Appunti Libro
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Capitolo 9: La città
La città si è evoluta nel luogo dove vive la maggior parte della
popolazione. Si è sviluppata durante l’epoca del commercio e degli
stati nazionali per poi ricevere una spinta dall’industrializzazione. Le
città danno impulso all’economia e alla cultura. Il grado di
urbanizzazione cambia notevolmente tra nord e sud del mondo: il
nord (i paesi più sviluppati) sono caratterizzati da aree di
megalopoli, cioè, aree costituite da una grande quantità di città
interne. Il sud del mondo è invece meno urbanizzato ma le sue città
hanno la densità di popolazione più alta a causa dell’alto tasso di
natalità.
La città è fondamentalmente un nodo di relazioni in uno spazio che
occupano. La rete è l’espressione delle relazioni che rendono
funzionale lo spazio. Esistono 3 tipi di reti:
1. La città nella regione: ogni città ha una sua regione di
influenza da cui trae le sue materie prime. Le relazioni tra le
città sono molteplici e seguono un ordine gerarchico. L’insieme
delle relazioni crea l’area urbana.
2. La città senza regione: sta da sola, senza curarsi del mondo
contadino. Sono città di scambi, industriali in aree con molte
materie prime.
3. La regione nella città: potrebbe essere il futuro
dell’urbanizzazione. La città ottiene così tanta rilevanza e
territorio da oscurare e inglobare la propria regione al suo
interno e rimanere autosufficiente. Metropoli (città molto
grandi che comunicano tra di loro), megalopoli (inglobano
territorio urbanizzato per centinaia di chilometri) e metapoli
(ingloba lo spazio delle metropoli) riuniscono popolazioni
diverse, portando a differenziazione sociale.
La città affascina per il suo essere un mondo a sé, un mondo di
omologazione del singolo, di massa. I suoi quartieri la dividono
dall’interno, classificando le varie zone (residenziale, d’affari etc), la
mobilità la rende dinamica, sono necessarie treni, tram,
metropolitana, bus etc. Oggi la mobilità è accresciuta a causa di
un’economia sempre più diversificata e da una società
individualista.
Ci sono vari tipi di piante delle città: quadrangolare (con vie interne
perpendicolari o parallele), ortogonale (limpida, New York), circolare
(cerchi che si espandono verso l’esterno, Parigi), labirinto degli
insiemi (fatto di giustapposizioni di alveoli chiusi, Tunisi) e
composita (con elementi di tutte le piante, Los Angeles).
Architetti e urbanisti devono risolvere il continuo aumentare dei
bisogni della massa, gestire la crescita urbana. Devono essere
ingegneri e gestire lo spazio al meglio. Nello sviluppo della città si
creano più problemi di quelli che si risolvono.
La città è un insieme di immagini: è un mostro che inghiotte e
inquina il circondario, è una gioia che accompagna il progresso, è
un simbolo della ricchezza o della miseria, è notturna, piena di vizi.
Va venduta per il turismo.
Capitolo 10: la periferia
In opposizione alla città c’è il paesaggio urbano e le periferie. C’è un
processo di rururbanizzazione, cioè di trasformazione dell’ambiente
rurale determinato spostarsi in quello urbano per lavoro. Questo
processo si sta sviluppando in Europa in modi diversi in base allo
stato. Il paesaggio generale rimane quello della campagna ma
l’agricoltura diventa un progetto di valorizzazione, le fattorie
diventano residenze, le metropoli vengono circondate da quartieri di
villette a schiera. In Europa il sogno contadino è dettato dalla
nostalgia e dall’individualismo.
I contadini per secoli avevano plasmato lo spazio europeo. Si erano
radicati e avevano costruito comunità stabili. Una volta che il
primato è passato alle città, la situazione è cambiata. Ora la
maggior parte dell’agricoltura è gestita dall’agroindustria e i piccoli
contadini sono quelli che ne soffrono di più.
Il contadino diventa agricoltore quando rinuncia ai metodi degli
antenati per utilizzare le invenzioni moderne. Diventa poi
imprenditore quando il suo capitale investito e il rendimento
superano ogni altro fattore. Per l’imprenditore l’attaccamento e la
famiglia non sono importanti, di solito opera attraverso una società.
