Manuale-Specialistico 2 RID
Manuale-Specialistico 2 RID
Autori: Prof. Ing. Franco Braga, Ing. Carmenzo Miozzi, Ing. Giuseppe Rossi, Ing. Massimo Sessa
in collaborazione con la Direzione servizi al Patrimonio dell’Agenzia del Demanio:
Ing. Massimo Babudri, Do$. Jacopo Lustro, Ing. Francesca Ridolfi, Ing. Marco Gambino
Tu6 i diri6 sono riserva(. Questa pubblicazione per intero o in parte non può essere riprodo$a,
trascri$a, filmata, memorizzata, trasmessa in alcuna forma o in alcun sistema ele$ronico, digitale,
meccanico, di fotocopia, di registrazione o altro senza la preven(va autorizzazione scri$a
dell’editore.
i
INDICE DEI TESTI
1. PREMESSA ..................................................................................................................................... 1
9. CONCLUSIONI ............................................................................................................................137
iv
INDICE DELLE FIGURE
FIGURA 2-1: RICOSTRUZIONE DI L’AQUILA: PERIMETRAZIONE DI AGGREGATI E UMI IN AMBITO B - BANCA D’ITALIA E LAURETANA... 5
FIGURA 2-2: AGGREGATO “A CORTE CHIUSA” (FRECCIA E PERIMETRO ROSSI) E A “A CORTE APERTA” (FRECCIA E PERIMETRO GIALLI). 5
FIGURA 2-3: AGGREGATO “IN LINEA” (FRECCIA E PERIMETRO GIALLI) CON UN AGGREGATO “A CORTE CHIUSA” (PERIMETRO ROSSO).6
FIGURA 3-1: ILLUSTRAZIONE DEI GRADI DI DANNEGGIAMENTO DEGLI EDIFICI IN MURATURA SECONDO LA SCALA EMS98. ............. 9
FIGURA 3-2: MATRICE PER LA DESCRIZIONE DEL DANNEGGIAMENTO RIPORTATA NELLA SCHEDA AEDES. ................................ 10
FIGURA 3-3: LEGENDA E RAPPRESENTAZIONE SINTETICA DELLO STATO DI DANNO DEL PIANO 1. ............................................ 11
FIGURA 3-4: RAPPRESENTAZIONE SINTETICA DELLO STATO DI DANNO DEL PIANO 2 E DELLA COPERTURA.................................. 12
FIGURA 3-5: MURATURA IN MATTONI E A CONCI IN PIETRA, VISTE IN SEZIONE. ................................................................... 13
FIGURA 3-6: ESEMPI DI DISGREGAZIONE MURARIA, PER ASSENZA DI LEGANTE O PER MATTONI CRUDI. ..................................... 14
FIGURA 3-7: MECCANISMO DI DISGREGAZIONE (GRADO D5) ATTIVATOSI A SEGUITO DEL SISMA DEL 2016. .............................. 15
FIGURA 3-8: MECCANISMO DI DISGREGAZIONE (GRADO D5), ATTIVATOSI IN ANTICIPO RISPETTO AL RIBALTAMENTO DELLA PARETE.. 16
FIGURA 3-9: VISTA IN SEZIONE E PROSPETTO DI UNA MURATURA IN CONCI SBOZZATI E LISTATURA IN MATTONI. .......................... 17
FIGURA 3-10: EFFETTO DEL SISMA SU MURATURE COSTITUITE DA PARAMENTI NON ADEGUATAMENTE COLLEGATI TRA LORO. ......... 18
FIGURA 3-11: DANNEGGIAMENTO (GRADO D2-D3) DEL CORNICIONE DI UN PALAZZO STORICO............................................ 19
FIGURA 3-12: MECCANISMO DI COLLASSO (GRADO D5) DI UNA VOLTINA........................................................................ 19
FIGURA 3-13: MECCANISMO DI COLLASSO (GRADO D5) DELLA PARTE SOMMITALE DEL COMIGNOLO. ..................................... 20
FIGURA 3-14: MECCANISMO FUORI DAL PIANO DELLA PARETE (RIBALTAMENTO) CON MESSA IN SICUREZZA PROVVISIONALE.......... 21
FIGURA 3-15: RIBALTAMENTO DELL’ANGOLATA. ...................................................................................................... 22
FIGURA 3-16: ATTIVAZIONE DI MECCANISMI FUORI DAL PIANO DELLA PARETE (RIBALTAMENTO). ............................................ 22
FIGURA 3-17: MECCANISMO DI ROTTURA A TAGLIO (GRADO D2), DI MEDIA ENTITÀ. ........................................................... 23
FIGURA 3-18: MECCANISMO DI ROTTURA A TAGLIO (GRADO D3), CON DANNEGGIAMENTO GRAVE. ........................................ 24
FIGURA 3-19: ROTTURA DEL MASCHIO MURARIO MOLTO GRAVE (GRADO D4), PER L’ATTIVAZIONE DI UN MECCANISMO A TAGLIO. ... 24
FIGURA 4-1: DIFFERENZE NEI GRADI DI DANNEGGIAMENTO, IN RELAZIONE AL NUMERO DELLE US DELL’AGGREGATO. ................. 26
FIGURA 4-2. IMMAGINE DI UNA RUA. ..................................................................................................................... 29
FIGURA 4-3: STRALCIO DELLA PLANIMETRIA DELL’AGGREGATO DI PIAZZA IX MARTIRI A L’AQUILA. .......................................... 29
FIGURA 4-4: POSSIBILI EFFETTI SULLE US DELL’ANDAMENTO IRREGOLARE DELLE QUOTE DI COPERTURA. ................................ 30
FIGURA 4-5: US INDIVIDUATE IN BASE ALLA DIVERSA ALTEZZA DELLE LORO STRUTTURE. ...................................................... 30
FIGURA 4-6: US INDIVIDUATE IN BASE ALLE QUOTE SFALSATE DEI SOLAI (AGGREGATO DI PIAZZA IX MARTIRI A L’AQUILA). ............. 31
FIGURA 4-7: INDIVIDUAZIONE DI AGGREGATI SU CARTOGRAFIA CATASTALE (A SINISTRA) E SUDDIVISIONE IN US (A DESTRA)........... 32
FIGURA 4-8: AGGREGATO DI L’AQUILA, SU VIA GARIBALDI E VIA FRANCHI, CONSORZIO PROPERZI, PICA ALFIERI, BAFILE. ........... 33
FIGURA 4-9: RILIEVO DI DUE DISCONTINUITÀ, ESEGUITO DOPO IL SISMA DEL 2009. ........................................................... 33
FIGURA 4-10: RICOSTRUZIONE POST SISMA DI L’AQUILA: RILIEVO PLANIMETRICO DEL CONSORZIO SAN GIORGIO...................... 34
FIGURA 4-11: AGGREGATO IN VIA FEDERICO BARANELLO, NEL COMUNE DI FERRAZZANO (CB). ........................................... 35
FIGURA 4-12: AGGREGATO IN VIA FEDERICO BARANELLO, NEL COMUNE DI FERRAZZANO (CB). ........................................... 36
FIGURA 4-13: ESEMPIO DI AGGREGATO FORMATO DA TRE EDIFICI CON TIPOLOGIE STRUTTURALI DIFFERENTI. ............................ 37
FIGURA 4-14: SCHEMA DELL’EVOLUZIONE STORICA DI UN AGGREGATO IN LINEA. .............................................................. 38
FIGURA 4-15: ESEMPIO DI EDIFICIO INTERCLUSO NON CONNESSO ALLE US LATERALI. ....................................................... 38
FIGURA 4-16: PIANO DI RICOSTRUZIONE DI L’AQUILA: AGGREGATO N. 433 DIVISO IN DUE UNITÀ MINIME DI INTERVENTO (UMI).... 39
FIGURA 5-1: RAPPRESENTAZIONE PROSPETTICA DI UN ALLINEAMENTO DELL’AGGREGATO “PIAZZA IX MARTIRI” A L’AQUILA. ......... 40
FIGURA 5-2: ESEMPIO DI RICOSTRUZIONE STORICA DI UN AGGREGATO. .......................................................................... 41
FIGURA 5-3: ESEMPIO DI RICOSTRUZIONE STORICA DI UN AGGREGATO: RAPPRESENTAZIONE IN PIANTA. .................................. 42
FIGURA 5-4: ESEMPI DI MURATURE CAOTICHE, CON CONCI CON LAVORAZIONE ASSENTE. ................................................... 45
FIGURA 5-5: ESEMPI DI MURATURE A CONCI SBOZZATI. .............................................................................................. 45
FIGURA 5-6: ESEMPI DI MURATURE IN PIETRA A SPACCO. ............................................................................................ 46
FIGURA 5-7: ESEMPI DI MURATURE A BLOCCHI SQUADRATI DI DIVERSA DUREZZA. .............................................................. 46
FIGURA 5-8: ORIZZONTALITÀ DELLE GIACITURE. ....................................................................................................... 47
FIGURA 5-9: SFALSAMENTO DEI GIUNTI VERTICALI. ................................................................................................... 48
FIGURA 5-10:ANDAMENTO QUALITATIVO DELLE LESIONI, PER MURATURE CON GIUNTI VERTICALI ALLINEATI O POCO SFALSATI. ...... 48
v
FIGURA 5-11: ANDAMENTO QUALITATIVO DELLE LESIONI, PER MURATURE CON GIUNTI VERTICALI SFALSATI. ............................. 49
FIGURA 5-12: ESEMPI DI MURATURA A SACCO CON INIEZIONI DI MISCELE LEGANTI............................................................. 49
FIGURA 5-13: INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO TRAMITE LA RISTILATURA ARMATA. .......................................................... 50
FIGURA 5-14: SOLAIO IN PUTRELLE E VOLTINE, DANNEGGIATO DAL SISMA DEL 2009. ......................................................... 51
FIGURA 5-15: VOLTE A DIVERSO SCHEMA COSTRUTTIVO, CON ELEMENTI DISPOSTI IN FOGLIO (SINISTRA) E A COLTELLO (DESTRA). .. 52
FIGURA 5-16: VOLTE A DIVERSO SCHEMA COSTRUTTIVO, CON ELEMENTI DISPOSTI IN FOGLIO O A COLTELLO. ........................... 52
FIGURA 5-17: LOCALI TOMBATI RINVENUTI A SEGUITO DI UNO SCAVO. ............................................................................ 53
FIGURA 5-18: SCHEMA DI MISURA MEDIANTE MARTINETTO PIATTO DOPPIO. ..................................................................... 54
FIGURA 5-19: MISURA MEDIANTE SONDA WINDSOR. ................................................................................................ 55
FIGURA 5-20: ESEMPIO DI INDAGINI ENDOSCOPICHE. ............................................................................................... 56
FIGURA 5-21: INDAGINI SONICHE ESEGUITE SU UN SETTO MURARIO. ............................................................................. 56
FIGURA 5-22: TERMOGRAFIA ESEGUITA SULLA PARTE SOMMITALE DELLA FACCIATA. ........................................................... 57
FIGURA 5-23: TERMOGRAFIA ESEGUITA SU UN EDIFICIO CON STRUTTURA BARACCATA UBICATO NEL COMUNE DI L’AQUILA. ......... 57
FIGURA 5-24: TERMOGRAFIA ESEGUITA ALL’INTRADOSSO DI UN SOLAIO. ........................................................................ 58
FIGURA 7-1: SCHEMA DEL MODELLO CONVENZIONALE DI VULNERABILITÀ SISMICA PROPOSTO. ............................................. 64
FIGURA 7-2: ESTRATTO DALLE IANTC19, PAG. 276, § C8.7.1.3.1.1. .......................................................................... 65
FIGURA 7-3: ESTRATTO DALLE NTC18, PAG. 219, § 7.3.3.2. ..................................................................................... 66
FIGURA 7-4: TENSIONI NELLO SPESSORE MURARIO (SINISTRA), CON POSSIBILE ROTTURA DELLA MURATURA (DESTRA). ................ 67
FIGURA 7-5: EFFETTO DEL SISMA SULLA MURATURA NON CONNESSA ALLA STRUTTURA DI COPERTURA..................................... 68
FIGURA 7-6: TIPOLOGIE DI COPERTURE IN RELAZIONE ALL’INCLINAZIONE DELLA FALDA. ...................................................... 69
FIGURA 7-7: SCHEMA DELL’INTERAZIONE TRA COPERTURA A FALDA E MURATURA PER LE SOLE AZIONI STATICHE. ....................... 69
FIGURA 7-8: ESEMPIO DI COPERTURA SPINGENTE (FOTOGRAFIA DI SINISTRA) E NON SPINGENTE (FOTOGRAFIA DI DESTRA) ............ 70
FIGURA 7-9: TIPOLOGIA DELLE VOLTE CHE CAMBIA CON LA QUOTA D’IMPOSTA, PASSANDO DAL COLTELLO AL FOGLIO. ................ 70
FIGURA 7-10: CATENE CON PALETTI SULLA TORRE CAMPANARIA NEL COMUNE DI FOSSA (AQ). ............................................ 71
FIGURA 7-11: PALETTO DI ANCORAGGIO DELLA CATENA DEFORMATO PER EFFETTO DEL SISMA. ............................................. 72
FIGURA 7-12: PARTICOLARE DI PERFORAZIONI ARMATE ANCORATE A LIVELLO DI SOLAIO. ..................................................... 72
FIGURA 7-13: PRESIDI ANTISISMICI UTILIZZATI IN EPOCHE PASSATE: IL CONTRAFFORTE. ...................................................... 73
FIGURA 7-14: PRESIDI ANTISISMICI UTILIZZATI IN EPOCHE PASSATE: L’ARCO DI CONTRASTO. ................................................ 73
FIGURA 7-15: FINESTRE ISPETTIVE IN CORRISPONDENZA DI UN INCROCIO TRA PARETI......................................................... 74
FIGURA 7-16: LA CONDIZIONE CRITICA È INDICATA DI SINISTRA, QUELLA POCO SIGNIFICATIVA A DESTRA.................................. 75
FIGURA 7-17: US AVENTI SOLAI A QUOTE SFALSATE (AGGREGATO DI PIAZZA IX MARTIRI A L’AQUILA). ...................................... 75
FIGURA 7-18: EFFETTI DELL’ATTIVAZIONE DEL CINEMATISMO PER FLESSIONE ORIZZONTALE. ................................................ 76
FIGURA 7-19: PARAMETRI CHE DESCRIVONO IL GRADO DI IRREGOLARITÀ IN PIANTA. .......................................................... 77
FIGURA 7-20: EX EDIFICIO SCOLASTICO DEL COMUNE DI S. GIOVANNI IN GALDO (CB). ..................................................... 77
FIGURA 7-21: AGGREGATO CON RAPPORTO R MAGGIORE DI 4. .................................................................................... 78
FIGURA 7-22: AGGREGATO CON RAPPORTO R PARI A 2. ............................................................................................. 78
FIGURA 7-23: VALUTAZIONE SEMPLIFICATA DELL’ENTITÀ DELLA IRREGOLARITÀ (SCHEDA DI II LIVELLO DEL G.N.D.T.) ................ 79
FIGURA 7-24: DANNEGGIAMENTO DI TORRINI A CAUSA DEL SISMA DEL 2009. .................................................................. 80
FIGURA 7-25: CASI TIPICI DI ELEMENTI LA CUI VULNERABILITÀ È CONNATURATA ALLA TIPOLOGIA ARCHITETTONICA. .................... 80
FIGURA 7-26: SCHEMA UTILIZZATO PER UNA VALUTAZIONE SEMPLIFICATA DELL’ENTITÀ DELLA IRREGOLARITÀ. ........................... 81
FIGURA 7-27: ESEMPIO DI SOLAIO SEMIRIGIDO (SINISTRA), DI SOLAIO RIGIDO (CENTRO), DI SOLAIO DEFORMABILE (DESTRA)......... 81
FIGURA 7-28: LE FRECCE DI COLORE ROSSO INDICANO L’EFFETTO “PUNTONE” DEI SOLAI SULLE MURATURE. ........................... 82
FIGURA 7-29: PRESENZA DI COLONNE SNELLE SU CUI GRAVA UNA MASSA IMPORTANTE. ..................................................... 83
FIGURA 7-30: PRESENZA DI PILASTRINI MOLTO SNELLI. .............................................................................................. 84
FIGURA 7-31: CORNICIONE IN PARTE CROLLATO A SEGUITO DEL SISMA DEL 2009. ............................................................ 85
FIGURA 7-32: L’ELEMENTO NON STRUTTURALE È LA VOLTA IN FOGLIO CHE NON HA FUNZIONI STRUTTURALI. ............................. 86
FIGURA 7-33: VOLTA IN FOGLIO COMPLETAMENTE CROLLATA. ..................................................................................... 86
FIGURA 7-34: ELEMENTI DI COPERTURA DI UN COMIGNOLO CHE SI SONO RIBALTATI A CAUSA DEL TERREMOTO. ......................... 87
FIGURA 7-35: ESEMPI DI ELEMENTI NON STRUTTURALI DI DIMENSIONI E MASSA MODESTE. ................................................... 87
FIGURA 7-36: SCHEMA DEL MODELLO DI VULNERABILITÀ. ........................................................................................... 88
vi
FIGURA 7-37: INTERAZIONE TRA MURATURA E TELAIO INTERNO IN C.A. ........................................................................... 93
FIGURA 7-38: EFFETTI SULLA MURATURA DELLA COPERTURA IN LATEROCEMENTO E DEL MASSICCIO CORDOLO DI COPERTURA. ..... 93
FIGURA 8-1: SOLAIO E COPERTURA RIGIDI E PESANTI SU MURATURA SCADENTE (AMATRICE, SISMA DEL 24 AGOSTO 2016). .......... 97
FIGURA 8-2: ANDAMENTO QUALITATIVO DEI COSTI, IN FUNZIONE DEL MIGLIORAMENTO SISMICO (PGA)................................. 100
FIGURA 8-3: PIANTA CON LO SCHEMA DI INSERIMENTO DI TIRANTI IN ACCIAIO. ............................................................... 102
FIGURA 8-4: DETTAGLIO RELATIVO ALLA REALIZZAZIONE DI TIRANTI. ............................................................................. 102
FIGURA 8-5: DETTAGLIO RELATIVO A TIRANTI ISTALLATI SU UN SOLO LATO DELLA MURATURA. .............................................. 103
FIGURA 8-6: EFFETTO DEI TIRANTI / CATENE SULLE FASCE DI PIANO. ............................................................................ 103
FIGURA 8-7: TIRANTE CON BLOCCAGGIO MECCANICO DEL PALETTO (BOLZONE). ............................................................ 104
FIGURA 8-8: INTERVENTO DA EVITARE (CATENA IN ASSE AL MURO E CAPOCHIAVE INCASSATO NELLA MURATURA). .................... 104
FIGURA 8-9: INSERIMENTO DI BARRE ELICOIDALI NELLA MURATURA. ............................................................................ 105
FIGURA 8-10: INTERVENTO DI CHIUSURA DI NICCHIE E DELLE CANNE FUMARIE NON PIÙ UTILIZZATE. ..................................... 106
FIGURA 8-11: INTERVENTO SU ARCHITRAVE, INTEGRATO CON RETE IN MATERIALE COMPOSITO E INTONACO. .......................... 107
FIGURA 8-12: INTERVENTO DI SCARNITURA DEI GIUNTI E SOSTITUZIONE CON MALTA NUOVA COMPATIBILE CON L’ESISTENTE. ...... 107
FIGURA 8-13: INTERVENTO FINALIZZATO A MIGLIORARE LA CONNESSIONE DEI TRAMEZZI ALLA STRUTTURA. ............................. 108
FIGURA 8-14: INTERVENTO FINALIZZATO A MIGLIORARE IL COMPORTAMENTO DELLE VOLTE IN FOGLIO. .................................. 109
FIGURA 8-15: SOFFITTO IN LEGNO A CASSETTONI. .................................................................................................. 109
FIGURA 8-16: EFFETTI DEL SISMA DEL 2009 SU ELEMENTI DI PREGIO STORICO ARTISTICO. ................................................. 110
FIGURA 8-17: APPLICAZIONE DI INTONACO ARMATO FINALIZZATA A MIGLIORARE LA COESIONE DELLA MURATURA. ................... 111
FIGURA 8-18: INTERVENTO FINALIZZATO A MIGLIORARE LA COESIONE DELLA MURATURA CON TIRANTINI ANTIESPULSIVI. ............ 112
FIGURA 8-19: INTERVENTO FINALIZZATO A MIGLIORARE LA COESIONE DELLA CON SISTEMI TIPO BOSSONG. ............................ 112
FIGURA 8-20: CORRELAZIONE PGA-SUPERFICIE MURARIA IN PIANTA (VALUTAZIONE PER MECCANISMI NEL PIANO TIPO VE.T.). ... 113
FIGURA 8-21: INTERVENTO DI SCUCI CUCI FINALIZZATO A COLLEGARE UNA MURATURA NUOVA AD UNA ESISTENTE. .................. 114
FIGURA 8-22: INTERVENTO DI SCUCI CUCI SU UNA PARETE DANNEGGIATA. .................................................................... 114
FIGURA 8-23: CINEMATISMO DOVUTO ALL’ALLONTANAMENTO DEI PIEDRITTI. ................................................................. 115
FIGURA 8-24: CINEMATISMO CON VINCOLO ALL’IMPOSTA E FORMAZIONE DI CERNIERE ALLE RENI DELLA VOLTA ...................... 115
FIGURA 8-25: INTERVENTI CON UN TIRANTE CHE EVITA L’ATTIVAZIONE DEL CINEMATISMO DI FIGURA 8-23 E FIGURA 8-24. ........ 116
FIGURA 8-26: INTERVENTI SULLE VOLTE REALIZZATI CON FRENELLI. ............................................................................. 117
FIGURA 8-27: DETTAGLIO COSTRUTTIVO DELL’INTERVENTO SULLE VOLTE CON FRENELLI E CATENE IN ACCIAIO. ....................... 117
FIGURA 8-28: IRRIGIDIMENTO DELLA COPERTURA MEDIANTE INSTALLAZIONE DI TIRANTI IN ACCIAIO A CROCE DI SANT’ANDREA. .. 118
FIGURA 8-29: INTERVENTI DI IRRIGIDIMENTO DEI SOLAI CON TAVOLATO INCROCIATO. ...................................................... 119
FIGURA 8-30: INTERVENTI DI IRRIGIDIMENTO ED AUMENTO DELLA PORTANZA DEI SOLAI TRAMITE L’APPLICAZIONE DI CONNETTORI.120
FIGURA 8-31: REALIZZAZIONE DEL CORDOLO ARMATO IN COPERTURA. ........................................................................ 121
FIGURA 8-32: SUPERFICI MURARIE COINVOLTE IN CASO DI BUONA CONNESSIONE O DI PARETI TRA LORO NON COLLEGATE. ........ 122
FIGURA 8-33: TECNICA DELLO SCUCI CUCI PER MIGLIORARE LA CONNESSIONE IN CORRISPONDENZA DEGLI INCROCI MURARI. ... 123
FIGURA 8-34: INSERIMENTO DI PERFORAZIONI NELLA MURATURA................................................................................ 123
FIGURA 8-35: CONNESSIONE DI ANGOLATE E MARTELLI (APPLICAZIONE DI INTONACO ARMATO NEGLI INCROCI MURARI). ........... 124
FIGURA 8-36: GIUNTO DI AMPIEZZA INSUFFICIENTE TRA EDIFICI CON DIFFERENTI TIPOLOGIE COSTRUTTIVE. ............................ 125
FIGURA 8-37: LESIONI DATE DA CEDIMENTI FONDALI (V. “DISSESTI STATICI DELLE STRUTTURE EDILIZIE” DI S. MASTRODICASA) ... 125
FIGURA 8-38: ANDAMENTO QUALITATIVO DEI COSTI IN FUNZIONE DEL MIGLIORAMENTO SISMICO (PGA). ............................... 130
FIGURA 14-1: DATI GENERALI DELL’US. .............................................................................................................. 145
FIGURA 14-2: NORMATIVA DI RIFERIMENTO E PARAMETRI SISMICI SECONDO LE NTC18. ................................................... 146
FIGURA 14-3: RIFERIMENTI DEI PROGETTISTI. ........................................................................................................ 146
FIGURA 14-4: DEFINIZIONE DELLA SAGOMA DELL’US. ............................................................................................. 147
FIGURA 14-5: MATRICE DI DESCRIZIONE DEL DANNO. ............................................................................................. 147
FIGURA 14-6: CALCOLO DEL LIVELLO DEL DANNEGGIAMENTO. .................................................................................. 147
FIGURA 14-7: ESEMPIO DI COMPILAZIONE DELLA MATRICE DEL DANNO CON DATI INCONGRUENTI. ...................................... 148
FIGURA 14-8: INDICAZIONE DEL LIVELLO DI CONOSCENZA. ....................................................................................... 148
FIGURA 14-9: DEFINIZIONE DELLE TIPOLOGIE MURARIE............................................................................................ 149
FIGURA 14-10: PROPENSIONE ALLA DISGREGAZIONE MURARIA. ................................................................................. 149
vii
FIGURA 14-11: CALCOLO DELLA PGA PER MECCANISMI NEL PIANO DELLA PARETE (II MODO). ........................................... 150
FIGURA 14-12: INPUT DEI MASCHI MURARI. .......................................................................................................... 150
FIGURA 14-13: INPUT DEI DATI RELATIVI A SOLAI DI INTERPIANO E COPERTURA................................................................ 151
FIGURA 14-14: DATI ELABORATI DALLA SCHEDA IN BASE AI DATI IMMESSI NELLE SEZIONI PRECEDENTI. .................................. 151
FIGURA 14-15: RISULTATI SECONDO IL METODO VE.T.............................................................................................. 152
FIGURA 14-16: CARENZA DI COLLEGAMENTI TRA LE PARETI MURARIE E TRA GLI ORIZZONTAMENTI/COPERTURA E LE PARETI. ........ 152
FIGURA 14-17: CARENZA PER IMPALCATI SU PIANI SFALSATI, CON DISLIVELLO MAGGIORE DI 1/3 DELL’ALTEZZA DI INTERPIANO. .. 153
FIGURA 14-18: PRESENZA ED EFFICACIA DELLE PARETI DI CONTROVENTAMENTO. ........................................................... 153
FIGURA 14-19: IRREGOLARITÀ IN PIANTA PER US ISOLATE O IN AGGREGATO CON UNA US CON DIMENSIONI PREVALENTI. .......... 154
FIGURA 14-20: IRREGOLARITÀ IN PIANTA PER US IN AGGREGATO................................................................................ 154
FIGURA 14-21: IRREGOLARITÀ IN ALTEZZA DOVUTE ALLE VARIAZIONI DELLA SUPERFICIE DI PIANO. ....................................... 154
FIGURA 14-22: IRREGOLARITÀ IN ALTEZZA DOVUTE A LOGGIATI, PORTICATI O US A CONTATTO. ........................................... 155
FIGURA 14-23: CAPACITÀ DI RIPARTIZIONE DELLE AZIONI DA PARTE DELLE STRUTTURE ORIZZONTALI E DI COPERTURA. .............. 155
FIGURA 14-24: REGOLARITÀ NELLO SVILUPPO VERTICALE DEI MASCHI MURARI. .............................................................. 156
FIGURA 14-25: IMPEGNO STATICO DELLA MURATURA PER IRREGOLARITÀ NELLO SVILUPPO VERTICALE DEI MASCHI MURARI......... 156
FIGURA 14-26: PRESENZA DI ELEMENTI NON-STRUTTURALI CHE INCIDONO SUL COMPORTAMENTO LOCALE E/O GLOBALE.......... 157
FIGURA 14-27: QUADRO DI SINTESI DELLE CARENZE COSTRUTTIVE / PECULIARITÀ RILEVATE SULL’US. .................................. 157
FIGURA 14-28: VALUTAZIONE GLOBALE DELLA VULNERABILITÀ. ................................................................................. 158
FIGURA 14-29: RISULTATI DELLA VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ. ........................................................................ 158
FIGURA 14-30: QUADRO RIEPILOGATIVO GENERALE. .............................................................................................. 158
FIGURA 14-31: INDICAZIONE DEGLI INTERVENTI LOCALI. .......................................................................................... 159
FIGURA 14-32: INDICAZIONE DEGLI ALTRI TIPI DI INTERVENTO. ................................................................................... 159
FIGURA 14-33: SCHEMA DI RAFFRONTO PRE E POST INTERVENTO. .............................................................................. 160
FIGURA 14-34: QUADRO ECONOMICO DELLA STIMA SOMMARIA DEI COSTI DI INTERVENTO. ................................................ 161
FIGURA 15-1: L’AGGREGATO EDILIZIO DI CUI FA PARTE PALAZZO GIGLI È PERIMETRATO IN ROSSO. ....................................... 162
FIGURA 15-2: PIANTE STORICHE DELL’AREA DI PALAZZO GIGLI. ................................................................................. 163
FIGURA 15-3: RAPPRESENTAZIONE DELLA CITTÀ DI L’AQUILA DEL VANDI (1753). ........................................................... 163
FIGURA 15-4: ESTRATTO DELL’INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’US2 OGGETTO DI VALUTAZIONE DI VULNERABILITÀ. .......... 164
FIGURA 15-5: OPERE PROVVISIONALI REALIZZATE DOPO IL SISMA DEL 2009. ................................................................. 164
FIGURA 15-6: PIANTA DEL PIANO TERRA............................................................................................................... 165
FIGURA 15-7: PIANTA DEL PRIMO PIANO. ............................................................................................................. 165
FIGURA 15-8: PIANTA DEL SECONDO PIANO.......................................................................................................... 166
FIGURA 15-9: SEZIONE LONGITUDINALE. ............................................................................................................. 166
FIGURA 15-10: SAGGI FINALIZZATI AL RICONOSCIMENTO DELLA MURATURA. .................................................................. 167
FIGURA 15-11: POZZETTO GEOGNOSTICO. ........................................................................................................... 169
FIGURA 15-12: LIVELLO DI CONOSCENZA CONSEGUITO........................................................................................... 170
FIGURA 15-13: ANALISI DEI CARICHI GRAVANTI SU VOLTE IN MATTONI DISPOSTI DI COLTELLO. ............................................ 171
FIGURA 15-14: ANALISI DEI CARICHI GRAVANTI SU VOLTE IN FOGLIO. .......................................................................... 171
FIGURA 15-15: ANALISI DEI CARICHI GRAVANTI SULLA VOLTA A BOTTE CHE SOSTIENE LE SCALE. .......................................... 172
FIGURA 15-16: ANALISI DEI CARICHI GRAVANTI SU SOLAI IN PUTRELLE E TAVELLONI. ........................................................ 172
FIGURA 15-17: ANALISI DEI CARICHI GRAVANTI SULLA COPERTURA IN LATEROCEMENTO. .................................................. 173
FIGURA 15-18: ANALISI DEI CARICHI GRAVANTI SULLA COPERTURA IN LEGNO. ............................................................... 173
FIGURA 15-19: SOVRACCARICHI SULLE STRUTTURE ORIZZONTALI. .............................................................................. 174
FIGURA 15-20: DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE. ........................................................................... 175
FIGURA 15-21: COEFFICIENTI DI AMPLIFICAZIONE SISMICA LOCALE. ........................................................................... 176
FIGURA 15-22: ESTRATTO DALLE IANTC19, PAG. 276, § C8.7.1.3.1.1. .................................................................... 176
FIGURA 15-23: RISULTATI DELLA VERIFICA VE.T..................................................................................................... 177
FIGURA 15-24: PARAMETRI IN BASE AI QUALI VIENE VALUTATA LA CONDIZIONE DI REGOLARITÀ IN PIANTA. .............................. 179
FIGURA 15-25: IRREGOLARITÀ IN ALTEZZA. ........................................................................................................... 179
FIGURA 15-26: SEZIONE DI PALAZZO GIGLI (A SINISTRA) E DELLE COSTRUZIONI REALIZZATE IN ADIACENZA (A DESTRA). ............. 180
viii
FIGURA 15-27: VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ IN RAGIONE DELLE CARENZE STRUTTURALI / PECULIARITÀ RILEVATE. .......... 182
FIGURA 15-28: TIPOLOGIA DI COSTRUZIONE RISULTANTE DALLE ANALISI FATTE. .............................................................. 182
FIGURA 15-29: RISULTATI DELL’ANALISI .............................................................................................................. 183
ix
INDICE DELLE TABELLE
TABELLA 5-1: TABELLA C8.5.I DELLE IANTC19. ..................................................................................................... 43
TABELLA 5-2: TAB. 11.10.VI DELLE NTC18. ......................................................................................................... 43
TABELLA 5-3: TABELLA C8.5.II DELLE IANTC19. .................................................................................................... 44
TABELLA 6-1: COSTO DI RICOSTRUZIONE (CR) ESPRESSO IN % DEL COSTO DI COSTRUZIONE, PER CIASCUNO DEI SEI STATI LIMITE.59
TABELLA 6-2: PESI RI ATTRIBUITI ALLE CINQUE COMPONENTI STRUTTURALI. ..................................................................... 60
TABELLA 6-3: PUNTEGGIO PJ ATTRIBUITO A CIASCUN INTERVALLO DI DANNO.................................................................... 60
TABELLA 6-4: VALORE DELLA VARIABILE RAPPRESENTATIVA DELL’ESTENSIONE EJ. ............................................................. 61
TABELLA 6-5: CONVERSIONE DELL’INDICE DI DANNO D NEI GRADI DI DANNEGGIAMENTO EMS98. ........................................ 61
TABELLA 6-6: CONVERSIONE DELL’INDICE DI DANNO D NEI GRADI DI DANNEGGIAMENTO EMS98. ........................................ 61
TABELLA 7-1: CARENZE STRUTTURALI / PECULIARITÀ DEL MODELLO SEMPLIFICATO............................................................. 90
TABELLA 7-2: VARIAZIONE DELLA CLASSE DI RESILIENZA IN RAGIONE DELLA TIPOLOGIA DELLA US E DELLE SUE PECULIARITÀ. ........ 90
TABELLA 7-3: DI OGNI CARENZA SI INDICANO ALCUNI DEI MECCANISMI ATTIVABILI E SI RICHIEDE LA PGA (INIZIALE) .................... 92
TABELLA 8-1: DI OGNI CARENZA SI INDICANO ALCUNI DEI MECCANISMI ATTIVABILI E SI RICHIEDE LA PGA (INIZIALE E FINALE) ...... 128
TABELLA 8-2: MODELLO DI VULNERABILITÀ CONVENZIONALE: RELAZIONE TRA INTERVENTI E PECULIARITÀ/CARENZE STRUTTURALI.129
TABELLA 8-3: VALUTAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI COSTRUZIONE NELLE CONDIZIONI ANTECEDENTI AL SISMA. .......................... 131
TABELLA 8-4: VALUTAZIONE DELLE CARENZE NELLE CONDIZIONI PRECEDENTI IL SISMA (CONDIZIONI INIZIALI) ......................... 131
TABELLA 8-5: VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI RESILIENZA RISULTANTE NELLE CONDIZIONI INIZIALI (PRIMA DEL SISMA) ............... 132
TABELLA 8-6: VALUTAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI COSTRUZIONE NELLE CONDIZIONI DI PROGETTO (CONDIZIONI FINALI). ............ 133
TABELLA 8-7: VALUTAZIONE DELLE CARENZE NELLE CONDIZIONI DI PROGETTO. .............................................................. 133
TABELLA 8-8: VALUTAZIONE CLASSE DI RESILIENZA RISULTANTE ALLO STATO DI PROGETTO ................................................. 134
TABELLA 8-9: COSTO DEGLI INTERVENTI DI PROGETTO PER CATEGORIA DEI LAVORI. ......................................................... 134
TABELLA 8-10: QUADRO RIEPILOGATIVO DEI COSTI E DEI BENEFICI .............................................................................. 135
TABELLA 8-11: COSTI DI MASSIMA DI ALCUNI INTERVENTI SUI FABBRICATI IN MURATURA (* COSTI DI DEMOLIZIONE ESCLUSI) ....... 136
TABELLA 12-1 ELENCO INDICATIVE, NON ESAUSTIVO, DEI DATI E DELLE INFORMAZIONI DA RACCOGLIERE .............................. 142
TABELLA 15-1: RISULTATI DELLE PROVE CON I MARTINETTI DOPPI. ............................................................................... 167
TABELLA 15-2: TABELLA C8.5.I DELLE IANTC19. ................................................................................................. 168
TABELLA 15-3: TAB. 2.4.I DELLE NTC18 – VALORI MINIMI DELLA VITA NOMINALE VN PER I DIVERSI TIPI DI COSTRUZIONI. ........... 174
TABELLA 15-4: TAB. 2.4.II DELLE NTC18– VALORI DEL COEFFICIENTE D’USO CU. ......................................................... 175
TABELLA 15-5: RISULTATI DELLA VERIFICA VE.T. PER AZIONI NEL PIANO DELLA MURATURA. ................................................ 177
TABELLA 15-6: VALUTAZIONE SINTETICA DELL’EFFICACIA DEI COLLEGAMENTI (DI PIANO E NEGLI INCROCI MURARI). ................. 178
TABELLA 15-7: PARAMETRI UTILI ALLA VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ DI RIPARTIZIONE DA PARTE DEGLI ORIZZONTAMENTI. ......... 181
TABELLA 15-8: VULNERABILITÀ RILEVATE. ............................................................................................................ 183
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1. PREMESSA
Nel secondo dopoguerra, lo sviluppo economico che ha interessato l’Italia, unito al significa(vo
incremento demografico e allo spostamento della popolazione dai territori rurali alle periferie dei centri
urbani più a$ra6vi, hanno dato una forte spinta alla realizzazione di nuovi alloggi.
Oggi tale corsa alla realizzazione di nuove abitazioni ha perso quasi tu$o il suo vigore, mentre ha acquisito
sempre più importanza l’a6vità di manutenzione e recupero degli edifici esisten(, più volte sollecitata a
diversi livelli dagli adde6 ai lavori. Dunque, cresce l’interesse per la conservazione e il recupero, specie degli
edifici in muratura, cercando le giuste metodologie di intervento; in par(colare, ciò è richiesto
dall’imponente patrimonio italiano di edifici in muratura tutela(, compresi quelli non vincola( ai sensi del
Codice dei Beni Culturali e ubica( nei centri minori che, per pregio, dis(nguono l’Italia dal resto del mondo.
