Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
4 visualizzazioni10 pagine

Ea Cap. 3

Il documento analizza le risorse aziendali, classificandole in finanziarie, materiali e immateriali, e sottolinea l'importanza della loro gestione per il funzionamento e la crescita dell'azienda. Viene evidenziata la distinzione tra risorse e fattori produttivi, con focus su come le risorse possano generare valore economico attraverso trasformazioni consapevoli o inconsapevoli. Infine, si discute il rischio associato agli investimenti in risorse immateriali e l'importanza di una corretta gestione del capitale intellettuale.
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
4 visualizzazioni10 pagine

Ea Cap. 3

Il documento analizza le risorse aziendali, classificandole in finanziarie, materiali e immateriali, e sottolinea l'importanza della loro gestione per il funzionamento e la crescita dell'azienda. Viene evidenziata la distinzione tra risorse e fattori produttivi, con focus su come le risorse possano generare valore economico attraverso trasformazioni consapevoli o inconsapevoli. Infine, si discute il rischio associato agli investimenti in risorse immateriali e l'importanza di una corretta gestione del capitale intellettuale.
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 10

 TERZO CAPITOLO

LE RISORSE
Obiettivi formativi:
• Identificare e definire le risorse necessarie al funzionamento aziendale
• Classificare le diverse tipologie di risorse e il modo in cui possono essere acquisite
• Distinguere tra risorse e fattori produttivi
• Comprendere perché la conoscenza è una risorsa importante

IL SISTEMA DELLE RISORSE AZIENDALI


Nel sistema aziendale si riscontrano TRE componenti fondamentali che compongono il sistema di risorse
delle aziende che sono comuni a tutte le aziende. La loro combinazione andrà̀ a identificare l’identità̀
aziendale. La combinazione di RISORSE, ELEMENTI AZIENDALI e CONTESTO AMBIENTALE, genera un
sistema di risorse, funzionale alla realizzazione dei prodotti e dei servizi.
Queste risorse vengono acquistate dall’azienda per produrre dei beni e dei servizi che saranno immessi nel
mercato. Una volta che le risorse sono all’interno del processo industriale aziendale, subiscono delle
trasformazioni in modo che possano avere un VALORE ECONOMICO. Queste trasformazioni possono
avvenire in modo CONSAPEVOLE (attraverso una corretta gestione delle risorse stesse) o in modo
INCONSAPEVOLE (risultato dell’effetto del funzionamento del sistema aziendale: l’azienda può̀ essere
rappresentata attraverso diversi modelli che sono composti dalla struttura e dal funzionamento; l’attività̀ e
i processi consumano le risorse, ma attraverso la sua trasformazione vengono impiegate in modo più̀
efficiente in seguito all’accumulazione della conoscenza).

Il sistema delle risorse contribuisce al FUNZIONAMENTO DELL’AZIENDA, ma possono essere considerate


anche un prodotto congiunto dell’azienda stessa. Infatti i risultati dovuti alle trasformazioni danno
INFORMAZIONI sia in termini di attività̀ e azioni da compiere, sia sulle materie prime utilizzate per la
realizzazione di quel prodotto o di quel servizio.

LE BASI DEL SISTEMA DELLE RISORSE


Ogni sistema di risorse aziendali ha tre principali basi (ossia tre tipologie di risorse):
• Le risorse finanziarie
• Le risorse materiali
• Le risorse immateriali

LE RISORSE FINANZIARIE
Vengono considerate il fattore produttivo genetico per eccellenza rappresentato dal DENARO. Questa
LIQUIDITÀ può̀ essere IMMEDIATAMENTE DISPONIBILE nelle casse dell’azienda o può̀ presentarsi sotto
forma dei mezzi monetari che possono essere disponibili in futuro attraverso i CREDITI DI
FUNZIONAMENTO E DI FINANZIAMENTO.
CREDITI DI FUNZIONAMENTOsono quei crediti che derivano dai processi di vendita, quindi che sorgono
nel momento in cui l’azienda immette nel mercato un prodotto o un servizio del quale registreremo un
credito commerciale; nei confronti di coloro che hanno acquistato il nostro bene, nella loro contabilità̀
registreranno un DEBITO che si ripresenterà̀ sotto forma di mezzo monetario quando il nostro cliente andrà̀
a saldare il proprio debito.
CREDITI DI FINANZIAMENTOl’azienda concede in prestito del denaro e questo mezzo monetario verrà̀
reintrodotto nelle casse dell’azienda quando il soggetto a cui abbiamo concesso il finanziamento lo andrà̀ a
saldare.

