Sistema ticonico: differenze tra le versioni
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Il sistema di Tycho (nella versione geo-rotazionale) fu largamente diffuso da un libro scritto da [[Christen Sørensen Longomontanus|Longomontano]], un suo ex-collaboratore a Uraniborg. Il suo libro, ''Astronomia Danica'', che venne pubblicato nel [[1622]] e ristampato nel [[1640]] e ancora nel [[1663]], presentava in modo completo e definitivo i dati e le teorie di Tycho, morto improvvisamente nel [[1601]]. |
Il sistema di Tycho (nella versione geo-rotazionale) fu largamente diffuso da un libro scritto da [[Christen Sørensen Longomontanus|Longomontano]], un suo ex-collaboratore a Uraniborg. Il suo libro, ''Astronomia Danica'', che venne pubblicato nel [[1622]] e ristampato nel [[1640]] e ancora nel [[1663]], presentava in modo completo e definitivo i dati e le teorie di Tycho, morto improvvisamente nel [[1601]]. |
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Il sistema ticonico risultava filosoficamente più intuitivo di quello Copernicano, perché rafforzava il diffuso concetto che riteneva il Sole e i pianeti mobili, e la Terra ferma in accordo con l'esperienza immediata. In aggiunta, il sistema Copernicano era stato confutato da Tycho Brahe in modo convincente. Egli osservò che il moto eventuale della Terra attorno al Sole dovrebbe essere rivelato dalla possibilità di osservare la [[parallasse stellare]], che, invece, non poté essere rilevata fino al diciottesimo secolo. |
Il sistema ticonico risultava filosoficamente più intuitivo di quello Copernicano, perché rafforzava il diffuso concetto che riteneva il Sole e i pianeti mobili, e la Terra ferma in accordo con l'esperienza immediata. In aggiunta, il sistema Copernicano era stato confutato da Tycho Brahe in modo convincente. Egli osservò che il moto eventuale della Terra attorno al Sole dovrebbe essere rivelato dalla possibilità di osservare la [[parallasse stellare]], che, invece, non poté essere rilevata fino al diciottesimo secolo. |
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Per toglier valore alla classica obiezione da parte dei copernicani che le stelle sarebbero potute appunto essere troppo distanti per percepirne lo spostamento apparente, Tycho misurò il loro diametro angolare. Unendolo alla distanza minima perchè la parallasse non fosse misurabile, potè stimare che in un universo eliocentrico le stelle sarebbero dovute essere ciascuna enormemente più grande del Sole, conclusione che appariva assurda. Questo argomento fu ripreso da [[Simon Marius]], famoso avversario di Galileo nella contesa sui satelliti gioviani, e [[Giovanni Riccioli]], che arrivò a stimare che nel sistema copernicano le stelle sarebbero dovute essere grandi almeno quanto l'orbita terrestre. Fu solo ben dopo che fu riconosciuto che il diametro angolare delle stelle visto dagli astronomi è un'illusione ottica, il [[disco di Airy]].<ref>[http://articles.adsabs.harvard.edu/cgi-bin/nph-iarticle_query?db_key=AST&bibcode=2010JHA....41..453G&letter=.&classic=YES&defaultprint=YES&whole_paper=YES&page=453&epage=453&send=Send+PDF&filetype=.pdf The Telescope Against Copernicus: Star observations by Riccioli supporting a geocentric universe] Journal for the History of Astronomy Volume 41, Number 4 (2010)</ref> |
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Il sistema ticonico, quindi, fu molto influente nel tardo sedicesimo e nella prima metà del diciassettesimo secolo, ma perse il consenso man mano che si sviluppava la conoscenza della [[dinamica]]. La pubblicazione dei [[Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze|Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti la meccanica e i moti locali]] (Galileo 1638) pose le basi per rendere accettabile a tutti il fatto che la Terra potesse veramente muoversi a grandissima velocità nello spazio senza che ne seguissero sconvolgimenti apocalittici sulla superficie terrestre. |
Il sistema ticonico, quindi, fu molto influente nel tardo sedicesimo e nella prima metà del diciassettesimo secolo, ma perse il consenso man mano che si sviluppava la conoscenza della [[dinamica]]. La pubblicazione dei [[Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze|Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti la meccanica e i moti locali]] (Galileo 1638) pose le basi per rendere accettabile a tutti il fatto che la Terra potesse veramente muoversi a grandissima velocità nello spazio senza che ne seguissero sconvolgimenti apocalittici sulla superficie terrestre. |
Versione delle 20:07, 20 nov 2014
Il sistema ticonico (o ticoniano) fu un modello del sistema solare sviluppato nella seconda metà del XVI secolo dall'astronomo danese Tycho Brahe, che creò nuova strumentazione astronomica e fece le osservazioni più accurate mai fatte prima dell'invenzione del telescopio. Col suo sistema Tycho intendeva unire i "benefici matematici" del sistema eliocentrico copernicano e le esigenze filosofiche e "fisiche" del sistema geocentrico aristotelico-tolemaico.
