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Hegel, nato nel 1770, sviluppa un idealismo razionale e una dialettica triadica che collega tesi, antitesi e sintesi, influenzando il pensiero moderno. La sua opera principale, 'Fenomenologia dello spirito', esplora la manifestazione dello Spirito attraverso la storia e la realtà, culminando nello Spirito assoluto. Schopenhauer, nato nel 1788, critica l'ottimismo di Hegel e propone una visione pessimistica in cui la Volontà di vivere è la causa della sofferenza, suggerendo l'arte e l'etica come vie di fuga dalla realtà. Kierkegaard, nato nel 1813, affronta l'angoscia esistenziale e critica la Chiesa, utilizzando pseudonimi per le sue opere filosofiche e firmando quelle religiose per esprimere la sua sincera visione della fede.

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Hegel, nato nel 1770, sviluppa un idealismo razionale e una dialettica triadica che collega tesi, antitesi e sintesi, influenzando il pensiero moderno. La sua opera principale, 'Fenomenologia dello spirito', esplora la manifestazione dello Spirito attraverso la storia e la realtà, culminando nello Spirito assoluto. Schopenhauer, nato nel 1788, critica l'ottimismo di Hegel e propone una visione pessimistica in cui la Volontà di vivere è la causa della sofferenza, suggerendo l'arte e l'etica come vie di fuga dalla realtà. Kierkegaard, nato nel 1813, affronta l'angoscia esistenziale e critica la Chiesa, utilizzando pseudonimi per le sue opere filosofiche e firmando quelle religiose per esprimere la sua sincera visione della fede.

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Hegel

Hegel nasce nel 1770 a Stoccarda, prova interesse sin da giovane per la religione e
per il mondo classico. Si iscrive all'Università di Tubinga e viene ammesso al
seminario teologico Stift, dove conosce Holderlin e Schelling. Insieme a lui vive
una gioventù scanzonata e sono seguaci dell'illuminismo. Diventa teologo e fa il
precettore all'Università di Jena. Va nel 1818 a Berlino e fa grande successo,
muore lì di colera nel 1831.
1792-1800 Scritti teologici giovanili.
1807 Fenomenologia dello spirito.
1817 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, più ristampe.

Da Kant noumeno e fenomeno. Il noumeno non può avere senso perché non lo possiamo
mai riscontrare. Supera Fichte (idealismo soggettivo basato sul soggetto che plasma
il mondo attorno a sè ma troppo unilaterale) e Schelling (idealismo nell'assoluto
da cui derivano oggetto natura e soggetto, concetto romantico) con un idealismo
razionale.
Il processo dialettico è concreto (crescere con) e riscontrabile empiricamente in
ogni cosa, non è astratto perché non deriva dalla separazione di qualcosa ed è
impossibile che non sia legata a qualche altro concetto. La comprensione concreta
comprende la conoscenza astratta (puramente descrittiva) di una cosa e il suo
funzionamento in relazione a ciò che la circonda.
La dialettica è il modo di spiegare ciò che succede nella realtà e il modo di
studiarla. E' una dinamica triadica che collega ogni cosa sulla terra. La tesi
afferma una cosa, l'antitesi nega il qualcosa. La sintesi è l'unione di entrambe,
nasce una cosa nuova ma diversa dalle prime due. Percorso circolare. Il superamento
avviene quando un concetto viene tolto o negato, ma conservato nel suo valore
essenziale e quindi condotto alla sua piena manifestazione. Sviluppo interiore del
concetto o dell'aspetto.

Fenomenologia: discorso sul fenomeno. Lo Spirito anche detto Geist o idea è l'archè
che si sviluppa tramite la dialettica e comprende la dimensione umana e la natura,
è paragonabile alla razionalità ed è quindi perfetta. Giustificazionismo criticato
in seguito. Lo spirito manifestandosi crea storia e realtà (idea in sé),
successivamente si manisfesta in natura (idea per sé), l'uomo sa di essere natura
(in sé per sé). Recupero dell'identità.
Non condivide la passione per lo studio della natura, essendo per lui lo stadio
incompleto del percorso dialettico e quindi non ancora perfetto.
Le figure sono le fasi fondamentali dei tre atti, sotto forma di immagini che il
Geist ha già predisposto.

L'autocoscienza e il servo padrone danno ispirazione a Marx per la coscienza di


classe proletaria. Il servo è vinto nel confronto col padrone nel conflitto delle
autocoscienze. Il conflitto nella relazione fra le due coscienze, dato dal naturale
appetito che le spinge ad appropiarsi di ciò che le circondano.
Il servo perde il conflitto col padrone, ma il servo grazie al contatto e alla
capacità di plasmare la natura, riesce a raggiungere il terzo stadio dialettico
superando il padrone, che dipende dal servo. Il lavoro ha nobilitato il servo.

La logica studia la tesi, la filosofia della natura l'antitesi svalutando la


natura, che è uno stadio imperfetto e la coscienza è fuor di sé. La filosofia dello
spirito studia la sintesi, cioè lo spirito che sa di essere tale. Divisa in 3:
l'antropologia studia lo spirito razionale che supera la natura, ma inconsapevole.
La fenomenologia si occupa della dimensione mentale del soggetto.

La psiscologia studia lo Spirito soggettivo propriamente detto, quindi teoretico


(conoscente), pratico (agente), e libero.
Lo spirito oggettivo è la dimensione sociale, istituzionale e collettiva in cui lo
spirito si inserisce. La libertà e la coscienza lo generano e fa lavorare lo
spirito con mezzi materiali e norme giuridiche, come la proprietà (diritto).
Contrario ad esso è la moralità, cioè ciò che è soggettivo e contrario al diritto e
quindi alla legge di tutti. Legge>moralità.
I due concetti sono astratti rispetto all'eticità (spesso professionale), cioè il
buon modo di comportarsi di ognuno in società.

Eiticità divisa in 3:
la famiglia è importante la vita coniugale e l'educazione dei figli in società,
tutti sono legati da affetto. (matrimonio patrimonio educazione)
La società civile è una rete di interessi e bisogni, la gente è legata dal lavoro e
dai beni e servizi prodotti e ricevuti. Entrambe sono di interesse individuale.
Lo stato è il mondo delle istituzioni, a cui si appartiene in modo spirituale ed è
formato da diritto interno esterno e storia del mondo.
La storia del mondo è la storia dello spirito del popolo (Volksgeist) che è
presente in tutto il mondo ma manifestato in popoli diversi. Ogni singolo di questi
popoli è chiamato dal Geist a far funzionare al meglio il suo disegno (i fuorilegge
sono infatti condannati dallo stato.
Quando il disegno necessita di un'importante variazione, il Geist utilizza un
personaggio cosmico storico (Alessandro Magno, Cesare ecc) e attraverso l'astuzia
della Ragione, riesce a ribaltare la situazione già da tempo formata e consunta in
un ordine nuovo, in modo da accelerare lo svolgimento del disegno.

Hegel non è un completo conservatore. Pensa che lo stato più avanzato sia la
monarchia costituzionale ed è convinto che il mondo segua un senso logico e
razionale (panlogismo) con un'Idea che deve diventare reale e consciente attraverso
il processo dialettico.

Nell'ultima parte della Filosofia dello Spirito viene introdotto lo Spirito


assoluto. Lo spirito dopo essersi calato in ogni aspetto soggettivo ed oggettivo è
diventato consapevole e partecipe della vita collettiva del popolo. E' infinito e
assoluto ed esprime sè stesso attraverso arte, religione e filosofia.
L'arte rappresenta idee universali e sensibili facenti parte dell'assoluto
comprensibili tramite la ragione. Le prime arti simboliche sono squilibrate verso
la materia, con rispetto alla forma (templi, pitture). L'armonia è parte dell'arte
classica, che trova un equilibro tra forma e materia, in quanto l'uomo si rende
divinità.
Nell'arte romantica si disarticola la materia, in quanto essa è ben presente ma
incapace di contenere l'interezza della forma sovrabbondante. Non è equilibrata, e
quindi detrmina la morte dell'arte.
La religione si esprime attraverso la narrazione. E' un pensiero rappresentativo.
Il Geist è il Dio: esso si presenta primo come forza naturale, poi come realtà
personale e infine si rivela interamente e riesce a incarnarsi nell'uomo. Per Hegel
la religione perfetta è il cristianesimo luterano, in quanto Padre Figlio e Spirito
Santo rappresentano pienamente la triade dialettica.
La filosofia usa il linguaggio razionale per smontare la realtà e definirla in
concetti. Tratta dello sviluppo dello Spirito conoscente. E' infatti un sapere
descrittivo, che decifra l'azione dello Spirito ma non può anticiparla, sarebbe
altrimenti un sapere prescrittivo. Non produce quindi niente di nuovo, ma chiarisce
ciò che è stato fatto (Nottola di Minerva che osserva al crepuscolo e pittore che
tinge la tela grigia) ed è importante collegarla alla storia.