FONTI CHE ORIGINANO LE ENTRATE DI DENARO


-Fonti esterne (ESOGENE)CAPITALE DI PRESTITO oppure CAPITALE DI RISCHIO;
-Fonti interne (ENDOGENE)risorse finanziarie autoprodotte dall’azienda, si fa riferimento
all’AUTOFINANZIAMENTO.
FONTI FINANZIARIE DI ORIGINE ESOGENA
Il CAPITALE DI PRESTITO viene anche chiamato capitale di credito o di terzi perché́ è dato dalle somme che
vengono prestate da terzi soggetti all’azienda. Questo denaro che entra nelle casse aziendali dopo che
qualcuno lo ha prestato, viene registrato come un DEBITO che l’azienda ha nei confronti del soggetto che
ha erogato il capitale. Essendo rappresentato come un debito, esso sarà̀ concesso dal soggetto erogatore
del capitale secondo determinate condizioni (costi, modalità̀ di rimborso, tasso di interessi). L’azienda
sostiene dei COSTI per acquistare il capitale che sono identificati come INTERESSI PASSIVI.

Questi interessi andranno a sommarsi all’ammontare del debito finale, quindi l’azienda dovrà̀ restituire la
quantità̀ monetaria del denaro che è entrato nelle casse dell’azienda, ma anche un COSTO AGGIUNTIVO
legato agli interessi passivi che sorgono perché́ il soggetto che eroga il capitale di prestito si va a privare
temporaneamente di quella somma di denaro. Tali costi rappresentano per l’azienda che riceve il
finanziamento dei COMPONENTI NEGATIVI DI REDDITO, mentre per il soggetto finanziatore dei proventi
finanziari sono COMPONENTI POSITIVI DI REDDITO, per essersi privato temporaneamente della
disponibilità̀ di denaro.

Il CAPITALE DI RISCHIO, ossia il capitale che i soci investono nell’azienda al momento della sua costituzione
o in momenti successivi, è vincolato all’azienda per un periodo di TEMPO INDEFINITO (che idealmente
dovrebbe coincidere con l’intero arco della vita aziendale). La sua REMUNERAZIONE (compenso) è incerta,
variabile e residuale.

FONTI FINANZIARIE DI ORIGINE ENDOGENA


Quando si parla di risorse finanziarie di origine interna si fa riferimento all’AUTOFINANZIAMENTO, ossia la
capacità dell’azienda di GENERARE UN FLUSSO POSITIVO DI ENTRATE IN MODO AUTONOMO, quindi
quando si ha un’eccedenza di ricavi sui costi. Questo margine positivo sarà̀ utilizzato per REMUNERARE IL
CAPITALE DI RISCHIO e sarà̀ trattenuto all’interno aziendale come fonte di finanziamento ALTERNATIVA
ALL’INDEBITAMENTO.