Nell’a6vità di manutenzione e recupero, un ruolo centrale è giocato dalla capacità di resistere, oltre che
alle azioni gravitazionali, alle azioni sismiche, in quest’ul(mo caso senza subire danni par(colarmente eleva(
alle cose e contenendo al massimo i danni alle persone.
I terremo( passa( e gli studi che ne sono consegui( hanno evidenziato le principali fragilità del territorio
e del suo tessuto edilizio. Le esperienze acquisite hanno permesso di elaborare uno strumento opera(vo
capace di dare supporto all’a6vità di proge$azione di interven( sugli edifici esisten( in muratura; esso si
basa sull’u(lizzo di un modello convenzionale per la s(ma della vulnerabilità sismica, finalizzato
all’individuazione delle principali carenze stru$urali e dei meccanismi di collasso ad esse associa(.
Lo strumento opera(vo, già u(lizzato e più volte affinato grazie all’analisi dei da( ricava( dagli even(
sismici più recen(, è u(le per inquadrare le problema(che generali delle costruzioni in muratura, operare le
scelte proge$uali, valutare in maniera consapevole i livelli di vulnerabilità sismica preceden( e successivi
all’eventuale intervento.
A seconda del contesto in cui si opera esso è u(lizzabile per a6vità di:
previsione, prima di un possibile evento sismico, sulla base delle ispezioni e delle indagini
effe$uate, per s(mare la vulnerabilità sta(ca e sismica degli edifici in muratura, decidendo se e
come ridurla;
valutazione, dopo un evento sismico, sulla base dei danni rileva(, per s(mare la
vulnerabilità sta(ca e sismica degli edifici in muratura, decidendo se e come ridurla.
Dunque, lo strumento opera(vo ha il duplice obie6vo di valorizzare il patrimonio edilizio abita(vo
esistente e di garan(re un livello di vulnerabilità sismica compa(bile con l’uso, improntando l’eventuale
intervento a criteri di o6mizzazione del rapporto tra i cos( di intervento e i benefici consegui( in termini di
miglioramento sismico e conservazione del bene.
Per ridurre la vulnerabilità sismica al livello desiderato, sono centrali il ruolo e la professionalità del tecnico
incaricato; egli, sulla base di un a$ento rilievo, dello studio delle pra(che costru6ve passate, di un modello
di calcolo convenzionale, è chiamato:
preliminarmente, a individuare il funzionamento della stru$ura muraria, al variare delle domande
che l’ambiente e l’uso le pongono, formulando una s(ma/valutazione della sua vulnerabilità,
poi, a confermarla ricorrendo a modelli numerici più complessi, peraltro da u(lizzare in modo
cosciente e ponderato, avendo ben presen( i limi( intrinsecamente presen( e le approssimazioni
ado$ate.
Una peculiarità dei centri abita( cos(tui( prevalentemente da edifici in muratura è il congiungersi delle
diverse unità abita(ve in aggrega( edilizi, all’interno dei quali le diverse unità si collegano e interagiscono tra
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loro; non è possibile affrontare il problema della conservazione e del recupero della singola unità
prescindendo dalle interazioni e dai rappor( che la legano alle altre unità facen( parte dello stesso aggregato
cui essa appar(ene.
In ragione di quanto appena evidenziato, il Capitolo 2 tra$a il contesto urbano e, in esso, le (pologie di
aggregazione delle varie unità abita(ve e stru$urali, ponendo l’accento sull’importanza della ricerca storica
e tes(moniale per la ricostruzione della sequenza temporale di formazione dell’aggregato e delle modalità
a$raverso le quali, nel tempo, le varie unità abita(ve si sono collegate e hanno interagito.
Peraltro, per i fini che qui interessano, più che alle unità abita(ve è bene riferirsi alle Unità Stru$urali (nel
seguito US), ossia alle par( dell’aggregato che al loro interno manifestano un comportamento stru$urale
apprezzabilmente omogeneo; individuare, in un aggregato, le US che lo compongono non è compito facile e
immediato, richiede specifiche a$enzioni.
Il Capitolo 3, descrivendo e cara$erizzando i meccanismi di collasso e i conseguen( danni di origine
sismica degli edifici in muratura, singoli e in aggregato, fornisce una prima chiave interpreta(va che consente
di individuare le diverse US a posteriori, sulla base delle diversità rilevate nel danneggiamento di origine
sismica.
Alle indicazioni da u(lizzare in fase di valutazione post sismica fornite dal Capitolo 3, il Capitolo 4 aggiunge
tu$e le indicazioni (pologiche e costru6ve da u(lizzare a priori, in fase di s(ma della vulnerabilità sismica;
si definisce così un percorso di individuazione della singola US, da applicare poi sistema(camente al fine di
disaggregare gli edifici in par( a comportamento stru$urale ragionevolmente omogeneo, appunto le US.
A questo punto si può dire che, grazie al Capitolo 3 e al Capitolo 4, la singola US è individuata e la
tra$azione può concentrarsi su di essa, lasciando in secondo piano l’aggregato, visto ormai come gruppo di
US tra loro collaboran( e interagen(, con un comportamento stru$urale dire$amente desumibile da quello
delle US che lo compongono.
Il Capitolo 5 iden(fica la singola US, inizialmente a$raverso il suo rilievo geometrico, la sua (pologia
muraria, le sue cara$eris(che meccaniche, cui aggiunge poi gli orizzontamen( e le coperture, le tamponature
e i tramezzi, le stru$ure di fondazione, la campagna di indagini integra(va. In par(colare, si evidenzia come
la campagna indagini vada innanzitu$o intesa come osservazione del costruito e delle fon( documentali per
esso disponibili, e solo successivamente, ove e se necessario, come insieme di prove a cui so$oporre i
materiali presen(.
Il Capitolo 6 tra$a la s(ma convenzionale del rischio sismico della US, mentre il Capitolo 7 si occupa del
modello convenzionale di valutazione della vulnerabilità sismica della US.
Infine, nel Capitolo 8 vengono definite le strategie di intervento, evidenziando quale sia la priorità da
a$ribuire ai diversi interven( e come gli interven( vadano sempre le6 su due piani dis(n(: il piano che opera
sulla singola US, in ragione delle sue carenze stru$urali e delle sue peculiarità, e il piano che opera
sull’aggregato, in relazione alla sua conformazione e alle interazioni tra le US che lo cos(tuiscono.
Definita la strategia di intervento, i criteri di scelta delle soluzioni proge$uali si basano su considerazioni
stru$urali finalizzate alla o6mizzazione del rapporto tra cos( e benefici e alla tutela del bene.
Per contestualizzare qualunque affermazione alla pra(ca professionale, in ognuno dei capitoli la
tra$azione sarà svolta facendo ampio riferimento ad esempi reali, così da stabilire un legame solido e
immediato tra affermazioni teoriche e loro pra(ca applicazione. Inoltre, è stata messa a punto una scheda in
formato MicrosoI Excel che, a par(re da un insieme di da( essenziali, supporta il proge6sta nell’a6vità di
s(ma della vulnerabilità sismica e del prevedibile danno di edifici in muratura.
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Oltre a cos(tuire uno strumento di elaborazione dei da(, applicando le procedure numeriche descri$e
nei Capitoli 6 e 7, la scheda può essere un u(le riferimento per la programmazione e l’esecuzione delle
operazioni di rilievo del manufa$o.
A completare il quadro opera(vo, il testo si conclude con qua$ro Allega( (A, B, C, D):
l’allegato A tra$a delle operazioni di rilievo;
l’allegato B riporta l’elenco degli elabora( stru$urali necessari;
l’allegato C riporta il manuale della scheda di valutazione del danno e della vulnerabilità;
l’allegato D riporta una sintesi dello studio di vulnerabilità di Palazzo Gigli a L’Aquila.
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2. L’AGGREGATO E L‘UNITÀ MINIMA D'INTERVENTO (UMI)
Gli En( prepos( al recupero dei centri storici, operando nell’ambito sia delle a6vità ordinarie di
pianificazione e proge$azione, sia delle a6vità straordinarie legate alle emergenze successive ai terremo(
violen(, hanno sempre avuto l’esigenza di cartografare il contesto urbano, per iden(ficare dapprima gli
aggrega( edilizi e perimetrare poi, all’interno di ciascuno di essi, le US.
In ambito urbanis(co, prima dell’a$ribuzione della qualifica di aggregato, viene definito l’isolato, quale
“porzione di tessuto urbano delimitato da strade, spazi pubblici e/o priva comunque percorribili”; nella
maggior parte dei casi, l’aggregato edilizio coincide con l’isolato.
Nel caso di aggrega( par(colarmente complessi, di dimensioni elevate o che presentano discon(nuità
(rue, giun( o comunque connessioni deboli come archi o cor(li aper(), l’aggregato può essere suddiviso in
più porzioni che cos(tuiscono le Unità Minime di Intervento (UMI). Quindi, la UMI può coincidere con l’intero
aggregato, qualora stru$uralmente “connesso”, ovvero con una sua porzione più o meno ampia.
Pertanto, per individuare univocamente un aggregato edilizio, è necessario indicare quali siano gli spazi
(strade, piazze, cor( interne, giun( di separazione) che lo rendono stru$uralmente indipendente dagli edifici
pos( nelle sue immediate vicinanze; solo successivamente si procede ad una valutazione più di de$aglio per
individuare al suo interno giun( o connessioni “deboli”, ove presen(.
Nell’ambito dell’ingegneria sismica italiana i primi riferimen( agli aggrega(, riporta( su documen(
recepi( da organi pubblici, risalgono al 1997, subito dopo il terremoto che ha interessato le Marche e
l’Umbria. Una qualificata rappresentanza della comunità scien(fica e is(tuzionale, composta dal Gruppo
Nazionale per la Difesa dai Terremo( (GNDT) e dal Servizio Sismico Nazionale (SSN), ha messo a punto la
scheda di Agibilità e Danno nell’Emergenza Sismica (nel seguito scheda AeDES) che espressamente si riferisce
all’aggregato, finalizzandola al rilievo del danno e della vulnerabilità, alla valutazione dell'agibilità e alla
realizzazione dei provvedimen( di pronto intervento.
Già nelle prime versioni del Manuale della Scheda di Agibilità AeDES (nel seguito MSA) veniva precisato
che l’aggregato è da “intendersi quale insieme di edifici (elemen stru urali) non omogenei, a conta o o con
un collegamento più o meno efficace, che possono interagire so o un’azione sismica o dinamica in genere.
Un aggregato stru urale può essere, quindi, cos tuito da un edificio singolo (come spesso, ma non sempre,
capita nel caso di edifici in cemento armato) o da più edifici accorpa , con cara eris che costru$ve
generalmente diverse.”
Esempio di individuazione di aggrega( e UMI su base territoriale è l’a6vità svolta dal Comune di L’Aquila
per la ricostruzione, seguita al sisma 2009, dei centri storici del capoluogo e delle frazioni che, in
considerazione dell’elevato numero di edifici di pregio storico coinvol(, ha indo$o alla pubblicazione di una
norma(va specifica per il loro recupero; un esempio del risultato di tale a6vità è riportato nella Figura 2-1.
Innanzitu$o, le procedure introdo$e prevedono l’individuazione delle UMI che, nella maggior parte dei
casi, coincidono con gli aggrega( oppure, ove ques( siano molto estesi ed ar(cola(, con una loro porzione.
Nel caso di interven( su aggrega( par(colarmente estesi, condizione che si incontra raramente nella
pra(ca professionale, la scelta o6male nella perimetrazione delle UMI mira, come già de$o, a minimizzare
le reciproche interazioni so$o l’effe$o dell’azione sismica.
In questo processo, di fondamentale importanza è l’analisi delle trasformazioni urbane avvenute nel corso
degli anni a carico delle singole US, individuate come edifici compiu(, ogge$o spesso di trasformazioni e
rimaneggiamen( anche importan(; tali trasformazioni determinano una modifica sostanziale del (po e del
livello di interazione tra edifici, talvolta di difficile interpretazione.
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Figura 2-1: Ricostruzione di L’Aquila: perimetrazione di aggrega. e UMI in Ambito B - Banca D’Italia e Lauretana.
Una prima classificazione del (po di aggregazione è basata sulla forma geometrica in pianta e sulla
ar(colazione funzionale; su tale base si possono dis(nguere aggrega(:
● “a schiera”: i moduli abita(vi sono cos(tui( da alloggi cielo-terra che si ripetono; l’aggregato è
cos(tuito da più alloggi, accosta(;
● “in linea”: i moduli abita(vi sono, in genere tra loro differen(; l’aggregato è cara$erizzato da una
pianta allungata, con una dimensione ne$amente prevalente rispe$o all’altra;
● “a corte chiusa”: i moduli abita(vi sono, in genere tra loro differen(; l'aggregato è cara$erizzato da
più moduli abita(vi tra loro a conta$o a delimitare cor(li comuni chiusi;
● “a corte aperta”: i moduli abita(vi sono, in genere tra loro differen(; l'aggregato è cara$erizzato da
più moduli abita(vi tra loro a conta$o a delimitare cor(li comuni dire$amente accessibili
dall’esterno;
● “a torre” o “a blocco”: l’aggregato è cara$erizzato da una forma compa$a in pianta con unità
abita(ve sovrapposte il cui accesso è garan(to da una o più scale sull’intera altezza della costruzione.
Figura 2-2: Aggregato “a corte chiusa” (freccia e perimetro rossi) e a “a corte aperta” (freccia e perimetro gialli).
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Della classificazione appena proposta vengono forni( due tangibili esempi in Figura 2-2, ove sono
rappresenta( un aggregato a “corte chiusa” e uno a “corte aperta”, e in Figura 2-3, ove sono rappresenta(
un aggregato “in linea” e uno a “corte chiusa”.
Figura 2-3: Aggregato “in linea” (freccia e perimetro gialli) con un aggregato “a corte chiusa” (perimetro rosso).
Nel capitolo 8 delle Istruzioni per l’applicazione delle Norme tecniche per le costruzioni approvate con
Circolare del C.S.LL.PP. n. 7/2019 (nel seguito IANTC19) si precisano le fasi d’indagine per l’individuazione
degli aggrega( che, secondo i riferimen( norma(vi vigen(, il proge6sta è chiamato a sviluppare: “il processo
di indagine sugli aggrega edilizi si dovrebbe sviluppare, ove significa vo in relazione alle verifiche da
effe uare e/o agli interven previs , a raverso l’individuazione di diversi stra d’informazione:
- i rappor tra i processi di aggregazione ed organizzazione dei tessu edilizi;
- i principali even che hanno influito sugli aspe$ morfologici del costruito storico (fon storiche);
- la disposizione e la gerarchia dei cor li ed il posizionamento delle scale;
- l’allineamento delle pare (con par colare riferimento alle facciate, al disassamento dei fron ed ai
flessi planimetrici);
- i rappor spaziali elementari delle singole cellule murarie, nonché i rappor di regolarità, ripe zione,
modularità, ai diversi piani, al fine di dis nguere le cellule originate da quelle realizzate
successivamente;
- la forma e la posizione delle aperture nelle pare : loro assialità, simmetria e ripe zione al fine di
individuare il percorso di trasmissione degli sforzi e la sua evoluzione nel tempo;
- i disassamen e le rastremazioni delle pare , i muri poggian “in falso” sui solai so ostan , le
differenze di quota tra solai con gui”.
Normalmente gli aggrega( sono il risultato di trasformazioni urbane avvenute nel corso degli anni dovute
alla realizzazione o alla rimozione di costruzioni, alla modifica ed ai rimaneggiamen(, anche significa(vi,
dell’esistente.
La configurazione del tessuto urbano e l’ar(colazione degli aggrega( sono fru$o di evoluzioni storiche
condizionate dalla morfologia dell’area, dalle a6vità socio-economiche che la cara$erizzano, dagli even(
storici che hanno causato gli accrescimen( e le modifiche; talvolta, la modifica della loro ar(colazione è stata
il risultato di consapevoli riproge$azioni urbane, sulla base di mutate esigenze socio-economiche, altre volte,
è stata de$ata da esigenze degli occupan( che hanno operato trasformazioni, spesso non coeren( con i
regolamen( urbanis(ci vigen(.
Con par(colare riferimento ai centri storici, il risultato della evoluzione delle costruzioni è la realizzazione
di aggrega( con ar(colazioni spesso complesse, cara$erizza( da interazioni tra le varie par( a volte
6
difficilmente interpretabili; quindi, è importante il reperimento di informazioni mediante la consultazione di
tes( specifici e la raccolta di tes(monianze che consentono una ricostruzione delle evoluzioni che si sono
susseguite nel tempo.
Pertanto, negli elabora( proge$uali, occorre evidenziare con rappresentazioni grafiche e con una
relazione, per quanto possibile de$agliata, l’evoluzione storica dell’aggregato mostrando i volumi originari,
quelli aggiun( nelle varie epoche, le principali trasformazioni succedutesi nel corso degli anni.
Per agevolare tale evidenziazione, nel Capitolo 4 sono indica( e commenta( i principali criteri da u(lizzare
nella fase del rilievo del costruito, criteri finalizza( al riconoscimento delle fasi di accrescimento,
dell’ar(colazione planimetrica dell'aggregato urbano, della presenza di cara$eris(che costru6ve o
(pologiche differen( e delle discon(nuità stru$urali (rue, paramen( accosta(, etc.).
A seguito di even( sismici, tali aspe6 possono risultare eviden(, grazie alla presenza di un quadro
fessura(vo che ne agevola l’individuazione; ad esempio, sono spesso presen( lesioni ver(cali in
corrispondenza dei giun( di malta realizza( tra murature costruite in tempi differen(.
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3. IL DANNEGGIAMENTO DEGLI EDIFICI IN MURATURA
La maggior parte degli edifici in muratura è molto datata e quindi può evidenziare quadri fessura(vi dovu(
all’a6vazione di meccanismi che hanno avuto una lenta evoluzione nel tempo; infa6, è frequente rilevare
delle lesioni anche su stru$ure non dire$amente interessate da even( sismici, né da disses(. A causa della
rigidezza che cara$erizza le stru$ure murarie, sono talvolta eviden( anche lesioni dovute ad assestamen(
molto piccoli e del tu$o fisiologici.
Invece, è importante il rilievo degli effe6 dei meccanismi a6va( a seguito di even( sismici calamitosi o
di disses( sta(ci, che possono modificare il comportamento della stru$ura arrivando a pregiudicarne le
capacità di resistenza e di du6lità.
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Figura 3-1: Illustrazione dei gradi di danneggiamento degli edifici in muratura secondo la scala europea EMS98.
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Un grado di danneggiamento D2-D3 cambia la resistenza della costruzione, anche in maniera significa(va,
ma senza avvicinarsi al collasso, anche parziale, degli elemen( stru$urali principali. In par(colare, il MSA
riporta la seguente definizione del quadro fessura(vo riscontrabile: “lesioni di maggiore gravità rispe o al
D1, anche con espulsioni di materiale e con ampiezza di qualche mm (fino a circa 1 cm) o più ampie in
prossimità delle aperture, sintomi di lesioni da schiacciamento, distacchi significa vi fra solai e/o scale e
pare e fra pare ortogonali, qualche sconnessione nell’orditura secondaria di solai. Lesioni nelle volte di
qualche mm e/o con sintomi di schiacciamento. Nelle coperture in legno o in acciaio con manto di tegole,
sconnessioni nell’orditura secondaria e spostamen apprezzabili (fino a circa 1 cm) degli appoggi delle travi
principali, sconnessioni nell’orditura secondaria e caduta di porzioni del manto di tegole. Fuori piombo visibili
riconducibili al sisma ma comunque molto inferiori all’1%.”.
Comunque, la differenza tra i due gradi di danneggiamento D2 e D3 è abbastanza ne$a.
Un se$o con grado di danneggiamento D3 ha, rispe$o alla condizione non danneggiata, una capacità di
resistenza significa(vamente rido$a, quanto ai meccanismi fuori dal piano e/o nel piano, al contrario del
grado di danneggiamento D2, che ha un impa$o ben più rido$o sulla resistenza del pannello murario.
Quando si riscontra un grado di danneggiamento D4-D5 la stru$ura è molto vicina al collasso degli
elemen( stru$urali principali (fuori piombo prodo6 dal sisma molto eviden( e al limite del collasso e/o una
resistenza residua nel piano delle pare( molto limitata) per giungere, nel caso del grado di danneggiamento
D5, alla presenza di collassi da estesi a molto estesi.
Come già de$o, nella descrizione dello stato di danneggiamento è poi importante associare, alla gravità
del danneggiamento, la sua estensione riferita alle componen( stru$urali e non stru$urali. A tal fine, ci si
avvale della matrice del danno riportata sulla scheda AeDES che, per ciascuna delle cinque componen(
stru$urali considerate (Stru$ure ver(cale, Solai, Scale, Copertura, Tamponature e tramezzi), richiede
l’indicazione dell’estensione del danno riferita all’intera costruzione e ar(colata in tre livelli: maggiore di 2/3,
compresa tra 1/3 e 2/3, minore di 1/3.
L’estensione è misurata in termini di:
volume della muratura, per le Stru$ure ver(cali;
superficie in pianta, per Solai, Scale, Copertura;
superficie in prospe$o, per Tamponature e tramezzi.
La Figura 3-2 riporta una scheda AeDES compilata e la conseguente matrice di danno; il quadro
fessura(vo, descri$o sinte(camente dalla matrice di Figura 3-2, è legato all’a6vazione di meccanismi di
collasso che devono essere individua( durante il rilievo dello stato dei luoghi e delle cose. Come già de$o, la
scheda è finalizzata, tra l’altro, alla valutazione dell’agibilità di un edificio danneggiato dal sisma.
Figura 3-2: Matrice per la descrizione del danneggiamento riportata nella scheda AeDES.
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Le Stru$ure ver(cali (1) e la Copertura (4) hanno un danno gravissimo su una estensione limitata (< 1/3);
le sole Stru$ure ver(cali, un danno leggero per un’estensione tra 1/3 e 2/3; il danneggiamento di Solai (2) e
Scale (3) è limitato, sia per gravità, sia per estensione; infine, Tamponature e tramezzi (5) hanno un
danneggiamento medio grave, diffuso su una estensione compresa tra 1/3 e 2/3.
Figura 3-3: Legenda e rappresentazione sinte.ca dello stato di danno del piano 1.
In Figura 3-3 e Figura 3-4 è riportato un esempio della rappresentazione grafica finalizzata alla valutazione
del danneggiamento, secondo il procedimento illustrato, tra$o dal Manuale della scheda di
accompagnamento al proge o u lizzato per la ricostruzione del centro storico di L’Aquila.
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Figura 3-4: Rappresentazione sinte.ca dello stato di danno del piano 2 e della copertura.
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con muratura di qualità spesso più scadente (nel qual caso si parla di muratura a sacco), eventualmente
dotando i due paramen( di collegamen( trasversali.
I paramen( possono essere connessi con elemen( lapidei (v. Figura 3-5, a destra), di dimensioni maggiori
rispe$o ai conci u(lizza( per il resto del maschio, oppure da ricorsi o listature che garan(scono anche la
connessione, o da elemen( trasversali in legno o in c.a.; la presenza (o l’assenza) di connessioni trasversali
influenza molto il comportamento della muratura in quanto favorisce (o impedisce) il manifestarsi di un
comportamento monoli(co, in assenza del quale i due paramen( sono pressocché indipenden(.
Se realizzata a regola d’arte, la muratura recente in ma$oni (v. Figura 3-5, a sinistra) è monoli(ca; invece,
la modalità costru6va può esporre la muratura storica (v. Figura 3-5, a destra) al fenomeno della
disgregazione (v. § 3.3.1).
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dei solai e/o la perdita dell’appoggio. Lo stesso discorso vale anche per le coperture e per le scale. Questa
costatazione sarà ripresa nel Capitolo 8, tra$ando della scelta degli interven(, nell’o6ca di migliorare la
risposta sismica dell’edificio con un criterio di o6mizzazione economica e di rispe$o delle (pologie
costru6ve di edifici storici, anche quelli non vincola( ai sensi del Codice dei Beni Culturali.
Figura 3-6: Esempi di disgregazione muraria, per assenza di legante o per ma8oni crudi.
Le “Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni” in allegato al D.M. n. 58 del 28
febbraio 2017 hanno quindi posto par(colare a$enzione (v. Figura 3-6) alla “Muratura di pietra senza legante
(a secco)” e alla “Muratura di ma oni di terra cruda (adobe)” che, tra quelle indicate, sono le uniche (pologie
di stru$ura muraria per le quali non è possibile prevedere interven( locali.
Alla luce dei criteri di riconoscimento della muratura finora illustra(, è necessario dare indicazioni in
merito al riconoscimento di stru$ure murarie sogge$e a tale (po di fenomeni disgrega(vi; è un passaggio
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delicato della fase del rilievo, in quanto è molto condizionante per la valutazione della vulnerabilità della
costruzione e per le scelte proge$uali finalizzate a migliorarne il comportamento sismico.
Ad oggi, non esistono regole certe per dis(nguere le murature storiche con comportamento circa
monoli(co (almeno per ciascuno dei due paramen(), per le quali sono applicabili le indicazioni e i modelli
semplifica( conosciu( e ampiamente u(lizza( in ambito sismico, da quelle che non lo hanno; quindi, sono
u(li alcuni esempi di murature disgregatesi a seguito di even( sismici importan(, per evidenziare quali sono
i tra6 comuni alle murature sogge$e a collassi estesi per disgregazione nel piano della parete.
Osservazioni e studi più o meno recen( hanno definito le cara$eris(che comuni alle murature disgregate:
presenza molto diffusa di conci del tu$o privi di lavorazione (in alcuni casi di forma arrotondata),
malta molto friabile (in alcuni casi ha la consistenza del terriccio) oppure assente e quindi incapace
di cementare i conci lapidei di piccole o medie dimensioni (minori di 25 cm),
tessitura assente, mancando giaciture orizzontali e sfalsamento dei giun( ver(cali che possano
far ipo(zzare un ingranamento degli iner( in caso di terremoto,
Inoltre, su queste murature non sono presen( ricorsi o listature che definiscano delle giaciture orizzontali
e che, se dispos( sull’intero spessore del se$o murario, contribuiscano a collegare in senso trasversale il
paramento interno e l’esterno, né sono presen( interven( di consolidamento finalizza( a confinare il
maschio murario (per esempio intonaco armato, inserimento di (ran(ni an(espulsivi, ...). La presenza di
elemen( in c.a. rigidi e di massa significa(va, come ad esempio solai o coperture in laterocemento,
enfa(zzano la possibile a6vazione di meccanismi disgrega(vi a causa della concentrazione puntuale di
tensioni (che superano la scarsa capacità di resistenza dei paramen( murari) e della applicazione di azioni
sismiche anche su elemen( a comportamento fragile.
Figura 3-7: Meccanismo di disgregazione (grado D5) a<vatosi a seguito del sisma del 2016.
La foto di Figura 3-7 è stata sca$ata su edifici danneggia( dal sisma nella frazione di Villanova,
appartenente al comune di Accumoli; la muratura dell’edificio di destra si è, per buona parte, disgregata
perché cos(tuita da conci in pietra di piccole dimensioni, non lavora( e con una tessitura di pessima qualità
(giun( ver(cali non sfalsa( e orizzontalità dei filari assente).
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Alla muratura realizzata in conci lapidei le citate Linee guida aggiungono la muratura in ma$oni crudi, a
causa delle scarse cara$eris(che meccaniche che la cara$erizzano.
L’importanza della disgregazione nel piano della parete e il suo impa$o sull’intero fabbricato sono anche
lega( all’estensione dei paramen( murari ad essa sogge6; qualora la porzione di costruzione sia limitata
oppure, in ragione degli elemen( coinvol(, non incida in modo evidente sulla vulnerabilità dell’intero
fabbricato, essa non cos(tuisce un vincolo determinante per la s(ma dell’azione sismica di collasso, sia con
il metodo convenzionale (v. Capitolo 7 ) sia con i metodi anali(ci spesso u(lizza( nella pra(ca professionale.
Nella Figura 3-8 è riportato un edificio di L’Aquila sul quale è evidente l’a6vazione del meccanismo di
ribaltamento del se$o perimetrale che fronteggia una strada pubblica; esso è evidenziato dalla lesione
ver(cale sulla parete in prossimità dell’angolo, visibile sia nella parte esterna (foto di sinistra), sia nella parte
interna (foto di destra) del maschio, meccanismo an(cipato dalla disgregazione muraria che ha portato al
crollo della parete (grado di danneggiamento D5).
Figura 3-8: Meccanismo di disgregazione (grado D5), a<vatosi in an.cipo rispe8o al ribaltamento della parete.
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Consistenza della malta
In base alla consistenza della malta una costruzione in muratura, coerentemente alle indicazioni della
sperimentazione seguita al sisma del Molise 2002 illustrate nella pubblicazione “Sisma Molise 2002:
Dall’emergenza alla ricostruzione – Edifici in muratura”, può essere cara$erizzata da:
malta incoerente, qualora non abbia alcuna resistenza apprezzabile e possa essere facilmente
rimossa per semplice sfregamento a mano, quindi senza u(lizzare alcun (po di utensile,
malta friabile, se ha una sua consistenza e può essere facilmente scalfita con un elemento
metallico,
malta tenace, se può essere segnata solo applicando una certa pressione con un elemento
metallico appun(to o tagliente.
Il rilevo deve valutare la consistenza della malta in più pun(, sulla faccia sia esterna che interna della
parete, superando lo strato più superficiale; infa6, nel caso di un intervento che preveda la scarnitura
profonda dei giun( e la loro successiva ris(latura, la valutazione deve considerare che la malta di buona
qualità è presente solo sugli stra( più esterni e, per un giudizio globale, conta anche lo stato di consistenza
della malta presente negli stra( più profondi.
Per una misura più precisa della resistenza della malta, si può far ricorso a prove penetrometriche
(Windsor), di estrazione (pull out e pull off) o sclerometriche, peraltro più opportune per murature recen(
che per quelle storiche.
Presenza/assenza di ricorsi e listature
I ricorsi e le listature sono cos(tui( da stra( orizzontali, di ma$oni o di conci in pietra con buona
lavorazione, che si ripresentano a intervalli più o meno regolari (v. Figura 3-9); la funzione che svolgono e i
benefici che danno, se presen(, sono molteplici in quanto ridistribuiscono le tensioni ver(cali, sono uno
strato di muratura di buona resistenza e quindi migliorano la resistenza del pannello per azioni complanari
allo stesso e, se interessano l’intero spessore della muratura, collegano i due paramen( del maschio murario.
Figura 3-9: Vista in sezione e prospe8o di una muratura in conci sbozza. e listatura in ma8oni.
Figura 3-10: Effe8o del sisma su murature cos.tuite da paramen. non adeguatamente collega. tra loro.
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Figura 3-11: Danneggiamento (grado D2-D3) del cornicione di un palazzo storico.
La Figura 3-12 mostra il crollo (grado di danneggiamento D5) di una vol(na di so$ote$o che, in questo
caso, è elemento non stru$urale in quanto ha la funzione di controsoffi$o senza alcuna funzione portante.
In caso di sisma, anche i terminali dei comignoli possono essere pericolosi, come si vede nella Figura 3-13.
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Figura 3-13: Meccanismo di collasso (grado D5) della parte sommitale del comignolo.
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fotografia è visibile anche un’opera provvisionale che prevede un sistema di (ran( in acciaio che limitano la
possibilità che il quadro fessura(vo possa aggravarsi a seguito di repliche dell’evento sismico.
Figura 3-14: Meccanismo fuori dal piano della parete (ribaltamento) con messa in sicurezza provvisionale.
In Figura 3-15 viene riportato il ribaltamento di un angolata (grado D1) dovuto al sisma e alla spinta sta(ca
da parte del puntone della copertura, in corrispondenza dell’incrocio murario; i due (ran( posiziona( poco
più in basso, di cui si intuisce la presenza per due pale6 visibili sulla parte bassa della foto, hanno limitato la
possibilità di a6vazione del meccanismo, riducendo in maniera significa(va l’en(tà del danno.
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Figura 3-15: Ribaltamento dell’angolata.
Nella Figura 3-16: riporta( due esempi di a6vazione del meccanismo di ribaltamento della parete dovuta
alla mancanza di un collegamento efficace tra muratura e stru$ura di copertura.
Figura 3-16: A<vazione di meccanismi fuori dal piano della parete (ribaltamento).
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Nella foto a sinistra l’intera facciata ribalta (grado D3) e produce un fuori piombo dell’1% circa (è il
rapporto tra l’ampiezza della lesione in sommità, misurata sul piano orizzontale, e la distanza ver(cale della
lesione dalla cerniera alla base), nella foto a destra si è a6vato il meccanismo di ribaltamento della parete
dell’ul(mo livello che ha un danneggiamento più grave (grado D4): il fuori piombo è di alcuni cen(metri e la
cerniera rispe$o alla quale il se$o murario è ruotato è localizzata sul piano di calpes(o dell’ul(mo livello.
In Figura 3-18 è riportata (grado D3) la (pica lesione a taglio (meccanismo di II modo) su un maschio
murario “tozzo” (rapporto altezza / lunghezza circa unitario) che ha determinato una significa(va riduzione
della capacità di resistenza e du6lità del maschio.
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Figura 3-18: Meccanismo di ro8ura a taglio (grado D3), con danneggiamento grave.
Figura 3-19: Ro8ura del maschio murario molto grave (grado D4), per l’a<vazione di un meccanismo a taglio.
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In Figura 3-19 è riportato un pannello la cui capacità di resistenza è stata compromessa per l’a6vazione
di un meccanismo di ro$ura a taglio (grado D4); la nuova configurazione, pur sostenendo le azioni ver(cali,
dunque non avendo innescato il crollo, non è più in grado di sopportare azioni orizzontali intense.
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4. L’INDIVIDUAZIONE DELL’UNITÀ STRUTTURALE (US)
Molto spesso, esaminando gli effe6 degli even( sismici passa(, si è constatato che, dopo un terremoto,
un aggregato non manifesta, al proprio interno, un danneggiamento omogeneo; ciò è conseguenza della
configurazione plano-al(metrica, della tempis(ca costru6va, dei materiali u(lizza(, della qualità costru6va,
dello stato di manutenzione e di tan( altri parametri, spesso difficilmente iden(ficabili.
Peraltro, sulla base di tu$e le cara$eris(che de$e, si possono individuare “par o unità stru urali” a
comportamento apprezzabilmente omogeneo; il riferimento è preso dalle IANTC19 che, al § C8.2, affermano:
“per le pologie in aggregato, par colarmente frequen nei centri storici, il comportamento globale è spesso
non definibile o non iden ficabile, al contrario del comportamento delle singole par o unità stru urali.”.
In base ai quadri fessura(vi riscontrabili sulle costruzioni e ai da( messi a disposizione dagli Uffici che
hanno ges(to le a6vità di ricostruzione post sisma, sono state affinate le conoscenze rela(ve alle interazioni
tra le “par o unità stru urali” che cos(tuiscono l’aggregato e sono state meglio individuate le cri(cità
stru$urali e il danneggiamento a$eso in caso di terremoto.
Quindi, le “par o unità stru urali” sono cara$erizzate da un comportamento meglio individuabile
rispe$o al comportamento dell’intero aggregato, condizionato com’è, quest’ul(mo, dalle interazioni tra le
sue “par o unità stru urali”.
Un tangibile riscontro di ciò è desumibile dall’analisi del danneggiamento causato dai terremo(.
In Figura 4-1 è riportato un grafico che, in base a quanto rilevato nei centri storici del Comune di L’Aquila
dopo il sisma del 2009, fornisce la differenza media, nel livello di danneggiamento, tra US appartenen( a uno
stesso aggregato; sull’asse delle ascisse è riportato il numero di US presen( nell’aggregato, sull’asse delle
ordinate è riportata la differenza tra le diverse US, misurata in gradi di danneggiamento.
Figura 4-1: Differenze nei gradi di danneggiamento, in relazione al numero delle US dell’aggregato.
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Acclarato che ciascuna delle US che cos(tuiscono un aggregato ha la propria vulnerabilità sismica, il che
automa(camente comporta una disomogeneità nella distribuzione sta(s(ca dei gradi di danneggiamento, la
curva riportata in Figura 4-1 mostra che tale disomogeneità cresce al crescere del numero di US presen(
nell’aggregato; ad esempio all’Aquila, per gli aggrega( compos( da almeno 6 US, è stata registrata una
differenza media di danneggiamento tra le varie US pari a circa tre gradi.
Nello stesso aggregato coesistono edifici danneggia( in maniera non grave e edifici in condizioni cri(che.
Anche per aggrega( che presentano un’ar(colazione meno complessa, la disomogeneità del
danneggiamento è comunque riscontrabile e significa(va; ad esempio, in presenza di tre US, la differenza
media di danneggiamento è pari a circa due gradi.
Quindi, la suddivisione in US prevista dalle Norme tecniche per le Costruzioni approvate con D.M. 17
gennaio 2018 (nel seguito NTC18) non è un mero adempimento burocra(co e non ha valore puramente
convenzionale, ma è un primo irrinunciabile passo per la corre$a individuazione di quella porzione di
stru$ura che, in caso di evento sismico, avrà un comportamento approssima(vamente omogeneo.
La perimetrazione delle US, ampiamente illustrata nel § C8.7.1.3.2. delle IANTC19, si concre(zza nella
ricerca dei piani ver(cali o, meglio, degli elemen( ver(cali, rispe$o ai quali il livello di interazione è minore
di quello riscontrabile tra gli elemen( cos(tuen( la singola US.
Per i fabbrica( ubica( al di fuori dei centri storici, la presenza di aggrega( è molto più rara, dunque, la
perimetrazione delle US è più agevole; essa è individuata in base al criterio indicato dalle NTC18 per gli edifici
di nuova realizzazione, u(lizzando una procedura semplificata basata sulla valutazione della distanza minima
tra edifici prospicien(.
