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Se10 03

Il documento descrive tre nuovi importanti reperti archeologici rinvenuti a Vulci, ora conservati al Museo di Villa Giulia. I reperti includono una matrice di antefissa arcaica del VI secolo a.C., una testa scultorea decorativa del IV secolo a.C. e un timpano di sepolcro del III secolo a.C., tutti di notevole interesse artistico e storico. L'autore, U. Ferraganti, esprime la speranza di completare una pubblicazione sui risultati degli scavi a Vulci.

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Se10 03

Il documento descrive tre nuovi importanti reperti archeologici rinvenuti a Vulci, ora conservati al Museo di Villa Giulia. I reperti includono una matrice di antefissa arcaica del VI secolo a.C., una testa scultorea decorativa del IV secolo a.C. e un timpano di sepolcro del III secolo a.C., tutti di notevole interesse artistico e storico. L'autore, U. Ferraganti, esprime la speranza di completare una pubblicazione sui risultati degli scavi a Vulci.

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NUOVI MONUMENTI VULCENTI

(Taw. XVI-XIXJ

Malgrado tutte le contrarietà per le quali ho creduto di abban-


donare ogni scavo a Vulci, il caso recentemente mi ha fatto mettere
le mani su tre nuovi pezzi assai importanti, che ho già consegnati
al Museo di Villa Giulia, come tutto l’enorme materiale vulcente
prodotto degli scavi sistematici antecedenti. — Di questi tre mo-
numenti do qui soltanto un rapido cenno per notizia generale, salvo
lasciare ad altri lo studio particolare.

i°) Matrice, arcaica di antejissa.

Dalle pendici di Monte Auto — poco lontano, ed al di là di


Vulci città — viene la magnifica matrice di antefìssa arcaica qui
illustrata (Tav. XVI, i). — È la prima matrice di antefìssa arcai-
ca, uscita dal suolo di Vulci ed è quindi un « unicum »; mentre
Vulci ha già dato un’antefìssa a volto muliebre di tipo più arcaico
e grossolano (i). È in terra refrattaria ed è opera indubbiamente
della seconda metà del VI sec. av. C. Misura m. 0,40 x 0,30 con ag-
getto massimo di m. 0,10. Fattone il calco in cotto, ne è uscita la
superba figura che si vede (Tav. XVI, 2-3). Il taglio del viso, spe-
cialmente per il suo grande sviluppo della parte inferiore, l’atteg-
giamento a sorriso delle sporgenti, tumide, piccole rotorlde labbra,
gli occhi a fior di pelle, il naso tipicamente aguzzo, sono tutte carat-
teristiche essenziali della vera arte arcaica etrusca del sec. VI a. C.
a sorriso delle sporgenti, tumide, piccole rotonde labbra, gli occhi
a fior di pelle, il naso tipicamente aguzzo, sono tutte caratteristi-
che essenziali della vera arte arcaica etrusca del VI secolo a. C.
Confrontiamo la figura della nostra antefissa con quelle poche

(1) Do u g l a s v a n Bu r e n , Figurative terra-cotta revetments in Etruria and


Latium, Londra, 1931, p. 14 (è a Straburgo).
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cose scultoree dell’epoca a noi giunte, e ne troveremo tutte le


stimmate precise, per considerare indubbiamente la matrice vul-
cente un pezzo di grande eccezione, di grande interesse artistico
e storico. Pezzo prezioso sia per la sua perfezione ed intensità,
sia perchè viene ad arricchire quello scarsissimo materiale scul-
toreo arcaico, che forma la base di quella, che poi diverrà la
grande arte dei secoli seguenti. Arte che doveva assurgere a Vulci
a grande sviluppo per la intuitiva doviziosità dei suoi abitanti.

2°) Testa scultorea decorativa -per centro di arco o di archi-


trave di tempio o di edicola.

