La Mente Ecologica Del Landscape Urbanism: Caterina Padoa-Schioppa
La Mente Ecologica Del Landscape Urbanism: Caterina Padoa-Schioppa
ri-vista
Caterina Padoa-Schioppa
Dipartimento di Architettura e Progetto, DiAP, Sapienza Università di Roma [email protected]
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Abstract
Il Landscape Urbanism compie venti anni. Disciplina controversa, fin da principio molto popola-
re, molto adatta agli scenari di modificazione della città novecentesca con le sue infrastrutture,
e al sopraggiungere di quel declino economico ed ambientale che ancora oggi conosciamo. Su-
perato da altre “formule” più inclusive di simbiosi tra paesaggio e città, il Landscape Urbanism
ha in effetti cambiato il modo di pensare al progetto del territorio, applicando i principi dell’“eco-
logia della mente” di Gregory Bateson tanto alla natura antropizzata quanto alla città. Questo
saggio riassume le diverse strade teoriche e propensioni dei protagonisti di questa disciplina.
Parole chiave
Landscape Urbanism, ecologia, digitale, resilienza.
Abstract
Landscape Urbanism is now twenty years old. Controversial discipline, yet very popular since the
start, perhaps for its capacity to face those typical urban modifications occurred after the dispos-
al of many large infrastructures within the global economic and environmental decline. Overcome
by other approaches and methodologies of wider symbiosis of landscape and architecture, such
as the Ecological Urbanism, the Landscape Urbanism has indeed changed the way we think the
project of the territory by including Gregory Bateson principle of the “ecology of the mind”. The at-
tempt of this short essay is to present the various theoretical patterns of some of the discipline
protagonists.
Keywords
Landscape Urbanism, ecology, digital, resilience.
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organismi viventi che stabiliscono equilibri mutevo- Del resto, il contrasto con i principi della modernità
li e stabilità dinamiche, e ancora dei possibili rimedi – segnata, come è noto, da quella visione meccani-
in grado di rielaborare strategie di co-abitazione e di cistica e deterministica del mondo che ha prodotto
co-dipendenza, e modelli di progettazione dello spa- organismi statici, indivisi, non sufficientemente ca-
zio, il Landscape Urbanism si occupa da due decenni. librati alle variabili sociali, economiche ed ecologiche
Il termine Landscape Urbanism viene reso ufficia- dei differenti contesti, e più in generale dal predo-
le nell’aprile del 1997, in occasione di un simposio minio dell’artificiale sul naturale e dalla temporalità
e una mostra sponsorizzata dalla Graham Foun- intesa come progresso – ha marcato e modificato le
dation presso l’Università dell’Illinois a Chicago, a categorie di pensiero di tutte le dottrine architetto-
conclusione del primo anno dell’omonimo corso niche dagli anni Sessanta in poi. Nasce in quegli anni
tenuto da Charles Waldheim. Termine che rimanda la poetica del frammento e la concezione proces-
alla fusione semantica e concettuale delle due prin- suale del progetto, alimentata dalle nuove scoper-
cipali discipline che nel Novecento si sono occupate te scientifiche che scardinano l’idea di stabilità, di
delle trasformazioni del territorio, l’urbanistica e controllo, di prevedibilità, a favore dei fattori casuali
l’architettura del paesaggio, e che hanno alternati- e dei cosiddetti fenomeni emergenti (Laszlo, 1985).
vamente assunto il ruolo protagonista, come con- L’osservazione della realtà come accumulo di mate-
seguenza di quel frazionamento dei saperi e delle riale dinamico, evolutivo, incoerente, dalle identità
discipline, iniziato alla fine del XIX secolo, che ha multiple, il cui potenziale merita di essere esplorato
tradito, per così dire, la natura trans-disciplinare del e nutrito per il progetto del nuovo accomuna tutte
fare architettura. le teorie e sperimentazioni sull’ambiente costrui-
Il tentativo di infrangere i confini disciplinari, pri- to. I nuovi paradigmi sono formulati a partire dalla
vilegiando quello che Edgar Morin (2007) chiama il percezione della realtà come sistema complesso,
“pensiero ecologizzante”, basato sull’interferenza, stratificato, dominato da dinamiche, nello spazio e
sulla contaminazione, sull’interrelazione tra i saperi, nel tempo, che solo in parte possiamo conoscere, in-
è in effetti ciò che distingue il Landscape Urbanism, terpretare e prevedere e che sono, pur tuttavia, og-
ma la sua matrice culturale e strumentale è facil- getto di un processo cognitivo e creativo che porta
mente rintracciabile nelle teorie urbane del secondo alla genesi delle strategie e delle forme del proget-
232 dopoguerra e nel paesaggismo degli anni Ottanta. to. Seppure il progetto non può altro che scaturire
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dalla sintesi di conoscenze e competenze distinte rappresentazione e realtà, ri-legittimando la figu-
e complementari, sintesi che la figura dell’architet- ra dell’architetto come stabile interprete e artefice
to incarna nella sua stessa essenza etimologica, la dello spazio costruito.
