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DDL Zan

Il DDL Zan, approvato il 4 novembre 2020, introduce misure per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. La legge modifica il Codice penale per includere nuove aggravanti e definisce chiaramente i termini chiave, promuovendo la libertà di espressione a condizione che non inciti alla violenza. Inoltre, istituisce la Giornata nazionale contro l'omofobia e prevede strategie nazionali per combattere le discriminazioni.
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Il DDL Zan, approvato il 4 novembre 2020, introduce misure per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. La legge modifica il Codice penale per includere nuove aggravanti e definisce chiaramente i termini chiave, promuovendo la libertà di espressione a condizione che non inciti alla violenza. Inoltre, istituisce la Giornata nazionale contro l'omofobia e prevede strategie nazionali per combattere le discriminazioni.
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DDL ZAN – Sintesi

Articoli
Il DDL Zan, approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020, mira a introdurre misure
per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate su sesso, genere,
orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.

Art. 1
Definisce i termini principali della legge:

• Sesso: sesso biologico o anagrafico.

• Genere: qualsiasi manifestazione esteriore di una persona, conforme o contrastante


con le aspettative sociali legate al sesso.

• Orientamento sessuale: attrazione sessuale o affettiva verso persone di sesso


opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi.

• Identità di genere: identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere,


anche se diversa dal sesso biologico e indipendentemente dall’avere concluso un
percorso di transizione.

Art. 2
Modifica l’articolo 604-bis del Codice penale, aggiungendo "sesso, genere, orientamento
sessuale, identità di genere o disabilità" ai motivi di discriminazione e violenza punibili.

Art. 3
Modifica l’articolo 604-ter del Codice penale, includendo "sesso, genere, orientamento
sessuale, identità di genere o disabilità" come aggravanti per i reati di discriminazione e
violenza.

Art. 4
Tutela il pluralismo delle idee e la libertà di espressione, purché non promuovano incitamento
alla discriminazione o violenza.

Art. 5
Modifica il decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, prevedendo per i condannati di questi reati la
possibilità di svolgere attività non retribuite a favore della collettività.

• Questo lavoro può essere svolto presso associazioni che tutelano le vittime di
discriminazione e violenza.

• Le modalità del lavoro saranno determinate dal giudice tenendo conto delle cause
della condotta del condannato.
Art. 6
Modifica l’articolo 90-quater del codice di procedura penale, includendo "sesso, genere,
orientamento sessuale o identità di genere" tra i motivi che possono giustificare la richiesta di
misure cautelari personali.

Art. 7
Istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, che
si celebra il 17 maggio.

• Promuove la cultura del rispetto e dell’inclusione, contrastando pregiudizi,


discriminazioni e violenze.

• Non prevede riduzioni d’orario lavorativo né sospensioni delle attività scolastiche.

• Scuole e amministrazioni pubbliche sono invitate a organizzare attività compatibili con


le risorse disponibili.

Art. 8
Modifica il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, introducendo una strategia nazionale
triennale contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.

• La strategia, realizzata in collaborazione con enti locali e associazioni, coprirà aree


come educazione, lavoro, sicurezza, comunicazione e media.

• L’attuazione sarà curata dalle amministrazioni pubbliche nei limiti delle risorse
disponibili.

Art. 9
Modifica l’articolo 105-quater del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, specificando i reati
che consentono l’accesso ai centri contro le discriminazioni per motivi legati all’orientamento
sessuale o all’identità di genere.

Art. 10
Prevede rilevazioni statistiche triennali dell’ISTAT in collaborazione con l’OSCAD, per
monitorare l’applicazione della legge e sviluppare politiche contro discriminazioni e violenze.

Disposizioni finali

• La legge non deve generare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

• Entro 60 giorni dall’entrata in vigore, il Ministro della Giustizia definirà con regolamento
le modalità per il lavoro non retribuito a favore della collettività.
Sintesi articoli
Il DDL Zan è un disegno di legge costituito da dieci articoli, finalizzato a combattere
omotransfobia, abilismo e misoginia. Di seguito una sintesi dei singoli articoli:

1. Definizioni: Chiarisce i termini chiave come "sesso", "genere", "orientamento


sessuale" e "identità di genere" per garantire precisione e superare eventuali
pregiudiziali di costituzionalità.

2. Modifica all'articolo 604-bis del codice penale: Estende le norme che puniscono la
discriminazione basata su razza, etnia, nazionalità e religione anche a motivazioni
legate a sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Non
include la propaganda di idee per queste nuove motivazioni, che resta punita solo in
caso di razzismo.

