Biofuels David Armentrout Patricia Armentrout Download
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Biofuel
David and Patricia Armentrout
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2
Table of Contents
Chapter 1 Energy 4
Chapter 2 Energy Sources 8
Chapter 3 Renewable vs Nonrenewable 10
Chapter 4 The Problem with Fossil Fuels 12
Chapter 5 Back to the Future 18
Chapter 6 Biomass 22
Chapter 7 The Power of Photosynthesis 24
Chapter 8 Biofuels 26
Chapter 9 Ethanol Fuel 28
Chapter 10 Corn Ethanol 30
Chapter 11 Sugarcane Ethanol 32
Chapter 12 Energy Crops 34
Chapter 13 Biodiesel 36
Chapter 14 Biogas 40
Chapter 15 Biopower 42
Chapter 16 The Energy Puzzle 44
Glossary 46
Index 48
3
CHAPTER ONE
Energy
Finding enough
energy to meet the
demands of an energy
hungry world is one of
the biggest challenges
facing us today.
4
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responsabile, non poteva credersi autentica, e deputando oratori a
Gaeta per convincere Pio IX a ritornare in Roma. Naturalmente le
deputazioni non vennero ricevute al confine napoletano: invece
Cavaignac, dispotico presidente della repubblica francese, dopo le
giornate di giugno, annunciò l'invio di tre fregate francesi nel porto
di Civitavecchia per assicurare il pontefice. Il governo provvisorio,
protestando contro questa minaccia, adoperò per supremo
argomento non avere Pio IX nell'immacolata grandezza dell'animo
proprio invocato contro la patria intervento armato straniero e non
essere mai per invocarlo; ma poco dopo il pontefice, rifiutando ogni
componimento, mandava invece da Gaeta un appello a tutte le
potenze cattoliche per farsi rimettere in trono.
I costituzionali di Roma, troppo simili ai moderati milanesi delle
cinque giornate, per orrore dell'imminente rivoluzione, non volevano
a nessun costo recedere dalle speranze di rappattumamento con
Gaeta, e nominavano un'altra commissione di governo con questo
precipuo incarico. Mentre nel popolo cresceva il fermento
rivoluzionario, nei governanti si cristallizzava rapidamente la fede nel
costituzionalismo del pontefice, malgrado la sua fuga e le violenti
proteste. I circoli fremevano; i ricchi clericali fuggivano come sotto la
tempesta; una incomprensibile incertezza sconvolgeva tutti gli spiriti.
Era impossibile non precipitare a governo radicalmente democratico,
e nullameno non se ne aveva il coraggio. Scarso nelle masse il
sentimento liberale; quasi nullo il repubblicano; pochi ma unanimi, i
forestieri italiani attirati in Roma dall'istinto storico del grande
avvenimento mestavano dovunque, arringando ed oprando,
persuadendo e minacciando; solo il principe di Canino per vanità
tribunizia parlava alto di costituente; solo il Mamiani, antecessore e
successore del Rossi, resisteva apertamente, domandando
l'espulsione come per stranieri di De Boni, di Ciceruacchio e di
Maestri, energici capi-parte repubblicani, e proponendo la
convocazione di un'assemblea italiana per compilare il patto federale
di tutti i singoli stati.
Un'onda di piazza superò quest'ultima trincea di costituzionali,
travolgendo il ministero. Quindi il 20 dicembre 1848 la Giunta
suprema di stato proclamò la Costituente Romana, sottomettendone
immediatamente la legge ai Consigli, che non osarono nè accettarla
nè respingerla: la legge importava che l'assemblea rappresentasse
con pieni poteri lo stato romano e vi desse compiuto, regolare e
stabile ordinamento; che le elezioni si facessero per suffragio
universale diretto: elettori tutti i cittadini di ventun anni, eleggibili
tutti gli altri di venticinque, duecento i deputati.