Caratteristiche
Si tratta fondamentalmente di una commistione tra il modello geocentrico e il modello eliocentrico. La Terra è collocata immobile al centro dell'Universo; attorno ad essa orbitano la Luna e il Sole, intorno a cui orbitano gli altri cinque pianeti allora conosciuti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno).
Il sistema ticonico presuppone un sostanziale abbandono della fisica aristotelica e tolemaica, come appare ad esempio dall'intersezione dei deferenti di Marte e del Sole (si veda il diagramma), in contrasto con la nozione che i pianeti fossero disposti su sfere concentriche rigide. Tycho e i suoi seguaci fecero rivivere l'antica filosofia naturale stoica, in quanto essa ipotizzava cieli fluidi, che potessero accettare orbite intersecantesi.
Si osservi che Tycho escludeva anche la rotazione terrestre, ma la maggior parte degli astronomi, che adottarono modelli analoghi prima di lui (Eraclide, Capella, ecc.) o dopo (ancora nel sedicesimo secolo Ursus e Roslin e nel secolo successivo molti altri), preferirono accettare la rotazione terrestre ed escludere la rotazione del firmamento. Il modello esatto di Tycho si dice geo-statico, gli altri geo-rotazionali o semi-ticonici.
Il sistema ticonico è perfettamente equivalente al sistema copernicano per quanto riguarda l'osservazione dei moti relativi della Terra, del Sole e dei pianeti. I due sistemi, infatti, descrivono uno stesso sistema fisico osservato da due diversi sistemi di riferimento in moto relativo fra loro. Anche dal punto di vista della meccanica i due sistemi possono essere riconciliati in base al Principio di relatività generale del moto introdotto da Albert Einstein. I due sistemi, invece, differiscono fra loro per quanto riguarda l'osservazione della parallasse delle stelle e dell'aberrazione della luce, a meno di ipotizzare che anche le stelle si muovano solidalmente col Sole.
Precursori del modello ticonico
Il sistema ticonico fu parzialmente prefigurato da Marziano Capella (IV – V secolo), che nel suo trattato descrisse un sistema in cui Mercurio e Venere ruotavano attorno al Sole, il quale a sua volta orbitava intorno alla Terra, attorno alla quale orbitavano anche i pianeti esterni. L'idea, in realtà, sembra essere già stata proposta quasi otto secoli prima da Eraclide Pontico.
Niccolò Copernico, che citò la teoria di Capella, il cui trattato era diffusissimo nel medioevo, menzionò la possibilità di un'estensione in cui anche i tre pianeti esterni fossero in orbita attorno al Sole.[1] Questa idea era già stata anticipata alla fine del XV secolo da Nilakantha Somayaji, matematico e astronomo della Scuola del Kerala in India. Egli aveva ipotizzato un sistema geo-eliocentrico in cui tutti i pianeti orbitavano intorno al Sole, che a sua volta ruotava attorno alla Terra.[2][3][4]
Mentre un collegamento fra Tycho e astronomi indiani è improbabile, l'astronomo danese potrebbe essere stato ispirato, oltre che da Copernico, anche da Paul Wittich, matematico ed astronomo della Slesia (1546-1586), propositore del modello di Capella;[5].