3. Modifica all'articolo 604-ter del codice penale: Introduce un’aggravante obbligatoria


e più severa per crimini motivati da sesso, genere, orientamento sessuale, identità di
genere o disabilità, analogamente a quanto previsto per crimini a sfondo razziale,
religioso o etnico.

4. Pluralismo e libertà di espressione: Sancisce che la libertà di opinione rimane


garantita, a patto che non sfoci in incitamenti concreti ad atti discriminatori o violenti.

5. Coordinamento con la Legge Mancino: Estende le pene accessorie previste dalla


Legge Mancino per reati d'odio razziali o religiosi anche ai crimini fondati su sesso,
genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.

6. Vulnerabilità delle vittime: Inserisce le vittime di reati motivati da sesso, genere,


orientamento sessuale, identità di genere o disabilità tra le persone in condizione di
particolare vulnerabilità, garantendo maggiori tutele durante l'assunzione di
informazioni e testimonianze.

7. Giornata nazionale contro l'omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia: Istituisce il


17 maggio come giornata dedicata alla sensibilizzazione contro la discriminazione
legata all'orientamento sessuale e all'identità di genere. La partecipazione resta
volontaria per gli enti coinvolti.

8. Ampliamento delle competenze dell’UNAR: Estende il ruolo dell’Ufficio Nazionale


Antidiscriminazioni Razziali per includere la lotta alle discriminazioni basate su
orientamento sessuale e identità di genere, prevedendo una strategia nazionale
triennale in questo ambito.

9. Integrazione del Decreto Rilancio: Aggiorna l'art. 105-quater del Decreto Rilancio per
includere tra i destinatari dei centri antidiscriminazione le vittime di reati aggravati da
motivazioni legate all'orientamento sessuale o all'identità di genere.
10. Statistiche su violenza e discriminazione: Affida all'ISTAT, in collaborazione con
l’OSCAD, la realizzazione di indagini statistiche triennali sui fenomeni di violenza e
discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi, sessuali o legati all’identità di
genere, comprendendo sia i dati oggettivi che le percezioni delle vittime e della
popolazione.

Critiche della destra


Le critiche mosse al DDL Zan dalla destra italiana si concentrano su diversi aspetti, spesso
influenzati da informazioni distorte o da strumentalizzazioni politiche.

Ecco le principali osservazioni critiche:

• Libertà di espressione:
La destra sostiene che il DDL Zan possa limitare la libertà di espressione, impedendo
di esprimere opinioni contrarie all’omosessualità, anche per motivi religiosi. Tuttavia,
questa critica appare infondata, dato che il testo della legge tutela esplicitamente la
libertà di espressione, purché questa non promuova discriminazione o violenza.

• Indottrinamento nelle scuole:


Un’altra critica riguarda l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la
transfobia e la lesbofobia, accusata di voler indottrinare i bambini, promuovendo
l’omosessualità o una presunta "teoria del gender". Questo timore è infondato: la
giornata si propone di educare al rispetto, alla tolleranza e alla prevenzione della
discriminazione, senza intenti ideologici.

• Confusione tra genere e identità di genere:


Alcuni esponenti della destra, come il senatore Pillon, confondono spesso i concetti di
"genere" e "identità di genere". Tuttavia, il DDL Zan definisce con chiarezza queste
nozioni e tutela in particolare le persone transgender, ossia coloro che si identificano
con un genere diverso da quello assegnato alla nascita. La destra sfrutta tale
confusione, alimentando paure ingiustificate con lo spauracchio del cosiddetto
"gender".

• Distorsione del dibattito pubblico:


Talvolta, per attaccare il DDL Zan, vengono portati argomenti irrilevanti o pretestuosi.
Esempi significativi sono interventi come quelli dei senatori Romeo e Pillon, che
hanno discusso di smalto sulle unghie degli uomini e di calciatori che telefonano alla
mamma, argomenti non pertinenti alla legge.

• Proposta alternativa del DDL Scalfarotto:


La destra e, in parte, Italia Viva propongono come alternativa al DDL Zan il DDL
Scalfarotto, una versione depotenziata. Questa proposta omette la tutela dell’identità
di genere e la Giornata nazionale contro l’omofobia, risultando quindi meno incisiva
nella lotta contro la discriminazione.
Opposizione della Vaticano
Il Vaticano si è opposto al DDL Zan, inviando una nota formale al governo italiano, di cui il
Corriere della Sera ha riferito. Sebbene il contenuto integrale non sia stato divulgato, le
principali critiche della Santa Sede si concentrano su due aspetti specifici del disegno di
legge:

1. Libertà di espressione:

• Il Vaticano teme che il DDL Zan possa limitare la libertà di espressione dei suoi
rappresentanti, impedendo loro di proclamare la dottrina cattolica, che definisce le
unioni omosessuali come peccaminose.