La scomparsa dei contadini ha aperto la strada ai mercati di scala
globale come quello del caffè. Da un lato le campagne sono
diventate uno spazio produttivo fondamentale, dall’altro un
ambiente che richiede protezione.
Capitolo 11: il mare, il litorale
La Terra è fatta principalmente di acqua. Esistono diversi tipi di
mari: interni, costieri, oceani… è stato il luogo di traffici fin
dall’antichità ed oggi il più importante per le relazioni tra stati.
L’apertura del mare è stato l’impulso per le imprese coloniali e il
capitalismo.
I trasporti marittimi sono fondamentali per il commercio in quanto
garantiscono costi inferiori rispetto all’aereo. Esistono quattro
grandi traffici: il petrolio, gigantismo (delle compagnie che
dominano il mercato), le navi (essenziali per la produttività, le cifre
(che concernono gli affari e le tonnellate). I container garantiscono
costi più bassi e sono facili da mantenere e sono quindi strumenti
essenziali per la mondializzazione.
Per i passeggeri invece il periodo migliore è stato il 1960. Poi la
nave è stata soppiantata dall’aereo e gli unici viaggi che si fanno
ancora sono le crociere e le piccole traversate. La gente di mare è
cambiata molto, portando a comunità con valori contradditori come
il viaggio continuo ma anche un forte attaccamento al paese
d’origine. Anche i passeggeri del porto, nonché le città portuali e i
porti sono cambiati. Questi ultimi hanno perso il lato pittoresco a
causa del modo diverso di svolgere le mansioni (con gru etc).
In Europa si sta assistendo ad un fenomeno di litoralizzazione, cioè
l’occupazione della popolazione dei litorali. Essi offrono diverse
possibilità di impiego, sia nei porti e nella navigazione, sia nel
settore terziario. La frequente invasione dei litorali durante varie
stagioni porta anche ad un aumento del bisogno di manutenzione
del territorio.
Capitolo 12: la natura
È una delle grandi preoccupazioni del mondo intero. I geografi
devono tenere conto della relazione tra attività umane e natura.
Essa costituisce una parte fondamentale del patrimonio geografico,
fu scoperta e riscoperta nel 17^ secolo procede con i viaggi e le
scoperte dell’uomo. Con il nome di ecologia può essere scienza,
religione e politica. Al centro della discussione c’è la relazione tra
uomo e natura.
La geografia fisica è distinta da quella umana. La geografia fisica si
occupa effettivamente della natura. Oggi è divisa in vari ambiti
come la geomorfologia o l’idrologia. La prima è la più importante, in
quanto studia i rilievi e i bacini, la tettonica e il movimento del
terreno e il vulcanesimo, le corrugazioni e le faglie. Negli anni 60 ha
ignorato la preoccupazione generale sull’impatto ambientale. Si
parla di geografia fisica anche perché non c’è alcuna riflessione su
di essa. Postula una natura immobile.
La geografia fisica ha subito un forte cambiamento dopo la seconda
guerra mondiale. L’evoluzione ha portato a tre tendenze:
1. La natura dinamica: prese in considerazione le evoluzioni e i
processi
2. È espressa nella sua interezza e non in segmenti: le
interrelazioni sono importanti come i singoli fattori
3. La natura è antropizzata: l’uomo ha modificato la natura a
seconda dei suoi bisogni. La natura fa parte della coscienza
dell’uomo.
Lo spazio ha bisogno di più analisi per avere una sintesi. La
geografia grazie alla sua comprensione della natura ritrova in
tutto un significato.
La crescita della città ha risvegliato un nuovo romanticismo della
natura. Nel 1971 in Canada è stata fondata Greenpeace,
un’associazione per la salvaguardia della natura. Le risorse sono
diventate indispensabili e si dividono in rinnovabili, non
rinnovabili e materie prime. I rischi sono aumentati, soprattutto
quelli di disastri naturali. Il rischio più grande è il riscaldamento
del pianeta dovuto al buco dell’ozono. Di fronte a questi rischi la
prevenzione è la risposta più efficace.
