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balboni

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INSEGNARE LE LINGUE IN UNA SOCIETA’ COMPLESSA

I primi manuali di Glottodidattica risalgono, al 1994. Nei primi anni ’90, la società era di tipo
monoculturale per cui andava bene una glottodidattica semplice. Oggi invece nasce e cresce l’esigenza
delle conoscenze linguistiche di una o più lingue straniere oltre all’inglese.
DAI GRUPPI NAZIONALI ALLE SOCIETA’ COMPLESSE.
Nella seconda metà del 900 si diffonde la nozione di società di massa. Dopo la seconda guerra mondiale
la conoscenza dell’inglese coinvolge la massa. Solo nel secondo 900 si studia l’inglese comunicativo
(massa anglofoba trans-nazionale).
Anni 50 e 60:per diventare parte della massa bisognava cancellare l’individualità, imparando usi costumi,
lingue e valori.
Anni 80:la massa che condivide un Threshold Leiel di inglese, si frammenta in gruppi legati da interessi
musicali, sportivi, economici, politici, in spazi reali ma soprattutto virtuali. Si passa dai mass media
ecumenici ad universi specifici. L’Unione Europea si trova a dare una risposta politica al rimescolamento
delle masse:
1. finanziamenti per la diffusone di nuove tecnologie informative e comunicative
2. supporto alle spese di creazione di una classe dirigente, non più legata ad una nazione ma a gruppi
di interesse condivisi.
3. adozione, nell’art. 126 del trattato di Maastricht, del principio della pluralità linguistica.
La massa nazione non scompare ma viene invasa nelle scuole e nei quartieri da persone che vengono da
altre nazioni.
L’Unione Europea impose un modello multilingue multinazionale, a differenza dell’America che ha
imposto e vorrebbe imporre al mondo propri valori, cultura e lingua.
La glottodidattica italiana ha lo scopo di consentire a tutti nuove masse a cui appartenere, per nutrire e
condividere i propri interessi.
DALLA VITA SEMPLICE ALLA VITA COMPLESSA
Oggi la vita risulta molto più articolata per cui in alcuni casi è elettiva in altri invece è parzialmente
imposta.
1. ELETTIVA: Es. tutti i canali musicali ci mettono a disposizione, forme di tutte le culture da cui
possiamo scegliere.
2. OBBLIGATI: Es. i momenti della scelta professionali, prima si sceglieva una professione e la si
manteneva per tutta la vita; oggi la professione cambia continuamente, cercando di apprendere le
modifiche dei tempi.
E’ la conoscenza delle lingue l’elemento qualificante sia per la riqualificazione professionale che per la
ricerca esistenziale. La glottodidattica deve dare la possibilità ad ognuno di scegliere cosa essere senza che
la lingua costituisca una barriera.
SINDROME DEL PENDOLO NELLLA GLOTTODIDATTICA DEL XX SECOLO.
TEORIE DI RIFERIMENTO:
Si è spostato il focus dalla lingua come sistema alla lingua in atto (dalla langue alla parole).
Sul versante di chi apprende si sono utilizzate la neuro e la psicolinguistica, e altre teorie umanistico-
affettive che prendono in considerazione l’intera gamma della potenzialità umana. Il focus si è spostato
dall’oggetto da apprendere (LA LINGUA) al soggetto che apprende(LO STUDENTE).
LO STUDENTE. non è più una tabula rasa ma i suoi bisogni i suoi stili e ritmi di apprendimento
determina il tipo di insegnamento che gli viene imposto.
Processo deduttivo :ha un ruolo secondario
Processo induttivo: se lo studente deve imparare una lingua è necessario che impari ad osservare, la
cultura e indurre i meccanismi di funzionalità cogliendone anche il loro variare. In Italia la logica induttiva
è più una dichiarazione di principio che non può essere consolidata, dove i docenti diffidano
dell’autonomia dello studente.
IL DOCENTE:nella terza metà del secolo l’insegnante era il modello, negli anni 60 e 70 divenne tutor,
regista, facilitatore. L’insegnante è un tecnico non solo della lingua e della cultura ma deve dare la
possibilità di connettersi con la lingua e la cultura straniera. In Italia hanno molte difficoltà ad accettare
questo ruolo ritenuto quasi degradante.
LA LINGUA: strumento di comunicazione che domina la socio e la pragmalinguistica, intese come
capacità d’uso. Questo vale soprattutto per l’inglese come lingua franca, mentre per le altre lingue si mira
ad un approfondimento più equilibrato. Il Curricolo cioè, la descrizione delle mete glottodidattiche e
contenuti linguistici selezionati per un dato corso e un dato livello, diviene flessibile e personalizzabile.
LA CULTURA: la cultura diviene importante quando la lingua. La competenza interculturale a livello
della lingua franca, (nell’insegnamento dell’inglese), tende a prendere il posto della competenza della
cultura anglo- americana pura e semplice. Da ciò rimane assente la glottodidattica anglofoba.
MODELLI OPERATIVI
Negli anni ’70 si abbandona la lezione a favore di una attività di problem solving (comunicare in un bar
o in una stazione), sotto forma di unità didattica. Oggi invece si imposta il concetto di modulo, ossia una
tranche autonoma di lingua che può essere accreditata nel CV. Il modello operativo più recente è l’unità
d’apprendimento più adatto alle società complesse.
TECNICHE DIDATTICHE.
Oggi si sono imposte tecniche proprie degli approcci comunicativi e umanistico-affettivi, tecniche di
simulazione, di sviluppo nelle varie abilità, di riflessione sulla lingua.
Le tecniche tendono più allo sviluppo dei processi piuttosto che alla realizzazione di prodotti(testi, frasi).
MATERIALI
Ai manuali si aggiungono attività, audio, video, in rete, con collegamenti e-mail.
STRUMENTI TECNOLOGICI. Le tecnologie sono sempre più a disposizione nei nuclei familiari, a
lavoro a scuola, non si tratta di macchine per apprendere ma per comunicare.
Rispetto ai primi materiali di glottodidattica il cambiamento sta nella apertura alla lingua
autentica(attraverso la tecnologia), dove il ruolo centrale è dello studente(interessi, processi cognitivi.

(CAP. 2) ASPETTI COMUNI A TUTTE LE SITUAZIONI GLOTTODIDATTICHE


APPROCCIO INTERDISCIPLINARE
L’epistemologia distingue tra:
Scienze teoriche :mirano a conoscere(es. la linguistica tende a conoscere la natura della lingua), applicano
la loro attenzione sui particolari.
Scienze pratiche:risolvono problemi. (es. la glottodidattica, vuole rispondere alla necessità di acquisire le
lingue), sono interdisciplinari, si fondano su scienze teoriche e su altre pratiche.
TEORICHE APPLICAZIONE PRATICHE IMPLICAZIONE
Non si tratta di un bisticcio tra applicazione e implicazione, ma conoscere chi è il soggetto che decide,
sulle fonti di conoscenza e sul loro uso:
• Nella logica glottodidattica, come linguistica applicata, il soggetto è il linguista che applica la sua
conoscenza a un settore particolare.
• Nella prospettiva della glottodidattica, come scienza pratica interdisciplinare, il soggetto è colui
che definisce il problema, e che prende da più scienze ciò che gli serve.
La linguistica applicata ha prodotto un approccio grammatico-traduttivo, .
La linguistica e la psicologia applicate hanno prodotto un approccio strutturalistico.
Approcci come quello, diretto, comunicativo, naturale, sono pensati per chi si trova ad operare sul
campo e deve riprodurre un risultato pratico: FAR APPRENDERE UNA LINGUA COME
STRUMENTO DI COMUNICAZIONE.
COMPONETI EPISTEMOLOGICI DELLA GLOTTODIDATTICA SONO:
SCIENZE DEL LINGUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE:
Si deve riflettere in maniera scientifica sulla natura della comunicazione e della lingua. I temi principali
sono:
1. natura della comunicazione e degli eventi comunicativi.
2. nozioni di grammatica, fonologia, morfosintattica, lessicale, testuale.
3. nozioni di sociolinguistica e pragmalinguistica
4. competenza comunicativa: natura delle abilità linguistiche, delle funzioni e degli atti comunicativi
5. nozioni i interlingua e strumenti per l’error analysis
6. natura semiotica e strutturazione logica dei linguaggi non verbali e multimediali.
Le scienze del linguaggio identificano:
• IL CONCETTO DI GRAMMATICA PEDAGOGICA
• IL CONCETTO DI ORDINE NATURALE DI ACCQUISIZIONE.
SCIENZE PSICOLOGICHE
Si devono considerare i principi basilari di
1. neurolinguistica: le modalità di funzionamento del cervello nell’acquisizione linguistica
2. psicolinguistica: i processi della mente nell’acquisizione linguistica
3. psicopedagogia e psicodidattica: su cui fondare i modelli operativi (unità di
apprendimento, di didattica, il modulo)
4. psicologia relazionale: con particolare attenzione al problema del filtro affettivo
5. formazione dell’identità
6. sviluppo di una personalità bilingue
SCIENZE DELLA CULTURA E DELLA SOCIETA’
Non si insegna solo una lingua ma anche una cultura, per cui servono le nozioni:
1. generali di antropologia, dai concetti di cultura e di civiltà alle metodologie di identificazione
e di descrizione dei modelli culturali.
2. specifiche relative ad una cultura che si esprime ad una data lingua
3. di pragmatica e comunicazione interculturali
SCIENZA DELLA EDUCAZIONE E FORMAZIONE:(il didatta deve possedere un bagaglio di base
di:
1. pedagogia generale
2. metodologia didattica
3. tecnologia didattica
La glottodidattica ha due caratteristiche:
1. MEZZO E FINE CHE COINCIDONO
2. Nelle lingue “seconde” L’INPUT NON E’ FORNITO SOLO O PRIMARIAMENTE A
SCUOLA ma in ogni momento della vita extrascolastica.
Le quattro grandi aree di conoscenza, divengono glottodidattica nel momento in cui vengono integrate.
TEORIA APPROCCIO, METODO, TECNICA.
Le scienze teoriche o pratiche forniscono delle teorie di riferimento. La conoscenza e l’azione
glottodidattica si articolano su tre livelli:
1. APPROCCIO:
• Individua le finalità dell’educazione linguistica
• Indica gli obbiettivi glottodidattici
• Definisce le coordinate scientifiche per proporre metodi per raggiungere le finalità e gli obiettivi
Sono approcci, quello grammatico traduttivi; quello diretto e quello della lettura; quello audio- orale,
quello comunicativo e quello naturale.
Un approccio si valuta in base alla:
• Fondatezza scientifica da cui ha assunto i principi
• Coerenza interna
• Capacità di generare metodi in grado di realizzare l’approccio stesso.
2. METODO.
E’ un insieme di principi metodologico-didattici, che traducono un approccio in modelli operativi, in
materiali didattici, in modalità d’uso delle tecnologie didattiche.
Un metodo, può essere adeguato o non adeguato, all’approccio che si intende realizzare, è nello stesso
tempo coerente e non coerente, nel proprio interno.
Il compito essenziale è la selezione delle tecniche glottodidattiche.
3. TECNICA.
Una tecnica glottodidattica è una attività o un esercizio che realizza in classe le indicazioni del metodo e
le finalità dell’approccio. Le tecniche sono coerenti o non con il metodo e l’approccio, efficaci e non nel
raggiungere l’obiettivo didattico che si propongono.
MODELLO DIDATTICO A TRE POLI.
La tradizione propone un modello tripolare.
• STUDENTE:indica una persona che vuole studiare per apprendere; l’apprendimento è un atto
volontario. Lo studente è posto al vertice di una piramide in posizione di privilegio.
• FRECCIE:l’uso delle frecce bidirezionali indica che l’interazione è continua tra docente e
studente e tra studente e disciplina
• COMUNICAZIONE. fino a qualche anno fa era solo verbale , oggi si parla di scelte della
modalità di comunicazione:audiovisiva, telematica.
LE VARIABILI PER PROGETTARE O DESCRIVERE L’ATTO DIDATTICO, sono:
• I soggetti del processo glottodidattico: lo studente – il gruppo di studenti
• Gli oggetti del processo glottodidattico: lingue nazionali, seconde, etniche, straniere, franche, per
uso quotidiano, le microlingue scientifico-professionali, la cultura e la dimensione interculturale.
• I registri: il responsabile del processo formativo e del curricolo, l’autore dei materiali didattici,
l’insegnante
• La Comunicazione e l’interazione tra soggetti, oggetti e registri: fini e mezzi, la modalità face to
face verso quella virtuale verso quella uomo/macchina.