consuetudine a suddividere le discipline in ambiti In questo senso, è la formula contemporanea del
funzionali, tipologici e scalari, secondo una strut- paesaggismo – più vorace, più inclusiva e perciò più
tura temporalmente gerarchica, è ancora radicata, generica – che, grazie alle tecniche digitali, fa con-
soprattutto negli ambienti accademici. vergere nozioni derivanti da campi disciplinari dif-
Per comprendere la specificità del Landscape Ur- ferenti (dall’agronomia all’ingegneria ambientale,
banism, anche rispetto al paesaggismo contempo- dalla pianificazione urbana al design industriale)
raneo, di cui tramanda e diffonde l’interesse per i attraverso processi di registrazione, trascrizione e
territori sopra descritti (infrastrutture abbandona- formalizzazione delle informazioni che fabbricano
te, aree inquinate, vuoti urbani, etc.) e quella sorta paesaggi virtuali e disegnano spazialità instabili,
di ‘erranza e spaesamento’ che governa il rapporto metamorfiche, nomadi in cui il conflitto o la com-
empatico con il mondo e che permette di concepi- presenza di linguaggi e significati di segno contrario
re strategie di trasformazione come ‘estensione’ di sono tollerati. Si abbandona l’idea suggestiva ma
una costruzione percettiva, immaginaria e culturale riduttiva del genius loci, della presunta identità ori-
della realtà, occorre guardare alle sperimentazioni ginaria e immutabile del luogo, che il processo-pro-
e alle tecniche di rappresentazione dell’insieme di getto può far riemergere, e si rafforza l’idea di un ge-
flussi, di relazioni e di interazioni che costituiscono nius itineris dall’identità mutevole, dove convivono
lo spazio del progetto e che devono molto alla teoria e interagiscono una molteplicità di forze.
dei sistemi, sia sul piano teorico, sia su quello meto- Sorta di passe-partout operativo, associato alle più
dologico e strumentale (Gregory, 2003). Il Landsca- variegate interpretazioni, il Landscape Urbanism
pe Urbanism è il prodotto della pervasiva diffusione offre forse la cornice metodologica e strumentale
dei media elettronici, che non ha solo modificato l’o- più adatta a comprendere e affrontare il progetto
rizzonte di riferimento (pensiamo alla visione satel- dello spazio contemporaneo, oltremodo complesso,
litare come nuovo punto di osservazione del mondo) proprio perché è inteso e formalizzato come spazio
ma anche e soprattutto ha vanificato il conflitto di relazioni dentro un sistema di relazioni, o spazio
tra strategia e forma, tra processo e progetto, tra interconnesso in un sistema interconnesso. 233
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Fig. 1 — Le pubblicazioni del Landscape Urbanism (dall’alto a sinistra): Recovering Landscape (1999), The Landscape Urbanism Reader
(2006), Large Park (2007), Landscape Urbanism. A Manual for the Machinic Landscape (2003), Ecological Urbanism (2010).
Nel paradossale regno delle indifferenze e delle agenti non solo naturali, ma anche sociali, culturali
massime differenze, dove sono scomparse dalla ed economici.