In questa nuova visione della natura la geografia si trova
spiazzata. Non ha gli strumenti per occuparsi del territorio e
quindi si è deciso che rimarrà una scienza umana e della società,
non dimenticandosi però dello studio della natura.
Capitolo 13: Le diseguaglianze
La geografia sociale fa riferimento alla società ed è nata negli
Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale, specialmente negli
anni 60. Studia i rapporti sociali in base agli spazi che li
determinano. Ogni uomo nella sua individualità è diverso e
questo si traduce negli spazi a lui assegnati. La sua individualità
causa le diseguaglianze. È un tema ricorrente nella geografia
sociale.
Lo squilibrio si riscontra soprattutto a livello economico tra il Nord
e il Sud del mondo. A sud si possono distinguere tre categorie:
1. Quelli che accedono allo sviluppo tramite le rendite petrolifere
2. Quelli che sono più poveri che ricchi e seguono la tendenza
economica
3. Quelli per cui è impensabile lo sviluppo e che richiedono
costante assistenza
La diseguaglianza si presenta a grande scala. Le diseguaglianze
fra gli stati complicano l’assetto mondiale mentre le
diseguaglianze tra regioni e aree più piccole riempiono le mappe
di aree forti (di sviluppo, ricche) e aree deboli (dove si possono
sviluppare elementi negativi): Due grandi spazi ricorrenti sono la
metropoli (di grande sviluppo ma con un assetto sociale
complicato) e le città di media\piccola grandezza, piene di attività
locali. Le diseguaglianze sono purtroppo una regola nell’esistenza
umana nonostante si sia tentato di porvi fine.
Capitolo 14: la segregazione
A seconda del luogo in cui abitano, gli uomini possono godere o
non godere di certi diritti o essere discriminati. I limiti possono
essere impliciti o espliciti, reali o immateriali. Possono provenire
da una vera e propria politica di separazione o può essere
risultato di fattori geografici con parametri dominanti ma non
assoluti, come la condizione sociale o la ricchezza.
Le parole democrazia e segregazione dovrebbero essere opposte.
Quindi cosa si intende per segregazione democratica? La prima è
quella dettata dal denaro. La lotta di classe secondo Marx si
capisce dalla geografia sociale. Si distingue lo spazio proletario
da quello dei padroni. C’è un’opposizione tra i quartieri proletari e
i quartieri borghesi, questo nonostante la supremazia della classe
media dovrebbe portare ad una certa omogeneizzazione tra le
classi. Questa segregazione non ha confini precisi, in quanto la
realtà della città porta ad un puzzle dove emergono alcune
regole. Il reddito, il patrimonio, l’istruzione, la sicurezza e
l’accessibilità sono diventati fondamentali.
Alcune scissioni si uniscono a quella di reddito. Tra queste c’è
quella di identità. In teoria, le frontiere avrebbero dovuto
risolvere questo problema creando uno spazio abitato da un
unico popolo. Rimangono sempre però delle minoranze,
soprattutto in quegli stati coloniali dove erano stati ammassati
popoli diversi. Diversi tipi di soluzione sono stati messi in atto: la
pulizia etnica (la peggiore, si elimina l’oggetto che causa la
tensione), il muro (in mancanza di accordo divide le due
comunità) e l’intervento dell’ONU. Ha trovato la forma più
complessa nelle metropoli, da sempre terreno di immigrazione.
Gli immigrati di solito si raccolgono nelle proprie comunità, in
quanto non si sentono a loro agio nel nuovo clima, portando a
comunità con due culture: quella della città ospitante e la
propria. La divisione è più marcata in gruppi con un’identità forte,
di solito con una condizione sociale al di sotto della media. In
Europa la soluzione che è stata trovata è l’integrazione.
La segregazione più completa è quella politica, sotto la violenza.
Due esempi sono i ghetti ebraici e l’apartheid. I ghetti erano vere
e proprie comunità ebraiche tenute in uno spazio sotto stretta
sorveglianza della popolazione musulmana o cristiana.
L’apartheid era un vero e proprio regime di razzismo statale,
basata sulla presunta superiorità della razza bianca. Fu abolita
nel 1990 quando l’African national congress sotto l’impulso di
Nelson Mandela l’ha sostituito con una società integrata.