(CAP.3) GLI ATTORI NEL PROCESSO GLOTTODIDATTICO


Gli attori sono 2 studenti e insegnanti:
GLI STUDENTI:
Neurolinguistica = studia il funzionamento del cervello cioè dell’ HARDWARE
Psicolinguistica =studia il funzionamento del SOFTWARE, del Language acquisition device
(chomski)
HARDWAR DELL’ACQUISIZIONE LINGUISTICA:IL CERVELLO.
• LA NEUROLOGIA =descrive il fenomeno della lateralizzazione cioè il fatto che i 2 emisferi
celebrali, collocati a sinistra e a destra all’interno del cranio, lavorano in maniera differente.
• LA PSICOLOGIA = descrive la natura di questa specializzazione: si affidano all’emisfero
sinistro i compiti di natura analitica, sequenziale,logica, e si eseguono con l’emisfero destro
compiti di natura globalistica, simultanea, analogica. Studia anche i meccanismi della memoria
cioè del collocamento di nozioni nel cervello e del loro successivo recupero, quando esse
sono necessarie.
• LA NEUROLINGUISTICA =individua nell’emisfero sinistro le due aree in cui avviene
l’elaborazione del linguaggio attraverso operazioni interrelate tra i due emisferi .
Danesi ha studiato questi fenomeni traendone, implicazioni glottodidattiche:
1. BIMODALITA’: entrambe le modalità del cervello sono coinvolte nella
comunicazione linguistica e quindi devono essere integrate per coinvolgere l’intera
mente dell’allievo nel processo di acquisizione linguistica. Questo principio verrà
ripreso nell’opposizione di KRASHEN tra acquisizione, che implica la memoria a
lungo termine e l’integrazione dei due emisferi, e apprendimento, che rimane nella
memoria a breve termine e si basa sull’emisfero sinistro.
Il modello di unità didattica elaborato da GIOVANNI FREDDI si basa su un gioco
di rimandi tra i due emisferi:
dalla fase di motivazione (che integra le emozioni, le curiosità del cervello destro +
analisi dei bisogni di quello sinistro) si passa ad una fase di globalità (modalità destra)
cui segue l’analisi della lingua (modalità sinistra) per approdare alla sintesi .
2. DIREZIONALITA’ :l’uso bimodale del cervello avviene secondo una direzione ben
precisa dall’emisfero destro a quello sinistro.
SOFTWARE DELL’ACQUISIZIONE LINGUISTICA : IL LAD.
CHOMSKY ha ipotizzato l’esistenza di un Language Acquisition Device
KRASHEN: è partito dall’ipotesi di Chompsky per elaborare la SLAT (Second Language Acquisition
Theory) e in particolare l’opposizione tra :
1)ACQUISIZIONE (acquisition): è un processo inconscio che sfrutta le strategie globali
dell’emisfero destro con quelle analitiche dell’emisfero sinistro: ciò che è acquisito rientra a
far parte della competenza della persona, nella memoria a lungo termine.
2) APPRENDIMENTO ( learning): è un processo razionale, governato dall’emisfero sinistro e basato
sulla memoria a breve termine; la competenza appresa è a termine non è definitiva, è solo un
fatto temporaneo.
Krashen individua altri 3 principi:
1) input comprensibile. l’acquisizione avviene quando l’allievo concentra l’attenzione sul
significato, dell’ input e non sulla forma e permette al LAD di procedere.
2) ORDINE NATURALE E i+1: la 1° condizione perché l’input sia acquisito è che esso si
collochi al gradino dell’ordine naturale immediatamente successivo all’input acquisito fino a
quel momento, che Vygotskij chiama area di sviluppo potenziale e che in Bruner troviamo come
zone of proximal development: è la distnza tra la parte di un compito che una persona è già in
grado di eseguire e il livello cui può giungere nel tentativo di compiere la parte restante del
compito, distanza che può percorrere da solo o sotto la guida di una persona più esperta.
i = il compito in grado da eseguire sulla base della competenza acquisita.
+1 = l’area di sviluppo potenziale.
Le possibili conseguenze sono:
• Se si prende un elemento a caso della sequenza, tutti gli elementi che vengono prima di quel
punto sono condizione necessaria per poterlo acquisire.
• Se l’input i +1 compare nell’input reso comprensibile, il fatto di aver già acquisito gli elementi
precedenti è condizione sufficiente perché l’acquisizione del nuovo avvenga, purché il filtro
affettivo sia aperto.
Secondo le definizioni di Corder e Schumann LA LINGUA VIRENE APPRESA SECONDO UN
PROCEDIMENTO A SPIRALE, CHE PROCEDE PER APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE
ALLA LINGUA OBIETTIVO.
3) FILTRO AFFETTIVO: l’ipotesi afferma che affinché i +1 sia acquisito è necessario che non
sia inserito il filtro affettivo. La metafora può essere spiegata come un interruttore lungo un
cavo, dove il filtro è l’interruttore che può interrompere il flusso. In realtà il filtro corrisponde
a stimoli chimici, che in stato normale trasforma adrenalina in noradrenalina, (facilita la
memorizzazione). In stato di stress invece si trasforma in steroide, che blocca la noradrenalina
e fa andare in conflitto l’amigdala, e l’ippocampo. Il filtro è un meccanismo di autodifesa che
viene inserito da :stati di ansia, attività che pongono a rischio l’immagine di se che lo studente
vuole offrire al resto della classe, attività che mirano all’autostima, attività che provocano la
sensazione di non essere in grado di apprendere.
ENERGIA CHE METTE IN MOTO HARDWARE E SOFTWARE: LA MOTIVAZIONE
Acquisire è uno sforzo per cui HW e SW vanno messi in moto e tenuti in azione: l’energia per fare questo
proviene dalla motivazione.
Modelli:
• EGODINAMICO (Renzo Titone): ogni persona ha un progetto di sé; se questo richiede la
conoscenza di una lingua, la persona individua una strategia: decide di iscriversi a un corso, ecc.
Poi si ha il momento tattico cioè il contatto reale con la sua scelta: se i risultati si ottengono
aumentano i feedback altrimenti il progetto di apprendere una lingua cade.
• MODELLO TRIPOLARE individua le tre cause dell’agire umano.
1. IL DOVERE: questa motivazione non porta all’acquisizione perché inserisce un filtro
affettivo che fa restare nella memoria a breve termine le informazioni apprese. Si produce
quindi apprendimento e non acquisizione!
2. IL BISOGNO: è una motivazione legata all’emisfero sinistro, razionale e consapevole,
presenta due limiti:
- Il bisogno deve essere percepito
- Funziona se lo studente decide che ha soddisfatto il suo bisogno
3. IL PIACERE:
- di apprendere: piacere primario annullato dal fallimento: fallire provoca dispiacere
e quindi annulla la motivazione, toglie energia al processo di acquisizione, mentre
sbagliare è più accettabile se l’errore viene studiato (errare è umano)
- della varietà: vario deve essere il corso, il materiale, il modo di guidare la
comprensione, il modo di chiedere produzione linguistica perché se no ci si
annoia e si stacca la spina della motivazione.
- della novità, dell’imprevisto, dell’insolito: che Schumann pone come fattore
importante nella valutazione dell’Input da parte di una mente
- il piacere della sfida: a tutti piace mettersi alla prova ma la valutazione del risultato
deve essere fatta dagli studenti, ricorrendo all’insegnante solo dove non si capisce
un eventuale errore.
- Il piacere della sistematizzazione: capire come funziona il mondo ecc, è un piacere
molto forte e di natura formale, astratta e coinvolge anche l’emisfero sinistro.

In tal modo uno studente rinforza l’idea che imparare una lingua sia una cosa utile (bisogno); e
imprevedibilmente stimolante (piacere), anche nel caso in cui è imposto in un sistema formativo(dovere).

• STIMULUS APPRAISAL (Schumann): si fonda su dati neuro-biologici. L’emozione gioca un


ruolo fondamentale nel processo cognitivo. Il cervello coglie stimoli (che Krashen chiama input),
e procede a un appraisal che è insieme valutazione e apprezzamento,e su questa base decide se
accettare l’input, se interiorizzare gli elementi nuovi che compaiono nello stimolo. Il cervello
seleziona quello che vuole selezionare sulla base di 5 motivazioni:
1) Novità
2) Attrattiva: dovuta alla piacevolezza e bellezza dello stimolo
3) Funzionalità: nel rispondere al bisogno che lo studente percepisce (need significance)
4) Realizzabilità: un compito possibile (collocato nella zone of proximal development) viene
percepito come motivante e innesca il LAD
5) Sicurezza psicologica e sociale: ciò che si deve imparare e la risposta che si deve dare allo stimolo
non mettono a rischio l’autostima e l’immagine sociale (cioè non devono innescare il filtro
affettivo).
LA MEMORIA
Le informazioni vengono elaborate dalle memoria di lavoro che ha persistenza limitata nel tempo sia nella
quantità: da questo deriva la necessità di organizzare l’input in CHUNKS, in frammenti che contano
come unità di significato. Quanto viene elaborato dalla memoria di lavoro viene collocato nella memoria
a breve termine che però presenta 2 problemi:DIMENTICA FACILMENTE, ACCOMODA LE
NUOVE INFORMAZIONI SULLA BASE DI QUELLE GIA’ POSSEDUTE. Insegnare una nuova
lingua vuol dire impostare un nuovo sistema linguistico diverso da quello della lingua madre.
Il terzo livello è costituito dalla memoria a lungo termine, che include la conoscenza del mondo, la
cosiddetta enciclopedia, la memoria semantica, che interpreta e memorizza la lingua.
FUNZIONAMENTO DELLA MEMORIA
Aristotele teorizzava il meccanismo di memoria che chiameremo associazionismo: si ricorda per
somiglianza o per contrasto; molte tecniche della glottodidattica si basano sulle associazioni. Le
associazioni risultano utili se le crea lo studente.
Apprendere è un progetto. L’atto didattico per essere inciso sulla memoria consta di diversi modelli:
• Maggiore riflessione corrisponde a maggiore memorizzazione
• La codifica profonda è a livello semantico più che sintattico, lessicale più che grammaticale.
• L’immagine visiva è meno efficiente di quella sonora.
Complesso è anche il processo di recupero del lessico dalla mente, si ipotizza che il lessico sia realizzato
in una serie di reti semantiche, di schemi in cui classifichiamo le esperienze e di copioni comportamentali.
FILTRO AFFETTIVO.
Il filtro affettivo è la metafora psicodidattica, che serve a rendere visibile una realtà organica precisa dalla
quale dipende la memorizzazione,.
Nella situazione di piacevole sfida l’organismo rilascia noradrenalina che serve per fissare le tracce
mnestiche, cioè introiettare e poi ricordare l’input che viene recepito, in caso di stress o di ansia una
ghiandola emotiva blocca l’effetto dello steroide. Ne segue che:
• Le attività didattiche stressanti non si traducono in acquisizione
• Questa lotta ghiandolare rallenta l’attività dell’area neo-frontale del cervello, che ospita la memoria
di lavoro e lo studente va in tilt
Una glottodidattica umanistica non può ignorare come funziona l’uomo ne tanto meno la intelligenza
emotiva
DIVERSI TIPI DI INTELLIGENZE E DIVERSI STILI COGNITIVI.
Gardner ritiene che l’intelligenza sia multipla, e che si può parlare di diversi tipi di intelligenza:
• VISIVA
• UDITIVA
• CINESTETICA
Per cui materiali didattici ed insegnanti devono proporre attività variate.
Sulla base del proprio tipo di intelligenza ogni persona si dota di strategie di apprendimento.
Un secondo fattore che viene spesso ripreso dalla lettura divulgativa rimanda alla psicologia della Gestalt,
cioè al fatto che le persone possono essere analitiche o sincretiche e quindi risulterebbero poi intro o
estroverse
Vi sono delle variabili che caratterizzano lo studente.
1) Tolleranza per l’ambiguità. Le persone che si accontentano di una comprensione globale hanno
una maggiore facilità di comprensione delle persone precise
2) Indipendenza dal campo:capacità di non lasciarsi distrarre da stimoli irrilevanti
3) Capacità di prevedere: di estrapolare dal contesto quello che può trovarsi nel testo: è la Pragmatic
Expectancy grammar descritta da Oller
4) Tendenza ad apprendere dai propri errori
5) Personalità empatica:i entrare in sintonia con l’interlocutore ed individuarne gli scopi
comunicativi.
Bisogna comunque tenere presente che lo studente è immerso in un contesto sociale e condizionato dal
vissuto personale, per cui.
1) A secondo della propria personalità alcuni studenti di lingua straniera sono favoriti nella fase
iniziale altri in quella di consolidamento.
2) Nella fase iniziale bisogna spingere gli studenti più riflessivi a rischiare e a procedere
intuitivamente; bisognerà fornire loro ampio sostegno affettivo in caso di errore o fallimento.
3) Spingere gli studenti più tolleranti per le ambiguità e per gli errori ad una maggiore riflessione
sulla lingua.
IL GRUPPO DI STUDENTI
Di norma l’apprendimento avviene in gruppo, è molto utilizzato recentemente il metodo di insegnamento
che fa vedere gli alunni come colleghi. Anche l’attività di cooperativa porta buoni risultati( elementi oscuri
per uno studente lo sono chiari per un altro).
Un problema fondamentale è quello dei vari livelli in una classe, si tende a dare la colpa, per chi è in
difficoltà ad insegnanti o al materiale.
Un modo per omogeneizzare la classe è quella di spezzettare la classe dedicando più tempo a quelli più
lenti.
L’INSEGNANTE E I PROGETTISTI DEL CORSO
Nella tradizione didattica l’insegnante era l’unico responsabile, oggi vengono individuate anche altre
figure.
• L’INSEGNANTE: il vecchio insegnante non era altro che una guida spirituale, oggi in particolare
dal XX sec. È stato trasformato in: FACILITATORE; CONSIGLIERE; REGISTRA;
MAIUEUTA, TUTORE. Deve inoltre avere le qualità tipo:
o SAPER LAVORARE IN TEAM;
o IMPARARE A CAMBIARE E AD EVOLVERSI,
o PROPORRE INNOVAZIONI,
o COMPETENZA GESTIONALE;
o ORGANIZZARE SCAMBI DI STUDENTI PER PROGETTI INTERNAZIONALI.
• I PROGETTISTI DEL CURRICOLO: nelle scuole è difficile abbandonare la vecchia legge di
piani di studi, e del programma, anche se tendono a trasformarsi in aziende formative. Le funzioni
che il progettista deve svolgere sono:
➢ definire il ruolo del corso di lingua straniera nell’ambito dell’intero percorso formativo
dello studente;
➢ 2) analizzare i bisogni per definire gli scopi del corso;
➢ 3) definire quali risorse sono necessarie per soddisfare quei bisogni,
➢ 4) definire quale tipo di insegnante serve per quel corso;
➢ 5) definire il curricolo di lingua straniera secondo i modelli disponibili;
➢ 6) indicare il tipo di materiale didattico adeguato.
L’AUTORE DEI MATERIALI DIDATTICI
Oggi la realtà è mutata non esiste più il libro di testo, ma l’equipe che produce materiale didattico
Il materiale didattico per l’insegnamento delle lingue straniere include:
1) Manuale di base: presenta un percorso programmato, graduato, che deve guidare lo studente a
raggiungere uno dei livelli codificati da Quadro di riferimento comune europeo o dai consorzi di
certificazione linguistica Tale corso si può basare su carta, su Cd-Rom o in Rete
2) Materiali per il rinforzo e il recupero
3) Materiali audio
4) Ampliamento in rete
5) Adattamento del materiale alle necessità degli studenti del paese in cui viene usato
6) Video
7) Guida didattica
8) Sito in rete
Tuttavia molte tradizioni scolastiche affidano agli insegnanti il compito di predisporre i materiali didattici.

