglione
  • 1516: Alfonso Calò
  • 1517: Bartolomeo Sillari
  • 1518: Pietro De Magistris
  • 1519: Amato Lombardo
  • 1520: Francesco Assanti
  • 1521: Francesco Musarò
  • 1522: Sebastiano Assanti
  • 1523: Bonifacio Venneri
  • 1524: Antonello Zacheo
  • 1525: Carlo Scaglione
  • 1526: Guglielmo Sansonetti
  • 1527: Carlo Antonio Ruffo
  • 1528: Cristoforo Assanti
  • 1529: Francesco Musarò
  • 1530: Giacomo Aragona
  • 1531: Nicola Venneri
  • 1532: Fausto Ruffo
  • 1533: Galeotto Vivaldi
  • 1534: Carlo Specolizzi
  • 1535: Gisolerio Mazzucci
  • 1536: Gabriele Nanni
  • 1537: Gisorelio Mazzucci
  • 1538: Girolamo Pirelli
  • 1539: Gisorelio Mazzucci
  • 1540: Leonardo Gorgoni
  • 1541: Giacomo Aragona
  • 1542: Nicola Specolizzi
  • 1543: Bartolomeo Zacheo
  • 1544: Antonio Rocci
  • 1545: Filippo Gorgoni
  • 1546: Gabriele Musarò
  • 1547: Antonio Rocci
  • 1548: Francesco Musarò
  • 1549: Consalvo Occhilupo
  • 1550: Guglielmo Camaldari
  • 1551: Stefano da Galà
  • 1552: Bernardo Specolizzi
  • 1553: Filippo Gorgoni
  • 1554: Benedetto De Magistris
  • 1555: Alfonso Deletto
  • 1556: Paolo Venneri
  • 1557: Alfonso Deletto
  • 1558: Bernardo Specolizzi
  • 1559: Paolo Venneri
  • 1560: Nunzie Zacheo
  • 1561: Giovanni Abatizio
  • 1562: Tiberio Barba
  • 1563: Antonio Valdelarano
  • 1564: Pandolfo Calella
  • 1565: Francesco Valdelerano
  • 1566: Tiberio Barba
  • 1567: (?)
  • 1568: Pietro Abatizi
  • 1569: Antonio Valdelerano
  • 1570: Silvio Zacheo
  • 1571: Sancio Rossi
  • 1572: Pietro Abatizi
  • 1573: Pandolfo Calello

Gemellaggi

Sport

Calcio

Nel comune ha sede una società di calcio: il Gallipoli, che nel 2009-2010 ha militato in Serie B.

Quidditch babbano

Nel 2016 la città ha ospitata la quarta edizione dell'European Quidditch Cup.

Impianti sportivi

A Gallipoli è presente lo stadio comunale Antonio Bianco, costruito nel 1969, che ha una capienza di 4.368 posti[71][72].