LE RISORSE FINANZIARIE
Quando parliamo di risorse finanziarie dobbiamo tener conto di 2 aspetti importanti:
1. La capacità dell’azienda di reperire tramite i diversi canali RISORSE FINANZIARIE ADEGUATE per
ammontare, tempi e costi al proprio fabbisogno → è fondamentale per garantire la sopravvivenza
dell’azienda.
2. MASSIMIZZAZIONE del potenziale di autofinanziamento e CURA delle relazioni con gli attuali e potenziali
finanziatori.
LE RISORSE MATERIALI
Fanno riferimento ai BENI TANGIBILI. Sono i fattori produttivi che possono essere classificati in:
-Fattori produttivi a FECONDITÀ-->SEMPLICE;
-Fattori produttivi a FECONDITÀ-->RIPETUTA;
-Fattori produttivi PLURIENNALI.
•FATTORI PRODUTTIVI A FECONDITÀ̀ SEMPLICE. Sono beni che partecipano all’interno di un unico
processo di produzione. Sono quelle risorse impiegate nel processo produttivo per la costruzione del
prodotto finito o per l’erogazione del servizio che immettiamo sul mercato (es. materie prime).
•FATTORI PRODUTTIVI A FECONDITÀ RIPETUTA. Sono beni che cedono la loro attività̀ in più̀ cicli produttivi
(attrezzature, software, gestionale...).
•FATTORI PRODUTTIVI PLURIENNALI. (fanno parte dei fattori produttivi a fecondità̀ ripetuta) Sono fattori
produttivi legati all’azienda per dei tempi molto lunghi. Fanno parte di questi fattori tutti i macchinari e gli
impianti.

ORIGINI DELLE RISORSE MATERIALI:


• Fonte esterna (origine ESOGENA)risorse materiali che possono essere acquistate nei mercati di
approvvigionamento (es. materie prime, materiali di consumo, attrezzature, imponi, ecc.)
• Fonte interna (origine ENDOGENA) caso in cui il mercato non dispone delle risorse con le
caratteristiche (qualitative, quantitative, tecniche o economiche) adeguate ai fabbisogni produttivi
dell’azienda, essa può̀ decidere di impiegare i fattori produttivi a fecondità̀ semplice per produrre
internamente un fattore produttivo. Questa attività̀ viene chiamata COSTRUZIONE in economia e
rappresenta la capacità dell’azienda di produrre internamente le risorse di cui ha bisogno (impianti,
magazzino, brevetti...).

Il DENARO che l’azienda investe nell’acquistare fattori produttivi a fecondità̀ semplice ritornerà̀ sotto forma
di LIQUIDITÀ (denaro) nel momento in cui l’azienda venderà̀ quel prodotto. Una volta entrata nella
combinazione produttiva, la risorsa materiale cede la propria utilità̀ per uno o più̀ processi produttivi e, in
assenza di eventi straordinari progressivamente si consuma, riducendo, fino ad annullare, la propria utilità̀
residua. Il RISCHIO maggiore è associato agli investimenti che l’azienda fa in fattori produttivi a carattere
pluriennali. Questi investimenti fanno sì che l’azienda debba avere dei costi molto elevati che nel corso
degli anni potrebbero non rientrare attraverso l’erogazione del servizio. Molte aziende tendono a non
produrre tutto al proprio interno ma ad acquistare dall’esterno le diverse componenti di produzione
occupandosi solamente dell’assemblaggio del prodotto finito o dell’erogazione finale del servizio stesso.
Le risorse che cedono la loro utilità̀ all’interno di più̀ processi produttivi vanno ad esaurire la loro capacità di
creare valore nel corso del tempo fino ad estinguere la loro utilità̀ finale.
Es. Calcoliamo l’utilità̀ residua: abbiamo un impianto che ha una capacità produttiva totale di 1000
ore, quindi quell’impianto può̀ lavorare 1000 ore nel corso del tempo. Ogni anno la capacità
produttiva di quel macchinario è pari a 200 ore. Dopo 5 anni l’impianto sarà̀ inutilizzabile e cesserà̀
di partecipare alla combinazione produttiva. (1000 – 200 = 800; 800 – 200 = 600; 600 – 200 = 400;
400 – 200 = 200; 200 – 200 = 0)