Quest’ultima fu un modello per problemi reali risolti a favore della
minoranza. L’apartheid ha lasciato un segno indelebile sull’Africa
del sud e dove i contrasti sono più crudeli può diventare una
tentazione. La shoah è il riferimento più drammatico. I massacri
avvengono ancora come ad esempio in Cambogia.
Capitolo 15: il potere
Lo stato-nazione è attualmente la forma più elevata di potere
esercitata su un territorio. Uno stato è un’organizzazione dotata
di un governo riconosciuto sia all’interno che all’esterno, che
esercita potere su una popolazione e un territorio. Il potere dello
stato ha per anni combinato il potere temporale e quello
religioso. Il consenso mondiale è oggi definito da un accordo tra
governanti e rappresentanza del popolo attraverso elezioni
democratiche. La geografia del mondo continua ad essere molto
differenziata: esistono grandi stati, piccoli stati, chi rispetta
l’accordo in modo più accurato e chi non lo rispetta. Il potere su
un territorio è identificato ed organizzato in frontiera (delimita il
territorio. Oggi la globalizzazione e il liberalismo cancellano i
limiti mentre i controlli doganali e la lotta contro il terrorismo li
rende più rigidi), la capitale (politicamente la testa dello stato) e
l’amministrazione territoriale.
C’è sempre un elemento spiacevole nel governo, cioè la
differenza di chi governa e chi è governato. A riempire questo
divario ci sono i notabili. Sono elementi che informano il potere
superiore di ciò che conoscono meglio e delle voci mentre allo
stesso tempo combattono il potere quando c’è un’ingiustizia
verso il popolo. Ultimamente stanno sorgendo vari notabili, tra
cui le organizzazioni non politiche.
La logica spaziale delle grandi imprese è direttamente
trasversale al potere degli stati. Le grandi imprese devono
sottostare alla logica dei flussi e delle reti. Il potere economico
sta emergendo al di sopra di quello politico. Questo a causa dello
spostamento degli spazi importanti agli Stati Uniti, all’Europa etc.
Tutte queste potenze si appoggiano alle reti di trasporto e di
informazione capace di creare ricchezze ma anche tensioni
sociali.
La metropoli è il luogo di incontro perfetto per questi poteri. Un
esempio chiaro è New York. Le metropoli sono il nuovo luogo di
potere mondiale e possono essere classificate in: quelle che
dominano il pianeta e nelle quali si svolge l’attività superiore
(New York), quelle meno potenti dotate di una gamma meno
vasta di attività (Amsterdam) e quelle con grandi scambi
mondiali basati su un’attività o su un’industria nazionale forte
(Milano). La maggior parte di queste metropoli non sono capitali.
Fattori da considerare sono la religione e la sessualità.
Capitolo 16: la guerra
La guerra è una cristallizzazione delle passioni umane, delle
diseguaglianze, del nazionalismo e della segregazione. Mette in
azione elementi umani e materiali. È anche geografia, in quanto
quest’ultima ha un ruolo fondamentale nella strategia. Molti
geografi sono discreti riguardo al loro interesse per la guerra.
Le grandi nazioni hanno inventato la guerra moderna. La stessa
storia dell’Europa è piena di conflitti tra stati per la supremazia.
La guerra di posizione è primariamente difensiva e serve a
proteggere le proprie frontiere. Oggi ha meno valora in quanto la
maggior parte dei conflitti avviene fuori dal continente. La guerra
di movimento si caratterizza per la strategia e i mezzi utilizzati.
La Prima guerra mondiale ne ha segnato l’inizio. L’elemento
fondamentale è l’innovazione tecnologica e una logica di
rifornimento perfetta. È in mano a poche nazioni in grado di
supportarla grazie alla propria industria. La guerra rivoluzionaria
è l’antitesi della guerra moderna. Favorisce armi leggere. È stata
utilizzata nella Seconda guerra mondiale per la resistenza al
nazismo. Oggi è molto utilizzata in Medio Oriente, in territori dove
si scontrano diverse ideologie. Una delle forze controlla il
territorio, l’altra lo sovverte. È una delle guerre più geografiche.
Privilegia due terreni di azione: territori non identificabili e aree
marginali e di difficile accesso.
