Controllo Con Liquidi Penetranti: Controlli Non Distruttivi
Controllo Con Liquidi Penetranti: Controlli Non Distruttivi
CONTROLLO CON
LIQUIDI PENETRANTI
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INDICE
1.1 L’ACCIAIO
1.1.1 Introduzione
L'acciaio è una lega Ferro-Carbonio che può contenere fino al 2,1% di Carbonio (se il Carbonio
supera questa percentuale non si parla più di acciai ma di ghise).
Negli acciai, a causa del processo di fabbricazione, sono presenti alcuni elementi oltre al Carbonio
e precisamente: Manganese (Mn), Silicio (Si), Zolfo (S) e Fosforo (P). Questi elementi sono
chiamati impurezze.
Inoltre, per conferire all'acciaio determinate proprietà, si aggiungono altri elementi nella lega quali
Manganese, Cromo (Cr), Nichel (Ni), Molibdeno (Mo), Silicio (Si). In questo caso si parla di
elementi di lega.
Nota: Alcuni elementi possono essere sia impurezze che elementi di lega: sono Elementi di lega se sono
stati aggiunti per ottenere determinate proprietà.
Nel nostro contesto, le prove più importanti sono la prova a trazione, la prova di resilienza e la
prova di durezza.
Durante la solidificazione di un metallo puro gli atomi, che allo stato liquido erano caoticamente
mescolati, si organizzano in precise strutture geometriche chiamate, come abbiamo già visto,
reticoli cristallini.
Durante la solidificazione gli atomi di ferro, molto più grandi degli atomi di carbonio, cristallizzano
ignorando questi ultimi, i quali si inseriscono come intrusi nei cristalli di ferro. Si dice che i due
metalli sono solubili allo stato solido per inserzione. Questo accade nel Ferro γ.
Nel Ferro α invece, il carbonio è molto meno solubile: i due elementi reagiscono chimicamente tra
loro, dando vita ad un composto che cristallizza con un proprio reticolo.
- Solidificazione dell’acciaio
All'ulteriore diminuire della temperatura non succede nulla sino a che, ad un certo valore di
temperatura, il Ferro gamma comincia a trasformarsi in Ferro alfa.
Alla temperatura ambiente, la struttura micrografica dell'acciaio risulta pertanto così costituita:
• grani di ferrite
• grani di perlite, comprendenti ciascuno lamelle di ferrite e cementite.
Quanto sin qui detto può essere rappresentato in un diagramma, denominato diagramma ferro
carbonio. Il diagramma ha sulle ascisse (asse orizzontale) la percentuale di Carbonio presente
nella lega, e sulle ordinate (asse verticale) la temperatura.
Il diagramma ferro-carbonio mostra le fasi che si hanno nelle leghe ferro-carbonio (quali acciai e
ghise) al variare del tenore di carbonio e della temperatura.
Lo studio del diagramma è molto importante per capire il comportamento dell'acciaio durante la
solidificazione e per definirne le caratteristiche finali.
1.2.1 Introduzione
Le impurezze ed il meccanismo con cui avviene la solidificazione creano delle tensioni nel
materiale (definite tensioni interne) che possono alterare, in senso peggiorativo, le proprietà
meccaniche dell'acciaio. Per ovviare a questo inconveniente si ricorre ai trattamenti termici.
I trattamenti termici sono dei processi cui viene sottoposto l'acciaio allo scopo di conferirgli
particolari proprietà. Essi consistono in un riscaldamento e in un raffreddamento successivo,
attuato secondo varie modalità, diverse da trattamento a trattamento.
• riscaldamento superficiale
Riscaldamento fino al raggiungimento
della temperatura di trattamento voluta
nella zona superficiale. La durata
dipende da molti fattori (temperatura di
trattamento, condu-cibilità termica
dell'acciaio, dimen-sione del pezzo,
ecc.).
• riscaldamento a cuore
Riscaldamento fino al raggiungimento della temperatura di trattamento in tutta la sezione e quindi
anche a cuore del pezzo. Sulla durata vale quanto detto nel riscald. superficiale. E' perciò difficile
stimare quando si raggiunga la temperatura a cuore prescritta, per cui si danno solo indicazioni
generiche circa il valore del tempo di riscaldamento totale (superf.+cuore).
• permanenza
Mantenimento della temperatura di trattamento su tutta la sezione del pezzo. La durata della
permanenza non dipende dalla sezione del pezzo e in generale vale 15-30 (10-20) minuti per la
tempra di acciai legati (non legati).
• raffreddamento
Diminuzione della temperatura di un pezzo.
• ricottura completa,
• normalizzazione,
• tempra e rinvenimento.
Attenua gli effetti della solidificazione del materiale, elimina tensioni interne e incrudimenti da
lavorazioni. Si compone delle seguenti fasi:
• riscaldamento progressivo fino ad una temperatura tA superiore di circa 50°C rispetto al punto
A3 del diagramma Fe-C, in modo da trasformare la struttura dell'acciaio in austenite;
• mantenimento alla temperatura per un tempo sufficiente a far sì che tutte le parti del pezzo
abbiano raggiunto tale temperatura;
Al termine del trattamento si ottengono una struttura perlitica molto duttile e una buona lavorabilità
plastica a freddo. Per contro si ha una struttura a grani grossi non adatta per la lavorazione con
macchine utensili ad asportazione di truciolo. Per questo e altri motivi (per es. notevole impiego di
tempi e mezzi) la ricottura completa non viene quasi usata industrialmente.
1.2.3 Normalizzazione
La normalizzazione è uguale alla ricottura, salvo la fase di raffreddamento che avviene più
velocemente, all'aria.
Così facendo l'intervallo A3-A1 viene attraversato più in fretta e ne deriva una struttura ancora di
tipo granulare, ma più fine e con proprietà meccaniche migliori che con il trattamento di ricottura
(esempio: getto fuso 0,25% C).
Se però l'acciaio ha un tenore di Carbonio piuttosto alto (oltre lo 0,3%) il raffreddamento in aria
può dare luogo a fenomeni di tempra
Stato grezzo
di fusione
←
Stato
Laminato
→
Stato
normalizzato
← →
1.2.4 Tempra
Il raffreddamento può avvenire in acqua, soluzioni saline, olio, metalli fusi o aria soffiata, in
relazione alla forma del pezzo ed alla velocità di raffreddamento desiderata.
La struttura che si ottiene (martensite) è molto dura, ma molto fragile. Inoltre, nel materiale si
creano tensioni interne che possono causare rotture.
1.2.5 Rinvenimento
Influenza della durata (e della temperatura) di Variazione della durezza di un acciaio al variare
rinvenimento sul della temperatura (e della durata) del trattamento
carico di rottura di un acciaio. di rinvenimento.
Nota Con il termine Bonifica si intende l'insieme della tempra e del successivo rinvenimento eseguito
a temperature abbastanza elevate per ottenere buone caratteristiche di tenacità.