Schopenhauer

Arthur Schopenhauer nasce nel 1788 a Danzica. E' figlio di un commerciante e di una
borghese letterata. Si traferiscono ad Amburgo dopo che Danzica è diventata
Prussia. Schopenhauer vive in un ambiente cosmopolita e viene cresciuto dai
genitori per diventare un commerciante. Il padre muore nel 1805 e si trasferisce a
Weimar con la mamma. Conosce diverse figure, come Goethe e Majer. Questi è un
orientalista, che influenza molto il pensiero di Schopenhauer, soprattutto grazie
alla lettura delle Upanishad (Veda). Studia filosofia a Gottinga, ascolta a Berlino
Fichte, ma non gli piace. Si laurea a Jena con La quadruplice radice del principio
di ragion sufficiente. Nel 1818 scrive Il mondo come volontà e rappresentazione (la
Volontà sta alla base di tutto, ciò che vedo e ciò che sarò). Nel 1819 banca di
famiglia fallisce, ma Schopenhauer procede per vie legali e riesce a prendersi una
buona somma. Nel 1820 a Berlino ha la libera docenza, ma le lezioni di Hegel sono
gremite e le sue no. 1821 violenze sulla vicina. Si trasferisce a Francoforte.
Attorno al 1840 inizia l'età delle crisi e rivoluzioni. Il clima culturale
favorevole all'idealismo muta verso un pessimismo Romantico. Viene ristampata la
sua opera e con "Cose accessorie e tralasciate" (Parerga e paralipomena) diventa un
caso editoriale. Si circonda di discepoli, muore nel 1860.

Schopenhauer prende spunto dalle riflessioni di Kant su fenomeno e noumeno. E'la


base della sua teoria, il fenomeno è infatti il modo in cui l'individuo si
rappresenta la realtà. Per scoprire il noumeno è necessario squarciare il velo di
Maya (dalla religione Indù) che copre la reale apparenza del mondo. E' falso e
illusorio e si oltrepassa grazie alla Volontà di vivere. E' un concetto idelista,
ma che si sviluppa all'interno del soggetto. Schopenhauer si rifà esplicitamente a
Platone e alle Idee. Il mondo sensibile è un illusione che nasconde il noumeno,
cioè l'essenza della realtà e cioè la volontà, che è presente in ogni essere
animato e non, è immanente.
Si accede al noumeno se si riesce a comprendere ed ascoltare il proprio corpo.
Grazie all'esperienza corporea personale riusciamo a comprendere le sue richieste
fisiologiche. Anche se ogni corpo fa parte del fenomeno, grazie all'autocoscienza
riusciamo ad ascoltare il nostro. Scopriamo quindi una catena infinita di desideri
coneessi alla sofferenza psicologica e fisica. La vita è quindi un pendolo fra noia
(problema prettamente borghese) e desideri. L'essere è in costante tensione e
mancanza. Riceve un appagamento momentaneo e lascia il resto alla noia. Contrario
all'ottimismo Hegeliano. La volontà di vivere è il sostrato metafisico della
realtà, in quanto non è pienamente conoscibile.
Le specie animali e vegetali sono inoltre mosse da una tendenza
all'autoconservazione. Il desiderio di tutelarsi e riprodursi è comune ad ognuno di
essi, connesso alla volontà di vivere.
Essa è violenta, distruttiva e irrazionale. Non è legata nè allo spazio nè al tempo
nè alle cause, cerca solo di mantenersi in vita. Visione pessimistica in cui il
mondo è una lotta continua alla sopravvivenza e sopraffazione.

Per sfuggire alla sofferenza non è contemplabile il suicidio. Infatti il suicida è


estremamente attaccato alla vita, solo non a quella che sta vivendo. Compie quindi
un estremo gesto e la dà vinta alla Volontà. L'arte e l'etica sono gli unici modi
di fuggire.
L'arte contempla la realtà autentica (al contrario della scienza che studia i
fenomeni) e riesce a far dissociare l'artista e chi osserva l'arte per un momento
dalla realtà di sofferenza e dalla volontà di vivere. Il genio è colui che si
spoglia dei propri desideri temporaneamente, perché dovrà tornare a fare i conti
con la realtà. Il primato è la musica, cioè la forma d'arte più astratta e
intangibile e quindi scollegata dalla realtà.
L'arte è quindi una sorta di sedativo della realtà.

L'etica è di ispirazione cristiana, buddhista e induista. E' l'unico modo per


raggiungere il Nirvana (o ascesi), cioè distaccarsi dalla volontà, in quanto essa
padroneggia persino sopra l'intelletto.
Una virtù che distacca è la carità (compassione), che permette all'individuo di
comprendere il dolore dell'altra persona e quindi compiere un atto altruista,
completamente opposto all'egoistica Volontà. Il bene disinteressato verso il
prossimo è l'agapè ed è l'unico amore puro, che va contro l'autoconservazione.
L'éros è invece mascherato dal piacere, ma si tratta di un sentimento egoistico che
va solamente a contribuire alla specie, ossia all'autoconservazione e alla
sofferenza.

La cessazione della volontà (ascesi) parte dalla rinuncia agli impulsi sessuali. E'
un cammino di mortificazione dei desideri e bisogni e sofferenza inflitta,
rinunciando ad autoconservarsi. Si rifiuta quindi la riproduzione. Per terminare la
sofferenza nel mondo l'uomo si dovrebbe estinguere (nichilismo); ma solo perché la
morte è una conseguenza dell'abbandono delle volontà (noluntas). Non vi è alla fine
un contatto col divino. Wu wei: non agire nè modificare la realtà.

Kierkegaard

Soren Kierkegaard nasce nel 1813 a Copenhagen in una famiglia agiata e


profondamente religiosa. Trascorre un'infanzia difficile: è di salute fragile ma
brillante. Il padre un severo commerciante e pastore protestante, che lo rende
malinconico e inquieto. Dal 1830 passano diversi lutti fra i familiari. Il padre
pensa sia una punizione divina e si mortifica, Soren viene influenzato da questo
pensiero.
Nel 1837 conosce Regine Olsen, decide di andare a vivere con lei con l'aiuto del
padre, che tuttavia muore nel 1833. Nel 1840 ottiene la licenza in teologia. Si
tira indietro davanti ai cambiamenti, lascia Regine per motivi non specifici, ma
probabilmente si sente incapace di cambiare vita e di superare l'angoscia. Studia a
Berlino e segue le lezioni degli idealisti, ma rimane scontento. In seguito si
dedica completamente alla scrittura, specialmente degli scritti religiosi in cui
dimostra una visione molto intima della fede. Critica la Chiesa Danese per la sua
mondanità e opportunismo politico. Durante i moti liberali si schiera su posizioni
conservatrici, è infatti contrario al governo delle masse. Muore nel 1855 a seguito
di una caduta.

Kierkegaard firma le sue opere religiose perché dal contenuto che ritiene
completamente sincero e corrispondente al suo pensiero, usa pseudonimi per quelle
filosofiche (maschere identitarie), forse perché rigetta la fama o per umiltà di
pensiero, in quanto egli non apprezza i filosofi come Hegel, ideatori di teorie che
poi non applicano. Ammira Socrate per essere una perfetta unione fra pensiero e
stile di vita, oltre che per la pratica ironica e della maieutica. Studia il
singolo e le sue problematiche, in quanto crede che non esista una verità assoluta,
ma una soggettiva.
Le possibilità esistenziali per l'uomo sono tre: la vita estetica, quella etica e
quella religiosa (Aut-Aut 1843, il titolo denota la scelta a esclusione)

Kierkegaard scrive di trovare un manoscritto in cui sono descritte questi stili di


vita (cornice narrativa). Manoscritto A: Vita dell'esteta.
La vita dell'esteta è tesa alla continua ricerca della bellezza e del piacere,
prende ad esempio il Don Giovanni dell'opera composta da Mozart (seduzione
sensuale). Don Giovanni soddisfa il proprio egoismo e insegue il godimento
immediato, gli sono indifferenti le sue azioni e se siano buone o cattive.
Conquista molte donne ma in realtà non si lega a nessuna, e quindi non sceglie
nessuno. Nella continua corsa al piacere Don Giovanni è costretto a cambiare
continuamente.
La vita estetica conduce inevitabilmente alla noia e chi la segue manca di una
propria identità e soffre di non poter raggiungere i propri fini.
La seduzione intellettuale corrisponde a Johannes, autore del diario del seduttore,
un uomo che corteggia continuamente una donna chiamata Cordelia e che finisce
sempre per abbandonarla quando lei si dimostra innamorata. Per Johannes si tratta
di un gioco intellettuale in cui il pensiero del possesso gli provoca piacere, e
non il possesso stesso e il raggiungimento del fine. E' anch'egli destinato alla
disperazione, in quanto la sua vita rimane priva di senso.
La vita etica (trovata nel manoscritto B e che esclude senza continuità quella
estetica) narra di un giudice chiamato Wilhelm, uomo di famiglia legato alla moglie
e dedito al lavoro. E' responsabile delle sue scelte e della collettività data la
sua mansione. Vive quindi un'esistenza quotidiana da uomo autodeterminato, che
tuttavia gli pone diversi legami positivi e negativi.
Pare infatti che la vita etica porti a una snaturazione della propria individualità
per entrare in una collettività pratica, il giudice è quindi disperato (malattia
mortale) perché sa di non essere sè stesso. Di fronte alle conseuetudini e alle
leggi l'uomo etico soffre le tentazioni del peccato e ne è consapevole, portandolo
quindi al senso di colpa per sentirsi limitato e alle volte colpevole. Si accetta
per quello che è (al contrario dell'esteta che non ha identità) ma la disperazione
lo porta a sentirsi inadeguato all'esistenza.
La disperazione, essendo verso noi stessi, è tuttavia diversa dall'angoscia, che è
un sentimento provato verso il mondo esterno. L'angoscia porta alla vertigine di
libertà e alla possibilità di sbagliare quando si sceglie.

