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Antologia ebraica/Davanti a Dio

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La Sibilla, di Domenichino (1617)

ORACOLI SIBILLINI GIUDAICI

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(Oracula Sibyllina LL. III-IV-V)

Gli Oracoli sibillini (latino: Oracula Sibyllina), talvolta detti Pseudo-sibillini, sono 12 libri[1] in greco di contenuto assai eterogeneo, scritti in esametri e contenenti varie profezie circa eventi storici futuri; prendono il nome dai Libri sibillini.

Generalmente catalogati tra gli apocrifi dell'Antico Testamento, sono suddivisibili in due parti in base al loro contenuto: giudaico-ellenistico quello più antico, giudaico-cristiano quello più recente. Il loro nucleo originario (libri 3-5) fu composto tra il II e il I secolo p.e.v., ed è da mettere probabilmente in relazione con le comunità della diaspora ebraica in Egitto; il testo originario fu poi rielaborato e ampliato in ambiente cristiano, tra il I e il VI secolo,[2] con evidente scopo apologetico.

Composizione:

Il contenuto degli Oracoli è stato definito «una straordinaria miscellanea il cui contenuto rispecchia una varietà di dottrine, assimilando le caratteristiche della letteratura profetica orientale e della cultura ellenistica».[3]

Il nucleo più antico è infatti il risultato della rielaborazione delle collezioni di oracoli attribuiti alle Sibille, che tanta fortuna avevano presso il mondo ellenistico-romano; gli oracoli furono prodotti a scopo propagandistico, in modo che ne fosse esaltato il senso apocalittico e che potessero convogliare un messaggio monoteistico e messianico. Questo nucleo, infatti, è riconducibile al mondo culturale ebraico di Alessandria d'Egitto, dove gli Ebrei della diaspora vissero a contatto con la cultura ellenistica, a partire dal III secolo p.e.v. o dalla prima metà del II secolo p.e.v.[4]

Successivamente il materiale fu rielaborato in ambiente cristiano, adattando le profezie giudaiche (profezie apocrife) in modo che prefigurassero l'avvento del Cristianesimo (come avvenuto nel caso della reinterpretazioni delle profezie dell'Antico Testamento all'interno dei vangeli canonici). La Sibilla, in particolare la Sibilla Eritrea, diventa dunque un'occasionale medium per la trasmissione delle profezie ispirate da Dio.

I primi otto libri furono raccolti insieme da un autore anonimo, che compose anche il Prologo, il cui intervento si fa risalire al VI secolo.[5]

I libri più antichi sono quelli attualmente numerati come III, IV e XI; successivamente furono composti i libri I e II, collocati prima dei precedenti in quanto fanno riferimento alle fasi della creazione del mondo. Un gruppo a parte è costituito dai libri XI-XIV, nei quali si nota una fusione di temi escatologici-apocalittici con un carattere prevalentemente storico. A partire dall'antichità fino all'epoca romana, gli oracoli riportano eventi, storici o inventati, riconducibili a eventi luttuosi che colpiscono coloro che si oppongono al popolo scelto da Dio; in particolare sono evidenziate le difficoltà incontrate dai Romani, di cui viene sottolineata l'ostilità nei confronti degli Ebrei e la contrapposizione tra il loro dominio e il Regno del Figlio di Dio.[5] La data e il luogo di composizione dei libri che compongono gli Oracoli sono i seguenti:[6]

Libro Ambiente di composizione Data
I e II giudaico e cristiano tra il 50 p.e.v. e il 70 e.v.
III giudaico (cfr. testo Cap. 7) 163-140 p.e.v. (nucleo originario)
dopo il 31 p.e.v. (seconda fase)
I secolo e.v. (terza fase)
IV giudaico (cfr. testo italiano di seguito) dopo l'80 e.v.
V giudaico, con interpolazioni cristiane (cfr. testo Cap. 9) I/II secolo e.v. (nucleo originario)
epoca adrianea o aureliana (interpolazioni)
VI e VII cristiano II-III secolo e.v.
VIII giudaico/cristiano tra l'epoca aureliana e il III secolo
XI giudaico dopo il 19 p.e.v.
XII giudaico epoca di Massimino il Trace (235-238)
XIII giudaico epoca di Gallieno (253-268)
XIV giudaico rielaborato prima della conquista araba di Alessandria (646)

