ACCOUNTABILITY
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BILANCO DI GENERE
Il bilancio di genere e aiuta a tenere conto delle esigenze di donne e uomini
nell’assegnazione delle risorse pubbliche.
Il termine bilancio di genere, utilizzato nel nostro Paese, trae spunto da
un’espressione coniata nei paesi di cultura anglosassone intorno alla metà degli anni
’80, la cosiddetta Gender Budget Analysis.
Bisogna considerare che i bilanci pubblici non sono meri strumenti economico-
finanziari, poiché tramite essi è possibile identificare anche fenomeni di tipo
sociale, partendo dall’allocazione delle risorse, della quale si possono poi studiare
gli effetti.
Avviene quindi un’analisi dei bisogni e della collettività (in questo caso in termini di
genere), e lo studio di possibili soluzioni: scelte politiche o servizi offerti ad esempio.
L’incontro tra bisogni dei cittadini in termini di genere e risposta dell’ente viene
rappresentato attraverso degli indicatori di efficacia ed efficienza.
Va chiarito che il bilancio di genere non è un bilancio “per le donne” ma è costruito
per valutare gli effetti delle politiche anche per gli uomini.
Con l’analisi del bilancio di genere si vuol rispondere ad alcune domande:
-Qual è la composizione della cittadinanza in termini di genere, anagrafici, e socio-
economici?
-Quali sono i servizi e/o le iniziative “gender sensitive” erogati da parte dell’ente
territoriale per far fronte ai bisogni espressi e latenti della popolazione?
-Quali sono le tipologie, costi e modalità di finanziamento dei servizi “gender
sensitive” erogati dall’ente?
Occorre utilizzare uno strumento che consenta, da un lato di identificare i soggetti da
cui derivano i ricavi e quelli che beneficiano delle spese, e dall’altro di aggregarli in
base a criteri di classificazione di genere. Generalmente la scelta ricade sui prospetti
dello Stato patrimoniale o (più frequentemente) sul Conto economico. Sebbene
entrambi i prospetti offrano la possibilità di un’analisi di genere dell’impiego delle
risorse, è preferibile utilizzare il secondo in quanto lo Stato patrimoniale ha una
natura statica. Il Conto economico rappresenta i ricavi e i costi dell’attività dell’ente
nel corso dell’anno, ed offre un legame più diretto e dinamico con le decisioni prese,
permettendo di dare meglio conto delle scelte strategiche dell’ente in ottica di
genere.
La classificazione degli elementi contabili avviene nel seguente modo:
le aree direttamente rilevanti per il genere, che rappresentano attività
espressamente mirate al superamento della disuguaglianza tra uomini e
donne. Normalmente queste aree rappresentano una piccola porzione del
bilancio di un ente, in genere circa l’1% dei ricavi e dei costi totali. Pertanto, la
loro importanza non va registrata a livello quantitativo bensì qualitativo, come
segnale della presenza di un interesse dell’ente nei confronti delle tematiche
di genere;
le aree indirettamente rilevanti per il genere, rappresentano attività il cui
impatto si riferisce ad aspetti indirettamente legati alle differenze di genere;
le aree ambientali fanno riferimento alle variabili di contesto che possono
influenzare le capacità di uomini e donne;
l’ultima area è definita come neutra, in quanto include attività non suscettibili
di essere misurate attraverso indicatori dell’impatto di genere.
G.E.P (GENDER EQUALITY PLAN) O PIANO DI UGUAGLIANZA DI GENERE
Il Piano di Uguaglianza di Genere (GEP) è un insieme di disposizioni e azioni volte ad
assicurare l’uguaglianza di genere ed è da intendersi come strumento volto a
identificare le pratiche che possono produrre discriminazione di genere, a
riconoscere le strategie innovative per superarle e a monitorare i progressi
attraverso lo sviluppo di indicatori di genere.
Le fasi del piano sono le seguenti:
Reclutamento, mantenimento, progressione di carriera
Inclusione nella leadership e nei processi decisionali
Politiche di conciliazione famiglia-lavoro
Prevenzione della discriminazione e delle molestie sessuali