Alla fine della guerra fredda si è capito subito che i punti caldi si
erano spostati in Medio Oriente. Le guerre dal 1990 si sono svolte
quasi tutte in quel territorio. A primeggiare sono le potenze delle
armi degli Stati Uniti e di Israele. È una delle zone più pericolose
del mondo e anche una delle più aride. Presenta un’immagine del
sottosviluppo. Vi sono grandi ricchezze ma anche gravi tensioni e
disparità sociali. La suddivisione in stati ha frammentato il
territorio come aveva fatto in Europa. È terra dell’Islam, ma con
scuole di pensiero e ascendenze diverse. È anche una zona di
contatto delle placche. La guerra si è presentata in vari episodi
quasi continui ed impegna le potenze occidentali e le potenze
nazionali che rifiutano la loro egemonia. È uno scontro ideologico
e religioso. Il controllo delle risorse petrolifere è un punto chiave
del conflitto, agognato soprattutto dagli Stati Uniti. Sul territorio,
la guerra ha tre forme: episodica e breve, guerriglia montanara o
contadina e guerra urbana.
L’Africa è ancora fortemente sottosviluppata e piena di conflitti
razziali che uniscono scontri tribali ed interessi materiali. Si
aggiungono anche scontri religiosi.
L’America latina è teatro di rivoluzioni, violenze, colpi di stato
etc… L’elemento nuovo è la trasformazione dei conflitti in zone di
illegalità, territori di narcotraffico, prostituzione e riciclaggio di
denaro. Questi fenomeni hanno anche interessato i paesi
sviluppati. Sono emersi tre fenomeni: il narcotraffico, il
moltiplicarsi dei paradisi fiscali e il liberismo selvaggio.
La maggior parte dell’umanità contemporanea sembra essere
risparmiata dalla guerra. Però la miseria, i conflitti sociali e la
diseguaglianza sono sempre presenti. Lo sciopera ha un
significato quando scuote tutta la nazione. Il mondo
contemporaneo è violento. La guerra non è più mondiale ma
mondializzata.
Capitolo 17: l’ordine del mondo
I territori sono diventati una materia specifica della geografia.
Circoscrivono la superficie terrestre in tutti i suoi componenti,
non omettendo di comprendere l’appropriazione dello spazio da
un gruppo dal punto di vista psicologico e materiale. Il geografo
deve saperli riconoscere, descrivere e analizzare.
La superficie terrestre è immobile rispetto alla vita umana. La
geografia è fondata nell’ordine della natura che si traduce nei
rilievi etc.. C’è stata un’evoluzione da una concezione immobile
ad una dinamica, influenzata anche dall’azione dell’uomo, il
quale è diventato un fattore sempre più rilevante. L’ordine della
natura è fatto anche di molto disordine.
È difficile trovare un ordine all’umanità. La natura è eterna,
l’uomo è mortale. I geografi non usano spesso il termine eterno
per definire la civiltà. Per Gourou si parla di civiltà quando le aree
di ripartizione e le coerenze di un gruppo umano sono
abbastanza estese e forti. Per Braudel le civiltà hanno un loro
ciclo vitale, nascono, si evolvono e muoiono, lasciando però
l’impronta del loro passaggio. Le civiltà non stanno di certo
scomparendo. C’è un ordine di civiltà per chi ne usufruisce, il
quale si traduce in una gerarchia. Il geografo è un prodotto del
suo mondo e non vi può far fronte.
A partire dagli anni 90 i geografi si sono accorti che l’insieme del
pianeta, degli uomini e delle cose fa parte di un unico insieme. Fa
parte di un sistema economico di produzione, di scambio di
informazioni, di comunicazione ed anche di un sistema culturale,
politico ed amministrativo. La parte più alta della storia della
globalizzazione parte dagli imperi coloniali. È stata resa possibile
dalle innovazioni tecnologiche nei trasporti e nella
comunicazione. Questo sistema ha due facce: per i liberali è
perfetto, di pace sociale e di progresso, per altri è incontrollabile
e fonte di ogni male. La geografia della globalizzazione è fatta di
asprità, di conflitti e di similitudini. È sostenuto e amplificato dal
liberalismo.