Visualizza wikitesto di Carignano (Genova)

{{Quartiere
|nomeQuartiere = Carignano
|immagine = Genua, vom Hafen aus 2.JPG
|didascalia = Il colle di Carignano visto dal [[Porto antico di Genova|Porto antico]]
|linkMappa = municipi di Genova.png
|comuneMappa = [[Municipi di Genova|Genova]]
|siglaRegione = LIG
|siglaProvincia = GE
|nomeComune = Genova
|linkStemma = Provincia di Genova-Stemma.svg
|circoscrizione = [[Municipi di Genova|Municipio I Centro Est]]
|quartiere = [[Portoria]]
|altriQuartieri = [[San Vincenzo (Genova)|San Vincenzo]]
|cap = 16121 - 16128
|superficie = 0.591
|abitanti = 7252
|nomeAbitanti = 
|patrono = 
|festivo = 
}}
'''Carignano''' (''Caignan'', ''Carignan'' o ''Cavignan'' in [[lingua ligure|ligure]]<ref>La prima è la pronuncia più diffusa ed attestata. Le altre due sono varianti ugualmente attestate, e maggiormente utilizzate un tempo dalla popolazione borghese del quartiere e della città.</ref>) è un quartiere residenziale del centro di [[Genova]], amministrativamente compreso nel [[Municipi di Genova|municipio I Centro Est]].

Situato su una [[collina]] a una quota media di 50 [[Metro|m]] sul livello del [[mare]], anticamente faceva parte del [[Sestiere (Genova)|sestiere]] di [[Portoria]], una delle sei suddivisioni amministrative che formavano la città di Genova.

Il colle di Carignano, ultima propaggine a levante della cerchia collinare che racchiude il centro storico di Genova, domina a levante la foce del Bisagno, mentre a sud, prima del riempimento a mare per l'ampliamento del [[Porto di Genova|porto]] e la realizzazione del [[Fiera di Genova|quartiere fieristico]], si affacciava sul mare con la sua costa rocciosa.
Sul colle, un tempo poco popolato ed appartato, sorgevano [[Convento|conventi]] e ville patrizie. La sua urbanizzazione, che risale alla seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]], ha trasformato la zona in uno dei quartieri residenziali di Genova più eleganti e di maggior pregio, insieme ad [[Albaro]] e [[Castelletto (Genova)|Castelletto]]. Sulla cima del colle domina l'imponente [[Basilica di Santa Maria Assunta (Genova)|basilica di S. Maria Assunta]], fra i più pregevoli edifici di culto genovesi, ben visibile da molte parti della città.

== Descrizione del quartiere ==
{{Mappa di localizzazione
|Genova centro
|label = Carignano
|position = right
|width = 350
|float = right
}}
=== Toponimo ===
L'origine del toponimo è incerta: il [[Agostino Giustiniani|Giustiniani]] ([[XVI secolo]]) lo fa derivare da un certo Carinius, proprietario di terreni nel [[IV secolo]], secondo altri deriverebbe da "Caryn Ianum" cioè "villa di [[Giano]]". Nel [[X secolo]] è citato come Caliniano, ma nel tempo sono attestati anche i toponimi Cariniano, Cavignano e Calignano.<ref name=vie_di_portoria>[http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf A. Torti, Vie di Portoria, 1996] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131016233005/http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf |data=16 ottobre 2013 }}</ref><ref>[http://genova.erasuperba.it/rubriche/storia-genova-carignano Note storiche sul quartiere di Carignano]</ref>

=== Territorio ===
Il quartiere di Carignano, un tempo parte del sestiere di Portoria, è una delle "unità urbanistiche" in cui è suddiviso il [[Municipi di Genova|Municipio I Centro Est]] della città di Genova ed occupa un'area tra le [[Mura di Genova#Le mura del Barbarossa|mura del Barbarossa]] e la [[Mura di Genova#Le mura nel Cinquecento|cinta muraria cinquecentesca]], confinante a ponente con il [[Molo (Genova)|Molo]], a levante con la [[Foce (Genova)|Foce]], a nord con Portoria, a sud con l'[[Porto di Genova|area portuale]].

L'"unità urbanistica" di Carignano comprende due zone ben distinte, sia dal punto di vista morfologico che da quello storico ed urbanistico:

* Il quartiere di Carignano propriamente detto, a destinazione prevalentemente residenziale, occupa il colle omonimo, parte terminale di una dorsale collinare che separa l'ultimo tratto della [[Val Bisagno]] dalla valletta del Rivo Torbido, un breve torrente, fin dal [[XVI secolo]] interamente coperto, che nasce dal colle di Multedo (nella zona di Piazza Manin, nel quartiere di Castelletto) e sfocia in mare all'interno dell'area [[Porto di Genova|portuale]], scorrendo al di sotto delle strade di Portoria. Il torrente aveva preso questo nome perché le sue acque erano utilizzate dai tintori per le loro attività.<ref name="vie_di_portoria" /><ref name= itinerari_portoria>[http://www.ortidicarignano.it/files/seiitinerariinportoria.pdf Sei itinerari in Portoria, Edizione Samizdat, Genova, 1997]</ref>
* L'area dell'antico "''Borgo dei Lanaioli''", storico rione popolare un tempo compreso tra piazza Ponticello e le Mura della Marina. Il borgo, sorto nel [[XII secolo]], completamente scomparso con i rivolgimenti urbanistici della seconda metà del [[XX secolo|Novecento]] e sostituito da centri direzionali, occupava entrambi i versanti della valletta del Rivo Torbido, tra i colli di Carignano e [[Piazza Sarzano|Sarzano]]. La strada che lo attraversava prendeva varie denominazioni (via dei Lanaioli, via dei Servi, via Madre di Dio e via della Marina). Via Madre di Dio, proprio sotto al ponte di Carignano, era la strada più conosciuta, con la quale era spesso identificato l'intero quartiere. Il borgo comprendeva anche le antiche case della "Marina", in parte sopravvissute alle demolizioni, affacciate sull'insenatura detta "seno di Giano" (interrata alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] per l'ampliamento del porto), in cui sfociava il torrente.<ref name= genova_800_900>"Genova tra Ottocento e Novecento – Album storico-fotografico", vol. 1, a cura di M. Lamponi, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2006</ref>

I confini dell'area di Carignano sono: via della Marina e via del Colle verso il Molo, [[Piazza Dante (Genova)|piazza Dante]] e via Porta degli Archi verso Portoria, corso Podestà, le Mura delle Cappuccine e via Vannucci (verso la Foce), circonvallazione a mare (corso Saffi e corso Quadrio) verso il [[Fiera di Genova|quartiere fieristico]] e il porto.

== Demografia ==
La popolazione complessiva dell'ex circoscrizione di Portoria contava al 31 dicembre 2017 una popolazione di 12.514 abitanti, di cui 7.252 nella sola "unità urbanistica" di Carignano<ref name= statistica_genova>{{Cita web |url=http://statistica.comune.genova.it/pubblicazioni/download/not_stat/not_3_2018/testo%20integrale%203-2018.pdf |titolo=Notiziario statistico della città di Genova 3/2018}}</ref>

I dati storici disponibili riguardano la circoscrizione di Portoria nel suo complesso, con le due unità urbanistiche di "[[San Vincenzo (Genova)|S. Vincenzo]]" e "Carignano". La storia demografica della ex circoscrizione risente delle vicissitudini urbanistiche della zona. La popolazione, 35.877 abitanti al primo [[censimento]] del 1861, sale a 40.260 nel 1901, dato che rappresenta il "massimo storico". Da allora, con la destinazione di gran parte questi antichi quartieri a centri direzionali e attività del terziario, ha inizio un vistoso calo demografico. Gli abitanti, ancora 35.007 nel 1936, si riducono a 20.021 nel 1961<ref name= demografia>Comune di Genova - Ufficio Statistica, Atlante demografico della città, luglio 2008.</ref> fino ai 12.514 del 2017, dei quali 7.252, come già accennato, nella sola unità urbanistica di Carignano.<ref name="statistica_genova"/>

== Storia ==
=== Le origini ===
Nel [[Medioevo]] l'area dell'attuale quartiere era una collina molto vasta, esterna alle prime cinte murarie (verrà inglobata solo con le espansioni del [[XIV secolo]]); pur essendo a poca distanza dal centro cittadino, era un'area appartata a cui si accedeva solo attraverso ripide [[crêuza|creuze]] (salita dei Sassi, salita S. Leonardo, salita della Montagnola dei Servi), con orti, case contadine, ville patrizie, chiese e monasteri.
[[File:Strada della Madre d'Iddio e Ponte di Carignan a Genova, Van Loon Pieter.jpg|thumb|Un'animatissima via Madre di Dio e il ponte di Carignano in un dipinto di [[Pieter Van Loon]] (1801 - 1873)]]

Al culmine della collina era fin dal [[XIV secolo]] un insediamento dei [[Fieschi]], che vi avevano costruito la chiesa di S. Maria in via Lata. La presenza dei Fieschi cessò intorno alla metà del [[XVI secolo|Cinquecento]] per il declino politico di questa potente famiglia.<ref name= TCI>Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, 2009</ref> Ancora intorno alla metà del [[XVII secolo|Seicento]] era un luogo di villeggiatura delle famiglie patrizie genovesi, con molte sfarzose ville circondate da orti e frutteti.<ref name="itinerari_portoria"/>

A differenza della sommità della colle, appartata e signorile, il borgo dei Lanaioli, sulle rive del Rio Torbido, in cui a partire dal [[XII secolo]] abitarono tessitori provenienti dalla [[val Fontanabuona]] era, insieme a Ponticello e Piccapietra, uno degli storici agglomerati popolari del quartiere di Portoria; come questi fu demolito negli [[anni 1970|anni settanta del Novecento]] per realizzare i nuovi centri direzionali.<ref name="TCI"/> Via Madre di Dio, divenuta il simbolo dei rivolgimenti urbanistici del Novecento, era una delle più animate vie del centro storico di Genova.

Così descrive la zona suoi "Annali" il [[Agostino Giustiniani|Giustiniani]], [[vescovo]] e [[storiografia|storico]], all'inizio del [[XVI secolo|Cinquecento]]:

{{Citazione|''è Carignano una regione su un colle, qual si estende fino al mare, e constituisce un [[promontorio]], ovvero, come si dice volgarmente, un cavo. E fu tutta questa regione, villa di un cittadin romano, nominato Carino, dal quale ha avuta la denominazione: e vi sono cinquanta giardini ossia ville de' cittadini, molto dilettevoli, ornate di magnifici edificj e superbe case …; il palazzo del conte di Fiesco con la chiesa dell'Assunzione di nostra Donna, sotto il titolo di [[Chiesa di Santa Maria in Via Lata (Genova)|S. Maria Inviolata]], quale [[giuspatronato|de jurepatronatus]] dei nobili di [[Fieschi|Fiesco]]; ed ha buoni redditi. Vi è eziandio il monastero di S. Bernardo nominato volgarmente le monachette, ed il monastero di S. Leonardo, dove abitano [[Monache clarisse|monache di vita regolare di S. Chiara]], con un'altra piccola chiesa edificata dai Sauli, in onore di S. Sebastiano; e vicino alla chiesa de' Servi, sotto, sette case di plebei pertinenti a questa parrocchia. E in capo del promontorio al mare si cavano scogli e pietre per la fabbrica del molo.''|[[Agostino Giustiniani]], "Annali della Repubblica di Genova", 1537}}
[[File:Wenceslas Hollar - Genoa (State 2).jpg|300px|right|Il colle di Carignano visto dal mare, in una veduta seicentesca; al centro, in un contesto ancora non urbanizzato, svetta la basilica dell'Assunta]]

Nel 1547, dopo la fallita [[congiura di Gianluigi Fieschi]] contro [[Andrea Doria]], con il conseguente declino politico della famiglia, i Fieschi persero le loro proprietà in Carignano:
il Senato della [[Repubblica di Genova|Repubblica]] in quello stesso anno decretò la totale demolizione del sontuoso palazzo Fieschi, che era stato costruito intorno al 1390 accanto alla chiesa gentilizia di S. Maria in Via Lata.