La vita religiosa (Timore e Tremore) porta a una frattura completa dalle due
precedenti. L'esempio è il patriarca Abramo. Egli compie un atto di fede e non
segue i codici etici sacrificando suo figlio. La vita religiosa non è
condivisibile.

Sinistra Hegeliana

David Friedrich Strauss fa la distinzione tra destra dei Vecchi hegeliani (teoria e
politica conservatrici) e sinistra Giovani hegeliani (progressisti).
Punti di conflitto su religione e sulla politica nel quadro della metafisica.
Per i Vecchi religione e filosofia hanno lo stesso valore (anche se questa è il
terzo stadio della prima), il Geist è come Dio. Per i Giovani la religione è una
forma inferiore di conoscienza, perché la filosofia dimostra lo stesso in maniera
logicamente argomentata.

Strauss scrive "La Vita di Gesù", in cui sositene che le sacre scritture purché
contenendo elementi storici e filosofici sono narrazioni con fondamenti precari,
piene di contenuti astratti e difficilmente comprensibili, Gesù è una figura
mitica. La carriera di Strauss è minata.

Bruno Bauer scrive "La tromba del Giudizio Universale contro Hegel, ateo ed
anticristo. Un ultimatum". Sostiene che l'idealismo hegeliano si fondi
sull'ateismo, in quanto gli elementi del cristianesimo sono identificati in altri
concetti, ad esempio l'identificaazione di Dio e della Trinità si riduce al
movimento dialettico dell'Autocoscienza (tesi Padre, antitesi Figlio, sintesi
Spirito Santo). Va contro la Destra che tentava di conciliare i concetti metafisici
religiosi e politici.

I Vecchi tendono a difendere lo status quo, in quanto tutto ciò che è razionale è
reale e perfetto, anche se esistono disuguaglianze. I Giovani sostengono che questa
posizione sia giustificazionista e che la società presente non sia altro che una
parte dell'evoluzione storica e politica, e quindi passibile di cambiamenti.
Trasformare la società è un dovere dell'uomo in quanto è connesso all'evoluzione
storica.

Arnold Ruge scrive "La filosofia del diritto hegeliano e la critica del nostro
tempo", in cui sostiene che Hegel ha giustificato l'esistenza di istituti politici
creduti razionali (come la monarchia ereditaria), ma nel processo dialettico sono
contigenti e modificabili. E' necessario rendersi conto che alcune istituzioni sono
irrazionali ed è necessario cambiarle.

Ludwig Feuerbach nasce a Landshut nel 1804. Studia teologia e filosofia, seguendo
le lezioni di Hegel. Raggiunge la fama con "L'essenza del cristianesimo" (1841),
rinizia ad insegnare dopo il 1848 all'Università di Heidelberg. La famiglia subisce
un dissesto finanziario e morirà in miseria nel 1872.

Feuerbach riconosce che si è cercato un punto di contatto tra religione (animo e


fantasia) e filosofia (logica e ragione) con la teologia, che trova un punto di
contatto facendo collimare i concetti filosofici con quelli cristiani, cioè
facendoli corrispondere agli insegnaenti delle sacre scritture, come ha fatto Hegel
trasformando la trinità in un concetto dialettico.
La religione è l'alienazione dell'uomo, perché il soggetto (uomo) si esteriorizza e
riconosce la parte esterna a sè come una cosa nuova (religione).L'umano è al di
fuori di sé stesso. La prospettiva di Feuerbach è materialista in quanto pone al
centro l'uomo, tuttavia questo possiede una spirito indissolubile dal corpo. E'
necessario soddisfare i propri bisogni primari e migliorare la società per farlo,
si è ciò che si mangia.
Dio è quindi creato a immagine e somiglianza dell'uomo, non il contrario.
Probabilmente la nascita della divinità è dovuta alla paura dell'uomo di sentirsi
creatore, e quindi si rifugia nell'essere creatura. Feuerbach è ateo, ma crede che
l'uomo si riappropri della sua essenza una volta riconosciuta la propria
esteriorizzazione, si viene quindi a creare una religione umana (umanismo). Si
rivaluta la sfera delle emozioni umane, della razionalità e dell'irrazionalità
dell'uomo. Sono inoltre fondamentali i rapporti umani (l'amore è la dimostrazione
che si adora qualcosa al di fuori di sè ma comunque umano) ed è necessario un
filantropismo tra gli uomini.

Marx

Karl Marx nacque nel 1818 a Treviri. Il padre è un ebreo convertitosi per
esercitare la sua professione di avvocato.
Si iscrive a Bonn per studiare legge ma cambia per la facoltà di filosofia, a
Berlino frequenta i Giovani hegeliani. Nel 1841 si laurea e inizia la in ambito
giornalistico per diffondere i suoi ideali liberali e democratici. Scrive sulla
Gazzetta renana, dopo poco soppressa, per poi passare agli Annali franco-tedeschi
di Ruge, in cui scrive pochi ma importanti articoli sulla questione ebraica e di
critica alla filosofia hegeliana. Si sposa con Jenny von Westphalen.
E' costretto a trasferirsi a Parigi, si avvicina al comunismo e conosce Proudhon,
Blanc, Bakunin ed Engels. Studia ampiamente storia, politica ed economia.
Nel 1845 si trasferisce a Bruxelles, con Engels scrive "La sacra famiglia. Critica
della critica critica" (1845) nei riguardi della sinistra hegeliana, così come
"Ideologia tedesca" (1846, pubb 1932) in cui esplica il materialismo storico. In
"La miseria della filosofia" (1847) contesta le proposte troppo utopistiche di
Proudhon.
Nel 1848 pubblica insieme ad Engels il Manifesto del partito comunista, precedente
chiamato Lega dei Giusti, poco prima delle rivoluzioni.
Marx torna in Germania e fonda la Nuova gazzetta renana, viene cacciato dal paese
poco dopo e torna a Londra per fare ricerche politiche, economiche. Vive grazie al
supporto finanziario di Engels.
1864 Prima Internazionale, in cui confluiscono tutti coloro di sinistra. Nel 1867
finisce il primo volume de "Il capitale".
Soffre di salute negli ultimi anni di vita, continua a scrivere gli altri due
volumi del Capitale, poi pubblicati da Engels. Nel 1875 scrive la Critica del
Programma di Gotha.
Muore nel 1883 a Londra.

Marx critica, seguendo le affermazioni di Feuerbach, il giustificazionismo di Hegel


che mistifica la logica. Concentrandosi sul concetto astratto rispetto a quello
concreto Hegel riesce a definire lo stato come la massima libertà possibile e
quindi a difenderne la stabilità e lo status quo, che in ogni caso era creato dagli
stessi uomini per volontà del Geist, senza un rapporto contrattualistico.
Marx riconosce la divisione proposta da Hegel di società civile e di Stato e al
loro fondamento il sistema di bisogni, cioè la sfera economica di relazioni che
esiste fra la gente. Hegel sostiene che questa venga gestita dall'istituzione
statale, Marx invece afferma che siano le parti più forti della società civile,
cioè coloro che hanno più disponibilità economiche, a gestire lo Stato, favorendo
la lotta per il controllo e gli interessi. Di conseguenza non esiste nemmeno una
vera uguaglianza, nè sociale nè per esempio giuridica. Non si riesce quindi a
raggiungere una vera emancipazione dapprima politica e di conseguenza nemmeno
umana, cioè la capacità dell'individuo di realizzarsi pienamente, che dovrebbe
essere alla portata di tutti.
Secondo Marx non è nemmeno utile l'emancipazione religiosa vista da Feuerbach. E'
d'accordo sul fatto che la religione abbia un carattere illusorio e induca l'uomo a
credere nel fittizio, ma vuole spiegare il fine ultimo e l'utilità della religione.
La convinzione marxiana vede la religione come l'oppio dei popoli, che aiuta gli
uomini a sopportare la loro dolorosa condizione. E' inoltre il sospiro della
creatura oppressa, cioè il proletario.
Marx crede che se il lavoratore non fosse sottoposto a una condizione di sovranità
da parte del borghese svanirebbe il suo malessere mediato dalla fede, e quindi il
bisogno della religione svanirà. La religione è quindi utile agli scopi del
capitalista e serve a decorare le catene con cui l'uomo è imprigionato. Feuerbach
svelava l'esistenza di queste catene, ma non trovava un modo per spezzarle. Marx
crede che sia necessaria un'emancipazione pratica, cioè l'abolizione dell'ordine di
sovranità vigente nel mondo in cui il ricco si impone sul povero.