• Questa preoccupazione appare infondata, poiché il testo del DDL Zan tutela
chiaramente la libertà di espressione, a condizione che questa non istighi alla
discriminazione o alla violenza. In particolare, l’articolo 4 della legge stabilisce che:

"Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti o di opinioni, nonché le condotte


legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, che non siano idonee
a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti."

2. Attività scolastiche:

• L’articolo 7 del DDL Zan prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro
l’omofobia, la transfobia e la lesbofobia, invitando le scuole ad organizzare attività
educative per promuovere il rispetto e l’inclusione.

• Il Vaticano si oppone, sostenendo che lo Stato non possa obbligare le scuole


cattoliche a trattare argomenti in contrasto con la dottrina della Chiesa.

• Questa preoccupazione è più comprensibile, ma non del tutto giustificata. Le scuole


private, comprese quelle cattoliche, hanno autonomia didattica, ma non possono
sottrarsi all’applicazione delle leggi dello Stato.

• L’obiettivo della Giornata nazionale è prevenire discriminazione e bullismo,


promuovendo una cultura di rispetto e inclusione, senza alcuna intenzione di
"promuovere" l’omosessualità o andare contro specifiche fedi religiose.
Domande e Risposte
Approfondimento sul DDL Zan

Il DDL Zan è un disegno di legge volto a rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le


violenze motivate da fattori identitari. Qui di seguito una sintesi dei principali punti, con
risposte ai dubbi più comuni:

1. Cosa è il DDL Zan e cosa aggiunge alla legge Mancino?

Il DDL Zan amplia le tutele previste dalla legge Mancino, che già punisce atti discriminatori
basati su: razza, etnia, religione, nazionalità.

Introduce nuove categorie, includendo:

• Sesso;

• Genere;

• Orientamento sessuale;

• Identità di genere;

• Disabilità.

2. Cosa significa "identità di genere"?

L'identità di genere rappresenta il sesso che una persona sente di avere interiormente,
indipendentemente da quello assegnato alla nascita. Può coincidere o meno con il sesso
biologico;

3. Il DDL Zan limita la libertà di espressione?

No. Il DDL Zan salvaguarda esplicitamente la libertà di opinione e di espressione, a meno che
queste non istighino:

• Alla discriminazione;

• Alla violenza.
La possibilità di esprimere opinioni, anche critiche, è quindi protetta.

4. Cosa si intende per "istigazione alla discriminazione"?

Per istigazione si intende incitare altre persone a compiere atti discriminatori concreti, non
semplicemente esprimere opinioni o fare battute.

• È lo stesso principio già applicato dalla legge Mancino per le discriminazioni razziali.

5. Il DDL Zan darà più tutele a certe persone rispetto ad altre?

No.
Il DDL Zan mira a tutelare le categorie che sono più frequentemente vittime di discriminazioni.
Tuttavia, i reati motivati da odio verso qualsiasi orientamento o identità, inclusi quelli contro
gli eterosessuali, possono essere perseguiti.

6. Il DDL Zan introdurrà l'aggravante di omofobia in ogni caso di violenza?

No.
L’aggravante si applicherà solo quando la violenza è motivata dall’odio verso:

• L'orientamento sessuale;

• L'identità di genere;

• Altre caratteristiche protette dalla legge.

In assenza di tale motivazione, verranno applicate altre aggravanti previste (es. per futili
motivi).

7. Il DDL Zan insegnerà la "teoria del gender" nelle scuole?

No.
Introduce solo una Giornata nazionale contro l’omofobia, la transfobia e la lesbofobia,
per:

• Educare al rispetto;

• Sensibilizzare gli studenti sul significato di omofobia e transfobia, stimolando una


riflessione consapevole.

8. Il DDL Zan favorirà l’utero in affitto o le adozioni gay?

No.
Questi temi non sono trattati nel disegno di legge.

9. Qual è il vero obiettivo del DDL Zan?

Fornire un nome e un riconoscimento giuridico ai reati di odio e discriminazione basati su:

• Sesso;

• Genere;

• Orientamento sessuale;

• Identità di genere;

• Disabilità.
L'obiettivo è dare tutele concrete alle categorie colpite da violenza e discriminazione.

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