Pochi anni dopo, intorno alla metà del Cinquecento, un'altra famiglia patrizia, i [[Sauli]], già presenti sul colle con un proprio insediamento, come simbolo del loro prestigio vollero realizzare alla sommità del colle la grande basilica di S. Maria Assunta, che ancora caratterizza il profilo paesaggistico del quartiere.<ref name="TCI"/><ref name= sagep>F. Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, 1984.</ref>

=== Il Settecento ===
{{Approfondimento
|titolo=Il pallone aerostatico
|contenuto=Dopo la primissima ascensione di un [[pallone aerostatico]] avvenuta a [[Parigi]] il 15 giugno [[1783]] lo stesso avvenimento fu ripetuto con successo in Carignano il 14 gennaio del [[1784]] davanti al palazzo del marchese Vincenzo Spinola. Il pallone, come narrano le [[Cronaca (genere letterario)|cronache]] del tempo, che era in [[pelle]] di ''battiloro'', salì all'altezza di trecento tese (circa cinquecento [[Metro|metri]]) e scomparve oltre le colline di [[Albaro]].}}
Nel Settecento i Sauli fecero costruire il ponte di Carignano, che scavalcando la valletta fittamente abitata del Rivo Torbido (via Madre di Dio, via dei Servi), arrivava a [[Piazza Sarzano|Sarzano]]. La costruzione del ponte, almeno inizialmente, non contribuì a spezzare l'isolamento della zona, trattandosi di un percorso di rappresentanza privato.<ref name="TCI"/>

Risale al [[1772]] la proposta fatta dai Padri del Comune di realizzare una strada pubblica che permettesse il passaggio delle [[Carrozza|carrozze]] e due anni dopo la proposta venne realizzata.

In una [[poesia]] del [[poeta]] [[Dialetto|dialettale]] [[Steva De Franchi]] intitolata "L'estate", si può leggere la proposta fatta a Minetta, la ''revendeiroeura de Fossello'' Minetta Minini, di passeggiare per godere il fresco in Carignano:
{{Citazione|Se sciù ro ponte andemmo/lì regna l'allegria./Gh'è bona compagnia/tutti govendo stan.|}}

==== I massoni genovesi ====
Nei rapporti della [[polizia]] datati [[1749]] si rivela che in alcune case di Carignano si tennero le prime riunioni [[Massoneria|massoniche]] genovesi, notizia che viene riportata anche nel testo di una conferenza che si tenne nella Loggia "Trionfo Ligure", dal titolo "La Loggia Trionfo Ligure e la massoneria genovese nella storia della città" che si tenne il 18 novembre [[1970]].
Il testo fu poi pubblicato su opuscolo e distribuito liberamente ed in esso si diceva appunto che le prime notizie di massoni a Genova risalivano al 1749 e che i Liberi Muratori si riunivano in due case di Carignano con il nome "Compagnia della felicità".<ref name="vie_di_portoria"/>

=== L'Ottocento ===
Il secolare isolamento del quartiere venne a cessare nella seconda metà dell'Ottocento.
Il [[Piano urbanistico di Genova del 1825|piano urbanistico]] del [[Carlo Barabino|Barabino]], già nel 1825, prevedeva la realizzazione di una piazza [[ellisse|ellittica]] con al centro la basilica di S. Maria Assunta, con intorno una serie di vie disposte a raggiera. In pratica le realizzazioni urbanistiche, iniziate solo a partire dalla metà del secolo, si ispirarono si a questo progetto, ma in modo frammentario ed episodico. Al posto delle ville furono costruite abitazioni destinate ad élite alto borghesi ma trovarono posto anche alcuni insediamenti di case popolari; nel 1878 fu realizzato, per volontà della [[Maria Brignole Sale De Ferrari|duchessa di Galliera]] il grande [[Ente ospedaliero Ospedali Galliera|complesso ospedaliero di S. Andrea]].<ref name="demografia"/><ref name="TCI"/>
Nuove strade furono costruite per collegare i nuovi insediamenti residenziali con il centro cittadino. Furono aperte via [[Rivoli Veronese|Rivoli]] e via [[Corsica]] in direzione della [[Sistema viario di Genova#Circonvallazione a monte e a mare|circonvallazione a Mare]], via Fieschi verso piazza Ponticello; verso la fine del secolo con la realizzazione del Ponte Monumentale (1895) il quartiere fu collegato con la [[Acquasola|spianata dell'Acquasola]] e [[piazza Corvetto]], completandone l'integrazione nella viabilità cittadina.<ref name="TCI"/>

=== Il Novecento ===
{{Approfondimento
|larghezza=350px
|titolo=La casa di Paganini e i "giardini di plastica"
|contenuto=
[[File:Genova targa casa Paganini.jpg|120px|center]]<br />
L'attuazione del piano di ristrutturazione urbanistica di via Madre di Dio causò la scomparsa della casa natale del celebre [[compositore]] e [[violinista]] [[Niccolò Paganini]], che si trovava al n. 38 di Passo Gattamora, nell'intrico di [[Caruggi di Genova|caruggi]] tra via dei Servi e via del Colle.<ref>[http://www.genovacards.com/genova/varie/casapaganini.html La casa natale di Nicolò Paganini in un'antica fotografia.]</ref> La casa fu demolita nel 1971 nonostante la stampa locale e l'opinione pubblica si fossero chiaramente pronunciate per la sua conservazione<ref name="itinerari_portoria"/>. Le vivaci polemiche suscitate dalla demolizione non sono state del tutto sopite nel tempo, come attestato da una [[epigrafe|targa]] affissa nei pressi del luogo in cui sorgeva, insieme a quella originale recuperata dalle macerie, il cui testo era stato scritto da [[Anton Giulio Barrili]], e ad un piccolo [[bassorilievo]] raffigurante l'[[Edicola (architettura)|edicola]] con la "Madonna e il Bambino" presente sulla facciata della casa, conservata nel [[Chiesa di Sant'Agostino (Genova)#Museo di Sant'Agostino|museo di Sant'Agostino]].<ref name="itinerari_portoria"/> Su parte di quest'area, lasciata libera da costruzioni, sono stati realizzati dei giardini pubblici, ufficialmente denominati "Giardini [[Baltimora]]", in omaggio alla città [[Stati Uniti d'America|statunitense]] [[gemellaggio|gemellata]] con Genova<ref>[http://baltimore.org/visitors/international/sister-cities Le città gemellate con Baltimora sul sito "Visit Baltimore".] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111011195723/http://baltimore.org/visitors/international/sister-cities/ |data=11 ottobre 2011 }}</ref>, ma comunemente chiamati "''giardini di plastica''".<ref name="vie_di_portoria"/>}}

Gli eventi principali che hanno caratterizzato il quartiere nel Novecento sono legati principalmente al riassetto urbanistico di via Madre di Dio e delle aree limitrofe.
Un primo significativo intervento nella zona della "Marina" era stato realizzato verso la fine dell'Ottocento, con l'interramento del "Seno di Giano" per realizzare corso [[Oddone Eugenio Maria di Savoia|Principe Oddone]] (dal 1946 rinominato corso [[Maurizio Quadrio]]). Scomparve così il caratteristico "scoglio Campana".<ref>[https://plus.google.com/photos/112011325086793729804/albums/5290071313541928337/5290072288089085698?banner=pwa Immagine d'epoca dello scoglio Campana.]</ref> Sull'area sottratta al mare nel primo decennio del nuovo secolo furono costruiti l'"Albergo Popolare" (1906) e la "Casa della Gente di Mare" (1909)<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.circololuigirum.genova.it/1969_CAP_la_Nuova_Casa_del_Marinaio.pdf Notizie sulla "Casa del Marinaio" di Genova] |data=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>, destinati ad accogliere a prezzi popolari i migranti e i marittimi in transito nel porto di Genova. Entrambi gli edifici sarebbero stati demoliti negli [[anni 1990|anni novanta]] per fare posto ad un parcheggio.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/25/marina-park-decolla-la-struttura-con.html Articolo] su [[Repubblica]] del 25 ottobre 2011.</ref> L'"Albergo Popolare", che nel dopoguerra era stato trasformato in caserma dei [[vigile del fuoco|vigili del fuoco]], fu demolito con micro-cariche esplosive il 12 maggio 1992.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/13/colombiane-conto-alla-rovescia-tra-polemiche-ultimi.html Articolo] su [[Repubblica]] del 13 maggio 1992.</ref><ref>[http://www.esplosivi.it/sites/0/IT/art_bestof.tpl?id=101690&fam=100371 Immagini della demolizione della caserma dei vigili del fuoco di corso Quadrio] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304125450/http://www.esplosivi.it/sites/0/IT/art_bestof.tpl?id=101690&fam=100371 |data=4 marzo 2016 }}</ref>

==== Il riassetto urbanistico di via Madre di Dio ====
{{vedi anche|Casa di Niccolò Paganini}}
Gli antichi caseggiati popolari di via Madre di Dio, via dei Servi e via del Colle (Cheullia), in stato di degrado già da tempo<ref>La guida "rossa" del [[Touring Club Italiano|TCI]] del 1924, parlando di questa zona scriveva: ''"...ad un tratto si è nel mezzo di vecchi e brutti quartieri, con case caratteristiche, alte come torri, di 8 e 10 piani."'' (TCI, Guida d'Italia - Liguria - Toscana a nord dell'Arno - Emilia, vol 1, 1924)</ref>, in parte danneggiati o distrutti dai bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]], con la sistematica applicazione del piano urbanistico realizzato tra il 1969 e il 1973 scomparvero completamente per lasciare il posto a moderni centri direzionali, che ospitano gli uffici della [[Liguria|Regione Liguria]], di enti comunali ed aziende private.<ref name="TCI"/><ref>[http://digilander.libero.it/giorgiocroce/PHOTOS.HTM Immagini del quartiere durante le demolizioni]</ref>
Nel [[Secondo dopoguerra italiano|dopoguerra]] era divenuta impellente l'esigenza di creare moderni spazi di lavoro, raggiungibili con strade adeguate al crescente traffico automobilistico e dotati di parcheggi e servizi. L'area scelta per i nuovi insediamenti era quella dell'antico Borgo Lanaioli, ormai in stato di degrado e in gran parte danneggiata dai bombardamenti.
[[File:Centro dei Liguri Genova.jpg|thumb|left|Il "Centro dei Liguri"]]Il "Piano particolareggiato" del 1966 completa il rinnovamento urbanistico iniziato negli [[anni 1930|anni trenta]] con la realizzazione di piazza Dante, creando, a ridosso della [[Torre Piacentini]], un grande edificio progettato da [[Marco Dasso]], denominato "Centro dei Liguri", allungato verso il mare lungo la valletta del Rivo Torbido, contrapposto al quale è sorto un altro palazzo di uffici, caratterizzato dal rivestimento in pietra artificiale rosa, disegnato da [[Franco Albini]] e [[Franca Helg]].<ref name= xtranet>[http://www.xtranet.it/luccardini/scheda_099.htm Gli edifici del "Centro dei Liguri" su www.xtranet.it/luccardini/scheda_099]</ref>