Scrivendo l'Ideologia tedesca con Engels si introduce il concetto di materialismo


storico e avviene il distacco netto dalla Sinistra hegeliana. Hegel e i suoi
discepoli concentravano la loro attenzione sull'ideologia e sull'astratto, è invece
necessario dare importanza alla prassi. Il concreto veniva sostituito da altre
entità astratte, come l'essenza umana di Feuerbach immutabile nel tempo. E' stato
rovesciato come in una camera oscura il rapporto tra uomo e pensiero, mettendo al
primo posto quest'ultimo, rispetto all'uomo materiale storico. E' necessario
rovesciare la situazione ed agire e capire l'uomo nel suo contesto storico, sociale
ed economico come sosteneva Hegel. E' un approccio scientifico.
L'ideologia è per Marx ed Engels una falsa rappresentazione della realtà, applicato
spesso in ambito storico. Non è una rappresentazione oggettiva, perché non può
esistere una visione univoca. L'ideologia serve a uniformare e confomare la gente,
anche aderendo all'ideologia che la libertà sia per tutti si fa il gioco della
classe dominante più libera del resto delle persone, in quanto (inquadrato in
ambito storico) questi si possono permettere più libertà. Tuttavia lo stesso
marxismo è un'ideologia. La storia descritta da Hegel segue un processo evolutivo,
tuttavia non è una guerra ideologica fra personaggi eminenti rappresentanti di
certi concetti, bensì un movimento che coinvolge anche le masse ben concrete e
materiali, non i soli concetti. Per esempio, l'ideologia dominante nella società
capitalistica è quella della borghesia industriale. Pretende di rappresentare la
realtà in modo assoluto, ma storicamente determinata dall'imposizione della classe
sociale.

La storia è come una somma di azioni compiuta da milioni di persone, la sua base è
la vita materiale degli esseri umani. Prima di caratterizzarsi dell'autocoscienza
l'uomo ha dei bisogni primari da soddisfare. Vi è quindi una struttura, cioè le
condizioni economiche dell'uomo, e una sovrastruttura, cioè la storia, la
religione, la scienza, la politica... che possono anche modificare la struttura
stessa. Il lavoro serve a soddisfare i propri bisogni ed è la caratteristica
principale dell'uomo. E' possibile identificare un modo di produzione (dove, come,
con chi e cosa) caratteristico di ogni periodo storico, era degli schiavi-padroni,
era del feudo servo-padrone (schiavitù non ammessa dal cristianesimo), era dei
proletari e dei borghesi capitalisti. Secondo Marx la storia è una lotta continua
di classi, il cui ultimo scontro è fra borghesi che hanno soppiantato gli
aristocratici e proletariato, classe creata dagli stessi capitalisti, firmando in
tal modo la loro condanna perché la forza rivoluzionaria proletaria sarà capace di
annientarli
La borghesia stessa è tuttavia una forza rivoluzionaria, che ha saputo imporsi
economicamente grazie allo sviluppo delle forze produttive (competenze degli operai
e macchine moderne).

Dopo anni di ricerche Marx prende in analisi la merce e il suo valore, determinato
dalla manodopera e specializzazione che è servita per per crearla, che diventa poi
valore di scambio. La merce ha infatti un duplice valore, quello d'uso , cioè la
capacità di soddisfare i bisogni a cui è atta e la qualità della merce, e quello di
scambio, cioè la possibilità di essere scambiata con altri oggetti, è un rapporto
numerico. Marx pensa che il valore della merce dipenda dalla quantità di lavoro e
dal tempo impiegato nella produzione. Si arriva quindi a dare un valore intrinseco
alla merce, l'oggetto diventa feticcio e le persone vengono reificate. Lo scambio è
un rapporto tra uomini, non tra cose.
Il valore di scambio viene rappresentato per mezzo del denaro. Esso è un tipo
particolare di merce, usata per agevolare gli scambi e superare il baratto.
Nella società mercantile sviluppatasi a partire dal XVII secolo gli scambi sono M-
D-M. Lo scambio di merci è finalizzato ad acquisire merci con valori d'uso, cioè si
comprava il necessario. Con l'affermarsi del capitalismo il denaro diventa il
prodotto finale di scambio commerciale (per i capitalisti), quindi vi è D-M-D+, il
capitale finale è maggiorato e quindi è possibile accumulare denaro.
Il capitalista sfrutta questo scambio pagando un operaio per la sua forza lavoro e
facendolo produrre più di quanto il capitalista necessita per ripagare le spese
varie. Il tempo in cui l'operaio lavora di più si chiama pluslavoro, che genera il
plusvalore.
Tra l'altro, l'operaio non ha idea che sta lavorando più del dovuto, perché ha
l'impressione di star lavorando per il suo salario, ma alla fine sta lavorando per
far arricchire il padrone, che lo sfrutta e si ha uno scambio iniquo perché il
capitalista è l'unico ad arricchirsi.
Il capitale è composto dal capitale costante, che è il denaro investito nei
macchinari e nelle materie, e il capitale variabile, cioè il denaro investito nei
salari ed è quello che genera plusvalore. E' nell'interesse del capitalista
ottenere più plusvalore spendendo meno capitale variabile possibile, chiamato
saggio di plusvalore o sfruttamento plusvl/cv. Per ottenere il saggio di profitto è
tuttavia necessario considerare anche le spese fisse, quindi plusvl/cv+cc.
Meccanizzando la produzione il capitalista sarà capace di ottenre più plusvalore a
un prezzo nettamente ribassato. Il capitalista è costretto a fare così, perchè
altrimenti verrebbe schiacciato dagli altri capitalisti.

Secondo Marx l'avanzamento tecnologico ha accentuato il fenomeno dell'alienazione


(entfremdung), secondo il quale il lavoratore si sente estraneo a sé stesso.
L'operaio è alienato dal prodotto del suo lavoro, in quanto non è di sua proprietà
e non può dargli soddisfazione. E' inoltre alienato dall'attività lavorativa, cui
regole e orari non detta l'opeario, ma il padrone. Inoltre l'opeario è al servizio
della macchina e sopporta condizioni disumane.
L'operaio è alienato anche da una caratteristica propriamente umana, cioè la
creatività. Egli produce ciò che è deciso da altri in un sistema in cui l'operaio è
una minima parte. Infine vi è un alienazione dagli altri operai, perché non esiste
collaborazione professionale e sostegno.
Il sistema capitalista si è affermato a causa della separazione del lavoratore
dagli strumenti da lui usati e a causa della fittizia uguaglianza giuridica.
Esistono varie contraddizioni tipiche del sistema, cioè la libera concorrenza che
diventa autodistruttiva, l'aggiornamento delle tecnologie (Marx valuta la scienza
in base al suo utilizzo) ne aumenta il costo ma questo porta alla caduta del saggio
medio di profitto e alla finale crisi di sovrapproduzione. Queste saranno le cause
del peggioramento delle condizioni di vita e aumentare dei conflitti di classe.
Alla fine si arriverà per processo a una società senza classi, i proletari edotti e
coscienti dovranno ribaltare la struttura della società capitalista. Questo
programma è adatto agli operai del primo Ottocento, alla fine del secolo avevano
già svariati diritti, benefici, associazioni.
Non sono contemplati nel programma i sottoproletari.

La società comunista è un passaggio necessario e dialettico, Marx non lo ritiene


utopistico come i programmi di Proudhon o Fourier, perché non ne descrive
precisamente le istituzioni e le caratteristiche della società. E' un movimento che
deve ribaltare ed abolire la società presente.
Questo deve accadere in due fasi descritte nella Critica al programma di Gotha: la
prima è una fase transitoria, in cui i proletari dovranno momentaneamente creare
una dittatura proletaria in cui priveranno la borghesia dei suoi benefici, il più
importante la proprietà privata.
Nella seconda fase si socializzano i mezzi di produzione, posseduti dallo Stato.
Ciascuno guadagna in base al lavoro prestato, ma in base alle sue capacità e
bisogni. La ricchezza è messa in comune in modo da creare una giustizia economica,
non in base al merito perché non tutti hanno le stesse possibilità.

Positivismo

Il positivismo è un movimento filosofico e non sviluppatosi successivamente


all'idealismo. Positivo: concreto, misurabile, riscontrabile empiricamente. Tratta
principalmente della fiducia nell'avanzamento scientifico ed è in reazione alla
metafisica, giustificando le scienze positive, contrarie alle scienze filosofiche.
Il positivismo nasce in seguito alla distruzione dell'Ancien regime, ma in un
momento in cui le società ancora non hanno raggiunto una fase determinata.
E' una corrente filosofica prettamente borghese, che mira a creare una società
scientificamente funzionante, tramite la nascita della sociologia, la scienza della
società. Si rifiutano argomentazione teologiche e si mira a progredire, fiducia
nella scienza. Tale pensiero verrà meno in seguito alle crisi di sovrapproduzione
di fine secolo e allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Comte

Auguste Comte nasce a Montpellier nel 1789. Frequenta il liceo locale per poi
iscriversi all'Ecole Polytechnique di Parigi. Viene espulso in seguito ad aver
manifestato le proprie idee atee e repubblicane.
Nel 1817 incontra Claude Henri di Saint Simon, diventadone segretario. E' molto
ispirato dal suo pensiero tecnocratico di riforma della società, che prevede la
guida di una classe industriale competente per migliorare la vita dei propri
lavoratori. Nel 1822 scrive il suo primo trattato filosofico, con idee mirate a
riorganizzare scientificamente la società. Saint Simon include frammenti di questo
lavoro nei suoi volumi, senza citare Comte, che se ne allontana.
In seguito tiene un corso di filosofia positiva, che interrompe poco dopo a causa
di problemi di salute. Ricomincia pochi anni dopo e scrive dal 1830 al 1844 il
"Corso di filosofia positiva" e il "Discorso sullo spirito positivo", trovando
grande risonanza tra la gente.
In seguito a una lunga depressione in seguito al tradimento della moglie e
problematiche economiche, fonda una nuova religione laica, chiamata "Religione
dell'Umanità" che pone fede totale nella scienza.
Rimasto deluso dai moti del 1848, supporta il colpo di stato di Luigi Bonaparte,
diventando reazionario. Pubblica il "Sistema di politica positiva" e il "Catechismo
positivista" prima di morire nel 1857.