Quando, data la diversa percentuale di carbonio, il punto Ac3 dell'acciaio è molto superiore a quello
dello strato cementato, viene eseguito un secondo trattamento di tempra. Il primo passo è quello di
eseguire la cementazione (dopo riscaldo del pezzo) a una temperatura superiore al punto Ac3
dell'acciaio, in modo che con il raffreddamento si tempra il cuore del pezzo e si rigenera il grano
(ingrossatosi per il lungo periodo della cementazione); poiché la temperatura usata per la
cementazione è troppo alta per la tempra dello strato cementato, questo invece rimane con struttura
grossolana.
La seconda tempra viene quindi eseguita a temperatura molto inferiore (circa 800 °C), adatta allo
strato cementato, per ottenere un'adeguata rigenerazione della sua struttura (il cuore del pezzo non
subisce in questa fase un'attenuazione eccessiva dei benefici della prima tempra).
La produzione dell'acciaio ha origine dai minerali del ferro e dal carbone ed avviene secondo un
processo di fabbricazione che porta innanzitutto alla produzione della ghisa in altoforno e quindi
alla sua affinazione per ottenere l'acciaio vero e proprio.
Acciaio e ghisa sono infatti entrambe leghe ferro-carbonio caratterizzate dalla percentuale in peso
di carbonio:
• se inferiore al 2,1% si ha l'acciaio,
• se superiore al 2,1% si ha la ghisa.
• Fase 1: produzione I minerali del ferro (in prevalenza ossidi: ferroso, ferrico, pirite,
della ghisa magnetite, ...) dopo opportuni trattamenti preliminari volti a facilitare
l'estrazione del metallo e ad eliminare parte delle impurità in essi
presenti, vengono fusi in particolari forni assieme a del carbone.
• Fase 2: affinazione In questa fase la ghisa subisce una operazione metallurgica, detta
conversione, per:
• Fase 4: laminazione Il prodotto della fase precedente viene laminato per ottenere le varie
forme commerciali: lamiere, nastri, barre, profilati,...
Esaminiamo ora il processo di fusione, suddividendo l'altoforno in zone ed analizzando ciò che
accade in ciascuna zona.
Essiccamento e preriscaldamento
In questa zona il materiale inserito dalla
bocca (chiamato anche carica) si riscalda
sino a circa 400°C liberandosi dell'umidità.
Riduzione indiretta
Il materiale si riscalda sino a circa 800°C. In
questa zona inizia la riduzione del ferro ad
opera dell'ossido di carbonio.
Riduzione diretta
Percorrendo questa zona i materiali
raggiungono circa i 1350°C.
Fusione
Qui la temperatura arriva a 1600°C ed avviene la fusione di tutti i materiali presenti, con eccezione
del coke. Il ferro carburato formatosi nella zona precedente fonde e forma la ghisa fusa nella
quale passano tutti gli elementi provenienti dalla riduzione della carica iniziale, cioè Mn, Si, P, S.
Combustione
In questa zona avviene la combustione del carbone e si raggiungono le massime temperature
dell'altoforno, pari a circa 2000°C.
Decantazione
Questa zona comprende il crogiolo nel quale si ha, per decantazione, la separazione della ghisa,
che si depositerà sul fondo, dalle scorie.
Fase 2 - Affinazione
La colata è l'ultima operazione a cui vengono sottoposti gli acciai allo stato liquido. Dalla siviera il
metallo viene fatto uscire da un apposito foro situato sul fondo per riempire le lingottiere entro le
quali si solidifica. Il riempimento delle lingottiere può avvenire in diversi modi, a seconda delle
necessità, come mostrato nelle figure sottostanti:
Fase 4 - Laminazione
I prodotti in acciaio utilizzati in campo industriale sono ottenuti con varie tipologie di lavorazioni e
possono essere così classificati:
Forgiati Getti
Lamiere Tubi
Giunti saldati
- Forgiati
I forgiati sono i prodotti dell'operazione di fucinatura (o forgiatura), che consiste nella lavorazione a
caldo dei metalli mediante pressatura.
Con la fucinatura si ottengono forme o complessi di forme geometricamente semplici dalle quali,
per successiva lavorazione meccanica, si ricavano particolari di forma complessa.
Caratteristica di un pezzo fucinato è quindi quella di avere una forma soltanto simile a quella finita
e con le dimensioni del pezzo finito.
BLUMI
BRAMME
PIASTRE
BARRE
ALBERI
ANELLI
DISCHI
- Getti
Caratteristica di un pezzo fuso (getto) è quindi quella di avere una forma prossima a quella finita.
Ci sono vari processi industriali di fusione (colata in sabbia, colata in conchiglia, colata centrifuga,
colata sotto pressione, ecc. ). Qui sotto sono riportate le fasi del ciclo di fabbricazione dei getti con
la tecnica di colata in sabbia.
3. Colaggio in forma
4. Pulizia e taglio materozze
5. Lavorazioni finali
La forma è il "negativo" del pezzo Vengono aggiunti i supporti per la Eliminati i supporti, la forma è
che si vuole ottenere. creazione dei canali di colata (per pronta per la colata.
Questa viene realizzata in sabbia l'alimentazione dell'acciaio liquido)
refrattaria impastata con leganti e dei canali di "riserva" (che
chimici, che una volta indurita servono a rendere "direzionale" la
diventa simile a cemento solidificazione del getto). I difetti si
refrattario. assommano tutti nell'ultima parte
La mescola, ancora fluida, viene che solidifica (materozze). A
costipata contro il modello e solidificazione completa, questa
indurendo copia l'impronta del parte verrà asportata.
pezzo che si vuole ottenere.
3. Colaggio in forma
5. Lavorazioni finali
- Lamiere
Le lamiere sono tipici prodotti piani ottenuti per laminazione. Le varie fasi del processo produttivo
si possono così riassumere :
Bramme
Le bramme si ottengono tagliando lo slebo in più segmenti
di lunghezza di 800-2000 mm.
- Tubi
La parola tubo indica un corpo cavo, cilindrico, aperto alle due estremità ed adatto a convogliare
fluidi. I prodotti tubolari sono ottenuti mediante processi di fabbricazione differenti, ciascuno dei
quali conferisce al prodotto caratteristiche qualitative (come finitura, dimensioni e discontinuità)
che sono peculiari del processo di fabbricazione stesso.
Tubi saldati
- Giunti saldati
Un giunto saldato è costituito da due parti metalliche, collegate in maniera permanente mediante
saldatura. I procedimenti di saldatura più comuni sono quelli autogeni per fusione, e in particolare i
processi di saldatura ad arco. Questi processi sfruttano il calore di un arco elettrico (scarica di
elettricità, luminosa e persistente) fatto scoccare tra un elettrodo (metallo d'apporto) ed il pezzo da
saldare.
SALDATURA AD ARCO
Negli schemi sottostanti sono riportati i principali tipi di giunti che possono essere esaminati con
ultrasuoni. Il controllo con ultrasuoni è possibile solo quando i giunti sono a piena penetrazione.
- Preparazione a V (V groove):
- Preparazione a U (U groove):
1.4 DIFETTOLOGIA
Le discontinuità presenti nell'acciaio possono essere suddivise, in base alla loro genesi, in cinque
gruppi. A queste si aggiunge una ulteriore classe per i difetti in esercizio:
Discontinuità Descrizione
- congenite nel materiale Sono discontinuità originate dalla presenza di elementi come
ossidi, solfuri, idrogeno disciolto
- che insorgono durante Circa il 90% dei cedimenti degli organi meccanici durante
l'esercizio l'esercizio avviene per il fenomeno della fatica.