L'intervento dell'architetto Dasso, al centro di un'aspra polemica tra ''"restauratori"'' e ''"innovatori"'', ha volutamente rifiutato operazioni di [[Restauro architettonico|restyling]], scegliendo la via del totale rinnovo delle strutture edilizie.<ref>"Questioni di progettazione architettonica", Alberto Manfredini, Alinea Editrice, Firenze, 2000, ISBN 88-8125-396-8</ref>
D'altra parte occorre considerare che la riqualificazione delle aree degradate ha determinato l'espulsione dei ceti poveri che le abitavano, aspetto spesso trascurato nel dibattito tra architetti, ma generalmente sentito dall'opinione pubblica, ragione per cui il radicale riassetto urbanistico fu visto da molti genovesi soprattutto come la disgregazione di un consolidato tessuto sociale, di un mondo popolare che scompariva insieme con le vecchie case, sostituite da fredde architetture moderne.<ref>M. Leone, ''La leggenda dei vicoli. Analisi documentaria di una rappresentazione sociale del centro antico di Genova'', [[FrancoAngeli]], 2010.</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=y1gyBqTSa_M Video di ''Canson da Cheullia''], con immagini d'epoca del quartiere prima e durante le demolizioni. Questa canzone di [[Mario Cappello]], benché non sia riferita direttamente alle demolizioni (era stata composta nel 1948, più di vent'anni prima) il tono di struggente nostalgia con cui un emigrato rievoca il rione di via del Colle sembra già un presagio della fine di quel quartiere.</ref> A molti anni di distanza, non è raro che siano ancora usati i termini ''scempio'' e ''speculazione'' per definire queste operazioni urbanistiche.<ref>{{Cita web |url=http://www.genovacards.com/genova/anni50/colinfame.html |titolo=Moderna ''colonna infame'' in Piazza Sarzano, per ricordare, in toni polemici, i quartieri scomparsi del centro storico di Genova. |accesso=9 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130716035821/http://www.genovacards.com/genova/anni50/colinfame.html |dataarchivio=16 luglio 2013 |urlmorto=sì }}</ref>

== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Piazze, strade e spazi pubblici ===
==== Belvedere panoramici ====
[[File:Mura delle Capuccine Genova 01.jpg|thumb|Il bastione delle Cappuccine, accanto alla [[scalinata delle Caravelle]]]]Per la sua posizione il colle di Carignano presenta diversi belvedere panoramici, affacciati sul mare o sul levante cittadino. La prima passeggiata pubblica di Carignano fu inaugurata nel 1724. Seguendo i viali lungo il percorso delle antiche mura, diversi sono i punti, in corrispondenza degli antichi [[baluardo|bastioni]] lungo le mura di S. Chiara e delle Cappuccine, da cui la vista spazia sui quartieri del levante cittadino e la bassa Val Bisagno.<ref name="TCI"/>

La passeggiata panoramica delle mura delle Cappuccine, un tempo storica stazione di veduta sulle Mura del Prato, chiamate anche ''[[Fronti Basse sul Bisagno|Fronti Basse]]'', i poderosi terrapieni nella piana del Bisagno che collegavano le fortificazioni a mare con la cinta muraria seicentesca, è un importante belvedere sulla sottostante [[Piazza della Vittoria (Genova)|piazza della Vittoria]], con lo sfondo delle colline di [[Albaro]] e del [[Santuario della Madonna del Monte (Genova)|Monte]].<ref name="TCI"/>

Allo sbocco delle strade a mare la rotonda di via Corsica, il poggio della Giovine Italia e il giardino di villa Croce offrono viste panoramiche sul [[Porto di Genova|porto]] dalla calata delle Grazie alla [[Fiera di Genova|Fiera Internazionale]], la [[sopraelevata Aldo Moro|sopraelevata]] e la [[circonvallazione a mare]].<ref name="TCI"/>

==== Piazza di Carignano e le vie adiacenti ====
Centro del quartiere è la grande piazza antistante la basilica di S. Maria Assunta, dominata dalla grandiosa mole dell'edificio sacro voluto dai Sauli, una delle prime opere genovesi di [[Galeazzo Alessi]]. Dalla piazza hanno origine via Fieschi, che scende rettilinea verso piazza Dante e via [[Eugenia Ravasco]], che collega Carignano a Sarzano attraverso il ponte settecentesco sopra a via Madre di Dio.

Dall'[[abside]] della basilica si diramano radialmente le vie lungo le quali si è sviluppata nell'Ottocento l'urbanizzazione del quartiere: via [[Rivoli Veronese|Rivoli]] (1852), via [[Nino Bixio]] (1874) e via Galeazzo Alessi (1848).<ref name="TCI"/>

==== Via Fieschi ====
{{Citazione|''Salita Fieschi, stampa antica con a sommo l'elevazione rosea del [[Basilica di Santa Maria Assunta (Genova)|tempio]].''|[[Camillo Sbarbaro]], "Fuochi fatui", 1956}}

Via Fieschi, che collega piazza Carignano a piazza Dante e [[Via XX Settembre (Genova)|via XX Settembre]], rettilinea e con pendenza accentuata, fu aperta nel 1868 sulle aree già appartenute alla [[Fieschi|potente famiglia genovese]].<ref name="TCI"/><ref name="sagep"/>

Il suo tracciato, già previsto dal [[Piano urbanistico di Genova del 1825|piano del Barabino]], andava inizialmente dalla piazza di Carignano a piazza Ponticello. Nel 1934 la parte terminale, con la demolizione del quartiere di Ponticello, fu prolungata fino a via XX Settembre.
La strada intersecava l'antica scalinata di Santa Maria via Lata che scendeva verso il borgo Lanaioli. Nell'Ottocento la via era caratterizzata da eleganti costruzioni con vistose verande pensili ricche di statue. Con i lavori di ristrutturazione del comprensorio di via Madre di Dio realizzati negli [[anni 1970|anni settanta]] a valle della via è sorto il moderno quartiere dirigenziale chiamato ''Centro dei Liguri'', nel quale hanno trovato posto gli uffici della Regione Liguria e centri direzionali di importanti aziende.<ref name="vie_di_portoria"/>

==== Via Corsica ====
[[File:Monumento a Raffaele De Ferrari02.jpg|thumb|left|upright|Monumento a [[Luigi Raffaele De Ferrari|Raffaele de Ferrari]], Duca di Galliera]]
[[File:Genova-statua a Nino Bixio-IMG 2816.JPG|thumb|upright|Statua a [[Nino Bixio]] in via Corsica]]
Via Corsica è un viale alberato, aperto nel 1880, che con andamento da nord a sud raccorda tutte le strade dell'urbanizzazione ottocentesca e termina a mare con il piazzale intitolato a [[Francesco d'Assisi|S. Francesco d'Assisi]], belvedere affacciato sull'area portuale e il quartiere fieristico, comunemente noto come ''rotonda di via Corsica''. All'altro capo della strada si trova piazza Galeazzo Alessi, snodo tra varie vie del quartiere ottocentesco. Nei pressi del piazzale S. Francesco nel 2018 è stato ricollocato il [[monumento a Raffaele De Ferrari]], opera di [[Giulio Monteverde]], un tempo nei pressi della piazza del Principe, da dove era stato rimosso nel 1989 per motivi di viabilità e per tanti anni abbandonato, non senza polemiche, in un deposito del comune.<ref>[https://www.ilsecoloxix.it/genova/2018/11/21/news/carignano-il-ritorno-della-statua-omaggio-a-raffaele-de-ferrari-1.30621277 "Carignano, il ritorno della statua omaggio a Raffaele De Ferrari"], articolo del 21 novembre 2018 su [[Il Secolo XIX]]</ref>

A metà di via Corsica, nella piazza intitolata all'[[armatore]] [[Rocco Piaggio]], si trova il monumento a [[Nino Bixio]], opera di [[Guido Galletti]]<ref>Artista noto in Liguria soprattutto come autore del ''[[Cristo degli abissi]]'', collocato sul fondale nel mare di [[Camogli]].</ref>, realizzato nel 1952 in sostituzione di quello ottocentesco di Enrico Pazzi, distrutto da un bombardamento nel 1940.<ref name=" genova_800_900"/> Su questa piazza si affaccia la [[Chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano]] ([[Luigi Rovelli]], 1898).<ref name="TCI"/> Al n. 4 di via Corsica si trovava la direzione dell'[[ArcelorMittal Italia|Italsider]]. Il massiccio edificio in marmo grigio-verde che ospitava gli uffici della storica azienda siderurgica, disegnato nel 1931 da [[Giuseppe Crosa di Vergagni]], dai primi [[Anni 2000|anni duemila]] ospita una struttura alberghiera.
Sulla facciata del n. 6 spicca la lapide in ricordo di [[Luigi Arnaldo Vassallo]], più noto con lo pseudonimo di Gandolin, recentemente restaurata.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="Targa in ricordo di Gandolìn">[http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=2146 Targa in ricordo di Gandolìn]</ref>
.

==== Corso Andrea Podestà ====
[[File:Genova S Vincenzo.jpg|thumb|Veduta da corso Podestà su San Vincenzo]]
[[File:Scalinata Camillo Poli Genova 01.jpg|thumb|La parte superiore della scalinata dedicata a Camillo Poli, che collega il belvedere di corso Podestà con la sottostante via [[Carlo Innocenzo Frugoni|Innocenzo Frugoni]]]]
La strada intitolata al [[barone]] [[Andrea Podestà]], più volte sindaco di Genova fra il 1866 e il 1895, nel periodo dell'espansione urbanistica ottocentesca, collega piazza Alessi, e quindi via Corsica, alla zona dell'Acquasola e a piazza Corvetto, passando sopra al Ponte Monumentale, lungo il percorso delle [[XVI secolo|cinquecentesche]] mura di Santa Chiara. La strada offre una vista panoramica sulla zona di [[San Vincenzo (Genova)|San Vincenzo]] e le colline della bassa [[Val Bisagno]] mentre dal Ponte Monumentale si possono osservare belle prospettive sulla sottostante via XX Settembre.<ref name="TCI"/><ref name="sagep"/>

==== Circonvallazione a mare ====
La "Circonvallazione a mare" fu aperta nell'[[anni 1890|ultimo decennio dell'Ottocento]] con riempimenti lungo le scogliere che lambivano le mura marittime.
La strada, che lungo il suo percorso offre viste panoramiche sul porto, la Fiera e il quartiere della Foce, è formata da corso [[Maurizio Quadrio]] e corso [[Aurelio Saffi]].

Il tratto di ponente, corso Maurizio Quadrio, in origine intitolato al [[Oddone Eugenio Maria di Savoia|Principe Oddone di Savoia]], va dalle mura delle Grazie alla Cava attraversando l'area del "seno di Giano", interrato alla fine dell'Ottocento, dove sorgevano la "casa del marinaio" e l'Albergo Popolare. Corso Aurelio Saffi era in origine una strada litoranea che andava alle mura della Strega alla Cava, rasentando l'antico cimitero che si trovava nei pressi della foce del Bisagno, abbandonato intorno alla metà dell'Ottocento dopo la realizzazione del cimitero di Staglieno. Per l'ampliamento della via nel 1891 fu demolito anche l'oratorio delle [[Purgatorio|Anime Purganti]] che si trovava accanto all'antico luogo di sepoltura.<ref name="vie_di_portoria"/>

==== Via D'Annunzio ====
In piazza Dante, alla base della [[Torre Piacentini]], ha inizio [[Gabriele D'Annunzio|via D'Annunzio]], che attraversa tutto il moderno quartiere direzionale fino alla Circonvallazione a Mare, seguendo all'incirca il percorso delle antiche vie dei Servi e Madre di Dio. La via si sviluppa su due livelli, un camminamento pedonale coperto e una sottostante strada di scorrimento a due corsie che collega corso M. Quadrio e la [[sopraelevata Aldo Moro|sopraelevata]] al centro cittadino. Al margine di via D'Annunzio, sul pendio verso via del Colle, dov'erano un tempo storici vicoli, salite e piazzette dai nomi caratteristici (vico Pomogranato, salita Boccafò, vico Gattamora, vico Fosse del Colle, piazzetta dei Librai, piazzetta Lavatoi del Colle, solo per citarne alcuni) è stata creata un'area verde, il cosiddetto parco delle Mura del Barbarossa (i già ricordati giardini Baltimora o "''giardini di plastica''"), che conserva in qualcuno dei suoi vialetti il ricordo di questa toponomastica storica, in totale contrasto con le incombenti architetture moderne che lo circondano.<ref name="TCI"/><ref name="xtranet"/>

==== Le antiche strade ====
Prima dello sviluppo urbanistico ottocentesco, il colle di Carignano era raggiungibile solo con ripide mattonate, le tipiche [[crêuza|creuze]] liguri, alcune delle quali, come salita San Leonardo, salita Santa Maria in via Lata, via San Giacomo di Carignano e salita dei Sassi, sono in parte sopravvissute all'urbanizzazione, anche se intersecate dalla moderna viabilità.<ref name="sagep"/> Quasi nulla è rimasto invece delle strade e dei vicoli della zona del Colle (fra via Madre di Dio e [[via del Colle]]).