Un edificio cos(tuisce US se la distanza dalle costruzioni più vicine rispe$a il criterio seguente: “La
distanza tra costruzioni con gue deve essere tale da evitare fenomeni di martellamento e comunque non può
essere inferiore alla somma degli spostamen massimi determina per lo SLV …. e tenendo conto, laddove
significa vo, dello spostamento rela vo delle fondazioni delle due costruzioni con gue… La distanza tra due
pun di costruzioni che si fronteggiano non potrà in ogni caso essere inferiore a 1/100 della quota dei pun
considera , misurata dallo spiccato della fondazione o dalla sommità della stru ura scatolare rigida di cui al
§ 7.2.1, mol plicata per 2 ag S/g”.
Quindi, le costruzioni in posizione isolata (delimitate da strade, spazi pubblici e/o priva() ovvero costruite
in adiacenza ad altri fabbrica(, ma che rispe$ano le distanze minime indicate al precedente capoverso,
cos(tuiscono una US.
Una casis(ca ricorrente, spesso incontrata nella pra(ca professionale, riguarda stru$ure per le quali non
è garan(to il rispe$o delle distanze valutate con la procedura semplificata; secondo le NTC18, in ques( casi
è possibile eseguire calcoli specifici per verificare che la distanza tra costruzioni con(gue sia non inferiore alla
somma degli spostamen( massimi di ciascuna di esse.
Spesso la procedura anali(ca non è risolu(va in quanto richiede di valutare gli spostamen( sia del
fabbricato ogge$o d’intervento, sia di quelli adiacen(, per i quali il tecnico non ha la possibilità di
approfondire la conoscenza in quanto non ricaden( nel suo incarico; c’è poi da considerare che la maggior
parte dei fabbrica( esisten( con stru$ura in calcestruzzo armato ha spostamen( allo Stato Limite di
salvaguardia della Vita (nel seguito SLV) piu$osto eleva( in quanto i pilastri hanno dimensioni rido$e a fronte
di ampiezze di giun( spesso irrisorie.
Per questa casis(ca, un riferimento tecnico che si applica nell’ambito delle a6vità emergenziali post sisma
è dato dal MSA che, per edifici con stru$ura in c.a., prevede l’individuazione di US dis(nte, qualora i fabbrica(
risul(no “isola da spazi o giun risponden alla prescrizione norma va”; quindi, due o più edifici, divisi da
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un giunto di dimensioni minori di quelle minime indicate dalle NTC18, debbono essere considera( come
un’unica US per la quale, comunque, vanno considerate le interazioni tra le diverse par(.
I casi più complessi fanno ovviamente riferimento agli edifici in aggregato per i quali, come ricordato dal
MSA, l’individuazione “non è sempre semplice ed univoca, specialmente nel caso degli aggrega di fabbrica
in muratura pici dei centri storici”; secondo la definizione riportata nel § 8.7.1 delle NTC18, un edificio in
muratura “dovrà avere con nuità da cielo a terra, per quanto riguarda il flusso dei carichi ver cali e,
di norma, sarà delimitata o da spazi aper , o da giun stru urali, o da edifici con gui stru uralmente
ma, almeno pologicamente, diversi”.
Considerato che un aggregato (v. Capitolo 2) è normalmente il risultato della realizzazione di costruzioni
innalzate in momen( e con materiali e tecniche differen(, a volte non omogenei tra loro, per individuare le
US è necessaria un’a$enta analisi storica finalizzata a ricostruire le fasi di accrescimento dell’aggregato
stesso, i rimaneggiamen( e le trasformazioni, le interazioni tra le differen( porzioni.
La documentazione proge$uale reperita e le tes(monianze della commi$enza assumono una notevole
importanza per ponderare bene la scelta delle indagini (principalmente rappresentate da scrostamen(
dell’intonato che copre la muratura so$ostante) e, prioritariamente, debbono essere finalizzate a individuare
le US e le reciproche interazioni, le principali carenze stru$urali e i possibili meccanismi di collasso ad esse
associa( e, solo in ul(mo e se necessario, a cara$erizzare i materiali cos(tuen( il fabbricato.
Quindi, per perimetrare corre$amente le US all’interno di un aggregato, occorre individuare le aree di
minore interazione stru$urale che, solo in rari casi, sono un vero e proprio giunto che garan(sce
l’indipendenza degli edifici limitrofi o una connessione debole tra edifici adiacen( (“doppi muri” a conta$o).
I casi più frequen( incontra( nella pra(ca professionale fanno riferimento a costruzioni con(nue,
cara$erizzate spesso da maschi murari in comune che sostengono stru$ure orizzontali appartenen( a US
adiacen( ed a murature perimetrali che presentano un’apparente con(nuità.
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Figura 4-2. Immagine di una rua.
Nella Figura 4-3, tra le US n. 2 e n. 3 è presente un “doppio muro” la cui individuazione, a seguito di un
terremoto, potrebbe essere agevole grazie alla presenza di lesioni ver(cali sul muro perimetrale, ma che, in
condizioni ordinarie, è assai più difficile.
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Quindi, per individuare giun(, rue e doppi muri la cui presenza non sia chiaramente leggibile sul
paramento esterno dell’aggregato, è necessario un rilievo geometrico che rappresen( con precisione le
dimensioni degli elemen( cos(tuen( la stru$ura (nel caso specifico, lo spessore delle murature) così da
individuare spessori, apparentemente anomali, dei muri interni e condurre una successiva campagna di
indagini mirate, programmata tenendo conto dell’analisi storica del complesso edilizio e del suo sviluppo nel
tempo, nonché finalizzata a fare luce, a$raverso saggi passan(, sui muri di spessore anomalo.
Figura 4-4: Possibili effe< sulle US dell’andamento irregolare delle quote di copertura.
Figura 4-5: US individuate in base alla diversa altezza delle loro stru8ure.
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Nella Figura 4-5, nell'esempio di sinistra il sisma del 2009 ha evidenziato il piano di separazione di due US,
già ipo(zzabili sulla base della diversa altezza degli edifici; nell’esempio di destra la suddivisione dei due
edifici di colore rosa è ipo(zzabile per la diversa altezza, oltre che per la diversa (pologia e posizione delle
aperture e per la presenza dei solai a quote sfalsate.
Dunque, in caso di edifici di diversa altezza, l’ispezione da fare sulla muratura, il riconoscimento delle
(pologie murarie e l’individuazione dei giun( ver(cali di malta possono o meno confermare la presenta del
piano di suddivisione ver(cale in corrispondenza del salto di quota della copertura.
4.1.3. Edifici con(gui con solai pos( a quote diverse (solai sfalsa()
Edifici realizza( con (pologie murarie differen( e in epoche differen( sono spesso cara$erizza( da solai
imposta( a quote diverse (solai sfalsa().
Gli sfalsamen(, chiaramente leggibili nelle rappresentazioni grafiche in sezione, sono spesso più frequen(
nel caso di aree acclivi; in Figura 4-6 si riporta il prospe$o di un aggregato su piazza IX Mar(ri all’Aquila,
evidenziando la presenza dei solai sfalsa( con i tra6 orizzontali in rosso.
Figura 4-6: US individuate in base alle quote sfalsate dei solai (aggregato di piazza IX mar.ri a L’Aquila).
I solai sfalsa( possono essere anche il risultato di rimaneggiamen( successivi; ad esempio, si riscontrano
in fabbrica( che sono sta( ogge$o di interven( stru$urali che hanno portato a modificare le altezze di
interpiano iniziali (spesso per o$enere un miglioramento funzionale delle abitazioni).
I solai sfalsa( non impongono un’automa(ca suddivisione dell’aggregato in US dis(nte; analogamente
alla differenza di altezza degli edifici, lo sfalsamento dei solai è un indizio per individuare le aree di confine
tra US, aree che vanno ispezionate per cercare l’eventuale presenza di discon(nuità tra murature ver(cali.
4.1.4. Allineamento in pianta delle pare(, anche interne, e spessore delle murature
Il rilievo geometrico è un u(le supporto per individuare murature di diverse epoche costru6ve.
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Normalmente, planimetrie e ar(colazioni interne complesse non sono (piche di edifici an(chi in quanto
la realizzazione delle murature era più onerosa rispe$o ai periodi più recen( e il maggior onere produceva
scelte che “semplificavano” gli schemi costru6vi, limitando la presenza di corridoi e favorendo ambien( di
dimensioni rido$e; ancora, le murature più an(che sono normalmente più spesse delle murature più recen(.
Ad esempio, se nell’edificio di Figura 4-3 si confrontano le murature perimetrali e interne delle US n. 3 e
n. 5 si nota una mancanza di allineamento e uno spessore significa(vamente diverso, indizi che i due edifici
sono sta( realizza( in tempi differen(. In queste zone è necessario approfondire il rilievo per valutare l’en(tà
della connessione della muratura nell’area di interfaccia e individuare i possibili piani di minore interazione.
La Figura 4-7 riporta un esempio, estra$o dal volume “Mi gazione del rischio sismico dei centri storici e
degli edifici di culto dell’area del Matese nella Regione Molise”, di suddivisione di un aggregato in US; la
suddivisione in unità catastali non sempre coincide con le par(celle catastali.
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Figura 4-8: Aggregato di L’Aquila, su via Garibaldi e via Franchi, consorzio Properzi, Pica Alfieri, Bafile.
Figura 4-9: Rilievo di due discon.nuità, eseguito dopo il sisma del 2009.
In Figura 4-9 si mostrano due discon(nuità della muratura, piu$osto frequen(: a sinistra, una canna
fumaria (evidenziata dalla fuliggine), a destra una apertura richiusa (ben individuabile dalla lesione).
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La ricerca delle discon(nuità, facilitata dalla le$ura del quadro fessura(vo (dopo un evento sismico), in
condizioni usuali è agevolata da una ricerca storica delle fasi costru6ve del fabbricato e delle sue successive
modifiche, basata anche sulle tes(monianze dei proprietari e delle persone che l’hanno u(lizzato. Tu$e le
informazioni sono una base per individuare le aree della stru$ura muraria nelle quali ci si aspe$ano
discon(nuità, da indagare con maggiore a$enzione, anche u(lizzando metodi semplici, come ad esempio
dando colpi sulla muratura per cercare vuo( o facendo scrostamen( dell’intonaco, fino ad arrivare ad
indagini più complesse e costose, quali le indagini soniche (v. § 5.4.4) e le termografie (v. § 5.4.5).
Negli edifici in muratura non è insolita la presenza di elemen( in calcestruzzo armato (nel seguito c.a.) o
in acciaio (travi, pilastri, scale) che, nella maggior parte dei casi, sono il risultato di interven( successivi alla
realizzazione dell’edificio. Sugli elabora( del rilievo si debbono rappresentare le loro dimensioni e i loro
de$agli costru6vi, per iden(ficare in maniera corre$a l’organizzazione stru$urale, aiutandosi anche con
saggi, scrostamen( e/o indagini pacometriche, e la documentazione di proge$o originaria, ove presente.
Il numero di saggi, prelievi ed indagini non distru6ve va commisurato alle informazioni acquisibili
mediante la documentazione reperita; qualora si sia nell’impossibilità di eseguire saggi dire6, si può supplire
con indagini termografiche, purché eseguite con le corre$e modalità opera(ve.
Da( fondamentali per la determinazione della capacità degli elemen( in c.a. sono le resistenze del
calcestruzzo e dell’acciaio di armatura, nonché i par(colari costru6vi (en(tà e disposizione delle armature,
passo delle staffe, sovrapposizioni, ancoraggi, copriferri). Nel caso di elemen( in c.a. e/o acciaio rinvenu(
all’interno di stru$ure in muratura portan(, è necessario ricostruire l’evoluzione storica degli interven( sulla
costruzione originaria e le interazioni con la muratura, nonché valutare la funzione di tu6 gli elemen(
rinvenu( e la domanda cui sono sogge6.
Figura 4-10: Ricostruzione post sisma di L’Aquila: rilievo planimetrico del consorzio San Giorgio.
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L’aggregato di Figura 4-10 si ar(cola in due US, individuate e perimetrate anche grazie al posizionamento
delle cor( e dei corpi scala. L’US 1 cos(tuisce un blocco chiuso, che delimita una corte interna di forma
approssima(vamente quadrata e la scala posta in adiacenza. L’US 2, delimitata da una seconda corte
re$angolare di dimensioni più contenute, ha una forma in pianta ad “U” e delimita una corte che affaccia su
Via Santa Giusta.
Oltre a cor(li e scale, anche la configurazione delle coperture, ad esempio valutata a$raverso immagini
satellitari, può dare u(li indicazioni per una preliminare differenziazione in US. La Figura 4-11 riporta una foto
satellitare di modesta qualità, rela(va ad un aggregato sito nel Comune di Ferrazzano; in essa si individuano
due diverse coperture, dis(nguibili per un leggero disallineamento della linea di colmo e il colore differente
delle tegole. In base alla foto è possibile avanzare una prima ipotesi di suddivisione in tre US dis(nte, ipotesi
approfondita nel paragrafo successivo.
Figura 4-11: Aggregato in via Federico Baranello, nel Comune di Ferrazzano (CB).
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Figura 4-12: Aggregato in via Federico Baranello, nel Comune di Ferrazzano (CB).
In Figura 4-12 è riportato nuovamente l’esempio di Figura 4-11, visto in prospe$o invece che dall’alto.
Nell’aggregato, nonostante l’altezza degli edifici sia approssima(vamente la stessa e l’andamento delle
coperture faccia ipo(zzare una suddivisione in tre US, il piano ver(cale indicato dalla freccia rossa, in
corrispondenza del quale si individua un giunto di malta ver(cale interro$o solo da un concio di pietra
presente sulla parte alta della finestra, perme$e di individuare una quarta US.
Dunque, nonostante la presenza di finestre tra loro allineate in corrispondenza del primo piano, si è in
presenza di due US, suddivisione consen(ta anche dalla presenza di una copertura deformabile che limita il
livello di interazione tra le due US con(gue; se la copertura rilevata fosse stata in laterocemento, l’ulteriore
suddivisione in due US non sarebbe stata possibile per l’azione di solidarizzazione svolta dalla copertura.
Comunque, l’ipotesi di suddivisione in US appena proposta va approfondita prevedendo, come già de$o,
lo scrostamento dell’intonaco che copre la muratura in corrispondenza delle aree al confine tra le US
ipo(zzate, per verificare la presenza del giunto di malta ver(cale.
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Figura 4-13: Esempio di aggregato formato da tre edifici con .pologie stru8urali differen..
I tre edifici, iden(ficabili come US dis(nte in base a piani ver(cali che li delimitano, sono cara$erizza( da
comportamen( molto diversi tra loro e quindi da una diversa propensione al danneggiamento, maggiore per
quello in muratura, a causa anche del martellamento con l’edificio più alto in calcestruzzo armato, minore
per l’edificio d’angolo, che oltre ad avere una minore interazione con le US adiacen(, è di forma più compa$a.
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Figura 4-14: Schema dell’evoluzione storica di un aggregato in linea.
Nella Figura 4-15 è riportato un ulteriore esempio schema(co, con le due US “A” e “C” che cos(tuiscono
gli impian( originari e l’unità “B” cara$erizzata da una muratura che delimita lo spazio compreso tra le unità
“A” e “C”, ma non risulta ammorsata alla muratura degli edifici adiacen(, condizione questa di par(colare
vulnerabilità sismica per l’edificio “B”.
I volumi interclusi individuano US molto vulnerabili, con una forte propensione al danneggiamento (anche
per terremo( non par(colarmente intensi), da tener ben presente nella redazione del proge$o.
La Figura 4-16 riporta un esempio di suddivisione in US dell’aggregato n. 433 del Piano di Ricostruzione di
L’Aquila; in considerazione della complessa ar(colazione, l’aggregato è stato suddiviso in due UMI.
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Figura 4-16: Piano di Ricostruzione di L’Aquila: aggregato n. 433 diviso in due unità minime di intervento (UMI).
A conclusione del paragrafo si ribadisce ancora una volta l’importanza della suddivisione degli aggrega(
in US, suddivisione che va adeguatamente approfondita nella fase proge$uale, sulla base dell’analisi storica
dell’aggregato e dei criteri illustra( nei paragrafi preceden(, criteri u(li ad individuare, preliminarmente, le
zone di interfaccia tra le diverse US, zone che vanno indagate meglio che con semplici indagini visive (almeno
con scrostamen( dell’intonaco, qualora presente).
È possibile u(lizzare anche strumen( di indagine più complessi, tenendo sempre a mente quali sono gli
obie6vi dell’indagine e valutando se i cos( sono gius(fica( dai risulta( a$esi, in un’o6ca di o6mizzazione
del rapporto cos( benefici applicata anche alla campagna di indagini.
39
5. L’IDENTIFICAZIONE DELL’UNITÀ STRUTTURALE (US)
Una volta che, con le modalità illustrate nel Capitolo 3 e nel Capitolo 4, si siano individuate e perimetrate
le diverse US, è poi necessario iden(ficare ciascuna di esse; l’iden(ficazione si materializza producendo, per
ciascuna US, una descrizione puntuale e il più possibile quan(ta(va:
della sua configurazione geometrica,
delle sue murature, in termini di comportamento (pico e di cara$eris(che meccaniche.
Nel seguito i due pun( de6 verranno esamina( approfonditamente.
41
Nella Figura 5 3, che riporta la rappresentazione in pianta del complesso, sono appena leggibili le stru$ure
originarie, quelle campite in color arancio sono riferite al periodo del 1600...1692, che sono state quasi
completamente distru$e dal sisma del 1703. Le stru$ure evidenziate in giallo, che fanno riferimento ad una
chiesa (ambiente rappresentato nella parte in alto a destra) e ad un’abitazione, sono state ricostruite negli
anni successivi al terremoto. Gli ambien( campi( in celeste e viola sono sta( realizza( in epoche più recen(.
Si precisa che l’a6vità di studio rappresentata nell’esempio, pur facendo riferimento a costruzioni che
hanno un valore storico e sono ogge$o di tutela, va espletata anche nel caso di costruzioni esisten( non di
pregio e non cos(tuisce un modo di operare des(nato alla sola edilizia tutelata.
Si hanno o$o (pologie; le prime sei riguardano la muratura storica, la se6ma la muratura di ma$oni pieni,
l’o$ava le murature realizzate con tecnologie e materiali più a$uali; le cara$eris(che meccaniche così
a$ribuite alle murature recen( (la se6ma e l’o$ava) vanno intese solo in termini indica(vi e spedi(vi, non
fissano i valori da u(lizzare proge$ualmente.
43
5.2.2. Le cara$eris(che meccaniche della muratura storica
Tornando alla muratura storica, per ada$are i da( di Tabella 5-1 alla situazione reale della muratura, si fa
riferimento alle IANTC19 e a tes( consolida(. La Tabella C8.5.II delle IANTC19 (v. Tabella 5-3) definisce i
coefficien( mol(plica(vi da applicare ai tassi di lavoro (espressi in MPa) della Tabella 5-1 per tenere conto
dello stato di fa$o della muratura e degli eventuali interven( per essa ado$a(.
44
Un metodo semplice per valutare la consistenza del concio lapideo, molto u(lizzato nei rilievi spedi(vi,
consiste nel saggiarlo mediante un utensile metallico appun(to (per esempio un chiodo, uno scalpello o
anche una moneta): la pietra tenera, a differenza di quella dura, viene facilmente scalfita.
La lavorazione dei conci viene classificata nei qua$ro diversi livelli di accuratezza appresso riporta(.
Livello 1: Conci con lavorazione assente
I conci, cos(tui( da cio$oli, pietre di fiume o erra(che, non hanno alcun (po di lavorazione; la mancanza
di lavorazione rende la muratura poco prestante e, in alcuni casi, potenzialmente sogge$a in caso di sisma a
meccanismi di disgregazione; questa peculiarità (nega(va) la dis(ngue da tu$e le altre (pologie murarie.
A) Cio$oli non lavora( a spigoli vivi B) Cio$oli non lavora( a spigoli arrotonda(
Figura 5-4: Esempi di murature cao.che, con conci con lavorazione assente.
La Figura 5-4 riporta due diverse (pologie di muratura con lavorazione assente: nella foto di sinistra, i
conci sono cos(tui( da cio$oli dota( di spigoli non derivan( da alcuna lavorazione, nella foto di destra, la
muratura è formata da cio$oli arrotonda(, che quindi offrono una resistenza ancora minore.
Livello 2: Conci sbozza.
La lavorazione, appena accennata, dà un maggior ingranamento tra conci, nel caso il maschio sia sogge$o
ad azioni sismiche; è una lavorazione piu$osto diffusa in edifici non signorili, in aree cara$erizzate da rocce
abbastanza dure e che quindi avrebbero richiesto tempo e molto impegno per una lavorazione più raffinata.
Nella Figura 5-5, a sinistra, è riportata una muratura cos(tuita, per buona parte, da conci sbozza(
(qualcuno sembra non aver avuto alcuna lavorazione), a destra, è rappresentato il cosidde$o “apparecchio
45
aquilano” cara$erizzato da elemen( di dimensioni medio piccole, regolari e di forma compa$a
(approssima(vamente quadrata), che ha dimostrato una buona resistenza anche per azioni sismiche intense.
Livello 3: Pietre a spacco con buona tessitura
I conci sono lavora(, anche se non hanno la precisione e la regolarità dei blocchi che cara$erizza la
muratura a blocchi squadra(; la (pologia è cara$erizzata dall’avere una buona tessitura della muratura, e
quindi, giun( ver(cali sfalsa( e una buona orizzontalità dei filari. A tal proposito si veda il § 5.2.2.2 . Gli esempi
riporta( in Figura 5-6 hanno conci di forma differente, allungata a sinistra, di forma compa$a a destra.
A) Pietre a spacco con conci di forma allungata B) Pietre a spacco con conci di forma compa$a
46
Nella Figura 5-7 la muratura riportata sulla sinistra è di pietra dura, sulla destra invece i conci sono di tufo;
la diversa durezza dei conci è chiaramente denunciata dalla loro finitura superficiale (superficie irregolare per
i conci di sinistra, superficie liscia per i conci di destra).
5.2.2.2. La tessitura muraria
La tessitura muraria si qualifica valutando come la disposizione dei conci, quindi la loro interazione, possa
condizionare la capacità di resistenza del maschio murario. Le regole del buon costruire prevedono una solida
concatenazione di ma$oni poggia( su piani orizzontali paralleli, con uno sfalsamento dei giun( ver(cali di
malta e un’adeguata connessione trasversale, nel caso di murature a più teste; la qualità di tessitura della
muratura storica viene valutata in maniera del tu$o analoga.
Quindi, nell’analisi visiva della muratura, gli aspe6 da considerare sono l’orizzontalità delle giaciture e lo
sfalsamento dei giun( ver(cali, visibili sulle facce esterne della parete.
Infa6, per tu$e le murature e in par(colare per quelle storiche, le lesioni derivan( da azioni orizzontali
seguono l’andamento dei giun( di malta, fa$a eccezione per i conci cos(tui( da materiale scarsamente
resistente come, ad esempio, il tufo.
In caso di azione sismica, la giacitura, il mutuo posizionamento dei conci e la capacità che hanno di
ingranarsi tra loro (oltre al carico ver(cale agente) determinano l’andamento delle lesioni, quindi la capacità
del se$o murario di resistere ad azioni orizzontali e ver(cali.
Forma e dimensione dei conci, murature con giaciture orizzontali, giun( ver(cali tra loro sfalsa(
garan(scono, a parità di materiale, una maggiore resistenza nel piano del paramento.
Nelle immagini successive tu6 i conce6 ora enuncia( verranno meglio illustra(.
In Figura 5-8, la foto di sinistra mostra una muratura che rispe$a l’orizzontalità delle giaciture (linee di
colore rosso), nella foto di destra i piani orizzontali (linee di colore rosso) intersecano i conci lapidei, così non
rispe$ando l’orizzontalità delle giaciture.
Lo sfalsamento dei giun( ver(cali evita l’istaurarsi di vie preferenziali delle lesioni ver(cali che, in caso di
sisma, vengono interce$ate dai conci, molto più resisten( della malta.
In Figura 5-9 si riportano due esempi di muratura, in ragione del grado di sfalsamento dei giun( ver(cali
di malta (linee rosse ver(cali); la muratura di sinistra rispe$a lo sfalsamento in quanto tu6 i giun( di malta
sono pari all’altezza dell’inerte e da esso interro6, la muratura di destra non lo rispe$a in quanto, in più
pun(, i giun( che separano ver(calmente i conci non sono interro6 orizzontalmente dall’inerte.
47
A) Muratura con giun( ver(cali sfalsa( B) Muratura con giun( ver(cali non sfalsa(
Le osservazioni appena formulate in merito all’importanza di avere giaciture orizzontali e giun( ver(cali
sfalsa( sono immediatamente gius(ficabili con semplici considerazioni di cara$ere fisico.
L’importanza delle giaciture orizzontali è immediatamente comprensibile ricordando che la resistenza
della muratura al taglio prodo$o da azioni orizzontali si lega sostanzialmente all’a$rito e l’avere giaciture
orizzontali consente di u(lizzare tu$o l’a$rito disponibile per sostenere le azioni orizzontali.
L’importanza dello sfalsamento dei giun( ver(cali di malta si lega agli andamen( qualita(vi delle lesioni
che si sviluppano, su murature sollecitate a taglio da azioni orizzontali, al crescere del grado di sfalsamento,
lesioni mostrate in Figura 5-10 e Figura 5-11.
Cautela(vamente, assunta la malta priva di resistenza a trazione, la resistenza a trazione si riscontra solo
ricorrendo all’a$rito e quest’ul(mo si presenta solo al conta$o tra un concio e l’altro; dunque, al crescere
delle superfici di conta$o tra conci interessa( dalla lesione, cresce la resistenza alle azioni orizzontali.
Per visualizzare il fenomeno testé descri$o, si parte da conci perfe$amente allinea( ver(calmente (non
sfalsa() rappresenta( nello schema di sinistra della Figura 5-10 (condizione peggiore in termini di capacità di
resistenza per azioni di taglio nel piano della parete) fino a giungere allo schema rappresentato a destra della
Figura 5-11 che descrive il comportamento della muratura a conci fortemente sfalsa( (massima capacità di
resistenza a taglio).
Figura 5-10:Andamento qualita.vo delle lesioni, per murature con giun. ver.cali allinea. o poco sfalsa..
48
A) Resistenza a trazione media B) Resistenza a trazione alta
Figura 5-11: Andamento qualita.vo delle lesioni, per murature con giun. ver.cali sfalsa..
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Presenza di intonaco armato
La presenza di intonaco, armato con rete ele$rosaldata o con più moderni materiali composi(, è
facilmente rilevabile mediante lo scrostamento dell’intonaco e l’esecuzione di tracce finalizzate a rilevare
(po e passo dell’armatura.
L’intonaco armato è efficace se realizzato su entrambe le facce della muratura e se adeguatamente
collegato trasversalmente con elemen( con(nui (non sono pochi i casi per i quali si è riscontrata
l’interruzione dell’elemento trasversale di collegamento in corrispondenza della mezzeria della parete).
Come è facile prevedere, può essere difficile valutare se la connessione trasversale sia stata realizzata con
elemen( con(nui (con materiale metallico o altro materiale) adeguatamente ancora( ai paramen( esterni,
oppure se l’intervento non sia stato corre$amente realizzato; la connessione trasversale, unitamente alla
corre$a realizzazione dell’intonaco e all’efficacia dell’adesione tra intonaco e armatura, sono essenziali per
conferire alla muratura consolidata l’incremento prestazionale indicato dalle IANTC19.
Presenza di ris.latura armata con connessione dei paramen.
La ris(latura armata (v. Figura 5-13) è una tecnologia di intervento piu$osto recente, tanto che i
coefficien( che tengono conto dei suoi possibili benefici sono sta( indica(, per la prima volta, nelle IANTC19.
Analogamente all’intonaco armato, anche la ris(latura armata è facilmente rilevabile mediante lo
scrostamento dell’intonaco; più complicata è la valutazione delle connessioni realizzate trasversalmente al
piano della parete, finalizzate a dare un comportamento monoli(co al maschio murario.
5.3. Gli altri elementi costruttivi che identificano la Unità Strutturale (US)
Il comportamento della US è influenzato, oltre che dalla configurazione geometrica della muratura e dalle
sue cara$eris(che meccaniche, anche dalla (pologia e dal comportamento meccanico di una serie di altri
elemen( costru6vi che, nel seguito, si esaminano più puntualmente.
50
5.3.1. Le stru$ure orizzontali e di copertura
Per iden(ficare le stru$ure orizzontali e di copertura è u(le produrre finestre ispe6ve asportando
l’intonaco; esse consentono di definire il (po di solaio, la sua direzione di tessitura, il materiale e le dimensioni
delle travi portan( (e di quelle secondarie, se presen(), la (pologia della muratura delle stru$ure voltate.
Lo spessore dei solai può essere determinato producendo dei fori a$raverso i quali misurarlo
dire$amente; ciò consente anche una prima individuazione degli elemen( cos(tu(vi del solaio (pavimento,
so$ofondo, eventuali riempimen(, intonaco, …) e delle dimensioni di ciascuno di essi, sulla base dei quali
s(mare i carichi da u(lizzare nei modelli numerici; in Figura 5-14 è riportato un esempio di solaio in putrelle
e vol(ne.
Il rilievo degli elemen( in acciaio è semplice in quanto, come accade per tu$e le (pologie di solai in acciaio
cos(tui( da profili normalizza(, le dimensioni del profilato sono dire$amente s(mabili in base alla larghezza
dell’ala inferiore del profilato stesso; nel caso specifico, si rileva facilmente che il solaio ha una rido$a
capacità portante in quanto le vol(ne hanno perso la curvatura originaria e con essa la portanza “per forma”.
Per valutare corre$amente tale portanza, nel rilievo delle stru$ure ad arco e a volta occorre prestare
par(colare a$enzione alla geometria (a bo$e, a crociera, a padiglione, a tu$o sesto ovvero ribassata, …), ai
materiali che le cos(tuiscono ed al loro schema costru6vo (con elemen( dispos( in foglio o a coltello).
Figura 5-14: Solaio in putrelle e vol.ne, danneggiato dal sisma del 2009.
Nella Figura 5-15 sono rappresenta( due (pi di volte in ma$oni la cui sezione è chiaramente visibile a
causa dei crolli subi( (terremoto del 2009); quella nella foto di sinistra, costruita con ma$oni dispos( “in
foglio”, non cos(tuisce un elemento stru$urale in quanto, per la rido$a rigidezza assiale, ha solo la funzione
archite$onica di delimitare volumi; quella della foto di destra, costruita con ma$oni dispos( “a coltello”
anche se con profilo ribassato, ha una rigidezza assiale significa(va, dunque assolve una funzione portante.
51
A) Volta di ma$oni dispos( in foglio B) Volta di ma$oni dispos( a coltello
Figura 5-15: Volte a diverso schema costru<vo, con elemen. dispos. in foglio (sinistra) e a coltello (destra).
Figura 5-16: Volte a diverso schema costru<vo, con elemen. dispos. in foglio o a coltello.
Pur non avendo la tramezzatura un ruolo stru$urale significa(vo, occorre s(marne la capacità portante
tenendo conto della sua snellezza perché, in caso di collasso, pur non condizionando in maniera significa(va
la vulnerabilità sismica della costruzione, potrebbe produrre gravi conseguenze per gli occupan(.
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5.3.3. Le stru$ure di fondazione
Preliminarmente, il rilievo delle stru$ure fondali viene eseguito sulla base di pozze6 geognos(ci che,
posiziona( opportunamente in ragione dell’andamento plano al(metrico dell’edificio, sono u(li a ricostruire
lo sviluppo ver(cale delle murature ed a fornire elemen( per valutare l’efficacia dell’interfaccia tra murature
e terreni di fondazione.
Altre informazioni che possono essere ricavate riguardano la (pologia della muratura, che potrebbe
essere differente da quella fuori terra (si rilevano edifici fonda( dire$amente su costruzioni crollate).
La conoscenza delle fondazioni diviene di par(colare importanza se, sulle murature, è visibile un quadro
fessura(vo compa(bile con l’a6vazione di meccanismi di cedimento fondale, o sono possibili fenomeni di
liquefazione del terreno, ovvero sono a6vabili meccanismi di ribaltamento e/o scorrimento della costruzione
per effe$o di condizioni morfologiche sfavorevoli.
Individuando i sal( di quota del piano fondale e i locali tomba( (v. Figura 5-17), è anche possibile avere
informazioni u(li per l’individuazione delle US.
In ques( casi sono necessari approfondimen( d’indagine, da eseguire con il supporto di un consulente
geotecnico; diversamente, le NTC18 consentono di evitare interven( di rinforzo delle fondazioni e le verifiche
specifiche rela(ve alla valutazione della capacità portante dei terreni.
53
5.4. La campagna di indagini integrativa
Normalmente, le ispezioni e le indagini finora indicate, pur essendo economiche e di semplice
realizzazione, consentono una buona conoscenza della costruzione e la programmazione di una campagna
indagini supple(va, più consapevole e mirata a approfondire gli aspe6 meno chiari della situazione.
Infa6, c’è ormai un’ampia scelta nella (pologia di prove che possono essere eseguite, prove che hanno
modalità esecu(ve e cos( anche molto diversi tra loro.
Di seguito, vengono elencate le principali (pologie di indagine a disposizione per approfondire la
conoscenza dei manufa6; la scelta deve essere finalizzata a migliorare, se necessario, il livello di conoscenza,
in un corre$o rapporto tra il costo delle indagini e il beneficio conseguito con esse, valutato in termini di
riduzione dei cos( di intervento grazie alla riduzione delle incertezze nella definizione dei parametri di
resistenza/du6lità.
La campagna indagini va comunque sempre commisurata alle cara$eris(che della costruzione ogge$o di
verifica, ai risulta( dell’analisi del quadro fessura(vo rilevato, all’obie6vo di sicurezza che ci si propone.
5.4.1. Mar(ne6 pia6 singoli e doppi, per misurare tensioni ver(cali e moduli elas(ci
Il mar(ne$o singolo ha la finalità di misurare la tensione ver(cale sulla porzione di muratura su cui viene
applicato; il risultato che si o6ene dalla prova può variare in maniera significa(va in funzione del punto di
prova scelto e delle modalità opera(ve ado$ate.
Prima di programmarne l’esecuzione occorre valutare se il dato o$enuto sia u(le per la conoscenza delle
stru$ure, per l’interpretazione del loro comportamento e se possa essere un supporto per la valutazione dei
livelli di sicurezza.
Normalmente, i mar(ne6 pia6 doppi (v. Figura 5-18) sono u(lizza( per la valutazione di massima del
modulo di elas(cità; quindi, sulla base degli intervalli indica( nella Tabella 5-1, eventualmente modifica( in
base ai parametri di Tabella 5-3, possono essere u(li per l’iden(ficazione della (pologia muraria.
Le valutazioni sono molto variabili in ragione del punto di prova, della buona riuscita dei tagli e delle
modalità esecu(ve della prova. Ancora meno affidabile è la misura delle tensioni di ro$ura della muratura.
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Preliminarmente, è necessario chiedersi se l’esecuzione della prova sia possibile; la prova con mar(ne$o
doppio è possibile solo se il carico ver(cale per carichi permanen( agente sul paramento murario è
abbastanza alto da offrire un contrasto sufficiente ad arrivare alla ro$ura del volume di muratura ogge$o
della prova. È quindi escluso che si possa eseguire la prova su edifici con un esiguo numero di piani (quindi
con tensioni assiali basse), sopra$u$o se si s(mano delle buone cara$eris(che meccaniche di resistenza
della muratura.
Per le murature storiche, coerentemente con le approssimazioni che sono proprie della procedura
finalizzata alla s(ma della resistenza dei maschi, la s(ma della compa$ezza della malta viene fa$a con sistemi
“da campo” molto più grossolani, come la prova di scalfi$ura fa$a per dis(nguere la malta tenace da quella
friabile o incoerente, semplicemente u(lizzando un utensile metallico appun(to. Infa6, in genere non è
necessaria una valutazione precisa delle cara$eris(che meccaniche della malta.
55
Figura 5-20: Esempio di indagini endoscopiche.
5.4.4. Indagini soniche, per valutare consistenza e connessioni dei due paramen(
Le prove misurano, su una matrice di pun(, la velocità di trasmissione delle onde sonore in direzione
ortogonale al piano della parete, consentendo così di s(mare la consistenza dei due paramen( e le eventuali
connessioni tra loro; infa6, in corrispondenza di elemen( trasversali di collegamento, l’indagine segnala
velocità sensibilmente più alte che nelle aree di muratura non collegate. Ciò si può vedere nella Figura 5-21,
un esempio citato dal testo “Sisma Molise 2002. Dallʼemergenza alla ricostruzione. Edifici in muratura”.
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La figura riporta: a sinistra la posizione dei pun( di le$ura, al centro la scala croma(ca di le$ura delle
velocità di trasmissione, a destra le diverse velocità misurate (espresse in metri al secondo), sempre
rappresentate croma(camente; l’area di colore rosso, che contraddis(ngue la zona con velocità di
trasmissione oltre 2500 m/s, è quella in corrispondenza di un concio lapideo integro che a$raversa lo
spessore murario e, quindi, cos(tuisce collegamento trasversale.
Per un edificio gravemente danneggiato dal sisma 2009, ubicato in aggregato la cui riparazione con
miglioramento sismico è stata ges(ta dal consorzio “Pica Alfieri”, in Figura 5-23, a sinistra, è riportata la foto
della facciata esaminata, a destra, è riportata la termografia.
Figura 5-23: Termografia eseguita su un edificio con stru8ura baraccata ubicato nel Comune di L’Aquila.
57
Dal confronto tra foto e termografia emerge con evidenza come materiali di (pologia differente, o
comunque con spessore diverso, producano una colorazione diversa: la trave murata appare di colore giallo,
la muratura spessa con conci di pietra è di colore viola-blu, quella di ma$oni è di colore giallo-rosso.
In Figura 5-24 la termografia evidenzia l’andamento dei trave6 di un solaio.
In considerazione del costo e dei risulta(, analoghi a quelli delle indagini “a vista”, la termografia va
programmata solo se non è possibile la rimozione dell’intonaco superficiale, come ad esempio nel caso di
edifici monumentali con intonaci an(chi che non possono essere rimossi, oppure se la superficie muraria da
indagare è molto estesa.