LE RIROSRSE IMMATERIALI
-Origine ESOGENA (esterna): acquisto (anche in combinazione con altre risorse aziendali, es. marchio +
intera struttura, brevetto), partnership (es. sviluppo nuovi prodotti), iniziative specifiche esterne (es. corsi di
formazione per formare i dipendenti su determinate tematiche, consulenze aziendali da un consulente
esterno).
-Origine ENDOGENA (interno): iniziative interne (es. lavoro in team, KM) e funzionamento aziendale
(processi di accumulazione delle risorse).
Le risorse immateriali sono INVESTIMENTI AD ALTO RISCHIO → bassa controllabilità della risorsa e dei
benefici associati, tempi lunghi e risultati non garantiti MA POTENZIALMENTE AD ALTO
RENDIMENTOmolteplicità di uso. CIRCOLI “VIRTUOSI”: I TRE CAPITALI SI ALIMENTANO A VICENDA.
RISORSE vs FATTORI PRODUTTIVI
FATTORE PRODUTTIVO → elemento disponibile per la produzione con la caratteristica di poter essere
valorizzabile utilizzando un metro monetario (VALORE MONETARIO QUANTIFICABILEè il costo che
un’azienda affronta per l’acquisto di un fattore produttivo).
I fattori produttivi POSSONO ESSERE QUANTIFICATI usando la moneta come misura, le risorse NON
SEMPRE POSSONO ESSERE QUANTIFICATE IN MONETA (es. competenze dei dipendenti, immagine
aziendale, capacità manageriali, ecc.). Non esiste una sovrapposizione ‘‘perfetta’’ tra il concetto di risorsa
e quello di fattore produttivo.
UNA RISORSA È UN FATTORE PRODUTTIVO QUANDO SODDISFA TRE REQUISITI:
-È IDENTIFICABILE → Possiede almeno una delle seguenti caratteristiche: è separabile dal contesto
aziendale e può essere venduto/affittato/scambiato/ecc. Deriva da contratto o altri diritti legali, ha un
costo o un valore misurabile in quantità monetarie in modo attendibile;
-È UTILE → deve generare possibili benefici economici futuri. (Es. marchio: capitale organizzativo, astratto;
può essere ceduto il marchio, ma anche tutta la struttura);
-È CONTROLLABILE → l’azienda può controllare l’impiego nella combinazione aziendale e appropriarsi dei
benefici che ne derivano.

LE RISORSE FINANZIARIE E MATERIALI SONO SEMPRE FATTORI PRODUTTIVI e sono fattori produttivi
perché soddisfano le tre caratteristiche. (es. marchio)

MA NON TUTTE LE RISORSE IMMATERIALI SONO FATTORI PRODUTTIVI: perché pur essendo utili
(generano benefici), non sempre sono identificabili (es. la reputazione dell’azienda non è separabile dal
contesto aziendale, non si può acquistare o vendere tramite contratto, né valutare in modo attendibile).
Non sempre sono controllabili (es. le conoscenze/capacità dei dipendenti o le capacità organizzative e
relazionali di un manager, appartengono ai singoli e non all’impresa).

LA DISTINZIONE TRA RISORSE E FATTORI PRODUTTIVI È FONDAMENTALE:


I fattori produttivi trovano riscontro e rappresentazione nel BILANCIO D’ESERCIZIO, le altre risorse vengono
registrate all’interno di DOCUMENTI INTEGRATIVI, come per esempio il report integrato, la dichiarazione
non finanziaria, il bilancio sociale ecc. Nel bilancio confluiscono solo i fattori produttivi: PROPRIETÀ e
VALORE (quanto più possibile) veritiero e attendibile.

CARATTERISTICHE DI UN FATTORE PRODUTTIVO:


-Deve essere VINCOLABILE (legato) all’azienda per un periodo temporale.
-Deve avere influenza sullo svolgimento del PROCESSO ECONOMICO (utile ai fini della produzione di
ricchezza).
-Deve contribuire alla GENERAZIONE DI RICCHEZZA, in modo da poter remunerare gli oneri (costi
sostenuti*attività di interesse) che sono stati sostenuti per la sua acquisizione – produzione.
-Il valore viene attribuito in MODO OGGETTIVO nel caso di acquisizione tramite uno scambio oppure
stimato nel caso di produzione o di conferimento.
ESEMPI: Di cattiva o adeguata gestione del capitale intellettuale di un’azienda. Capitale relazionale:
l’immagine, reputazione, fiducia, partnership.