( CAP . 4) CONTENUI DEL PROCESSO GLOTTODIDATTICO.


Un corso di lingua straniera presenta 3 contenuti:
1) Nozioni di comunicazione
2) La lingua come oggetto di insegnamento
3) La cultura
Uno studente deve conoscere l’approccio comunicativo in questo caso può essere utile il modello di
Hymes.
RIFLESSIONI, SULLA COMUNICAZIONE
Comunicare significa: “insegnare a Scambiare Messaggi Efficaci”.
1)SCAMBIARE: la comunicazione non è monodirezionale. La parola comunicare ha la sua radice in
communis = mettere in comune, si mettono in comune i significati, li negoziano, e li modificano di
comune accordo.
2)MESSAGGI : la comunicazione avviene tramite scambio di messaggi che includono testo verbale e
una componente non verbale
3)EFFICACI : non si comunica solo per il piacere di comunicare ma anche per convincere ottenere o
vietare qualcosa, evitare qualcosa per far ridere o stimolare sentimenti; l’efficacia della comunicazione si
basa sul raggiungimento dei propri obiettivi.
La comunicazione si situa in un evento comunicativo. Bisogna quindi, portare gli studenti, alla
consapevolezza esplicita di questi fattori, spesso noti solo in maniera implicita e tarati sulla cultura italiana.
MODELLO DI HYMES RAPPRESENTATO DALL’ACRONIMO SPEAKING
• S = setting, luogo fisico, nell’interazione viso a viso è possibile utilizzare gesti, indicare oggetti,
lo schermo del computer, invece, rappresenta un nuovo caso di setting, per cui bisogna far
conoscere allo studente le opportunità del luogo fisico come aiuto alla comunicazione.(s anche
come scena culturale: ci sono dei modelli di cultura quotidiana e valori che non si conoscono)
• P = partecipanti:non si sa comunicare se non si conoscono le regole che governano i rapporti
di ruolo e il modo in cui essi si riflettono sulla lingua e su altri linguaggi non verbali. Un errore di
registro può compromettere la comunicazione.
• E = ends: comprendere un testo significa anche cogliere gli scopi, dichiarati o non, di chi ha
prodotto il testo.
• A = atti, sono delle azioni per raggiungere gli scopi. Lo studente deve imparare a non focalizzarsi
nelle singole parole, ma ha cogliere lo scopo delle espressioni linguistiche che ascolta.
• K = key: “chiave psicologica” è la dimensione psicologica, la relazione tra i partecipanti all’evento
comunicativo: sarcasmo, ironia, ira, sono gli elementi essenziali per comunicare. Imparare a
conoscerli e a esprimerli secondo le regole della cultura straniera è importante per evitare messaggi
involontari di aggressività, di mancanza di rispetto ecc..
• I = instruments : strumenti verbali e non anche fisici, di trasmissione dei vari linguaggi, dall’aria
e internet, dal telefono alla Chat. La lingua varia a secondo gli strumenti usati.
• N = norme di interazione e interpretazione dei messaggi
• G = genere comunicativo: i generi comunicativi hanno una struttura profonda e una superficiale
che varia da cultura a cultura.
Riflettere sulle peculiarità e in genere sulla comunicazione, è una precondizione per il successo
nell’acquisizione della lingua straniera.
LINGUA SECONDA, STRANIERA, ETNICA, FRANCA
• LINGUA STRANIERA: E’ una lingua che viene studiata in una zona in cui essa non è presente
se non nella scuola. E’ straniero l’inglese studiato in Italia, dove l’input viene dato dall’insegnante.
• LINGUA SECONDA: E’ quella che lo studente può trovare anche fuori dalla scuola, Es, un
italiano che studia il francese in Francia
• LINGUA ETNICA: E’ la lingua della comunità d’ origine di una persona quando essa non è la
sua lingua materna, ma è presente nell’ambiente degli immigrati; es. i figli di immigrati in Italia
che sono diventati italofoni. In America si distinguono: 1)family language: se si tratta di famiglie
immigrate e stanziate in zone in cui non ci sono immigrati della stessa provenienza 2) community
language: quando c’è una comunità e quindi la lingua etnica è anche usata fuori di casa.
• LINGUA FRANCA: duemila anni fa lo era il latino, oggi lo è l’inglese: si tratta di una lingua
semplificata che permette la comunicazione internazionale. Oggi la natura di questo
insegnamento sta cambiando, non si mira a una pronuncia vicina alla madre lingua ma che sia
comprensibile a tutti, il lessico si riduce, l’esito pragmatico ha un valore più alto dell’accuratezza
formale,. Ciò costringe gli inglesi, gli americani, gli australiani, a imparare l’inglese internazionale,
per attenersi ad un Bad English che tutti sono in grado di comprendere e parlare.
LA LINGUA
E’ il contenuto per eccellenza dell’insegnamento linguistico, esistono vari modi di considerare una lingua
e ciascuno di essi ha un ruolo in glottodidattica:
1. mezzo per raggiungere scopi: il giudizio su un testo o su un enunciato sarà basato sulla capacità
di produrre esiti attesi
2. espressione di un rapporto di ruolo sociale e mezzo per modificare questo rapporto: è
l’ambito della sociolinguistica, nel momento in cui studia i registri
3. indicatore di appartenenza ad un gruppo :che può essere geografico, sociale, professionale
4. forma: la lingua ha vari livelli formali. Fonologica, grafemica, morfologica, sintattica, lessicale.
5. espressione di una cultura e strumento per tramandarla di generazione in generazione.
6. strumento del pensiero insegnando lingue straniere bisogna insegnare le varie forme di
concettualizzazione.
7. strumento di espressione oltre che di comunicazione.
Tra questi aspetti vanno tenuti in considerazione:
1. non tutte queste grammatiche potranno essere inserite nel curricolo
2. non di tutte le grammatiche si darà una visione completa
3. le grammatiche vanno affrontate secondo un procedimento a spirale che ritorna su quando già
acquisito integrandolo con nuovi elementi
4. le grammatiche non hanno scopo descrittivo ma consentono di generare messaggi linguistici.
I LINGUAGGI NON VERBALI.
Oltre alla competenza linguistica bisogna possedere una extralinguistica, ossia i codici usati insieme alla
lingua per modificare o sottolineare alcuni significati.
Competenze extralinguistiche sono:
1. CINESICA:comprendere e utilizzare gesti, espressioni del viso e movimenti del corpo
2. PROSSEMICA. Vicinanza e contatto con l’interlocutore, cui spesso sono legate le scelte di
registro di lingua
3. VESTEMICA: padroneggiare il sistema della moda: divise, uniformi, abiti più o meno formali.
4. OGGETTUALE. Rimanda all’uso di oggetti come strumenti per comunicare uno status sociale,
una funzione
Se si deve comunicare a Babele è necessario ricordare che siamo prima visti e poi ascoltati, e più facile
affidarsi a quello che si vede con gli occhi rispetto alle incertezze da esprimere in lingua straniera.
CULTURA E CIVILTA’.
Non si insegna una lingua ma anche la cultura che vi sta dietro. Anche se oggi la tendenza e quella della
de-culturizzazione.
LA PROSPETTIVA ANTROPOLOGICA E SOCIOLINGUISTICA
Tra la fine degli anni ’20 e ’40, i nomi di riferimento per il tema LINGUA/CULTURA sono: Malinowsky
e Firth: loro individuano la cultura come componente essenziale della situazione in cui avviene la
comunicazione.
Negli anni ’50 e ’60 Robert Lado descrive la cultura come un problema sia situazionale che
comunicativo, in quanto caratterizza e modifica la natura e la forma della comunicazione.
Ma cosa s’intende per CULTURA?
Cultura è parola d’uso quotidiano, ma anche un termine scientifico specifico delle scienze antropologiche,
dove definisce il modo in cui si dà risposta a bisogni di natura. In didattica delle lingue si fa riferimento a
questo significato quando si parla di insegnamento della cultura.
L’unità minima della cultura è il modello culturale: ogni popolo ha dei modelli di cultura di vita
quotidiana e dei modelli di civiltà, cioè dei valori o dei comportamenti che considera esemplari e che
considera in-civili i popoli che non condividono tali modelli.
LA PROSPETTIVA INTERCULTURALE:
SECONDA META’ ANNI 80: Metafora di Hofstede: ogni persona ha un SOFTWARE OF THE
MIND, che tra i diversi file include anche quelli che costituiscono la competenza comunicativa.
Funzionano solo quando siamo all’interno della nostra cultura. Questo sistema di interscambio funziona
solo se ci si scambia file semplici, se sono complessi, non sempre lo scambio riesce, bisogna attivare una
cultura di tipo profonda, ricorrendo alla competenza comunicativa interculturale.
Tra i SOFTWARE OF THE MIND, che possono creare problemi troviamo i seguenti aspetti:
• CONCETTO DI TEMPO: per un italiano la giornata inizia all’alba per gli asiatici e africani, al
tramonto. Il concetto di tempo crea anche molti altri problemi:
1. PUNTUALITA’: cambia a secondo dell’industrializzazione, dalla gestione del tempo per fini
produttivi
2. TIME IS MONEY: un telefonata americana va straight to the point mentre una telefonata
italiana inizia con convenevoli, tagliare nelle culture orientali i convenevoli è disdicevole
3. ORRORE DEL TEMPO VUOTO: il rifiuto del silenzio è tipico di molte culture, ciò in cui
eccedono gli anglosassoni infastidisce gli arabi.
4. IL TEMPO STRUTTURATO: scalette, ordini del giorno, agenda di valori, per i latini sono utili
suggerimenti, per gli inglesi invece una riedizione delle tavole della legge.
I CONCETTI DI :GERARCHIA ,STATUS, RISPETTO.
In alcuni casi si comunica tra funzioni in altre tra persone; alla base di tale gerarchia c’è il concetto di
status. Si utilizzano registri diversi, rispettosi, formali, familiari, colloquiali. Per mantenere lo status
non si può perdere la faccia( es. è difficile che un arabo in alcuni casi riuscirà a dire: I’m sorry!).
I CODICI NON VERBALI
Le parti del corpo comunicano o contraddicono quanto diciamo in lingua straniera:
• TESTA:annuire può significare si o no
• OCCHI: sincerità o sfida; noia o attenzione
• BOCCA: sorridere vuol dire si o no
• MANI E BRACCIA.: informano sulla nostra tensione, (gli italiani che li agitano troppo appaiono
ridicoli agli anglosassoni)
• ODORI E RUMORI: in alcuni parti del mondo alcune cose sono vietate( in oriente soffiarsi il
naso e simile a defecare in pubblico).
In tutti questi casi, il rischio comunicativo è duplice.
LINGUA E COMUNICAZIONE INTERCULTURALE
Chi parla una lingua straniera spesso concentra la sua attenzione sulle dimensioni morfosintattica e
lessicale.
Molta rilevanza và attribuita al modo in cui il testo procede dal punto di partenza alla conclusione:
quelli inglesi sono composti da una sequenza di segmenti brevi, quelli italiani da sintagmi pieni. Nel
momento in cui un italiano cerca di tradurre porta all’inglese molte subordinate, e caratteristiche che
l’inglese non ha. In tal modo non si raggiungono i fini per cui si sta comunicando.
ASPETTI SOCIO-PRAGMATICI
Sul piano pragmatico ci basterà ricordare:
1. alcuni atti comunicativi, rimandano a differenti valutazioni dei rapporti interpersonali.
2. alcune mosse comunicative sono permesse in certe culture e non in altre. Es :ironizzare o
vantarsi o arretrare sono corrette per alcune culture e non corrette per altre.
Sul piano socio-culturale i maggiori problemi sono legati all’opposizione formale / informali.
Altro problema è costituito dalla presentazione delle persone, l’uso dei titoli, dei nomi e cognomi, dei
titoli pre-nominativi.
L’insegnante di lingua straniera che vuole creare una competenza comunicativa interculturale, può
<insegnare a osservarla>.
Ciò significa:
• rendere consapevoli le persone dei problemi della comunicazione interculturale attraverso i
diversi SOFTWARE mentali.
• Offrire strumenti concettuali semplici e chiari
• Far notare che nelle società complesse la realtà muta ogni giorno, per cui le varie culture si
modificano e si integrano.
• Insegnare gli studenti a osservare video o film in cui attori o registi imitano mosse e gesti della
vita quotidiana.
Lo scopo per cui non è istruire sui contenuti, ma far apprendere un metodo di osservazione.
UN MODELLO DI COMPETENZA COMUNICATIVA.
L’insegnante di lingue deve mirare allo sviluppo di una competenza comunicativa. Sono stati proposti
svariati modelli, l’ultimo dei quali è COMMON EUROPEAN FRAMEWORK.
La nozione di competenza comunicativa rimanda a :
• Saper fare lingua (comprensione e produzione orale-scritta, dialogo, riassunto parafrasi,
dettato, traduzione)
• Saper fare con la lingua (utilizzare la lingua come strumento di azione)
• Sapere la lingua( grammatiche: fonologica, grafemica, lessicale, morfosintattica e testuale)
• Saper integrare la lingua con i linguaggi non verbali( semiotica, prossemica, oggettuale, ecc..)
LA COMPONENTE SOCIO PRAGMATICA DELLA COMPETENZA COMUNICATIVA.
La tradizione della linguistica funzionale e di quella pragmatica, interessata a <fare> con la lingua a
posto le basi per decenni di confusione.
Da un lato i funzionalisti (Jakobson – Holliday); dall’ altro i pragmatici (Austin – Searle).
Per mettere un po’ di ordine possiamo prendere le mosse del modello antropologico delle relazioni
umane, secondo cui ogni persona è in contatto e genera funzioni con :
• Se stessa = funzione personale
• Gli altri = funzione interpersonale e regolativa
• Con il mondo(reale, della fantasia, presente e passato)= funzione referenziale, immaginativa,
metalinguistica.
Queste sei funzioni rendono conto di tutti i possibili atti comunicativi che furono, sono e saranno
compiuti. Ma abbiamo potuto conservare anche i richiami di
Jakobson →ontogenetica , che descrive un modello statico di comunicazione
Holliday → filogenetica, che descrive lo sviluppo funzionale, durante l’acquisizione della lingua.
A ciascun atto corrispondono uno o più espressioni linguistiche nei registri della lingua: formale-
informale, colloquiale.
FUNZIONE → ATTO→ ESPRESSIONE →