58
6. IL RISCHIO SISMICO DELLE UNITÀ STRUTTURALI (US)
Nella maggior parte dei casi il danneggiamento di una US è dovuto all’a6vazione di uno o più dei qua$ro
meccanismi sinte(camente illustra( nel § 3.3; tali meccanismi coinvolgono più componen( stru$urali che, a
seconda della propria vulnerabilità, possono risultare più o meno danneggia(.
Il danneggiamento possibile a causa delle azioni sismiche, espresso in termini economici come “rischio
sismico”, è pari al prodo$o della vulnerabilità sismica, per la pericolosità sismica, per l’esposizione al sisma.
Per una misura globale del rischio sismico di un edificio è u(le disporre di un indice di misura sinte(co.
A tal fine, oggi è spesso u(lizzato un indice, variabile da 0% (danno nullo) a 100% (crollo), pari al rapporto
percentuale tra il “Costo di Ricostruzione” (nel seguito CR), costo degli interven( di ripris(no necessari per
riportare la US danneggiata alle condizioni preceden( al sisma, e il suo Costo di Costruzione (nel seguito CC).
Al riguardo, nella Tabella 6-1 sono riportate le indicazioni delle “Linee guida per la classificazione del
rischio sismico delle costruzioni” contenute nell’Allegato A al D.M. n. 58/2017 del Ministero delle
infrastru$ure e dei traspor(, linee guida che legano ai diversi sta( limite il rapporto CR/CC espresso in %.
Tabella 6-1: Costo di Ricostruzione (CR) espresso in % del Costo di Costruzione, per ciascuno dei sei sta. limite.
Si evidenzia che gli Sta( Limite considera( per le costruzioni esisten( sono sei e non qua$ro, come avviene
per le nuove costruzioni; infa6, proge$ando una nuova costruzione, non si vuole superare lo SLV e, dunque,
non si supera un CR/CC = 50%; invece, volendo esaminare una costruzione esistente, è bene spingersi su CR
più eleva( e riferirsi a due ulteriori sta( limite, fino ad arrivare a un CR/CC = 100%.
L’Allegato A definisce o$o Classi di rischio, con rischio crescente dalla le$era A+ alla le$era G.
La determinazione della classe di rischio di un edificio si può condurre con due metodi, tra loro alterna(vi,
l’uno convenzionale e l’altro semplificato, quest’ul(mo con un ambito applica(vo limitato ai soli edifici in
muratura.
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In ogni caso, l’a$ribuzione della Classe di Rischio mediante il metodo semplificato è da ritenersi una s(ma
a$endibile, ma non sempre coerente con la valutazione o$enuta con il metodo convenzionale, che
rappresenta, allo stato a$uale, il necessario riferimento omogeneo.
Laddove si preveda l’esecuzione di interven( vol( alla riduzione del rischio, l’a$ribuzione della Classe di
Rischio, prima dell’intervento e dopo di esso, deve essere effe$uata u(lizzando il metodo convenzionale e
ado$ando, sia prima che dopo l’intervento, le stesse modalità di analisi e di verifica, tra quelle consen(te
dalle NTC18.
= ∙ ∙
In Tabella 6-3, si riporta il punteggio Pj, a$ribuito a ciascuno dei qua$ro intervalli di danneggiamento
previs( dalla scheda AeDES, valutato associando ad ogni intervallo il valor medio della sua estensione.
Intervallo di danno
Punteggio
EMS98
gravissimo (D4-D5) 4,50
medio-grave (D2-D3) 2,50
leggero (D1) 1,00
estensione Ej nota
0 - 1/3 1/6 Valore medio tra 0 e 1/3
1/3 - 2/3 3/6 Valore medio tra 1/3 e 2/3
2/3 - 1 5/6 Valore medio tra 2/3 e 1
Noto Ptot è possibile valutare un livello di danneggiamento globale normalizzato D come = dove:
Ptot è l’indice di danno globale, valutato per il danneggiamento rilevato;
Prif è l’indice Ptot, valutato per un danneggiamento di riferimento dato dalle condizioni di danno
gravissimo su tu$e le componen( stru$urali, per un'estensione maggiore di 2/3.
Il valore del danno globale D è quindi normalizzato al valore unitario; varrà 0% se non sarà riscontrato
alcun danno, varrà 100% in caso di crollo dell’intero fabbricato. Il danno globale D è conver(bile nel danno
EMS98 u(lizzando la Tabella 6-5.
Punteggio D Danno globale
> 80% D5
60%< e ≤ 80% D4
40%< e ≤ 60% D3
20%< e ≤ 40% D2
5%< e ≤ 20% D1
≤ 5% D0
Quindi, al termine del procedimento illustrato, è possibile collegare tra loro: gravità del danno secondo la
scala EMS98, sta( limite indica( nelle citate Linee Guida, CR/CC.
Infa6, confrontando (v. Tabella 6-6), la Tabella 6-1 con la Tabella 6-5, si osserva che lo SLV corrisponde al
livello di danneggiamento grave D3 e ad un CR/CC del 50%, lo SLO al livello di danno leggero D1 e a un CR/CC
del 13% e lo stato limite di ricostruzione SLR al danneggiamento D5 per un CR/CC del 100%.
Danno
Gruppi di Sta. Limite Stato limite Punteggio D Rapporto CR/CC [%]
globale
Stato Limite di Ricostruzione (SLR) > 80% D5 100%
Sta. Limite di Collasso (SLC)
Stato Limite di Collasso (SLC) 60%< e ≤ 80% D4 70%
Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV) 40%< e ≤ 60% D3 50%
Sta. Limite Ul.mi (SLU)
Stato Limite di Danneggiamento (SLD) 20%< e ≤ 40% D2 30%
Stato Limite di Opera(vità (SLO) 5%< e ≤ 20% D1 13%
Sta. Limite di Esercizio (SLE)
Stato Limite di Inizio Danno (SLID) ≤ 5% D0 5%
61
6.1.2. Il metodo convenzionale per la valutazione del rischio sismico
Il metodo convenzionale per la valutazione del rischio sismico prevede la definizione della vulnerabilità
sismica della costruzione da confrontare con la pericolosità sismica del territorio in cui la costruzione sorge;
nel seguito si illustrerà una par(colare le$ura della modalità convenzionale, che ne semplifica l’applicazione
pur mantenendone il campo di validità, sostanzialmente basata sulla valutazione della vulnerabilità sismica
degli edifici in muratura.
62
7. LA VULNERABILITÀ SISMICA DELLE US
Secondo una definizione universalmente acce$ata, “la vulnerabilità è la propensione della US a subire
danni per effe o di un’azione di riferimento”.
Al variare dell’azione di riferimento considerata (sta(ca, sismica) può variare anche la vulnerabilità
(sta(ca, sismica).
Sostanzialmente, nel seguito ci si occuperà di vulnerabilità sismica, comunque segnalando situazioni di
potenziale vulnerabilità sta(ca.
L’azione sismica di riferimento, tenuto conto degli effe6 locali, è quan(zzata a$raverso la accelerazione
di picco del terreno o Peak Ground Accelera(on (nel seguito PGA), il cui raggiungimento comporta la
violazione dello stato limite di salvaguardia della vita o SLV.
Il confronto tra capacità di resistenza, espressa in termini di PGA, e accelerazione di riferimento, espressa
in termini di pericolosità sismica di base ag,rif (indicata dalle NTC18 per lo SLV), è possibile valutando
l’accelerazione ag come rapporto PGA / S: l’ag è infa6 l’accelerazione, sul substrato considerato rigido, che
porta al raggiungimento dello stato limite considerato.
Nel prosieguo del testo, più che al valore dell’ag, si farà riferimento alla PGA in quanto dire$amente
connessa alla capacità di resistenza dell’US; occorre ricordare che il calcolo dell’ag è sempre richiesto, in
quanto consente di valutare il livello di sicurezza (come rapporto ag / ag,rif) e il tempo di ritorno dell’evento
ad esso correlato (v. § 8.3 delle NTC18).
Per s(mare la vulnerabilità sismica sono sta( sviluppa( mol( strumen(, basa( sull’osservazione degli
effe6 dei terremo( passa(; tali strumen( hanno l’obie6vo di individuare le cara$eris(che e l’en(tà del
sisma che portano al superamento dello SLV, operando con modalità e complessità differen(.
Alcuni degli strumen( u(lizza( hanno finalità sta(s(ca e definiscono un indice di vulnerabilità sulla base
di da( “poveri” che iden(ficano la US individuando, con la osservazione visiva anche solo dall’esterno, le
principali cara$eris(che, le carenze costru6ve ed i presidi an(sismici.
Altri, al contrario, sono basa( su modelli numerici molto complessi e forniscono una notevole mole di da(
che descrivono il comportamento della US, ma hanno anche la necessità di disporre di informazioni di base
molto precise, difficili da conseguire per la muratura a causa delle disomogeneità del materiale di cui è
cos(tuita, per le modalità di realizzazione che cambiano e per i con(nui rimaneggiamen( che, nel tempo, ne
hanno alterato il comportamento, anche in maniera significa(va.
Inoltre, i modelli numerici complessi hanno delle ipotesi di base che spesso contrastano con la realtà delle
costruzioni storiche; mol( sono gli esempi che rimostrano come il costruito storico abbia resis(to ben oltre i
livelli di sicurezza che possono essere s(ma( con modellazioni numeriche, anche raffinate. La tecnica
costru6va tradizionale ha garan(to una “riserva” di resistenza che sfugge alle normali s(me anali(che e che
ha consen(to ai nuclei urbani di resistere nel tempo.
La procedura di valutazione della vulnerabilità sismica illustrata nei paragrafi successivi prevede l’uso di
un modello meccanico convenzionale associandolo, sulla base di studi e di analisi del danneggiamento del
patrimonio edilizio interessato da even( sismici, ad un insieme di indicatori che descrivono le carenze
stru$urali e le peculiarità che sono risultate maggiormente significa(ve.
Le analisi effe$uate con la procedura illustrata portano alla s(ma della vulnerabilità della US e supportano
il proge6sta nell’interpretare il comportamento della stru$ura e nell’individuarne i possibili meccanismi di
collasso, così da scegliere la strategia più ada$a per migliorarne la risposta sismica.
63
Il modello convenzionale così declinato è u(le per avere un’indicazione su quali siano i meccanismi da
indagare con maggiore a$enzione (anche avvalendosi di modelli anali(ci elabora( ad hoc) e da contrastare
con interven( opportunamente calibra(.
Esso è stato elaborato sulla base dell’analisi dei da( e delle esperienze fa$e a seguito dei terremo(
dell’ul(mo ventennio, coniugando la facilità di calcolo con la necessità di avere uno strumento affidabile per
l’individuazione dei meccanismi di collasso e la conseguente valutazione di una capacità di resistenza della
US che non sia solo conseguente alla sta(s(ca, ma contempli anche un modello meccanico, per quanto
semplice.
L’importanza data ai meccanismi operan( nel piano della parete di muratura (meccanismi di II modo) si
lega alla constatazione che i cos( di intervento maggiori corrispondono al consolidamento delle stru$ure
ver(cali, mentre interven( sui collegamen( di piano, operan( sulle carenze stru$urali/peculiarità che
a6vano i meccanismi di I modo sono, o più economici, o non sono possibili in quanto le carenze (ad esempio
le irregolarità plano al(metriche) sono congenite alla costruzione.
Nel modello convenzionale di vulnerabilità sismica proposto, l'a$ribuzione della Classe di resilienza alla
US avviene in due passi dis(n(. Il primo passo porta alla definizione della “.pologia di costruzione” s(mando
la capacità della US di resistere ad azioni nel piano delle pare( di muratura; pertanto, si valuta la resistenza
a taglio della US (è un meccanismo di II modo, cri(co solo se tu6 gli altri meccanismi non possono
manifestarsi).
Nota tale resistenza (espressa in termini di PGA e rappresentata da uno dei triangoli di Figura 7-1), si
individua la “Classe di resilienza” in cui il triangolo ricade e, di conseguenza, la (pologia di costruzione.
64
Figura 7-2: Estra8o dalle IANTC19, pag. 276, § C8.7.1.3.1.1.
Per il calcolo della resistenza a taglio, si ado$ano le stesse ipotesi previste dall’Ordinanza n. 230/84,
a$ualizzate alle NTC18:
l’area resistente della muratura (termine l·t) viene calcolata, per ciascuna delle due direzioni
principali, sommando le aree delle sezioni orizzontali dei maschi murari efficaci secondo la
direzione considerata. I maschi murari si considerano efficaci qualora abbiano un rapporto di
snellezza (altezza/dimensione in pianta nella direzione considerata) inferiore a 3;
lo sforzo normale sulla muratura 0 è valutato come rapporto tra il peso totale della stru$ura alla
base del piano di verifica e la superficie della muratura calcolata nella modalità indicata
dall’Ordinanza n. 230/84,
il peso dei solai è valutato come carico permanente,
a meno di non aver svolto indagini che conducano ad un livello di conoscenza LC2 o superiore,
nel qual caso si fa riferimento alle indicazioni date dalle NTC18, le cara$eris(che meccaniche
della muratura sono valutate come segue:
o La resistenza è pari al valore minimo dell’intervallo previsto dalla Tabella C8.5.I delle
IANTC19 (v. Tabella 5-1); in presenza di più (pologie di muratura sullo stesso livello, si
calcola una media ponderata delle resistenze in ragione della superficie muraria in pianta
di ciascuna (pologia, nella direzione considerata,
o Il coefficiente parziale di sicurezza è pari a 2,
o Il fa$ore di confidenza è pari ad 1,
il fa$ore di stru$ura q è assunto pari a 2,
il coefficiente di snellezza b è assunto pari all’unità, la distribuzione delle azioni sismiche di piano
è calcolata in accordo con l’equazione 7.3.7 delle NTC18 riportata nella Figura 7-3.
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Figura 7-3: Estra8o dalle NTC18, pag. 219, § 7.3.3.2.
Una valutazione affidabile della PGA in presenza di azioni sismiche non è invece possibile per US che
abbiano oltre il 30% del volume totale cos(tuito da muratura con le cara$eris(che elencate nel § 3.3.1.1,
ossia sogge$a a disgregazione nel piano della parete.
In ques( casi il modello convenzionale proposto non è u(lizzabile in quanto non può essere presa in
considerazione la possibile a6vazione di meccanismi di I o II modo a causa dell’inconsistenza dei paramen(
e della conseguente incapacità della muratura di manifestare un comportamento, anche
approssima(vamente, monoli(co.
La Classe di resilienza associata a questa (pologia ha una PGA < 0,05 g.
66
caso della muratura storica, possono interessare uno o ambedue i paramen( esplicandosi in varie forme che
vanno dal ribaltamento dell’intera parete, di parte di essa, dell’angolata perimetrale, alla inflessione
ver(cale, nel caso di vincoli presen( alla base ed alla sommità del maschio murario.
Quindi, nella fase del rilievo è molto importante valutare, anche con metodi spedi(vi da integrare, se
necessario, con una campagna indagini successiva, se i collegamen( di piano siano sufficien( a evitare i
meccanismi di I modo, ricercando l’eventuale presenza di presidi an(sismici e/o di peculiarità che tendano a
enfa(zzare o a limitare le perniciosità legate alla mancanza o inefficacia dei collegamen(.
7.2.1.1. Stru ure di orizzontamento, piane e/o voltate
Va appurata la presenza di cordoli che, se arma( e realizza( per almeno i 2/3 dello spessore della
muratura, cos(tuiscono un valido presidio an(sismico; i cordoli, in muratura armata, in acciaio o in c.a., sono
presen( sopra$u$o nel caso di solai in laterocemento, più raramente nel caso di solai con stru$ura in acciaio,
risultando frequen( in costruzioni rela(vamente recen(, molto più rari in costruzioni storiche, a meno di
modifiche del costruito originale, quanto a copertura e ampliamen( o, più spesso, a sopraelevazioni.
Cordoli cos(tui( da travi in c.a. di dimensioni molto generose, al contrario di quanto succede a quelli di
altezza limitata, possono cos(tuire un elemento di vulnerabilità, sopra$u$o in caso di muratura di rigidezza
medio bassa nel proprio piano, analogamente a quanto accade per i solai rigidi e pesan( (v. § 7.2.6).
Nelle murature storiche, par(colare a$enzione meritano gli interven( di collegamento muratura-solaio, in
par(colare i cordoli in breccia alla muratura, realizza( seguendo norme sismiche superate.
In primo luogo, essi non garan(scono l’efficacia del collegamento muratura-solaio in quanto non coinvolgono
tu$o il maschio murario, ma solo il suo paramento interno che, in caso di sisma, normalmente non è in grado
di impedire l’a6vazione del meccanismo di ribaltamento del paramento esterno.
Inoltre, la realizzazione di cordoli in breccia induce una significa(va alterazione della tensione all’interno della
muratura, in quanto la profonda traccia realizzata sul paramento interno per garan(re l’alloggiamento del
cordolo provoca una sensibile riduzione della tensione ver(cale sul paramento interno e un suo contestuale
forte aumento sul paramento esterno.
Figura 7-4: Tensioni nello spessore murario (sinistra), con possibile ro8ura della muratura (destra).
67
Nell’analisi del danneggiamento di murature storiche ogge$o di questa (pologia di intervento (v. Figura
7-4), è stata spesso rilevata l’a6vazione di meccanismi fuori dal piano della parete che, in alcuni casi, hanno
coinvolto il solo paramento esterno, segui( poi dal cedimento delle stru$ure orizzontali poggian( sul solo
paramento interno, che è normalmente più so6le e di minore qualità muraria rispe$o a quello esterno.
Nei casi più gravi, il paramento interno è collassato per l’a6vazione di meccanismi di pressoflessione
dovu( al peso della sovrastante muratura e del solaio, combinato alla snellezza del paramento.
Un altro effe$o nega(vo indo$o dalla realizzazione di cordoli in breccia è l’interazione tra la muratura e
il solaio, dovuta alla forte rigidezza del solaio stesso; in caso di sisma il meccanismo che si a6va comporta un
aumento delle tensioni che il solaio induce nella muratura, con conseguen( fenomeni di disgregazione locale,
in par(colar modo nel caso di muratura di qualità scadente.
Sempre con riferimento ai collegamen( tra copertura e so$ostante muratura, caren( nell’esempio di
Figura 7-5, un aspe$o da prendere in considerazione è legato alla posizione e massa della copertura.
Figura 7-5: Effe8o del sisma sulla muratura non connessa alla stru8ura di copertura.
Infa6, in corrispondenza dei piani di so$ote$o, a fronte di una rido$a tensione ver(cale sulla muratura
che produce uno scarso effe$o stabilizzante rispe$o alle azioni orizzontali, l’azione sismica, per effe$o della
posizione sommitale della copertura, è amplificata rispe$o a quella cui sono sogge6 i solai so$ostan(.
Quindi, nel caso di murature di qualità scadente e di coperture rigide nel proprio piano, la vulnerabilità
rispe$o ai meccanismi di ribaltamento e di disgregazione è elevata, sia per effe$o della traslazione degli
impalca(, sia per effe6 torsionali.
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Il secondo aspe$o da tener presente è legato all’inclinazione della falda e alla posizione degli elemen(
stru$urali che sostengono la copertura; in base all'inclinazione, le coperture si possono classificare “a falda”,
quando l'inclinazione risulta evidente (v. Figura 7-6, a sinistra), e “piane”, quando l'inclinazione è nulla o
trascurabile (v. Figura 7-6, a destra).
Figura 7-7: Schema dell’interazione tra copertura a falda e muratura per le sole azioni sta.che.
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A) Copertura spingente B) Copertura non spingente
Figura 7-8: Esempio di copertura spingente (fotografia di sinistra) e non spingente (fotografia di destra)
Le stru$ure voltate, di qualunque (po (a bo$e, crociera, …) e forma (a tu$o sesto, a sesto acuto, elli6ca,
…) esse siano, non sono normalmente dotate di un collegamento con la so$ostante muratura, sulla quale si
appoggiano secondo lo schema sta(co “a contrasto” (pico delle stru$ure curve.
Ciò, invece di collegare tende ad allontanare, inducendo una spinta orizzontale sta(ca sulle murature che
facilita l’a6vazione di meccanismi di I modo.
Figura 7-9: Tipologia delle volte che cambia con la quota d’imposta, passando dal coltello al foglio.
70
Peraltro, le stru$ure voltate con disposizione dei conci a coltello sono normalmente ubicate in
corrispondenza dei piani inferiori e quindi la spinta sta(ca ha un effe$o più limitato, sia per l’azione
ricentrante del peso dei piani superiori, sia perché le azioni orizzontali sono tanto più pericolose quanto
maggiore è la loro distanza dalla quota del terreno.
Solitamente, ai piani superiori sono posizionate volte in foglio (v. Figura 7-9), leggere e prive di funzione
stru$urale, che normalmente non producono forze orizzontali sta(che significa(ve.
7.2.1.2. Presenza/assenza di catene e ran
Un presidio an(sismico molto efficace è cos(tuito da catene o (ran( che, se corre$amente dispos( in
corrispondenza degli incroci murari e a tu6 i livelli, sono efficaci per eliminare/ridurre eventuali spinte
sta(che, ad esempio dovute alla presenza di stru$ure voltate, e a impedire l’a6vazione di meccanismi fuori
dal piano della parete.
Normalmente, la connessione tra catene/(ran( e muratura è garan(ta da un bloccaggio di (po meccanico
dato da pale6, efficaci in caso di muratura di buona qualità cos(tuita da conci di dimensioni medie o grandi,
o da capichiave, u(lizza( in caso di muratura di qualità più modesta.
Nella Figura 7-10 è riportata una fotografia della torre campanaria della chiesa di Fossa le cui catene hanno
dei piccoli cunei all’estremità (cerchia( in rosso) che garan(scono il corre$o ancoraggio della catena.
Figura 7-10: Catene con pale< sulla torre campanaria nel Comune di Fossa (AQ).
Nel caso illustrato, le catene si sono rivelate un o6mo presidio an(sismico, nonostante il cuneo (che ha
funzione di pale$o e garan(sce il bloccaggio delle catene) sia di piccole dimensioni, in quanto la muratura è
di buona qualità perché realizzata in blocchi squadra( di grosse dimensioni.
Nel caso di muratura di qualità medio bassa o comunque con conci di piccole dimensioni, il cuneo si
sarebbe rivelato insufficiente, con il rischio di provocare il punzonamento del se$o murario perimetrale.
Un esempio dell’effe$o delle tensioni indo$e sui pale6 dal sisma è riportato nella Figura 7-11.
71
Figura 7-11: Pale8o di ancoraggio della catena deformato per effe8o del sisma.
Il pale$o è stato parzialmente piegato dal (ro indo$o dal sisma sulla catena, rientrando, in parte, nella
muratura; il pale$o deformato ha la classica forma a “V” con gli estremi stacca( dalla muratura. In questo
caso la deformazione del pale$o è limitata e non ne ha inficiato il corre$o funzionamento.
Nel caso di US di dimensioni in pianta rido$e, come torri o campanili, l’efficacia dei collegamen( può
essere garan(ta anche mediante cerchiature esterne, di norma realizzate con elemen( metallici o materiali
composi(; considerato che l’effe$o di ritenuta all’a6vazione di meccanismi fuori dal piano è garan(to dalla
tensione assiale delle cerchiature, questa soluzione risulta di scarsa efficacia nel caso di dimensioni in pianta
oltre gli 8-10 metri e comunque in presenza di murature di esiguo spessore.
In US che sono state ogge$o di consolidamen( rela(vamente recen( è possibile che il proge6sta abbia
realizzato delle connessioni tra la muratura e il solaio, prevedendo delle perforazioni armate annegate nella
sole$a, ovvero collegate alle travi portan( (v. Figura 7-12 ).
72
In ques( casi il rilievo dire$o per verificare la qualità delle connessioni è più difficile in quanto comporta
dei saggi sul solaio di natura invasiva e che, comunque, non consentono di verificare l’efficacia
dell’ancoraggio nella muratura. Gli ancoraggi di (po chimico (v. Figura 7-12 ), se esegui( in modo scorre$o,
possono rivelarsi inefficaci e raramente sono un vincolo che interessa l’intero spessore della muratura.
Con par(colare riferimento alla muratura di qualità scadente, le perforazioni non possono ancorarsi in
maniera efficace per la presenza di ampi vuo( e per la scarsa coesione tra i conci murari.
7.2.1.3. Presenza/assenza di contraffor , archi di contrasto, collegamen tra pare
Un presidio an(sismico efficace, u(lizzato nel passato per limitare l’a6vazione dei meccanismi di
ribaltamento della muratura fuori dal piano, è consis(to nella realizzazione dei cosidde6 “contraffor(”,
murature che si presentano a spessore decrescente dalla base verso la sommità e quindi, per la geometria
stessa della muratura, hanno una stabilità significa(vamente maggiore (v. Figura 7-13).
Stessa funzione è stata svolta dagli archi di contrasto, stru$ure ad arco realizzate tra edifici prospicien(;
essi sovrastano le strade e cara$erizzano alcuni centri storici italiani, ad esempio Viterbo (v. Figura 7-14).
Nella Figura 7-15, a sinistra, è riportata una finestra ispe6va in corrispondenza della discon(nuità dovuta
alla realizzazione delle due pare( in epoche differen(, più an(ca la parete di sinistra con conci in pietra
sbozzata, più recente la parete di destra in ma$oni; tra le due murature c’è un ammorsamento debole,
evidenziato dal sisma del 2009 con una lesione ver(cale visibile sull’intonaco in corrispondenza dell’angolo
(andamento pseudo ver(cale sull’area cerchiata in rosso, immediatamente soprastante allo scrostamento).
Il caso contrario è riportato in Figura 7-15, a destra; è evidente la presenza di alcuni conci che
compenetrano entrambi i se6 e garan(scono una buona solidarizzazione. In questo caso, nonostante le
azioni sismiche a cui è stato so$oposto il fabbricato, proprio per la presenza di una buona connessione, non
si evidenziano lesioni ver(cali in corrispondenza dell’angolo.
7.2.1.4. S ma della vulnerabilità
Per quanto illustrato, la vulnerabilità è s(mata:
Alta, se meno del 50% dei solai e coperture (percentuale in termini di superficie dei solai e delle
coperture) sono efficacemente collega( alla muratura e meno del 50% degli incroci murari
perimetrali sono efficacemente collega( (percentuale in termini di sviluppo lineare degli incroci).
Media, se non si verificano le condizioni di vulnerabilità Alta o Bassa.
Bassa, se almeno l’80% dei solai / coperture sono efficacemente collega( e se le coperture non
connesse in maniera efficace non sono spingen(.
7.2.2. Impalca( sfalsa(, con dislivello maggiore di 1/3 dell’altezza di interpiano (2)
Impalca( non allinea( tra loro inducono possibili collassi per pressoflessione fuori dal piano della parete,
dovu( a spinte sismiche; la posizione cri(ca dell’impalcato è quella che massimizza il momento fle$ente sul
maschio murario, ossia cade nel terzo medio dell’altezza della parete (v. Figura 7-16, sinistra); solai non
74
perfe$amente allinea(, ma che hanno sfalsamen( minori di 1/3 dell’altezza di interpiano, non vengono
considera( cri(ci in quanto il valore del momento si riduce in maniera significa(va (v. Figura 7-16, a destra).
Figura 7-16: La condizione cri.ca è indicata di sinistra, quella poco significa.va a destra.
Si ha la carenza anche se il solaio è esterno alla US, ma grava su una muratura a comune con essa, come
mostrato nella Figura 4-6 che, per comodità, si ripete in Figura 7-17 (gli impalca( sono evidenzia( in rosso);
gli impalca( sovrastan( il secondo livello delle due US hanno sfalsamento > 1/3 dell’altezza d’interpiano.
Figura 7-17: US aven. solai a quote sfalsate (aggregato di piazza IX mar.ri a L’Aquila).
75
7.2.3. Presenza ed efficacia delle pare( di controventamento (3)
Si esamina la possibile a6vazione di meccanismi di I modo nella muratura perimetrale esterna, causa
l’elevata distanza tra muri di spina successivi e il rido$o spessore del muro perimetrale: tanto maggiore è lo
spessore, quindi il momento di inerzia, tanto più difficile, a parità di distanze, è l’a6vazione del meccanismo.
Par(colarmente pericolosi sono i maschi murari so6li che, avendo una inerzia molto bassa, sono più
sogge6 a questo (po di collasso, specie in corrispondenza dei piani pos( a quota maggiore.
La Figura 7-18 riporta lo schema contenuto nel volume “Manuale per la compilazione della scheda
GNDT/CNR di II livello – Versione modificata dalla Regione Toscana” che illustra la modalità di a6vazione del
meccanismo connesso alla presenza dei muri di controventamento.
Il parametro u(lizzato per s(mare la probabilità di a6vazione di flessioni orizzontali è il rapporto tra
l'interasse dei muri di spina e lo spessore del muro perimetrale.
7.2.3.1. S ma della vulnerabilità
Per quanto illustrato, la vulnerabilità è s(mata:
Media, se il rapporto tra interasse dei muri di spina e spessore della muratura perimetrale esterna
è maggiore di 18,
Bassa, negli altri casi.
76
7.2.4.1. S ma della vulnerabilità per US isolate
Nel caso di US isolate la presenza della condizione di irregolarità è dovuta alla forma in pianta e alla
contestuale presenza di impalca( con solai rigidi o semirigidi che, in caso di azioni sismiche orizzontali,
possono indurre modi di vibrare di (po torsionale.
I parametri, da valutare secondo le indicazioni mostrate nella Figura 7-19, consentono una s(ma del grado
di irregolarità in ragione del rapporto 1 = l/a, che evidenzia la presenza di forme allungate, e 2 = b/l, che
misura l’en(tà delle eventuali sporgenze.
Nella Figura 7-20 è riportato un esempio di edificio isolato con forma in pianta che induce un
comportamento fortemente irregolare in caso di sisma.
77
Per quanto illustrato, la vulnerabilità è s(mata:
Alta, se 2>0,5 e se almeno il 30% delle stru$ure orizzontali / copertura sono rigide o semirigide
nel proprio piano,
Media, se 1>4 e/o 0,3<2≤0,5 con almeno il 30% delle stru$ure orizzontali / copertura sono rigide
o semirigide nel proprio piano,
Bassa, negli altri casi.
7.2.4.2. S ma della vulnerabilità per US in aggregato
Nel caso di US in aggregato, tracciato il re$angolo che circoscrive l’aggregato (v. re$angolo giallo di Figura
7-21 e Figura 7-22), la vulnerabilità legata alla irregolarità in pianta è s(mata sulla base del rapporto R tra
lato maggiore e lato minore del re$angolo e della posizione che la singola US occupa nell’aggregato. Infa6,
l’en(tà del danneggiamento, sopra$u$o per aggrega( estesi e di forma allungata, è molto condizionata da
tale posizione; una posizione interna è risultata la più tutelata, a causa dell’effe$o di confinamento prodo$o
dalle costruzioni adiacen(, effe$o che manca nel caso di edifici di estremità, che hanno invece funzione di
contrafforte e sono sogge6 a maggiori spostamen(.
Per apprezzare la differente vulnerabilità tra US in posizione interna e US di estremità, è necessario che
l’aggregato sia composto da almeno tre US in linea, due in testata e una in posizione interna. In Figura 7-21
si ha un aggregato con R > 4, con le due US in posizione d’estremità, la 1 e la 6, maggiormente sogge$e a
danneggiamento in caso di sisma; le US da 2 a 5 sono invece in posizioni interne, quindi meno vulnerabili.
Un confinamento a US in posizione d’estremità può essere dato, anche se in misura minore, dalla presenza
di collegamen( di piano efficaci che impediscano l’a6vazione di meccanismi fuori dal piano e contribuiscano
a migliorare quelli nel piano.
78
La Figura 7-22 rappresenta un aggregato compa$o con R = 2; in questo caso, anche in presenza di almeno
tre edifici in linea e di edifici in posizione d’estremità, l’effe$o dell’irregolarità planimetrica è trascurabile,
almeno ai fini della valutazione di vulnerabilità e danneggiamento a$eso.
Nel caso di aggrega( cara$erizza( dalla presenza di una US di dimensioni notevolmente superiori alle
altre (superficie lorda ≥ 70% della superficie lorda dell’intero aggregato), per tu$e le US dell’aggregato
occorre far riferimento ai criteri da( per US isolate.
Per quanto illustrato, la vulnerabilità è s(mata:
Alta, se la US: è in un aggregato con R > 4, cos(tuito da almeno tre US in linea, occupa una
posizione d’estremità o d’angolo e con una vulnerabilità alta o media dovuta a (1) (collegamen(
tra pare( e orizzontamen(/copertura non efficaci)
Media, se la US: è in un aggregato con 3 < R ≤ 4, cos(tuito da almeno tre US in linea, occupa una
posizione d’estremità o d’angolo e con una vulnerabilità alta o media dovuta a (1) (collegamen(
tra pare( e orizzontamen(/copertura non efficaci); se la US: è in un aggregato con R > 4, cos(tuito
da almeno tre US in linea e ha una vulnerabilità bassa dovuta a (1),
Bassa, negli altri casi.
Figura 7-23: Valutazione semplificata dell’en.tà della irregolarità (Scheda di II livello del G.N.D.T.)
La Figura 7-23 riporta uno schema u(le per valutare la sussistenza della irregolarità in altezza: T è la misura
ver(cale della parte sve$ante, H è l’altezza totale della costruzione; nella parte inferiore della figura è
riportato un rilievo spedi(vo che evidenzia la presenza di una irregolarità in altezza.
In Figura 7-24 sono riporta( due esempi che illustrano gli effe6 del terremoto su un elemento sve$ante,
in ambedue i casi quasi crollato a causa della forte accelerazione indo$a dal fabbricato so$ostante; da notare
(immagine di sinistra) la forte differenza del danneggiamento tra il torrino e la stru$ura so$ostante.
La carenza è presente anche quando l’edificio, pur essendo di per sé regolare, è a conta$o con altre US
che producono le condizioni descri$e.
79
A) Esempio di torrino danneggiato B) Esempio di torrino danneggiato
Come già de$o, altra condizione che comporta una irregolarità in altezza è la presenza di por(ca( (v.
Figura 7-25, a sinistra) o loggia( (v. Figura 7-25, a destra), che sono da considerare solo se di dimensioni
significa(ve rispe$o alla pianta del fabbricato (oltre il 20% della superficie lorda di piano).
Figura 7-25: Casi .pici di elemen. la cui vulnerabilità è connaturata alla .pologia archite8onica.
Inoltre, la irregolarità è considerata solo se il por(cato o il loggiato sono interni alla scatola muraria (Figura
7-26, a destra), non nel caso di Figura 7-26, a sinistra, in quanto il por(cato presente è esterno alla sagoma
dell’edificio.
80
Figura 7-26: Schema u.lizzato per una valutazione semplificata dell’en.tà della irregolarità.
Figura 7-27: Esempio di solaio semirigido (sinistra), di solaio rigido (centro), di solaio deformabile (destra).
81
In costruzioni danneggiate dal sisma, è stata più volte osservata l’espulsione di materiale dovuta alla sole$a
in c.a. che, a livello di impalcato (v. schema di esempio riportato in Figura 7-28), ha spinto sulla muratura in
corrispondenza degli incroci murari grazie alla differente rigidezza dell’allineamento murario superiore,
rispe$o a quello inferiore: le frecce di colore blu indicano gli spostamen( dovu( al sisma, le fecce di colore
rosso indicano le direzioni delle spinte che i solai imprimono sulle murature in corrispondenza degli spigoli.
Figura 7-28: Le frecce di colore rosso indicano l’effe8o “puntone” dei solai sulle murature.
Perché il solaio abbia una buona capacità di ripar(zione è necessario che il trasferimento delle azioni sia
compa(bile con la capacità della muratura.
Il comportamento del solaio a lastra “infinitamente rigida” nel proprio piano è in generale da evitare in caso
di stru$ure complesse ed estese, come gli aggrega( dei centri storici e, comunque, nelle stru$ure di forma
irregolare, in quanto induce modi di vibrare di (po torsionale che comportano uno sfru$amento
disomogeneo delle capacità di resistenza delle stru$ure ver(cali.
Un’a$enzione par(colare va data ai cordoli realizza( “in breccia” alla muratura; questa tecnica, consen(ta
ed incen(vata dalla Circolare del Ministero dei lavori pubblici n. 21745 del 30 luglio 1981, emanata a seguito
degli even( sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, si è rivelata par(colarmente dannosa a seguito
del “collaudo” dei terremo( successivi, per i mo(vi già esposte nel § 7.2.1.
Per dare un giudizio preliminare sulla capacità di ripar(zione dei solai, in relazione alla rigidezza che hanno
nel proprio piano, è opportuno classificarli in:
stru ure orizzontali rigide quali: solai in laterocemento con sole$a armata o non armata, solai in
acciaio con putrelle e vol(ne, tavelloni o legno e sole$a con spessore ≥ 4 cm, solai irrigidi( con
profili in acciaio dispos( a croce aven( una buona capacità di resistenza a compressione,
stru ure orizzontali semirigide quali: solai in acciaio con putrelle e vol(ne o tavelloni con sole$a
di spessore di 3-4 cm, solai in legno con tavolato doppio incrociato o con sole$a di 3-4 cm,
stru ure orizzontali deformabili, quali: solai in legno con tavolato semplice, stru$ure voltate,
stru ure orizzontali inefficien quali: solai di qualunque (pologia che abbiano portanza a carichi
ver(cali allo SLV minore del 50% dei carichi previs( dalle NTC18.
82
7.2.6.1. S ma della vulnerabilità
Per quanto illustrato, la vulnerabilità è s(mata:
Media, in tu6 i casi non previs( al punto successivo,
Bassa, se non ci sono solai innesta( nella muratura tramite cordoli in breccia, i solai inefficaci sono
meno del 20% e se, su costruzioni in muratura storica cos(tuita prevalentemente da conci in
pietra, oltre l’80% dei solai è cos(tuito da stru$ure orizzontali semirigide ovvero, su costruzioni
isolate a ma$oni portan( di forma regolare in pianta, oltre l’80% dei solai è rigida.