Comte sostiene che le scienze abbiano subito una trasformazione durante le epoche,
secondo una legge dei tre stadi. L'unica ad essere rimasta invariata è la
matematica, che è la base di tutto. All'inizio si ha lo stadio teologico o
fittizio, secondo cui i fenomeni accadono per volere di entità sovrannaturali.
Successivamente si ha lo stadio metafisico o astratto, secondo cui le entità
vengono sostituite con sostanze e forze astratte.
L'ultimo stadio è quello positivo o scientifico, che segue leggi, cause ed effetti
razionali.
Comte pone in ordine cronologico la comparsa delle scienze, la prima sarebbe
l'astronomia, poi la fisica, la chimica ecc...
Comte sostiene che alcune scienze non siano considerabili tali in quanto troppo
soggettive e impossibili da porre sotto osservazione diretta, come la psicologia.
Esistono anche scienze neonate, come la fisica sociale, cioè la sociologia, che ha
come oggetto d'interesse la comunità d'esseri viventi. Intende studiare e
descrivere l'evoluzione del pensiero umano, senza il bisogno di rivelarne la
struttura come faceva Hegel.
Secondo Comte la sociologia è indispensabile per chi vuole affrontare la vita
politica, perché dona una conoscenza della struttura sociale che garantisce il
benessere dei cittadini, l'ordine e la stabilità. Consiste nel comprendere le leggi
di funzionamento di un organismo complesso come la società.
Si divide in due branche: la statica sociale, che studia i rapporti diretti fra
individui (scheletro della società), e la dinamica sociale, che ripercorre le tappe
di cambiamento e tenta di prevedere l'evoluzione sociale. Comte porta un esempio
eurocentrico, prendendo in analisi l'evoluzione sociale degli stati europei,
passate da un governo teocratico ad uno stato laico, fino alla Rivoluzione francese
che pone la necessità di trovare un nuovo ordine razionale.
Comte sostiene una forma di sociocrazia, cioè un governo in cui il vertice ha la
necessità di controllare totalmente per governare meglio.

Mill

John Stuart Mill è il maggior esponente del positivismo inglese, concentrato sulla
difesa dell'empirismo e questioni sociali-politiche, seguendo i principi
dell'utilitarismo.
Mill nasce vicino Londra nel 1806, figlio di James Mill, filosofo ed economista che
lo educa. Cresce in un ambiente impregnato di filosofia utilitaristica, dato che il
padre è collaboratore di Bentham. Entra nella Compagnia delle Indie Orientali a 16
anni e si dedica alla stesura di trattati politici, psicologici e filosofici.
All'età di 20 anni soffre di una crisi mentale, che lo spinge a mutare la propria
visione pragmatica ed utilitaristica, che non lo soddisfa pienamente, vertendo in
direzione di saperi trascurati. Nel 1830 conosce Harriet Taylor, moglie di un
farmacista, che ricambia il suo amore, sfociando nello scandalo. Alla morte del
marito i due si sposeranno e la donna influenzerà molto il pensiero di Mill.
Diventa membro del partito liberale in parlamento e sostiene varie cause innovative
per il tempo, come il diritto di voto alle donne, la legalizzazione dei sindacati,
il sistema di voto proporzionale.

Mill trattò ampiamente temi e dibattiti epistemologici che erano sorti a partire
dalle affermazioni di Hume, secondo cui la conoscenza induttiva (da fenomeno
particolare a generale, contrario della deduzione) non era totalmente affidabile,
diventando quindi una credenza abitudinaria. Questo pensiero attaccava direttamente
le leggi individuate dalle scienze naturali, che si basano su generalizzazioni più
o meno affidabili dopo l'osservazione di diversi casi particolari. Mill considera
l'induzione un fenomeno psicologico naturale. Le credenze non sono mai
universalmente e necessariamente vere, ma sono generalmente affidabili, seguendo il
principio di uniformità della natura, essendo esso stesso un'induzione che
accettiamo come vera nel tempo. (Tacchino induttivista di Russel).

Mill è fervido sostenitore del liberalismo e della libertà individuale, nella quale
loro Stato non deve ingerire (sennonché quando un individuo vuole privarsi della
propria libertà, che è un diritto naturale, oppure quando va a ledere la libertà
degli altri) e che deve garantire. Ne parla ampiamente nell'opera del 1859 "Sulla
libertà", in cui critica i sistemi politici costituzionali, così come quelli
autoritari, in quanto favorevoli all'omologazione dei cittadini, sostenendo invece
l'assoluta indipendenza dell'individuo.
Mill concilia il suo liberalismo con l'utilitarismo, perché pensa che in una
società in cui tutti hanno piena libertà di esprimersi al meglio si vive
effettivamente meglio. E' importante che ci sia una eterogeneità delle opinioni e
degli stili di vita, da preservare e difendere, tramite una adeguata educazione
intellettuale.
Le libertà civili fondamentali sono tre: libertà di coscienza, indole e
associazione. Mill è tuttavia contrario all'assistenzialismo.

E' inoltre molto interessato alla questione dell'emancipazione femminile, scrivendo


il saggio "Sull'asservimento delle donne" del 1861.
In questo spiega che la situazione di subordinazione della donna non è dovuta
dall'inferiorità intellettuale, bensì dalla loro naturale debolezza fisica che gli
uomini hanno sfruttato per situarle in una condizione di servitù. A causa di ciò
hanno, nei secoli, adottato diversa educazione e diversi ruoli che ha minato anche
la crescita degli uomini, oltre a impoverire la società. Un primo passo per la
risoluzione di tale situazione è la parificazione giuridica, donando diritto di
voto, matrimonio e divorzio alle donne, insieme a un più vasto accesso
all'educazione.

Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce nel 1844 a Roecken bei Lützen, in Sassonia,
figlio di un pastore luterano. Vive durante l'infanzia la scomparsa del padre e del
fratellino, a causa delle quali la famiglia si traferirà a Naumburg. Nietzsche
studia al Collegio di Pforta e successivamente teologia all'Università di Bonn,
probabilmente sotto pressione familiare dato che la sua fede non era solida. E'
tuttavia estremamente interessanto alla filosofia, al mondo classico e alla musica.
Diventa noto grazie a dei saggi su poeti greci ed Aristotele. Nel 1865 acquista per
caso Die Welt als Will und Vorstellung di Schopenauer; l'opera lo influenzerà
molto. Conosce inoltre Richard Wagner, con cui stringe amicizia.
Diventa professore di lingua e letteratura greca a Basilea, fa amicizia con gli
storici Burckhardt e Overbeck. Due allievi influenzeranno profondamente il suo
pensiero, ossia Peter Gast (Heinrich Koeselitz), che lo aiuterà nella stesura di
alcune opere e le gestirà in futuro, e Paul Rée, con cui intraprenderà sprazzi di
relazione e che influenzerà il suo pensiero.
Durante la convalescenza che lo fece ritornare dal fronte franco prussiano scrisse,
nel 1872, "La nascita della tragedia dallo spirito della musica", opera molto
criticata dai contemporanei.
La salute di Nietzsche peggiora, forse anche a causa dello stato d'animo, e viene
congedato temporaneamente. Viaggia con Paul Rée per l'Italia, sperando che il clima
migliori la sua situazione. Scrive Umano, troppo umano (Menschlich als zu
menschlich, 1879) in cui critica l'uomo fiducioso della storia, scienza e religione
e che non questiona. L'opera piace poco.
Tornato a Basilea viene congedato e pensionato. Durante gli anni '80 dell'Ottocento
Nietzsche viaggia moltissimo, recandosi raramente anche in Germania. A Roma si
innamora di Lou von Salomé, giovane studentessa di grande intelletto e
indipendenza, che lo rifiuta. Lou contribuirà allo studio psicanalitico.
Nel 1881 inizia il periodo di maggior produzione di tesi e aforismi. Scrive Aurora,
Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del Male e molti altre opere.
Nel 1888 giunge a Torino e la sua fama inizia a farsi nota. Si rompe l'amicizia con
Wagner, a causa dell'avvicinamento di questi al cristianesimo (Il caso Wagner lo
loda, Nietzsche contra Wagner lo critica). In questo periodo scrive l'Anticristo ed
Ecce Homo. Si notano i primi segni di squilibrio e megalomania. Nei primi giorni
del 1889 scrive i biglietti della follia, fino a crollare definitivamente il 3
gennaio 1889. Per 11 anni vive tra cliniche e la casa di famiglia, accudito da
madre e sorella Elisabeth (che tra l'altro contribuirà ad alcune opere), fino al 25
agosto del 1900.