vista le dicotomie radicali, dove il selvatico e l’addo- Non dimentichiamo che, proprio nell’ambito del
mesticato sono pressoché indistinguibili, la storia paesaggio, ancora alla fine degli anni Sessanta –
delle api è dunque doppiamente esemplare. per esempio nelle teorie di Ian McHarg, autore del
Lo è perché rende manifesti i paradigmi della nuova libro Design with Nature – il pensiero ecologico era
condizione umana e della sua azione pianificatrice, interpretato in modo pretestuosamente ortodosso,
e al tempo stesso perché ci permette di chiarire la scientifico, e tradotto poi in dottrine rigide e formu-
nozione di ‘sistema materiale’ (De Landa, 2000) le deterministiche. Solo all’inizio degli anni Settan-
con cui ci misuriamo nel progetto del territorio, e ta, grazie anche alla figura eclettica e carismatica di
che nel Landscape Urbanism sostituisce quella più Gregory Bateson, autore del libro Steps to an Ecolo-
semplice di materiale. gy of Mind, emerge la più moderna e più vasta inter-
Non sappiamo perché le api sono sparite improvvi- pretazione di ecologia, che estende ad ogni sistema
samente, ma sappiamo che esiste una relazione tra di relazione – esterna ed interna, quindi anche quel-
questo e altri fenomeni, anche quando la relazione la tra la mente e l’ambiente, nei processi cognitivi – i
non è visibile, o non è ‘più’ visibile, e non è lineare. principi evolutivi, cibernetici, interagenti.
Tale percezione della realtà è resa possibile dalla no- Il vero paradigma del Landscape Urbanism è dun-
zione olistica, multi-scalare, interdisciplinare di eco- que, in ultima analisi, la sua implicita filosofia eco-
logia, nozione che concepisce il binomio ‘organismo logica, e forse non a caso coloro che alla fine degli
234 + ambiente’ inseparabile, e l’ambiente popolato da anni Novanta ne strutturarono lo statuto disciplina-
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Fig. 2 — Detroit: Lo stabilimento delle Automobili Packard in stato di abbandono dal 2010.
re – James Corner, Charles Waldheim, Mohsen Mo- editoriali e professionali, il Landscape Urbanism ha
stafavi in testa – hanno recentemente riformulato il rivelato una doppia identità (Padoa Schioppa, 2010).
medesimo concetto nell’Ecological Urbanism (fig.1). La prima identità è quella incarnata da paesaggi-
Nato come superamento dei limiti e delle contrad- sti come Charles Waldheim, James Corner, Adriaan
dizioni del Landscape Urbanism, di cui ora parlere- Geuze e altri, la cui attenzione era ed è per lo più
mo, l’Ecological Urbanism è, se possibile, ancor di rivolta ai territori dell’abbandono, come i milioni di
più un contenitore di eterogeneità, dove convivono metri cubi in rovina nella città di Detroit (fig. 2), o i
sperimentazioni, linguaggi e teorie che hanno come suoli ricoperti da milioni di metri cubi di detriti nel-
unico comune denominatore l’approccio ecologico la discarica di Fresh Kills. Paesaggi aberranti, privi
al progetto, prima ancora che al contesto. Non ba- o quasi di natura, dove non è possibile ipotizzare
sta applicare le formule dell’ecologia del paesaggio programmi di ripopolamento antropico, ma solo,
per comprendere e per generare sistemi complessi e casomai, programmi di riabilitazione, come si fa con
strutture ecologiche. È necessario ‘comportarsi’ co- un malato, basati sull’imprescindibile e reciproca
me un sistema complesso e come una struttura eco- compatibilità funzionale, sostenibilità economica e
logica, ricorrendo a quegli strumenti, resi disponibili complementarietà ecologica tra attività di bonifica
dall’Era dell’informazione, che permettono di orga- e attività sociali, ludico-sportive e culturali.
nizzare il sistema di conoscenze per livelli sovrappo- I ‘grandi parchi’ contemporanei altro non sono che
nibili, quantificabili, che compongono ‘campi di for- i discendenti, meno nobili, dei parchi pastorali
ze’ deformabili, programmaticamente estendibili. dell’antica tradizione americana, troppo grandi per
In effetti, fin dalle prime esperienze accademiche, essere misurati, per avere assegnata una singola 235
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identità geografica e temporale. I “siti disturbati”, costoro continuavano a costruire le proprie ipotesi
come li definisce Elisabeth Meyer nel suo saggio di lavoro immaginando scenari di sviluppo urbano di
pubblicato in Large Parks, per far risuonare il senso segno positivo, progetti di nuove infrastrutture per
dell’interruzione, dell’interferenza – in matematica una società in crescita.