GENERE
Possedere la competenza socio-pragmatica, la competenza funzionale, significa saper realizzare le sei
funzioni attraverso atti ed espressioni appropriate.
La competenza socio-pragmatica è costituita:

FUNZIONE PERSONALE :quando lo studente rivela la propria soggettività e personalità, quando


manifesta sentimenti, emozioni, pensieri sensazioni.
Principali atti comunicativi :
• Chiedere , dire: nome , età, provenienza,presentarsi
• Parlare dello stato fisico
• Parlare dello stato psichico
• Esprimere i propri gusti
Questa funzione è fondamentale sul piano della affettività e della motivazione.

FUNZIONE INTERPERSONALE: quando la lingua serve a stabilire a mantenere o chiudere un


rapporto di interazione sia orale che scritta.
Principali atti comunicativi:
• Salutare e congedarsi
• Offrire, accettare, rifiutare
• Ringraziare e rispondere al messaggio
• Scusarsi
I rapporti interpersonali rimandano a regole socio-linguistiche da tenere in considerazione al fine di
un appropriato uso della lingua.
FUNZIONE REGOLATIVO -STRUMENTALE : Consiste nell’usare la lingua per agire sugli altri,
per regolare il loro comportamento, per ottenere qualcosa, per soddisfare le proprie necessità
Principali atti comunicativi:
• Dare / ricevere :istruzioni
• Dare/ricevere : consigli , ordini, disposizioni
• Chiedere, obbligare, impedire a fare qualcosa
Questa funzione rimanda a regole socioculturali, da tenere in considerazione al fine di una scelta
appropriata delle espressioni da usare. Una scelta errata provoca il blocco dello scambio
comunicativo.

FUNZIONE REFERENZIALE: quando la lingua viene usata per descrivere o per spiegare la realtà
in generi comunicativi quali la relazione su un evento ecc.
Principali atti comunicativi:
• Descrivere cose , azioni, persone, eventi.
• Chiedere/dare: informazioni o spiegazioni
I messaggi sono in questo caso, caratterizzati da oggettività e lessico denotativo molto preciso, per
cui gli studenti incontrano le maggiori difficoltà.

FUNZIONE METALINGUISTICA: quando ci si serve della lingua per riflettere sulla lingua stessa
o per risolvere problemi comunicativi tipici dell’interazione in lingua straniera .
Principali atti comunicativi:
• Chiedere come si chiama un oggetto
• Creare perifrasi per sostituire parole ignote.
• Comprendere o fornire spiegazioni sulla lingua e sulla
comunicazione.
E’ evidente che tale funzione è importante a scuola ma anche nella comunicazione reale.

FUNZIONE POETICO IMMAGINATIVA: si usa la lingua per produrre effetti ritmici, suggestioni
musicali, associazioni metaforiche. Es. i generi letterari( Divina Commedia)
Non ci sono atti comunicativi principali, tranne che:
• L’apertura di una fiaba (c’era una volta…)
• La chiusura di una fiaba (…vissero felici e contenti)

(Cap. 5) L’INTEGRAZIONE TRA I COMPONETI DEL PROCESSO GLOTTODIDATTICO


Affinché ci sia acquisizione è necessario far integrare lo studente , il docente, e la lingua o cultura
straniera.
DIMMI, MOSTRAMI, FAMMI FARE
La ricerca sulla comunicazione tra docente e studente in classe non è vasta anche se ci sono brevi
riflessioni passim in saggi su altri argomenti glottodidattici.
4 PUNTI CRITICI DELLA COMUNICAZIONE IN CLASSE:
1. FOREIGNER’S TALK, CARETAKER’S TALK, MOTHERESE: sono i tentativi di una madre
lingua di farsi capire da un forestiero, e di un adulto di farsi capire da un bambino: sintassi elementare,
sottolineature gestuali dei significati. L’insegnante di madrelingua cade spesso in questa trappola.
2.TEACHER’S TALK: E’ il forestierese quando viene usato dall’insegnante di lingue nel tentativo di
farsi capire più facilmente dallo studente, con sintassi semplice e paratattica , cioè basata sulla
coordinazione; e un lessico ridotto. La dimensione fonetica è importante per cui quando di
pronunceranno le parole straniere si userà per es. protendere o allargare le labbra in modo che lo
studente comprenda più con gli occhi che con le orecchie Tale uso è comunque limitato ai primi
passi.
3. TTT, TEACHER’S TALKING TIME: la percentuale di tempo usata dal docente sul tempo totale
della lezione è una variabile utile per osservarne lo stile didattico:
• + parla il docente –parlano gli studenti
• + parla il docente – gli studenti acquisiscono
• + parla il docente + è il protagonista della lezione
E’ confutabile a Confucio il precetto didattico che si basa su tre verbi ai quali faceva seguire tre
risultati in termini di acquisizione:
1. DIMMI → E IO DIMENTICO
2. MOSTRAMI→ E IO RICORDO
3. FAMMI FARE→ E IO IMPARO
QUALE LINGUA USARE?
La lingua va scelta sulla base dei fini che un atto comunicativo si propone. Es. può essere funzionale
discutere le correzioni in italiano piuttosto che in lingua straniera.
LA COMUNICAZIONE GLOTTODIDATTICA SULLA BASE DEI PARAMETRI DI HYMES
SPEAKING: DIFFERENZA TRA DIDATTICA IN PRESENZA E DIDATTICA IN RETE
S --> scena culturale,:ogni cultura ha i suoi modelli di comunicazione
In rete: manca il contatto faccia a faccia, per cui è possibile che gli studenti agiscano secondo
SW mentali diversi. La rete evita turbative, ma accentua problemi interculturali di fondo.
S -->setting, o luogo fisico
In presenza: l’aula, dominata dalla presenza dell’insegnante, può assumere conformazioni
diverse:
- Una struttura a “U” consente al docente di occupare lo spazio centrale e di fare da registra in
un luogo in cui tutti vedono tutti, ma anche di camminare dietro gli studenti per aiutarli;
- Una struttura a “TAVOLI GRANDI” consente di lavorare bene in gruppo, non favorisce i
momenti frontali e l’allargamento all’intera classe;
- La struttura “TRADIZIONALE” è la peggiore: mette l’insegnate in evidenza ma al tempo
stesso lo isola, impedisce l’interazione tra studenti.
In rete: il luogo fisico è lo schermo che è costituito da e-mail, forum e Chat line
P --> partecipanti
In presenza: rapporto tra studenti e docenti
In rete: il tutor guida la comunicazione e gli studenti hanno più possibilità di comunicare i loro
dubbi.

