Lezione 11
Lezione 11
Abbiamo visto la figura di Palladio, attraverso il suo rapporto con l’architettura contemporanea, piuttosto che
con l’antico, ma abbiamo anche visto una parte consistente di questo scritto che è l’opera di una vita che
riassume tutte le sue esperienze, inoltre una parte consistente di quest’opera è dedicata agli edifici antichi,
come il Pantheon, al quale si pensa quando pensiamo all’antico, punto inesauribile per gli architetti, al quale
ognuno guarda in maniera diversa.
Palladio guarda da costruttore, analizza studia, la tessitura muraria, la disposizione dei sostegni, delle volte, è
il rilievo di un architetto, ma ci sono anche tavole che mostrano visioni d’insieme della fabbrica, la famosa
sezione che abbiamo usato anche come confronto per la cupola di san Pietro con Bramante, attraverso la quale
si vede bene come è strutturata la volta e un dettaglio dell’interno.
Questo in grande è questo pezzettino qui, un pezzettino che creerà molti problemi agli architetti perché realizza
un lavoro simile a quello fatto da Raffaello per Giulio Romano, cioè una sovrapposizione di ordini dove uno
non c’entra con l’altro, sono di due famiglie diverse, inoltre l’ordine minuscolo passa dietro la volta, la nicchia
che è in corrispondenza dell’ingresso che è più alta di tutte le altre e non è architravata come le altre (questa è
una cosa da tenere a mente perché l’idea di un edificio, di una chiesa con queste nicchie scavate nella muratura
diviene da quest’edificio, dove per giustificare le masse murarie esagerate, si inventano l’inserimento di questi
vuoti).
L’analisi delle fabbriche antiche di Palladio è estremamente accurata, profonda, che esamina tutti gli aspetti
dell’edificio, da quelli più materiali a quelli formali. Possiamo anche dire la struttura compositiva dell’edificio.
Aspetti come la sovrapposizione degli elementi: la parastina e la finestra appiccicata sopra, sono piccoli
dettagli che vedremo tornare anche in altre realizzazioni.
Questa sua lettura dell’antico è una lettura che matura in 2 modi:
- uno è il suo lavoro su Vitruvio con ?
- l’altro più importante sono i suoi viaggi a Roma, che sono fondamentali senza i quali la conoscenza
materiale delle fabbriche verrebbe meno.
Questo che vediamo è solo un esempio, è una serie di disegni ricostruttivi delle fabbriche, ciò che interessa a
questi architetti non è tanto la condizione materiale degli edifici in quel momento, ma capire come erano fatti
quando erano interi, quindi sono quasi sempre dei disegni ricostruttivi delle fabbriche come se fossero integre.
Una cosa che manca nei 4 libri è la parte concettuale, di regole, di guida alla buona architettura. L’unico
capitolo legato a questioni strutturali, di fondo, è quello intitolato Degli abusi, di ciò che non va fatto, spiega
perché non si deve contravvenire a un unico fondamentale principio, ovvero delle regole della natura.
Cosa intende quando
dice che l’architettura
deve sfruttare le regole
della natura? Nel
riquadro spiega che le
regole della natura sono
quelle che oggi
definiremmo regole del
buon senso, per esempio
una cosa pesante sta in
basso, una cosa leggera
sta sopra, il fatto che le
forme architettoniche e
gli ordini sono nati
proprio desumendo il
comportamento della
natura, dalle regole che la
imitano:
→ le colonne sono più
larghe in basso e più strette in alto come i tronchi degli alberi. Le basi servono a non far affondare i tronchi nel
terreno, quindi questo peso sopra le basi si esprime attraverso le modanature delle basi (listelli, tori, scozi),
tutti gli elementi arzigogolati sono il segno dello schiacciamento di questi elementi posti sotto i tronchi degli
alberi originali.
Quindi la natura non è
il paesaggio, questo è il
rapporto tra Palladio e
il paesaggio, c’è un
concetto diverso di
natura, ovvero delle
regole dei corpi, degli
elementi naturali che
seguono regole
universali e invariabili
(un albero è sempre
tale), che non bisogna
infrangere.
Per Palladio le cose
nuove piacciono a tutti,
ma bisogna innovare
come facevano gli
antichi, non bisogna
andare contro le regole naturali.
L’idea della variazione degli antichi è fondamentale nelle opere di Palladio, in particolar modo nelle ville. Esse
possono essere definite come riuscite combinazioni funzionali, cioè combinazioni, variazioni su un tema, di
un assetto di fabbrica, creando delle situazioni specifiche.
Palladio, nel capitoletto
intitolato Del
compartimento delle case
spiega quali sono le
caratteristiche di questa
tipologia particolare, bisogna
rispettare la loro natura.
Nella villa si richiedono due
solidi di fabbrica:
- una per l’abitazione
del padrone e della sua
famiglia
- l’altra per governare
e custodire le entrate, cioè i
proventi dell’agricoltura,
custodire le entrate e gli
animali della villa.
Due nuclei funzionali molto
definiti: residenza e fabbriche
di utilità. Palladio riesce a
mettere insieme questi due
nuclei, queste due funzioni, apparentemente così lontane, riesce a metterle insieme in modo che l’una sostenga
l’altra almeno dal punto di vista formale.