Il pensiero del filosofo si divide in quattro periodi:


il primo legato alla ricerca filologica e sulla decadenza della società
occidentale.
Il secondo è il periodo illuministico o del mattino, in cui critica aspramente la
metafisica e la morale che erano imperate sin da Platone fino a Hegel.
Il terzo è la filosofia matura del meriggio, in cui viene steso Zarathustra e
compaiono i concetti dell'eterno ritorno dell'uguale, del superuomo e della volontà
di potenza.
Il quarto riguarda la filosofia del tramonto, che racchiude le ultime opere che
criticano soprattutto la morale e la religione cristiana.

In "La nascita della tragedia" tratta del decadimento dell'opera teatrale tragica a
causa dell'eccesso dell'umana razionalità
Nietzsche divide gli impulsi necessari per scrivere una tragedia fra dionisiaci ed
apollinei.
L'impulso dionisiaco è una forma che porta all'ebrezza, al dolore e alla morte.
Include una certa istintività e si esprime tramite la musica, la poesia e la danza,
valorizzando la corporeità. Tragedia deriva da canto o ballo del caprone
(sacrificale).
L'impulso apollineo sublima l'ispirazione dionisiaca in modo definito e razionale,
che riesce a spiegare l'elemento irrazionale precedente, rendendo sopportabile il
dolore che porta con sè il dionisiaco.
La tragedia di Eschilo e Sofocle è il connubio perfetto tra i due impulsi e stretta
derivazione del ditirambo, un canto dedicato a Dioniso.
Questa coesistenza durò poco, in quanto si aggiunsero sempre più elementi razionali
nella tragedia, cioè le parti dialogate. Già con Euripide si ha un eccesso di
razionalità, amplificato in seguito dalla dottrina socratica che incentiva a
cercare la Verità tramite la razionalità.
Nietzsche tesse le lodi di Wagner, in quanto egli è stato capace di creare una
forma d'arte totale (Gesamtkunstwerk) con le sue opere musicali e teatrali,
riportando in auge l'epopea germanica della saga dei Nibelunghi a Bayreuth.

Il filosofo si scontra con la corrente Ottocentesca storicista, pubblicando le


quattro Considerazioni inattuali, che vanno in contrasto con i valori dell'epoca
influenzati da Hegel (hegelite). Tutto viene considerato in termini storici, alle
volte distorti e andando a creare una paralisi della modernità, in cui gli uomini
non sanno vivere il proprio tempo.
Nietzsche predica l'uso del buon senso e di termini misurati, liberandosi
dell'eccesso di conoscenza storica, ponendo le nozioni al servizio della vita per
agire e creare. I tre possibili atteggiamenti sono in riguardo a:
Storia monumentale, di cui fanno parte le grandi figure passate, che non vanno
mitizzate ma bisogna capire i loro aspetti positivi e negativi.
Storia antiquaria, che non deve essere rifugio e necessariamente superiore ai tempi
moderni. Laudatores temporis acti, è una storia statica.
Storia critica, che giudica malamente i fatti passati senza considerarli
nell'ottica dei tempi. E' necessario capire ciò che è giusto e sbagliato, ma nel
giusto contesto.

Nietzsche dedica a Voltaire e tutti gli spiriti liberi Umano, troppo umano.
Riprendendo lo stile aforistico dei pensatori francesi del '600-'700 il filosofo
invita il lettore, con i suoi scritti, a ruminare, riflettendo e interpretando,
piuttosto di avere una funzione sistematica ed esplicativa della realtà.
Nietzsche va contro l'ottimismo positivista, creato dall'eccesiva fiducia nella
scienza razionale. Si appoggia ad una visione prospettivistica della verità, perché
secondo il metodo scientifico non eisiste mai una verità assoluta, solo
un'interpretazione circostanziata dei fatti.
Nella Genealogia della morale (1887) Nietzsche affronta il tema della variazione
della morale, che in sua opinione varia secondo i costumi della società (al
contrario di Kant che la riteneva obbiettiva). Critica il cristianesimo, che ha
sovvertito la morale seguendo gli insegnamenti dei testi sacri. Spesso la morale è
una maschera comoda per l'uomo egoista e considera i giudizio negativo o positivo
come una semplice invenzione umana.
Nietzsche vede nei termini buono (guerriero) e cattivo (prigioniero) la chiave
della distinzione morale. In tempi antichi, la classe dominante e vitale dei
guerrieri sovrastava in ogni ambito quella della gente comune, debole e mediocre.
Ad un certo punto avvenne la trasvalutazione dei valori, ossia una parte della
gente comune, i sacerdoti, invidiosi del potere dei guerrieri, iniziò a professare
un'importanza della vita spirituale rispetto ai valori del corpo.
Istigati dal risentimento, la gente comune seguì i sacerdoti e rovesciarono
l'ordine: loro erano i buoni (inoffensivi e pacifici) e i guerrieri erano cattivi
(prepotenti e violenti). Morale dei signori -> Morale degli schiavi o del gregge.
Nietszche esalta la vitalità, contraria ai valori cristiani antivitalistici che
colpevolizzano e reprimono l'istinto naturale dell'uomo. Vede nel popolo ebraico il
popolo sacerdotale, ma il cristianesimo ripete il processo in più larga scala.

Nietzsche è ateo, sostiene che la ricerca della verità sia un ambito semplicemente
impossibile, sia metafisicamente sia scientificamente.
La metafisica basa il suo ragionamento e concatenazione di cause sul supporto
ultimo che è Dio, fondamento trascendente della realtà. Non accettarlo significa
non dare alcun senso alla vita, in quanto è un modo per sopportare le difficoltà
terrene. Stesso principio con il positivismo, che dà come risposta alle sue domande
l'avanzamento della scienza, che trova sempre diverse nozioni di verità, ponendo la
ricerca al posto di Dio.
Nell'aforisma 125 della Gaia scienza Nietzsche fa affermare ad un folle la morte di
Dio, ossia il fondamento di ogni cosa. Gli uomini, affrontando la realtà così com'è
e accettando che non si può avere una verità assoluta (übermensch). L'unica cosa
che ci avvolge è il nulla.

Il nichilismo è la realizzazione che la vita umana non ha un fine specifico dopo


l'accettazione della morte di Dio. Non c'è una risposta a un perché, dato che i
valori comuni non hanno più significato. Si può essere nichilisti passivi, cioè che
provano angoscia di fronte alla mancanza di risposte, e nichilisti attivi, cioè che
riescono a godere del proprio viaggio esistenziale e questionando sè stessi e ciò
che sta loro intorno. Sono come dei viandanti che studiano una gaia scienza, ossia
una conoscienza che va di pari passo al loro mutamento di pensiero. L'uomo capace
di fare ciò si avvicina all'oltreuomo.
Al contrario di Schopenhauer, l'uomo nichilista non si abbandona per forza
all'ascesi e quindi alla morte.

"Così parlò Zarathustra, un libro per tutti e per nessuno" è il più famoso e
venduto libro di Nietzsche, facente parte della fase della filosofia del meriggio,
ossia il mezzogiorno, quando l'ombra, rappresentante la metafisica, è più corta,
quindi inaccurata.
Stilisticamente Nietzsche fa uso di un linguaggio tipico dei testi sacri e
profetici, usando parabole, sogni e visioni.
Zarathustra è stato un eremita per trent'anni e decide di scendere fra la gente per
diffondere il suo verbo. La scelta del personaggio ricade su Zoroastro (antico
profeta iraniano fondatore dello zoroastrismo, culto che divideva il bene e il
male) perchè iniziatore della dottrina religiosa. Con le sue parole Nietzsche
intende far distruggere i valori tradizionali dal loro proprio creatore.
Secondo Zarathustra lo spirito per rinascere deve attraversare tre metamorfosi:
facendosi inizialmente cammello, cioè bestia da soma forte, che sopporta il peso
dei valori antichi e perciò sottomesso.
Si trasforma poi in leone, animale fiero e libero dalla tradizione, simbolo della
capacità di criticare e pensare. Tuttavia non riesce a costruire una logica.
Infine il leone si trasforma in fanciullo, innocente e creatore di un pensiero per
un umanità nuova, portatrice di valori differenti, quindi un nuovo umano.
Nietzsche intende criticare i valori della società occidentale e le sue parole non
verranno comprese da tutti, ma l'andamento delle cose porterà l'uomo a scrollarsi
di dosso i vecchi valori.
Con il termine Ubermensch il filosofo intende un oltreuomo, cioè nuovo e capace di
vivere secondo nuovi valori, ossia diventare un essere completamente diverso. Non è
il superuomo che si era creduto ai tempi iniziali, cioè esempio di ogni virtù
positivo. Vattimo propone la nuova interpretazione.
L'oltreuomo accetta la vita con gioia accettando ogni impulso, dionisiaco o
apollineo che sia, ponendosi al di là del bene e del male convenzionali.
Non crede all'ultraterreno, vive in modo entusiasta la dimensione terrena. Ha
accettato la morte di Dio e si esprime nella sua totalità, essendo fedele alla
terra. Vive secondo i valori soggettivi, dicendo di sì alla vita.

Nietzsche formula in quest'occasione la teoria dell'eterno ritorno dell'uguale (die


ewige Wiederkehr des Gleichen).
Secondo il filosofo ogni persona è destinata a vivere la stessa vita infinite
volte. Il concetto è già presente in diverse culture, come in quella greca che vede
il tempo come un cerchio, o per esempio nell'Induismo, secondo il quale l'uomo è
destinato alla reincarnazione per arrivare alla purificazione.
Il concetto viene sfruttato da Nietzsche per dare importanza alla vita e alla
rivalutazione dell'esistenza terrena; ogni istante ha un particolare significato, è
possibile rivivere l'attimo all'infinito ed è importante essere coscienti di
scegliere il meglio.