E -->ends, scopi
L’insegnante deve rendere partecipi gli studenti sui perché di una data scelta, propone
un’attività, un testo, un test. Più gli studenti sono adulti , più è necessario condividere gli scopi
A -->atti e mosse comunicativi
In presenza:l’insegnante compie atti (chiede qualcosa, spiega, assegna compiti) e mosse (attacca,
ironizza, interrompe ecc) e deve considerare gli effetti sugli studenti non l’interazione
In rete: deficit comunicativo, anche se la web può superare il problema, un problema può essere
l’irreversibilità della comunicazione telematica: una volta spedito un messaggio non si può
tornare indietro.
K -->key, chiave, atteggiamento psicologico
In presenza: la classe ha una chiave psicologica verso l’insegnante, dimostrandosi ostili,
indifferenti, favorevoli, l’insegnante deve tener conto del loro comportamento e se è il caso
deve modificare il suo.
In rete: la comunicazione deve essere scherzosa sdrammatizzata( utilizzando anche gli
emoticon)
I --> instruments, mezzi
In presenza : handout fotocopiato e lavagna tradizionale devono essere usati tenendo ben
presenti:
- La percezione degli studenti: per es. scrivere in piccolo alla lavagna è cattiva comunicazione didattica
- I meccanismi di memorizzazione: verbi scritti in blu con le desinenze in rosso sono molto
memorizzabili
N --> norme di interazione: relazione tra i partecipanti e l’influenza della chiave psicologica
G--> genere comunicativo :
• monologo
• ascolto o visione con interventi guida dell’insegnante
• lavori di coppia, di gruppo, tra squadre
La regola dello SPEAKING è facilmente memorizzabile e può servire da rapida autoanalisi, nel
momento in cui si cerca di riflettere sulla propria prassi didattica

(CAP. 6) I MODELLI OPERATIVI COMUNI A TUTTE LE SITUAZIONI


GLOTTODIDATTICHE(lezioni, unità di apprendimento, unità di didattica, modulo).

IL CURRICOLO
• CORPUS O SILLABO:significa stilare l’elenco del materiale da insegnare in quel corso. Sono
corpora i volumi del consiglio d’Europa che descrivono i livelli di soglia delle principali lingue
europee. Il curricolo è un corpus che però include altre dimensioni
• PROGRAMMA: termine tipico della tradizione scolastica italiana e rimanda ai documenti
ufficiali in cui si descrivono mete ed obiettivi.
• CURRICOLO: proposte curriculari che si allontanano da quelli usati dagli esperti della scienze
dell’educazione.

ANALISI DEI BISOGNI


Progettare un curricolo significa definire i bisogni dello studente a cui è destinato o dell’azienda che
lo commissiona.
Molti studi ribadiscono la centralità dell’analisi dei bisogni, senza riflettere sulla nozione di bisogno.
Nei sistemi della tradizione europea è lo stato che definisce i bisogni, , in quella anglosassone è una
Local Educational Authority che rappresenta più le volontà locali e delle famiglie cioè degli elettori
che quelli dello stato.
La tendenza in Europa e in Italia va verso una formula mista in cui l’autorità centrale offre un quadro
di riferimento e le realtà locali lo adattano secondo i bisogni che esse percepiscono. Per realtà locali,
intendiamo sovrintendenze regionali, distretti scolastici, colleghi docenti che sono più interessati allo
sviluppo della personalità che all’analisi di ciò che succede fuori dalla scuola.
Il curricolo invece si basa in particolare sui bisogni esterni alla scuola , ed è il progettista del curricolo
stesso che chiede agli studenti di individuare i loro bisogni. In entrambi i casi si tratta di soluzioni
sbagliate.
L’ANALISI DEI BISOGNI, invece và compiuta tenendo conto dei:
• BISOGNI PRAGMATICI FUTURI: sia sulla base dei modelli forniti dai
glottodidatti, sia sulla conoscenza del contesto in cui verrà spesa la competenza
acquisita
• BISOGNO DI IMPARARE A IMPARARE: raggiungere autonomia
nell’apprendere una lingua man mano che la si usa.
• BISOGNI PRESENTI DELLO STUDENTE IN QUANTO TALE: i bisogni
che rimangono all’interno della classe ma dalla cui soddisfazione egli trae
motivazione per proseguire
Un curricolo è una costruzione teorica e solo dopo, è la sua applicazione al contesto della scuola o
del mondo reale.
I FINI DELL’INSEGNAMENTO LINGUISTICO:
Insegnare una lingua straniera vuol dire fare educazione linguistica.
Mete educative:
1.CULTURALIZZAZZIONE. cioè la conoscenza e il rispetto dei modelli culturali
e di valori di civiltà dei paesi dove si parla la lingua straniera.
2. SOCIALIZZAZIONE: cioè la possibilità di avere relazioni sociali usando la
lingua straniera
3.AUTOPROMOZIONE. cioè la possibilità di procedere nella realizzazione del
proprio progetto, di vita avendo maggiore conoscenza del mondo e delle persone.

Mete didattiche:
1.COMPETENZA COMUNICATIVA : sia nella lingua che nella cultura
straniera.
2.SVILUPPO DELLA COMPETENZA GLOTTOMATETICA: ossia la capacità
di apprendimento linguistico, riferito anche a tutte le altre lingue che l’allievo
studierà in futuro.
Sulla base delle finalità si individuano i mezzi che variano da situazione a situazione .
Materiali didattici e mezzi tecnologici dipendono dai fini e dagli obbiettivi, non sono variabili
indipendenti, per ogni tipo di attività si usa un certo strumento.
INDICAZIONE PER LA PROGRAMMAZIONE:
Il curricolo indica anche i modi per utilizzare i materiali in modo da farli acquisire agli studenti E’
l’operazione che di solito si definisce PROGRAMMAZIONE.
INDICAZIONI PER LA REALIZZAZIONE IN CLASSE
Un curricolo deve fornire indicazioni:
• Positive: raccomandando che si proceda secondo una sequenza didattica, che il lessico venga
sempre presentato in situazioni.
• Negativa: esclude la possibilità di presentare liste di lessico da imparare a memoria.
INDICAZIONI PER LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI E DEL CURRICOLO STESSO.
1. VERIFICA: elemento ineludibile di un processo didattico, riguarda il raggiungimento degli obiettivi
didattici. Può essere SOMMATIVA,se è basata nella programmazione sui moduli; può essere
FORMATIVA, se è basata in base alle unità.
2. VALUTAZIONE. Tiene conto del percorso effettuato dal punto di partenza, delle condizioni
psicologiche e sociali.
Se lo stesso curricolo proposto dallo stesso insegnante dà risultati diversi in due gruppi diversi, allora è
errato.
Lo studente dovrebbe essere chiamato a compiere in maniera formale con una scheda articolata, in modo
sia da fornire feedback a chi lo ha progettato e realizzato, sia da crescere nella competenza patetica, cioè
nell’imparare a imparare una lingua straniera .
DAI CURRICOLI BIDIMENSIONALI A QUELLI TRIDIMENSIONALI
Il curricolo è sempre stato pensato in maniera bidimensionale, sull’asse orizzontale abbiamo gli anni di
studio, su quello verticale i livelli di competenza comunicativa.
Funziona in questo modo per i sistemi statici, ma poiché ogni situazione và differenziata si è passati a
quelli di tipo tridimensionale. Ogni colonna risulta dall’incrocio tra una delle funzioni e una delle abilità
linguistiche. In questo modo le colonne vengono riempite da contenuti linguistici, extralinguistici, e
culturali.
Per ogni settore si può realizzare un curricolo ad hoc. questo è fondamentale nelle società complesse.
I MODELLI OPERATIVI DELLA TRADIZIONE: DALLA CONVERSAZIONE CON IL
FILOSOFO ALLA LEZIONE CON IL RETORE.
La tradizione ci ha tramandato 2 modelli, la conversazione maieutica e la lezione ex-cattedra. Oggi questo
funziona solo per il dottorato di ricerca, o per la glottodidattica nell’insegnamento dell’italiano a piccoli
gruppi di immigrati.
Non è applicabile nell’insegnamento delle lingue nella nostra babele quotidiana.
Nella babele globale il maestro sacerdote non funziona più.
I MODELLI EREDITATI DAL XX SECOLO
Nella tradizione glottodidattica, dagli anni 60 si parla di unità didattica, in genere una unità è composta
da unità matetiche cioè di apprendimento: sono queste unità il punto di partenza nell’ottica di una
glottodidattica umanistico-affettiva che ponga davvero lo studente e i suoi processi acquisitivi al centro
dell’attenzione.
In tempi più recenti si è richiesto l’elaborazione di un ulteriore modello, di organizzazione didattica
organizzando blocchi di competenza e accreditarli ad una persona.
TRE MODELLI PER INSEGNARE LE LINGUE OGGI.
1.UNITA’ DI APPRENDIMENTO→si definisce sulla base delle ricerche di matrice psicodidattica in
particolare della Gestalt che descrive la percezione in termini di:
1)GLOBALITA’→ 2)ANALISI → 3)SINTESI
1) Nel modello gestaltico si ipotizza che ci sia innanzitutto una percezione globale dell’evento
comunicativo o del testo che coinvolge l’emisfero destro e si basa:
• Sfruttamento della ridondanza
• Formazione di ipotesi socio-pragmatiche su quanto potrà avvenire in quel contesto, sulla base
delle nostre conoscenze del mondo
• Formazione di ipotesi linguistiche ,sulla base delle nostre conoscenze grammaticali
• Elaborazione delle metafore che ci consentono di visualizzare alcuni significati. Lo schema
mentale delle metafore è elaborato dall’emisfero destro del cervello.
• Verifica globale e approssimativa delle ipotesi (skimming) oppure verifica dei singoli elementi(
scanning)
• Ricerca di analogie con eventi noti
La prima fase di un’unità di apprendimento è dedicata all’approccio globale al testo, per avviarsi ad una
comprensione più dettagliata, è quella che Danesi definisce left mode del cervello cioè focalizzazione
modale.
2) analisi vera e propria, che si effettua per mezzo di una serie di sequenze analisi→sintesi→riflessione,
relative a:
• Ciascun atto comunicativo che si vuole fare acquisire alla classe: lo si fa individuare nel testo, poi
lo si drammatizza, lo si fissa e lo si riutilizza guidando gli allievi nella riflessione sull’aspetto
funzionale che hanno acquisito.
• Gli aspetti grammaticali( fonologici, morfosintattici, lessicali, testuali), secondo varie tecniche
• I temi culturali impliciti o espliciti nel testo: sviluppano l’abilità di lettura
• I linguaggi non verbali se il testo di partenza è un video.
OGNI TESTO VA’ ESPLORATO ATTRAVERSO LE TRE FASI DELLA PERCEZIONE
GESTALTICA. , PRIMA IN MANIERA GLOBALE POI IN MANIERA ANALITICA, INFINE
REALIZZANDO UNA SINTESI O UNA RIFLESSIONE CHE PERMETTONO
ALL’APPRENDIMENTO DI EVOLVERE IN ACQUISIZIONE.