La fabbrica residenziale, l’edificio residenziale, l’abitazione del padrone deve esser fatta rispettando la
condizione sociale del committente, realizzata come le abitazioni in città, ma trasferita in campagna. Essa è la
parte centrale, il perno intorno al quale ruota tutta l’amministrazione della villa, dunque avrà una preminenza
evidente in una struttura complessa.
quota del terreno, diventando quasi un tempio sulla sua base, con l’importante scalinata di accesso, che ha
quasi sempre un corrispettivo sulla facciata posteriore che dà sul broro? In veneto è un giardino recintato dove
si coltivano alberi da frutto, dove si passeggia, è una via di mezzo tra un luogo produttivo e un luogo di svago
(tra campagna e giardino). L’impianto della villa è quello tripartito (di cui parlavamo a proposito dei palazzi),
- una grande sala centrale che attraversa tutto l’edificio, stanze e appartamenti, che sono composte
generalmente di 3 stanze, in progressione di dimensione tra una stanza grande, pubblica, una media di
ricevimento degli intimi, e una ancora più piccola, privata, in cui non entra nessuno se non in occasioni
particolari, quindi un digradare di riservatezza degli ambienti del padrone. Di solito due appartamenti
simmetrici: uno per il padrone e l’altro della padrona di casa, che godono di stanze separate. La stessa
cosa succede frequentemente nella distribuzione delle case di città. Il pensare anche all’uso di questi spazi
domestici e quotidiani è una cosa importanti.
Il ragionamento sui materiali si rispecchia bene anche nelle soluzioni di villa Badoer, dove vediamo mura
intonacate, colonne che non sono sempre tutte in marmo, un trattamento dell’ordine e della trabeazione
abbastanza semplificato, semplice. Nelle ville di Palladio, soprattutto perché c’è una variazione sul tema, si
possono anche raggruppare per similitudine, ci sono ville più semplici, ville che parlano una lingua più
all’antica come la Malcontenta, che ha una struttura idealmente abbastanza simile a villa Badoer, ma presenta
delle stranissime soluzioni
come per esempio nel
disegno della facciata
posteriore. Ci sono delle
cose che vanno
contronatura, se io inserisco
un timpano, sotto devo
mettere qualcosa, qui il
sostengo non c’è , in più
questo timpano è interrotto
e bucato da una grande
finestra termale che serve a
dar luce alla sala interna, da
una finestrella ulteriore
sotto il culmine del
timpano, guardiamo come è
studiato il disegno del
bugnato, molto piatto, quasi
grafico, come se fosse
disegnato sul muro, con un
disegno che richiama un ipotetico sistema di costruzione, quindi una finestra architravata con i suoi conci e un
arco di scarico per non insistere con la muratura soprastante, con troppo peso su questa architrave.
Guardiamo la strana soluzione della
scala della malcontenta, perchè il
pronao della Malcontenta non ha il suo
bello scalone come in Polesine, ma ha
una scala laterale un po' tortuosa, un
po' pericolosa senza corrimano. Ci
ricorda qualcosa che abbiamo già visto
→ le scale laterali che salivano dentro
il san Sebastiano. Da dove arriva?
Tempietto alle foci del Clitumno, un
tempietto piccolo nella zona di
Spoleto, ci sono queste scale laterali
che salgono dentro il pronao, che sono
riadattate da Palladio non solo nel 4
libri, li riusa per trovare una soluzione
particolare e colta.
Tra i 30 edifici della lista abbiamo visto villa Barbaro Maser, perché persenta elementi che non tornano in
tutte le ville di Palladio, ma anche per i committenti, i fratelli Barbaro, ovvero Daniele e Marcantonio.
Quest’ultimo è l’uomo pubblico della famiglia, procuratore di san Marco, uomo influente e inserito i grandi
decisionali delle opere pubbliche veneziane, colui che promuove anche attraverso la committenza pubblica.
Dal punto di vista della committenza è importantissima.
La posizione della villa è
interessante perché è
posizionata su un leggero
pendio. Essa ha difronte a
sé una grande pianura, un
grande viale di accesso che
oggi non si può percorrere,
che diventa un elemento
distintivo che si riconosce
nel paesaggio circostante.
È una villa in cui questa
derivazione dall’antico si
mescola a tante citazioni
del contemporaneo.
Palladio, come scrive nel capitoletto degli abusi, imita gi antichi anche con l’arte della variazione. Non sempre
resta dentro i paletti delle leggi della natura da rispettare, proprio perché realizza cose abbastanza inconsuete,
fuori dalle leggi della natura. Nel saggio di Ackerman, lui parla di un Palladio non così ortodosso, semplice e
fedele all’antico, ma che si prende molte
licenze → come in Villa Saego, si inventa
colonne interrotte dal ballatoio, ci fa venire
in mente la restituzione della Basilica di
Fano in cui il portico anteriore alla basilica
c’era questo grande ordine di colonne con
un ordine minuscolo, più piccolo dietro che
serve a sostenere il ballatoio. C’è sempre
questa idea voler seguire l’esempio degli
antichi, ma non vengono imitati
pedissequamente, vuole parlare la propria
lingua.
Guardiamo anche la disposizione dei
capitelli, nell’angolo della fabbrica gira il
capitello. Sono tutte cose che in un edificio
“ordinato” non si fa normalmente.
L’arte della variazione di Palladio si vede bene in una serie di disegni simpatici che risalgono ai primi anni
’40, risalgono ad un Palladio giovane. Tali disegni ci fanno capire che lui, una volta che individua un elemento
dell’antico che gli interessa (ritenendolo interessante da studiare) vuole capire come funziona, lo posiziona, lo
impiega in contesti diversi sperimentando la validità di questa parola, il significato di questa parola. Nella
fattispecie qui abbiamo questa specie di serliana (deriva dagli esempi moderni e antichi che Palladio in questi
anni impiega nella Basilica di Vicenza che abbiamo visto tra le opere pubbliche del terzo tipo), inclusa in un
arco, qui diventa l’ingresso di una grande loggia con volta a crociera.