Le discontinuità che insorgono nei materiali durante
l'esercizio sono quindi essenzialmente cricche (microcricche,
cricche di fatica, ecc... )
Ricordiamo che per discontinuità si deve intendere una interruzione della struttura fisica di un
manufatto, che non pregiudica necessariamente l'utilizzo del manufatto stesso.
Solo dopo che la discontinuità è stata valutata sulla base di un criterio di accettabilità, si può
eventualmente parlare di difetto e della opportunità di utilizzare il manufatto stesso.
Ossidi.
Solfuri.
Fiocchi.
• più rare sono invece le inclusioni metalliche, quali quelle di stagno e rame, in quanto presenti
nel rottame di partenza.
1. inclusioni Durante la colata può accadere che parti di refrattario si stacchino dalla siviera, dal
canale di colata o da altre attrezzature, oppure possono verificarsi fenomeni di
riossidazione per il contatto con l'aria durante i travasi.
Durante la solidificazione, le inclusioni inglobate nell'acciaio tendono a concentrarsi
nella parte alta del lingotto (materozza) per cui con l'eliminazione della materozza
in quantità sufficiente vengono quasi integralmente eliminate.
Le dimensioni sono variabili (da molto piccole a molto grandi, dell'ordine di qualche
centimetro cubo). Sono visibili agli ultrasuoni, compatibilmente con le loro
dimensioni in quanto sono di materiale diverso dall'acciaio.
2. discontinuità di L'acciaio colato nelle lingottiere inizia la sua solidificazione dalle parti più esterne e
cristallizzazione con velocità di raffreddamento diverse tra la parte esterna e quella interna.
Il fenomeno non pregiudica comunque la sanità del pezzo in quanto limitato alla
superficie ed è di fatto eliminabile con le successive lavorazioni a caldo.
4. cavità da ritiro Sono dovute alla diminuzione di volume che si ha durante il raffreddamento
(nell'acciaio la variazione di volume è pari a circa il 6%). Tale riduzione può dare
origine a cavità nella zona che si solidifica per ultima (zona della materozza).
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CND: CONTROLLO CON LIQUIDI PENETRANTI
Interessano più il campo dei controlli superficiali che gli ultrasuoni. Potrebbero
essere di pertinenza del controllo con ultrasuoni se in seguito alla fucinatura
venissero spinti all'interno del materiale.
La rottura per fatica è improvvisa e si verifica senza che sia stato raggiunto in alcun punto della
sezione il carico di rottura.
Nei forgiati ottenuti direttamente dal lingotto (sbozzati), possono ritrovarsi le discontinuità tipiche
dell'acciaio. In alcuni tipi di forgiati la parte centrale dello sbozzato viene asportata e le
discontinuità che potrebbero derivare dal lingotto vengono così quasi tutte eliminate.
Le discontinuità che si possono formare durante il processo di forgiatura sono di due tipi principali.
• strappo da fucinatura
• ripiegatura.
Nota La temperatura di forgiatura, oltre che non essere troppo bassa, non deve neanche
essere troppo elevata, altrimenti potrebbero verificarsi sulla superficie anomalie, quali
decarburazione e bruciature, e al cuore ingrossamento del grano.
Un altro tipo di ripiegatura si genera nella forgiatura con stampo se le superfici dei calibri non
combaciano perfettamente.
Quando il pezzo da forgiare è
pressato dentro i calibri, nelle zone di
giunzione tende a fuoriuscire del
materiale che, con i colpi successivi di
pressatura, viene ripiegato sulla
superficie stessa dando origine ad
una ripiegatura.
Forgiati con caratteristiche morfologiche simili hanno anche tipologie di discontinuità simili.
Le discontinuità che si ritrovano nei getti sono, in linea di massima, le stesse del lingotto (un
lingotto può essere infatti considerato come un getto grossolano). Esistono tuttavia delle
differenze dovute al fatto che un getto ha, di norma, una forma geometrica più complessa di quella
del lingotto. Ciò che cambia, assieme alla forma geometrica, è la dinamica di solidificazione.
Il lingotto ha una forma geometrica semplice e i fenomeni legati alla solidificazione si presentano
in maniera lineare.
Un getto presenta una dinamica di solidificazione complessa che a volte causa discontinuità
impreviste.
Oltre alle discontinuità congenite nel materiale e a quelle che insorgono nell'elaborazione del
bagno metallico (per le quali vale quanto detto per i lingotti), nei getti si possono trovare :
• Coni da ritiro
A causa di non perfette alimentazioni del getto da parte delle
materozze, si possono formare dei vuoti detti coni da ritiro. Le zone
del getto che solidificano per prime (quelle a spessore più sottile)
attirano materiale liquido dalle zone più calde non ancora
solidificate. Quando anche in queste zone il metallo è quasi
solidificato esso non scorre più e si creano le cavità.
• Porosità
la chiusura anticipata di uno spessore del getto può determinare la
formazione di vuoti di forma sferica molto piccoli e ben distribuiti
• Segregazioni
Sono drastiche variazioni di analisi chimica con allineamenti di
grossi solfuri, spesso dovute alla crescita anomala delle dendriti a
seguito della presenza di punti in cui è più difficile la perdita di
calore da parte della forma
• Strappi a caldo
Sono cricche dovute a cedimenti a caldo, localizzate nelle zone più
calde della superficie del getto. Se la fusione ha zone con spessori
sottili ed elevati, quelle con spessore sottile solidificheranno prima.
A causa di ciò anche i ritiri nel materiale non saranno uniformi e si
creeranno tensioni interne fra le varie zone a differente
temperatura che daranno luogo agli strappi.
Sono discontinuità aperte in superficie, dovute a Sono difetti preesistenti nel lingotto; si suddividono
corrispondenti irregolarità sulla superficie di lavoro in refrattarie e plastiche.
dei cilindri del laminatoio.
SDOPPIATURE SEGREGAZIONI
Sono normalmente dovute a residui del polmone Normalmente sono dannose quando la lamiera
di ritiro primario o secondario del lingotto; viene sottoposta a forti sollecitazioni trasversali
trattandosi di cavità con superfici ossidate, (per lamiere di spessore superiore a 50 mm).
durante la laminazione non avviene la saldatura di
queste per cui risulta una ampia discontinuità Un tipico fenomeno conseguente la presenza di
planare. forti segregazioni è lo strappo lamellare.
Spesso non è facile stabilire a vista se una discontinuità è dell'uno o dell'altro tipo, perché a volte
le due cause si sovrappongono oppure i difetti si presentano con uguale aspetto.
- Discontinuità congenite
Alcune delle discontinuità che si osservano nel tubo sono causate da discontinuità presenti nel
materiale usato per la fabbricazione del tubo stesso.
L'aspetto originale delle discontinuità è alterato dai processi di lavorazione del tubo.
• Posizione
Superficiali Volumetriche
• Forma
Bidimensionali Tridimensionali
Sono discontinuità aventi una sezione trasversale Sono discontinuità che presentano uno
relativamente grande in una direzione e una sviluppo evidente in tutte le direzioni.
sezione trasversale piccola o trascurabile nella
direzione perpendicolare alla prima.