L'oltreuomo è caratterizzato inoltre da una volontà di potenza, presente in ogni


creatura come volontà di sopravvivere, ma non si tratta solamente di questo per
l'oltreuomo. Egli intende affermarsi, diffondendo i propri valori per vivere
pienamente la propria vita (concetto ripreso dai Nazi come prevaricazione).
Inoltre viene valorizzata l'arte, che Nietzsche vedeva inizialmente in modo
pessimistico. E' vista come una produttrice di menzogne, totalmente contraria alla
fiducia scientifica e incarnazione della volontà e creatività umana.
Grazie alla sua volontà, l'oltreuomo è capace di accettare il pensiero dell'eterno
ritorno. Egli ama il proprio destino, perché sa sceglierlo ed è contento di poterlo
vivere all'infinito, sapendo di aver scelto per sé stesso: amor fati.

Il pensiero di Nietzsche venne integrato pienamente nell'ideologia nazista durante


il XX secolo, benché egli parlasse in termini strettamente filosofici, per quanto
elitisti.

Freud e psicoanalisi

Sigmund Freud è considerato come uno dei pionieri dello studio della psicoanalisi.
Ricoeur lo ha nominato, insieme a Marx e Nietzsche, come maestro del sospetto,
avendo svelato la presenza di forze nascoste e irrazionali presenti nella mente
umana, così come gli altri due hanno smascherato il sistema lavorativo e la morale.
La psicologia è lo studio dell'anima noto sin da Platone, ma l'interessa verso di
essa accresce durante il periodo positivista. Inizialmente si crede che la ragione
sia sempre presente ma che a volte venga meno o si distragga, secondo Freud
qualcosa di irrazionale e sconosciuto esercita una forza sull'uomo:
l'incoscio (unbewusst).

Sigmund Freud nasce nel 1856 a Freiberg, in Moravia, da famiglia di origine


ebraica. Figlio di un commerciante, la famiglia si trasferisce a Vienna, dove
l'interesse di Freud è stimolato dagli studi di medicina, psicologia e filosofia.
Pratica anche anatomia all'Ospedale di Vienna e studia il sistema nervoso.
Studia insieme al medico Breuer i disturbi isterici ed è particolarmente
interessato al metodo ipnotico del francese Charcot, i quali tuttavia non hanno
effetti duraturi. Si iniziano a sviluppare terapie vere e proprie, ben differenti
ad esempio dalla Gestalt Psychologie (psicologia della forma) e dal cognitivismo
(processi mentali) che si limitano allo studio.
Freud utilizza un metodo che si basa sul discorso libero e diretto del paziente,
favorendo un percorso di autoanalisi. Ciò prende forma ne "L'interpretazione dei
Sogni" (1900).

Alla fine dell'Ottocento si cerca una cura per l'isteria, un insieme variegato di
disturbi che affliggevano in maggior parte le donne. Le cure private erano
riservate ai pazienti abbastanza abbienti. Si pensava che l'isteria fosse causata
da fattori ereditari o a seguito di lesioni al sistema nervoso.
Charcot trovò attraverso l'ipnosi il modo di ordinare ai pazienti ipnotizzati di
far sparire i sintomi dell'isteria, che tuttavia tornavano poco dopo.
Breuer invece instaurava un dialogo con i pazienti durante l'ipnosi per scoprire le
cause del malessere, spesso si trattava di un disagio psichico.

Breuer brevetta quindi una talking cure partendo dal caso di Bertha Pappenheim
(Anna O.).
Anna O. soffriva di un'isteria che alle volte le causava stati di alterazione e
paralisi. Durante i colloqui sfogava le sue preoccupazioni e provava, brevemente,
una sensazione di serenità. Durante la cura apparve un nuovo malessere, cioè
l'impossibilità di bere. Durante l'ipnosi racconta che aveva visto la domestica
dare da bere in un bicchiere al cane e rimase disgustata. Dopo aver raccontato
l'episodio, Anna bevve avidamente e si svegliò dall'ipnosi, facendo scomparire il
disturbo. Anna aveva introiettato e rimosso, perché le aveva causato fastidio,
l'immagine del cane che beveva. Alcune immagini sono presenti inconsapevolmente
nell'inconscio, ma vengono rimosse (Verdregung) perché sgradevoli.

Breuer e Freud compresero l'importanza del dialogo col paziente, perché era
catartico. Si arriva all'idea che la ragione non ha sempre il controllo sulla
mente, perché alcune sue componenti vengono automaticamente rimosse perchè
potrebbero danneggiare la persona, ma alle volte portano effetti sul comportamento
che vanno guariti recuperando consciamente certi contenuti.

Negli anni successivi Freud abbandona l'ipnosi perché implica una mancanza di
consapevolezza del paziente passando ad una talking cure cosciente. Nel caso di
Lucy R. la donna afferma di sentire strani odori anche se non vi sono. Quando parla
del suo disturbo attua una naturale resistenza (Wiederstand) rifiutando
inconsapevolmente di dire la causa. Freud dà importanza all'interpretazione delle
libere associazioni che il malato compie, senza condizionarlo né verbalmente né
fisicamente.

L'intepretazione dei sogni (Traumdeutung) nasce dal fatto che Freud aveva sentito i
suoi pazienti far spesso riferimento ai loro sogni.
E' un attività mentale non misurabile e Freud crede che sia la via regia che porta
all'inconscio. Nel sogno il soggetto appaga i propri desideri repressi ma
censurati, hanno perciò un contenuto manifesto e uno latente.
La modifica che subiscono i sogni tramite operazioni mentali si chiama lavoro
onirico, in cui avviene una condensazione, ossia un raggrupamento di vari
significati in una sola manifestazione. Ad esempio Freud racconta di aver sognato
di aver scritto una monografia sulla botanica. Essa rappresentava il suo amore per
lo studio e l'argomento botanico rimandava a una paziente, Flora, alla cocaina,
estratta dalla pianta e all'amore della moglie per i fiori.
Lo spostatmento trasferisce l'importanza da un argomento affettivo a uno più
neutrale, probabilmente Freud si sentiva in colpa per aver trascurato la moglie a
causa dei suoi studi e non le aveva mai portato dei fiori.

Secondo Freud non esiste in nessuno un vero comportamento "normale", ma soffrire di


una patologia non è affatto positivo. Egli utilizza la psicoterapia per curare e
soprattutto comprendere il funzionamento della mente umana. Ognuno di noi incappa
in momenti di rimozione da parte dell'inconscio per numerose ragioni, come i
lapsus. Sembrano distrazioni, ma possono nascondere molto di più.

Nel 1907 Freud pubblica 3 saggi sulla sessualità infantile.


Secondo Freud il bambino è perverso, polimorfo e segue pulsioni naturali. Ogni
essere umano segue una pulsione sessuale, nel senso di ricerca di piacere, chiamata
libido.
In base all'età il bambino cerca piacere in modi diversi, all'inizio si ha una fase
orale (fino ai 2 anni), poi si ha una fase anale (fino ai 4) e una fase fallica o
genitale (fino ai 6 anni). Secondo Freud le fissazioni e nevrosi sono causate
dall'incorretto superamento di alcune di queste fasi.

Durante l'ultima fase il bambino può sperimentare attrazione verso il genitore del
sesso opposto, condizione inaccettabile e impossibile a causa della presenza
dell'altro genitore superiore.

In seguito, fino all età prepuberale, si ha un periodo di latenza. Continua lo


sviluppo della personalità durante la fase genitale che inizia dopo la fase di
latenza.

Nel metodo di psichiatria freudiano il paziente ha un ruolo attivo, il medico deve


interpretare ciò che dice. Si crea un Setting in cui il paziente è tranquillo e si
esprime in maniera incondizionata.
Si viene a creare una sorta di legame di dipendenza affettiva con lo psicoanalista,
che viene chiamato transfert, non di per sé negativo ma da controllare in modo da
seguire la cura in modo efficace. Molto più pericoloso è il controtransfert, ossia
la creazione del legame dal medico al paziente.

Nel 1915 viene pubblicata Metapsicologia per chiarire le sue teorie e riflette
sull'interpretazine dei meccanismi della società tramite la psicoanalisi.

Viene introdotto il concetto più ampio di pulsione (Trieb), un'eccitazione endogena


(contraria allo stimolo esterno) di tipo psichico e corporeo, ad esempio anche la
fame. Il fine ultimo delle pulsioni è essere soddisfatte per ottenere piacere.

Il principio di piacere si scontra col principio di realtà, perché in certe


situazioni non è possibile soddisfare le pulsioni. La coscienza del soggetto deve
lavorare per imporre dei limiti per conferire l'autoconservazioni. Alcune pulsioni
portano all'autodistruzione. Freud pensa infatti che le pulsioni di vita esistano
insieme alle pulsioni di morte, che tendono alla distruzione irrazionale del
soggetto. Probabilmente questa tendenza è dovuta al desiderio di pace. Eros e
Thanatos le rappresentano.