L’UNITA’ DIDATTICA COME RETE DI UNITA’ DI APPRENDIMENTO


Un’unità di apprendimento può durare pochi minuti o anche un’ora: è l’unità di misura secondo la quale
lo studente percepisce il suo apprendimento
Un’unità didattica è, invece, una tranche linguistico-comunicativa più complessa realizzata mettendo
insieme eventi, atti, espressioni, legati da un contesto situazionale.
Babele è articolata in comunità che nascono e si definiscono ogni giorno sulla base dei bisogni condivisi
da un certo numero di persone.
L’unità didattica per insegnare le lingue a babele è una struttura base utile per programmare un
contenitore che include una rete di unità di apprendimento utili per insegnare e che è inserita in un
modulo.
Sono stati proposti vari modelli di unità didattica, tutti caratterizzati da una successione simile:
• Fase iniziale
• Fase di lavoro dilatavano a varie ore di lavoro
• Fase conclusiva di controllo ed eventuale recupero.
Una nuova prospettiva prevede invece 3 momenti diversi:
1)INTRODUZIONE:presentare i contenuti del percorso che sta per iniziare con istruzioni specifiche
2)RETE DI UNITA’ DI APPRENDIMENTO: disponibile all’insegnante che può presentarli tutti o solo
in parte, seguendo la sequenza dell’autore o individuale (nei corsi di autoapprendimento è lo studente a
decidere la sequenza).Si richiedono materiali flessibili, con espansioni, quali internet, video, quaderni
aggiuntivi. Quello che conta è che in una rete:
• Non c’è una sequenza obbligata
• L’insegnante sa quali link può stabilire tra le varie unità d’apprendimento, in modo da
saper cogliere subito quale scegliere a quel punto del suo percorso.
• L’insegnante può interare la rete con elementi da lui creati ad hoc
3) FASE CONCLUSIVA: racchiude le fasi di verifica e di recupero, integrandole con attività finalizzate
al piacere di usa una lingua.
IL MODULO
Il modulo è una sezione, una porzione, un sottoinsieme del corpus dei contenuti di un curricolo. Per
essere definito tale deve avere le seguenti caratteristiche:
a. Deve essere autosufficiente, concluso in se stesso; alla fine lo studente deve essere in grado di
operare autonomamente nel contesto che viene affrontato dal modulo stesso.
b. Deve essere basato su ambiti comunicativi complessi
c. Deve essere valutabile nel suo complesso per essere accreditato nel CV dello studente
d. Pur nella sua autonomia, un modulo deve essere raccordabile con altri moduli.
I link possono essere di vario tipo:
• In successione obbligata
• Scegliere a quale modulo passare
• Iniziare da qualsiasi modulo e passare a qualsiasi altro.
I meccanismi di credito e di link, di collegamento tra moduli fanno si che lo studente può progettare il
proprio profilo professionale scegliendo e affrontando i moduli che gli servono per le situazioni in cui si
trova ad operare . Il modulo quindi è un blocco tematico concluso in sé, autosufficiente significativo, che
raccoglie i contenuti che si distribuivano su più unità didattiche.

(cap. 7) STRUMENTI COMUNI A TUTTE LE SITUAZIONI GLOTTODIDATTICHE


Esistono delle tecniche didattiche cioè delle procedure da utilizzare per lo sviluppo delle abilità e per
l’acquisizione delle regole e delle tecnologie didattiche da supporto alle varie tecniche: registratori, audio,
video, lavagna luminosa, episcopio.
LE TECNICHE PER LO SVILUPPO DELLE ABILITA’.
La tecnica glottodidattica è valutabile in termini di efficacia, economia di tempo e fatica d’uso, di
semplicità e di chiarezza. L’uso della tecnica deve essere coerente con il metodo e con l’approccio seguito
dall’insegnante.
LO SVILUPPO DELLE ABILITA’ RICETTIVE
La comprensione (orale, scritta, audiovisiva) si basa su 3 fattori:
1. LA EXPECTANCY GRAMMAR: Si tratta della grammatica che governa il processo di
previsione:
• Di quello che può accadere in una data situazione
• Del lessico usato per parlare di certi argomenti
• Del tipo di testo e genere comunicativo che si sta
realizzando
• Della sintassi
La expectancy grammar funziona sulla base di due processi di conoscenza:
2.ENCICLOPEDIA: (conoscenze del mondo condivise tra i parlanti). Esistono:
• Degli script: copioni di comportamento in alcune situazioni
• Dei campi semantici prevedibili, che racchiudono le possibili
varianti su un tema.
Sulla base delle nostre conoscenze, riusciamo a capire anche messaggi che possono essere fortemente
disturbati.
3.COMPETENZA COMUNICATIVA NELLA LINGUA DEL TESTO: nell’insegnamento delle
lingue straniere la competenza possiede un interlingua. Insegnare a comprendere una lingua significa
affinare le strategie di comprensione, i processi cognitivi che governano la expectancy grammar.
L’attivazione delle strategie di comprensione, da chi ha già acquisito una lingua straniera è un
vantaggio nell’acquisizione di altre lingue.
LO SVILUPPO DELLE ABILITA’ PRODUTTIVE.
La produzione orale e scritta si dipana secondo un percorso lineare:
1) CONCETTUALIZZAZIONE →2) PROGETTAZIONE→ 3) REALIZZAZIONE.

1) CONCETTUALIZZAZIONE: reperimento delle idee:


• Diagramma a ragno: da 1 parola se ne diramano altre
• Brainstorming: forma strutturata per individuare possibili linee di
sviluppo e generare metafore
Queste forme possono essere presentate nell’insegnamento come esercizio gioco.
2) PROGETTAZIONE DEL TESTO: in questa fase si procede alla trasformazione delle idee e delle
metafore in FLOWCHART cioè una struttura concettuale che fornirà la coerenza del testo.
3)REALIZZAZIONE DEL TESTO: può generare un testo scritto oppure orale.
LO SVILUPPO DELLE ABILITA’ DI INTERAZIONE.
Quella orale è la più rilevante. Questa attività è la più complessa e la più difficile da sviluppare e
padroneggiare. Per dialogare è necessario:
• Conoscere gli script o copioni situazionali, cioè delle sequenze prevedibili e abbastanza fisse di
atti e mosse comunicative
• Definire il proprio ruolo all’interno della situazione sociale in cui avviene il dialogo
• Prepararsi a comunicare le proprie intenzioni, che rimandano a una competenza strategica che
organizza il discorso per raggiungere i fini pragmatici di chi parla
• Cercare di interpretare le intenzioni, la strategia degli interlocutori, per vedere se esista un punto
di accordo in cui entrambi raggiungono i propri scopi
• Negoziare i significati quando non sono chiari.
Il tutto avviene in tempi brevissimi all’interno del modello di evento comunicativo (SPEAKING).
ABILITA’ DI TRASFORMAZIONE E MANIPOLAZIONE DEI TESTI.
Queste abilità vengono sviluppate in lingua italiana.
Dopo avere una certa conoscenza della lingua si utilizzano per:
• Riassumere (concentrare l’informazione)
• Parafrasare (consente di aggirare l’ostacolo)
• Tradurre ( per imparare a ri-concettualizzare)
• Stesura di appunti e scrittura sotto dettatura ( sviluppare attività in ambito accademico e
professionale)
SCOPERTA, FISSASSIONE, RIUTILIZZO DELLE REGOLE
Per regole intendiamo =regolarità nei meccanismi di funzionamento morfosintattico, testuale, extra-
socio- e pragmalinguistico.
Le regole costituiscono una grammatica:
• Mentale (Competenza):che le raccoglie e ne governa l’uso.
• Descrittiva: illustra e descrive le regole di una data lingua.
• Pedagogica: teorizza il modo in cui organizzare le regole.
GRAMMATICA IMPLICITA E GRAMMATICA ESPLICITA
Uno dei temi cardinali della pragmatica pedagogica riguarda il modo in cui conosciamo le regole: si tratta
della dicotomia di Chomsky tra know e cognize che in glottodidattica diventa:
conoscenza linguistica implicita →vs→ conoscenza linguistica esplicita
Riflessione sulla lingua Insegnamento della grammatica
Il soggetto che riflette è lo studente, Il soggetto è l’insegnante che riversa la sua
sotto la guida indiretta conoscenza sullo studente, “tabula rasa” su cui
CHI
dell’insegnante, fino a raggiungere incidere.
l’autonomia.
Costituisce sempre un punto di E’ il punto di partenza: l’insegnante presenta la
arrivo: si riflette su quanto è stato descrizione grammaticale e si attende che venga
QUANDO
intuito, verificato, fissato e appresa dallo studente
reimpiegato in precedenza
Regole intese come meccanismi di Regole intese come norme da applicare per
COSA
funzionamento della lingua produrre la lingua
Lo scopo è di creare Si descrivono i meccanismi linguistici per farli
rappresentazioni mentali esplicite, applicare, sperando che con la ripetizione essi
PERCHE’
quello formativo è imparare a vengano acquisiti
imparare, diventare autonomi
Il luogo fisico e concettuale in cui Le regole vengono date in schemi pieni esaurienti
avviene la riflessione è uno schema predisposti dall’insegnante con l’intenzione di far
DOVE
aperto, il cui completamento serve risparmiare tempo e di evitare conclusioni errate.
per guidare la riflessione
acquisizione →vs → apprendimento
competenza d’uso →vs → sull’uso della lingua
Da trenta anni si concorda che l’insegnamento della lingua e quindi delle sue regole, deve portare alla
conoscenza linguistica implicita (per generare comprensione e produzione linguistica), ma anche a quella
esplicita (per analizzare ed interiorizzare il nuovo input).
Studi recenti hanno dimostrato che la focalizzazione esplicita può facilitare l’acquisizione. Bisogna quindi
mirare sia alla competenza d’uso che quella sull’uso della lingua.
DICHIARAZIONI, PROCEDURE, RAPPRESENTAZIONI MENTALI
Sulla base delle riflessioni di Ausubel, Gagné, Piattelli, Palmarini e Shank le conoscenze vengono divise
in due tipi fondamentali:
• Conoscenze dichiarative →fonologica, grafemica, semantica, morfologica che descrivono uno
stato di verità elementare.
• Conoscenze Procedurali →sintattiche e testuali
• Rappresentazioni mentali →spontanee o sviluppate con interventi opportuni da parte
dell’insegnante che raccolgono una serie di dichiarazioni e procedure in un sistema più complesso.

RIFLESSIONI SULLA LINGUA E INSEGNAMENTO DELLLA GRAMMATICA.