Ascolta, popolo della superba Asia e d'Europa, quante cose interamente vere sto per profetizzare con bocca dal suono di miele, dal nostro santuario; profetessa non del bugiardo Febo, che uomini sciocchi dissero un dio, e chiamarono a torto profeta, ma di Dio grande, cui non plasmarono mani di uomini simile a mute immagini scolpite in pietra. Egli non ha per dimora in un tempio una pietra che viene trascinata, sordomuta e senza denti, maledizione piena di lutti per gli uomini; ma Egli è Colui che dalla terra non si può vedere né misurare con occhi mortali, non formato da mani mortali; colui che vedendo tutti non è veduto da nessuno; di cui la notte oscura e il giornee il sole e gli astri é la luna ed il mare pescoso, e la terra e i fiumi e l'apertura delle inesauribili sorgenti sono creazioni per la vita, e insieme le piogge che generano il frutto della terra, e gli alberi, e la vite e l'ulivo. Egli mi gettò dentro nell'animo un pungolo, di dichiarare esattamente agli uomini quelle che saranno in seguito, dalla prima generazione fino a che giunga la decima. Egli stesso, nel compierla, metterà ogni cosa alla prova. Ma tu, popolo, ascolta tutte le parole della Sibilla che dalla santa bocca versa una voce veridica.

Felici tra gli uomini saranno sulla terra quelli che veramente amano benedicendo, Dio grande, prima di mangiare e di bere, avendo fede negli atti di pietà; quelli che vedendo tutti i templi e gli altari, le volgari immagini fatte di pietre insensibili, contaminate dal sangue dì animali, e da sacrifici di quadrupedi, negheranno; e avranno gli sguardi fissi nella gran gloria dell'unico Dio, senza compiere con orgoglio insensato, e senza trafficare per un guadagno da ladri – cose che sono abominevoli – e senza avere vergognosa brama per l'altrui talamo [né detestabile e orribile con concupiscenza per un maschio]; di cui modo di vivere, pietà religiosa e costumi gli altri uomini senza vergogna (lett: desiderosi di svergognatezza) non imiteranno mai gli altri uomini nelle loro brame senza vergogna anzi schernendoli con motti e col riso, infantili nella loro dissennatezza, attribuivano falsamente a quelli tutte le opere malvagie e superbe che essi stessi compiono. In verità l'intero genere umano è senza fede. Ma quando verrà, del mondo e dei mortali, quel giudizio che Dio stesso farà giudicando nello stesso tempo i pii e gli empi, e allora manderà gli empii nell'abisso tenebroso, tra il fuoco [e allora conosceranno tutta l'empietà che avranno commesso]; ma i piià rimarranno sulla terra feconda, mentre Dio darà loro spirito e vita e grazia. Ma tutte queste cose si compiranno nella decima generazione; ora invece dirò quelle che saranno a cominciare dalla prima.

Primieramente gli Assiri avranno l'impero su tutti gli uomini conservandosi nel dominio del mondo per sei generazioni da quando, essendosi adirato il dio celeste, e scatenatosi il diluvio, il mare nascose la terra con le sue città e tutti gli uomini. Avendo rovesciato questi, sui troni esulteranno i Medi, ai quali spettano due sole generazioni, in cui saranno queste azioni: vi sarà una notte oscura nell'ora in mezzo al giorno, gli astri, e l'orbita della luna mancheranno dal cielo; la terra scossa dal tumulto di un terremoto rovescerà molte città ed opere 60 umane; allora dall'abisso del mare spunteranno isole.

Ma quando il grande Eufrate scorrerà pieno di sangue allora il terribile grido di battaglia si alzerà in guerra per Medi e Persiani; i Medi cadendo sotto ie lame dei Persi fuggiranno oltre la grande corrente del Tigri. E Timeo pero dei Persiani sarà il più grande del mondo: ai quali è lasciata una sola generazione di felicissima sovranità. Vi saranno poi opere malvagie che gli uomini vorranno scongiurare, discordie e uccisioni e sedizioni e fughe e smantellamenti di torri e distruzione di città, quando la superba Eliade navigherà verso il vasto Ellesponto, recando all'Asia ed alla Frigia una grande calamità.