1. IL CASO DOLCE&GABBANA→ Come distruggere l’immagine di un marchio in pochi secondi.


D&G diffonde tre video con una modella asiatica che cerca di mangiare cibo italiano – pizza, spaghetti e un
cannolo siciliano – con le bacchette. I video, accompagnati dall’hashtag #DGLovesChina e
#DGTheGreatShow, avrebbero dovuto promuovere la sfilata di Shanghai ma sono stati percepiti malissimo.

D&G accusati di proporre un’immagine stereotipata della Cina. Un popolare account di Instagram che si
chiama DietPrada critica aspramente la campagna e pubblica gli screenshot dei messaggi privati tra una
collaboratrice di DietPrada, e Stefano Gabbana. Stefano Gabbana insulta la divisione cinese della sua
azienda per aver cancellato i video dai social network cinesi, e la Cina in generale.

Secondo Gabbanase i cinesi si sono offesi è perché sono loro a sentirsi inferiori, e non Dolce & Gabbana a
essere razzista. Gli screenshot dei messaggi di Gabbana sono stati condivisi su Weibo centinaia di volte.
Attori, modelli e altre celebrità cinesi decidono di non partecipare più alla sfilata, e annunciarlo
pubblicamente; anche la direttrice di Vogue China Angelica Cheung ha annullato la sua presenza e le
agenzie Bentley e Xing Li hanno detto che non avrebbero mandato le loro modelle in passerella. Alla fine
l’evento è stato cancellato e l’azienda si è scusata, dicendo che i suoi account sono stati hackerati.

CONSEGUENZE DI UNA CATTIVA GESTIONE DEL CAPITALE INTELLEETTUALE…


• Perdita di quote di mercato. La Cina è il Paese estero più importante per Dolce&Gabbana, seguito
dall’Italia. Genera circa il 30% del fatturato (dati 2017-2018, bilancio al 31 marzo 2018): circa 400 milioni su
1.300 milioni di fatturato. Più acquisti dei cinesi in giro per il mondo.
• Diminuzione del fatturato. A rischio 500 milioni di euro di fatturato tra negozi fisici e sul web. TMall e
JoyBuy e molti altri siti di eCommerce cinesi hanno eliminato la vendita di prodotti del Brand
• Danno reputazionale e relazionale. Star di Hollywood e una schiera di influencer hanno preferito
indossare altri brand
• Cambio di rotta: 28 ottobre 2019: Il marchio ha deciso di riorganizzarsi nell’area Asia Pacifico, affidando la
guida del mercato a un nuovo CEO (Carlo Gariglio).
• Oggi: Durante la pandemia di covid-19 che ha portato al lockdown totale del paese, il marchio ha lanciato
il progetto “Fatto in casa” (tutorial online sulle artigianalità, dalla magliaia al panettiere) con l’obiettivo di
raccogliere fondi a sostegno della ricerca Humanitas.
• Questa campagna ha permesso al brand di riacquisire consensi: da quel momento in poi, gli stilisti non
hanno più comunicato in prima persona attraverso i social personali, bensì hanno lasciato che la
comunicazione venisse curata dai canali ufficiali del brand, per evitare nuovamente situazioni spiacevoli e
boomerang pericolosi.
2. IL CASO VERALABOttima gestione del capitale relazionale.
Fonda nel 2010 la Re Forme S.r.l, azienda nota con il nome di VERALAB. Cristina Fogazzi, imprenditrice nel
settore beauty e, ancora prima, estetista (di professione) e cinica (per attitudine, tanto da farne un
marchio). Quest’azienda produce dai 150mila euro di fatturato del gennaio 2017, passa a un milione a
gennaio 2019 fino ad arrivare a 48 milioni di euro nel 2020; e 41 dipendenti registrati a gennaio 2021. È
conosciuta sui social come l’Estetista Cinica (conta circa 900 mila follower), propone “prodotti veri per
persone reali, e non stereotipi irraggiungibili”.