La riflessione sulla lingua rimanda alla inventional grammar (Jespersen), scoprire, inventare, per dare
forma, sistematizzare le proprie scoperte e collegarle in uno schema che permette di appropriarsene, cioè
di farle proprie. In tal modo l’acquisizione può sostenere la motivazione principale: quella del piacere.
UNA METODOLOGIA PER FAVORIRE L’ACQUISIZIONE DELLE REGOLE
Come aiutare gli allievi a riflettere sulla lingua?
Esistono 5 fasi:
1. individuazione: nei testi che sono l’input per gli allievi
2. creazioni di ipotesi: suggerite dal docente e discusse con i compagni
3. fissazione: sia con unità di natura comportamentistica o per mezzo di giochi
4. reimpiego: prima esercizi e poi attività comunicative
5. riflessione esplicita: creare una rappresentazione mentale con schemi, tabelle, ecc..
L’ACQUISIZIONE DEL LESSICO.
Borneto inizia lo studio sull’approccio lessicale
Il lessico, la sua acquisizione, le tecniche per insegnarlo, sono stati trascurati sia dall’approccio
strutturalista( anni 50), sia da quello comunicativo (anni 70).
Negli anni 90 Lewis e Willis, lanciano il lexical approach che ripropone la questione lessicale.
Anche in Italia si torna a parlare di lessico.
La glottodidattica umanistico-affettiva , non può che rivalutare il lessico.
L’unico svantaggio e quello di fornire priorità al lessico a scapito della morfosintassi.
Acquisire lessico vuol dire percepire una parola o un item lessicale e accomodarla nella nostra memoria
per poi poterla recuperare.
Come avviene questa memorizzazione? Si tratta di utilizzare al meglio le potenzialità della mente.
La carenza lessicale invece viene colmata dall’uso di perifrasi.
Insegnare lessico è più difficile rispetto alla morfologia e alla sintassi. Per andare in giro a babele,
porteremo con noi un dizionario e non una grammatica.
LA VALUTAZIONE E IL RECUPERO.
Bisogna valutare , verificare e certificare il livello di una lingua.
1)VERIFICA →2)VALUTAZIONE →3) CERTIFICAZIONE
Verifica vs Valutazione: con verifica s’intende il reperimento di dati, atti ben diverso dal processo di
valutazione, in cui si rapportano i risultati dell’apprendimento scolastico con la storia personale
dell’allievo, con i suoi atteggiamenti verso la scuola, con i condizionamenti psicofisici e ambientali ai quali
è soggetto.
Achievement vs proficiency: la prima nozione descrive la misurazione alla fine di una o più unità
didattiche o di un modulo: si lavora su un corpus di obiettivi precisi, previsti dalla programmazione
didattica; la proficiency invece, riguarda il livello di competenza comunicativa a un certo momento (test
d’ingresso o test di certificazione)
VERIFICA
Raccolta dati per il raggiungimento degli obbiettivi. Problemi insolubili si possono descrivere attraverso
2 dicotomie:
1. PROCESSO/PRODOTTO; COMPETENZA/ESECUZIONE: L’insegnante può giungere alla
conoscenza dei prodotti linguistici, delle esecuzioni comunicative, ma non può penetrare nella
mente dell’allievo e individuare i lineamenti della sua competenza comunicativa, nonché i processi
che sottostanno alla realizzazione delle abilità linguistiche. L’insegnante non conosce i dati ma ne
elabora ipotesi sui dati.
2. non si può sapere se ciò che l’allievo produce è acquisizione definitiva o apprendimento razionale.
PUNTI CHE SUL PIANO METODOLOGICO RISULTANO CHIARI E CONSOLIDATI:
• OGGETTO: si verifica l’acquisizione di ciò che si è insegnato. Rientra nell’ambito della
acquisizione e certificazione.
• STRUMENTI: le tecniche usate per la verifica sono uguali a quelle dell’insegnamento
• PARAMETRI: Le abilità diverse vengono verificate secondo parametri specifici:
• In quelle ricettive si può valutare la comprensione
estensiva(quella globale detta skimming o quella di ricerca di
alcuni argomenti detta scanning); ci si può limitare al testo(
comprensione referenziale) o ai significati
impliciti(comprensione inferenziale). I parametri che vengono
utilizzati sono tre: comprensione Fallita- parziale- completa
• In quelle produttive e interattive,l’attribuzione del
punteggio riguarda la capacità di veicolare significati,
scorrevolezza, precisione lessicale, accuratezza formale. Si
usano i parametri: poca- sufficiente- buona
• MODALITA’:
• Feedback o testing diffuso in cui i dati vengono registrati
durante una normale attività didattica
• Testing formale in cui gli studenti sanno di essere
sottoposti a verifica
LA VALUTAZIONE.
Ottenuti i dati devono essere valutati con parametri che devono esser chiari allo studente. Le operazioni
di scoring ( cioè definizione del punteggio) è la base per poter definire per ogni studente:
1. quando ha ottenuto rispetto al massimo ottenibile
2. la posizione dello studente rispetto al complesso del gruppo
3. miglioramento o il peggioramento rispetto alle precedenti verifiche
La valutazione si realizza appieno quando gli studenti e gli insegnanti riflettono sulle ragioni per cui si
sono avuti quei risultati, sulla natura degli errori. La valutazione è sterile sul piano dell’acquisizione se
viene condotta solo dall’insegnante, ma è molto produttiva se viene discussa con tutta la classe. Riguarda
sia insegnante che studente.
IL RECUPERO.
In una analisi statistica, la maggior parte degli studenti si dispone secondo una forma a campana(curva di
gauss) con una massa centrale e minoranze verso l’eccellenza o verso il fallimento.
Nella fase dell’analisi dei risultati dei problemi relativi all’unità didattica appena conclusa si proporrà un
rinforzo, mentre nella fase di analisi dei risultati delle carenze globali si procede al recupero che deve
coinvolgere lo studente in un progetto realizzato ad hoc per lui.
Modalità di recupero:
• RECUPERO CONTINUO
Krashen ipotizza che l’acquisizione si basi sull’input reso comprensibile e collocato al punto giusto
dell’ordine naturale di acquisizione. Tale punto viene chiamato i +1: è l’elemento immediatamente
successivo (+1) rispetto a quanto interiorizzato (i). Il lavoro di recupero si basa su input supplementare
e si realizza in due tipi di attività:
1. attività estemporanea. Destinare un’ora di lavoro al piacere di scoprire il proprio
apprendimento, per es. attraverso un filmato, una canzone
2. attività domestiche parallele. Svolgere a casa ulteriori esercizi. l’approccio funziona se
l’insegnante è al corrente del lavoro svolto dall’allievo
• RECUPERO INTENSIVO: mirate a garantire:
1. riflessione: identificato l’item grammaticale su cui si vuole focalizzare l’attenzione si
tratterrà di costringere lo studente a riflettere su quello che si ricorda, attivando il meccanismo
di acquisizione linguistica procedendo attraverso l’apprendimento consapevole.
2. esercizio: essere pochi studenti è la chiave del successo di un’ora di recupero,perché
permette un’attenzione dell’insegnante maggiore.
In tal modo chi ha lacune ne può trarre vantaggio e ottenere risultati nel proseguimento del corso.
L’ECCELLENZA.
Gli studenti eccellenti rischiano di essere lasciati a se stessi. In una prospettiva di maggiore ricorso
all’autoformazione si possono far lavorare i più bravi, in un’aula multimediale per creare materiali
disponibili per tutta la classe.
LA CERTIFICAZIONE.
Rimanda ad un proprio curricolo. La funzione della certificazione non è formativa ma deriva
dall’attribuzione di valore economico alla conoscenza di una lingua: competenza da valutare in un
contratto di lavoro, per iscriversi a corsi universitari, ecc..
La più importante è quella organizzata dal consiglio d’Europa, ed è noto come LANGUAGE
PORTFOLIO(suddiviso in 6 livelli per tutte le attività coinvolte).
LE TECNOLOGIE GLOTTODIDATTICHE
Nella scienza della formazione si parla di sussidi didattici, nella glottodidattica invece si parla di
CATALIZZATORI , secondo Gordon Pask: esse consentono un’azione didattica che non si può
realizzare senza il supporto tecnologico.
• registratore audio: per ascoltare e riascoltarsi.
• Televisore e videoregistratore: Il televisore rappresenta una struttura più complessa del
registratore perché esso rappresenta il terminale di fonti diverse (l’antenna, il cavo, il satellite ecc),
ciascuno dei quali presenta dei testi di diversa natura. Ciò che accomuna video didattici,
registrazioni autentiche, film ecc è il fatto di essere messaggi audiovisivi che sono legati da un
ancrage (l’immagine assume valore solo dopo che la lingua ha isolato un significato tra tutti quelli
possibili) oppure da un relais, in cui la lingua e l’immagine si intrecciano e interagiscono. Ai fini
didattici, i meccanismi di ancrage sono ottimi sussidi lessicali, mentre quelli di relais sono dei
catalizzatori nell’osservazione della lingua come azione sociale.
La maggiore informazione arriva dalla vista, per cui è opportuno insistere sullo sforzo uditivo,
oscurando per esempio il video nella parte iniziale di un filmato. C’è un aspetto neurologico
importante: gli emisferi operano diversamente in ordine al trattamento delle informazioni visive e di
quelle linguistiche, e queste vengono elaborate dopo che l’emisfero destro ha elaborato la dimensione
visiva.
Il registratore audio e video possono essere usati per:
1. riprodurre materiali che vengono da fuori dell’aula, (telegiornali, talk show, film, ecc); il valore
aggiunto del video rispetto all’audio è dato dalla possibilità di cogliere:
- l’interazione tra lingua e codici non verbali
- la dimensione culturale
2. registrare con la videocamera quello che fanno gli studenti per poterlo poi produrre:
• roleplay di vario tipo per permettere un riesame critico delle esecuzioni linguistiche e
comunicative
• drammatizzazioni
• telegiornali sulla vita della scuola
creati dagli studenti
• videolettore da inviare a studenti stranieri con cui si attivano scambi di materiali.
I PROIETTORI DI DOCUMENTI.
1. lavagna luminosa
2. episcopi digitali (consentono ad alta risoluzione di proiettare lucidi, pagine di giornale,
oggetti tridimensionali).
3. proiettori per computer che consentono di usare un solo computer per classi numerose.
IL COMPUTER.
E’ sicuramente la macchina più potente. Può dare:
• materiali di supporto: esercizi collegati ai manuali didattici o reperibili in siti specifici
• materiali per l’autoapprendimento: multimediali che integrano immagini, test, orali e scritti,
esercizi che permettono allo studente di apprendere da solo una lingua. Anche se è sempre
necessaria la presenza di un tutor.
• Siti di approfondimento relativi a un materiale didattico: materiale statico (cd), siti collegati ad
attività che sono integrate nel corso di lingua.
• Posta elettronica. Creazione di una storia dove ognuno ne svolge una parte e poi la invia ai
compagni; giornale internazionale, che serve a far scrivere in maniera motivata e in cui la lingua
viene utilizzata come veicolo di scambio informativo reale. Si ha un momento comune in cui la
pagina viene progettata e poi ognuno ne elabora una sezione.
• Metodologia tandem: unisce in un progetto comune coppie di studenti. Per es. un tedesco che
studia italiano ad un italiano che studia tedesco
• supporto reciproco per ricerche di cultura, storia, letteratura in cui la lingua diventa veicolo per
avere informazioni utili a tutti nelle altre discipline.
LE CHATROOM: Si tratta di sale virtuali in cui si discute su un dato argomento. Una persona scrive in
tempo reale un messaggio e tutti possono immediatamente rispondere. Ha gli stessi vantaggi della posta
elettronica, ma con l’impossibilità di vedere, riflettere e correggere sulla lingua.
LA WEB CAM : lo studente è collegato, con uno studente straniero e comunica usando la lingua che
studia. E’ meglio se l’interlocutore non è di madre lingua per evitare di mettere in difficoltà lo studente.
In tal modo l’uso della lingua si concentra sui significati, dimenticando di fare una esercitazione linguistica.
USO DIDATTICO DI PROGRAMMI NON PENSATI PER L’INSEGNAMENTO
E’ possibile utilizzare ai fini dell’insegnamento i programmi di base di un normale computer per es Word
può assolvere tre funzioni essenziali nell’educazione linguistica:
• sviluppo di attività di scrittura: l’insegnante non partecipa al processo di scrittura ma riceve il
prodotto finito, anche l’allievo riceve il prodotto finito senza entrare nel processo di correzione,
a gruppi gli allievi si correggono tra di loro e l’insegnante può aiutarli.
• Sviluppo delle abilità di riassunto, parafrasi e traduzione, alla fine se i pc sono in rete lo schermo
può essere suddiviso in più sezioni e i testi prodotti possono essere inviati ad ogni schermo.
• Ortografia: word evidenzia in rosso gli errori.