Ma all'Egitto dai molti solchi e produttrice di grano, fame e sterilità si rinnoverà per il corso di vent'anni. allorché il Nilo che nutrisce le spighe nasconderà in qualche altro luogo sotto la terra la sua oscura acqua. Verrà dall'Asia un re, alzando una grande spada, su navi innumerevoli; camminerà sulle umide vie dell'abisso, navigherà avendo tagliato il monte dall'elevata cima; e lui fuggiasco dalla guerra accoglierà poi la timida Asia.

Brucierà tutta la sventurata Sicilia una corrente di so gran fuoco, fiamma della vomitante Etna; cadrà Crotone, grande città, in profondo abisso.

Vi sarà lotta per l'Eliade, stando l'una contro l'altra città distruggeranno città, i combattenti uccideranno molti nemici; ma la lotta sarà indecisa.

Ma quando il genere umano giunga alla decima generazione allora i Persiani avranno il giogo di schiavitù e di timore. Ma dopoché si saranno gloriati degli scettri i Macedoni, vi sarà poi anche per Tebe la mala rovina. I Cari abiteranno Tiro e i Tiri fuggiranno. Samo tutta quanta ricoprirà la sabbia sulla riva del mare; Delo non più chiara, ma ogni cosa sarà oscura in Delo, e Babilonia grande da vedere ma piccola nel combattere, starà fortificata su speranze senza frutto. I Macedoni abiteranno Bactra, e quelli sottoposti a Bactra e Susa fuggiranno tutti alla terra d'Eliade.

Vi sarà per i futuri (un tempo) quando il Piramo dall'argentea corrente spargendo avanti a sé le dune giungerà all' isola sacra. E tu, Bari, cadrai; e Cizico, allorché, scossa la terra, le città vacilleranno. Anche a Rodi verrà il malanno ultimo, ma grandissimo.

Ma nemmeno il potere di Macedonia durerà; ma dall'Occidente fiorirà una grande guerra Italica, per cui il mondo sarà soggiogato, portando il giogo di servitù per gli Italidi. E tu, infelice Corinto, vedrai allora la tua presa; e piegherà il ginocchio a terra per la tua torre, o Cartagine. Paziente Laodicea, te stenderà al suolo un terremoto distruggitore, ma ti risolleverai città solidamente costruita. O bella Mira di Licia, la terra scuotentesi non ti lascerà mai stabile: caduta prona giù al suolo, pregherai di rifugiarti ad un'altra terra, quale emigrante, quando la nera acqua del mare, fra tuoni e maremoti, spargerà sabbia, a causa dell'iniquità di Patara. E anche te, Armenia, sovrasta la necessità di servire.

Anche a Gerusalemme verrà una malvagia tempesta di guerra dall'Italia, e abbatterà il gran Tempio di Dio, quando, affidandosi alla stoltezza, getteranno da parte il timor di Dio, e compiranno abbominevoli assassinii davanti al Tempio, e allora dall'Italia un gran re, come un disertore, non piià veduto né udito, fuggirà oltre il Ietto dell'Eufrate, quando sarà compiuto il sacrilegio abbominevole dell'uccisione della madre, e compiuti molti altri con mano peccatrice. Molti circuendo il trono di Roma insanguineranno la pianura, dopo ch'egli sarà fuggito oltre la terra dei Parti. Alla Siria verrà un capitano romano che avendo incendiato col fuoco il Tempio di Gerusalemme, e mettendo a morte molti Ebrei, distruggerà la gran terra dalle larghe vie. E allora un terremoto distruggerà Salamina e Pafos, quando la nera acqua sconvolgerà Cipro battuta dalle onde.