Note

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  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
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  6. ^ Dizionario di ortografia e di pronunzia, su dizionario.rai.it. URL consultato il 15 luglio 2013, 16:39 (CEST).
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  8. ^ Il fascino misterioso dei frantoi ipogei, quando Gallipoli era capitale mondiale dell’olio lampante, su lastampa.it. URL consultato il 6 aprile 2020.
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  10. ^ Gallipoli nominata presidente delle Città storiche del Mediterraneo, su trnews.it. URL consultato il 4 aprile 2015.
  11. ^ Gallipoli (LE) - Italia: Informazioni, su comuni-italiani.it. URL consultato il 24 aprile 2013.
  12. ^ Comune di Gallipoli - Parco Regionale, su comune.gallipoli.le.it. URL consultato il 24 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2013).
  13. ^ Valori climatici del Salento meridionale, su biopuglia.iamb.it. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2006).
  14. ^ Altitudine: 12 m s.l.m. I valori delle temperature in tabella sono estratti dal sito: clisun.casaccia.enea.it (stazione di Gallipoli). I valori pluviometrici e quelli relativi all'umidità sono estratti dalla stazione meteorologica di Galatina
  15. ^ Pagina con le classificazioni climatiche dei vari comuni italiani, su confedilizia.it. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2010).
  16. ^ (EN) Henry George Liddell, Robert Scott, Καλλίπολις, A Greek-English Lexicon, su perseus.tufts.edu, Clarendon Press. URL consultato il 3 maggio 2017.
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  18. ^ Bartolomeo Ravenna, Memorie Istoriche della città di Gallipoli.
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  20. ^ Colletta istorica e tradizioni anticate sulla città di Gallipoli
  21. ^ Distretto di Gallipoli (Regno delle Due Sicilie)
  22. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  23. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  24. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  25. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  26. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  27. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  28. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  29. ^ Rossella Barletta, Salento da scoprire, Edizioni del grifo.
  30. ^ dal sito del comune
  31. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore whc.unesco.org
  32. ^ Cattedrale di Gallipoli, su cattedralegallipoli.it. URL consultato il 1º maggio 2013.
  33. ^ Chiesa SS. Crocifisso, su chiesacrocifisso.it. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2012).
  34. ^ Chiesa della Purità, su chiesapurita.org. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2013).
  35. ^ dal sito ufficiale dello storico gallipolino Federico Natali.
  36. ^ Memorie istoriche della città di Gallipoli (1836), pg.229 - Bartolomeo Ravenna
  37. ^ da "Gallipoli il Mito...la storia di Elio Pindinelli
  38. ^ "Gallipoli. Guida storica ed artistica", De Marco Mario, pag. 42
  39. ^ ANTONIO COSTANTINI, MICHELE PAONE, Guida di Gallipoli: la città, il territorio e l'ambiente, Le Guide Verdi Congedo Editore, 2007
  40. ^ dalle "Memorie istoriche della città di Gallipoli" di Bartolomeo Ravenna"
  41. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 29-04-2022.
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  47. ^ Liceo Quinto Ennio, su liceoqennio.it. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2013).
  48. ^ Cattedrale di Gallipoli, su cattedralegallipoli.it. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2013).
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  51. ^ Cinema Teatro Italia, su cinemateatrigallipoli.it. URL consultato il 23 ottobre 2018.
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  53. ^ Copia archiviata, su comune.gallipoli.le.it. URL consultato il 24 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2018).
  54. ^ https://teatrogaribaldigallipoli.wordpress.com/il-teatro/
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  56. ^ dal sito del comune di Gallipoli
  57. ^ Salento lento, su salentolento.it. URL consultato il 1º maggio 2013.
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  59. ^ Premio Barocco, su premiobarocco.org. URL consultato il 1º maggio 2013.
  60. ^ Dati provenienti dal sito ministeriale http://elezionistorico.interno.it/ . Le pagine sono state realizzate dall'Ufficio IV - Servizi Informatici Elettorali)
  61. ^ Gallipoli e i suoi dintorni illustrati da Pietro Maisen Valtellinese, su books.google.it. URL consultato il 10 maggio 2016.
  62. ^ a b Gemellaggi, su gallipolinweb.it. URL consultato il 3 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2015).
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  64. ^ Gallipoli-Monfalcone, 10 anni di gemellaggio e turismo, su LECCEPRIMA. URL consultato il 3 luglio 2014.
  65. ^ Gemellaggio radio tra Monfalcone e Gallipoli, su ARI Monfalcone. URL consultato il 3 luglio 2014.
  66. ^ Gemellaggio con Gallipoli: grande festa per il decennale, su Messaggero Veneto. URL consultato il 3 luglio 2014.
  67. ^ Rossella de Candia, Monfalcone omaggia Gallipoli, su Il Piccolo. URL consultato il 3 luglio 2014.
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  69. ^ Anche Gallipoli pronta a gemellarsi con Betlemme, su LECCEPRIMA. URL consultato il 3 luglio 2014.
  70. ^ Gemellaggio tra la Città di Betlemme, Otranto e Gallipoli, su euroPuglia. URL consultato il 3 luglio 2014.
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  72. ^ Stadio, su ultrasgallipoli.com, 15 lug 2013, 21:51 (CEST). URL consultato il 15 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).

Bibliografia

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