Figura 7-29: Presenza di colonne snelle su cui grava una massa importante.
83
Figura 7-30: Presenza di pilastrini molto snelli.
Per le casis(che elencate è possibile s(mare la vulnerabilità in base al valore del rapporto tra il carico
gravante sull’elemento indagato, nelle condizioni di carico definite in base alla “Combinazione quasi
permanente” definita al § 2.5.3 delle NTC18, e la sezione dell’elemento stesso.
Le cara$eris(che di resistenza vanno valutate secondo i valori medi da( dalla Tabella C8.5.I delle IANTC19
(v. Tabella 5-1) con i corre$ori della Tabella C8.5.II delle IANTC19 (v. Tabella 5-3).
La vulnerabilità dovuta alla presenza di elemen( delle stru$ure ver(cali è quindi valutata in ragione del
rapporto tra la sollecitazione ver(cale e la resistenza a compressione.
Nel caso di elemen( snelli, si riduce opportunamente il valore della resistenza per tener conto dei possibili
effe6 di instabilità dovu( alla snellezza = h0 / t, dove h0 è la lunghezza libera di inflessione della parete,
valutata in base alle condizioni di vincolo ai bordi, e t è lo spessore della parete stessa. La resistenza è s(mata
secondo la procedura prevista al § 4.5.6.2 delle NTC18; la resistenza a compressione è calcolata in maniera
semplificata u(lizzando i valori indica( nella Tab. 4.5.III delle NTC18 ipo(zzando, in via preliminare, un carico
centrato sull’elemento ogge$o di verifica (coefficiente di eccentricità pari a zero).
7.2.7.1. S ma della vulnerabilità
Per quanto illustrato, la vulnerabilità è s(mata:
Alta, se su uno o più dei se6 murari che sostengono oltre il 30% della superficie dell’impronta a
terra della costruzione, la tensione ver(cale media valutata nella “Combinazione quasi
permanente” definita al § 2.5.3 delle NTC18, è maggiore del 70% della resistenza di calcolo della
muratura (per il calcolo occorre far riferimento ai criteri del § 7.1),
Media, se su almeno un se$o murario la tensione ver(cale media, valutata nella “Combinazione
quasi permanente” definita al § 2.5.3 delle NTC18, è maggiore del 70% della resistenza di calcolo
della muratura, o anche su un unico piano, per il 10% della superficie muraria del piano medesimo,
ci sono se6 murari portan( che gravano in falso sulle stru$ure orizzontali, o anche su un unico
piano, ci sono por(ca( e/o loggia( che interessano una superficie almeno pari al 10% della
superficie del piano medesimo,
Bassa, in tu6 gli altri casi.
84
7.2.8. Presenza di elemen( non-stru$urali (8)
Normalmente, la carenza non ha un’influenza significa(va sulla risposta sismica del fabbricato.
Prevalentemente, la vulnerabilità degli elemen( non stru$urali si rifle$e sulla sicurezza delle persone che
occupano la costruzione e sull’u(lizzabilità della stessa. In alcuni casi, i rilievi necessari per valutare il rischio
di a6vazione dei meccanismi di collasso sono complessi, sia per l’ubicazione degli elemen( da indagare, sia
per l’effe6va possibilità di valutare la qualità delle connessioni.
A (tolo esemplifica(vo sono elenca( gli elemen( sogge6 a crolli/distacchi che, in ragione di massa e
dimensioni, potrebbero avere conseguenze gravi:
a. tramezzature di altezza oltre 3,5 m e spessore minore di 10 cen(metri, prive di cordoli rompitra$a
intermedi o di altri provvedimen( a6 a ridurre il rischio di ribaltamento,
b. volte in foglio, sulle quali non si è intervenuto con l’applicazione di materiali composi( o con
interven( che possano garan(re una buona tenuta al collasso,
c. rives(men( pesan( in ca6vo stato di manutenzione (in pietra o intonaci di oltre 4 cm distacca(),
d. controsoffi$ature pesan(,
e. cornicioni in muratura,
f. agge6 e cornicioni in ca6vo stato di conservazione.
La Figura 7-31 fa riferimento ad un cornicione che si è danneggiato a seguito del sisma del 2009.
Figura 7-31: cornicione in parte crollato a seguito del sisma del 2009.
In Figura 7-32 è illustrato il danneggiamento di una volta in foglio che ha, in questo caso, solo una funzione
archite$onica in quanto delimita il volume dell’ul(mo livello, condizione ricorrente nelle costruzioni storiche.
85
Figura 7-32: l’elemento non stru8urale è la volta in foglio che non ha funzioni stru8urali.
Sono invece considera( di dimensioni e massa modeste, e quindi di importanza trascurabile ai fini della
vulnerabilità stru$urale della US:
a. comignoli o canne fumarie sprovvis( di elemen( resisten( a trazione ancora( alla stru$ura,
b. tegole pericolan( o comunque non connesse anche con sistemi a incastro,
86
c. serramen( non adeguatamente connessi alla stru$ura.
In Figura 7-34 si riporta il distacco della parte sommitale di un comignolo; in considerazione delle piccole
dimensioni, questo elemento non viene preso in considerazione nel modello di vulnerabilità convenzionale.
Figura 7-34: elemen. di copertura di un comignolo che si sono ribalta. a causa del terremoto.
In Figura 7-35 si riportano altri due esempi di elemen( non stru$urali di dimensioni modeste.
87
7.3. La stima della vulnerabilità sismica della US
A questo punto è u(le raccogliere le idee, riepilogando quanto illustrato nei paragrafi preceden(, così da
riprendere il filo del percorso che porta alla s(ma della vulnerabilità sismica della US e procede in due passi.
Classe di resilienza
tipologia di costruzione >0,05 g >0,10 g >0,15 g >0,20 g >0,25 g
≤0,05 g >0,30 g
≤0,10 g ≤0,15 g ≤0,20 g ≤0,25 g ≤0,30 g
Resistenza bassa
Resistenza media
Resistenza alta
88
Carenze stru8urali / peculiarità S.ma della vulnerabilità
Alta: meno del 50% dei solai e coperture sono efficacemente collega( alla muratura e
sono ben collega( meno del 50% degli incroci murari perimetrali
(1) Collegamen( tra pare( murarie e tra Media: sono efficacemente collega( alla muratura solai e coperture tra il 50% e l’80%,
orizzontamen(/copertura e pare( sono ben collega( più del 50% degli incroci murari perimetrali
Bassa: più dell’80% dei solai e coperture sono efficacemente collega( alla muratura e
le coperture non connesse in maniera efficace non sono spingen(
(2) Presenza di impalca( imposta( su piani Media: sono presen( piani sfalsa( con dislivello > 1/3 dell’altezza d’interpiano
sfalsa( con dislivello maggiore di Bassa: più dell’80% dei solai e coperture sono efficacemente collega( alla muratura e
1/3 dell’altezza di interpiano se le coperture non connesse in maniera efficace non sono spingen(
Media: il rapporto tra interasse dei muri di spina e spessore della muratura
(3) Presenza ed efficacia delle pare( di perimetrale esterna è > 18
controventamento Bassa: il rapporto tra interasse dei muri di spina e spessore della muratura perimetrale
esterna è ≤ 18
Alta: se 2>0,5 e se almeno il 30% delle stru$ure orizzontali / copertura sono rigide o
US semirigide nel proprio piano,
isolata Media: se 1>4 e/o 0,3<2≤0,5 con almeno il 30% delle stru$ure orizzontali /
copertura sono rigide o semirigide nel proprio piano,
Bassa: se non ricorrono le condizioni indicate
Alta: • Alta, se la US: è in un aggregato con R > 4, cos(tuito da almeno tre US in linea,
(4) Presenza di irregolarità occupa una posizione d’estremità o d’angolo e con una vulnerabilità alta o media
in pianta US dovuta a (1) (collegamen( tra pare( e orizzontamen(/copertura non efficaci)
in aggregato Media: se la US: è in un aggregato con 3 < R ≤ 4, cos(tuito da almeno tre US in linea,
occupa una posizione d’estremità o d’angolo e con una vulnerabilità alta o media
dovuta a (1) (collegamen( tra pare( e orizzontamen(/copertura non efficaci); se
la US: è in un aggregato con R > 4, cos(tuito da almeno tre US in linea, e ha una
vulnerabilità alta bassa dovuta a (1),
Bassa: se non ricorrono le condizioni indicate
Media: se sono presen( torrini o uno o più piani sve$an( di altezza superiore al 20%
dell'altezza fuori terra (rapporto T / H > 0,2) ovvero se c‘è una variazione, in
riduzione o un aumento, della superficie lorda in pianta superiore al 20%
(5) Presenza di irregolarità in altezza rispe$o al piano immediatamente inferiore o superiore, rispe6vamente,
ovvero se sono presen( loggia( o por(ca( aven( superficie lorda in pianta
maggiore del 20% della superficie lorda di piano;
Bassa: se non ricorrono le condizioni indicate
Media: se non ricorre alcuna delle condizioni rappresentate al punto successivo
Bassa: se non ci sono solai innesta( nella muratura tramite cordoli in breccia, i solai
(6) Capacità di ripar(zione delle azioni da
inefficaci sono meno del 20% e se, su costruzioni in muratura storica cos(tuita
parte delle stru$ure orizzontali e di
prevalentemente da conci in pietra, oltre l’80% dei solai è cos(tuito da stru$ure
copertura
orizzontali semirigide ovvero, su costruzioni isolate a ma$oni portan( di forma
regolare in pianta oltre l’80% dei solai è rigida
Alta: se su uno o più dei se6 murari che sostengono oltre il 30% della superficie
dell’impronta a terra della costruzione, la tensione ver(cale di calcolo a livello di
piano valutata nella “Combinazione quasi permanente” definita al § 2.5.3 delle
NTC18, è maggiore del 70% della resistenza media della muratura
Media: se su almeno un se$o murario la tensione ver(cale media a livello di piano,
(7) Regolarità nello sviluppo ver(cale dei valutata nella “Combinazione quasi permanente” definita al § 2.5.3 delle NTC18,
maschi murari è maggiore del 70% della resistenza di calcolo della muratura, o anche su un unico
piano, per il 10% della superficie muraria del piano medesimo, ci sono se6 murari
portan( che gravano in falso sulle stru$ure orizzontali, o anche su un unico piano,
ci sono por(ca( e/o loggia( che interessano una superficie almeno pari al 10%
della superficie del piano medesimo
Bassa: se non ricorre nessuno dei casi indica(
89
Carenze stru8urali / peculiarità S.ma della vulnerabilità
(8) Presenza di elemen( non-stru$urali Media: se sono presen( elemen( non stru$urali di grossa massa e dimensione, mal
che incidono sul comportamento collega( alle stru$ure
locale e/o globale Bassa: nel caso non ricorra la condizione suindicata
Con le s(me di vulnerabilità di Tabella 7-1 e i criteri di Tabella 7-2, si può s(mare la “Classe di resilienza”
della “.pologia di costruzione” cui la US appar(ene che, come de$o, può essere superiore, media o inferiore.
Tabella 7-2: Variazione della classe di resilienza in ragione della .pologia della US e delle sue peculiarità.
Per la .pologia di costruzione di Figura 7-36, che ha “Resistenza medio alta”, nel caso siano presen(:
almeno una vulnerabilità alta e/o cinque medie, la Classe di resilienza è la “classe inferiore” (PGA
nell’intervallo 0,10 g ÷ 0,15 g, vedere la freccia rossa di Figura 7-36);
tre o qua$ro vulnerabilità medie e nessuna alta, la Classe di resilienza è la “classe media” (PGA
nell’intervallo 0,15 g ÷ 0,20 g, vedere il cerchio di Figura 7-36);
nessuna vulnerabilità alta e due medie o meno, la Classe di resilienza è la “classe superiore” (PGA
nell’intervallo 0,20 g ÷ 0,25 g, vedere la freccia verde di Figura 7-36).
Si fa notare che, per qualunque “.pologia di costruzione”, la presenza di una o più vulnerabilità alte
determinerebbe automa(camente l’a$ribuzione alla “Classe di resilienza” inferiore.
Infa6, per quanto osservato sugli edifici interessa( da terremo(, le condizioni ad alta vulnerabilità sono
da considerare cri(che; sono condizioni legate alla possibilità di a6vazione di meccanismi fuori del piano
della parete, oppure dovute a for( insufficienze delle stru$ure ver(cali che possono collassare a causa
dell’alto tasso di sfru$amento del materiale per carichi ver(cali gravosi in rapporto alla sezione resistente.
90
PGA ag = PGA/S
Carenza costru<ve / peculiarità Meccanismi
(iniziale) (iniziale)
- ribaltamento globale o parziale delle pare( perimetrali
- ribaltamento delle angolate
- ro$ura a pressoflessione della muratura sovrastante le
(1) Collegamen( tra pare( murarie e
aperture o delle murature dei so$ofinestra, a causa
tra orizzontamen(/copertura e
della mancanza di elemen( resisten( a trazione
pare(
- flessione ver(cale fuori dal piano della parete
- ribaltamento globale o parziale della muratura
perimetrale con porzioni di muratura di spina
- altro:
(2) Presenza di impalca( imposta( - flessione ver(cale fuori dal piano della parete
su piani sfalsa( con dislivello - ribaltamento della parte sommitale delle pare(
maggiore di 1/3 dell’altezza di perimetrali sovrastan( la copertura di edifici adiacen(
interpiano
- altro:
- flessione ver(cale fuori dal piano della parete
(3) Presenza ed efficacia delle pare( - presenza di allineamen( murari con scarse capacità di
di controventamento controventamento in ragione alle masse gravan(
- altro:
- aumento degli spostamen( e delle tensioni degli
elemen( perimetrali (caso di impalca( rigidi) dovuto a
modi torsionali dovu( alle asimmetrie del fabbricato
- aumento delle sollecitazioni in direzione
perpendicolare al piano della parete dovu( alla
(4) Presenza di irregolarità in pianta posizione di estremità degli edifici in aggregato per la
mancanza di elemen( di contrasto
- aumento delle sollecitazioni nel piano della parete
dovu( alla posizione di estremità degli edifici in
aggregato per la mancanza di elemen( di contrasto
- altro:
- collassi dovu( ad aumento delle accelerazioni sui
volumi sve$an( (sia in riferimento ai meccanismi nel
piano che fuori dal piano)
(5) Presenza di irregolarità in altezza
- aumento degli spostamen( e delle tensioni e degli
elemen( perimetrali (caso di impalca( rigidi) dovuto a
modi torsionali dovu( alle asimmetrie del fabbricato
- altro:
- presenza di allineamen( murari con scarse capacità di
controventamento (dovuta a una maggiore
percentuale di bucature / presenza di maschi murari
snelli) in ragione alle masse gravan(
- aumento degli spostamen( e delle tensioni sugli
(6) Capacità di ripar(zione delle
elemen( perimetrali (caso di impalca( rigidi)
azioni da parte delle stru$ure
- meccanismi di disgregazione della muratura dovu(
orizzontali e di copertura
all’effe$o “puntone” da parte dei solai rigidi nel
proprio piano
- collassi dovu( a gravi carenze legate alla capacità
portante del solaio per azioni ver(cali
- altro:
- collassi locali di stru$ure orizzontali (solai, travi,
volte, …) dovute alla concentrazione locale di tensioni
dovute alle stru$ure ver(cali sovrastan( (muratura in
falso su solai)
- meccanismi di compressione / pressoflessione nel
(7) Regolarità nello sviluppo ver(cale
piano della parete di elemen( snelli o comunque di
dei maschi murari
dimensione insufficiente
- meccanismi locali di taglio / pressoflessione nel piano
della parete in corrispondenza di allineamen( murari
con una maggiore percentuale di bucature in ragione
delle masse su di essi gravan(
- altro:
91
PGA ag = PGA/S
Carenza costru<ve / peculiarità Meccanismi
(iniziale) (iniziale)
(8) Presenza di elemen( non-
- ro$ura dei sistemi di ritenuta degli elemen( non
stru$urali che incidono sul
stru$urali
comportamento locale e/o globale
- perdita di equilibrio degli elemen( appoggia( /
aggancia(
- altro:
- ro$ura a taglio o pressoflessione nel piano della
.pologia della costruzione
parete
Tabella 7-3: Di ogni carenza si indicano alcuni dei meccanismi a<vabili e si richiede la PGA (iniziale)
Con i modelli numerici (anche semplifica() elabora( dal proge6sta si può associare a ogni meccanismo,
individuato in base allo stato dei luoghi, un valore della PGA di a6vazione (o PGA iniziale), così da avere una
valutazione più precisa di quali sono le modalità di ro$ura a cui la US va incontro in caso di sisma.
Individua( i cinema(smi a maggiore vulnerabilità, vale a dire quelli che hanno una PGA di a6vazione più
bassa, è poi possibile definire quali sono gli interven( che meglio di altri contrastano la loro possibile
a6vazione scegliendo, tra le varie ipotesi, quelle più efficaci ed economicamente più convenien(, nell’o6ca
di un criterio di o6mizzazione del rapporto cos( benefici.
Le s(me della vulnerabilità sismica dell’edificio e l’uso di modelli di calcolo anche semplifica( si basano
sull’esperienza derivante dall’osservazione cri(ca degli effe6 di terremo( passa(; in ogni caso, i codici di
calcolo cos(tuiscono uno strumento u(le a s(mare la gravità delle carenze stru$urali e l’efficacia delle scelte
proge$uali fa$e, non a definire “in maniera automa(ca” la strategia di intervento.
L’individuazione dei meccanismi è di competenza del proge6sta, non un risultato del soIware u(lizzato.
Si precisa che, nell’elaborazione dei modelli numerici, la complessità, oltre a comportare un maggiore
onere a carico del proge6sta che è chiamato a elaborare una maggior quan(tà di informazioni ed a
verificarne l’a$endibilità, non è necessariamente sinonimo di accuratezza nelle valutazioni della sicurezza del
fabbricato e dei suoi occupan(.
In Figura 7-37 e Figura 7-38 sono riporta( danneggiamen( dovu( all’interazione tra stru$ure in muratura
ed in c.a., che i modelli numerici u(lizza( nella pra(ca professionale normalmente non interce$ano.
In par(colare:
nella Figura 7-37 si evidenzia il distacco di un’angolata, causato dal telaio in calcestruzzo armato
realizzato in occasione di un intervento di ristru$urazione precedente, finalizzato allo
svuotamento della stru$ura originaria in muratura;
nella Figura 7-38 la muratura di so$ote$o è parzialmente crollata a causa del mancato
ammorsamento con la copertura in laterocemento e con la muratura so$ostante; le immagini
sono parte di un report fotografico del post sisma 2009 aquilano.
Nello s(mare la vulnerabilità di interi aggrega(, è importante tener conto della suddivisione in US in quanto
ognuna di esse ha un comportamento approssima(vamente omogeneo e normalmente dis(nto da quello
delle US adiacen(, con le quali ha delle interazioni che vanno accuratamente valutate.
La schema(zzazione con un modello unitario di tu$o l’aggregato comporta normalmente l’a$ribuzione di un
unico livello di sicurezza a tu$e le US , condizione che non corrisponde al reale comportamento della singola
US, chiaramente mostrato dalle analisi dei danneggiamen( a seguito di even( sismici; come già illustrato nel
Capitolo 4 è improbabile che un aggregato sia danneggiato in maniera uniforme (v. Figura 4-1).
92
Figura 7-37: Interazione tra muratura e telaio interno in c.a.
Figura 7-38: Effe< sulla muratura della copertura in laterocemento e del massiccio cordolo di copertura.
Con par(colare riferimento alla muratura storica, i modelli di calcolo debbono cogliere sia i benefici dovu(
ai de$agli costru6vi tradizionali, che si sono rivela( degli efficaci presidi an(sismici, sia i problemi lega( alla
disgregazione, possibile sia nel piano della parete che ortogonalmente ad esso.
Per un’errata interpretazione del comportamento reale della stru$ura, oppure per una valutazione fa$a
in base ai risulta( del soIware di calcolo acce$a( in maniera acri(ca, è possibile che siano fa$e scelte
93
proge$uali sbagliate (per esempio siano rimossi elemen( che salvaguardano il fabbricato in caso di sisma o
siano considerate monoli(che pare( di muratura storica con i due paramen( non collega() producendo un
peggioramento della risposta sismica.
Di seguito si riporta un elenco, indica(vo ma non esaus(vo, di problema(che a cui prestare par(colare
a$enzione in quanto associate a meccanismi che sfuggono ai modelli della normale prassi proge$uale:
Normalmente, non sono s(ma( gli effe6 nega(vi dovu( alla decompressione della muratura a
seguito di scassi, condizione che spesso accompagna il consolidamento di architravi e lo
spostamento delle aperture.
È ipotesi a sfavore di sicurezza considerare la muratura u(lizzata per chiudere le aperture alla
stessa stregua di quella circostante, in quanto la nuova muratura, normalmente, non gode del
confinamento dovuto alle sollecitazioni ver(cali prodo$e dalle masse sovrastan(,
Nel caso di cerchiature di nuove aperture, gli schemi di calcolo correntemente u(lizza( inducono
la realizzazione di stru$ure molto rigide, spesso in c.a., che dovrebbero ricreare una stru$ura con
comportamento analogo a quello della porzione di muratura rimossa, ma, a seguito dei terremo(,
gli elemen( cerchian( rigidi producono molto spesso fenomeni locali di disgregazione della
muratura, se questa è di scarsa qualità, ovvero vengono espulsi dal pannello murario. Occorre
u(lizzare schemi di calcolo, tecniche costru6ve e materiali che interpre(no meglio il reale
comportamento delle costruzioni storiche,
Per indurre un comportamento ad impalcato rigido, è spesso prevista la realizzazione di solai o
coperture con sole$e di dimensioni (troppo) generose. Normalmente non viene valutato il
meccanismo che porta alla ro$ura dei paramen( in corrispondenza dell’interfaccia tra sole$a e
incrocio murario, dovuta alle sollecitazioni puntuali indo$e dalla sole$a stessa. Il meccanismo
può portare all’espulsione della muratura, con conseguenze spesso molto gravi.
La valutazione della rigidezza dei solai di interpiano e della copertura va effe$uata con a$enzione,
basandola sia sullo spessore della sole$a che sulla presenza ed en(tà dell’armatura. L’approccio
u(lizzato per le costruzioni di nuova realizzazione è valido e cautela(vo, ma non può essere
trasposto all’edilizia esistente dire$amente, senza valutare quali sono le possibili conseguenze (si
veda anche il punto precedente).
I cinema(smi locali delle stru$ure a volta schema(zzano il riempimento come semplice carico
gravante sulla stru$ura trascurando l’effe$o di vincolo che ha sull’a6vazione dei meccanismi di
collasso. La schema(zzazione induce a pensare (erroneamente) che le stru$ure voltate siano poco
stabili e che debbano essere necessariamente consolidate. Nel caso sia necessario consolidare
una stru$ura voltata, una schema(zzazione basata su presuppos( erra( comporta una scelta
sbagliata degli interven(, scelta che può comprome$ere la capacità di resistenza e la du6lità
della stru$ura ovvero comportare, in maniera immo(vata, la sos(tuzione della volta con un solaio
piano, con rela(va perdita di valore storico del bene a fronte di un vantaggio dubbio in termini di
sicurezza.
La sos(tuzione di stru$ure ad arco sovrastan( le aperture con architravi comporta, generalmente,
un peggioramento del comportamento della fascia di piano a causa della decompressione della
muratura circostante,
Occorre valutare con a$enzione la scelta di sos(tuire un architrave cos(tuito da un elemento
curvo, la cui stabilità è garan(ta per contrasto dei conci in ragione dalla massa su di esso gravante,
con un elemento lineare avulso dal contesto che, in caso di sisma, viene sollecitato a taglio e
flessione. I modelli di calcolo normalmente u(lizza( non valutano la risposta della fascia di piano
94
tenendo conto degli effe6 della decompressione della muratura circostante e degli effe6 indo6
dal rimaneggiamento della muratura.
La sos(tuzione di scale in pietra, anche di valore storico, con stru$ure in acciaio comporta una
evidente perdita di manufa6 storici di pregio a fronte di for( incertezze nella valutazione dei reali
livelli di sicurezza; le masse gravan( su stru$ure in acciaio cos(tuiscono “masse sismiche” che
sollecitano il fabbricato in caso di terremoto, ma non contribuiscono alla stabilità della muratura
per effe$o del confinamento dovuto ai carichi ver(cali (al riguardo si veda la teoria che è alla base
del modello di Turnsek e Cacovic),
I cinema(smi rela(vi agli elemen( non stru$urali non vengono normalmente presi in
considerazione, così come i meccanismi di danneggiamento degli appara( decora(vi a cui fa
riferimento lo SLA (v. § 2.3 del DPCM 09.02.2011 “Linee Guida per la valutazione e riduzione del
rischio sismico del patrimonio culturale allineate alle nuove Norme tecniche per le costruzioni
(D.M. 14 gennaio 2008) [12]); per una valutazione di massima si possono elaborare modelli
semplifica( realizza( ad hoc.
In conclusione, il comportamento della stru$ura va interpretato dal proge6sta sulla base di un a$ento
rilievo, solo in una fase successiva ricorrendo alla valutazione della sicurezza a$raverso i modelli numerici,
da elaborare in maniera coscienziosa e ponderata avendo ben presente quali sono i limi( e le approssimazioni
fa$e, quali sono le vulnerabilità e quali i presidi sismici. Il tenta(vo di migliorare la risposta sismica del
fabbricato non deve innescare meccanismi che possono essere più pericolosi di quelli rileva( nelle condizioni
preceden( l’intervento.
95
8. SCELTA DEGLI INTERVENTI SU US E AGGREGATI
Dopo aver individuato i meccanismi di collasso e valutato le PGA ad essi associate, è possibile definire una
strategia preliminare di intervento.
Il gruppo di interven( ipo(zza( ha l’obie6vo di ridurre il rischio di cinema(smi la cui a6vazione sia legata
a PGA più basse di quelle per cui si è valutata la vulnerabilità convenzionale; si passerà poi ai meccanismi che
presentano una minore vulnerabilità, dunque una PGA maggiore.
A rigore, l’ordine di priorità per muratura non sogge$a a disgregazione è stabilito in base ai valori di PGA
a$ribui( ai meccanismi di collasso a cui fa riferimento la Tabella 7-3; i meccanismi con le PGA più basse sono
quelli che si a6vano prima, in caso di sisma, quindi hanno la priorità, nella scelta degli interven(.
Nel caso di una US in aggregato che ha un’interazione stru$urale con altre US, vanno valutate le eventuali
conseguenze che gli interven( possono avere su US adiacen( e se gli interven( siano coeren( con la strategia
di intervento a livello di aggregato.
Quindi, la strategia nella scelta degli interven( prevede un’ar(colazione su due livelli, quello della singola
US, che si basa sulle peculiarità/carenze costru6ve rilevate su di essa, e quello dell’aggregato, definito in
base alle classi di comportamento descri$e nei paragrafi successivi.
La scelta dell’intervento deve essere consapevole e mirata ad impedire il formarsi di uno o più
cinema(smi, cercando però di non indurre effe6 secondari indesidera( che possono riguardare l’US stessa
oppure le US in adiacenza, in ragione della modifica delle interazioni che l’intervento produce.
Ad esempio:
la realizzazione di giun( sismici, che eliminano interazioni stru$urali con US adiacen(, oppure la
demolizione di una US (con o senza ricostruzione) creano un’alterazione significa(va dovuta alla
rimozione di stru$ure di contrasto.
meccanismi non a6vabili in assenza di azioni sismiche, come il ribaltamento di se6 murari interni
comuni, possono diventare una fonte di rischio anche per i soli carichi sta(ci.
Al contrario, interven( locali efficaci, come l’inserimento di catene o (ran( finalizza( ad eliminare o
ridurre le spinte sta(che e ad evitare l’a6vazione di meccanismi fuori dal piano della parete, non hanno
normalmente controindicazioni in quanto, a fronte di vantaggi riscontrabili sulla US ogge$o di intervento,
non mutano le interazioni con le US adiacen(.
In generale, l’inserimento di elemen( avulsi dal contesto, ad esempio stru$ure in c.a. o acciaio, oltre a
depauperare il bene, introduce cri(cità e cinema(smi inizialmente non a6vabili e, quindi, ulteriori incognite
legate alla diversa deformabilità, all’interazione muratura-c.a., alla riduzione del carico ver(cale sulla
muratura (effe$o destabilizzante per la muratura) i cui effe6 sono difficilmente prevedibili.
Nella valutazione dell’impa$o degli interven(, si tenga presente che i modelli numerici vanno u(lizza(
come supporto al professionista incaricato, sollevandolo da calcoli ripe((vi e complessi, ma sono rela(vi a
cinema(smi che devono essere preliminarmente individua(; si ribadisce che, in nessun caso, si può a$ribuire
al soIware di calcolo la scelta strategica dell’intervento che deve essere sempre basata sulla valutazione
cri(ca delle carenze stru$urali della costruzione, aiutandosi anche con una corre$a interpretazione del
quadro fessura(vo rilevato e quindi dei meccanismi già a6va(si.
È possibile definire una strategia di intervento a livello di aggregato in ragione di pochi parametri,
significa(vi per una s(ma predi6va di massima dell’interazione tra le US; la possibilità di a6vazione di
meccanismi disgrega(vi della muratura nel piano della parete divide gli edifici in due macroclassi: la classe A,
nella quale rientrano le US che sono potenzialmente sogge$e a fenomeni disgrega(vi estesi e la classe B,
nella quale rientrano le US che non lo sono.
96
Tenuto conto delle priorità nell’ordine di a6vazione dei meccanismi di collasso indicate nei Capitoli
preceden(, si possono definire le so$oclassi di comportamento in funzione della connessione tra stru$ure
orizzontali e ver(cali, della deformabilità delle stru$ure orizzontali e di copertura, della regolarità della US e,
se accostata o connessa con altre US, della sua posizione all’interno dell’aggregato.
Figura 8-1: Solaio e copertura rigidi e pesan. su muratura scadente (Amatrice, sisma del 24 agosto 2016).
Per le stru$ure murarie che ricadono in Classe A, solo dopo avere a$ribuito un’adeguata consistenza alla
muratura per evitare il rischio della disgregazione, sarà opportuno occuparsi delle altre carenze stru$urali, a
par(re da quelle che comportano l’a6vazione di meccanismi di collasso per azioni fuori dal piano della parete
(meccanismi di I modo).
La Classe A ha due so$oclassi, la A1, per le costruzioni isolate, e la A2, per le costruzioni in aggregato.
97
E‘ auspicabile un irrigidimento delle stru$ure orizzontali, in modo par(colare per le stru$ure di piccole
dimensioni; nel caso di dimensioni in pianta generose, occorre valutare con oculatezza la scelta di introdurre
diaframmi rigidi, accertandosi che la ridistribuzione delle sollecitazioni por( effe6vamente ad un beneficio
nella risposta della costruzione (v. § 7.2.6).
Figura 8-2: Andamento qualita.vo dei cos., in funzione del miglioramento sismico (PGA).
100
Nei paragrafi successivi si a$uerà una disamina delle principali tecniche di intervento, nonché dei pregi e
dife6 rileva( a seguito delle conseguenze riscontrate su edifici colpi( da sismi di differente intensità.
A tal fine, gli interven( saranno raggruppa( in tre categorie:
interven( locali, che sono economici, efficien( dal punto di vista stru$urale e poco invasivi (quindi
ada6 anche a edifici di pregio),
interven( a media invasività, che hanno cos( eleva( per il forte impa$o che hanno anche sulle
finiture e sugli impian(,
interven( ad alta invasività, che hanno cos( molto eleva( e richiedono si valu( anche la possibilità
della sos(tuzione edilizia, ove possibile.
101
La scelta tra catene e (ran(, siano essi metallici o di altri materiali, dipende dalla geometria e dalla
complessità della costruzione,
Se la costruzione ha le murature tra loro allineate e con orizzontamen( non sfalsa(, è possibile prevedere
l’uso delle catene; diversamente, nel caso di edifici con solai e coperture a quote sfalsate e murature con
geometrie irregolari (caso ricorrente negli aggrega( dei centri storici) è possibile installare (ran(,
normalmente posiziona( sul perimetro di ogni ambiente, all’intersezione tra murature e solai (v. Figura 8-3).
L’effe$o di contenimento delle murature e degli elemen( spingen(, che per le catene è garan(to dal
contrasto tra pare( opposte, nel caso di (ran( è perseguito con l’inserimento di perni ancora( alla muratura
e posiziona( a distanza regolare sulla lunghezza del (rante stesso, come mostrato in Figura 8-4.
102
Per ridurre i cos( e limitare il disagio della commi$enza per la mancata fruizione della propria abitazione,
è possibile posizionare i (ran( su un solo lato della muratura (v. Figura 8-5), evitando i (ran( bina( (ossia
pos( su entrambi i la( della parete di muratura); analoga semplificazione è possibile per le catene.
Figura 8-5: De8aglio rela.vo a .ran. istalla. su un solo lato della muratura.
Sia le catene che i (ran( migliorano la collaborazione tra maschi murar,i in quanto consentono anche la
formazione del meccanismo (rante-puntone in corrispondenza delle fasce di piano (v. Figura 8-6, schema di
destra); in tal caso la muratura sovrastante le aperture collabora alla resistenza per azioni nel piano della
parete, cosa che non avviene in assenza di elemen( resisten( a trazione (schema di sinistra).
103
Figura 8-7: Tirante con bloccaggio meccanico del pale8o (bolzone).
Per quanto possibile, si evi( di incassare capichiave e pale6 nella muratura, in quanto scassi nella
muratura tendono ad indebolire l’area interessata che, in caso di sisma, viene maggiormente sollecitata, così
rischiando di a6vare meccanismi di punzonamento.
In Figura 8-8 è rappresentata la realizzazione della catena in asse al muro e con capochiave incassato;
l’intervento è da evitare in quanto doppiamente dannoso.
Figura 8-8: Intervento da evitare (catena in asse al muro e capochiave incassato nella muratura).
Infa6, esso prevede la perforazione della muratura lungo l’asse, operazione molto invasiva che danneggia
il nucleo interno della muratura; inoltre, la rimozione del paramento esterno della muratura per
l’alloggiamento del capochiave è dannosa in quanto l’azione di ritenuta della catena o del (rante viene
applicata solo sul paramento interno (per il quale si rischia il punzonamento) per di più non evitando il
ribaltamento del paramento esterno.
In alterna(va, è possibile u(lizzare le cerchiature esterne con elemen( metallici o materiali composi(,
efficaci solo nel caso di US di dimensioni rido$e in pianta, come torri o campanili; in ogni caso, è necessario
104
evitare l’insorgere di concentrazioni di tensioni in corrispondenza degli spigoli delle murature, prevedendo
arrotondamen( o elemen( accessori angolari che eliminino la presenza di spigoli vivi.
L’importanza di realizzare i collegamen( di piano con le tecniche descri$e è tanto più importante in
presenza di elemen( spingen(, quali archi, volte e coperture non dotate di cordoli o di elemen( di ritenuta,
e per edifici con un elevato numero dei piani, a causa dell’amplificazione dell’accelerazione sismica che
interessa le par( alte degli edifici.
Gli interven( sulle stru$ure ad arco o a volta possono essere realizza( con il ricorso alla tradizionale
tecnica delle catene, che compensa le spinte indo$e sulle due murature di appoggio e ne impedisce
l’allontanamento reciproco.
Di norma, le catene vanno poste alle reni di archi e volte; qualora non sia possibile, si possono collocare a
livelli diversi (ad esempio estradossali) purché ne sia dimostrata l’efficacia nel contenimento della spinta e
siano verificate le sollecitazioni taglian( e flessionali che si producono nella parete. Le catene devono essere
poste in opera con un (ro adeguato, in modo da assorbire, in parte o del tu$o, l’azione spingente agente.
Valori eccessivi del (ro potrebbero indurre danneggiamen( localizza(.
8.3.1.2. Connessioni in corrispondenza degli incroci murari perimetrali
Le connessioni realizzate in corrispondenza degli incroci murari perimetrali hanno la finalità primaria di
contenere la possibile a6vazione di meccanismi fuori dal piano delle pare(.
Per migliorare il comportamento scatolare dei corpi di fabbrica, ove non sia possibile l’installazione di
catene e (ran(, si può optare per l’intervento di cucitura armata mediante barre elicoidali (v. Figura 8-9) che
vanno inserite in fori di piccolo diametro (normalmente 8-10 mm) opportunamente realizza( nei conci.
Figura 8-9: Inserimento di barre elicoidali nella muratura (immagine reperita dal sito Internet della www.hil..it).
L’intervento può essere però realizzato solo in caso di murature di buona qualità, avendo cura di collegare
i blocchi delle pare( convergen( nell’incrocio murario secondo direzioni inclinate rispe$o alla giacitura
ver(cale. In murature di qualità media o scadente le tecniche illustrate sono del tu$o inefficaci e, talvolta,
addiri$ura dannose, in conseguenza del danneggiamento del tessuto murario causato dalle perforazioni.
8.3.1.3. Regolarizzazione del tessuto murario
La chiusura dei vuo(, e in generale la regolarizzazione del tessuto murario, comprende la chiusura di
nicchie, canne fumarie e, ove possibile, aperture che producano significa(ve irregolarità di comportamento.
Preferibilmente, il riempimento dei vuo( va eseguito o con iner( lapidei di dimensioni maggiori di quelle
presen( in opera, o con ma$oni pieni, o con un’alternanza dei due iner(, ammorsandoli alla muratura
esistente in direzione parallela e ortogonale alla parete.
105
Per rendere efficace l’intervento si deve cercare di uniformare lo stato tensionale della muratura di nuova
realizzazione con quello della muratura a circostante, operazione delicata e da eseguire con molta a$enzione.
Allo stesso modo, può essere eseguito il riempimento di canne fumarie e nicchie (v. Figura 8-10).
Figura 8-10: Intervento di chiusura di nicchie e delle canne fumarie non più u.lizzate.