si potrebbe parlare di ‘biforcazione’, ossia di varia- Ma quell’ipotesi si è rivelata poco ‘sostenibile’ nel
zione topologica o qualitativa che ben si adatta al- mondo segnato dalla crisi globale delle risorse. La cri-
la descrizione di un sistema dinamico come quello si oggi, secondo molti, costringe perfino a modificare
ecologico – diventano l’occasione per riformulare i i paradigmi, in qualche maniera rassicuranti, sui quali
fragili rapporti tra consumo e produzione, tra tecno- si sono basate le strategie di rigenerazione urbana, di
logia e ambiente, tra privato e pubblico, tra dentro e riuso, di riciclo, per cominciare piuttosto a progettare
fuori. Oggetto insieme di una redenzione collettiva strategie di declino e di abbandono duraturo.
e di una sperimentazione disciplinare, i parchi sono Ciò che invece non è stato compreso, e che potrebbe
il pretesto per affermare, nei processi di trasforma- ancora incidere fortemente nelle teorie urbane fu-
zione delle aree metropolitane, il ruolo protagonista ture – e in effetti nell’Ecological Urbanism questo
del paesaggio, capace non solo di mettere in atto aspetto è meritatamente affrontato – è che il tema
scambi opportunistici tra ecologia ed economia, ma morfologico, la genesi della forma urbana, anche
anche di celebrare il ‘sublime’ in luoghi che sembra- quella di un declino permanente, è ineludibile nel
vano per sempre spacciati. progetto del territorio. Nell’Infra_Urbanism di Stan
L’altra identità, più celata e più controversa, è quel- Allen e nell’Infra_Structuralism di Reiser+Umemoto
la attribuibile ad architetti come Reiser+Umemoto, (fig.3) la concezione ‘terapeutica’ del Landscape Ur-
Stan Allen, e più tardi Ciro Najle, teorici di un Land- banism viene completamente travalicata. Lo studio
scape Urbanism più concettuale, ma anche mag- dell’ecologia del paesaggio e dei processi di morfo-
giormente legato al tempo, allo spazio e alla materi- genesi di modelli e di architetture naturali li conduce
cità dell’architettura. Di questa identità si parla con a indagare la complessità come espressione strut-
difficoltà perché, di fatto, l’impatto che ha avuto turale e formale dell’architettura. Senza rinunciare
sulla comunità scientifica e sul dibattito culturale e alla dimensione tattica – l’“indeterminatezza pro-
mediatico è stato molto più esile. La ragione è fa- grammatica”, formula koolhaasiana che ha trovato
236 cile da comprendere. Alla fine degli anni Novanta, grande consenso sia tra gli architetti che tra i pae-
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Padoa-Schioppa
Fig. 3 —Reiser+Umemoto Studio:
Immagine di Concorso per il West
Side Convergence a New York (1999).
Modello di Infra_Structuralism.
Fig.4-5 —Architectural Association
School of Architecture: Modelli
prodotti dagli studenti per la mostra
Parametric Urbanism (2008), ©
Caterina Padoa Schioppa.
saggisti e gli urbanisti – essi concepiscono il proget- nelle strutture animali. Differenziazione adotta-
to come il dispiegamento di una complessa ecologia to come strumento cognitivo – nelle mappe, per
artificiale. I loro “campi strutturati” (Allen, 1999) o esempio, che sono proprio la descrizione proiettiva
“paesaggi programmati” (Reiser+Umemoto, 2006) di un campo di differenze – ma anche come principio
sono prototipi di flessibilità in cui si realizza quella costruttivo che permette l’assorbimento morbido
co-abitazione tra spazi progettati e spazi colonizza- delle deformazioni, delle perturbazioni, delle inter-
bili, programmaticamente indeterminati, entrambi ferenze nello spazio e nel tempo, analogamente alle
definiti da precise geometrie e morfologie. membrane geodetiche.
Virtualmente inteso come ‘palinsesto di superfici’, Così interpretati, continuità e differenziazione non
strati sovrapposti densi di storie – una “danza di sono principi contrapposti, sono anzi derivati del
parti interagenti” lo definisce Bateson (2000) – il medesimo presupposto teorico, anch’esso collega-
paesaggio è la manifestazione concreta di una con- to con l’ecologia, che è quello della ‘resilienza’, l’at-
tinuità tra forma e funzione, tra intelligenza e bel- titudine a leggere e concepire confini labili – perché
lezza. Usando il dispositivo concettuale e tecnico dinamici, graduali e malleabili – e al tempo stesso
della superficie – che altro non è che un ennesimo stabili – perché ancorati alle catene di interazioni di
strato della superficie terrestre – gli architetti co- cui ogni territorio è composto.