• Origine
Derivano da : Derivano da :
- tensioni residue; queste aumentano con la - insufficiente abilità del saldatore;
resistenza del materiale ed agiscono sia in senso - condizioni di lavoro non adeguate;
longitudinale che trasversale rispetto - materiali non adeguatamente conservati;
alla saldatura; - lembi mal preparati.
- fusione nel materiale base;
- assorbimento di gas nella zona fusa;
- raffreddamento veloce del giunto
Nelle pagine che seguono descriveremo i diversi tipi di discontinuità in saldatura con riferimento al
loro aspetto (forma e posizione) ed alle cause principali della loro formazione.
Una cricca è una discontinuità originatasi per distacco inter o trans cristallino in un materiale
metallico originariamente continuo e sano.
Le cricche sono il difetto più grave e temibile di un giunto saldato in quanto, anche se di piccole
dimensioni, sono sempre una rottura in atto, con alto fattore di concentrazione delle tensioni
(effetto d'intaglio) alle sue estremità; una cricca può essere suscettibile di ingrandirsi col tempo a
seconda delle sollecitazioni di esercizio e delle sue dimensioni iniziali, portando il giunto a
cedimento.
Una cricca viene normalmente considerata come una discontinuità bidimensionale perché è più o
meno allungata (da qualche millesimo di mm sino a parecchi cm) e profonda con un andamento
frastagliato, mentre i suoi lembi sono piuttosto ravvicinati. Se le dimensioni sono molto ridotte
(inferiori a 1 mm) si parla di microcricche.
Possono essere longitudinali, trasversali o interdendritiche (queste ultime sono quelle che
seguono l'andamento né longitudinale né trasversale dei grani dendritici nella zona fusa).
Si trovano nella zona termicamente alterata di una saldatura o comunque vicino ad essa. La loro
direzione è generalmente longitudinale ma può anche essere trasversale, inoltre possono essere
interne al cordone o affioranti.
• Inclusioni
Le inclusioni sono discontinuità situate in zona fusa, costituite da zone del cordone in cui, al posto
del materiale di saldatura, si trovano sostanze estranee (gas, sostanze non metalliche o
metalliche).
INCLUSIONI SOLIDE
INCLUSIONI GASSOSE
• Errori di profilo
Le discontinuità di profilo sono rappresentate da deviazioni del contorno della zona fusa rispetto al
profilo ideale, costituito da una linea che penetra parzialmente nei lembi e si raccorda dolcemente
con il materiale base, indipendentemente dal tipo di giunto. Sono discontinuità ritrovabili solo nella
zona fusa.
• liquidi penetranti,
• rivelatori,
• lampade di illuminazione.
L’esame con i liquidi penetranti (PT) permette di rilevare discontinuità sfocianti sulla superficie del
pezzo in esame.
Discontinuità aperta
Discontinuità interna al pezzo
sulla superficie
(non rilevabile con i liquidi
(rilevabile con i liquidi
penetranti)
penetranti)
Nella tabella seguente sono riportati i principali vantaggi e limiti dell’esame con liquidi penetranti
VANTAGGI LIMITI
• È applicabile a tutti i materiali • Rileva solo discontinuità sfocianti
(ferromagnetici e non). sulla superficie.
• È relativamente di facile esecuzione • Le discontinuità contenenti sostanze
ed interpretazione. estranee (sporcizia, ossidi, …) non
• È eseguibile anche su pezzi o sono rilevate (in quanto il liquido non
particolari aventi scarsa accessibilità. può penetrarvi).
• Richiede attrezzatura di costo molto • La superficie del pezzo va preparata
ridotto rispetto agli altri controlli. più accuratamente che negli altri
controlli.
• liquidi colorati
forniscono indicazioni visibili alla luce del giorno, o in luce bianca artificiale (normali lampade
da illuminazione), per il contrasto di colore formato tra liquido (a cui è aggiunta una certa
quantità di pigmento rosso) e rivelatore (in genere bianco).
• liquidi fluorescenti
forniscono indicazioni visibili, al buio, per fluorescenza quando investiti da radiazione
ultravioletta (illuminati cioè da una lampada di Wood). A questi liquidi viene aggiunta una
sostanza fluorescente.
Queste due gruppi si suddividono a loro volta in tre sottogruppi, in base alla tecnica di rimozione
dell’eccesso di liquido non penetrato e ristagnante sulla superficie in esame:
• post-emulsionabili
il liquido in eccesso può essere asportato con acqua solo dopo l’applicazione di un liquido
emulsionante.
Sostanze fluorescenti
Certe sostanze, dette fluorescenti, sono in grado di assorbire radiazioni elettromagnetiche a lunghezza
d’onda relativamente piccola, nel nostro caso dell’ordine dei 350 nanometri (1 nanometro =10-9 metri)
per poi cedere immediatamente l’energia assorbita emettendo della radiazione luminosa visibile, detta
luce di fluorescenza.
Emulsione
Una emulsione è una miscela di due liquidi non solubili tra loro (sistema bifasico), nella quale uno (fase
dispersa) è disperso in forma di minutissime goccioline nell’altro (fase disperdente).
Dal punto di vista chimico i liquidi penetranti sono nella maggior parte di natura organica, a peso
specifico molto basso come alcoli, oli minerali o vegetali e prodotti di sintesi a base di petrolio,
opportunamente miscelati tra loro.
Tutti i prodotti da utilizzare (penetranti, solventi, emulsificatori, rivelatori, ecc.) devono essere
chimicamente inerti nei confronti dei materiali da esaminare, specie nei riguardi della loro possibile
capacità a corrodere.
- Viscosità
La viscosità è una caratteristica dei liquidi che si riferisce all’attrito tra le molecole del liquido
stesso che ne limita il movimento. In pratica, quindi, la viscosità indica la capacità di un liquido di
scorrere su una superficie. Maggiore è la viscosità più lento risulterà il movimento.
Un penetrante con viscosità elevata impiegherà pertanto più tempo per penetrare nelle
discontinuità, allungando i tempi dell’esame.
Per contro, una bassa viscosità fa sì che il liquido scoli via rapidamente dalla superficie, in tempi
inferiori a quelli necessari per la sua penetrazione, soprattutto durante il controllo di superfici non
orizzontali.
- Tensione superficiale
La tensione superficiale è una forza di coesione che si esercita tra le molecole superficiali di un
liquido, la quale fa sì che la superficie di un liquido si comporti, in un certo senso, come una
membrana elastica.
Essa è dovuta al fatto che mentre su una molecola all’interno di un liquido le forze che esercitano
le altre molecole sono simmetriche in tutte le direzioni, su quelle in superficie agiscono solo forze
laterali e verso l’interno.
Goccia di liquido
aria
All’interno
Sulla superficie A A
liquido liquido
- Bagnabilità
Bagnabilità e tensione superficiale sono pertanto due proprietà che agiscono in senso opposto: ad
una alta tensione superficiale corrisponde una bassa bagnabilità e viceversa.
- Capillarità
Il penetrante entra nella discontinuità per effetto della capillarità (e non della gravità).