Fortuna del modello
Dopo le osservazioni di Galileo Galilei delle fasi di Venere nel 1610, la maggior parte degli astronomi fu costretta ad abbandonare il sistema tolemaico, optando inizialmente per quello ticonico o sue varianti. Un esempio di queste varianti è il sistema di Giovanbattista Riccioli, che sostenne che Marte ruotava attorno al Sole come Venere e Mercurio, ma mantenne che Giove e Saturno ruotassero attorno alla Terra [6].
Alcuni gesuiti come Clavius, Christoph Grienberger, Christoph Scheiner e Odo van Maelcote, che furono in stretto contatto con Galileo, furono efficaci promotori del modello ticonico anche all'interno della Chiesa Cattolica, che lo "adottò" nel periodo tra il 1611 e il 1620.[7]
Il sistema di Tycho (nella versione geo-rotazionale) fu largamente diffuso da un libro scritto da Longomontano, un suo ex-collaboratore a Uraniborg. Il suo libro, Astronomia Danica, che venne pubblicato nel 1622 e ristampato nel 1640 e ancora nel 1663, presentava in modo completo e definitivo i dati e le teorie di Tycho, morto improvvisamente nel 1601.
Il sistema ticonico risultava filosoficamente più intuitivo di quello Copernicano, perché rafforzava il diffuso concetto che riteneva il Sole e i pianeti mobili, e la Terra ferma in accordo con l'esperienza immediata. In aggiunta, il sistema Copernicano era stato confutato da Tycho Brahe in modo convincente. Egli osservò che il moto eventuale della Terra attorno al Sole dovrebbe essere rivelato dalla possibilità di osservare la parallasse stellare, che, invece, non poté essere rilevata fino al diciottesimo secolo.
Per toglier valore alla classica obiezione da parte dei copernicani che le stelle sarebbero potute appunto essere troppo distanti per percepirne lo spostamento apparente, Tycho misurò il loro diametro angolare. Unendolo alla distanza minima perchè la parallasse non fosse misurabile, potè stimare che in un universo eliocentrico le stelle sarebbero dovute essere ciascuna enormemente più grande del Sole, conclusione che appariva assurda. Questo argomento fu ripreso da Simon Marius, famoso avversario di Galileo nella contesa sui satelliti gioviani, e Giovanni Riccioli, che arrivò a stimare che nel sistema copernicano le stelle sarebbero dovute essere grandi almeno quanto l'orbita terrestre. Fu solo ben dopo che fu riconosciuto che il diametro angolare delle stelle visto dagli astronomi è un'illusione ottica, il disco di Airy.[8]
Il sistema ticonico, quindi, fu molto influente nel tardo sedicesimo e nella prima metà del diciassettesimo secolo, ma perse il consenso man mano che si sviluppava la conoscenza della dinamica. La pubblicazione dei Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti la meccanica e i moti locali (Galileo 1638) pose le basi per rendere accettabile a tutti il fatto che la Terra potesse veramente muoversi a grandissima velocità nello spazio senza che ne seguissero sconvolgimenti apocalittici sulla superficie terrestre.