QUANDO L’IMPRESA ON LINE INCONTRA CLIENTI E FOLLOWERS SI CREA VALORE AGGIUNTO:


-“Tour Cinico”, il road show che da mesi la porta nella maggiori piazze d’Italia per incontrare le sue
“Fagiane” (questo il soprannome dato alle sue followers) e offrire consulenze di bellezza insieme con le
estetiste del suo centro “Bellavera” di Milano.
-«Bellezze al museo» è lo slogan che accompagna l’iniziativa (iconico beauty-truck, decorato per l'occasione
con immagini delle opere d’arte più significative del territorio), e che ha l’obiettivo di avvicinare i/le proprie
clienti e follower ai presidi culturali un pubblico che magari non è loro abituale frequentatore.
-Partecipa al Festival del Cinema di Venezia con il suo team e alcune «Fagiana».

IL POTERE DELLA SUA NEWSLETTER PER FIDELIZZARE IL CLIENTE:


Dal suo racconto passa quindi allo spunto che diventerà la parte propriamente commerciale. Il suo punto di
forza sta nell’offrire i propri prodotti, ma anche soluzioni alternative e non si mette al centro
dell’attenzione come esperta del settore. Il bottone della CALL TO ACTION, che invita a finalizzare un
acquisto o ad usufruire dello sconto, è sempre presente. Questo toglie appeal alla sua comunicazione
apparentemente non orientata alla vendita? Assolutamente no. Infine, acquista la fiducia del cliente
appena in tempo per inserire il codice sconto da usare sul suo sito.

3. CLASSIFICA BEST WORKPLACES ITALIA 2021


Per il 20mo anno consecutivo, Great Place to Work Italia, ha premiato le aziende vincitrici della Classifica
delle migliori aziende per le quali lavorare in Italia. Sono state premiate 50 aziende tra le 128 organizzazioni
che hanno preso parte all'indagine sull'analisi di clima organizzativo, queste compagnie rappresentano
l'eccellenza dei luoghi di lavoro e valorizzazione del capitale umano in Italia, gli ambienti migliori nei quali
aspirare a lavorare. 53.610 collaboratori appartenenti a queste aziende hanno espresso la propria opinione
sull'ambiente lavorativo e l'analisi dei dati risultanti ha permesso di stilare questa classifica. Le aziende sono
state suddivise all'interno di 4 sotto classifiche organizzate in base alla dimensione (numero di dipendenti).
La classifica è basata sulle opinioni dei dipendenti che hanno compilato il questionario Trust Index.
5 sono le dimensioni indagate:
•CREDIBILITA’ – Comunicazione trasparente; Competenza; Integrità
•RISPETTO – Sviluppo professionale; Coinvolgimento; Cura
•EQUITA’ – Equità del trattamento; Imparzialità; Giustizia
•ORGOGLIO – Lavoro individuale; Gruppo di lavoro; Immagine aziendale
•COESIONE – Confidenza; Accoglienza; Collaborazione