In caso sia necessario conservarle, è possibile u(lizzare anche profili in acciaio inox inseri( nel tessuto
murario, collega( alla muratura con perni in acciaio dispos( radialmente. Nella realizzazione dell’intervento
sulle canne fumarie si tenga conto della presenza dei residui dei fumi che, per la loro composizione chimica,
hanno un effe$o lubrificante che inibisce l’adesione della malta, causando la formazione di potenziali
superfici di scivolamento che può essere contrastata con connessioni di (po meccanico.
Normalmente, Il consolidamento degli architravi va previsto solo se stre$amente necessario e,
comunque, mediante l’apposizione di profili metallici pos( esternamente alla muratura, a supporto degli
elemen( presen(; la demolizione di architravi esisten( e/o porzioni di muratura sovrastante le aperture
provoca un’alterazione dello stato tensionale che ha effe6 nega(vi sulla risposta sismica della stru$ura.
Va quindi evitata la rimozione degli elemen( esisten(, in modo par(colare nel caso di stru$ure curve la
cui geometria garan(sce un miglior flusso delle tensioni rispe$o ad elemen( re6linei (v. Figura 8-11), a meno
non siano danneggia( in maniera grave.
106
Figura 8-11: Intervento su architrave, integrato con rete in materiale composito e intonaco.
Tra gli interven( di regolarizzazione del tessuto murario ricadono le semplici riparazioni di murature
lesionate o comunque degradate, dis(nguendo quelle danneggiate in modo grave da quelle danneggiate in
modo più leggero.
Quando la (pologia muraria delle stru$ure portan( ver(cali è cara$erizzata da iner( in prevalenza di
piccole dimensioni che non consentono un'ammorsatura tra i paramen(, in presenza di disses( significa(vi
evidenzia( da lesioni passan(, dalla separazione dei paramen( e da ammorsature insufficien(, si può
procedere alla regolarizzazione del paramento murario, rimuovendo gli elemen( lapidei smossi e
rimontandoli, con l'ausilio di nuove pietre di maggiori dimensioni o ma$oni pieni, in modo da ripris(nare la
con(nuità e migliorarne localmente l'ingranamento.
Figura 8-12: Intervento di scarnitura dei giun. e sos.tuzione con malta nuova compa.bile con l’esistente.
107
Qualora la porzione di muratura interessata dal dissesto e da smontare, perché non più ben aderente alla
restante parte del paramento murario, abbia una significa(va estensione si può ricorrere, per il montaggio
della porzione stessa, anche alla muratura di ma$oni usata per le pare( di nuova costruzione.
Per porzioni murarie interessate da disses( non gravi (lesioni di lieve en(tà, allentamen( della tessitura)
è sufficiente ripris(nare la con(nuità originaria del tessuto murario con rinzeppatura delle lesioni, iniezioni
localizzate di malta a base di calce o comunque compa(bile con i materiali esisten( a cui si può accompagnare
la scarnitura e rinzaffatura dei giun( per dare compa$ezza al paramento murario (v. Figura 8-12).
In riferimento a murature snelle, come i pilastri e le colonne, che sono normalmente des(nate a
sopportare carichi ver(cali agen( con modeste eccentricità, qualora non sia presente un quadro fessura(vo
significa(vo, ovvero non si evidenzi un marcato degrado, occorre valutare con a$enzione la necessità di
procedere al consolidamento.
Gli interven( finalizza( a ricos(tuire la resistenza iniziale a sforzo normale, ove perduta, possono essere
realizza( mediante cerchiature e tassellature, ovvero collegamen( a6 a trasferire le azioni orizzontali a
elemen( murari di maggiore rigidezza. In generale sono da evitare, e comunque da considerare solo in
mancanza di alterna(ve adeguatamente mo(vate, gli inserimen( generalizza( di anime metalliche,
perforazioni armate, precompressioni, salvo i casi di accertata necessità.
Nella valutazione dell’efficacia dell’intervento, occorre tener conto del reale contributo della muratura
aggiunta e di come questa interagirà con le murature esisten(.
8.3.1.4. Interven su elemen non stru urali
In questa (pologia di interven( rientrano le opere su elemen( che, pur non avendo normalmente una
funzione stru$urale significa(va, anche nel caso di even( sismici non molto intensi possono cos(tuire un
pericolo per l’incolumità delle persone che occupano il fabbricato o che stazionano nei pressi dell’edificio.
Figura 8-13: Intervento finalizzato a migliorare la connessione dei tramezzi alla stru8ura.
Le tramezzature realizzate su altezze di interpiano significa(ne vanno ancorate a muratura e solai con
materiali composi( o con profili in acciaio (v. Figura 8-13), tenendo conto della massa dell’elemento, evitando
però di dare ad un elemento murario leggero una funzione stru$urale significa(va; l’intervento, finalizzato a
ridurre il rischio di ribaltamento, deve in ogni caso essere calibrato in maniera da avere cos( di intervento
compa(bili con il reale rischio cui sono so$opos( gli occupan(.
108
Anche le volte in foglio cos(tuiscono un pericolo in quanto lo spessore so6le che le cara$erizza non
garan(sce una sufficiente stabilità in caso di sisma. Un possibile intervento per garan(re una buona tenuta
al collasso consiste nell’applicare, all’estradosso, un so6le strato di materiale composito che contribuisce a
migliorare il comportamento dinamico della volta in quanto introduce una buona resistenza a trazione ed
evita, per l’adesione tra volta e materiale composito, che possano verificarsi crolli parziali.
L’intervento descri$o (v. Figura 8-14) va comunque realizzato a condizione che siano migliora( i
collegamen( di piano (tra$a( nel § 8.3.1.1) per limitare la possibilità che le murature contrapposte si
allontanino in maniera significa(va in caso di terremoto; in tal caso il mutuo spostamento dell’appoggio delle
volte potrebbe non essere compensato dal consolidamento della volta.
Figura 8-16: effe< del sisma del 2009 su elemen. di pregio storico ar.s.co.
Tali elemen(, se so$opos( ad azioni sismiche, normalmente hanno comportamen( fragili, in ragione della
massa, della consistenza del materiale di cui sono cos(tui( e del (po di collegamento ad elemen( stru$urali.
A tal proposito, la dire6va del Presidente del Consiglio Dei Ministri del 9 febbraio 2011 “Valutazione e
riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di
cui al decreto del Ministero delle infrastru ure e dei traspor del 14 gennaio 2008.” (nel seguito RSPC11) ha
introdo$o lo Stato Limite di Danno ai Beni Ar(s(ci (SLA) con una finalità della tutela del bene che,
inevitabilmente, ha dei riflessi anche sulla salvaguardia della vita umana.
110
8.3.2. Gli interven( a media invasività
Rispe$o agli interven( locali, gli interven( a media invasività si pongono l’ulteriore obie6vo di consolidare
un numero limitato di elemen( stru$urali.
Per lo più essi riguardano il rafforzamento delle murature, in par(colare quelle di qualità scadente
(muratura in cio$oli o in ma$oni crudi) sogge$e a disgregazione muraria, il consolidamento di volte in
materia che presen(no eviden( irregolarità geometriche, di stru$ure orizzontali e di copertura che siano in
ca6ve condizioni manuten(ve o che abbiano eviden( insufficienze in termini di portanza per carichi ver(cali.
Per interven( a media invasività il miglioramento è mediamente di due o tre classi di resilienza; il costo
medio di intervento, omnicomprensivo, è stato di 300÷900 €/m2 di superficie lorda orizzontale tra$ata.
Da notare che il rapporto cos( benefici è minore di quello a$eso per gli interven( locali, in quanto i
maggiori benefici sono chiaramente da( dalla realizzazione dei collegamen( tra stru$ure orizzontali e
ver(cali e dall’eliminazione/riduzione delle spinte sta(che.
Gli interven( a media invasività sono molto meno “efficaci” degli interven( locali, in termini di rapporto
cos( benefici, in quanto più costosi a fronte di un minore aumento della capacità di resistenza del fabbricato.
8.3.2.1. Consolidamento delle murature e realizzazione di nuovi se$
Per le murature di qualità molto scadente, occorre valutare la possibile a6vazione di meccanismi di
disgregazione muraria nel piano delle pare(, par(colarmente pericolosi, se estesi, in quanto producono
ro$ure di (po fragile. Quando non è possibile la sos(tuzione delle murature scaden(, è bene prevedere il
confinamento delle stesse, realizzato tramite l’inserimento di elemen( trasversali di cucitura tra paramen(
(eventualmente accompagna( da intonaco armato) per dare coesione ai paramen( e, quindi, un
comportamento monoli(co alla muratura.
Infa6, le costruzioni sogge$e a fenomeni disgrega(vi non hanno un comportamento stru$urale vero e
proprio in quanto le stru$ure ver(cali tendono a decomporsi so$o azioni cicliche ripetute, facendo perdere
significato ai metodi di calcolo, alle schema(zzazioni numeriche, alle indicazioni date dalla norma(va in
relazione alle cara$eris(che di resistenza e deformabilità dell’apparato murario. Di conseguenza, perde di
significato qualunque intervento che non sia capace di rendere ragionevolmente coesa la muratura.
Figura 8-17: Applicazione di intonaco armato finalizzata a migliorare la coesione della muratura.
111
La realizzazione dell’intonaco armato (v. Figura 8-17), comunque di spessore per quanto possibile limitato
per non incrementare in maniera significa(va la massa della muratura (ogni cen(metro di intonaco realizzato
su entrambi i la( pesa circa 45 kg al metro quadrato), va prevista solo se stre$amente necessaria in quanto
comporta diverse controindicazioni (invasività, rido$a compa(bilità con modifiche di impian(, possibili
problemi di comfort lega( ad umidità, etc.).
In ogni caso, l’intonaco armato deve essere previsto su entrambe le facce della parete, curando i
collegamen( fra i paramen( (almeno 4 collegamen( al metro quadrato con adegua( risvol( sulle due facce,
ben ancora( ai nodi delle re() e le sovrapposizioni fra le re(; il consolidamento con intonaco armato va
valutato con cautela nel caso di edifici in aggregato, in quanto l’aumento della rigidezza della muratura altera
in maniera significa(va l’interazione tra gli edifici adiacen(, con conseguenze difficilmente valutabili.
In murature sogge$e a disgregazione ortogonalmente al piano delle pare(, per ripris(nare la connessione
tra i paramen( si prevedono collegamen( trasversali (diatoni) realizzabili con barre in acciaio, in tessuto di
acciaio o materiale composito (v. Figura 8-18), prevedendone il bloccaggio mediante piastrine bullonate,
soluzione da preferire rispe$o all’ancoraggio ad a$rito, meno efficiente e di più complessa realizzazione.
Figura 8-18: Intervento finalizzato a migliorare la coesione della muratura con .ran.ni an.espulsivi.
La dimensione delle piastrine va valutata in ragione dello spessore e della (pologia della muratura (per
murature scaden( si preferiscono dimensioni più generose in quanto distribuiscono l’azione di confinamento
su una superficie più ampia), tali connessioni migliorano la risposta sismica del paramento senza modificare
significa(vamente la rigidezza, cara$eris(ca questa auspicata nel caso di interven( su US in aggregato.
Figura 8-19: Intervento finalizzato a migliorare la coesione della con sistemi .po Bossong.
112
Altra tecnica molto u(lizzata per il consolidamento (v. Figura 8-19) consiste nell’inie$are nelle murature
malta a base di calce o di materiali compa(bili con l’esistente (si evi(no le malte con contenuto di cemento
perché presentano incompa(bilità chimiche con le malte esisten() così migliorando la compa$ezza del
paramento, a pa$o che il volume dei vuo( non sia par(colarmente elevato; in tal caso, l’intervento può
provocare rigonfiamen( e, comunque, un significa(vo aumento del peso della muratura.
È opportuno ricorrere alle iniezioni solo se ci sono strumen( e controlli capaci di verificare l’efficacia
dell’intervento, avendo cura di u(lizzare miscele a ri(ro compensato.
Spesso, nelle costruzioni che sono state ogge$o di successive ristru$urazioni (che in mol( casi hanno
portato alla rimozione della muratura portante per migliorare la fruibilità abita(va) oppure in edifici con ampi
interassi tra gli allineamen( murari, la superficie della muratura che ha funzione di controventamento nei
riguardi delle azioni orizzontali è insufficiente e occorre integrarla con nuovi se6 murari.
Figura 8-20: Correlazione PGA-superficie muraria in pianta (valutazione per meccanismi nel piano .po Ve.T.).
Nella Figura 8-20 si riporta un grafico che rappresenta l’andamento della capacità di resistenza in termini
di PGA, al variare del rapporto tra superficie della muratura in direzione X (Ax) e superficie lorda di piano (At),
a fronte di valori fissi del rapporto tra superficie nella direzione Y (Ay) e superficie lorda di piano che, nelle
tre curve mostrate, assume i valori 0,04, 0,06 e 0,08.
Le curve indicano chiaramente che la capacità di resistenza del fabbricato raggiunge il valore massimo
(quello o6male) quando la superficie muraria resistente è uguale nelle due direzioni principali della US.
Quindi, nella proge$azione stru$urale non si devono realizzare se6 che determinino significa(ve
dissimmetrie delle superfici murarie secondo le due direzioni principali della pianta in quanto, a fronte di un
incremento del costo economico, si riscontra un peggioramento della risposta sismica rispe$o a meccanismi
di collasso di II modo.
La valutazione di Figura 8-20, fa$a su un edificio di qua$ro piani con muratura a spacco di buona tessitura,
è chiaramente indica(va e riferita ad un caso par(colare, ma viene riportata per me$ere in evidenza quanto
sia importante avere dei riferimen( corre6 per elaborare un proge$o finalizzato a massimizzare il rapporto
cos( benefici.
Sulla base delle valutazioni della capacità della US in relazione ai meccanismi nel piano della parete fa$e
nel § 7.1, è possibile individuare i piani o la direzione più deboli, e porvi rimedio, incrementando la resistenza
113
alle azioni legate ai meccanismi di II modo inserendo nel tessuto murario nuovi se6, da realizzare con
materiali e tecniche tradizionali per renderli compa(bili con l’esistente in termini di massa e rigidezza.
I nuovi se6 vanno adeguatamente collega( a quelli esisten(, garantendo un buon ingranamento tra la
superficie muraria esistente e quella nuova u(lizzando la tecnica del scuci cuci (v. Figura 8-21) associata alla
realizzazione di catene o (ran(, adeguatamente tesa(, dispos( parallelamente ai se6 di nuova realizzazione.
Figura 8-21: Intervento di scuci cuci finalizzato a collegare una muratura nuova ad una esistente.
Anche in presenza di muratura con lesioni gravi, è necessario ripris(nare l’integrità muraria u(lizzando la
tecnica del scuci cuci (v. Figura 8-22); essa rientra nella (pologia di interven( a bassa invasività solo nel caso
il danneggiamento non riguardi una porzione significa(va della costruzione.
114
Si ricordi che il volume di muratura integra(vo tende a ripris(nare una con(nuità, ma non ha le stesse
cara$eris(che del paramento esistente in quanto non ha lo stesso stato tensionale, né lo stesso grado di
coesione interna; per questa ragione, negli interven( di scuci cuci occorre limitare al minimo la rimozione
della muratura esistente per evitare di incidere nega(vamente sull’equilibrio sta(co dei maschi da riparare.
Per murature molto lesionate si valuta la possibilità di demolire e ricostruire il se$o, sempre con (pologie
murarie compa(bili con l’esistente, ad esempio con ma$oni pieni (nel caso di muratura a conci di pietra).
8.3.2.2. Consolidamento delle volte in materia
A differenza delle volte in foglio, le volte in materia, che sono cos(tuite da conci in pietra opportunamente
lavora(, sono stru$ure che hanno grosse capacità in termini di portanza ai carichi ver(cali e, per la loro
conformazione geometrica, in corrispondenza della quota d’imposta generano spinte orizzontali sulle
murature che le sostengono. Per questa ragione le costruzioni storiche presentano stru$ure voltate solo ai
piani inferiori, maggiormente stabili per l’effe$o stabilizzante dei carichi ver(cali sulle murature e, talvolta,
per la presenza di stru$ure di controventamento che riducono o eliminano gli effe6 delle spinte orizzontali.
Proprio per la loro capacità portante, gli ambien( volta( cos(tuiscono, nel caso di terremo(, passaggi
fruibili per ispezioni e sopralluoghi, nonostante su di essi gravino macerie dovute ai crolli delle stru$ure
sovrastan(. In par(colare, le volte a bo$e, per la loro geometria, riescono (entro cer( limi() ad ada$arsi
senza collassare anche nel caso di allontanamento delle murature che le sostengono, diversamente da solai
piani che sono invece più sogge6 a crolli per lo sfilamento delle travi in corrispondenza degli appoggi. Le
stru$ure voltate, oltre al loro valore storico, risultato della perizia dei “mastri” che le hanno realizzate in
epoche più o meno lontane, cos(tuiscono di per sé stru$ure molto efficien( che però hanno delle peculiarità
a cui bisogna porre rimedio con la realizzazione degli interven( illustra( al § 8.3.1.1.
Figura 8-24: Cinema.smo con vincolo all’imposta e formazione di cerniere alle reni della volta
115
Nel corso delle ispezioni, occorre dedicare par(colare a$enzione alle volte che hanno subito una
significa(va perdita di forma in quanto proprio la forma originaria ne determina la portanza. In questo caso
il loro recupero può essere realizzato solo con un’opera di smontaggio e rimontaggio, ovvero, quando non
sia possibile, si può ricorrete alla sos(tuzione con solai in legno o comunque tali che, per cara$eris(che
meccaniche e comportamento, meglio si ada6no alle costruzioni esisten(.
Nella Figura 8-23 e nella Figura 8-24 sono raffigura( i due meccanismi di collasso più diffusi, il primo
dovuto all’allontanamento dei piedri6 (viene contrastato con la realizzazione di (ran( o catene), il secondo
dovuto alla formazione di cerniere in corrispondenza delle “reni”, che viene contrastato con il confinamento
dato dal riempimento, dai frenelli oppure dalla realizzazione di intonaco armato so6le (dell’ordine di un paio
di cen(metri) in corrispondenza dell’estradosso della volta.
In considerazione degli al( cos( necessari a consolidare stru$ure voltate (l’intervento comporta anche la
demolizione e il ripris(no di pavimen(, masse6, impian( e del riempimento) occorrono a$ente valutazioni
della reale vulnerabilità della volta stessa; i modelli di calcolo correntemente u(lizza( sovras(mano la
vulnerabilità in quanto non schema(zzano in alcun modo l’effe$o stabilizzante dato dal riempimento, dai
frenelli e dalle costolature, ipo(zzando l’a6vazione di meccanismi che nella realtà risultano vincola(.
Figura 8-25: Interven. con un .rante che evita l’a<vazione del cinema.smo di Figura 8-23 e Figura 8-24.
Per contrastare i cinema(smi che si a6vano localmente sulle stru$ure curve (v. Figura 8-23), è possibile
prevedere l’applicazione di un so6le strato di malta compa(bile con le stru$ure esisten( e materiali
composi( (normalmente fibra di vetro o di basalto) che ne contrastano l’a6vazione in virtù dell’adesione con
la volta so$ostante e della capacità di resistenza a trazione (v. Figura 8-25).
Nella Figura 8-25 è rappresentata una volta consolidata con un sistema di (ran(, per evitare che i piedri6
si allontanino per effe$o delle spinte orizzontali generate dalla volta stessa e dall’azione sismica. La
sos(tuzione del materiale di riempimento e la realizzazione di un intonaco armato con rete in fibra di basalto
e malta a base di calce evitano la formazione di cerniere in corrispondenza delle reni.
116
Figura 8-26: Interven. sulle volte realizza. con frenelli.
L’intervento schema(zzato in Figura 8-26 ha analoghe finalità, ma le consegue u(lizzando frenelli e (ran(,
come meglio de$agliato in Figura 8-27 .
Figura 8-27: De8aglio costru<vo dell’intervento sulle volte con frenelli e catene in acciaio.
La sos(tuzione del materiale di riempimento (ad esempio con argilla espansa e legante a base di calce,
realizzato in maniera da non cos(tuire una stru$ura troppo rigida) ovvero la realizzazione di frenelli in
muratura è in genere opportuna quando l’effe$o di confinamento del materiale e delle stru$ure di
riempimento sovrastan( l’imposta della volta non sono più efficaci (fa$o tes(moniato, per esempio, da un
abbassamento locale del pavimento).
Come riportato sulla RSPC11, la realizzazione all’estradosso di controvolte va invece evitata per la
molteplicità di ragioni appresso elencata: produce un aumento delle masse, induce una riduzione dello stato
di compressione nella volta (condizione questa che può produrre fenomeni di collasso negli elemen(
interessa(, in quanto le stru$ure voltate sono stabili proprio in virtù dello stato di compressione) e, in caso
di allontanamento delle so$ostan( muratura dovuto ad azioni sismiche, può indurre la perdita dell’appoggio
delle volte sulla muratura dovuto alla rigidezza della controvolta stessa.
La necessità di intervenire e la scelta degli interven( corre6 vanno quindi valuta( con a$enzione e con il
supporto di modelli di calcolo che por(no a risulta( verosimili, ricordando che una schema(zzazione errata
induce ad una scelta errata dell’intervento che potrebbe comprome$ere la stabilità, la capacità di resistenza
e la du6lità della stru$ura oppure, in casi limite, comporta in maniera immo(vata e con cos( eleva( la
117
demolizione con ricostruzione di un solaio piano, con conseguente perdita di valore storico del bene a fronte
di un vantaggio dubbio in termini di sicurezza.
8.3.2.3. Rinforzo o sos tuzione di stru ure orizzontali e di copertura
Le stru$ure orizzontali e di copertura, richiamate nel seguito del paragrafo semplicemente come solai,
provvedono al trasferimento dei carichi ver(cali sulle murature portan( e, in caso di azioni sismiche, a
trasferire le azioni orizzontali alle pare(, a condizione che siano ad esse efficacemente collegate.
Pertanto, i solai devono essere ben ancora( alle murature, sopra$u$o a quelle perimetrali, e devono
essere dota( di rigidezza e resistenza nel proprio piano sufficien( ad assolvere la loro funzione; mol( solai,
in par(colare quelli lignei, non sono dota( di simili cara$eris(che, per cui possono risultare necessari
interven( di rinforzo e di irrigidimento nel loro piano. In ogni caso, occorre valutare gli effe6 dell’aumento
di rigidezza dei solai nel proprio piano in quanto, in considerazione delle indicazioni del precedente § 7.2.6,
la trasformazione degli impalca(, da deformabili a rigidi, modifica in maniera sostanziale il comportamento
dell'intero complesso edilizio.
Inoltre, va tenuto presente che la ridistribuzione delle azioni sismiche sulle pare( è a$uata dai solai
mediante la trasmissione di sollecitazioni alla muratura che, se di cara$eris(che meccaniche non elevate,
può subire lesioni o fenomeni disgrega(vi, fenomeni che risultano par(colarmente pericolosi in quanto
associa( a ro$ure di (po fragile.
In presenza di US accostate, di rigidezza e comportamento dinamico diverso, è opportuno non perseguire
un comportamento unitario dell’aggregato, al quale potrebbero corrispondere significa(vi effe6 torsionali
ed elevate forze trasferite tra diaframmi e pare( murarie, ma conservare l’originario funzionamento
consentendo comportamen( locali, purché siano tollerabili gli effe6 delle significa(ve deformazioni che si
generano nelle zone di collegamento.
Figura 8-28: Irrigidimento della copertura mediante installazione di .ran. in acciaio a croce di Sant’Andrea.
Per irrigidire i solai nel proprio piano, ove opportuno, si può ado$are un sistema di controven( con croci
di S. Andrea (v. Figura 8-28) aven( (ran( in acciaio opportunamente dimensiona( e tesa(.
Tale configurazione, prevista per le stru$ure di copertura, contrasta lo spostamento fuori piano delle
capriate e realizza un vincolo al ribaltamento dei (mpani di testata.
In alterna(va, è possibile prevedere un doppio tavolato incrociato, chiodato al di sopra delle travi portan(
(v. Figura 8-29), che produce un incremento della rigidezza del solaio nel proprio piano senza stravolgere il
comportamento globale dell’edificio.
118
A) Irrigidimento con tavolato incrociato B) Esempio di applicazione
In opere di maggiore impegno, per controllare gli spostamen( del sistema di controventatura, possono
essere previs(, in asse ai (ran( in acciaio, disposi(vi oleodinamici a dissipazione di energia di piccole
dimensioni che garan(scono una elevata affidabilità delle prestazioni nel tempo, anche in presenza di azioni
dinamiche di elevata intensità.
Nella proge$azione ed esecuzione di alcuni degli interven( elenca( si raccomanda di ridurre, per quanto
possibile, le masse, ad esempio a$raverso la rimozione di pavimentazioni stra(ficatesi nel tempo, in modo
da aumentare la sicurezza nei confron( dei carichi ver(cali aggiun(vi e diminuire le forze di inerzia.
Per il consolidamento di solai lignei di edifici storici sono generalmente preferibili i diaframmi leggeri, di
rigidezza contenuta, quali quelli o$enu( con doppio assito, con pannelli a base legno, lamiere di acciaio,
re(colari di acciaio, re(colari con fibre o altro materiale idoneo e comunque compa(bile con i materiali e le
tecniche costru6ve rinvenute.
Nel caso sia presente un so$ofondo a supporto della pavimentazione, i diaframmi di piano possono essere
realizza( sos(tuendolo con un nuovo so$ofondo stru$urale, opportunamente armato.
Il consolidamento sta(co dei solai finalizzato ad incrementare la capacità di sostenere i carichi ver(cali va
previsto solo nel caso questa sia gravemente pregiudicata e, in ogni caso, va realizzato in subordine a
interven( che producano maggiori benefici in termini di riduzione della vulnerabilità.
Nel caso risul( necessario anche un consolidamento sta(co del solaio, occorre valutare prioritariamente
i benefici di realizzare il collegamento delle sole$e o tavola( alle so$ostan( travi.
Quando è presente l’impalcato ligneo è possibile conseguire contemporaneamente un rinforzo nel piano
e un rinforzo flessionale, realizzando stru$ure composte legno-legno mediante sole$e lignee, che sfru6no
eventualmente il tavolato esistente, rese opportunamente collaboran( con le travi tramite idonei conne$ori
a taglio. La tecnica di rinforzo con sole$a collaborante in calcestruzzo, pur conseguendo un irrigidimento nel
piano e un miglioramento della resistenza ai carichi ver(cali, lo fa però al prezzo di un irrigidimento spesso
eccessivo e di un maggiore incremento dei pesi.
Nel caso di solai a putrelle e vol(ne o tavelloni, un miglioramento del comportamento flessionale delle
travi e nel piano del solaio può essere o$enuto con un irrigidimento mediante sole$e armate so6li, rese
solidali ai profila( per mezzo di conne$ori (v. Figura 8-30) e collegate alle murature perimetrali mediante
opportuni ancoraggi. Nel caso di solai con vol(ne, può essere necessario anche collegare tra loro i profila(,
saldando fasce o barre metalliche trasversali, all’intradosso o all’estradosso.
119
A) Disposizione dei conne$ori B) Par(colare di un conne$ore
Figura 8-30: Interven. di irrigidimento ed aumento della portanza dei solai tramite l’applicazione di conne8ori.
120
A) Rappresentazione schema(ca B) Esempio di realizzazione
Nel realizzar i cordoli bisogna evitare che l’interfaccia tra la parte esistente e quella nuova sia contenuta
in un unico piano orizzontale, per limitare al massimo la possibilità di formazione di piani di scivolamento.
La metodologia opera(va suggerita consiste nel realizzare la sovrapposizione di stra( di ma$oni semipieni
comuni alterna( a stra( di tessuto in acciaio e materiale composito, ovvero elemen( snelli resisten( a
trazione immersi in matrici di malta. Inoltre, l’altezza del cordolo deve essere < 30 cm circa.
I cordoli sommitali possono essere realizza( anche con elemen( lignei, adeguatamente prote6, collega(
tra loro in modo da garan(re con(nuità e resistenza. Tale tecnica è stata in passato u(lizzata in presenza di
coperture lignee, perché consente un facile ed efficace collegamento alle coperture (con chiodi, vi( o staffe).
I cordoli di calcestruzzo armato sono di largo impiego e, in genere, di buona efficacia per le moderne
costruzioni in muratura con malta in buono stato di conservazione. Nelle costruzioni storiche, i cordoli
sommitali in c.a. possono essere realizza( purché se ne valu( a$entamente la compa(bilità con l’esistente.
In ogni caso devono avere altezza limitata e vanno ge$a( u(lizzando calcestruzzi alleggeri( per limitarne
massa e rigidezza in relazione a quella delle murature esisten(. È opportuno un consolidamento sommitale
della muratura ed un miglioramento del collegamento tra cordolo e muratura stessa, che può essere o$enuto
a$raverso elemen( di connessione congrui rispe$o alla qualità muraria presente e alle azioni scambiate.
L’uso di perfori arma( è consigliato solo se la muratura sommitale è di buona qualità.
121
L’obie6vo è ridurre il rischio sismico del fabbricato guadagnando tre o più “classi di resilienza”, con un
costo medio prevedibile di intervento, omnicomprensivo, > 900 €/m2 di superficie lorda orizzontale tra$ata.
Cos( unitari così eleva( inducono a valutare come alterna(va proge$uale la demolizione e ricostruzione;
l’adozione di questa (pologia di interven( va valutata con a$enzione e, possibilmente, evitata, specie nel
caso di interazioni con edifici adiacen(, come accade negli aggrega(, per la modifica del comportamento
globale difficilmente valutabili a priori e che potrebbe avere conseguenze nega(ve sulle US a conta$o.
Nel novero degli interven( possibili non sono sta( indica( quelli che prevedano elemen( non in muratura
(c.a. o altro) in quanto, in caso di terremoto, creano interazioni con la muratura difficilmente prevedibili con
i modelli di calcolo ma conseguenze spesso disastrose
8.3.3.1. Connessioni in corrispondenza degli incroci murari
Le pare(, quando adeguatamente connesse, producono un comportamento scatolare con il doppio
vantaggio di evitare l’a6vazione di meccanismi fuori dal piano nelle murature perimetrali e di aumentare la
superficie resistente della muratura per azioni nel piano, anche tramite il coinvolgimento di parte delle
murature poste in direzione perpendicolare all’azione sismica.
Nella Figura 8-32 è riportato uno schema esemplifica(vo che rappresenta i maschi murari che hanno
funzione di controvento nella direzione del sisma. Gli elemen( in verde individuano la muratura che viene
considerata nella modellazione numerica nel caso il fabbricato abbia una muratura non ammorsata in
corrispondenza degli incroci.
Figura 8-32: Superfici murarie coinvolte in caso di buona connessione o di pare. tra loro non collegate.
In arancione è evidenziata la superficie muraria aggiun(va che, nel caso la muratura sia ben connessa alle
angolate ed ai martelli e che quindi abbia un comportamento scatolare, contribuisce all’azione di
controventamento.
La superficie aggiun(va ha un’incidenza maggiore per murature spesse e se sono presen( ampie forature.
Spesso le connessioni agli incroci murari di edifici storici, sopra$u$o quelli ubica( in aggregato, non sono
efficaci in quanto gli edifici sono realizza( in epoche differen(, con murature di differente tessitura,
semplicemente accostate ai cantonali esisten(. Infa6, solo raramente nella costruzione dei muri venivano
lascia( dei conci “di a$esa” con la funzione di garan(re una certa con(nuità tra se6 tra loro non coevi.
Per migliorare il comportamento scatolare dei corpi di fabbrica è possibile u(lizzare la tecnica del scuci
cuci che consiste nel rimuovere parte della muratura in corrispondenza del piano di conta$o tra i paramen(
da collegare, sos(tuendola con conci di dimensioni più grandi, in ma$oni o in pietra, che vanno posiziona( a
122
cavallo del piano stesso (v. Figura 8-33) con la finalità di consen(re la trasmissione delle azioni di taglio in
direzione ver(cale tra i paramen(, migliorando il grado di coesione del tessuto murario.
Figura 8-33: Tecnica dello scuci cuci per migliorare la connessione in corrispondenza degli incroci murari.
Possibili alterna(ve sono gli interven( che prevedono la realizzazione di cuciture armate mediante
perforazioni di circa 30-35 mm inie$ate con malte, ovvero di barre elicoidali, che vanno inserite in fori di
piccolo diametro (normalmente 8-10 mm) opportunamente realizza( nei conci (v. Figura 8-34).
L’effe$o che creano è di migliorare il comportamento della stru$ura rispe$o alla possibilità di a6vazione
dei meccanismi fuori dal piano; invece, poco significa(vo è il contributo rispe$o ai meccanismi di II modo
(aumento della superficie resistente della muratura). Entrambi gli interven( vanno realizza( solo in caso di
murature di buona qualità, avendo cura di collegare secondo direzioni inclinate rispe$o alla giacitura
ver(cale i blocchi delle pare( convergen( nell’incrocio murario.
Le tecniche illustrate sono del tu$o inefficaci in murature di qualità media o scadente e talvolta dannose
in conseguenza del danneggiamento del tessuto murario causato dalle perforazioni; i blocchi, sopra$u$o per
quel che riguarda le perforazioni armate, devono essere di dimensioni molto generose in considerazione del
diametro del foro da pra(care. Una delle controindicazioni che le perforazioni inie$ate possono avere è
l’effe$o di scompaginare la stru$ura interna della muratura.
123
Altra alterna(va proge$uale è la applicazione di intonaco armato, limitatamente alla muratura in
prossimità delle angolate e dei martelli (v. Figura 8-35).
Figura 8-35: Connessione di angolate e martelli (applicazione di intonaco armato negli incroci murari).
L’intervento ha però numerosi inconvenien(, a par(re dal costo, che risulta essere elevato a causa
dell’incidenza degli oneri rela(vi alle opere di finitura ed agli impian(.
L’efficacia di questa tecnica rispe$o ai meccanismi nel piano della parete è dubbia in quanto la
trasmissione dello sforzo di taglio tra le murature che convergono all’incrocio è garan(to dall’intonaco
a$raverso gli ancoraggi e l’adesione alla muratura, condizione certo non o6male per la forma concava che
l’intonaco ha in corrispondenza dell’intersezione (se sogge$o a trazione l’intonaco tende a staccarsi dalla
superficie muraria).
U(lizzato come contrasto all’a6vazione di cinema(smi fuori dal piano della parete, l’intervento ha cos(
molto eleva(.
8.3.3.2. Interazioni stru urali e realizzazione di giun
La realizzazione di giun( sismici tra edifici esisten(, a meno di muri doppi adeguatamente distanzia(,
chiede la realizzazione di un sistema di se6 murari che presenta serie difficoltà opera(ve.
La realizzazione di giun( sismici potrebbe essere considerata nei casi di stru$ure adiacen( realizzate con
differen( (pologie costru6ve (per esempio muratura e calcestruzzo armato, v. Figura 8-36) oppure se ci sono
marcate differenze di altezza, per evitare martellamen( e danneggiamen( in corrispondenza delle con(guità,
valutando con a$enzione i vantaggi che si o$engono e le possibili conseguenze.
Nella fotografia di Figura 8-36 la presenza di un giunto tra un edificio con stru$ura in muratura ed uno
adiacente in calcestruzzo armato è messa in evidenza dagli effe6 del sisma del 2009 sul fabbricato.
Una prima conseguenza dell’intervento è l’alterazione dello schema costru6vo e dello stato tensionale
nella muratura che investe sia la US sulla quale si interviene, sia quelle adiacen( che non possono contare
più sul sostegno dato dalla con(nuità muraria oppure dal conta$o tra se6 adiacen(.
Il mutamento del comportamento stru$urale va valutato con a$enzione a causa dei possibili effe6
nega(vi; occorre verificare con a$enzione sia la fa6bilità opera(va, sia possibili diminuzioni dei livelli di
sicurezza degli edifici adiacen(. Per US in aggregato, spesso molto ar(colate, la valutazione può essere
par(colarmente complessa, anche in relazione al mutamento della geometria dell’aggregato stesso; in
124
aggregato regolare in pianta, la regolarità potrebbe perdersi a seguito dell’intervento, con conseguente
possibile incremento della vulnerabilità.
Figura 8-36: giunto di ampiezza insufficiente tra edifici con differen. .pologie costru<ve.
Figura 8-37: Lesioni date da cedimen. fondali (v. “Disses. sta.ci delle stru8ure edilizie” di S. Mastrodicasa)
125
Per una prima valutazione è necessario effe$uare un accurato rilievo del quadro fessura(vo e dei disses(,
nonché lo studio dell’evoluzione storica dei fenomeni associata a ben individua( meccanismi (v. Figura 8-37).
Il fa$o che, nella foto di sinistra, la lesione sia più ampia in sommità che al piede, ne a$ribuisce la paternità
a un cedimento fondale; nella figura di destra si ipo(zza la possibile genesi del fenomeno.
I disses( dovu( all’azione sismica riconducibili a cedimen( per insufficienze fondali localizzate non sono
frequen(; infa6, a seguito dei sismi sono più ricorren( a6vazioni di frane sismoindo$e (più rari sono i
fenomeni di liquefazione) che, nella maggior parte dei casi, comportano le delocalizzazioni dei fabbrica(.
In ogni caso, la conoscenza del sistema fondale e l’iden(ficazione delle manifestazioni di dissesto
preceden( l’evento sismico completano il quadro conosci(vo necessario per la valutazione della capacità
resistente post sisma; nelle situazioni in cui, nell’eventualità di un sisma, si ri(ene possibile l’a6vazione di
fenomeni d’instabilità del pendio, il problema va normalmente affrontato a livello areale.
In caso di palese insufficienza della capacità portante si potrà considerare l’intervento di allargamento
della superficie di posa ovvero la realizzazione di palificate mirate a impedire l’evoluzione dei meccanismi
individua( sulla base del quadro fessura(vo rilevato.
In ogni caso, occorre sempre curare la realizzazione delle connessioni fra fondazioni e pare(.