<gallery>
File:Genova salita Sassi.jpg|Salita dei Sassi
File:Genova via Sansone.jpg|Via dei Sansone
</gallery>

===== Salita S. Leonardo =====
Dal lato orientale di via Fieschi, nel tratto inferiore, ha inizio salita S. Leonardo, che congiungeva piazza Ponticello con la sommità del colle. La salita prende il nome dall'omonimo convento fondato dal vescovo [[Leonardo Fieschi]] nel 1317, oggi [[caserma]] "Andrea Doria" dell'[[Esercito Italiano]].<ref>[http://www.genovacards.com/genova/militaria/casermadoria.html Piazza S. Leonardo, immagine d'epoca]</ref> Alla sommità della salita, nella piccola piazza S. Leonardo sorge il seicentesco complesso di Sant'Ignazio, che ospita una delle due sedi genovesi dell'[[Archivio di Stato (Italia)|Archivio di Stato]].<ref name="itinerari_portoria"/>

Lungo la salita era un tempo la casa-bottega della famiglia Piola, famosi pittori del periodo [[barocco]].<ref name="TCI"/> Qui intorno alla fine del Seicento sotto la guida di [[Domenico Piola]] operavano numerosi artisti di varie discipline, creando opere d'arte destinate a chiese, conventi, confraternite e ricche case private. Fino alla fine dell'Ottocento i discendenti dei Piola ebbero il possesso della casa, ed in seguito ancora per molti anni il moderno palazzo che aveva sostituito la precedente costruzione, distrutta durante la [[seconda guerra mondiale|guerra]], continuò ad essere chiamato "casa dei Piola".<ref name="itinerari_portoria"/> Il portone del nuovo edificio conserva l'[[architrave]] e gli [[Piedritto|stipiti]] in marmo dell'antico palazzo, mentre sulla facciata un affresco di Aldo Bosco (1954) ricorda l'antica famiglia di artisti.<ref name="vie_di_portoria"/>

Da salita S. Leonardo si distacca via dei Sansone, una "creuza" appartata e silenziosa, un tempo viale d'accesso al convento di San Leonardo. La stradina prende il nome da un'antica famiglia di origine [[Savona|savonese]] che qui aveva le sue abitazioni.<ref name="itinerari_portoria"/>

===== Via San Giacomo =====
Era una lunga creuza che collegava Piazza Carignano all'antica chiesa di San Giacomo, passando tra ville patrizie, case contadine e campi coltivati. Tra il 1860 e il 1880 con la costruzione prima di via Rivoli e poi di via Corsica rimase divisa in due tronconi. Della creuza resta il tratto da via Corsica alla basilica di Carignano, che passa accanto alla villa Sauli. La parte da via Corsica al Poggio della Giovine Italia dal secondo dopoguerra ha preso il nome di via Galimberti.<ref name="vie_di_portoria"/>

===== Via Madre di Dio =====
{{doppia immagine|right|Noack, Alfred (1833-1895) - Genova - Strada di Carignano.jpg|170|Ponte di Carignano Genova 01.jpg|166|A sinistra via Madre di Dio, immagine di fine Ottocento, di [[Alfred Noack]]. A destra lo stesso punto della foto ottocentesca come si presenta oggi: degli edifici di un tempo restano la chiesa della Madre di Dio e il ponte di Carignano}}

Via Madre di Dio, che prendeva il nome dall'omonima chiesa, era una delle vie più caratteristiche dell'antico centro storico. La via era parte dell'asse stradale che collegava piazza Ponticello alla circonvallazione a mare passando sotto le arcate del ponte di Carignano. Da via Madre di Dio si diramava un intrico di stretti vicoli e scalinate che la collegavano a via Fieschi e via del Colle, sugli opposti versanti della valletta del Rivo Torbido. Il quartiere, semidistrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, scomparve completamente negli [[anni 1970|anni settanta]]. Di via Madre di Dio resta un breve spezzone, corrispondente al tratto mostrato nell'immagine a lato, utilizzato come svincolo tra il tunnel di via D'Annunzio e corso Quadrio.

La via era abitata da ceti popolari e la maggior parte degli uomini lavorava in porto. Numerose e molto frequentate erano le [[osteria|osterie]], ritrovo degli uomini soprattutto per giocare a carte o alla [[morra]]. Voci, schiamazzi e rumori risuonavano dall'alba fino a sera inoltrata, come raccontato dal poeta [[Steva De Franchi]], che così descriveva l'atmosfera del quartiere nel [[XVIII secolo|Settecento]]: ''"Figlia mia! Qui non c'è pace, né di giorno, né di notte. Mille voci risuonano dal mattino, appena giunta l'alba, fino alla sera. A frastornarvi comincia la lattaia, gridando: latte puro…"'', concludendo, dopo aver ricordato via via tutti gli artigiani e i venditori che animavano la via: ''"Ho la testa che mi rintrona come un tamburo, per il frastuono e lo schiamazzo che fa la gente!"''<ref name="itinerari_portoria"/><ref>[http://genova.erasuperba.it/rubriche/storia-genova-via-madre-di-dio Via Madre di Dio su http://genova.erasuperba.it]</ref>

===== Via del Colle =====
{{vedi anche|via del Colle}}
Via del Colle (in [[lingua ligure|genovese]] ''A Cheullia'') dal ponte di Carignano alla [[Porta Soprana]] segue il percorso delle mura sulla sommità della collina alla destra del rivo Torbido e delimita l'area di Carignano da quella del Molo. La via, passando all'esterno delle mura, domina la sottostante valletta con il complesso degli edifici del centro direzionale. Diversamente da via Madre di Dio, alcune case di via del Colle sono state conservate e restaurate, altre invece ricostruite nelle forme originarie. Le case più antiche risalivano al [[XV secolo]], dopo che era stata dismessa la cinta muraria "del Barbarossa", ed erano cresciute nei secoli successivi fino a creare in tutto il versante della collina un labirinto di vicoli.<ref name="vie_di_portoria"/>

=== Architetture civili ===
==== Ponte di Carignano ====
[[File:Ponte di Carignano Genova 04.jpg|thumb|left|Il ponte di Carignano visto da [[via del Colle]]]]
[[File:Ponte di Carignano, via Madre di Dio, Genova, 1800.jpg|thumb|Il Ponte di Carignano e l'area di via Madre di Dio nella prima metà dell'Ottocento]]
Il ponte che collega i colli di [[Sarzano]] e Carignano, scavalcando la valletta del Rivo Torbido, fu costruito tra il 1718 e il 1724. Voluto dalla famiglia Sauli, che ne finanziò la costruzione, come via d'accesso alla basilica, era il tratto terminale di un percorso di rappresentanza che dal [[Palazzo Ducale (Genova)|Palazzo Ducale]] saliva a Sarzano concludendosi davanti alla grande basilica alessiana che con la sua facciata, rinnovata proprio in quegli stessi anni, ne costituiva il fondale scenografico.<ref name="TCI"/><ref>{{cita news|url=https://genova.erasuperba.it/storia-genova-carignano|data=7 novembre 2011|pubblicazione=EraSuperba|titolo=Il Ponte di Carignano}}</ref>

Il progetto era stato inizialmente commissionato da Domenico Sauli all'architetto bresciano [[Giovanni Bassignano]] (1653-1717), che però vi rinunciò passandolo ad un suo collaboratore, il francese Gerard De Langlade<ref name="vie_di_portoria"/>; è formato da quattro arcate, tre delle quali scavalcano via Madre di Dio. Una targa ricorda il commerciante Giulio Cesare Drago che nel 1877 fece costruire a sue spese le cancellate ancora presenti sui parapetti del ponte, per impedire i numerosi tentativi di suicidio.<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="TCI"/><ref>[http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=564 Lapide sul ponte di Carignano-via Ravasco commemorativa di Giulio Cesare Drago]</ref>

Il ponte è uno dei pochi manufatti antichi rimasti nella valletta del Rivo Torbido, e si affaccia sul moderno centro direzionale. Gli svincoli stradali che hanno sostituito l'antica via Madre di Dio non consentono di cogliere più come un tempo la grande altezza delle sue arcate. La via che passa sopra al ponte è intitolata a [[Eugenia Ravasco]], fondatrice delle [[Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (Istituto Ravasco)|Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria]], il cui istituito scolastico ha sede in piazza di Carignano, accanto all'imboccatura del ponte.<ref>[http://www.istitutoravascogenova.it/la-nostra-fondatrice.html Sito dell'Istituto Ravasco di Genova]</ref>

==== Ospedale Galliera ====
L'ospedale Galliera (o di S. Andrea), il secondo complesso ospedaliero genovese dopo quello di [[Ospedale San Martino|S. Martino]], fu fondato nel 1878 dalla [[marchese|marchesa]] [[Maria Brignole Sale De Ferrari]], [[Duca di Galliera|Duchessa di Galliera]]. Costruito su progetto di [[Cesare Parodi]], fu inaugurato il 4 marzo 1888. L'ospedale occupa l'area di un ex convento di [[clarisse cappuccine]] che dava il nome al vicino tratto delle mura cittadine.

L'edificio, la cui facciata è lunga 270 m, è formato da due gallerie sovrapposte, con grandi pareti vetrate e pavimenti in marmo, nelle quali si innestano a ventaglio sette padiglioni.
Negli [[anni 1960|anni sessanta]] nuovi moderni edifici sono stati affiancati a quelli già esistenti. Nella cappella si trovano [[affresco|affreschi]] di [[Nicolò Barabino]], raffiguranti storie della vita di [[Andrea apostolo|S. Andrea apostolo]].<ref name="TCI"/><ref name=" genova_800_900"/>

==== Biblioteca Berio (ex seminario arcivescovile) ====
[[File:Genova-Biblioteca Berio-DSCF9328.JPG|thumb|left|L'ala ottocentesca dell'ex seminario maggiore, sede della Biblioteca Berio]]
{{vedi anche|Biblioteca civica Berio|Palazzo del seminario (Genova)}}
Il palazzo in cui ha sede la biblioteca si trova in via Porta d'Archi, a poca distanza dalla centralissima [[Piazza Dante (Genova)|piazza Dante]]. Fu costruito nel [[XVII secolo]] per volere dell'arcivescovo [[Stefano Durazzo (cardinale)|Stefano Durazzo]] e con il contributo di numerosi cittadini per ospitare il [[Seminario arcivescovile di Genova|seminario arcivescovile]].<ref name=attore>{{cita web|url=https://www.museoattore.it/sito/wp-content/uploads/2014/11/Ieri-seminario-arcivescovile.pdf|titolo=Ieri seminario arcivescovile, oggi biblioteca Berio}}</ref><ref name=chiossone>David Chiossone, in "Descrizione di Genova e del Genovesato", Tipografia Ferrando, Genova, 1846</ref>

L'edificio, realizzato in uno stile volutamente sobrio, su progetto di Gerolamo Gandolfo affiancato da Pier Antonio Corradi e Antonio Torriglia, fu inaugurato nel 1657. Venne ampliato in due riprese nel corso dell'[[XIX secolo|Ottocento]]. L'edificio non fu direttamente coinvolto dai lavori di attuazione del piano urbanistico che negli [[anni 1930|anni trenta del Novecento]] trasformarono radicalmente tutta l'area circostante, con la cancellazione del quartiere di Ponticello e l'apertura di via Dante, [[Piazza Dante (Genova)|piazza Dante]] e della galleria Cristoforo Colombo proprio al di sotto del giardino del palazzo. L'edificio subì invece gravi danni durante la [[seconda guerra mondiale]] quando l'ala ottocentesca di levante venne distrutta dai bombardamenti aerei.<ref name="attore"/>

Nel 1970 il seminario venne trasferito in una nuova struttura sull'altura del [[Righi]]. L'edificio, rimasto in stato di abbandono fino alla metà degli [[anni 1980|anni ottanta]], venne individuato dal comune di Genova come sede per la biblioteca civica, che vi si insediò nel 1998 dopo un lungo restauro condotto tra il 1985 e il 1992 su progetto dell'architetto [[Piero Gambacciani]].<ref name="attore"/> La biblioteca Berio, fondata dall'[[abate]] [[Carlo Giuseppe Vespasiano Berio]] nel 1775, in precedenza aveva sede nel [[Palazzo dell'Accademia ligustica di belle arti]], in [[piazza De Ferrari]].