Freud intenta mappare la mente tramite due topiche. La prima non lo lascia del
tutto soddisfatto, nella seconda divide in 3 la mente, sempre rifacendosi al
modello dell'iceberg.
L'es è la componente delle pulsioni innate, la parte irrazionale su cui il soggetto
non ha controllo.
Il super io è la componente critica, che corrisponde alle regole sociali e morali.
Frena e censura le pulsioni dell'Es.
L'io è la componente mediatrice tra Es, Super Io e condizioni terrene. E' frustrato
dalle esigenze delle altre due componenti.

Negli ultimi anni della ricerca Freud si dedica all'interpretazione psicoanalitica


sociale. Ambisce a fornire una chiave di lettura dell'intera realtà umana, nelle
sue organizzazioni e istituzioni, ma anche nella produzione culturale e nei
fenomeni antropologici.
Freud non crede tuttavia in un miglioramento, ma nella comprensione dei fenomeni
grazie allo studio.
Già in Totem e Tabù (1912) idea uno schema edipico della struttura della società
primitiva. Il totem, come elemento sacro, idealizza la figura paterna e il tabù
corrisponde alla pulsione verso il genitore dell'altro sesso e le varie
proibizioni, come uccidere la figura paterna. I tabù legati al totem sono per Freud
il nucleo della moralità collettiva.

La religione è vista come una proiezione dei desideri dell'uomo. Si crea un


complesso del padre, ossia l'uomo, capendo la sua debolezza e finitezza, proietta i
suoi desideri di onnipotenza nella figura di Dio, rivolgendosi a quest'ultimo con
un desiderio di protezione. Freud crede che la scienza riuscirà a sdoganare
l'illusione religiosa, mostrandola nel suo aspetto di psicologia inconscia.

Nella società moderna l'uomo ha sacrificato la felicità e il piacere assoluto dato


dalle sue pulsioni in cambio della protezione. E' quindi frustrato, angosciato e
prova il cosidetto "disagio della civiltà" (1929). I meccanismi di difesa che
l'uomo attua per sopravvivere al disagio e all'insoddisfazione si trovano ad
esempio nelle attività sociali, sportive e lavorative, in cui vengono sublimate le
energie libidiche.
Anche l'arte è una forma personale di sublimazione di libido che procura un piacere
intellettuale.

Bergson

Nella seconda metà dell'Ottocento i filosofi spiritualisti si impegnavano contro


l'imperante pensiero positivista, dando attenzione anche alla dimensione
immateriale dell'uomo, soprattutto in ambito psicologico, dato che questa
disciplina stava applicando un metodo pressoché scientifico e inesatto per creare
le sue leggi. Dando un'impronta positivista alla psichiatria e alla psicologia non
si riusciva a dare una correlazione tra la mente e la materia.

Henri Bergson nasce a Parigi nel 1859. Studia all'Ecole Normale Supérieure e si
laurea in filosofia e matematica. Bergson è uno spiritualista "sui generis", ossia
capisce l'importanza della scienza e del metodo, ma crede che abbia dei limiti che
non possa esplorare.
La pubblicazione di "Materia e memoria" (1896) gli procura una certa fama e nasce
un certo interesse per la tematica del tempo, ispirando soprattutto William James e
Marcel Proust. In questi anni Bergson entra a far parte del Collége de France, un
istituto più aperto alle novità.
La fama del filosofo cresce e pubblica importanti opere, tra le quali "L'evoluzione
creatrice" nel 1907. Inizia a compiere le prime missioni diplomatiche, tra le quali
una in cui collabora alla creazione della Società delle Nazioni.
Conosce le più brillanti menti del suo tempo e partecipa attivamente ai dibattiti
di ogni disciplina.
Muore nel 1941, durante l'occupazione nazista.

Il primo punto trattato da Bergson nella sua disquizione riguardo l'inesattezza


della psicologia positivista riguarda la quantità e la qualità.
Secondo il filosofo non è possibile quantificare materialmente gli stati d'animo ed
è quindi impossibile che vi si applichi una visione prettamente materiale. La
realtà e la coscienza sono due dimensioni differenti.

Il flusso di coscienza è infatti il susseguirsi incessante dei pensieri,


sensazioni, emozioni provenienti da tutti i sensi che sentiamo in ogni momento e
sono collegate tra loro e indipendenti dal tempo della fisica, che è una
successione di coordinate spazio-temporali definite.
Il tempo della coscienza è infatti inquantificabile, Bergson usa l'espressione
"Durata Reale" (Durée) per indicare il susseguirsi di istanti omogenei e
indistinti. Ogni istante è influenzato dal precedente, irripetibile e legato al
contesto. Certi istanti possono essere ricreati nella mente ma non rivissuti.
Per identificare il tempo della fisica utilizza il paragone delle perle distinte e
identiche di una collana, per indicare il tempo della coscienza la valanga.

Bergson afferma che, benché il tempo della coscienza possa sembrare anch'esso
diviso in istanti determinati, non ha niente a che vedere col tempo della fisica.
La scomposizione è dovuta all'intelletto umano che ha bisogno di dividere in parti
e fare un'analisi per comprendere ogni cosa.
In alcuni ambiti è invece conveniente conoscere attraverso l'intuizione, metodo
proprio della filosofia, quindi catturando ciò che si intende conoscere
istantaneamente.
Si tratta di due modalità di accesso alla conoscenza diversi e validi in vari
ambiti.

In Materia e memoria (1896) Bergson tratta della relazione tra il corpo e lo


spirito.
Il filosofo dà grande importanza al ruolo della memoria nella percezione.
Quest'ultima non è mai totalmente immediata e avviene in una certa estensione
temporale, durante la quale agisce anche la memoria. Ogni percezione è quindi piena
di ricordi riguardo istanti simili sovrapposti uno sull'altro.
Non vi è una correlazione fra la memoria/coscienza/anima e la materia/cervello.
Quando capita un'afasia non si danneggia l'area del cervello contenente la memoria,
ma è una sorta di danno agli organi sensoriali legati a certi ricordi.

Per rappresentare il punto di contatto tra la realtà presente e i ricordi puri del
passato Bergson usa l'immagine del cono rovesciato.
La percezione è influenzata dai ricordi puri passati che si trovano alla base del
cono. La percezione è la punta di contatto tra il presente e il cono, capace quindi
di "scaricare" l'effetto del ricordo sul presente.

Ne "L'evoluzione creatrice" (1907) Bergson tratta teorie evoluzionistiche. L'opera


venne considerata eretica per contenere tratti di panteismo.
Il filosofo francese reputa le teorie evoluzionistiche darwiniane troppo analitiche
in quanto classificano troppo distintamente e duramente le varie specie, seppur
possedenti tra loro caratteristiche assai simili. Oltretutto Bergson reputa
incontemplabile l'effetto del caso nell'evoluzione.
Egli propone l'esempio della limatura di ferro sparsa nell'aria che viene
attraversata da una mano. La traiettoria che ha effettuato la mano è il cosiddetto
"slancio vitale" determinato da una divinità universale, una forza libera e
creatrice immanente a tutto l'universo. Non è quindi una visione deterministica.

Dal pulviscolo ferroso si sono venute a creare tutte le forme di vita, perché
alcune cose sulla terra non hanno conosciuto la vita.
Le piante sono caratterizzate dal torpore, gli animali dall'istinto, l'uomo
l'intelligenza, che usa non solo per sopravvivere ma negli ultimi millenni anche
per creare e conoscere. La visione di Bergson è antropocentrica in quanto pone
l'intelligenza al di sopra dell'istinto, anche se hanno conferiscono diverse
capacità. Ad esempio l'istinto (più associato all'intuizione) piò trovare la
risposta alla domanda "Cosa sono?" ma non è capace di porsela, l'intelligenza ha la
capacità contraria. E' quindi necessario creare una filosofia dell'intuizione che
riesca a capire i concetti più difficili, come quello della coscienza.

Per difendersi dalle accuse Bergson rispose col saggio "Le due fonti della morale e
della religione" (1932) in cui parla dei due approcci utilizzabili in ambito morale
e religioso. Il primo è la morale chiusa che crea una società chiusa, sclerotizzata
e dogmatica. E' un approccio passivo dato da norme e insegnamenti formulati nel
tempo precedente, caratterizzato da una casta chiusa immobile all'innovazione.
Secondo l'approccio dell'emozione creatrice, invece, è necessario innovare e
trasportare le masse continuamente. I mistici, i santi e i profeti, tra cui lo
stesso Gesù, fanno parte di questa ristretta cerchia di personaggi che traggono con
sè nuovi valori positivi.

Scuola di Francoforte

La scuola di Francoforte è composta da un gruppo di studiosi tedeschi che fondò


l'Istituto per la Ricerca Sociale.
Weif organizzò in Turingia una settimana in cui i maggiori marxisti (Lucasz,
Grünberg che poi fu il primo direttore della Scuola e altri) per interrogarsi sul
motivo per cui in Germania non fosse scoppiata la rivoluzione negli anni dopo la
guerra.
Nel 1930 la direzione della scuola passò a Horkheimer che creò la Rivista per la
ricerca sociale (Zeitschrift für Sozialforschung).
Alcuni dei suoi collaboratori erano Adorno, Marcuse, Benjamin. Molti sono ebrei e
ricchi benché marxisti, difatti nel 1933 l'Istituto venne chiuso dai nazisti. Si
trasferiscono fuori dalla Germania, prima in Svizzera e poi negli USA.

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