126
PGA PGA ag = PGA/S ag = PGA/S
Carenza costru<ve / peculiarità Meccanismi
(iniziale) (finale) (iniziale) (finale)
- aumento degli spostamen( e delle
tensioni degli elemen( perimetrali (caso di
impalca( rigidi) dovuto a modi torsionali
dovu( alle asimmetrie del fabbricato
- aumento delle sollecitazioni in direzione
perpendicolare al piano della parete dovu(
(4) Presenza di irregolarità in alla posizione di estremità degli edifici in
pianta aggregato per la mancanza di elemen( di
contrasto
- aumento delle sollecitazioni nel piano
della parete dovu( alla posizione di
estremità degli edifici in aggregato per la
mancanza di elemen( di contrasto
- altro:
- collassi dovu( ad aumento delle
accelerazioni sui volumi sve$an( (sia in
riferimento ai meccanismi nel piano che
(5) Presenza di irregolarità in fuori dal piano)
altezza - aumento degli spostamen( e delle
tensioni e degli elemen( perimetrali (caso
di impalca( rigidi) dovuto a modi torsionali
dovu( alle asimmetrie del fabbricato
- altro:
- presenza di allineamen( murari con
scarse capacità di controventamento
(dovuta a una maggiore percentuale di
bucature / presenza di maschi murari
snelli) in ragione alle masse gravan(
- aumento degli spostamen( e delle
(6) Capacità di ripar(zione delle tensioni sugli elemen( perimetrali (caso di
azioni da parte delle stru$ure impalca( rigidi)
orizzontali e di copertura - meccanismi di disgregazione della
muratura dovu( all’effe$o “puntone” da
parte dei solai rigidi nel proprio piano
- collassi dovu( a gravi carenze legate alla
capacità portante del solaio per azioni
ver(cali
- altro:
- collassi locali di stru$ure orizzontali
(solai, travi, volte, …) dovute alla
concentrazione locale di tensioni dovute
alle stru$ure ver(cali sovrastan(
(muratura in falso su solai)
- meccanismi di compressione /
(7) Regolarità nello sviluppo pressoflessione nel piano della parete di
ver(cale dei maschi murari elemen( snelli o comunque di dimensione
insufficiente
- meccanismi locali di taglio /
pressoflessione nel piano della parete in
corrispondenza di allineamen( murari con
una maggiore percentuale di bucature in
ragione delle masse su di essi gravan(
- altro:
(8) Presenza di elemen( non-
stru$urali che incidono sul - ro$ura dei sistemi di ritenuta degli
comportamento locale e/o elemen( non stru$urali
globale
- perdita di equilibrio degli elemen(
appoggia( / aggancia(
- altro:
127
PGA PGA ag = PGA/S ag = PGA/S
Carenza costru<ve / peculiarità Meccanismi
(iniziale) (finale) (iniziale) (finale)
- ro$ura a taglio o pressoflessione nel
TIPOLOGIA DELLA COSTRUZIONE
piano della parete
Tabella 8-1: Di ogni carenza si indicano alcuni dei meccanismi a<vabili e si richiede la PGA (iniziale e finale)
Ai valori delle PGA iniziale e finale calcola( per ogni meccanismo a6vabile, occorre sempre affiancare
l’accelerazione ag, valutata come rapporto PGA/S, che è dire$amente confrontabile con le accelerazioni di
riferimento delle NTC18 e, quindi, consente il calcolo dei coefficien( di sicurezza sismica dell’US.
Si ricorda che gli interven(, oltre a modificare la PGA e quindi la priorità di a6vazione dei meccanismi
individua(, rendono possibili meccanismi inizialmente non a6vabili; per esempio, se si prevedono
collegamen( di piano mediante l’installazione di catene o (ran( che impediscano i meccanismi di
ribaltamento globali e parziali delle pare( perimetrali, allo stato di proge$o occorre verificare il
dimensionamento dei collegamen( proge$a(, ma occorre anche valutare il meccanismo per flessione
ver(cale, a6vabile proprio a causa dei vincoli impos( a livello degli impalca(.
128
Interven. a media Interven. ad alta
Carenze stru8urali / peculiarità Vulnerabilità Interven. locali
invasività invasività
- Catene, (ran( e
cerchiature
(1) Collegamen( tra pare( Connessioni in
- Connessioni in
murarie e tra Alta / Media / corrispondenza degli
corrispondenza degli
orizzontamen(/copertura e Bassa incroci murari
incroci murari
pare( (intervento esteso)
perimetrali con barre
elicoidali
(2) Presenza di impalca(
Rinforzo o sos(tuzione di
imposta( su piani sfalsa( con
Media / Bassa stru$ure orizzontali e di
dislivello maggiore di 1/3
copertura
dell’altezza di interpiano
Consolidamento delle
(3) Presenza ed efficacia dei
Media / Bassa murature e realizzazione
controventamen(
di nuovi se6
Interazioni stru$urali e
(4) Presenza di irregolarità in Alta / Media /
la realizzazione di
pianta Bassa
giun(
Interazioni stru$urali e
(5) Presenza di irregolarità in
Media / Bassa la realizzazione di
altezza
giun(
- Consolidamento delle
(6) Capacità di ripar(zione delle volte in materia
azioni da parte delle stru$ure Media / Bassa - Rinforzo o sos(tuzione di
orizzontali e di copertura stru$ure orizzontali e di
copertura
(7) Regolarità nello sviluppo Alta / Media / Regolarizzazione del Realizzazione di nuovi se6
ver(cale dei maschi murari Bassa tessuto murario murari
(8) Presenza di elemen( non-
Interven( localizza(
stru$urali che incidono sul Interven( estesi su
Media / Bassa su elemen( non
comportamento locale e/o elemen( non stru$urali
stru$urali
globale
- Consolidamento delle
Connessioni in
murature
La (pologia di costruzione - corrispondenza degli
- Realizzazione di nuovi
incroci murari
se6
Cos( medi (€/m2) < 300 300-900 >900
Miglioramento sismico (numero di
1-2 2-3 3 o più
classi di resilienza acquisite)
Tabella 8-2: Modello di vulnerabilità convenzionale: relazione tra interven. e peculiarità/carenze stru8urali.
Per le murature sogge$e a disgregazione, è prioritaria la realizzazione di interven( che rendano coese le
stru$ure ver(cali, in quanto i meccanismi disgrega(vi possono an(cipare l’a6vazione di cinema(smi fuori
dal piano e nel piano della parete.
In Figura 8-38 è riportato l’andamento qualita(vo dei cos( (cos.) rispe$o all’incremento della capacità di
resistenza (PGA) già visto in Figura 8-2; la curva blu, riferita a edifici non sogge6 a disgregazione, mostra che
una scelta o6male degli interven( (“interven( locali”) produce un miglioramento delle prestazioni a cos(
limita( (curva blu che va dall’origine degli assi al punto 1). Per o$enere un ulteriore incremento della capacità
del fabbricato (interven( a media e alta invasività) è necessaria una spesa sensibilmente maggiore in
relazione ai benefici o$enu( (curva blu che va dal punto 1 al 2 e dal punto 2 al 3, rispe6vamente).
129
Figura 8-38: Andamento qualita.vo dei cos. in funzione del miglioramento sismico (PGA).
Quindi, la curva blu rappresenta un percorso virtuoso, applicabile alla maggior parte della edilizia storica
italiana, da perseguire scegliendo gli interven( economicamente più convenien( e impediscono o limitano
la a6vazione di meccanismi collega( alle carenze stru$urali, a par(re da quelle a maggiore vulnerabilità.
In considerazione delle strategie di intervento molto differen( e dei cos( che ne conseguono, occorre
valutare con a$enzione quali sono le costruzioni effe6vamente sogge$e a fenomeni disgrega(vi; infa6, un
eccesso di cautela conduce a scelte proge$uali con cos( significa(vamente maggiori.
Al contrario, un dife$o di cautela potrebbe indurre ad eseguire interven( non sufficien( ad evitare il
collasso della costruzione.
Come esempio applica(vo, si illustra un proge$o reda$o su un fabbricato di due piani riparato e
migliorato sismicamente a seguito del danneggiamento subito dal sisma del 2009.
Il fabbricato ha una superficie lorda di piano pari a circa 235 m2, le stru$ure ver(cali hanno dimensioni
generose ma sono cos(tuite da muratura per gran parte di scarsa qualità; le stru$ure orizzontali sono
prevalentemente in acciaio, due ambien( hanno stru$ura a volta ed in legno e uno, di dimensioni rido$e, in
laterocemento; la copertura è in legno. Il terreno di fondazione è di (po “B” ed ha un coefficiente di
amplificazione sismica locale S pari a 1,15.
L’edificio è stato danneggiato dal sisma del 2009 riportando un quadro fessura(vo molto grave (danno D4
secondo EMS98, v. Figura 3-1) con lesioni dovute all’a6vazione di meccanismi fuori dal piano, piccoli crolli e
lesioni da taglio sulle murature. L’edificio è vincolato ai sensi dell’art. 10 del Codice dei Beni Culturali.
Per verificare il miglioramento sismico a seguito della realizzazione degli interven( di proge$o, con il
metodo convenzionale descri$o nel Capitolo 7, è stata fa$a una s(ma della vulnerabilità iniziale (nelle
condizioni anteceden( al sisma, ossia a stru$ura non danneggiata) e finale (nello stato di proge$o).
130
Tabella 8-3: Valutazione della .pologia di costruzione nelle condizioni anteceden. al sisma.
Sulla base della valutazione della (pologia di costruzione con il metodo Ve.T. (v. Capitolo 7), la PGA
resistente nello stato antecedente al sisma (valutata u(lizzando i da( riporta( in Tabella 8-3) è risultata pari
a 0,103 g che corrisponde al valore ag di 0,09 g calcolato come rapporto PGA/S; la classe di resilienza è quella
riconducibile ad un “edificio a bassa resistenza” avente PGA ricadente nell’intervallo 0,10 g ÷ 0,15 g.
Tabella 8-4: valutazione delle carenze nelle condizioni preceden. il sisma (condizioni iniziali)
Analizzando le carenze indicate nel § 7.2, è stata riscontrata l’inefficacia dei collegamen( tra stru$ure
orizzontali/copertura e muratura, eccezion fa$a per il piccolo terrazzo, la cui copertura è in laterocemento.
La capacità di ripar(zione non è considerata buona in quanto la copertura è molto deformabile e i solai in
acciaio hanno una rigidezza molto bassa, in considerazione del ca6vo stato in cui versano (v. Tabella 8-4).
131
A causa della vulnerabilità alta e delle valutazioni riportate in Tabella 8-5, la classe di resistenza risultante
è cara$erizzata da una PGA < 0,05 g, la minore dell’intervallo previsto per “edificio a bassa resistenza”.
Tabella 8-5: Valutazione della classe di resilienza risultante nelle condizioni iniziali (prima del sisma)
132
Tabella 8-6: Valutazione della .pologia di costruzione nelle condizioni di proge8o (condizioni finali).
Le voci evidenziate sono quelle variate a seguito degli interven( di proge$o; la classe di resilienza finale è
la maggiore tra quelle previste per la (pologia di costruzione “edificio a resistenza medio - alta” che
corrisponde alla PGA 0,20 g ÷ 0,25 g (v. Tabella 8-8) in quanto sono state eliminate le due carenze stru$urali
dello stato iniziale (precedente al sisma).
133
Tipologia di costruzione Classe di resilienza Criteri
Muratura sogge8a a
Classe unica In ogni caso
disgregazione
Almeno una vulnerabilità
Classe inferiore
Costruzione con “resistenza Alta e/o qua$ro Medie
molto bassa” Nessuna vulnerabilità Alta
Classe superiore
e tre Medie o meno
Almeno una vulnerabilità
Classe inferiore
Alta e/o cinque Medie
Costruzioni con “resistenza Nessuna vulnerabilità Alta
Classe media
bassa” o migliore / e tre o qua$ro Medie
Nessuna vulnerabilità Alta
Classe superiore
e due Medie o meno
Tabella 8-9: Costo degli interven. di proge8o per categoria dei lavori.
134
Una parte significa(va dell’importo è u(lizzata per la riparazione degli elemen( danneggia(; infa6, nel
computo sono presen( voci rela(ve al rifacimento delle murature, al recupero dei materiali, alla ricostruzione
di volte e scale, alla sos(tuzione di alcuni solai e della copertura.
Le lavorazioni sono ricorren( per edifici colpi( dal sisma (si ricorda che l’edificio è stato gravemente
danneggiato) ma normalmente non riguardano proge6 reda6 in condizioni “ordinarie”, a meno di non
imba$ersi in edifici con un elevato stato di degrado.
Si pone l’a$enzione sulle lavorazioni che fanno più specifico riferimento alla riduzione della vulnerabilità.
Una prima considerazione riguarda i cos(, molto contenu(, per la realizzazione dei collegamen( di piano
con (ran( e chiodature alle pare(, pari a 15.941,11 €, ai quali va aggiunta un’aliquota dei lavori per finitura
necessari alla rimozione di parte dell’intonaco, al suo ripris(no ed alla (nteggiatura, per un totale di circa
29.000 €.
Con la sola realizzazione di collegamen( tra solai / copertura e muratura il miglioramento medio che
l’edificio riporta è pari a 2 classi di resilienza (per una PGA di circa 0,10 g). I risulta( sono in linea con le
esperienze fa$e in ambito sismico, in quanto gli edifici non dota( di collegamen( di piano efficaci hanno una
PGA associata all’a6vazione dei meccanismi fuori dal piano della parete, normalmente molto bassa.
La realizzazione di (ran( in acciaio garan(sce un comportamento scatolare, migliorando ne$amente la
risposta del fabbricato, che ha il punto di maggior debolezza nei meccanismi fuori dal piano della parete.
Analogo miglioramento, vale a dire 2 classi di resilienza, si o6ene a seguito del miglioramento della
resistenza della muratura grazie al consolidamento con iniezioni di malta e intonaco armato con fibra
composita, che, unito agli oneri rela(vi alle finiture che vanno demolite e poi ripris(nate, ha un costo s(mato
di circa 272.000 €, circa 9 volte più elevato dell’intervento di installazione dei (ran( in acciaio.
A fronte dei cos( di proge$o rileva(, in Tabella 8-10 si riporta un quadro di sintesi riferito al proge$o
esaminato che illustra i benefici, in termini di riduzione di vulnerabilità, e i cos( da sostenere per o$enerli.
Quindi, per avere un miglioramento di due classi di resilienza, nel caso esaminato occorrono 29.000 €
circa; per avere un’ulteriore riduzione di vulnerabilità di altre due classi è necessario l’importo di circa
272.000 €.
135
Prendendo spunto dall’esempio mostrato, è necessaria una riflessione non tanto sui cos( in senso
assoluto (il loro importo è legato a un par(colare proge$o che fa riferimento a un’area e a un periodo
temporale specifici) quanto al rapporto, pari a circa 9, che c’è tra i cos( necessari a migliorare i collegamen(
di piano e i cos( necessari a migliorare la resistenza della muratura nel proprio piano.
È chiaro che gli interven( locali hanno un rapporto cos( benefici notevolmente migliore rispe$o ad
interven( più invasivi che comportano il consolidamento esteso delle stru$ure murarie.
Altro significa(vo vantaggio legato all’esecuzione di interven( locali è il non mutare in maniera
significa(va il comportamento globale della costruzione, tanto da far rimanere sostanzialmente inalterata
l’interazione con gli edifici adiacen(, condizione questa par(colarmente gradita nel caso di interven( su
edifici in aggregato.
Pur rientrando normalmente nella casis(ca della “riparazione o intervento locale” secondo le NTC18, con
i conseguen( vantaggi nelle procedure di deposito/autorizzazione dei Geni civili, gli interven( locali
comportano un significa(vo miglioramento sismico che normalmente va ben oltre l’incremento di 0,1 del
parametro E indicato dalle NTC18.
Sulla base dei cos( s(ma( in base ai proge6 di riparazione con miglioramento sismico reda6 sugli edifici
aquilani danneggia( dal sisma del 2009, è possibile dare indicazioni sui cos( unitari di massima (espressi in
€/m2) valuta( come rapporto tra importo da computo e superficie degli orizzontamen(, per gli interven( più
diffusi (v. Tabella 8-11).
I valori mostra( possono essere u(lizza( per una s(ma economica sommaria dei cos( di intervento in
relazione alle carenze stru$urali rilevate ed agli obie6vi che si intendono conseguire.
costo unitario
categoria
(€/m2)
collegamen( di piano (catene o (ran() 80-150
consolidamento muratura (intonaco con materiale composito) 600-800
rifacimento copertura in legno * 300-400
rifacimento solai in acciaio * 300-350
consolidamento volte 300-400
Tabella 8-11: Cos. di massima di alcuni interven. sui fabbrica. in muratura (* cos. di demolizione esclusi)
Gli impor( indica( sono orienta(vi in quanto possono variare a seconda del prezziario regionale di
riferimento, della reperibilità dei materiali e delle eventuali difficoltà di accesso al can(ere. Gli impor( indica(
per i rifacimen( delle stru$ure orizzontali e di copertura non tengono conto dei cos( delle demolizioni che,
come accade ad esempio per la rimozione di coperture in laterocemento, possono incidere in maniera
significa(va sul quadro economico di proge$o.
Si ribadisce che nella fase di elaborazione del proge$o ogni intervento va valutato in ragione dei vantaggi
che apporta nella riduzione della vulnerabilità e dei cos( necessari.
Per una corre$a valutazione cos( benefici, vanno confrontate le alterna(ve proge$uali disponibili, i cos(
che ne derivano, e va scelta l’ipotesi migliore riguardo ai cos(, all’affidabilità e alla durabilità nel tempo
dell’intervento, alla compa(bilità con la (pologia stru$urale e con i materiali presen( allo stato dei luoghi.
136
9. Conclusioni
Nel testo è stato illustrato un percorso, elaborato per fasi, che accompagna e supporta il professionista
nell’a6vità di iden(ficazione della US nel contesto urbano, di valutazione delle carenze costru6ve, di scelta
degli interven( per cercare la migliore soluzione proge$uale in ragione dei cos( di intervento.
I criteri indica( si basano su un modello di vulnerabilità convenzionale che cos(tuisce uno strumento
opera(vo collaudato dalle esperienze fa$e a seguito dei numerosi terremo( che hanno colpito l’Italia, con
l’obie6vo di massimizzare i benefici in termini di salvaguardia della vita umana e della tutela del patrimonio
edilizio.
La procedura illustrata enfa(zza la professionalità del proge6sta nella scelta degli interven(; infa6, il
tecnico, sulla base del rilievo e dello studio delle pra(che costru6ve passate, è chiamato ad interpretare il
comportamento della stru$ura e a individuare le sue maggiori cri(cità, ricorrendo solo in una fase successiva
alla valutazione della sicurezza a$raverso modelli numerici opportunamente elabora(.
Grazie alle esperienze fa$e dai gruppi di lavoro di esper( e dagli En( che negli anni sono sta( impegna(
nelle ricostruzioni post terremoto, ai modelli organizza(vi impiega( e all’a6vità di elaborazione dei da(, il
modello di vulnerabilità convenzionale può cos(tuire un supporto anche per gli En( che, in regime ordinario,
sono impegna( nella ges(one del proprio patrimonio edilizio.
Il modello convenzionale è u(le per dare uniformità alle valutazioni di vulnerabilità e per avere la
possibilità di stru$urare un database popolato con da( omogenei e tra loro confrontabili, in quanto valuta(
con un metodo di calcolo semplificato, ma che ha basi solide.
Disporre di una banca da( dà inoltre la possibilità di o6mizzare le risorse disponibili per la pianificazione
della prevenzione sismica richiesta dalla norma(va statale, a par(re dall’Ordinanza n. 3274/2003, e per
affrontare un’a6vità di monitoraggio anche su ampia scala.
In relazione alla consistenza, alla vulnerabilità ed alla des(nazione d’uso è possibile, da un lato definire un
insieme di interven( finalizza( alla messa in sicurezza del bene, a6vità che a6ene ai proge6s( incarica(,
dall’altro a s(mare un costo di intervento nell’ambito della redazione di un proge$o di fa6bilità tecnico
economica, u(le all’Ente per avere un riferimento economico in ragione delle disponibilità economiche
messe a disposizione dallo Stato.
A seguito delle esperienze dei terremo( passa(, valutando quali sono sta( gli interven( che hanno dato
le maggiori garanzie e che si sono dimostra( più efficaci, viene evidenziata l’importanza degli interven( locali
in quanto, ove a$uabili, cos(tuiscono la miglior scelta in un’o6ca di o6mizzazione del rapporto cos( benefici
e perché si avvalgono di procedure amministra(ve più semplici per il proge6sta.
Gli interven( di miglioramento o di adeguamento sismico fa6 sulla singola US in aggregato costringono
ad una valutazione delle interazioni con gli edifici adiacen( di dubbia affidabilità, con effe6 tragicamente
no(. Per evitare tali complicazioni, è possibile, sopra$u$o nel caso di aggrega( “la messa in a o di interven
locali, se ben realizza , consente di raggiungere … una riduzione del rischio sismico”, come chiarito anche
dalla Commissione is(tuita dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il monitoraggio del “Sismabonus”.
In ragione dei notevoli vantaggi che si o$engono con gli interven( locali, è bene valutare con estrema
a$enzione quali siano gli edifici che non possono a$uarli in quanto sogge6 in maniera estesa a meccanismi
di disgregazione muraria nel piano delle pare(; se un dife$o di cautela potrebbe far sì che gli interven( locali
non siano sufficien( ad evitare il collasso della costruzione, un eccesso di cautela è causa di cos( di intervento
significa(vamente maggiori, tanto da cos(tuire un freno per gli organi di governo nella scelta di programmare
estese campagne di riduzione del rischio sismico.
137
10. Ringraziamenti
Si ringrazia l’Ufficio speciale di ricostruzione del Comune di L’Aquila, per aver messo a disposizione i da
della ricostruzione post sisma 2009 che sono sta un u le supporto per l’elaborazione del modello
semplificato di vulnerabilità sismica, e l’ing. Raniero Fabrizi, per le inizia ve messe in a*o perché le
esperienze dei terremo passa possano essere u lizzate anche nella fase di prevenzione sismica.
Si ringraziano inoltre l’ing. Alberto Lemme, l’arch. Maurizio Ferrini, l’arch. Francesca Properzi, l’ing.
Claudia Ciocca, l’ing. Riccardo Pascale e l’ing. Felisiano Propato per il materiale messo a disposizione, per i
proficui confron che ci sono sta nelle fasi emergenziali e di ricostruzione, per i sempre u li spun di
riflessione sulle problema che di recupero del tessuto urbano e del rilancio economico delle aree interessate
da even sismici.
138
11. Bibliografia
[1] 1981 – Ministero dei lavori pubblici. (). Circolare del Ministero dei lavori pubblici n. 21745 del 30
luglio 1981
[2] 1992 - Ceradini, V. Modellazione e sperimentazione per lo studio della struttura muraria storica
[3] 1993 - Giu;rè, A. . Sicurezza e conservazione dei centri storici. Il caso Ortigia. Misure
[4] 1993 - Mastrodicasa, S. Dissesti statici delle strutture edilizie. Hoepli
[5] 1997 - Angeletti, P., Ferrini, M., & Lagomarsino, S. (1997). Rilievo e valutazione della vulnerabilità
sismica delle chiese: un esempio in Lunigiana e Garfagnana. Taormina: Convegno ANIDIS
Ingegneria Sismica 22-24 settembre 1997.
[6] 2002 - Dipartimento di Protezione Civile. (2002). Manuale per la compilazione della scheda di 1°
livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità (AeDES).
[7] 2003 - Ferrini, M., Melozzi, A., Pagliazzi, A., & Scarparolo, S. (2003). Manuale per la compilazione
della scheda GNDT/CNR di II livello. Versione modificata dalla Regione Toscana
[8] 2005 - Commissario post sisma 2002 del Molise. (2005). Ordinanza Commissariale n. 35/2005.
Direttive tecniche per la progettazione e realizzazione degli interventi sugli edifici privati
[9] 2007 - Dolce, M., Masi, A., Moroni, C., Martinelli, A., Mannella, A., Milano, L., . . . Miozzi, C. Il
progetto “scuola sicura” in Molise: dall’indagine di vulnerabilità sismica alle graduatorie di
intervento. Pisa: XII Convegno "L'Ingegneria Sismica in Italia" 10 - 14 giugno 2007
[10] 2008 - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nuove Norme Tecniche per le costruzioni
[11] 2010 - Lemme, A., Podestà, S., & Cifani, G.Sisma Molise 2002. Dallʼemergenza alla
ricostruzione. Edifici in muratura. DEI.
[12] 2011 - Presidenza del Consiglio dei Ministri. Valutazione e riduzione del rischio sismico del
patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008
[13] 2012 - Regione Toscana. Programma regionale VSM “vulnerabilità sismica di edifici in muratura”
criteri per l’esecuzione delle indagini sugli edifici in muratura, la redazione della relazione tecnica
e la compilazione della scheda di vulnerabilità II liv. GNDT/CNR. Firenze
[14] 2013 - U;icio Speciale per la Ricostruzione di L'Aquila. (2013). Manuale istruzioni della Scheda
di Accompagnamento ai progetti di ricostruzione del Comune di L'Aquila. Tratto da sito internet
istituzionale dell'U.S.R.A.: www.usra.it
[15] 2016 – Ciocca, C., Pascale, R. Rilievo, restauro conservativo e rifunzionalizzazione
dell’ex convento di S. Paolo dei Barnabiti a L’Aquila
[16] 2017 - Ministero delle Infrastrutture e trasporti. Linee guida per la classificazione del rischio
sismico delle costruzioni.
[17] 2018 - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Aggiornamento delle «Norme tecniche per
le costruzioni
[18] 2019 - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. (2019). Circolare 21 gennaio 2019, n. 7
C.S.LL.PP. Istruzioni per l'applicazione dell'«Aggiornamento delle "Norme tecniche per le
costruzioni"» di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018
[19] 2023 - Commissario post sisma 2016. Testo unico della ricostruzione privata post sisma 2016
139
12. Allegato A: Le operazioni di rilievo
Nello schema seguente è indicato un elenco delle a6vità necessarie al rilievo (individuazione) e
all’iden(ficazione della costruzione ogge$o della valutazione del danno e della vulnerabilità. Per ogni a6vità
vengono indica( gli elabora( sui quali rappresentare le informazioni reperite e i riferimen( alla scheda.
Durante le fasi di ispezione della costruzione, è u(le avere a disposizione una copia dello schema di Tabella
12-1 e una scheda del danno e della vulnerabilità da u(lizzare come promemoria dei da( e delle informazioni
da reperire.
140
Riferimenti nella scheda
Attività Elaborati del danni e della
vulnerabilità
sez. C - CALCOLO DELLA
VULNERABILITA’
- esecuzione dei saggi sulla muratura mediante scrostamento Rapporto delle sez. C1 - Tipologia della
dell'intonaco per valutare le tipologie murarie presenti (per indagini su strutture e muratura
individuare i punti di indagine occorre tener conto fondazioni
dell'indagine storica e degli interventi strutturali passati). Si sez. C1.1 - Propensione
consiglia l'esecuzione dei saggi anche in corrispondenza degli Relazione dei alla disgregazione
incroci murari, materiali muraria
Allegato: Dati di input
delle strutture murarie
- ricognizione per individuare le diverse tipologie di solai e di Allegato: Dati di input
coperture, delle strutture orizzontali
e di copertura
- esecuzione di saggi per valutare tipologia di impalcato,
materiali presenti, spessori anche mediante scrostamenti
dell'intonaco e endoscopie (ove possibile),
Rappresentazione
- valutazione dell'efficacia dei collegamenti con le murature
grafica delle tipologie sez. C3.1 - Collegamenti
(presenza di catene/tiranti, cordoli, ...) anche mediante
strutturali tra pareti murarie e tra
scrostamenti dell'intonaco,
orizzontamenti/copertura
- valutazione della rigidezza nel piano degli impalcati di e pareti
interpiano e di copertura (rigido, semirigido, deformabile),
- individuazione delle strutture spingenti (volte strutturali,
coperture con strutture spingenti, archi, ...),
141
Riferimenti nella scheda
Attività Elaborati del danni e della
vulnerabilità
sez. C3.3 - Presenza ed
- valutazione dell'efficacia del controventamento dei setti Rappresentazione efficacia dei
murari in ragione dell'indice calcolato come rapporto tra grafica delle tipologie controventamenti
interasse dei muri di spina e spessore del muro perimetrale, strutturali sez. C3.4 - Presenza di
irregolarità in pianta
Rappresentazione
- rilievo dei loggiati e dei porticati di grosse dimensioni che sez. C3.5 - Presenza di
grafica delle tipologie
influenzano negativamente sul comportamento dell'edificio irregolarità in altezza
strutturali
Tabella 12-1 Elenco indica.vo, non esaus.vo, dei da. e delle informazioni da raccogliere
142
13. Allegato B: Elenco degli elaborati strutturali
Di seguito viene fornito l’elenco degli elabora( stru$urali stre$amente necessari per la redazione di uno
studio finalizzato alla valutazione della vulnerabilità e del danno di un edificio in muratura.
Per la valutazione dei fabbrica( esisten(, diversamente da quanto avviene per i fabbrica( di nuova
realizzazione, nella redazione degli elabora( grafici si fa riferimento alle stru$ure orizzontali e di copertura
dell’impalcato sovrastante al piano di rappresentazione: le operazioni di rilievo delle componen( stru$urali
e di iden(ficazione delle (pologie costru6ve u(lizzate risultano infa6 più semplici se si “guarda”
all’intradosso.
Sugli elabora( proge$uali, di cui si riporta un elenco esemplifica(vo ma non esaus(vo, è comunque
necessario specificare la convenzione di rappresentazione u(lizzata:
1. Relazione illustra.va generale: riporta la descrizione del bene, della sua ar(colazione, della
des(nazione d’uso e della proprietà. Va illustrato anche il contesto urbano e descri$e le fon(
informa(ve a cui si è a6nto per la ricostruzione storica del fabbricato e dell’aggregato urbano al
quale appar(ene. È richiesta la ricostruzione storica del contesto urbano, del fabbricato e delle
successive trasformazioni.
2. Rapporto fotografico generale: le fotografie devono preliminarmente illustrare il contesto
urbano e l’esterno dell’edificio, successivamente gli ambien( interni. Le fotografie vanno sempre
accompagnate da schemi in pianta che indicano i pun( di ripresa.
3. Rapporto delle indagini su stru8ure e fondazioni: prevede la realizzazione di una
documentazione fotografica dei saggi sugli elemen( stru$urali, murature, fondazioni, stru$ure
orizzontali e di copertura che è necessaria per l’iden(ficazione della (pologia muraria e delle
stru$ure che compongono il fabbricato. Vanno inoltre allegate tu$e i rappor( di prova effe$ua(
durante la campagna delle indagini (esecuzione di mar(ne6 singoli e doppi, endoscopie,….)
4. Relazione dei materiali: sulla base dei saggi e delle prove effe$uate, vanno riportate le valutazioni
necessarie all’iden(ficazione delle (pologie murarie, i materiali cos(tuen( le stru$ure orizzontali
e di copertura e la resistenza dei materiali rinvenu(.
5. Relazione illustra.va del calcolo: è richiesta la descrizione della stru$ura, dei carichi e delle azioni
su di essa gravan(, la resistenza della muratura e di tu6 i materiali rinvenu( a seguito del rilievo.
Vanno individua( i meccanismi di collasso a6va( e a6vabili valuta( sulla base del quadro
fessura(vo e le carenze costru6ve rilevate con un esplicito riferimento alla “Scheda di valutazione
del danno e della vulnerabilità”. I modelli di calcolo u(lizza( vanno descri6 nel de$aglio e riferi(
ai meccanismi prima individua(. Vanno confrontate le valutazioni della vulnerabilità (pre e post
intervento, se viene ipo(zzato un proge$o degli interven() valutate come PGA e come ag e
confrontate con le accelerazioni di riferimento date dalle Norme Tecniche delle Costruzioni in
ragione della des(nazione d’uso del fabbricato.
6. Scheda di valutazione del danno e della vulnerabilità: va riporta la stampa della scheda u(lizzata
per il calcolo del danno e della vulnerabilità valuta( secondo i modelli semplifica( illustra( nel
testo.
7. Rappresentazione grafica del contesto urbano: va rappresentato su mappa catastale / carta
tecnica e su foto aerea la posizione del fabbricato e individuato nel contesto urbano con scala
1:1000. È opportuna anche una rappresentazione in pianta e in prospe$o del fabbricato e degli
edifici adiacen(, in scala 1:200 o superiore.
143
8. Rappresentazione grafica del rilievo geometrico: il rilievo deve rappresentare tu6 gli elemen(
significa(vi con rappresentazione in pianta, prospe6 e sezioni con scala 1:100 o superiore. Le
sezioni devono rappresentare i prospe6 di tu6 gli allineamen( murari.
9. Rappresentazione grafica del quadro fessura.vo: il rilievo del danneggiamento va ar(colato su
due diversi tema(smi con scala di rappresentazione 1:100 o superiore. Il primo prevede la
rappresentazione delle lesioni, del loro andamento in pianta e in prospe$o evidenziando con
un’idonea simbologia l’ampiezza delle lesioni e il loro cara$ere passante. Il secondo prevede una
rappresentazione sinte(ca che associ il livello di danneggiamento secondo la scala EMS 98 ad ogni
maschio murario, solaio, copertura, tramezzatura e scala.
10. Rappresentazione grafica delle .pologie murarie: con rappresentazioni in pianta e in prospe$o
con scala 1:100 o superiore le (pologie murarie che devono essere riportate secondo le
indicazioni della IANTC19. Vanno indica( anche le discon(nuità come nicchie o aperture richiuse,
canne fumarie, la qualità dell’ammorsamento tra le murature in corrispondenza degli incroci
murari, la presenza di giun( di malta ver(cali e interrompono la con(nuità della muratura,
interven( di consolidamento della muratura. L’elaborato deve fare chiaro riferimento alle
informazioni indicate nella “Scheda di valutazione del danno e della vulnerabilità” mediante
e(che$e che consentono l’individuazione univoca dei maschi murari.
11. Rappresentazione grafica delle stru8ure orizzontali e di copertura: tu$e le (pologie delle
stru$ure orizzontali e di copertura vanno rappresentate con scala 1:100 o superiore indicando in
pianta tu$e le cara$eris(che come peso, collegamento alla muratura (indicando se il
collegamento riguarda una o entrambe le direzioni), direzione della tessitura e rigidezza degli
impalca(, presenza ed efficacia di catene o (ran(. L’elaborato deve fare chiaro riferimento alle
informazioni indicate nella “Scheda di valutazione del danno e della vulnerabilità” mediante
e(che$e che consentono l’individuazione univoca dei solai e delle coperture.
12. Rappresentazione grafica dei de8agli costru<vi: vanno rappresenta( i de$agli costru6vi rileva(
e quelli degli interven( realizza( dopo l’edificazione della costruzione. I de$agli devono esplicitare
le soluzioni proge$uali rappresentate sinte(camente degli altri elabora(. La scala di
rappresentazione deve essere adeguata al de$aglio che si rappresenta, comunque 1:20 o
superiore.
13. Rappresentazione grafica degli elemen. non stru8urali: tu6 gli elemen( non stru$urali e
l’efficacia del collegamento alla stru$ura vanno rappresenta( in scala adeguata, 1:100 o
superiore. Vanno riporta( tramezzi, volte in foglio, statue, casse$ona(, affreschi e comunque tu6
gli elemen( che, in caso di sisma, possono essere considera( pericolosi per gli occupan( o per i
macchinari ubica( nell’edificio.
144
14. Allegato C: Valutazione del danno e della vulnerabilità
La scheda di valutazione del danno e della vulnerabilità (Scheda) implementa, su un foglio ele$ronico in
formato MicrosoI Excel, le procedure semplificate per la valutazione del danno e della vulnerabilità per unità
stru$urale (US) secondo le metodologie descri$e nel testo.
Per garan(re il corre$o funzionamento del foglio ele$ronico è necessario a<vare le macro di Excel e
mantenere il formato originale del file (formato xlsm); la conversione in un formato diverso come, ad
esempio, xlsx, xls o pdf, ovvero l'eliminazione di fogli presen( e lo spostamento delle celle causa
l’inu(lizzabilità della Scheda stessa.
Per facilitarne la compilazione sono state evidenziate in verde le celle in cui inserire i da( tramite un menu
a discesa oppure con input dire$o: le celle di colore differente contengono le elaborazioni e rappresentano i
risulta( più significa(vi.
La Scheda è suddivisa in sezioni che sono state sviluppate seguendo la successione logica delle operazioni
di rilievo. I da( vanno quindi immessi in maniera sequenziale dalla sezione A fino alla sezione D in quanto,
ad eccezione di un unico caso, le elaborazioni u(lizzano i da( immessi precedentemente.
Nella sezione A occorre imme$ere i da( generali dell’US, la sua posizione che fa riferimento alla la(tudine
/ longitudine del punto baricentrale della costruzione nelle coordinate WGS84 e le informazioni principali del
contesto edilizio.
Viene quindi richiesto (v. Figura 14-2) l’inserimento dei da( rela(vi alle norma(ve sismiche di riferimento
all’epoca della realizzazione della costruzione e degli interven( principali. Occorre inoltre indicare l’uso del
fabbricato e le accelerazioni di riferimento previste dalle NTC18. Sono indicate con l’asterisco (*) i da( il cui
inserimento è opzionale (tu6 gli altri sono obbligatori).
145
Figura 14-2: Norma.va di riferimento e parametri sismici secondo le NTC18.
Nell’ul(ma parte della sezione A è prevista l’immissione dei da( dei proge6s(.
Nella sezione A1 si richiede l’inserimento dei da( geometrici della sagoma dell’edificio, operazione molto
importante in quanto definisce quali sono i piani di verifica (quelli fuori terra), la presenza di eventuali
irregolarità in elevazione (ampliamen( o restringimen( delle superfici di piano). Con riferimento alle altezze
di interpiano si precisa che, in caso di piani sfalsa(, vanno indicate le altezze medie.
I segni di spunta verdi presen( sulla parte destra della tabella di Figura 14-4 indicano che i da( sono
formalmente corre6, diversamente appare una “X” di colore rosso.
146
Figura 14-4: Definizione della sagoma dell’US.
La Scheda elabora i da( immessi e calcola sia l’indice numerico normalizzato che il corrispondente livello
di danneggiamento secondo la scala EMS98 (v. Figura 14-6).