==== Archivio di Stato di Genova (ex convento di S. Ignazio) ====
{{vedi anche|Archivio di Stato di Genova}}
[[File:Archivio di Stato Genova.jpg|thumb|left|L'ex convento di S. Ignazio, sede dell'Archivio di Stato di Genova]]Il complesso di S. Ignazio, affacciato sulla piccola piazza S. Leonardo, è composto di vari edifici di epoche diverse. Il nucleo più antico è una villa medioevale, dal [[XV secolo|Quattrocento]] di proprietà della famiglia de Franceschi, situata alle spalle della chiesa di S. Maria in Via Lata.<ref name=archivio>[http://www.archivi.beniculturali.it/ASGE/sede.htm Sito dell'Archivio di Stato di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120120210958/http://www.archivi.beniculturali.it/ASGE/sede.htm |data=20 gennaio 2012 }}</ref>
Ampliata nella seconda metà del [[XVI secolo|Cinquecento]], quando nel salone al piano nobile fu realizzato da [[Andrea Semino]] l'affresco raffigurante il [[ratto delle sabine]], nel 1659 fu acquistata dai [[Compagnia di Gesù|Gesuiti]] che ne fecero la sede del loro [[noviziato]], trasferendola dalla precedente sede del [[San Fruttuoso (Genova)#Convento e chiesa di San Giovanni Battista di Paverano|Paverano]]. L'affresco è stato riscoperto durante i recenti lavori di restauro perché i Gesuiti, ritenendo il soggetto troppo profano, lo fecero ricoprire con una mano di calce.<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="archivio"/>

Tra il 1676 e il 1683 i Gesuiti ampliarono l'edificio, realizzando nuove ali destinate ad accogliere i novizi e intorno al 1720, su disegno dell'[[Oneglia|onegliese]] Giovanni Battista Ricca, fu costruita la chiesa, intitolata al fondatore [[Ignazio di Loyola|S. Ignazio]]. Affacciata su piazza S. Leonardo, la chiesa ha una [[facciata]] disadorna e priva di un ingresso aperto verso l'esterno, essendo destinata esclusivamente al servizio del noviziato.<ref name="itinerari_portoria"/>

Nel 1773 il complesso passò alle [[monache agostiniane]]. Chiuso nel 1810 per le leggi di soppressione degli ordini religiosi fu trasformato in caserma, con pesanti rimaneggiamenti alle strutture. Nel [[periodo interbellico|primo dopoguerra]] la "caserma S. Ignazio" fu rinominata "caserma [[Piave]]". Il complesso, che poteva ospitare fino a 500 soldati, fu adibito a caserma fino alla [[seconda guerra mondiale]], quando dovette essere abbandonato per i gravi danni causati dai bombardamenti.<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="archivio"/>

Nel 1986, su progetto di [[Angelo Sibilla]], iniziò una lunga opera di recupero, conclusa solo nel 2004, per destinarlo a sede dell'Archivio di Stato di Genova, in cui sono conservati 25.000 documenti, il più antico dei quali risale al 1154, relativi a contratti di [[compravendita]], [[assicurazione]], [[Società (diritto)|costituzione di società]], [[testamento|testamenti]] e [[inventario|inventari]], fondamentali per ricostruire la storia economica della [[Repubblica di Genova]].<ref name="itinerari_portoria"/>

La villa cinquecentesca, cuore dell'intero complesso, e che oltre ai citati affreschi presenta interessanti elementi architettonici, come il [[loggia]]to e la [[volta (architettura)|volta]] a stella delle scale, rappresenta un significativo esempio dell'architettura di villa precedente all'arrivo a Genova di [[Galeazzo Alessi]], che con il suo inconfondibile stile avrebbe rivoluzionato la struttura delle residenze patrizie genovesi.<ref name="itinerari_portoria"/>

Prima che il complesso fosse trasformato in caserma, nella chiesa erano conservate notevoli opere d'arte tra i quali i dipinti raffiguranti ''"Sant'Ignazio"'', del [[Giovanni Benedetto Castiglione|Grechetto]], ''"Morte di [[Stanislao Kostka|san Stanislao]]"'' e ''"Madonna che porge il Bambino a [[Luigi Gonzaga|san Luigi]]"'', di [[Lorenzo De Ferrari]] e ''"[[Immacolata Concezione|Concezione della Vergine]]"'', attribuito al gesuita [[Andrea Pozzo]].<ref name= ratti>"Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova", [[Carlo Giuseppe Ratti]], Genova, 1780</ref>

==== Villa Croce ====
[[File:Villa Croce, Genova 2.jpg|thumb|left|Villa Croce]]
Al centro di un parco pubblico che sovrasta corso Aurelio Saffi e il quartiere fieristico con il suo belvedere panoramico, villa Croce è una villa ottocentesca in stile [[neoclassicismo|neoclassico]], costruita per conto di Giovanni Giacomo Croce su di un precedente edificio appartenuto agli [[Spinola]]. Donata nel 1952 dalla famiglia Croce al [[Genova|comune di Genova]], col vincolo di farne un museo, dal 1985 la villa è sede del [[Museo d'arte contemporanea Villa Croce]]<ref name="vie_di_portoria"/><ref>[http://www.museidigenova.it/spip.php?article405 Villa Croce sul sito dedicato ai musei di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140227203627/http://www.museidigenova.it/spip.php?article405 |data=27 febbraio 2014 }}</ref>, il cui patrimonio artistico comprende più di 3.000 opere tra dipinti, sculture, [[collage]]s e fotografie, tra cui l'importante collezione Maria Cernuschi Ghiringhelli, con oltre duecento opere di alcuni importanti artisti italiani dal primo [[astrattismo]] agli [[anni 1980|anni ottanta]]. Una sezione è dedicata agli artisti liguri del secondo Novecento. Il museo espone anche una ricca collezione di opere di [[Sandro Cherchi]] e opere grafiche di vari maestri [[incisione|incisori]] contemporanei.<ref name="TCI"/><ref>[http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique26 Le collezioni del Museo di Arte Contemporanea sul sito dedicato ai musei di Genovadel ] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121031132630/http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique26 |data=31 ottobre 2012 }}</ref>

==== Villa Mylius - Figari ====
[[File:VillaMylius dalevante.jpg|thumb|Il loggiato di Villa Mylius da corso Aurelio Saffi]]Villa Figari, più conosciuta come Villa Mylius, è una residenza in stile [[Architettura neogotica|neogotico]], costruita nel 1855 a poca distanza dalla basilica alessiana, il cui giardino si affaccia con un'elegante [[loggia]]-belvedere su corso Aurelio Saffi; realizzata sulla struttura delle antiche mura di S. Margherita, questa loggia era in origine sospesa sulle scogliere che delimitavano a mare il colle di Carignano.<ref name="TCI"/><ref>{{cita web|url=http://www.genovacards.com/genova/circonvallazioni/circomare31.html|sito=GenovaCards|titolo=Genova - Circonv. a mare, Villa Figari, J. Neer, Genova, A 5 - Viaggiata nel 1906|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304185523/http://www.genovacards.com/genova/circonvallazioni/circomare31.html}}</ref>

Prende il nome dall'imprenditore di origine svizzera Federico Mylius (1838-1892), che vi raccolse una pregevole collezione di opere d'arte ed altri reperti provenienti da chiese e palazzi storici demoliti nell'Ottocento, andati in seguito dispersi.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="TCI"/> È tuttora una dimora privata.

==== Villa Sauli ====
La villa della potente famiglia Sauli, che fece realizzare la basilica di Carignano, si trova lungo via S. Giacomo. Attribuita all'Alessi, fu costruita verso la fine del [[XVI secolo]]; più volte rimaneggiata, nel 1880 per l'apertura di via Corsica perse gran parte del giardino. Restaurata all'inizio del [[XX secolo|Novecento]] da [[Luigi Rovelli]], fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. La villa, della quale restavano i muri perimetrali e pochi ambienti interni, fu ricostruita nel dopoguerra ad uso residenziale, rispettando volumi e strutture dell'edificio originario.<ref name="TCI"/>

Tra il 1866 e il 1877 venne affittata come residenza estiva da [[Giuseppe Verdi]] che qui compose parte dell'[[Aida]]. Dal 1878 il celebre compositore si trasferì nella [[Villa del Principe]].<ref name="vie_di_portoria"/>

[[File:Historical center of Genova (6780561272).jpg|thumb|upright=1.5|I lavatoi dei Servi, detti del [[Carlo Barabino|Barabino]], nella loro nuova collocazione alla base delle mura del Colle]]
==== Lavatoi del Barabino ====
Nella parte alta del parco urbano delle Mura (giardini Baltimora) sono stati ricostruiti i monumentali "lavatoi dei Servi". Costruiti nel 1797, si trovavano accanto alla chiesa di Santa Maria dei Servi, dove nel secondo dopoguerra fu costruito il "Centro dei Liguri". Con la demolizione del quartiere sono stati smontati e ricomposti sotto via del Colle, dove prima era la piazzetta dei "lavatoi del Colle", struttura del primo Novecento<ref>{{cita web|url=https://digilander.libero.it/egorstavros/Passo_delle_Murette.htm|titolo=Archivio Fotografico di Giorgio Croce - Le Mura del Barbarossa, le vie delle Murette e del Colle |sito=DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA - Genova/Liguria e altro, medioevo, romanico, paesaggi}}</ref>, con l'intento di creare un "parco urbano" che racchiudesse in un'area verde i resti delle mura del Barbarossa insieme al elementi architettonici salvati dalla demolizione quali appunto gli storici lavatoi pubblici di via dei Servi, voluti dalla [[Repubblica Ligure]].

Accantonato un precedente progetto di [[Giacomo Agostino Brusco|Giacomo Brusco]], il nuovo governo democratico affidò l'incarico a [[Carlo Barabino]], che realizzò un'elaborata struttura in stile neoclassico accanto alla chiesa dei Servi.<ref name="vie_di_portoria"/> Il frontone reca la scritta, di ispirazione [[giacobinismo|giacobina]]: ''"Al popolo sovrano - Libertà - Eguaglianza - Gli edili l'anno primo della Repubblica Ligure democratica MDCCXCVII"''<ref name="TCI"/><ref>{{cita web|url=https://digilander.libero.it/egorstavros/Parco-d-Mura_1.htm|titolo=Archivio Fotografico di Giorgio Croce - Il "Parco" delle Mura del Barbarossa|sito=DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA - Genova/Liguria e altro, medioevo, romanico, paesaggi}}</ref>

=== Architetture religiose ===
{{Approfondimento
|larghezza=350px
|titolo=Gli edifici religiosi scomparsi
|contenuto=
L'espansione urbanistica del quartiere e gli eventi bellici hanno causato la scomparsa di alcune storiche chiese della zona di Carignano, oltre a quelle annesse ai vari conventi, di cui resta traccia nella toponomastica.