In natura un esempio di capillarità è la risalita della linfa lungo il fusto delle piante che avviene
contro la forza di gravità. Nelle cricche, pur non essendo esse dei capillari, l’interazione tra la
superficie solida del pezzo e quella liquida del penetrante è responsabile della migrazione del
penetrante nella sottile apertura.
• punto di infiammabilità: indica la temperatura alla quale il penetrante deve essere riscaldato, in
determinate condizioni, per produrre vapore in quantità sufficiente a formare con l’aria una
miscela infiammabile; ovviamente è desiderabile che il punto di infiammabilità sia elevato.
• tossicità e irritabilità cutanea: non esistono particolari limitazioni dal punto di vista della
tossicità salvo quella di utilizzare una maschera durante l’uso dello sviluppatore se si opera in
ambienti chiusi o con sistemi ad aria compressa. In merito all’irritabilità cutanea è bene evitare
il contatto dei liquidi con la pelle onde evitare fastidiose irritazioni.
L’esame con liquidi penetranti risulta tanto più sensibile quanto più piccola e sottile è la
discontinuità che può essere rilevata.
La capacità di penetrazione diminuisce però quanto più al penetrante sono state aggiunte
sostanze, quali pigmenti colorati o fluorescenti e l’emulsificatore, che rendono il prodotto più
“carico” e quindi di più difficoltosa introduzione nelle fenditure sottili.
I penetranti fluorescenti sono più sensibili di quelli colorati, poiché richiedono una minore quantità
di sostanza fluorescente, rispetto a quella colorata, per assicurare la visibilità, il che assicura una
mobilità superiore che permette un più facile inserimento in fenditure sottili.
Dei tre gruppi autolavanti, rimovibili con solvente, post-emulsionabili, tenendo presenti le
considerazioni fatte sulle aggiunte di sostanze si può affermare che:
• i penetranti rimovibili con solvente, essendo i meno carichi, sono quelli che presentano una
sensibilità superiore,
• e da quelli autolavanti.
2.1.7 Rivelatori
I rivelatori provocano la fuoriuscita del penetrante trattenuto nelle discontinuità, realizzando uno
strato sulla superficie del pezzo in cui sono presenti condotti di piccolissima sezione. La fitta rete
di canalini è creata dalle minutissime particelle di sostanze a base di talco, gesso o silice amorfa,
di cui è costituito il rivelatore.
Il liquido penetrante presente nelle discontinuità si inserisce entro i canalini per capillarità,
diventando così visibile sulla superficie del pezzo.
Liquido
penetrante
• rivelatori a secco, sono costituiti da polvere finissima che viene applicata sul pezzo asciutto
tramite soffietto o distributore automatico ad aria compressa.
Assicurano la migliore sensibilità, ma risultano anche i più costosi !
In linea generale, i produttori forniscono per ogni tipo di liquido penetrante il rivelatore adatto.
Questa indicazione va rispettata nell’utilizzo di questi prodotti.
La luce bianca (luce diurna o emessa dalle normali lampade) è impiegata per l’osservazione con
liquidi colorati, che dovrà essere sempre effettuata in un ambiente ben illuminato,
La luce nera è utilizzata per l’osservazione con liquidi fluorescenti, che si esegue in un ambiente
oscurato.
- Struttura e componenti
- Verifica di efficienza
Le lampade a scarica tendono ad esaurirsi nel tempo e perciò richiedono verifiche periodiche che
vengono effettuate con appositi strumenti di misura (radiometer).
ATTENZIONE
Non guardare direttamente la lampada al fine di evitare rischi di lesioni alla retina.
Utilizzare sempre gli appositi occhiali di protezione.
- Distanza di illuminazione
Per avere una buona percezione dei segnali occorre tenere la lampada ad una distanza dal pezzo
adeguata alla potenza della lampada stessa.
• Distanze eccessive non realizzano una luminosità sufficiente e ciò impedirebbe la percezione
di segnali deboli, quali quelli provenienti da discontinuità strette e profonde.
Con lampade usuali, della potenza di 100 W, la distanza deve risultare all’incirca di 40 cm.
- Pulizia e manutenzione
L’operatore deve curare la pulizia del filtro onde evitare l’accumulo di polvere. Uno strato di
polvere ridurrebbe infatti l’intensità di luce nera emessa dalla lampada e quindi la fluorescenza da
essa promossa.
Il filtro deve inoltre essere sostituito quando risulti screpolato. Attraverso le screpolature
potrebbero infatti passare anche le radiazioni ultraviolette dannose all’occhio.
L’occhio non percepisce i colori nello stesso modo ma ha una sensibilità massima per le radiazioni
giallo-verdi (emesse ad esempio dai rivelatori magnetici fluorescenti).
3. PRATICA DELL’ESAME
In questa seconda parte vengono presentate le varie fasi esecutive dell’esame, dalla prima pulizia
superficiale alla valutazione delle indicazioni.
Prima di procedere con il controllo è necessario un attento esame del pezzo e della
documentazione ad esso allegata, allo scopo di ottenere utili informazioni per la scelta del metodo
d’esame e del tipo di liquido nonché sulle eventuali discontinuità da attendersi.
Infatti, per una corretta valutazione delle indicazioni che dovessero risultare, l’operatore deve
conoscere:
• le lavorazioni a cui è stato sottoposto il pezzo (es: laminazione, forgiatura, saldatura,
trattamenti termici);
• le condizioni di servizio (pezzo nuovo o usato, il tipo di sollecitazioni a cui è stato sottoposto e
l’ambiente in cui ha operato),
oltre a conoscere il tipo di discontinuità che ciascuna delle condizioni indicate può comportare.
Infine l’operatore deve sapere se viene richiesta l’applicazione di determinate norme o standard
(ad esempio, norme EN o ASTM) o di codici quali l’ASME o, eventualmente, di procedure interne
appositamente realizzate (vedi procedura in appendice).
In questo caso egli deve attenersi scrupolosamente a quanto prescritto nella normativa, o nella
procedura, durante la conduzione dell’esame e la valutazione dei risultati.
In questo caso egli deve attenersi scrupolosamente a quanto prescritto nella normativa, o nella
procedura, durante la conduzione dell’esame e la valutazione dei risultati.
NORME DI METODO
UNI EN ISO 3452-6 Prove non distruttive – Esame con liquidi penetranti
Parte 6: Prove con penetranti a temperature minori di 10 °C
UNI EN ISO 12706 Terminologia – Termini utilizzati nel controllo con liquidi penetranti
NORME DI PRODOTTO
ASTM E1135-97 Standard Test Method for Comparing the Brightness of Fluorescent
Penetrants
ASTM E2297-04 Standard Guide for Use of UV-A and Visible Light Sources and Meters
used in the Liquid Penetrant and Magnetic Particle Methods
ASTM A903-99 Standard specification for steel castings, surface acceptance standards,
magnetic particle and liquid penetrant inspection
Diversi fattori possono essere presi in considerazione nella scelta della metodologia più idonea
per un certo controllo. Volendo dare delle indicazioni di massima si può affermare quanto segue.