Questo schema arditamente democratico cadde come una bomba sul
timido parlamento già tanto assottigliato dalle renunzie dei più timidi
deputati, onde la Giunta ne chiuse la sessione, ordinando la
convocazione della Costituente per decreto.
Ma neanche questo decreto schiettamente rivoluzionario bastò a
guarire il governo provvisorio presieduto da monsignor Muzzarelli
dalle equivoche speranze di un componimento col papa: le pratiche
diplomatiche proseguirono con Gaeta, mentre con arbitrio assennato
ed intrepido si affrettavano le abolizioni dei fedecommessi e delle
disposizioni fiduciarie, si riformava la procedura civile, si regolava la
navigazione dei fiumi e delle coste marittime, si sopprimeva la tassa
del macinato e finalmente, quasi ad accenno di regime giacobino,
s'instituiva una commissione militare senz'appello pei delitti contro
l'ordine pubblico. Solo all'esercito, che avrebbe dovuto essere la
prima cura in quella difficile ora di guerra coll'Austria vittoriosa ed
invadente, non si pensava affatto: appena appena s'inscrissero 1330
reclute. Al decreto invocante la Costituente le provincie si scossero e
tutti i legati ecclesiastici o laici vi si dimisero: i costituzionali si
ritirarono sdegnosi, i rivoluzionari si levarono, i sanfedisti occulti
spiarono con perfida attesa la catastrofe.
La Corte pontificia di Gaeta sembrò disinteressarsi da ogni
questione, abbandonando il partito costituzionale e scagliando la
scomunica contro elettori ed eletti, mentre a Roma un gretto
municipalismo aiutato dallo Sterbini mirava inutilmente a contrastare
l'espansione e il significato della proclamata costituente. Infatti il suo
carattere era al tempo stesso giobertiano e montanelliano, giacchè
alcuni deputati dovevano sedervi come nazionali ed altri come
romani, questi costituire un governo nell'antico stato pontificio, quelli
combinare un assetto federale italiano. La fisima della dieta come
carattere essenziale nella rivoluzione vi persisteva, ma l'inconscio
sentimento unitario di Roma capitale d'Italia ne santificava l'assurda
momentanea impossibilità. Se l'accordo federale non era riuscito tra i
principi, fra questi e le repubbliche e coll'Europa già disposta a
ricondurre sul trono il pontefice diventava addirittura paradossale:
nullameno le pratiche seguivano attivamente, contrastandosi nelle
intenzioni e nei disegni del Gioberti e del Montanelli.
A Gaeta invece s'arrabattava il lavoro delle diplomazie: il Borbone
badava abilmente a conservare il papa, traendo dalla sua ospitalità
una specie di assolutoria alle infamie commesse; il Piemonte offriva
Nizza e la propria mediazione per riconciliarlo con Roma; Cavaignac,
per amicarsi il partito cattolico francese nell'imminente elezione
presidenziale, moltiplicava le promesse, invitando Pio IX in Francia;
la Spagna gli aveva già esibito le isole Baleari e tutta se stessa. Poi il
Piemonte, trascinato dall'inesorabile duplicità del proprio giuoco,
domandava al papa di presidiare Roma in nome suo con truppe
sarde, stipulando simultaneamente col governo provvisorio di potere
militarmente occupare le provincie romane per le necessità
dell'imminente seconda guerra coll'Austria, e più tardi, pregato
d'alleanza da questo, la negava per riguardo al pontefice;
finalmente, ributtato dalla diplomazia papale, dichiarava caso di
guerra il minacciato intervento spagnolo in favore del papa. Ultima la
Prussia proponeva come accordo fra l'Austria e la Francia, che quella
occupasse il nord e questa il sud dello stato pontificio.
Fra questa temperie si tennero le elezioni e il giorno 5 febbraio 1849
s'adunò nel palazzo della Cancelleria la Costituente.
La seconda campagna
piemontese.
Firenze.
Proclamazione della
republica.
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