* '''Chiesa di S. Giacomo'''. La [[Chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo#L'antica chiesa di San Giacomo|chiesa di San Giacomo]], fondata nel 1154, sorgeva dov'è ora il "Poggio della [[Giovine Italia]]".<ref name=sacro_cuore_1>[http://www.sacrocuorecarignano.com/la-chiesa.html Sito della parrocchia del Sacro Cuore e S. Giacomo di Carignano] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131102060948/http://sacrocuorecarignano.com/la-chiesa.html |data=2 novembre 2013 }}</ref> Nel 1536 passò agli [[Ordine di Sant'Agostino|Agostiniani]], che vi rimasero fino alla soppressione del 1798, quando la chiesa ritornò al clero secolare<ref name= cevasco>G.B. Cevasco, in "Descrizione di Genova e del Genovesato", Tipografia Ferrando, Genova, 1846</ref> L'antica chiesa fu chiusa al culto nel 1890 e demolita nel 1905. Il suo titolo parrocchiale è stato trasferito alla nuova chiesa dedicata al [[Chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo|Sacro Cuore e S. Giacomo]], costruita poco distante.<ref name="sacro_cuore_1"/><ref>Immagini d'epoca della chiesa di S. Giacomo: [http://www.genovacards.com/genova/circonvallazioni/circomare29.html Circonvallazione a mare], [http://www.genovacards.com/genova/varie/chiesasgiacomo.html Chiesa di San Giacomo],
[http://www.genovacards.com/genova/varie/poggiogiovine1.html Poggio della Giovine Italia]</ref> Fino al 1871 nei sotterranei della chiesa venivano gettati in un pozzo comune i corpi dei [[pena di morte|condannati a morte]] giustiziati nella vicina spianata della Cava.<ref name="vie_di_portoria"/>

* '''Chiesa di S. Margherita'''. Alle falde del colle di Carignano, nei pressi della "salita dei Sassi", sorgeva la chiesa di [[Margherita di Antiochia|S. Margherita]] detta "della Rocchetta". In questo luogo dal 1359 sorgeva un convento di [[monache cistercensi]], che lo abbandonarono nel 1535. Nel [[XVIII secolo]] l'edificio ormai in rovina fu acquistato dalla confraternita dei merciai, che lo riedificarono per destinarlo alle figlie dei loro associati che avessero voluto consacrarsi alla vita religiosa ed istituirono l'oratorio dei santi [[Bernardino da Siena|Bernardino]] e [[Alessio di Roma|Alessio]].<ref name="ratti"/><ref name="cevasco"/><ref name= banchero>"Genova e le due riviere", G. Banchero, Luigi Pellas, Genova, 1846</ref> Le monache, dal 1758 assoggettate alla regola [[Suore di San Francesco di Sales|salesiana]], lasciarono il convento nel 1822 quando questo, acquisito dal comune di Genova, divenne sede delle [[Polizia municipale|guardie municipali]], ma la chiesa fu ancora officiata per molti anni da una confraternita.<ref>F. Donaver, "Storia di Genova", 1890</ref> Sull'area del complesso, andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, sorge un moderno edificio che ospita vari uffici comunali. Nella chiesa vi erano dipinti di [[Bartolomeo Guidobono]] (''S. Margherita'', conservato a [[Palazzo Bianco]]), [[Domenico Fiasella]] (''Il rifiuto dell'offerta di [[Gioacchino (padre di Maria)|Gioacchino]] al tempio'', trasferito nella parrocchiale di [[Montoggio]]) e [[Domenico Piola]] (''Santi Bernardino ed Alessio in contemplazione di Maria'').<ref name="ratti"/><ref name="cevasco"/>
* '''Chiesa di S. Maria dei Servi'''. La chiesa di S. Maria dei Servi sorgeva nell'omonima via e fu anch'essa distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; quanto ne restava fu demolito negli [[anni 1970|anni settanta]] per costruire il complesso direzionale del "Centro dei Liguri". Quanto fu possibile recuperare di arredi ed opere d'arte è stato trasferito, insieme al titolo parrocchiale, nella nuova [[Chiesa di Santa Maria dei Servi (Genova)|chiesa di S. Maria dei Servi]], in via Cecchi, nel quartiere della [[Foce (Genova)|Foce]], costruita nel 1959. La chiesa era stata eretta nel 1327 al margine del Rivo Torbido e per questo chiamata S. Maria di Rio Torbido. In seguito prese il nome dai religiosi dell'ordine dei [[Servi di Maria]], ai quali fu affidata, che vi rimasero ininterrottamente fino alla demolizione e che ancora officiano la nuova chiesa della Foce. Nel 1393 in questa chiesa era stata istituita una [[confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] alla quale aderivano i forestieri che vivevano a Genova, e per questo chiamata "confraternita della Madonna della Misericordia dei forestieri". Nel 1797 vi fu trasferito il titolo parrocchiale dalla chiesa di S. Andrea della Porta, chiusa a causa delle soppressioni napoleoniche e trasformata in [[Carcere di Sant'Andrea|carcere]]. Da questa chiesa proveniva la tavola raffigurante [[Andrea apostolo|S. Andrea]], della scuola di [[Antonio Semino]] e [[Teramo Piaggio]]. Vi erano conservate anche opere di [[Domenico Piola]] (''[[Filippo Benizi|S. Filippo Benizzi]]'', ''[[Santa Barbara]]'' e ''[[Giuliana Falconieri|S. Giuliana Falconieri]]''), [[Giovanni Andrea De Ferrari]] (''[[Assunzione di Maria|Assunzione]]'' e ''S. Andrea''), [[Bernardo Castello]] (''[[Francesco di Paola|San Francesco da Paola]]'' ed altri<ref name="cevasco"/>; alcune di queste opere sono nella chiesa della Foce. Gli antichi [[registri parrocchiali]] sono invece conservati nelle due parrocchiali di Carignano.}}
Nell'area di Carignano si trovano due chiese [[chiesa cattolica|cattoliche]] [[parrocchia]]li, che fanno parte del [[vicariato]] "Carignano - Foce" dell'[[arcidiocesi di Genova]]. Oltre a queste restano due storici edifici religiosi non più utilizzati come luoghi di culto, Santa Maria in Via Lata, antica [[abbazia]] dei Fieschi e la chiesa della Madre di Dio, sede della [[Biblioteca Franzoniana (Genova)|Biblioteca Franzoniana]].

==== Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano ====
[[File:Genova Santa Maria Assunta di Carignano.jpg|thumb|left|La basilica di Carignano]]
{{vedi anche|Basilica di Santa Maria Assunta (Genova)}}
La basilica di Santa Maria Assunta, opera di [[Galeazzo Alessi]], è il più noto edificio pubblico del quartiere ed uno dei migliori esempi di [[architettura]] [[rinascimento|rinascimentale]] della città.

La chiesa, che svetta al culmine del colle di Carignano, sorse come chiesa gentilizia della famiglia Sauli, per volontà di Bandinello Sauli, che nel suo [[testamento]] del 17 ottobre 1481 disponeva la creazione di un apposito fondo presso il [[Banco di San Giorgio|Banco di S. Giorgio]]. La costruzione, iniziata intorno alla metà del [[XVI secolo|Cinquecento]], si protrasse fino all'inizio del secolo seguente, ma nuovi lavori furono eseguiti anche nei secoli successivi<ref name=basilica_assunta>[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=188 La basilica sul sito dell'arcidiocesi di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120212064221/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 |data=12 febbraio 2012 }}</ref>, tanto che nel linguaggio popolare divenne [[Proverbio|proverbiale]] l'espressione ''"A l'è comme a fabrica de Caignan"'' ("è come la fabbrica di Carignano") per indicare un'impresa interminabile.<ref>F. Caraceni Poleggi, "Genova - Guida Sagep", Genova, 1984.</ref> Nel 1939 divenne parrocchia territoriale e nel 1951 fu consacrata come [[basilica minore]].<ref name="basilica_assunta"/>

L'edificio ha pianta a [[croce greca]], con una grande [[cupola]] centrale e quattro cupolette agli angoli. Caratteristica della chiesa sono i quattro prospetti identici su ogni lato, mentre dei quattro [[campanile|campanili]] previsti dal progetto dell'Alessi sono stati realizzati solo i due in corrispondenza della facciata principale.<ref name="TCI"/> L'interno ha pareti bianche, decorate da [[lesena|lesene]] che riprendono il motivo della decorazione esterna. Le [[volta (architettura)|volte]] hanno il soffitto a [[Cassettone|cassettoni]].<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="TCI"/>

Numerose le opere d'arte presenti all'interno. Notevoli, anche per le loro dimensioni, le statue di santi collocate al centro della chiesa e nella facciata principale, di [[Claude David]], [[Pierre Puget]] e [[Filippo Parodi]]. Agli altari tele di celebri pittori del [[XVII secolo|Seicento]], tra i quali [[Domenico Piola]], [[Luca Cambiaso]], [[Domenico Fiasella]] e il [[Guercino]]. Pregevole l'[[Organo (strumento musicale)|organo]], rifacimento dovuto agli organari [[Camillo Guglielmo Bianchi|Bianchi]] (1853) e [[Fratelli Lingiardi|Lingiardi]] (1905) dell'originario organo seicentesco di [[Willem Hermans]].<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="TCI"/>

==== Chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano ====
[[File:Genova - Sacro Cuore di Carignano.jpg|thumb|left|upright|La facciata della chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano]]
{{vedi anche|Chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano}}
La [[Chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano]] fu edificata tra il 1892 e il 1914 su progetto di [[Luigi Rovelli]], nella piazza allora intitolata a [[Nino Bixio]].<ref>La piazza è stata poi dedicata all'[[imprenditore]] e [[filantropia|filantropo]] Rocco Piaggio (1879- 1956).</ref> Il progetto originario subì in corso d'opera radicali modifiche. Nel 1896 fu completato l'ampio salone della [[cripta]], dove iniziò provvisoriamente a funzionare la chiesa. Tra il 1902 e il 1914 al di sopra di questo locale, che dal 1969 ospita il [[Teatro Carignano (Genova)|Teatro Carignano]],<ref>{{Cita web |url=http://www.mariobagnara.it/node/26 |titolo=Storia del teatro "Sala Carignano" |accesso=9 marzo 2013 |dataarchivio=5 marzo 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305000158/http://www.mariobagnara.it/node/26 |urlmorto=sì }}</ref> fu innalzata la chiesa vera e propria, decorata negli [[anni 1920|anni venti]], quando furono realizzati anche gli altari.<ref name="sacro_cuore_1" /><ref>[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=106 La chiesa sul sito dell'arcidiocesi di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130110181010/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 |data=10 gennaio 2013 }}</ref>

In stile [[Architettura neoromanica|neoromanico]], ha un'imponente facciata, terminata in alto da un [[loggia]]to con ai lati due [[orologio|orologi]]. La chiesa è sormontata da un'alta [[cupola]] ottagonale che culmina con l'imponente [[guglia]]. L'interno ha tre [[navata|navate]], separate da [[colonna|colonne]] binate, con quattro [[altare|altari]] laterali.<ref name="sacro_cuore_1"/>