1. Come già visto i liquidi fluorescenti offrono una sensibilità superiore a quella dei liquidi colorati
e quindi sono da preferire quando è richiesta una sensibilità elevata. Per contro, va tenuto
presente che essi richiedono l’utilizzo della lampada di Wood e di un ambiente buio per
l’esame delle indicazioni e ciò ne rende impossibile a volte l’impiego.
Nota L’esame delle indicazioni può essere effettuato anche in ambiente non completamente
oscurato purché si utilizzino lampade di grande intensità. In questo caso l’intensità
dell’illuminazione sul pezzo da esaminare non deve essere inferiore a 3000 mW/cm2 .
2. Tra i liquidi colorati i più pratici da utilizzare sono gli autolavanti, oggi disponibili anche in
comode bombolette spray. Essi offrono una sensibilità media, sufficiente in gran parte delle
applicazioni.
3. Per la rilevazione di discontinuità molto strette sono da preferire i liquidi rimovibili con solvente,
mentre per discontinuità larghe e poco profonde i più adatti sono i post-emulsionabili poiché gli
autolavanti potrebbero essere rimossi durante l’asportazione del penetrante.
4. Se il pezzo ha la superficie molto ruvida è preferibile utilizzare gli autolavanti poiché i post-
emulsionabili potrebbero presentare difficoltà durante la fase di rimozione dalla superficie.
Introduzione
Le fasi operative del controllo con liquidi penetranti sono riportate negli schemi di seguito.
Le fasi sono sostanzialmente identiche per i vari tipi di liquidi, salvo per i post-emulsionabili che
prevedono due fasi in più, come evidenziato nello schema.
Nel seguito esamineremo ogni singola fase, mettendo in evidenza le differenze esistenti in
relazione all'uso dei diversi liquidi. Supporremo che la temperatura della superficie in esame rientri
nel campo previsto dalle norme ASTM 165/80 (min.10°C, max. 38°C).
1. Pulizia della
superficie
2. Applicazione
del penetrante
Post-emulsionabili
5. Applicazione
del rivelatore
6. Esame dei
segnali
La pulizia si effettua con uno straccio pulito, imbevuto di solvente. Possono anche usarsi
detergenti, solventi per pitture, soluzioni disossidanti.
La molatura può essere effettuata ma facendo molta attenzione ad evitare anche in questo caso
l’ostruzione di eventuali discontinuità causate da possibili piegature del materiale.
La rimozione di scaglie di laminazione o di eventuale ruggine può essere effettuata con una
spazzola metallica.
Una volta pulita, la superficie deve essere perfettamente asciugata prima di procedere alla fase
successiva.
In ogni caso il penetrante deve formare uno strato uniforme, esteso su tutta la superficie da
esaminare. Nel caso di zone limitate (es.: saldature), l’area ricoperta deve estendersi per circa 25
mm oltre il margine delle zone stesse.
Il penetrante va applicato su superfici aventi la temperatura prevista dalle norme ASTM 165/80
(15 ÷ 52°C). Può essere applicato in vari modi:
• con un pennello
• a spruzzo (spray)
• mediante immersione nel caso di piccoli pezzi
Applicato il penetrante è necessario lasciar passare un certo tempo affinché esso possa inserirsi e
riempire le eventuali discontinuità. Questo tempo è chiamato tempo di penetrazione.
La tabella sottostante fornisce alcune indicazioni sui tempi di penetrazione per manufatti in acciaio
e alluminio. Da tener presente, comunque, che a parità di liquido penetrante utilizzato, il tempo di
penetrazione dipende dal grado di apertura della discontinuità, dal suo volume e dal materiale del
pezzo. I maggiori tempi di penetrazione sono richiesti da discontinuità molto sottili o di grandi
dimensioni.
Il tempo di attesa per la penetrazione non deve prolungarsi oltre il necessario, altrimenti potrebbe
verificarsi un inizio di essiccamento del penetrante e quindi una sua fuoriuscita più difficoltosa
nella fase di assorbimento da parte del rilevatore.
Nel caso in cui il tempo di penetrazione sia medio lungo (15÷20 minuti) è bene eseguire una
ulteriore applicazione per impedire l’essiccamento e favorire il riempimento di eventuali
discontinuità.
Questa operazione consiste nell’applicare uno strato di un agente emulsificante sopra lo strato di
penetrante.
In ogni caso occorre evitare un’applicazione violenta, che potrebbe dar luogo ad un
mescolamento dell’emulsificatore con il penetrante rendendo così difficile il controllo del tempo di
emulsificazione; per questo motivo l’uso di prodotti spray è sconsigliato.
L’emulsificatore, una volta applicato, inizia a diffondersi nel penetrante dirigendosi verso la
superficie del pezzo. Lo strato di penetrante in cui l’emulsificatore si è diffuso diventa così di tipo
autolavante e si potrà rimuovere con l’acqua.
In linea di massima si può dire che esso deve essere il più breve possibile compatibilmente con la
rugosità superficiale del pezzo e il tipo di discontinuità da evidenziare. In genere varia tra 1 e 3
minuti, ma in qualche caso può arrivare anche a 5 minuti.
In questa fase bisogna provvedere alla completa rimozione del penetrante dalla superficie, senza
però interessare quello presente nelle discontinuità.
Il lavaggio (con acqua o con solvente a seconda del tipo di liquido) deve essere accurato poiché
lavaggi incompleti diminuiscono l’efficacia dell’esame a causa di macchie che si formano nelle
zone poco pulite e che impediscono di percepire i segnali corrispondenti a piccole discontinuità.
In ogni caso, una verifica della pulizia della superficie può essere effettuata passandovi un panno
bianco pulito ed osservandolo al termine dell’operazione.
Nel caso dei liquidi fluorescenti la verifica della rimozione può essere compiuta proiettando sul
pezzo la luce nera e verificando l’assenza di zone luminose.
Prima di applicare il rilevatore la superficie del pezzo va asciugata perfettamente con uno straccio
(a meno che il rilevatore non sia del tipo ‘in acqua’, nel qual caso lo si può applicare direttamente
dopo il lavaggio precedente).
L’asciugatura della superficie può essere accelerata con un getto di aria calda, tale però da non
superare i 52°C previsti dalla norma ASME, al fine di evitare principi di essiccamento del
penetrante.
• rilevatori in acqua
per immersione o con pennello
• rilevatori in solvente
a spruzzo o con pennello
L’azione assorbente del rilevatore inizia subito dopo la sua asciugatura (immediatamente per
quelli a secco).
L’esame dei segnali deve iniziare subito affinché la fuoriuscita del penetrante, da discontinuità di
una certa consistenza, non copra indicazioni più piccole (secondo le Norme ASME bisogna
interpretare i risultati non oltre i 30 minuti dall’applicazione del rivelatore).
Altri segnali possono aversi in seguito a condizioni esecutive non corrette (falsi segnali):
• impronte delle mani dell’operatore,
• contatto con parti contenenti penetrante,
• lavaggio incompleto,
• residui di panni…
Ovviamente andranno esaminate solo le indicazioni che si riferiscono ad anomalie presenti nel
pezzo (segnali indicativi). I segnali indicativi, ottenibili con il controllo con i liquidi penetranti,
possono essere suddivisi in quattro categorie:
Le discontinuità rilevabili all’esame con i liquidi penetranti vengono raggruppate in tre categorie in
base al momento della loro formazione nel pezzo:
• discontinuità finali: riscontrabili nel pezzo finito che ha subito lavorazioni di molatura, formatura
per deformazione plastica (piegatura, stampaggio), saldatura, …
L’esame dei segnali consiste nello stabilire il tipo di discontinuità a cui essi si riferiscono
(interpretazione) e nel valutare se le stesse compromettono l’utilizzo del pezzo oppure no.