È un blocco parallelepipedo rettangolare di nenfro, con figura


al doppio del vero, scolpita su un solo lato e rappresentante una
testa decorativa femminile (Tav. XVII, 1-3). Una figura dolce,
espressiva, dai lineamenti regolari, che risentono tutta l’influenza
del periodo; scolpita certo nel IV sec, a. C. La linea del naso gre-
cizzante, il taglio degli occhi, grandi un poco più del normale, ed
incavati più del vero sotto l’arco del sopracciglio; senza sporgenza
eccessiva; la esatta classica distanza fra la base del naso e la bocca,
con labbra poco più che normalmente rotonde, ma senza speciale
atteggiamento, segnano tutta l’epoca ed il periodo. Notevoli l’ac-
conciatura dei capelli, specie lateralmente sotto le orecchie, ed uno
sciallo che sembra coprire l’occipite e che viene ad annodarsi con
largo fiocco serio, come se fissasse attentamente Γinfinito. Se con-
frontiamo le figure scultoree muliebri dell’epoca (1) vediamo di
quanto superiore è questa bella testa vulcente, e come sia un pezzo
scultoreo di primo ordine.
Che cosa poteva essere ? La sua forma di blocco rettangolare
può indurci a pensare che fosse la parte figurativa di un centro di
arco, come le note figure rimaste in alcuni archi: Volterra (2), Pe-
rugia, Ponte Abbadia, Falleri (3). — Come anche potrebbe essere
il blocco di sostegno di un centro di architrave (coliimerì) di tempio
o di edicola (4). Fu trovato profondamente sepolto, fra radici di
alberi, in una scarpata della Fiora, precipitato certo dall’alto, da

(1) Du c a t i , A.E., tav. 204, fig. 505.


(2) Of. cit., tav. 157.
(3) Op. cit., tav. 158.
(4) Op. cit., tav. 171, fig. 435.
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quel tale altipiano della necropoli vulcente, che per la enormità di


materiali marmorei da me scavati, dice sempre più come dovesse
essere dovizioso di templi .monumentali sul margine dell’« Armi-
ne». Al di là del fiume, la etrusca città, guardava l’altipiano dis-
seminato di tombe, fra cui emergeva la « Coccumella di Vulci ».
Un chilometro più lontano, nella stessa scarpata del hume, era
sepolto profondamente fra alberi e massi, anche il timpano ap-
presso descritto.

3°) Tìmpano dì nenfro scolpito, appartenente al frontone


della porta di un sepolcro etrusco vulcente del 111 secolo
a. C.

Il pezzo ha la forma di un triangolo equilatero basso, a cui


siano stati spuntati con tagli verticali simmetrici i due angoli late-
rali, e di cui sia stato asportato il vertice con taglio orizzontale, in
modo di ottenere un trapezio equilatero con gli angoli estremi della
base, smussati (Tav. XVIII, 1-2).
Esso doveva riempire lo spazio compreso fra le due cornici in-
clinate del coronamento e l’architrave del frontone d’ingresso di
un sepolcro etrusco. Però nulla si è trovato nè delle cornici, nè del-
l’architrave.
Ci dobbiamo raffigurare l’intiero frontone come costituito da
due cornici sagomate sovrapposte alle due pendenze del timpano,
ed interrotte nel centro da una specie di larga mensola più spor-
gente delle cornici (o figura come al N° 2) che era posata sulla
sommità piana del timpano stesso, e che serviva come appoggio
della testata del trave maggiore (columen). Il timpano doveva es-
sere sostenuto a sua volta su tutta la sua lunghezza, da un archi-
trave orizzontale liscio. Il vano della porta doveva essere compreso
fra due stipiti piani che reggevano l’architrave. L’insieme della
sua struttura doveva somigliare, presso a poco, a quella della
grande porta interna della celebre Tomba dei Volumni presso
Perugia (1).
Il pezzo centrale del frontone è lungo metri 2,30, alto cm. 38,5
ed ha lo spessore di cm. 57. Il ripiano superiore fra le due pen-
denze è largo cm. 55. Esso è limitato tutta all’intorno da un pic-

(1) Op. cit., tav. 277, figg. 671-672.