==== Chiesa di Santa Maria via Lata ====
[[File:Chiesa di Santa Maria in via Lata Genova 01.jpg|thumb|upright|La facciata della chiesa di Santa Maria via Lata]]
{{vedi anche|Chiesa di Santa Maria in Via Lata (Genova)}}
La chiesa di Santa Maria in Via Lata, già [[abbazia]] della famiglia [[Fieschi]], sconsacrata nell'Ottocento, fu costruita nel 1340 per volontà [[testamento|testamentaria]] del cardinale [[Luca Fieschi]] e riprende il nome della omonima [[Basilica di Santa Maria in Via Lata|basilica romana]] a cui era legato il suo [[Santa Maria in Via Lata (diaconia)|titolo cardinalizio]].<ref>[http://www.borgolibrario.it/saggi/fieschi.html La chiesa sul sito www.borgolibrario.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081020082906/http://www.borgolibrario.it/saggi/fieschi.html |data=20 ottobre 2008 }}</ref>

I Fieschi vi istituirono una [[collegiata]] di dodici [[canonico|canonici]], ma nel 1547, quando a causa della fallita [[congiura di Gianluigi Fieschi]] ai danni di [[Andrea Doria]] le loro proprietà sul colle di Carignano furono espropriate e il loro palazzo distrutto, la chiesa, pur restando [[giuspatronato]] della famiglia genovese fu declassata a semplice [[abbazia]], titolo che si estinse solo nel 1858 con la morte dell'ultimo [[abate]], il cardinale [[Adriano Fieschi]].<ref name="itinerari_portoria"/>

Nel 1858 la chiesa, sconsacrata, divenne sede di una fabbrica di [[Mobile (arredamento)|mobili]] e nel 1911 fu acquistata dalla [[Confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] di [[Antonio abate|Sant'Antonio Abate]]. Gravemente danneggiata dalle bombe durante la [[seconda guerra mondiale]] fu ricostruita a partire dal 1949, ma i lavori furono portati a termine solo negli [[anni 1980|anni ottanta]], ma non fu più riaperta al culto e ospita un laboratorio di restauro.<ref name="itinerari_portoria"/>

Di forme [[Arte romanica|romanico]]-[[gotico|gotiche]], ha la [[facciata]] a bande bianche e nere, tipiche dell'architettura genovese del [[XIV secolo]], realizzate alternando lastre di [[marmo]] bianco e [[ardesia]]. Il [[rosone]] centrale, distrutto dalle bombe, è stato ricostruito nel 1953. L'interno, a [[navata]] unica, ha una copertura a [[capriata|capriate]] in legno a vista, rifatta nel 1950, mentre l'[[abside]], di forma quadrata, è sormontato da una [[volta a crociera]]. Nelle volte in muratura sono visibili alcuni [[affresco|affreschi]] del tardo [[XV secolo|Quattrocento]] raffiguranti i quattro [[evangelista|evangelisti]].<ref name="itinerari_portoria"/>

==== Chiesa e convento della Madre di Dio ====
Posto accanto al ponte di Carignano, sfiorato dallo svincolo automobilistico che collega il centro cittadino alla circonvallazione a mare, il complesso della Madre di Dio è uno dei pochi edifici superstiti dell'antico rione. Fondato nel 1680 dai [[Chierici regolari della Madre di Dio]], dava il nome all'omonima via, asse centrale del popolare sobborgo. Ristrutturato nei primi [[anni 2000|anni duemila]], il complesso ospita dal 2008 la [[Biblioteca Franzoniana]].<ref name="TCI"/><ref name= franzoniana>"[http://www.bibliotecafranzoniana.it/archives/uploads/Storia%20della%20chiesa%20della%20Madre%20di%20Dio%20%5B2%5D.pdf Storia della chiesa della Madre di Dio sul sito della Biblioteca Franzoniana]</ref>

La chiesa fu solennemente inaugurata nel 1682 alla presenza del doge [[Luca Maria Invrea]]. Nel 1684 il convento fu quasi distrutto dal [[Bombardamento navale di Genova (1684)|bombardamento navale francese]], mentre la chiesa subì gravissimi danni e fu restaurata negli anni seguenti grazie a pubbliche sottoscrizioni. La chiesa fu [[consacrazione|consacrata]] nel 1732 dal [[Diocesi di Ventimiglia-San Remo|vescovo di Ventimiglia]] [[Antonio Maria Bacigalupi]], appartenente alla congregazione della Madre di Dio.<ref name="franzoniana"/>

Il complesso fu chiuso alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]] per le leggi di soppressione degli ordini religiosi: il convento fu trasformato in abitazioni e la chiesa divenne un'officina. Nel 1853 la chiesa fu acquistata dai [[Valdismo|Valdesi]] che volevano farne un loro luogo di culto ma il progetto fu avversato dall'arcivescovo [[Andrea Charvaz]], oltre che da numerosi parroci e cittadini e nel 1855 i Valdesi per evitare ulteriori polemiche la cedettero per 60.000 [[Lira sabauda|lire]] agli [[Paolo Gerolamo Franzoni#Gli Operai Evangelici|Operai Evangelici Franzoniani]], che l'anno seguente la riaprirono al culto.<ref name="genova_800_900"/><ref name="franzoniana"/> Questo evento fu causa di una scissione nella comunità valdese di Genova da parte di alcuni membri, irritati dalla debolezza mostrata dai responsabili della Tavola valdese nei confronti della controparte cattolica.<ref>[http://patrimonioculturalevaldese.org/en/biografia?id=3a4c58d2-b66f-402f-a9da-7d3fa237ba15 Storia della comunità valdese di Genova] sul sito patrimonioculturalevaldese.org</ref>

Durante la [[seconda guerra mondiale]] la chiesa, che aveva subito qualche danno a causa di bombardamenti che avevano pesantemente colpito il quartiere, divenne un rifugio per i senzatetto. Dal 1946 utilizzata come succursale della [[Chiesa di San Salvatore (Genova)|chiesa del SS. Salvatore in Sarzano]], semidistrutta dai bombardamenti, fu chiusa definitivamente nel 1957. Dopo anni di abbandono, tra il 1988 e il 1993 fu occupata da un [[centro sociale autogestito]], chiamato "l'Officina".<ref name="franzoniana"/>

Rientrati in possesso dell'edificio, gli Operai Evangelici ne avviarono il restauro, per adibirlo a sede della loro biblioteca. L'inaugurazione della nuova sede avvenne il 10 dicembre 2008, in concomitanza con le celebrazioni per il terzo centenario della nascita del [[Paolo Gerolamo Franzoni|fondatore]], anche se l'ultimo lotto dei lavori è stato completato solo nel 2010.<ref name="franzoniana"/>

La chiesa aveva in origine sei cappelle, ma solo due furono ripristinate quando ne entrarono in possesso i Franzoniani.<ref name="franzoniana"/> Il [[Carlo Giuseppe Ratti|Ratti]], pochi anni prima della chiusura, tra le opere d'arte che vi erano conservate, citava una [[statua]] della [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] con [[angelo|angeli]] di [[Honoré Pellé]], posta sull'[[altare]] maggiore, [[affresco|affreschi]] attribuiti ad [[Antonio Maria Haffner]] e [[Paolo Gerolamo Piola]] e dipinti del [[Giovanni Maria delle Piane|Mulinaretto]] (''"Cristo che versa sangue dalle piaghe"''), [[Gregorio De Ferrari]] (''"[[Filippo Neri|S. Filippo Neri]]"'') e [[Domenico Fiasella]] (''"[[Bernardo di Chiaravalle|S. Bernardo]]"'').<ref name="ratti"/>

=== Architetture militari ===
==== Le mura ====
{{Vedi anche|Mura di Genova}}
[[File:Giardini Baltimora (Genova).jpg|thumb|upright=1.6|I resti delle mura del Colle al di sopra dei lavatoi del Barabino. Qui sorgeva fino agli anni settanta del Novecento il popolare quartiere di via Madre di Dio]]Il quartiere, come già accennato, un tempo esterno alle mura dette del Barbarossa ([[XII secolo]]), è stato poi incluso entro le mura [[XIV secolo|trecentesche]]. Quanto resta di queste ultime, poi modificate nel [[XVI secolo|Cinquecento]], delimita verso levante il quartiere. Della cinta muraria più antica, tra la [[Porta Soprana]] e le Mura delle Grazie resta qualche tratto, in corrispondenza di via del Colle e in via della Marina.

* '''[[Mura di Genova#Le mura del Barbarossa|Mura del Barbarossa]]''' (XII secolo). Le mura del Barbarossa, costruite nel 1155, si collegavano alla precedente cinta di epoca [[carolingi]]a nei pressi della [[Porta Soprana]] e risalivano poi il colle di Sarzano. Questo tratto di mura, che dopo la cessazione della sua funzione difensiva era stato inglobato in civili abitazioni ed il suo [[Cammino di ronda|camminamento]] (le cosiddette "Murette") utilizzato per farvi passare l'[[Acquedotto storico di Genova|acquedotto cittadino]], venne alla luce dopo i bombardamenti nella zona di via del Colle.<ref name="TCI"/><ref>[http://digilander.libero.it/egorstavros/Passo_delle_Murette.htm Le mura del Barbarossa] e [http://digilander.libero.it/egorstavros/Colle_e_demolizioni_73.htm immagini delle demolizioni] in via del Colle</ref> Dal passo delle Murette una scaletta consente di raggiungere il camminamento delle mura, da dove si può osservare una veduta d'insieme del complesso degli edifici di via Madre di Dio, con il ponte di Carignano e la basilica dell'Assunta.<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="TCI"/>
* '''[[Mura di Genova#Le mura nel Cinquecento|Mura del Cinquecento]]'''. Questa cinta muraria fu costruita tra il 1320 e il 1327 e comprende il tratto che va dal Ponte Monumentale alle mura delle Grazie, inglobando l'intero colle di Carignano; questo tratto di mura, conservato solo in parte, fu ristrutturato, mantenendo però lo stesso percorso, nella prima metà del Cinquecento per adeguarlo alle nuove tecniche di difesa, con il contributo di celebri architetti militari dell'epoca, quali [[Giovanni Maria Olgiati]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-maria-olgiati/ Biografia di Giovanni Maria Olgiati sul sito dell'Enciclopedia Treccani.]</ref> e [[Antonio da Sangallo il Giovane|Antonio da Sangallo]]. Dalla porta degli Archi (o di S. Stefano), che sorgeva dov'è il ponte Monumentale e che con la ristrutturazione cinquecentesca sostituì la più antica porta dell'Olivella, avevano inizio le mura di S. Chiara, sul cui tracciato corre corso A. Podestà. Seguivano le mura delle Cappuccine. Tra i due tratti di mura, su un antico portello di servizio è stata ricostruita la porta degli Archi. Al termine delle mura delle Cappuccine, al limite a sud-ovest cella città murata, sorgeva il bastione della Strega, dove in seguito fu installata una batteria di cannoni. Da qui le mura proseguivano con varie denominazioni (mura della Strega, di S. Giacomo, di S. Margherita, della Marina) sulle scogliere a mare fino al seno di Giano, collegandosi con la cinta muraria più antica. Le mura marittime sono per la maggior parte scomparse con l'urbanizzazione della zona e la creazione della circonvallazione a mare: se ne può osservare qualche resto sul quale sorge il loggiato di Villa Mylius.<ref name="genova_800_900"/><ref name="TCI"/> Le Mura di Santa Chiara e delle Cappuccine prendevano il nome da due conventi che sorgevano nei pressi. Quello di S. Chiara, risalente alla metà del [[XVII secolo]], chiuso nel 1797 dalla [[Repubblica Ligure]], fu demolito a fine Ottocento dopo una breve riapertura alla metà del secolo; quello delle Cappuccine fu invece demolito nell'Ottocento per la costruzione dell'Ospedale Galliera.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="genova_800_900"/>
[[File:Genova Porta Archi.jpg|thumb|La Porta degli Archi nella sua attuale collocazione]]
* '''Porta degli Archi'''. Realizzata nel 1539 su progetto dell'Olgiati, era decorata sul lato esterno con [[colonna|colonne]] [[Ordine dorico|doriche]] in [[travertino]] e sormontata da una statua di [[Stefano protomartire|Santo Stefano]], realizzata da [[Taddeo Carlone]]. Nel 1896, in seguito alla realizzazione di [[Via XX Settembre (Genova)|via XX Settembre]] e la costruzione del Ponte Monumentale fu smontata e ricostruita presso le Mura di S. Chiara, in via R. Banderali.<ref name="TCI"/><ref>[http://www.isegretideivicolidigenova.com/ Immagini e curiosità sulle antiche strade di Genova sul sito www.isegretideivicolidigenova.com]</ref> Una [[epigrafe|targa]] ricorda il trasferimento della porta.<ref>
{{Citazione|''Questa porta, disegnata da G.M. Olgiato, decorava il varco orientale delle Mura Cittadine del 1536. Fu demolita per sostituirvi il Ponte Monumentale e qui ricomposta per deliberazione della Giunta Municipale. 10 giugno 1896''}}</ref>

==== Caserma Andrea Doria (ex convento di S. Leonardo) ====
La [[caserma]] [[Andrea Doria]] occupa l'ex convento di [[Leonardo di Noblac|S. Leonardo]].