Per compiere quest’ultima valutazione l’operatore deve attenersi a specifici documenti di
riferimento quali norme e codici, secondo quanto stabilito nella procedura d’esame o nella
richiesta di servizio.
Come aiuto per l’interpretazione dei segnali, di seguito si riportano le principali discontinuità
rilevabili all’esame con liquidi penetranti.
Rivelatore a
secco
Ispezione Asciugatura
Rivelatore in
solvente
Pulizia Pulizia
Liquidi post-emulsionabili
Preparazione Applicazione Tempo di Applicazione
superficie penetrante penetrazione emulsificatore
Rivelatore a
secco
Ispezione Asciugatura
Rivelatore in
solvente
Pulizia Pulizia
Pulizia Pulizia
1. Sdoppiature
Tipo
Primarie (prodotti laminati)
Origine
Nascono da inclusioni (soprattutto di gas) presenti nel lingotto di partenza, schiacciate ma
non saldate dalla laminazione. Riscontrabili nelle lamiere e nei tubi.
Posizione
Interne al pezzo, disposte parallelamente alle Sdoppiatura interna (non
rilevabile con i liquidi
superfici laminate. Possono sfociare sul Sdoppiatura penetranti)
bordo del pezzo e in tal caso sono rilevabili sfociante
all'esame con liquidi penetranti. al bordo
2. Ripiegature
Tipo
Primarie (prodotti laminati, forgiati e trafilati).
Origine
Possono formarsi sia da protuberanze che da avvallamenti nel materiale di partenza, che
subisce successivamente operazioni comportanti deformazione plastica. Le protuberanze
vengono ricalcate dalla lavorazione e si adagiano su di un lato sovrapponendosi al profilo
della sezione. Gli avvallamenti vengono richiusi su se stessi venendo così a formare un
interstizio.
Posizione
Sfociano alla superficie del pezzo, con
Ripiegatura originata da Ripiegatura
orientamento inclinato (protuberanze) o originata da una
perpendicolare (avvallamenti) alla superficie un avvallamento
protuberanza
stessa.
Direzione di
lavorazione del
Aspetto del segnale
materiale
A seconda del grado di aderenza della
ripiegatura, il segnale può essere costituito
sia da una linea continua, sia intermittente.
3. Incollature
Tipo
Primarie (pezzi fusi).
Origine
Si formano quando due correnti di metallo
liquido, provenienti da punti diversi si Incollatura
incontrano ed aderiscono senza però
realizzare una omogeneità strutturale.
Posizione
Sfociano alla superficie (esterna od
interna) del pezzo
Tipo
Finali
Origine
Sono provocate dal riscaldamento
localizzato generato dall'operazione di
molatura in materiali temprabili (acciai ad
elevato contenuto di carbonio o basso
legati).
Cricche da
Posizione
molatura
Sono localizzate alla superficie dalla parte
molata e sono generalmente caratterizzate
da un raggruppamento di fenditure
incrociante, prive di un orientamento
preferenziale.
5. Cricche a freddo
Tipo
Cricca a freddo trasversale
Finali (giunti saldati).
Origine
Posizione
Sono spesso localizzate al di sotto della saldatura, nella zona termicamente alterata.
Possono sfociare alla superficie, ove appaiono come fenditure disposte parallelamente alla
saldatura ed al margine della stessa (rilevabili all'esame con i liquidi penetranti). Possono
anche formarsi in posizione trasversale alla saldatura.
6. Cricche a caldo
Tipo
Finali (giunti saldati)
Origine
Possono formarsi nelle saldature di tutti i tipi di materiali (acciai, alluminio e sue leghe,
rame e sue leghe, etc..). Nel caso degli acciai, la formazione di cricche a caldo è favorita
soprattutto da elevate percentuali di carbonio, e dalla presenza di zolfo.
Posizione
Sono disposte nel senso
longitudinale della saldatura e di Cricca a caldo
regola raggiungono la superficie
della passata in cui prendono
origine. Possono quindi sfociare
alla superficie della saldatura.
7. Strappi lamellari
Tipo
Finali, riscontrabili nei giunti a T o ad L soprattutto in quelli riguardanti materiali di notevole
spessore (oltre i 25 mm).
Origine
Sono favorite dalle elevate tensioni di ritiro costituentesi nelle saldature ad angolo di
notevoli dimensioni, e da materiale base affetti da sensibili inclusioni, che riducono la
duttilità nel senso trasversale del pezzo (direzione dello spessore).
Posizione
Interna al materiale. Gli strappi vengono ad
assumere un caratteristico aspetto a
gradini. Possono giungere alla superficie del
pezzo e sono allora rilevabili all'esame con
liquidi penetranti.
Strappi
Aspetto del segnale lamellari
Linea continua, molto marcata.
8. Porosità
Tipo
Finali (giunti saldati)
Origine
Insufficiente protezione del bagno di fusione oppure saldatura di pezzi con lembi molto
ossidati. Generalmente questa discontinuità è riconducibile ad una carenza operatoria del
saldatore.
Posizione
Nascono all'interno del bagno di
fusione ove possono costituirsi come Porosità
cavità rotondeggianti oppure (sfocianti in superficie)
allungate. In quest'ultimo caso, se
sono orientate nel senso dello
spessore, possono raggiungere la
superficie della saldatura ed essere
così rilevate all'esame con liquidi
penetranti.
9. Mancanze di penetrazione
Tipo
Finali (giunti saldati)
Origine
Nascono da una preparazione dei lembi non adeguata, spalla eccessiva, insufficiente
distanza tra i lembi. Nelle saldature automatiche possono anche dipendere da una non
corretta regolazione dei parametri di saldatura.
Posizione
Nelle saldature eseguite da un solo lato,
sfociano alla superficie opposta al lato
ove ha agito il saldatore. Nelle saldature
eseguite da entrambi i lati, la
Mancata penetrazione
discontinuità è interna e non può quindi
essere rilevata all'esame con liquidi
penetranti.
Tipo
Finali (giunti saldati)
Mancanza di fusione
Origine
Condizioni di saldatura non adeguate od
insufficiente capacità operatoria del
saldatore, che provocano l'adagiamento
del metallo d'apporto sulla superficie di
un lembo, senza che quest'ultimo venga
fuso.
Posizione
Può formarsi:
- al rovescio di giunti di testa eseguiti da un solo lato, a seguito dell'inserimento del
materiale d'apporto tra i lembi, senza che si verifichi la fusione di questi ultimi
(rilevabile);
- alla superficie di una delle parti saldate, nei giunti a T, a seguito della mancata fusione
del materiale base (rilevabile);
- all'interno del giunto (non rilevabile all'esame con i liquidi penetranti).
Tipo
Finali (giunti saldati).
Origine
Insufficiente capacità operatoria del saldatore o condizioni di saldatura non adeguate
(eccessiva corrente e velocità di spostamento).