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colo listello sporgente. Tutte le figure sono scolpite sotto il piano


di tale listello.
Nel centro della scultura (Tav. XIX, 2) appare come fosse po-
sato a terra un cratere; ai lati di questo sono due figure dionisiache
sdraiate simmetricamente in senso opposto : ciascuna figura ha il
petto e le braccia nude : il corpo e le gambe avvolti in un manto.
Entrambi recano un tirso. La figura a sinistra del cratere ha nella
mano destra, protesa, poggiata a terra, stringe un pomo. Un leo-
pardo dal corpo flessuoso e muscoloso dall’angolo sinistro del tim-
pano si avanza verso la figura dionisiaca (Tav. XIX, 1). Una co-
rona di foglie è appesa nello spazio fra la cornice e le gambe del
personaggio. L’altro poggia col gomito destro sul cratere reggendo
il tirso, ed ha il braccio sinistro disteso sul fianco, con la mano
poggiata sul ginocchio. Oltre la figura sullo sfondo appare una olla
sferiforme con piccole prese laterali sostenuta da un pilastro. Verso
la figura si muovano, all’angolo destro del timpano, un Eros nudo
ed una anatra svolazzante o starnazzante (Tav. XIX, 3).
Le figure appaiono grasse e flosce, come se non avessero nervi
o muscoli consistenti ed elastici. Eros dalle piccole ali e dal nastro
che svolazza dal suo braccio sinistro, è sproporzionato e piuttosto
goffo, coi fianchi larghi e le gambe corte.
Tuttavia l’insieme delle figure è armonico, ben distribuito, e
di effetto gradevole. La scultura costituisce un esemplare molto
importante dell’arte etrusca della seconda metà del III secolo a. C.
come si può desumere dal confronto di altre classi di monumenti ;
per esempio, gli specchi. Esso si deve alla mano di scultori locali
vulcenti che non avevano inteso, come altri, l’influenza ravviva-
trice di quell’arte ellenistica del III secolo, che pure a Vulci si era
rivelata in magnifici esemplari. Esemplari in cui, al senso partico-
lare del verismo etrusco, fu associato uno spirito nuovo, proprio
mentre la popolazione dell’Etruria, oramai sotto il peso del domi-
nio romano — che ebbe inizio per Vulci nel 280 a. C. — pur con-
servando alcune vane misere autonomie municipali, stava perdendo
gli ultimi segni delle sue già potenti caratteristiche politiche sociali
religiose, ed assottigliata di numero, si andava confondendo con
la povera gente, rimasta attaccata alla gleba come serva.
Allo stesso periodo, cui deve riferirsi il timpano ora trovato
nella zona della Fiora, appartenevano i bei capitelli con teste mu-
liebri trovati negli scavi, sopra le tombe prossime a quella notissi-
ma detta la « Tomba François ».
Rendo ancora vive grazie all’amico caro, Ing. Raniero Menga-
59

relli, mio costante controllo, ed indivisibile compagno delle esplo-


razioni archeologiche vulcenti, che, malgrado dai limiti di età —
per forza di legge — sia stato messo « a riposo », è pur sempre un
fenomeno di intuizione e di sagace saggezza di scavatore, con una
giovanile energia, quale non si riscontra oggi facilmente, e che
auguro ai suoi successori nel difficile e grandioso compito da lui sì
degnamente assunto per lunga serie di anni.
A questi io cedo anche la mia fatica di scavo a Vulci, che, per
la sua vastità inesplorata, darà lavoro ancora a generazioni future.
Spero tuttavia, con Taiuto sempre di Mengarelli, di compilare
insieme e di condurre a fine la promessa grossa pubblicazione dei
miei cinque anni di scavo vulcenti, con la illustrazione del vasto
materiale scoperto.
U. Ferragnti
STUDI ETRUSCHI, X
"W
-

1 2 3
ROMA - MUSEO NAZIONALE DI VILLA GIULIA - 1. Matrice di antefissa arcaica - 2-3. Calco in cotto ricavato dalla matrice n. 1

TAV. X
STUDI ETRUSCHI, X
2 3
ROMA - MUSEO NAZIONALE DI VILLA GIULIA - 1-3. Testa decorativa di nenfro per centro di arco o di architrave (Sec. IV a. C.)

TAV. XVII
STUDI ETRUSCHI, X TAV. XVIII

ROMA - MUSEO NAZIONALE DI VILLA GIULIA - Timpano di frontone di sepolcro del III sec. a. C.

1. Veduta generale della parte scolpita — 2. Veduta laterale completa del pezzo
STUDI ETRUSCHI, X TAV. XIX

ROMA - MUSEO NAZIONALE DI VILLA GIULIA - Timpano di frontone di sepolcro del III sec. a. C.
1. Dettaglio della scultura del lato sinistro — 2. Dettaglio della scultura centrale
3. Dettaglio della scultura del lato destro

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