Il convento, che dà il nome all'omonima salita, era stato fondato nel 1317 da [[Leonardo Fieschi]], [[Arcidiocesi di Catania|vescovo di Catania]]; poteva ospitare quaranta religiose dell'[[Monache clarisse|ordine di Santa Chiara]], con l'obbligo di accogliere fino a dodici ragazze della famiglia Fieschi che avessero scelto la vita religiosa; fu arricchito nei secoli da pregevoli opere d'arte (vi dipinsero affreschi e tavole [[Domenico Piola]], l'[[Lorenzo De Ferrari|abate De Ferrari]], il [[Luciano Borzone|Borzone]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/luciano-borzone_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Luciano Borzone] sul sito dell'[[Enciclopedia Treccani]].</ref> e il [[Domenico Fiasella|Sarzana]]).<ref name="itinerari_portoria"/><ref name="ratti"/><ref name="banchero"/>

Chiuso dal governo democratico nel 1798, fu trasformato in caserma dal governo sabaudo, che ne fece la sede della guarnigione a presidio della città, arrivando ad ospitare nell'Ottocento fino a 1200 militari.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="banchero"/> È sede del "Nucleo tecnico" del "1º Reparto Infrastrutture" dell'[[Esercito Italiano]].

==== Batterie costiere ====
{{Vedi anche|Difesa costiera di Genova}}
Il fronte a mare del colle di Carignano era difeso da alcune delle più antiche [[artiglieria|batterie]] costiere a difesa del porto, denominate ''Cava'', ''Stella'' e ''Strega''. ''Cava'' e ''Strega'' furono anche, agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] i nomi di due popolari [[stabilimento balneare|stabilimenti balneari]] situati sulle spiaggette alla base delle scogliere al di sotto delle batterie, in uso fino agli [[anni 1950|anni cinquanta]], quando furono interrati i fondali per realizzare il quartiere fieristico.<ref name="TCI"/><ref>Immagini d'epoca dei [http://www.genovacards.com/genova/bagni/bagnicava2.html Bagni Cava] e dei [http://www.genovacards.com/genova/bagni/bagnistrega.html Bagni Strega] (in questa seconda immagine è visibile sullo sfondo la batteria Stella, all'epoca trasformata in [[faro]])</ref> La spiaggia della "Cava" è uno dei luoghi di Genova rievocati con nostalgia da un genovese emigrato in [[America meridionale]] nella popolare canzone "[[Ma se ghe penso]]".

Lungo le scogliere sottostanti le batterie, ai margini delle spiaggette, nel 1914, in occasione dell'Esposizione Internazionale ''Igiene, Marina e Colonie'', fu realizzata, per la prima volta in Italia, una ferrovia [[monorotaia]], denominata [[Telfer (monorotaia)|Telfer]], che collegava piazza di Francia (poi [[Piazza della Vittoria (Genova)|piazza della Vittoria]]) al Molo Giano, all'interno del [[porto di Genova|porto]]. Molto frequentata durante l'esposizione, fu poi utilizzata per alcuni anni come trasporto merci, ed infine smantellata nel 1918.

* '''Batteria della Cava'''. Armata in origine con cinque cannoni a difesa del porto, fu ammodernata e potenziata nel 1878, quando la dotazione fu portata ad otto cannoni da 24 GRC Ret. Si trovava immediatamente a ponente della rotonda di via Corsica. Disarmata nel 1914, fu smantellata nel 1930. Le antiche strutture sono completamente scomparse e l'area è occupata da attività commerciali.<ref name= Forti_Genova>Stefano Finauri, Forti di Genova.</ref> Prendeva il nome dal vicino bastione della Cava, il cui toponimo era riferito ad una [[Miniera di superficie|cava]] di pietre sfruttata dall'inizio del [[XVI secolo]] al 1630 per la costruzione del Molo, in seguito utilizzata come luogo di esecuzione delle sentenze capitali e nell'Ottocento anche come [[cimitero]] per le vittime delle [[epidemia|epidemie]] di [[colera]] del 1821 e del 1835.<ref name="vie_di_portoria"/><ref name="genova_800_900"/><ref name="TCI"/>
* '''Batteria Stella'''. Fu realizzata nel 1846 su una precedente batteria "a fior d'acqua". Situata sulle scogliere sottostanti il Poggio della Giovine Italia, nel 1883 fu disarmata e trasformata in [[faro]]. Questa fortificazione, in origine affacciata direttamente sul mare, si trova sotto il muraglione di corso Aurelio Saffi; nel secondo dopoguerra sulla struttura della vecchia batteria, ancora ben visibile da via dei Pescatori, è stato costruito un fabbricato per uffici, sede genovese dell'Ufficio Tecnico della [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]].<ref name="Forti_Genova"/><ref>[http://www.fortidigenova.com/bstella158-11.jpg La Batteria Stella] come si presenta oggi</ref>
* '''Batteria della Strega'''. Si trovava nell'area compresa tra corso Aurelio Saffi e via Vannucci ed era una delle postazioni difensive più antiche: le cronache riferiscono che nel 1684 entrò in azione contro le navi francesi; fu ammodernata nel 1878. Comprendeva due sezioni distinte, la "Batteria Inferiore", armata con cinque [[cannone|cannoni]] da 32 GRC Ret, e la "Batteria Superiore", armata con sei [[obice|obici]] da 24 GRC Ret. Disarmata nel 1915, fu demolita completamente intorno al 1926 con la costruzione dei palazzi di via Vannucci.<ref name="Forti_Genova"/><ref>Immagine d'epoca della [http://www.genovacards.com/genova/militaria/batstrega.html Batteria Strega]</ref>

== Infrastrutture e trasporti ==
=== Autostrade ===
I caselli autostradali più vicini sono quello di ''Genova-Est'' sull'[[Autostrada A12 (Italia)|Autostrada A12]] e quello di ''Genova-Ovest'', nel quale convergono le quattro autostrade che fanno capo a Genova: [[Autostrada A7 (Italia)|A7 (Genova – Milano)]], [[Autostrada A26 (Italia)|A26 (Genova - Gravellona Toce)]], [[Autostrada A10 (Italia)|A10 (Genova – Ventimiglia)]] e [[Autostrada A12 (Italia)|A12 (Genova&nbsp;– Rosignano)]], entrambi a circa 5 &nbsp;km dal centro del quartiere.

=== Ferrovie ===
La [[stazione di Genova Brignole]] si trova a circa 2 &nbsp;km. da piazza Carignano

=== Trasporti urbani ===
* '''Metropolitana'''. La stazione della [[metropolitana di Genova|metropolitana]] più vicina è [[Sarzano/Sant'Agostino (metropolitana di Genova)|Sarzano/Sant'Agostino]], a poche centinaia di metri da piazza Carignano.
* '''Autobus'''. Il quartiere è servito dalle linee di autobus urbani 13, 14 e 35 (compresa la "linea barrata") dell'[[AMT (Genova)|AMT]]: le prime due percorrono la circonvallazione a mare, collegando piazza Caricamento con i quartieri della [[Val Bisagno]], passando nei pressi della stazione ferroviaria di Brignole, la terza e la sua "barrata" attraversano l'intero quartiere, collegandolo con [[piazza De Ferrari]], la [[Stazione di Genova Piazza Principe]] e il quartiere [[Lagaccio]] dove hanno due capolinea distinti.

=== Aeroporti ===
[[Aeroporto di Genova-Sestri|Aeroporto di Genova-Cristoforo Colombo]] - 11 &nbsp;km.

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
* {{cita libro|titolo=Guida d'Italia - Liguria|anno=2009|editore=[[Touring Club Italiano|TCI]]|città=Milano|}}
* {{cita libro|autore=Ennio Poleggi|autore2=Paolo Cevini|titolo=Le città nella storia d'Italia|anno=1981|editore=Editore Laterza|città=Roma-Bari}}
* {{cita libro|Ennio|Poleggi|Città portuali del Mediterraneo, storia e archeologia. Atti del Convegno Internazionale di Genova 1985|1989|SAGEP Editrice|Genova|ISBN=88-7058-303-1}}
* {{cita libro|Fiorella|Caraceni Poleggi|Genova - Guida Sagep|1984|SAGEP Editrice - Automobile Club di Genova}}
* {{cita libro|autore=[[Goffredo Casalis]]|titolo=Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna|anno)1840|editore=G. Maspero|città=Torino|}}
* {{cita libro|Stefano|Finauri|Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi|2007|Edizioni Servizi Editoriali|Genova| ISBN= 978-88-89384-27-5}}

== Altri progetti ==
{{interprogetto}}

== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202|titolo=Dati statistici del Comune sui Municipi e le ex-Circoscrizioni|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120111092225/http://www2.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202|dataarchivio=11 gennaio 2012}}
* {{cita web | 1 = http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2034.htm | 2 = Riferimenti bibliografici e mappe del piano urbanistico di via Madre di Dio | accesso = 9 marzo 2013 | dataarchivio = 1 dicembre 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20101201103056/http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2034.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf | 2 = A. Torti, "Vie di Portoria", Edizione Samizdat, Genova, 1996 | accesso = 9 marzo 2013 | dataarchivio = 16 ottobre 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131016233005/http://www.alessandrotorti.it/files/viediportoria.pdf | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.ortidicarignano.it/files/seiitinerariinportoria.pdf|"Sei itinerari in Portoria", Edizione Samizdat, Genova, 1997}}
* {{cita web | 1 = http://www.fosca.unige.it/wiki/index.php/Chiesa_di_Santa_Maria_in_Carignano | 2 = La basilica dell'Assunta sul sito www.fosca.unige.it | accesso = 9 marzo 2013 | dataarchivio = 27 aprile 2014 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140427012643/http://www.fosca.unige.it/wiki/index.php/Chiesa_di_Santa_Maria_in_Carignano | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=188|titolo=La basilica dell'Assunta sul sito dell'Arcidiocesi di Genova|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120212064221/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203|dataarchivio=12 febbraio 2012}}
* {{cita web|url=http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=106|titolo=La chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano sul sito dell'arcidiocesi di Genova|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130110181010/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203|dataarchivio=10 gennaio 2013}}
* {{cita web|http://www.sacrocuorecarignano.com/|Sito della parrocchia del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano}}

{{Portale|Genova}}

[[Categoria:Carignano (Genova)| ]]
[[Categoria:Quartieri di Genova]]