Immunità
Immunità
CONSOLARI
Da Diritto.it
All’ interno del corpo diplomatico ci sono delle distinzioni di rango, che,
però, ha importanza dal punto di vista del cerimoniale in mondo particolare.
Una volta che si acquista la qualità di agente diplomatico – quale che sia il
rango – si ha diritto ad un certo trattamento, in quanto il diritto
internazionale generale, successivamente codificato nella convenzione di
Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, riconosce l’obbligo allo Stato di
residenza una serie di vincoli di trattamento nei confronti degli agenti
diplomatici e della sede o della missione in genere.
2. Immunità penale
Questo tutto adeguato alle circostanze. Quando più si profila il pericolo che ci
siano azioni di turbamento della pace della sede diplomatica, dell’integrità o
della incolumità delle persone che sono ubicate all’interno dell’ambasciata,
tanto più si deve rafforzare la protezione che lo Stato deve offrire. Insomma,
lo Stato deve fare in modo che non si compiano mai atti di violenza nei
riguardi della sede della missione di uno Stato straniero stanziata sul lembo
territoriale dello Stato accreditante.
Gli sviluppi più recenti sono nel senso che è sempre possibile un controllo di
quelli elettronici che consente di verificare, per l’appunto, se vi sono
sostanze sospette, materiale la cui introduzione nel territorio dello Stato viola
le leggi dello Stato, senza contempo ingerire nella documentazione o nel
materiale che interessa la missione diplomatica e deve essere al riparo di
interferenze esterne. L’agente diplomatico ha diritto alla segretezza del
contenuto della sua valigia. Dove, però, il termine valigia non va inteso in
senso comune, ma qualunque contenitore più o meno piccolo o grande, che
porti in maniera palese, visiva il simbolo dello Stato e il carattere
diplomatico.
3. – Immunità civile
Un altro punto da sottolineare concerne il fatto che esiste una immunità circa
la testimonianza, aspetto del trattamento che compete all’agente
diplomatico. Da qui si evince che l’agente diplomatico non è tenuto a
prestare alcuna testimonianza.
Oltre che alla famiglia, poi, c’è una estensione pure al c.d. personale
amministrativo e tecnico della sede della missione diplomatica. Non
soltanto, dunque, il personale ufficiale, cioè quello che coadiuva
strettamente il capo della missione diplomatica nell’esercizio della funzione
tipica, ma anche il personale ausiliario della ambasciata.
Quando si dice immunità per gli atti, che sono esercizio della funzione, non si
fa che applicare il criterio in base a cui gli atti che sono compiuti nella
veste ufficiale sono atti dello Stato e, pertanto, l’immunità è un’immunità
che finisce con l’identificare insieme all’immunità riconosciuta allo Stato
straniero come tale.
Quel principio, per cui l’organo dello Stato straniero opera come portatore
della volontà o dell’attività dello Stato straniero, implica, infatti, che
qualunque organo si trovi in quella condizione fruisca della immunità, ma
perché, in realtà, non è un’immunità che si riconosce alla sua persona, come
avviene per l’agente diplomatico quando agisce nell’ambito della sua sfera
personale, ma è un’immunità che si riconosce allo Stato e, quindi, è collegata
all’imputazione allo Stato della volontà ovvero dell’attività posta in essere
dell’organo straniero.
Questo è un discorso che poi vale in buona misura per il corso ad hoc; anche
lì le immunità consolari, le quali sono maggiormente ristrette di quelle
spettanti agli agenti diplomatici per la ragione che finiscono con l’essere
circoscritte all’attività che il console svolge nella sua veste ufficiale. Ma dire
questo significa solamente che si applica l’immunità dello Stato straniero,
quindi sono le immunità riconosciute allo Stato straniero per le attività che
pone in essere attraverso i suoi organi.
Che sia l’organo consolare, che sia un altro organo, che sia l’agente
diplomatico, che sia il personale amministrativo e/o tecnico della missione
diplomatica da questo punto di vista cambia poco per la ragione che il
principio fondamentale sta nel fatto che la volontà o l’attività posta in
essere da un organo dello Stato straniero è attività o volontà dello
Stato straniero, e, quindi, fruisce dell’immunità che compete allo Stato
straniero.
Così come sono esenti da tasse gli eventuali introiti dell’ambasciata e/o del
consolato per attività che interessano l’ordinamento dello Stato di
provenienza – pure quelli sono esenti dall’imposizione fiscale dello Stato
della sede – e qui sono esenti anche le retribuzioni che vengono corrisposte,
purché si tratti sempre di domestici che non siano in possesso della
cittadinanza dello Stato accreditatario.
Con questo solo limite, che si ritrova anche, per certi altri aspetti, i consoli di
carriera e i consoli onorari. Tra le due figure esistono delle differenze che
hanno ancora meno riconoscimento di privilegi, anche, tuttavia,
ammettendosi l’esercizio della giurisdizione su queste persone; questo
esercizio deve avere luogo in modo tale da non ostacolare in modo eccessivo
il compimento delle funzione della missione. Vi è, quindi, questa specie di
remora che deve accompagnare l’esercizio dalla giurisdizione e fare in modo
che l’esercizio non venga intralciato, il che è una cosa abbastanza arduo
verificarsi.
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