Dopo il "caso Galileo", scoppiato nel 1633, il Copernicanesimo non venne ufficialmente proibito agli astronomi nella Chiesa Cattolica Romana, ma il sistema ticonico era una alternativa religiosamente preferibile che si accordava con tutte le osservazioni disponibili. Gli astronomi gesuiti, così come altri studiosi europei, lo usarono largamente fino ai primi decenni del secolo successivo[9] e lo diffusero sino in Cina. Si trattò, tuttavia, di un'adesione sempre meno convinta e motivata soprattutto da ragioni di principio. [10]
Le scoperte dell'aberrazione della luce stellare da parte di James Bradley (1729) e della parallasse stellare da parte dell'astronomo pontificio Eustachio Manfredi (1730) convinsero gli studiosi che di fatto la Terra si muove intorno al Sole; dopo di ciò il sistema di Tycho cadde in disuso presso gli scienziati.
Il modello neo-ticonico
Dopo la morte di Tycho nel 1601, Keplero usò le osservazioni dello stesso Tycho per dimostrare che le orbite dei pianeti sono ellissi e non cerchi. Egli inserì questa scoperta nel sistema detto eliocentrico o copernicano. Nulla vietava, però, che lo stesso miglioramento fosse inserito nel sistema ticonico e, infatti, l'astronomo francese Jean-Baptiste Morin pubblicò nel 1650 una versione semplificata delle Tavole Rudolfine, ottenuta con un modello ticonico ad orbite ellittiche.[11]
Nell'era moderna, i pochi che ancora sostengono il geocentrismo usano il sistema ticonico con orbite ellittiche e utilizzano l'esperimento di Michelson e Morley come prova che la Terra è immobile.
In questa teoria occorre credere che, oltre ai pianeti (escluso il Sole), anche le stelle ruotino attorno al Sole e contemporaneamente il Sole ruoti intorno alla Terra. Tycho credeva che le stelle ruotassero attorno alla Terra, ma se fosse esattamente così non esisterebbe la parallasse stellare, che all'epoca di Tycho non era stata ancora scoperta. Se però le stelle ruotassero attorno al Sole la parallasse del sistema geocentrico combacerebbe perfettamente con quella del sistema eliocentrico. Questo viene definito "modello Neo-Ticonico".[12]
Modello ticonico e modello tolemaico
Il modello ticonico e la sua equivalenza col modello copernicano permettono di comprendere meglio in quale modo il modello tolemaico potesse descrivere correttamente il moto dei pianeti. Se, infatti, nel modello tolemaico si assegnano al deferente o all'epiciclo il raggio e il periodo dell'orbita solare e all'altro circolo i parametri del moto planetario attorno al Sole si ottiene proprio il sistema ticonico[13]
La combinazione deferente/epiciclo, inoltre, può descrivere correttamente orbite ellittiche. Sommando, infatti l'equazione dei due cerchi in forma parametrica si ottiene l'equazione parametrica di un'ellisse il cui semiasse maggiore è la somma dei due raggi mentre il semiasse minore ne è la differenza (cfr. la voce epiciclo e deferente. L'eccentricità adottata da Tolomeo consente di spostare la Terra o il Sole in uno dei fuochi, mentre la collocazione del centro del cerchio deferente a metà fra la posizione della Terra e quella del punto equante [14] rispecchia il fatto che il centro dell'ellisse si trova proprio a metà distanza fra i due fuochi. Le prime due leggi di Keplero, quindi, sono contenute nello schema tolemaico pur di sceglierne adeguatamente i parametri.
Note
- ^ Nicholas Copernicus
- ^ Ramasubramanian, K. (1994), "Modification of the earlier Indian planetary theory by the Kerala astronomers (c. 1500 AD) and the implied heliocentric picture of planetary motion", Current Science 66: 784-90
- ^ Joseph, George G. (2000), The Crest of the Peacock: Non-European Roots of Mathematics, p. 408, Princeton University Press, ISBN 978-0-691-00659-8
- ^ K. Ramasubramanian, Model of planetary motion in the works of Kerala astronomers, in Bulletin of the Astronomical Society of India, vol. 26, pp. 11–31 [23–4]. URL consultato il 5 marzo 2010.