niugano la continuità spaziale e l’alterità, giungen- Interiorizzare la resilienza, la realtà vista come giu-
do ad un’autentica e letterale simbiosi tra architet- stapposizione di campi vettoriali o gradienti, signifi-
tura e paesaggio. ca, dal punto di vista metodologico, pensare e ope-
‘Continuità e differenzazione’ sono i principi meto- rare attraverso la topologia, l’arte della deforma-
dologici e operativi nei loro processi di conoscenza e zione continua (fig.4-5) che, secondo Michel Serres
di morfogenesi, sperimentati attraverso le tecniche (1993), fonda le proprie radici nel concetto di Apeiron
del mapping, della simulazione dinamica, della ma- – l’entità ‘senza limiti’ che racchiude gli opposti – del
nipolazione diagrammatica. Continuità – o meglio filosofo presocratico Anassimandro.
ancora simultaneità – tra la fase analitica e la fase Annullando anche il confine tra il virtuale e il reale
sintetica; tra la scala sistemica e la scala fenome- – reso possibile dall’uso sapiente delle tecniche digi-
nica; tra l’adattamento funzionale, la flessibilità tali odierne – o tra mente e corpo, per dirla alla ma-
strutturale e l’economia materiale, proprio come niera di Bateson, il “paesaggio macchinino” di Ciro 237
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Najle (2003) approda a un’ulteriore sintesi tra archi- Nel presente diluvio di concetti, la storia delle api ci
tettura e paesaggio. Ecologico diventa ora il proces- torna utile.
so attraverso cui si entra in contatto con un’entità Le arnie spopolate rappresentano il contesto odier-
senza confini, ovvero il contesto fisico, dove i limiti no con cui entriamo in relazione. Per dirla alla De
sono determinati dalla capacità – comunque limita- Landa, si tratta di un composto di materia che mo-
ta e parziale – di catturare con gli occhi e con la men- stra proprietà emergenti, anche se nella circostanza
te un certo numero di ‘interazioni’ fra gli elementi. attuale la funzionalità risulta interrotta. In natura,
Limiti perciò transitori, espandibili e resilienti. Un infatti, il favo è una sofisticatissima architettura di
siffatto processo è necessariamente generativo, celle di cera esagonali che formano un reticolo con-
dal momento che per compiersi attinge alla poten- tinuo e aperto dove vivono decine di migliaia di indi-
za creatrice della relazione – empatica e affettiva, vidui fra loro perfettamente organizzati. Una vera e
seppur manovrata da un dispositivo rigoroso come propria città.
il computer – che si stabilisce con quel contesto. At- Dal punto di vista strutturale, formale e sociale, in
traverso un procedimento diagrammatico, ovvero un’economia di materiali e di risorse, e in un perfet-
un sistema di trascrizione astratto e ascalare che to equilibrio fra forze gerarchiche e distribuite, il ma-
isola e sovrappone le singole componenti di un de- gnifico modello di tassellazione spaziale – peraltro,
terminato territorio, si fabbrica progressivamente con poche varianti, riprodotto artificialmente dagli
un paesaggio virtuale che incarna la realtà osserva- apicoltori – è un condensato di intelligenza e di bel-
ta e la trasforma in una ‘realtà potenziata’. In questa lezza, che alcuni, ragionevolmente, hanno tentato
realtà virtuale sono rappresentate le dinamiche in di studiare ed emulare nelle proprie architetture.
movimento del territorio ovvero i flussi spazio-tem- Scegliere di osservare e imitare questi modelli – sia
porali, attuali o potenziali, materiali e immateriali, dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista
ma al tempo stesso sono tracciate le linee direttrici formale – cercare le proprietà emergenti di ogni con-
da cui prende forma il progetto. Manuel De Landa testo sono la risposta che il Landscape Urbanism ha
(2000) definisce questa realtà “sistema materiale fornito negli ultimi vent’anni alle rapide e spesso ro-
[…] un composto di materia che mostra proprietà vinose trasformazioni del pianeta.
emergenti”, proprio per enfatizzarne le potenzialità, A questo punto ricomporre le due identità del Land-
238 che solo il progetto è in grado di attualizzare. scape Urbanism non sembra difficile.
Padoa-Schioppa
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