Ma quando, da una spaccatura del suolo della terra d'Italia, il fuoco deviato giunga all'ampio cielo, e bruci molte città, e faccia perire gli uomini; e molta cenere ancor calda riempia il vasto cielo, e dal cielo cadano pioggie come di minio; allora dovranno riconoscere l'ira del Dio celeste, poiché distrussero l'innocente popolo dei pii. Allora ridestatasi la guerra verrà all'occidente la contesa ed anche il fuggitivo di Roma, brandendo una grande spada, dopo aver traversato l'Eufrate insieme con numerose schiere.

Infelice Antiochia, non ti chiameranno più città, quando no pei tuoi atti di follìa cadrai sotto le lancie. Allora la pestilenza ed il terribile grido di guerra distruggerà Cirro (Siria). Ahi, infelice Cipro, la vasta onda del mare coprirà te, quasi strappata dal suolo dalle tempeste invernali.

Verrà all'Asia una grande ricchezza, quella che Roma stessa, avendola rapita, aveva riposto nella ricchissima casa; e dopo che avrà restituito due volte tanto e dell'altro all'Asia, allora sarà una sovra-indennità di guerra.

Un'aspra fame distruggerà le cittadelle dei Cari presso le acque del Meandro, che sono fortificate e bellissime, quando il Meandro nasconderà la vera acqua. Ma quando sia distrutta dagli uomini la fede nel timor di Dio, e la giustizia scompaia dal mondo, e gli uomini incostanti vivendo in azioni non sante compiano eccessi, locazioni orgogliose e malvagie, e nessuno faccia conto dei giusti, ma gli sciocchi a cagione della loro stoltezza li distruggano tutti quanti, rallegrandosi nella violenza e, avendo le loro mani nel sangue: allora potranno conoscere che Dio non sarà più indulgente, ma che nell'ira digrigna i denti e che distruggerà il genere umano tutto quanto insieme per mezzo di un grande incendio.

O stolti mortali, ripudiate tutto questo, e non spingete Dio grande all'ira che prende molte forme; ma deponendo la spada e i gemiti e gli omicidi e le violenze lavatevi tutto il corpo in fiumi perenni, e stendendo le mani al cielo chiedete perdono delle vostre opere di prima; e con elemosine fate riconciliazione per la vostra amara empietà. Dio darà la conversione, non distruggerà, farà cessare nuovamente l'ira, se tutti praticherete nell'animo questa pietà così onorevole. Ma se nelle vostre malvagie intenzioni non mi darete ascolto, bensì amando l'empietà accoglierete con orecchie mal disposte tutte queste parole, vi sarà su tutto il mondo il fuoco, con grandissimo segnale di spada e tromba, insieme con il levar del sole: tutto il mondo udrà il rimbombo e l'eco potente. Egli brucerà tutta la terra, distruggerà tutto il genere umano, e tutte le città, e anche i fiumi ed il mare, brucierà ogni cosa e rimarrà la cenere calda. Ma quando tutto sia diventato polvere e cenere e Dio abbia posto a dormire il fuoco ineffabile, come lo aveva acceso, Dio stesso darà di nuovo forma alle ossa e alle ceneri degli uomini, rimetterà in piedi i mortali: com'erano prima. E allora sarà il giudizio, in cui giudicherà Dio stesso, processando il mondo di nuovo. Tutti quelli che per empietà peccarono, costoro nasconderà la terra sparsa dal di sopra, e i Tartari oscuri e gli stigli recessi della Geenna. Ma quelli che son pii, vivranno di nuovo sulla terra [Dio dando loro respiro e vita e grazia ai pii] e tutti allora si riguarderanno, contemplando la dolce e gioconda luce del sole. [O beatissimo l'uomo che sarà in quel tempo!]

Per approfondire, vedi Serie maimonidea e Serie misticismo ebraico.
  1. Numerati I-VIII e XI-XIV.
  2. Liliana Rosso Ubigli, Oracoli sibillini libro III, in Paolo Sacchi (a cura di), Apocrifi dell'Antico Testamento, vol. 3, Brescia, Paideia, 1999, p. 390.
  3. Monaca, p. 5.
  4. H.R. Drobner, Patrologia, Piemme, 1998, p. 95.
  5. 5,0 5,1 Monaca, p. 19.
  6. Mariangela Monaca, Oracoli sibillini, Città Nuova, 2008, p. 30.