- ^ Owen Gingerich, The Book Nobody Read: Chasing the Revolutions of Nicolaus Copernicus, Penguin, ISBN 0143034766
- ^ Astronomo Gesuita, che nel suo Almagestum Novum (1651) compilò le conoscenze astronomiche del suo tempo, discutendo fra l'altro 126 argomentazioni pro o contro il copernicanesimo.
- ^ Isabelle Pantin (1999), "New Philosophy and Old Prejudices: Aspects of the Reception of Copernicanism in a Divided Europe", Stud. Hist. Phil. Sci. 30: 237–262, p.247
- ^ The Telescope Against Copernicus: Star observations by Riccioli supporting a geocentric universe Journal for the History of Astronomy Volume 41, Number 4 (2010)
- ^ Per esempio cfr. i trattati di Ignace Pardes (1691) e Francesco Blanchinus (1728).
- ^ Si veda page 43 in Christine Schofield, The Tychonic and Semi-Tychonic World Systems, pages 33-44 in R Taton & C Wilson (eds) (1989), The General History of Astronomy, Vol.2A.
- ^ Taton & Wilson (1989, pp. 42, 50, 166).
- ^ R. Sungenis-Holger Dambeck, Interview on Geocentrism on Der Spiegel,p.1,http://www.galileowaswrong.com/galileowaswrong/features/1.pdf
- ^ L'assegnazione dei due moti a deferente o a epiciclo è indifferente. Tuttavia per ottenere che il raggio dell'epiciclo sia inferiore a quello del deferente il moto solare viene fatto corrispondere al deferente dei pianeti interni e all'epiciclo dei pianeti esterni. Cfr. Eccentrics, deferents, epicycles and equants (Mathpages)
- ^ Almagesto, X, 6. Cfr. James Evans, On the function and the probable origin of Ptolemy's equant (PDF), in Am J Phys, vol. 52, n. 12, 18 aprile 1984, pp. 1080–1089, DOI:10.1119/1.13764. URL consultato il 29 agosto 2014. p.1088.
Bibliografia
- (EN) George Forbes, History of Astronomy, e-book dal Progetto Gutenberg, Londra, Watts & Co., 1909.
- Giorgio Abetti, Storia dell'astronomia, Firenze, Vallecchi, 1963.
- (EN) Albrecht Unsöld, The New Cosmos, New York, Springer-Verlag, 1969.
- (EN) Robert Burnham, Jr., Burnham's Celestial Handbook: Volume Two, New York, Dover Publications, Inc., 1978.
- (EN) Albert Van Helden, Measuring the Universe: Cosmic Dimensions from Aristarchus to Halley, University of Chicago Press, 1985, ISBN 0-226-84882-5.
- Jean-Pierre Verdet, Storia dell'astronomia, Milano, Longanesi, 1995, ISBN 88-304-1324-0.
- Giovanni Godoli Sfere armoniche. Storia dell'astronomia, 1993, Utet libreria, EAN 9788877502278.
- Mario Rigutti, Storia dell'astronomia occidentale, Giunti Editore, 1999, EAN 788809014237.
- (EN) Paul Murdin, Encyclopedia of Astronomy and Astrophysics, Bristol, Institute of Physics Publishing, 2000, ISBN 0-12-226690-0.
- AA.VV, L'Universo - Grande enciclopedia dell'astronomia, Novara, De Agostini, 2002.
- J. Gribbin, Enciclopedia di astronomia e cosmologia, Milano, Garzanti, 2005, ISBN 88-11-50517-8.
- W. Owen, et al, Atlante illustrato dell'Universo, Milano, Il Viaggiatore, 2006, ISBN 88-365-3679-4.
- M. Rees, Universo. Dal big bang alla nascita dei pianeti. Dal sistema solare alle galassie più remote, Milano, Mondadori Electa, 2006, p. 512.
- (EN) Thomas T. Arny, Explorations: An Introduction to Astronomy, 3ª ed., Boston, McGraw-Hill, 2007, ISBN 0-07-321369-1.