Primo posto tra le grandi imprese (+ di 500 collaboratori) se lo aggiudica MSD Italia, multinazionale leader
nel settore farmaceutico. Seguono American Express Italia (servizi bancari) e in terza posizione si colloca
Abb Vie Italia, anch'essa una multinazionale del settore biofarmaceutico.
Tra i 150 e i 499 collaboratori sale sul gradino più alto e per il sesto anno consecutivo, Cisco Systems Italy
(telecomunicazioni). A seguire, Zeta Service (servizi professionali), poi c'è Salesforce (servizi informatici).
Tra le medie imprese (50 -149 dipendenti), si piazza al primo posto Biogen Italia (biotecnologie e prodotti
farmaceutici), seguita da Insight Technology Solutions (servizi e assistenza per computer) e Zoetis Italia
(biotecnologie e prodotti farmaceutici).
Tra le imprese con un numero di collaboratori compreso tra 10 e 49, al primo posto c'è Accuracy (settore
finanziario), poi Cadence Design Systems (impresa di software di calcolo) e terza Camasia (servizi e
consulenza finance)
L’IMPORTANZA DELLA CONOSCENZA
La CONOSCENZA viene considerata essenziale per il successo dell’azienda a partire dagli anni ’90, quindi le
risorse immateriali sono fondamentali perché́ ci sono tantissimi studi che hanno testato come le diverse
risorse immateriali vanno ad influenzare il valore economico dell’azienda stessa.
•Conoscenza ESPLICITA O OGGETTIVA → si fa riferimento alla conoscenza CODIFICATA, che viene
trasmessa attraverso un linguaggio formale e sistematico.
•Conoscenza TACITA O SOGGETTIVA → è una conoscenza PERSONALE, che risiede all’interno della mente
degli individui che svolgono attività̀ aziendale. È difficile da formalizzare e schematizzare perché́ fa
riferimento alle esperienze dell’individuo. Essa si trasmette attraverso l’ESPERIENZA DIRETTA.

La capacità dell’azienda di creare conoscenza e saperla trasferire, crea un VANTAGGIO COMPETITIVO


perché́ i tempi della formazione della conoscenza sono lunghi. La CONOSCENZA è difficile da organizzare
non può̀ essere trasferita attraverso il mercato; è unica o rara e quindi costituisce un elemento di
differenziazione dell’impresa difficilmente imitabile dai concorrenti.
<Come trasformare la conoscenza tacita e soggettiva in conoscenza esplicita e organizzativa?
La gestione dei processi connessi alla produzione, condivisione, formalizzazione e uso della conoscenza
diventa essenziale: KNOWLEDGE MANAGEMENT → ha l’obiettivo di:
•Attrarre e fidelizzare RISORSE QUALIFICATE, nell’essere un’azienda in cui i collaboratori sono stimolati a
voler lavorare all’interno di quell’azienda.
•Sviluppare un AMBIENTE DI LAVORO SERENO E STIMOLANTE in cui ciascun individuo si senta coinvolto in
un processo di CRESCITA PERSONALE E PROFESSIONALE.
•Garantire un livello elevato di COMPETENZE e di COINVOLGIMENTO DEL PERSONALE così che questo
possa svolgere in maniera efficiente le sue mansioni.
•Supportare la condivisione e la diffusione della conoscenza stessa attraverso lo sviluppo di una cultura di
TEAM-WORK e promuovendone la strutturazione mediante la realizzazione di sistemi di storage, di
procedure, ecc.
•Stimolare lo sviluppo dell’INNOVAZIONE E DEL CAMBIAMENTO della capacità di ascolto delle esigenze
degli STAKEHOLDER per comprenderne i bisogni e soddisfare le esigenze, creando un rapporto di
PARTNERSHIP.
•E molti altri...
IL CAPITALE INTELLETTUALE
Nel corso degli anni anche in economia aziendale si è diffusa l’idea che le risorse immateriali fossero
fondamentali per la gestione dell’azienda. Queste risorse sono racchiuse in un sistema chiamato CAPITALE
INTELLETTUALE.
Inizialmente le risorse erano considerate delle risorse necessarie per dominare il mercato (NEEDED TO
WIN), adesso invece sono considerate risorse essenziali di cui non può̀ fare a meno per raggiungere i propri
obiettivi (NEEDED TO PLAY). Il concetto di risorse immateriali è stato concettualizzato all’interno del
capitale intellettuale, ossia un insieme di risorse basate sulla fiducia e sulla conoscenza. La classificazione
del capitale intellettuale è:
CAPITALE INTELLETTUALE=
CAPITALE UMANO+CAPITALE ORGANIZZATIVO+CAPITALE RELAZIONALE
Il CAPITALE INTELLETTUALE è un concetto che si è diffuso in tutto il mondo ed è considerato il sistema di
risorse che è alla base del vantaggio competitivo delle aziende ed è fondamentale per l’azienda per avere
la capacità di CREARE VALORE. È un concetto di studio complesso a causa di TRE fattori che lo
caratterizzano:
•La DINAMICITÀ̀ (la classificazione dei beni intangibili evolve continuamente nel tempo) → la
classificazione del capitale intellettuale è in continua evoluzione ed è influenzato dalle interazioni costanti
dei componenti stessi.
•La SPECIFICITÀ̀ AZIENDALE (firm-specific: il capitale intellettuale varia in base all’azienda in cui svolge la
sua attività̀) → FIRM-SPECIFIC: il contenuto del capitale intellettuale si differenzia da un’azienda all’altra, in
relazione al settore, alla tipologia di azienda, alla dimensione ecc.
•La QUANTIFICAZIONE ECONOMICA (non esiste un metodo che possa quantificare in modo standard il
capitale intellettuale) → non ha un criterio standard, universalmente accettato, utilizzabile per la sua
quantificazione economica (in termini monetari).
Il capitale intellettuale rappresenta il PATRIMONIO STRATEGICO DELL’IMPRESA. Una risorsa può̀ essere
considerata un ASSET STRATEGICO (o una passività̀ strategica, se l’impresa ne è inadeguatamente dotata)
quanto più̀ essa è rara, difficile da riprodurre e rilevante per i processi di creazione di valore dell’impresa.