Per limitare la possibilità di inserire valori anomali, la Scheda fa un controllo di congruità dei da(: nel caso
di anomalie lo sfondo della parte alta della tabella assume il colore rosso.
147
In Figura 14-7 è riportato un esempio di inserimento errato: l’incongruenza è dovuta all’estensione del
danneggiamento delle stru$ure ver(cali che supera il valore del 100%. È stato infa6 indicato un danno
gravissimo con estensione 1/3-2/3 e medio grave con estensione >2/3
Un errore frequente è dovuto all’indicazione contemporanea, per la stessa componente stru$urale, del
danno nullo e di una qualsiasi altra (pologia di danno.
Figura 14-7: Esempio di compilazione della matrice del danno con da. incongruen..
Nella sezione C viene richiesto il livello di conoscenza (LC1 o LC2) in base al quale verranno valuta( i
parametri della resistenza di calcolo della muratura. Non viene presa in considerazione la possibilità che
vangano fa$e sui fabbrica( le prove distru6ve necessarie al conseguimento del livello di conoscenza LC3.
Nella sezione C1 (v. Figura 14-9) vengono descri$e le (pologie murarie rinvenute (fino a 5, indicate con le
sigle da M1 a M5).
E’ richiesta la descrizione delle murature sulla base dei parametri più significa(vi ai fini dell’iden(ficazione
del comportamento stru$urale (consistenza/(pologia dei conci, lavorazione …. ) secondo i criteri da( dalla
Tabella C8.5.I e dalla Tabella C8.5.II delle IANTC19.
La (pologia della muratura e i rela(vi parametri di resistenza e peso non sono calcola( se ci sono delle
incompletezze nell’immissione dei da(.
148
Figura 14-9: Definizione delle .pologie murarie.
Nella parte bassa dello schema indicato in Figura 14-9 sono indica( i parametri di resistenza e la possibilità
di a6vazione di meccanismi di disgregazione che sono esplicita( nella successiva sezione C1.1.
Nella tabella di Figura 14-10, la colonna “a$vazione meccanismi di disgregazione (valutazione
automa ca)” evidenzia quali murature sono sogge$e a disgregazione; il meccanismo si ri(ene a6vabile se,
contemporaneamente, :
- i conci di inerte non hanno nessun (po di lavorazione,
- la malta è molto friabile (viene facilmente scalfita anche senza utensili),
- i paramen( esterni non sono né collega( tra loro con elemen( trasversali, né dota( di listature in ma$oni
o conci in pietra opportunamente lavora(.
Solo per murature che hanno queste cara$eris(che è richiesto il giudizio esperto da parte del proge6sta
che è chiamato a valutare l’effe6va propensione alla disgregazione.
Nella sezione C2, riportata nella Figura 14-11, è richiesta l’indicazione delle stru$ure ver(cali e orizzontali
necessaria per il calcolo della PGA allo SLV per azioni nel piano della parete, secondo la metodologia Ve.T.
149
Figura 14-11: Calcolo della PGA per meccanismi nel piano della parete (II modo).
I pulsan( “inserisci se$ murari” e “inserisci solai e copertura” rimandano ai fogli “se6 murari” e
“orizzontamen(” rappresenta(, rispe6vamente, in Figura 14-12 e in Figura 14-13.
In Figura 14-12 è riportato l’input richiesto per i se6 murari, occorre obbligatoriamente indicare tu6 i
da(, in par(colare:
il piano di verifica (da scegliere tra quelli fuori terra indica( nella sezione A1),
l’e(che$a (per avere un riferimento univoci che consente l’individuazione sulle rappresentazioni
grafiche),
il (po della muratura (definite nella sezione C1),
l’angolo della direzione prevalente del se$o murario (0 corrisponde all’asse delle ascisse, 90
all’asse delle ordinate), la lunghezza e lo spessore (in metri).
La Scheda esegue un controllo di completezza dei da( (v. colonna “controllo completezza dei da(”): se
per un se$o questa è nega(va, nella verifica Ve.T. non viene considerato il contributo di quel se$o murario.
150
fuori terra, secondo le convenzioni u(lizzate nella compilazione della sezione A1. Anche in questo caso la
Scheda esegue un controllo di completezza dei da( secondo I criteri già riporta( per i se6 murari.
Nella Figura 14-14 vengono riporta( i da( di riepilogo della verifica per azioni nel piano della parete
secondo il metodo Ve.T.: la Scheda calcola la tensione ver(cale media sulla muratura come rapporto tra la
somma del peso della muratura e dei solai sovrastan( e la superficie muraria (v. Figura 14-12 e Figura 14-13).
Figura 14-14: da. elabora. dalla Scheda in base ai da. immessi nelle sezioni preceden..
Nella colonna “peso sismico aggiun(vo” può essere indicato un peso che non è dovuto al peso della
muratura e dei solai già inputa(: può essere, per esempio, inserita un’aliquota del peso di una stru$ura in
calcestruzzo armato in adiacenza, non dotata di un giunto efficace e che quindi potrebbe indurre effe6 di
martellamento, oppure la quota parte del solaio che grava su pilastri in calcestruzzo armato nel caso di
stru$ure miste con funzionamento “in parallelo” alla muratura (quota parte che quindi non va inserita nel
foglio “orizzontamen(”).
La colonna “escludi piano dalla verifica” consente invece di non tener conto delle verifiche fa$e su uno o
più piani.
Questa opzione è u(le nel caso di edificio con stru$ura mista con funzionamento “in serie” come, ad
esempio, stru$ure a telaio in calcestruzzo armato o in acciaio realizzate su uno o più piani in muratura. In
questo caso i piani in calcestruzzo armato o in acciaio vengono inseri( nel calcolo come stru$ure murarie
fi6zie con massa analoga solo per consen(re alla Scheda di calcolare corre$amente le azioni sismiche e le
tensioni ver(cali sulle murature: de6 piani vengono quindi esclusi dalla verifica.
151
Il risultato della verifica per azioni nel piano della parete è mostrato con lo schema di Figura 14-15.
Concluso l’input dei da( necessari a definire la “Tipologia di costruzione”, si passa alla sezione C3 che
consente di individuare le carenze stru$urali e le peculiarità dell’US secondo le indicazioni della procedura
prevista dal modello semplificato. Sono previste 8 voci che descrivono le carenze stru$urali/peculiarità più
significa(ve.
La sezione C3.1 fa riferimento ai “(1) Collegamen. tra pare. murarie e tra orizzontamen./copertura e
pare.” (v. Figura 14-16). La Scheda calcola la percentuale dei solai e delle coperture ben collegate, verifica
la presenza di copertura spingente con collegamen( alla muratura non efficaci sulla base dei da( immessi nel
foglio “orizzontamen(”. È richiesta l’immissione dei da( rela(vi agli incroci murari perimetrali e all’efficacia
della connessione in corrispondenza di de6 incroci.
Figura 14-16: Carenza di collegamen. tra le pare. murarie e tra gli orizzontamen./copertura e le pare..
Nella Figura 14-17 è rappresentato lo schema che descrive graficamente la carenza dovuta alla “(2)
Presenza di impalca. imposta. su piani sfalsa. con dislivello maggiore di 1/3 dell’altezza di interpiano”.
Nella tabella, rappresentata nella Figura 14-17, è richiesto l’inserimento dei da( che consentono
l’individuazione delle situazioni cri(che per l’US.
La mancata compilazione del form viene intesa come insussistenza della carenza stru$urale.
152
Figura 14-17: Carenza per impalca. su piani sfalsa., con dislivello maggiore di 1/3 dell’altezza di interpiano.
La carenza dovuta alla “(3) Presenza ed efficacia delle pare. di controventamento” è rappresentata nella
sezione C3.3. Nella Figura 14-17 viene riportato il form che va obbligatoriamente compilato per almeno una
condizione, quella che ha il rapporto interasse/spessore più elevato.
La carenza dovuta alla “(4) Presenza di irregolarità in pianta” è descri$a nella sezione C3.4.
In caso di US isolata, ovvero di aggregato edilizio nel quale è presente una US con dimensioni prevalen(
(superficie lorda dell'US prevalente maggiore del 70% della superficie lorda dell'intero aggregato), si richiede
l’immissione dei parametri l, a e b, secondo quanto indicato in Figura 14-19.
153
Figura 14-19: Irregolarità in pianta per US isolate o in aggregato con una US con dimensioni prevalen..
In caso di aggregato edilizio, si richiede l’immissione delle dimensioni del re$angolo che circoscrive la
pianta dell’aggregato stesso (o della US, se si tra$a di un edificio isolato) e del numero di US che risultano in
linea (potrebbero non corrispondere al numero totale delle US).
Nella Figura 14-21 vengono illustrate le elaborazioni fa$e dalla Scheda che valuta le irregolarità in altezza
dovute alle variazioni delle superfici lorde di piano indicate nella sezione A1.
Figura 14-21: Irregolarità in altezza dovute alle variazioni della superficie di piano.
154
Sempre per la “(4) Presenza di irregolarità in pianta” viene richiesta l’indicazione della presenza di loggia(
o por(ca( che possono comportare delle irregolarità dovute a brusche variazioni della massa o della rigidezza
della stru$ura in funzione dell’altezza. Qualora non venga data alcuna indicazione, la Scheda considera che
non sono presen( elemen( di cri(cità della stru$ura tali da generare potenziali vulnerabilità sismiche.
Nella sezione C3.6 la Scheda non richiede alcun ulteriore inserimento da( per la valutazione della “(6)
Capacità di ripar.zione delle azioni da parte delle stru8ure orizzontali e di copertura” in quanto sono
sufficien( i da( immessi nel foglio “se$ murari” per iden(ficare le murature presen( e nel foglio
“orizzontamen ” per la cara$erizzazione della rigidezza dei solai e della copertura.
La Figura 14-23 riporta uno schema riepiloga(vo che descrive i parametri elabora(.
Figura 14-23: Capacità di ripar.zione delle azioni da parte delle stru8ure orizzontali e di copertura.
La carenza dovuta alla “(7) Regolarità nello sviluppo ver.cale dei maschi murari” è valutata in funzione
della presenza di se6 murari che gravano in falso oltre il 10% della superficie della muratura, da loggia( e da
por(ca( (v. Figura 14-24).
Da notare che la presenza di loggia( e por(ca( influenza due diverse voci del modello di vulnerabilità, a
causa dei comportamen( irregolari che possono indurre sulla stru$ura in caso di sisma e dei danni che
possono provocare.
155
Figura 14-24: Regolarità nello sviluppo ver.cale dei maschi murari.
Nella Figura 14-25 viene mostrata la tabella di inserimento dei da( u(le a individuare i se6 murari che,
per la loro scarsa resistenza o per gli eleva( carichi ver(cali, possono collassare se sollecita( da terremo( a
causa dell’elevato tasso di lavoro.
Par(colarmente importante è l’inserimento della superficie di solaio gravante sul o sui se6 murari
considera( per la verifica e dell’incidenza rispe$o alla superficie di piano: se, con riferimento ai maschi murari
che sono fortemente sollecita( (tasso di sfru$amento maggiore del 70% della resistenza assiale), la somma
delle incidenze rispe$o alla superficie di piano supera il 30%, la vulnerabilità sismica è considerate alta a
causa del comportamento fragile che l’US può avere in caso di sisma.
Figura 14-25: Impegno sta.co della muratura per irregolarità nello sviluppo ver.cale dei maschi murari.
L’ul(ma carenza “(8) Presenza di elemen. non-stru8urali che incidono sul comportamento locale e/o
globale” fa riferimento alla presenza di elemen( di dimensioni o massa significa(va che hanno collegamen(
alla stru$ura non efficaci oppure sono in ca6vo stato di conservazione.
156
Figura 14-26: Presenza di elemen. non-stru8urali che incidono sul comportamento locale e/o globale.
Nella sezione C4 sono riportate la valutazione delle vulnerabilità rilevate e la gravità loro a$ribuita.
Lo schema di Figura 14-27 dà il quadro generale delle cri(cità rilevate sull’US; in Figura 14-28 si riporta la
valutazione della vulnerabilità globale in ragione delle carenze e il numero di classi di resilienza che vengono
meno a causa delle carenze stesse, rispe$o alla condizione valutata con il metodo Ve.T. (v. Figura 14-15).
Figura 14-27: Quadro di sintesi delle carenze costru<ve / peculiarità rilevate sull’US.
157
Figura 14-28: Valutazione globale della vulnerabilità.
Nella sezione D (v. Figura 14-30) viene riportato il quadro generale dell’US.
Per evitare la compilazione parziale o anomalie di funzionamento della Scheda, i risulta( delle
elaborazioni rela(ve alla valutazione della vulnerabilità vengono mostra( solo a condizione che non ci siano
anomalie nelle sezioni preceden( (da( generali e danno).
La compilazione della sezione E è finalizzata a individuare gli interven( che possono limitare l’a6vazione
dei meccanismi collega( alle carenze principali e a s(mare il miglioramento sismico nelle condizioni di
proge$o.
158
Figura 14-31: Indicazione degli interven. locali.
Nella Figura 14-31 è riportata la parte alta del form dedicato all’indicazione degli interven( locali, della
loro estensione e delle carenze costru6ve/peculiarità sulle quali si ha un impa$o in termini di riduzione della
vulnerabilità.
In corrispondenza della colonna “intervento” viene richiesto di scegliere l’intervento inserito in un menu
a discesa. Nella sezione dedicata agli interven( locali c’è un elenco di interven(, differente da quello indicato
nella sezione “altri interven(” riportata in Figura 14-32, nella quale è possibile inserire tu6 i (pi di interven(,
anche quelli a maggiore invasività.
159
Figura 14-33: Schema di raffronto pre e post intervento.
In Figura 14-33 c'è uno schema riepiloga(vo generale che, per ogni carenza stru$urale peculiarità e per
la (pologia di costruzione individuata, riporta gli interven( indica( dal proge6sta e richiede l'indicazione
della vulnerabilità a$esa a valle dell’intervento.
Nell’esempio riportato in figura il foglio ele$ronico riporta la vulnerabilità allo stato di fa$o e la classe di
vulnerabilità a$esa nelle condizioni di proge$o che, per effe$o dell’intervento di collegamento delle
stru$ure orizzontali e ver(cali, viene indicata come “bassa”.
Lo schema è pensato principalmente per gli interven( locali, per i quali non si prevedono modifiche della
(pologia di costruzione e l’obie6vo è, essenzialmente, eliminare le carenze stru$urali principali per le quali
è richiesta l'indicazione della vulnerabilità a valle dell’intervento. La presenza di un punto esclama(vo indica
un valore mancante, ovvero una situazione potenzialmente anomala (una vulnerabilità allo stato di proge$o
maggiore di quella allo stato di fa$o).
Nel caso siano previs( interven( invasivi (miglioramento sismico/adeguamento nell'accezione data dalle
NTC18) che prevedono anche un significa(vo aumento della resistenza della muratura per azioni nel piano
della stessa, è comunque possibile u(lizzare il foglio ele$ronico, avendo cura di compilare due diversi file, il
primo per la valutazione allo stato di fa$o, il secondo per la valutazione nello stato di proge$o.
160
Figura 14-34: quadro economico della s.ma sommaria dei cos. di intervento.
161
15. Allegato D: Sintesi sulla vulnerabilità di palazzo Gigli.
Il testo che segue è, per ragioni di spazio, una sintesi di una relazione tecnica che illustra la procedura di
valutazione di vulnerabilità allo stato dei luoghi di un palazzo storico di L’Aquila danneggiato dal sisma del
2009. Il documento tra$a gli aspe6 essenziali che uno studio di vulnerabilità e può essere u(lizzato come
base su cui sviluppare una relazione illustra(va completa che deve de$agliare tu6 gli aspe6 del rilievo,
l’iden(ficazione dei materiali, la definizione dei carichi e delle azioni a$ese.
15.1. Premessa
Palazzo Gigli, ogge$o di valutazione di vulnerabilità sismica, è un edificio ubicato nel centro storico di
L’Aquila ed è vincolato ai sensi dell’art. 10 del Codice dei Beni culturali (vincolo monumentale).
Figura 15-1: L’aggregato edilizio di cui fa parte Palazzo Gigli è perimetrato in rosso.
La zona ove è ubicato Palazzo Gigli è di origine medioevale e la troviamo rappresentata dal 1600 in poi,
sia nella pianta dell’Antonelli (1622), sia in quella del Bleau (1680), sia nelle successive piante del se$ecento
(v. Figura 15-2).
Nelle prime rappresentazioni della ci$à l’aggregato appare cos(tuito da gruppi di edifici a schiera, sulla
base dell’organizzazione per unità modulari su cui è stru$urata la formazione della ci$à di L’Aquila.
Nella pianta del Vandi (v. Figura 15-3) il lo$o in ogge$o, risulta essere assolutamente sovrapponibile
all’esistente, ma non essendo evidenziate le aree adibite a cor( o giardini interni alle proprietà edilizie, lascia
dubbi sulla sua reale conformazione.
162
A) Pianta storica di Antonelli (1622) B) Pianta del Bleu (1680)
Lo stato a$uale suggerisce una evoluzione dell’abitato ci$adino, piu$osto comune; n base ad essa, dalla
fusione di vari lo6 si sviluppa il palazzo nobiliare. Il sistema urbano, ordito su e da stru$ure (pologicamente
varie ed ar(colate, dapprima case a “blocco” poi veri e propri palazzi, tra il ‘500 e il ‘700 assume il ruolo
rappresenta(vo di una condizione socio - economica che era quella della nobiltà, prima, della borghesia, poi.
Dal punto di vista meramente archite$onico, solo l’esame delle tessiture murarie me$e in evidenza
l’operazione di sos(tuzione e fusione di più case o lo6 preesisten(, perché nascosta dalla scelta di intonacare
la muratura limitando la pietra a vista ai pun( singolari, in modo da omogeneizzare tra6 diversi di murature
preesisten( per raccordarli con murature nuove e chiudere vecchie finestre per aprirne altre.
Alla luce di questa prospe6va nella UMI 2, unità minima di intervento che è stata ogge$o di intervento
di riparazione e miglioramento sismico, risultano facilmente individuabili due US (v. Figura 15-4):
163
L’US1, composta da tre edifici a schiera tra loro connessi distribui( su due livelli,
L’US2, che fa riferimento a Palazzo Gigli (ogge$o di analisi).
Palazzo Gigli, a seguito del sisma del 2009, è stato classificato con esito di agibilità (po “E”, quindi
inagibile, a causa dei for( danneggiamen( riscontra(. In Figura 15-5 sono chiaramente visibili le opere
provvisionali finalizzate a me$ere in sicurezza l’accesso e l’uso delle strade pubbliche e a conservare, per
quanto possibile, l’immobile che si ricorda essere vincolato.
164
15.2. Descrizione della costruzione
Palazzo Gigli ha una stru$ura in muratura storica ar(colata su tre livelli.
Il piano terra ha un’altezza di interpiano di circa 4,1 m ed è adibito ad uso residenziale, ha i solai di
interpiano cos(tui( da sistemi volta( ovvero da stru$ure in putrelle e vol(ne.
Il primo piano ha un’altezza di interpiano pari a 3,9 m, ma archite$onicamente appare più basso per la
presenza di controsoffi$ature cos(tuite da volte realizzate con ma$oni dispos( in foglio.
165
Infine, il secondo piano ha un’altezza media di circa 2,5 m. I vani di so$ote$o sono adibi( ad uso
residenziale e risultano chiusi superiormente dire$amente da un sistema complesso di falde di copertura in
legno, da cui spicca, in corrispondenza del vano scala, l’innalzamento di un piccolo torrino.
La muratura dei maschi murari, per quanto presen( delle etereogeneità, è riconducibile ad un’unica
(pologia costru6va, cara$erizzata in par(colare da pietrame disordinato con interposizione di vuo(,
all’interno dello spessore, dell’ordine di qualche cen(metro. La malta risulta molto friabile, con
cara$eris(che meccaniche scaden(; in zone localizzate, sopra$u$o in corrispondenza delle intersezioni tra i
maschi murari, sono presen( conci interpos( in modo casuale e/o chiusure di vani eseguite in ma$oni pieni.
166
Lo spessore dei maschi murari è molto variabile, con un massimo di 1,45 m che però non è
rappresenta(vo della geometria in ogge$o, ma riguarda esclusivamente la parete muraria in comune con la
UMI 1. Il resto delle murature ha spessore più esiguo, variabile da 55 cm a 80 cm. Salendo ai piani superiori
su mol( maschi murari si hanno delle rastremazioni, variabili dai 5 cm ai 15 cm. Gli ambien( hanno forma in
pianta regolare con una distanza ne$a fra le murature portan(, mediamente, di circa 6,5 m.
Dalle indagini conosci(ve sono emerse una pressoché totale assenza di ammorsamento tra le pare(
ortogonali (v. Figura 15-10) e le cara$eris(che scaden( dei giun( di malta, desumibili oltre che dai saggi a
vista anche delle indagini endoscopiche che hanno evidenziato la presenza di un nucleo interno con vuo(
dell’ordine di alcuni cen(metri.
Dopo un’accurata ispezione visiva e dopo la iden(ficazione “a vista” della (pologia muraria presente, sono
sta( eseguite 3 prove con mar(ne6 pia6 doppi, principalmente per valutare il modulo elas(co u(le a
definite la (pologia muraria sulla base delle indicazioni riportate nelle IANTC19 (v. Tabella 15-2).
fm E
prova
(N/mm2) (N/mm2)
1MP1 1,94 1021
0MP1 0,97 1565
0MP2 1,46 1025
Dal confronto dei moduli elas(ci E con quelli indicate nella tabella C8.5.I delle IANTC19, è possibile
iden(ficare una muratura con cara$eris(che comprese tra quella cos(tuita da pietrame disordinato e la
muratura a conci sbozza(: i moduli E delle prove 1MP1 e 0MP2 hanno valori compresi tra 690 e 1050 N/mm2
(propri del pietrame disordinato) e tra 1020 e 1440 N/mm2 (propri dei conci sbozza(). Solo la prova 0MP1 ha
portato alla s(ma del modulo E proprio della muratura a spacco con buona tessitura, ma con un valore di
ro$ura significa(vamente più basso.
167
Cautela(vamente per le verifiche numeriche si farà riferimento alla muratura in pietrame disordinato che
si è rivelata non sogge$o a meccanismi di disgregazione muraria.
Per quanto riguarda gli architravi, ques( sono nella maggior parte ribassa( e cos(tui( da ma$oni pieni
pos( di coltello. Alcuni elemen( sono invece in legno fa(scente di 7 cm di altezza, mentre altri sono cos(tui(
da tavelloni in laterizio di 6 cm di spessore, anch’essi semplicemente appoggia( alla muratura.
In riferimento alle stru$ure orizzontali, queste sono riferibili a:
sistemi volta( della (pologia a bo$e, a padiglione ed a crociera, cara$erizza( nella maggior parte
dei campi da ma$oni pieni pos( di coltello, materiale di riempimento con spessore in chiave
variabile dai 10 cm ai 50 cm, cos(tuito da materiale sciolto e frammen( di laterizio. Tale (pologia,
come già an(cipato, rappresenta la quasi totalità degli orizzontamen( appartenen( al primo
livello. Vi sono poi altri sistemi volta( in ma$oni pieni pos( in foglio, che sono quelli che hanno
subito le maggiori lesioni, oltre a crolli parziali presen( al primo livello. Si tra$a però di elemen(
di controsoffi$atura in quanto i carichi di piano sono porta( dai solai in putrelle e tavelloni
descri6 al punto successivo;
solai in putrelle e tavelloni, cos(tui( da profili IPN 140 ad interasse variabile da 80 cm a 1,10 m,
tavelloni fora( in laterizio di altezza 6 cm e ge$o di completamento in conglomerato cemen(zio
a raso rispe$o alla linea di estradosso delle putrelle. Tale (pologia di solaio è presente
prevalentemente al secondo livello.
La copertura è cara$erizzata da falde di copertura irregolari ed impostate a quote differen(, ma della
(pologia in laterocemento con trave6 aven( base di 12 cm ed interasse di 40 cm. In tu6 e due i casi l’orditura
degli elemen( principali e la presenza di cordoli è tale da non essere spingente.
Le scale presen( nell’edificio sono in pietrame cos(tuite da un sistema di volte rampan(, come ad
esempio quella ubicata nel cor(le interno, e da scale interne con stru$ura in legno. In entrambi i casi si tra$a
di una rampa avente larghezza variabile dai 80 cm a 1,0 m; fa eccezione soltanto la scala del cor(le che invece
ha una larghezza decisamente maggiore, pari a 1,8 m.
168
Il sistema di fondazione esistente è cos(tuito dal prolungamento so$o il piano campagna della muratura
e non presenta un allargamento della sezione di base. Ciò è quanto scaturito dal sondaggio in fondazione
eseguito in corrispondenza del cor(le interno: la muratura di elevazione prosegue a$raversando uno strato
superficiale di terreno vegetale per un affondamento di circa 60 cm rispe$o al piano campagna (v. Figura
15-11). Non ci sono evidenze di cedimen( fondali.
15.3.1. Geometria
La conoscenza della geometria stru$urale di edifici esisten( in muratura deriva di regola dalle operazioni
di ricognizione degli elemen( cara$erizzan( la costruzione e comprende il rilievo, piano per piano, di tu6 gli
elemen( in muratura, incluse eventuali nicchie, cavità, canne fumarie, il rilievo delle volte (spessore e
profilo), dei solai e della copertura ((pologia e orditura), delle scale ((pologia stru$urale), la individuazione
dei carichi gravan( su ogni elemento di parete e la (pologia delle fondazioni. La finalità è di consen(re, nella
successiva fase diagnos(ca, l’individuazione della costruzione originale e le sue evoluzioni successive,
cercando di individuare le problema(che stru$urali.
170
15.3.5. Pesi propri elemen( stru$urali, sovraccarichi permanen( e variabili
15.3.5.1. Pesi propri dei materiali stru urali
Per la determinazione dei pesi propri stru$urali dei più comuni materiali sono assun( i valori dei pesi
riporta( nella Tab. 3.1.I delle NTC18.
Pesi di solai e copertura
I pesi sono sta( calcola( come mostrato nelle schede da Figura 15-13 a Figura 15-18.
Figura 15-13: Analisi dei carichi gravan. su volte in ma8oni dispos. di coltello.
171
Figura 15-15: Analisi dei carichi gravan. sulla volta a bo8e che sos.ene le scale.
172
Figura 15-17: Analisi dei carichi gravan. sulla copertura in laterocemento.
Tabella 15-3: Tab. 2.4.I delle NTC18 – Valori minimi della Vita nominale VN per i diversi .pi di costruzioni.
Classi d’uso
Con riferimento alle conseguenze di una interruzione di opera(vità o di un eventuale collasso, le
costruzioni sono suddivise in classi d’uso così definite:
Classe I: Costruzioni con presenza solo occasionale di persone, edifici agricoli.
174
Classe II: Costruzioni il cui uso preveda normali affollamen(, senza contenu( pericolosi per
l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con a6vità non pericolose per
l’ambiente. Pon(, opere infrastru$urali, re( viarie non ricaden( in Classe d’uso III o in Classe d’uso
IV, re( ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza. Dighe il cui collasso
non provochi conseguenze rilevan(.
Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamen( significa(vi. Industrie con a6vità pericolose
per l’ambiente. Re( viarie extraurbane non ricaden( in Classe d’uso IV. Pon( e re( ferroviarie la
cui interruzione provochi situazioni di emergenza. Dighe rilevan( per le conseguenze di un loro
eventuale collasso.
Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importan(, anche con riferimento alla
ges(one della protezione civile in caso di calamità. Industrie con a6vità par(colarmente
pericolose per l’ambiente. Re( viarie di (po A o B, di cui al DM 5/11/2001, n. 6792, “Norme
funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, e di (po C quando appartenen( ad
i(nerari di collegamento tra capoluoghi di provincia non altresì servi( da strade di (po A o B. Pon(
e re( ferroviarie di importanza cri(ca per il mantenimento delle vie di comunicazione,
par(colarmente dopo un evento sismico. Dighe connesse al funzionamento di acquedo6 e a
impian( di produzione di energia ele$rica.
Tabella 15-4: Tab. 2.4.II delle NTC18– Valori del coefficiente d’uso CU.
175
Nella Figura 15-21 sono sinte(camente riporta( i risulta( della prova Down-Hole in termini di velocità di
taglio delle onde S nel terreno u(lizzate per la s(ma per la valutazione semplificata della categoria del terreno
secondo l’approccio semplificato consen(to dalle NTC18.
Per il calcolo della resistenza a taglio, si ado$ano le stesse ipotesi previste dall’Ordinanza n. 230/84,
a$ualizzate alle NTC18, e cioè:
l’area resistente della muratura (termine l·t) viene calcolata, per ciascuna delle due direzioni
principali, sommando le aree delle sezioni orizzontali dei maschi murari efficaci secondo la
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direzione considerata. I maschi murari si considerano efficaci qualora abbiano un rapporto di
snellezza (altezza/dimensione in pianta nella direzione considerata) inferiore a 3;
lo sforzo normale sulla muratura 0 è valutato come rapporto tra il peso totale della stru$ura alla
base del piano di verifica e la superficie della muratura calcolata nella modalità indicata
dall’Ordinanza n. 230/84,
il peso dei solai è valutato come carico pernanente,
Il fa$ore di confidenza è pari a 1,2 (il livello di conoscenza raggiunto è pari a LC2),
il fa$ore di stru$ura q è assunto pari a 2,
il coefficiente di snellezza b è assunto pari a 1.
Le condizioni di verifica, i cui risulta( sono mostra( in Tabella 15-5, sono quelle pre sisma, quindi senza
considerare gli effe6 del danneggiamento sulle stru$ure dovu( al terremoto del 6 aprile 2009.
Tabella 15-5: Risulta. della verifica Ve.T. per azioni nel piano della muratura.
Resistenza
Tipologia di costruzione
molto bassa
Sulla base delle valutazioni numeriche, la PGA rela(va a meccanismi nel piano della muratura è compresa
nell’intervallo 0,05 g ÷ 0,10 g che corrisponde alla (pologia di costruzione a “resistenza molto bassa”. Il
risultato delle s(me è dovuto:
alle scarse cara$eris(che meccaniche della muratura,
all’altezza di interpiano che ai primi due livelli è di circa 4 m,
alla presenza di una significa(va differenza nelle due direzioni della superficie muraria resistente
che, da un lato comporta una limitata capacità di resistenza (in direzione Y), dall’altra una
significa(va massa sismica dovuta al peso della muratura presente nella direzione X, circa il
doppio di quella presente in direzione Y (il valore è circa 2).
177
15.4. Valutazione delle peculiarità / carenze strutturali
La valutazione delle carenze stru$urali e le peculiarità della costruzione consentono, sulla base del rilievo
e delle indagini eseguite, di individuare i meccanismi a6vabili in caso di sisma, valutandone preven(vamente
gli effe6 sul comportamento della costruzione. Gli indicatori che seguono fanno riferimento a cri(cità che
sono sta(s(camente più ricorren( in caso di evento sismico.
Tabella 15-6: Valutazione sinte.ca dell’efficacia dei collegamen. (di piano e negli incroci murari).
Nel caso di Palazzo Gigli il collegamento tra orizzontamen( / copertura e stru$ure ver(cali è efficace per
il 34% circa della superficie totale (solo in corrispondenza della copertura). Considerato che anche le
connessioni in corrispondenza degli incroci murari perimetrali sono inefficaci, la vulnerabilità è alta.
Vulnerabilità dovuta ai collegamenti tra pareti murarie e tra orizzontamenti/copertura e pareti alta
Figura 15-24: Parametri in base ai quali viene valutata la condizione di regolarità in pianta.
La vulnerabilità rispe$o a possibili fenomeni lega( all’irregolarità in pianta è bassa in quanto la posizione
dell’US è interna rispe$o alla configurazione dell’aggregato (v. Figura 15-24).
179
Come mostrato in Figura 15-25 non risultano variazioni della superficie di piano.
Figura 15-26: Sezione di Palazzo Gigli (a sinistra) e delle costruzioni realizzate in adiacenza (a destra).
In Figura 15-26 è riportata una rappresentazione in sezione che evidenzia invece delle irregolarità dovute
alle costruzioni adiacen( a Palazzo Gigli che, essendo più basse, potrebbero produrre degli effe6 nega(ve
sulla risposta sismica del fabbricato. La vulnerabilità risulta quindi essere media.
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REGOLARITA' IN PIANTA posizione dell'unità strutturale (in aggregato / non in aggregato) in aggregato
superfici degli orizzontamenti "in breccia" (parte della superficie totale) 0 m2 0,00%
Tabella 15-7: Parametri u.li alla valutazione della capacità di ripar.zione da parte degli orizzontamen..
La vulnerabilità è considerata bassa se non ci sono solai innesta( nella muratura tramite cordoli in breccia,
i solai inefficaci sono meno del 20% e se, su costruzioni in muratura storica, oltre l’80% dei solai è cos(tuito
da stru$ure orizzontali semirigide ovvero, su costruzioni non in aggregato a ma$oni portan( di forma
regolare in pianta, oltre l’80% dei solai è rigida.
Secondo i criteri enuncia(, la vulnerabilità risulta essere media in quanto è presente una copertura in
laterocemento, quindi rigida, per circa un terzo della superficie delle stru$ure orizzontali / di copertura che
poggia su una muratura con cara$eris(che scaden( che quindi potrebbe non essere in grado di sostenere le
sollecitazioni indo$e dalla copertura stessa.
181
15.4.8. Presenza di elemen( non-stru$urali che incidono sul comportamento locale
e/o globale
La vulnerabilità è legata alla presenza di elemen( che possono causare con la caduta danno a persone o
a cose. Con questo parametro si valuta il (po di collegamento alle stru$ure dei sudde6 elemen( non
stru$urali e la consistenza degli stessi qualora sollecita( da azioni sismiche.
Dai rilievi fa6, sono presen( ambien( sovrasta( da volte in foglio che oltre ad avere una connessione non
effeciente con le stru$ure ver(cali, hanno anche una scarsa capacità di resistenza ad azioni sismiche a causa
dell’esiguo spessore delle stru$ure. Per quanto rappresentato la vulnerabilità risulta essere media.
Figura 15-27: Valutazione della vulnerabilità in ragione delle carenze stru8urali / peculiarità rilevate.
Tenuto conto del coefficiente S pari a 1,33, l’indice di sicurezza risultante valutato come rapporto tra la
capacità della costruzione e l’azione sismica di riferimento è quindi compreso tra 0% e 14% (v. Figura 15-29).
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Figura 15-29: Risulta. dell’analisi
Per conseguire il miglioramento del comportamento sismico della costruzione è u(le consultare la Tabella
15-8 nella quale sono riportate le vulnerabilità rilevate.
2 Presenza di impalcati impostati su piani sfalsati con dislivello maggiore di 1/3 dell’altezza di interpiano m edia
6 Capacità di ripartizione delle azioni da parte delle strutture orizzontali e di copertura m edia
8 Presenza di elementi non-strutturali che incidono sul comportamento locale e/o globale m edia
Nella Tabella 15-8 è riporta una carenza dovuta alla presenza di collegamen( di piano non efficaci (il
collegamento è presente solo a livello di copertura e non all’interpiano) che da una vulnerabilità alta, legata
alla possibilità di a6vazione dei meccanismi fuori dal piano della muratura.
Nel caso specifico, questa carenza non è stata evidenziata in maniera significa(va dal sisma del 2009 in
quanto, sulla base delle analisi del quadro fessura(vo, la direzione del terremoto è stata parallela alle
murature perimetrali, a6vando meccanismi di II modo (nel piano della muratura).
Delle tre carenze che danno una vulnerabilità media, la 6 “Capacità di ripar.zione delle azioni da parte
delle stru8ure orizzontali e di copertura” è dovuta alla presenza di una copertura molto rigida che può
indurre su una muratura storica (nel caso specifico, dotata di scarse cara$eris(che meccaniche) fenomeni
disgrega(vi localizza(. Le altre due carenze che portano a una vulnerabilità media, la 2 “Presenza di impalca.
imposta. su piani sfalsa. con dislivello maggiore di 1/3 dell’altezza di interpiano” e la 5 “Presenza di
irregolarità in altezza”, sono dovute alle interazioni con le costruzioni adiacen( più che a carenze intrinseche
dell’US ogge$o di valutazione e possono essere considerate come peculiarità archite$oniche dovute allo
sviluppo dell’aggregato di cui Palazzo Gigli fa parte.
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15.6. La scelta degli interventi
La scelta degli interven( è una logica conseguenza delle analisi fa$e.
Rimanendo nell’ambito degli interven( locali è necessario prevedere collegamen( di piano,
preferibilmente realizzato con catene o (ran( in acciaio con un bloccaggio meccanico in corrispondenza dei
muri perimetrali con capichiave o pale6 che, rispe$o al bloccaggio chimico, ha un’affidabilità molto
maggiore.
L’intervento ha, come noto, un eccellente rapporto cos( benefici.
Per ulteriori miglioramen( si dovrebbe migliorare il rapporto tra le rigidezze di stru$ure
orizzontali/coperture e la muratura, sos(tuendo la copertura in laterocemento con una copertura leggera
semirigida (per esempio con una stru$ura in legno dotata di tavolato incrociato; solo dopo un a$ento
approfondimento della conoscenza dello stato dei luoghi, si potrebbe valutare la possibilità di un eventuale
limitato irrigidimento dei solai di interpiano.
Gli ul(mi due interven( sono però molto costosi e si dovrebbe valutare con a$enzione il reale beneficio
in temini di miglioramento sismico e di conservazione del bene.
Dei due, la rimozione della copertura sarebbe l’intervento più opportuno da realizzare, anche nell’o6ca
di un ripris(no delle stru$ure originarie su un edificio di pregio come Palazzo Gigli; un’ulteriore possibilità,
una volta che fosse stato garan(to il comportamento scatolare della stru$ura, sarebbe il miglioramento della
risposta per azioni nel piano della muratura, da prevedere con la realizzazione di nuovi se6 murari, ove
possibile, oppure con il consolidamento di quelli esisten( con materiali e tecnologie, per quanto possibile,
compa(bili con l’esistente.
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