Posizione
Superficiale, al margine della saldatura. Incisioni marginali
Tipo
Discontinuità di servizio, riscontrabile in Cricca da fatica
pezzi sottoposti a sforzi continuamente
ripetuti o a vibrazioni.
Origine
La discontinuità inizia da brusche
variazioni geometriche nel pezzo o dalla
presenza di intagli superficiali.
Posizione
Superficiale e quindi perfettamente
rilevabile all'esame con liquidi penetranti.
Nel caso di pezzi a sezione circolare
(assi, alberi, perni), la discontinuità è
generalmente disposta a 45° circa
rispetto all'asse del pezzo. Nel caso di
saldature, le cricche da fatica sono
favorite dalla presenza di incisioni
marginali o mancanze di penetrazione.
Tipo
Discontinuità di servizio, riscontrabili in tutti i pezzi nei quali esistono le condizioni indicate
dal punto seguente.
Origine
Si formano con la compartecipazione dei seguenti fattori:
a) elevate tensioni nel pezzo, incluse quelle residue (es. saldatura);
b) superficie del pezzo a contatto con un mezzo (liquido o gassoso) corrosivo.
Posizione
Si formano alla superficie del pezzo sotto Cricche da
forma di linee raggruppate ed orientate nelle tenso-corrosione
direzioni più diverse, che dipendono
dall'andamento delle tensioni interne.
I liquidi penetranti possono essere utilizzati per controllare la presenza di discontinuità passanti su
pareti.
Questa prova può essere fatta con i penetranti autolavanti o con quelli rimovibili con solvente nel
caso in cui sia richiesta una sensibilità molto elevata.
Quando l’esame con liquidi penetranti deve essere eseguito in particolari condizioni climatiche (al
di fuori del campo di temperature previsto dalle norme: min.16°, max. 52°) è necessario verificare
se l’esame è in grado di fornire risultati attendibili.
La stessa cosa è necessaria quando si devono utilizzare liquidi o rivelatori nuovi oppure vecchi,
conservati in magazzino per lungo tempo.
In questi casi, si effettua un confronto dei risultati ottenuti nelle condizioni reali con i prodotti da
verificare con quelli ottenuti da un esame condotto in condizioni normali e con prodotti di cui si è
certi dell’efficacia. Il confronto tra i segnali ottenuti nei due casi permetterà di decidere
sull’attendibilità dell’esame.
Blocco di comparazione
Intagli
Il confronto sarà ovviamente valido solo se i due
esami sono compiuti sulle stesse discontinuità.
Le cricche sulla superficie del blocco sono prodotte riscaldando il pezzo in una zona ristretta al
centro, ad una temperatura superiore ai 500°C (510-527°C) e quindi raffreddando bruscamente il
blocco in acqua. Gli intagli sono praticati successivamente alla formazione delle cricche.
GLOSSARIO
Agente di rimozione Nell'esame con liquidi penetranti indica il liquido impiegato per
eseguire la rimozione dell'eccesso di penetrante. Può essere
costituito dall'acqua (nel caso dei penetranti lavabili con acqua) o
da solvente (nel caso di penetranti lavabili con solvente).
Alogeni Vengono cosi chiamati degli elementi che generano dei sali. Essi
sono: fluoro, cloro, bromo, iodio ed astato.
Blocchi di comparazione Sono dei pannelli che portano delle discontinuità create
artificialmente e servono per prove comparative dei materiali e dei
metodi di controllo con liquidi penetranti.
Capillarità Fenomeno per cui i liquidi che bagnano sono in grado di risalire
entro un tubo capillare formando un menisco concavo (il menisco è
la superficie del liquido nel tubo capillare).
Difetto Con questo termine si indica una discontinuità non accettabile, cioè
una discontinuità che, a causa delle sue dimensioni, posizione e
caratteristiche può compromettere il buon funzionamento del pezzo
in esercizio.
Discontinuità Viene così definita una qualsiasi interruzione della struttura o della
configurazione geometrica di un pezzo rispetto allo stato normale.
Eccesso di penetrante È quella parte di penetrante che rimane sulla superficie in esame
(che non penetra entro le discontinuità) e che deve essere rimossa
per poter ottenere, a sviluppatore applicato, un contrasto
sufficiente.
Grado centigrado (°C) Unità di misura della temperatura , indicato con il simbolo °C.
Conversione: °C = (°F − 32) / 1,8
Grado Fahrenheit (°F) Unità di misura della temperatura utilizzato negli Stati Uniti indicato
con il simbolo °F.
Conversione: °F = °C × 1,8 + 32
Indicazione non rilevante Indicazione prodotta all'esame con liquidi penetranti e causata dalla
configurazione geometrica del pezzo, che rende difficoltosa la
rimozione completa dell'eccesso di penetrante.
L
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CND: CONTROLLO CON LIQUIDI PENETRANTI
Lampada a luce nera Anche denominata lampada di Wood; viene impiegata per la lettura
dei risultati dell'esame con penetranti fluorescenti.
Penetrante lavabile con Tipo di penetrante, la cui rimozione è possibile mediante solvente.
solvente
Penetrante Al contrario del penetrante lavabile con acqua, questo tipo di
post-emulsionabile penetrante per essere rimosso con acqua dalla superficie in esame
deve subire l'azione di un agente emulsificatore.
In altre parole può essere definito come un penetrante la cui
rimozione avviene in due fasi successive: l'emulsifìcazione e quindi
il lavaggio con acqua.
Potere di bagnare Proprietà dei liquidi, la quale è legata alla tensione superficiale ed
influisce in modo determinante sul potere di penetrazione.
Questa proprietà viene espressa sotto forma del valore dell'angolo
di contatto che il liquido forma con la superficie che bagna.
Potere di penetrazione Caratteristica specifica dei penetranti, risultante dalle tre proprietà:
tensione superficiale, potere di bagnare e viscosità.
Rivelatore a secco Sviluppatore che viene fornito sotto forma di una polvere
impalpabile costituita da particelle di talco o di gesso aventi
dimensioni di 02 - 0,4 µm (1µm = 10-6 m).
Rivelatore in acqua Sviluppatore che viene fornito sotto forma liquida, cioè particelle di
talco o di gesso vengono mantenute in soluzione od in
sospensione acquosa.
Solvente Indica in senso generale qualsiasi liquido che viene impiegato per
lo sgrassaggio e la pulizia della superficie da esaminare. Il
Genklene, il Clorotene e l'Acetone sono i tre solventi che più
vengono impiegati per la pulizia con il metodo dei liquidi penetranti.
Tempo di lettura Tempo che intercorre dall'inizio della lettura dei risultati dell'esame.
Tempo di sviluppo Tempo che intercorre dal momento in cui è stato applicato lo
sviluppatore ed il momento in cui si inizia la lettura dei risultati.
Praticamente è il tempo necessario affinché il rivelatore si asciughi.
Tensione superficiale Proprietà dei liquidi per cui essi, a parità di volume, tendono ad
assumere la forma corrispondente alla minima superficie.
Viscosità Nei liquidi viene così definita la resistenza al flusso di massa, cioè
l'attrito interno esistente tra le molecole.