I primi due sono inscindibili dalla realtà̀ aziendale nella quale si sono sviluppati e dal suo funzionamento.
IL CAPITALE UMANO
È connesso alle CONOSCENZE, ABILITÀ e KNOW-HOW delle persone che lavorano in azienda (risiede
all’interno del dipendente). NON è di proprietà̀ dell’azienda poiché́ per trarne beneficio deve instaurare e
mantenere un rapporto contrattuale con il lavoratore. Il RISCHIO si presenta quando si ha una mobilità dei
dipendenti e perdita di controllo sulla risorsa. È più̀ alto per le aziende che erogano servizi professionali
(es. società̀ di consulenza, studi legali, enti di formazione, studi commerciali) e per le aziende il cui KNOW-
HOW dipende da pochi soggetti chiave. Per contenere il rischio, si possono codificare le conoscenze,
migliorare il clima aziendale, codificare i processi operativi critici (stilare manuali legati alle procedure che
vengono intrapresi all’interno dell’azienda).

IL CAPITALE ORGANIZZATIVO (o STRUTTURALE)


Fa riferimento alla conoscenza che risiede all’interno dell’azienda stessa, anche quando i dipendenti
tornano a casa. Può̀ essere identificato come l’insieme del capitale umano che l’azienda è riuscito a fare
proprio. Esso può̀ comprendere tre tipi di conoscenza:
•Conoscenza SEDIMENTATA IN AZIENDA, ma non formalizzata;
•Conoscenza FORMALIZZATA (codificata);
•Conoscenza FORMALIZZATA E PROTETTA LEGALMENTE (brevetti, marchi, licenze d’uso, software di
proprietà̀ dell’azienda).

IL CAPITALE RELAZIONALE
È un sistema di relazioni che l’azienda instaura con i propri interlocutori (lavoratori, finanziatori, fornitori,
clienti, sindacati, ecc.) e immagine di cui l’azienda gode nel contesto relazionale di riferimento. NON è di
proprietà dell’azienda: il permanere delle relazioni dipende in parte dall’azienda, in parte
dall’INTERLOCUTORE, in parte dalle dinamiche ambientali.
CAPITALE RELAZIONALE, UMANO E ORGANIZZATIVO SONO STRETTAMENTE CONNESSI TRA LORO.

PAROLE CHIAVI
• Risorse finanziarie, materiali, immateriali
• Fattori produttivi a fecondità semplice, ripetuta,
pluriennali
• Utilità residua
• Conoscenza (oggettiva/soggettiva), informazioni, dati
• Capitale intellettuale
• Capitale umano, organizzativo, relazionale
• Identificabilità, utilità, controllabilità
• Differenza tra risorse e fattori produttivi

Potrebbero piacerti anche