(CAP. 8 ) DUE TIPI DI TESTO COMUNI A MOLTI CORSI DI LINGUA STRANIERA: I


TESTI LETTERRI E QUELLI MICROLINGUISTICI.
INTRODURRE GLI STUDENTI AL TESTO LETTERARIO.
Tradizionalmente gli studenti vengono percepiti come appartenenti a due categorie:
1. quelli interessati alla letteratura
2. quelli interessati alle microlingue ( varietà scientifico- professionali)
oggi si preferisce categorizzarli in base all’età .
STUDENTI DELLA SCUOLA DI BASE: si attua il primo approccio al testo letterario. Testi
caratterizzati sul piano della struttura o su quello fonologico. Il lavoro è produttivo se viene condotto
insieme dai docenti di italiano e di lingua straniera, nella prospettiva dell’educazione semiotica. La
maggior parte del lavoro va svolto nella lingua moderna.
STUDENTI DI SCUOLA SUPERIORE: tutti gli studenti dovrebbero apprendere a leggere testi
letterari. Si tratta di procedere all’educazione letteraria, fare scoprire agli studenti il contributo che la
letteratura offre alla loro autopromozione e culturizzazione e far maturare la capacità di giudizio
critico.
STUDENTI UNIVERSITARI DI FACOLTA’ UMANISTICHE: Questi studenti hanno già avuto
esperienza di lavoro su testi letterari in lingua straniera e proprio a causa del loro interesse maturato
per la cultura umanistica hanno scelto un corso di laurea nell’ambito di una facoltà di lingua e
letterature straniere. Questi vanno considerati studenti professionisti della letteratura.
ADULTI NEI CORSI DI EDUCAZIONE PERMANENTE: Questi studenti si trovano in
“università per la terza età”, “università popolari” o in strutture simili. E’ un pubblico in enorme
espansione, caratterizzato da una scelta precisa: dopo una vita professionale tornano ad interessarsi a
quella che fu una passione giovanile e in questo caso non si deve insegnare ad amare la letteratura,
quanto, piuttosto, a dare coerenza e sistematicità alle esperienze di una vita di lettore, offrire gli spunti
critici, dando gli strumenti di analisi ma, soprattutto costruire quell’ipertesto storico e culturale che
manca. Negli anni 80 si è imposto nell’insegnamento delle lingue un cambiamento radicale, dove la
focalizzazione si è spostata dalla storia al testo letterario in cui la storia è il punto di arrivo e non di
partenza.
IL TESTO LETTERARIO NELLA TRADIZIONE
Un testo è letterario perché è incluso nelle varie storie della letteratura. Al contrario la capacità di
individuare e classificare i testi è un elemento costitutivo della competenza testuale, parte essenziale
della competenza comunicativa.
Le caratteristiche che rendono letterario un testo sono:
• secondo Jakobson, l’attenzione dell’emittente si focalizza sull’aspetto formale.
• A metà del 700 Fielding propone una metafora illuminante: esistono due modi diversi di
servire il cervo cacciato dal lord: una parte viene arrostita per i servi ed è banalmente
quotidiana, funzionale al nutrimento (così come la lingua quotidiana è funzionale alla
comunicazione pragmatica), ma la parte dello stesso cervo che viene preparata per il signore
e i suoi ospiti, condita, collocata in un vassoio d’argento, non solo nutre ma dà piacere, ha
una funzione estetica (così come la lingua usata in un testo letterario).
La lingua usata per esprimere ciò che viene pensato ma mai ben espresso, si caratterizza per deviazioni
volontarie e consapevoli rispetto alla lingua della quotidianità.
Tali scarti sono:
• Fonologici. Rima, ritmo, allitterazione
• Di ordine grafico. Propri della poesia e rimandano alla scansione in versi, ai calligrammes, alla
poesia visiva ecc.
• Morfosintattici: scelta paratattica, fondando la scrittura sulla coordinazione alla scelta
ipotattica basata sulla subordinazione.
• Lessicali sono le più evidenti insieme a quelle fonologiche: figure retoriche, metafore,
metominia, sineddoche ,ecc. e la neologizzazione.
• Testuali : rimandano alla presenza di generi letterari che impongono la loro forma al testo
• Sociolinguistici
• Pragmatici.
Insegnare a leggere testi significa insegnare a leggere queste caratteristiche formali, è questa la meta
dell’insegnamento della letteratura. Ma le mete educative sono più complesse. Mirate a far scoprire:
• Il piacere della letteratura
• Il bisogno di letteratura (far scoprire che si possono trovare risposte nelle grandi domande di
vita)
IL TESTO LETTERARIO A BABELE:
Educazione letteraria significa:
• Far scoprire che la poesia cantata ha origini millenari.
• far riflettere sul ruolo della musica.
• Far emergere un giudizio critico.
In molte città è diffusa la street poetry (testi incollati sulle saracinesche, pali di luce, ecc..)
Ci sono siti internet dedicati alla poesia in rete; romanzi ipertestuali, dove ognuno può creare una
propria trama,
Educazione letteraria a babele significa che spesso per es. si leggono testi dopo aver visto un film.
GLOTTOTECNOLOGIE E ACCOSTAMENTO AL TESTO LETTERARIO
• REGISTRATORE AUDIO: per la poesia rappresenta un catalizzatore, un elemento
necessario per presentare la poesia. Può essere utilizzato per registrare poesie lette dagli allievi,
può riprodurre musica per generare un effetto emotivo.
• VIDEO REGISTRATORE. Leggere un testo teatrale senza vederlo è più fuorviante che
leggere una poesia senza ascoltarla, il teatro è fatto di luci, scene, , costumi, testo ecc…per cui
può essere utile partire dal testo per poi recitarlo davanti alla telecamera.
• IL COMPUTER: ormai tutta la letteratura è reperibile in rete, è patrimonio da utilizzare per
ricerche ma anche per insegnare a reperire testi. Ad es. è possibile organizzare anche una
lezione su Verga e Zola coinvolgendo una classe italiana e una francese per far scoprire le
differenze tra verismo e naturalismo.
INTRODURRE GLI STUDENTI AL TESTO MICROLINGUISTICO.
I testi microlinguistici, fanno parte di un curricolo di lingua straniera.
Possiamo dire che.
• Nella scuola di base si fa notare come un testo va seguito alla lettera.
• In un liceo tecnologico gli studenti hanno bisogno di una educazione che li porti a cogliere i
profondi meccanismi della lingua usata.
• Nelle aziende ha una valenza sociale, bisogna dimostrare che si fa parte di una comunità.
DIMENSIONE PRAGMATICA .
Gli scopi pragmatici della microlinguistica si attuano in tre ambiti:
1. REFERENZIALE: il messaggio deve essere concentrato sull’oggetto del discorso.
2. REGOLATIVO- STRUMENTALE: la lingua si concentra sul processo da fare eseguire o
regolare.
3. METALINGUISTICA: ogni volta che si definisce un termine si deve consentire al destinatario
di comprendere l’intenzione dell’emittente.
TRE MODELLI DI BASE PER L’INSEGNAMENTO DELLE MISROLINGUE SCIENTIFICO
– PROFESSIONALI:
1. DIMENSIONE TESTUALE:
• Sono strutturati in paragrafi brevi, con titoli e sottotitoli
• Hanno note a piè pagina
• Ampie citazioni derivate da altre fonti
• Riquadri con dati o annotazioni
• Grafici, tabelle, diagrammi
• Hanno in appendice un glossario
• Hanno un indice analitico
• Hanno una bibliografia
Se queste componenti sono memorizzati in un disco si è di fronte un ipertesto.
Le regole comunque cambiano da cultura a cultura, questo diventa un problema nell’insegnamento
di lingue straniere.
LA DIMENSIONE SINTATTICA.
Gli aspetti sintattici da far notare soprattutto in corsi aziendali o facoltà scientifiche sono necessari
per essere riconosciuti come membri:
• Elisioni di articoli e preposizioni
• Nominalizzazione (sostituire un verbo con un sostantivo)
• Eliminazione di frasi relative
• Premodificazione (compattare concetti in un unico sintagma).
• Spersonalizzazione
• Passivazione
In questo senso insegnare una lingua significa insegnare una lingua tout a court.
DIMENSIONE LESSICALE
Ogni parola denota e connota un significato: le connotazioni possono essere ambigue così la parola
diviene termine, cioè un unità lessicale puramente denotativa, priva di connotazioni culturali o
individuali. Un termine è monoreferenziale e privo di sinonimi ed è stabile per cui una volta accettato
dalla comunità scientifica o professionale è difficile cambiarlo. Un particolare aspetto è la creazione
del lessico con elementi greco-latini: insegnare il lessico significa insegnare la logica della creazione
del lessico, approfondire il ruolo degli affissi, delle regole di derivazione ecc.
DIMENSIONE FONOLOGICA
Questo aspetto è sottovalutato.

II PARTE

LE LINGUE PER IL BAMBINO: DAI 3 AI 10 ANNI

Ai bambini non si insegna una lingua straniera ma li si guida nella scoperta del fenomeno linguistico
facendo comprendere loro che :
▪ L’italiano è solo una tra le lingue possibili e che le altre persone parlano lingue diverse e vivono
benissimo
▪ Le lingue straniere si possono imparare così come le ha imparate l’insegnante
▪ Imparare le lingue può essere un bel gioco
Nelle scuole dove ci sono i bambini dai 3 ai 10 anni si divide il lavoro per ambiti perché le procedure
mentali del bambino sono globalistiche e non analitiche. La lingua straniera rientra nell’ambito linguistico-
espressivo che include:
▪ L’educazione linguistica
▪ L’educazione musicale
▪ L’educazione motoria
▪ L’educazione artistica
Tutte queste fanno parte dell’educazione semiotica: gli esseri umani si servono di facoltà semiotiche
e il loro risultato sono una serie di sistemi semiotici: composti da sistemi di regole+sistemi di segni
combinati, raccolti in codici quali quello linguistico, extralinguistico, artistico, musicale, corporeo ecc.
Rispetto agli altri codici la lingua ha due caratteristiche:
1. può descrivere tutti gli altri linguaggi
2. è l’unico linguaggio capace di autodescriversi esaurientemente.
Ciò la pone al centro dei processi di comunicazione e quindi pone l’educazione linguistica al centro
dell’educazione semiotica. La lingua è associata anche ai codici non verbali che sono basati su segni che
si combinano con le regole e l’uso dei codici è suddiviso per scopi pragmatici di vita quotidiana e usi
estetici.
Assumere una logica di educazione semiotica richiede l’assunzione di una prospettiva unitaria:
▪ tra le programmazioni dei docenti di lingue
▪ nel considerare che tutti i linguaggi hanno una doppia modalità d’uso: estetico e pragmatico.

DIMENSIONE POLITICA
La polis in cui vivranno i bambini sarà l’Unione Europea e dovranno vedersela con la globalizzazione dei
loro diritti, dei loro doveri, delle loro lingue. L’Unione Europea sfocierà in una unione politica. Sul piano
linguistico e culturale ciò è chiaro nel trattato di Maastricht secondo il quale bisogna equilibrare i
fondamenti economici e l’intercomprensione tra i vari cittadini europei e quindi è necessario la
conoscenza di almeno due lingue europee. L’identità sociale si forma prima dei 10 anni e si deve
intervenire ora se vogliamo che il bambino cresca sentendosi bilingue anziché legato a una lingua.

DIMESIONE SOCIALE
L’Italia e l’Europa stanno diventando sempre più multiculturali questo passaggio si attua sulla base della
nozione di relativismo culturale, secondo il quale ogni cultura risponde ai bisogni di natura in maniera
originale e adeguata, per cui va rispettata quindi bisogna far capire che è necessaria:
1. la tolleranza per il diverso
2. l’interesse per il diverso
3. l’assunzione di alcuni modelli della cultura del diverso

DIMENSIONE NEUROLOGICA
La presenza di due lingue porta ad una arricchimento celebrale:
1. l’organizzazione del linguaggio nel cervello di un bilingue è bilaterale
2. l’emisfero destro svolge un ruolo molto più importante nella rappresentazione celebrale dei due
codici
3. la dominanza celebrale nell’individuo bilingue è meno rigida

DIMENSIONE PSICOLOGICA
Ci sono tre aspetti psicolinguistici:
1. IPOTESI DEL PERIODO CRITICO: legata allo studio sui fondamenti biologici del linguaggio
di Lennerberg secondo il quale durante i primi anni di vita il meccanismo dell’acquisizione
linguistica sarebbe al suo massimo e decadrebbe alla soglia della pubertà Studi successivi hanno
dimostrato che si perde invece al perfetta acquisizione fonetica.
2. PRINCIPIO DI INTERDIPENDENZA LINGUISTICA: elaborato da Jim Cummins
secondo il quale lo studio linguistico è positivo sull’intero repertorio linguistico della persona. Ciò
che compare in superficie nella comunicazione linguistica è solo una parte del processo di
concettualizzazione e verbalizzazione che avviene nella mente. La nostra capacità di elaborare la
lingua cresce quando studiamo una lingua straniera immettendo riflessioni e nuovi processi di
acquisizione linguistica, in tal modo la competenza comunicativa si sviluppa sia nella lingua
straniera che in quella materna. In questa prospettiva l’introduzione di una lingua straniera intorno
ai 34-48 mesi di età è significativa per mantenere attivo il LAD e per immettere materiale e stimoli
nuovi che migliorano la competenza semiotica e quindi la lingua materna.
3. NOZIONE DI BILINGUITA’: il bilinguismo è un dato sociale, mentre la bilinguità è una
condizione personale che descrive coloro che hanno sviluppato una personalità bilingue.

LE CARATTERISTICHE DI UNA GLOTTODIDATTICA PER BAMBINI


Sono:
1. L’INTEGRAZIONE: tra la lingua straniera e il resto del curricolo si realizza sul piano della
progettazione, quindi dei contenuti.
2. FLESSIBILITA’: ogni bambino è caratterizzato da una suo stile cognitivo per cui struttura la
propria conoscenza in modo originale da un suo stile di apprendimento, da tempi e ritmi personali
nel passare dalla comprensione alla produzione e proviene da un suo vissuto personale. La
flessibilità metodologica è indispensabile per rispettare il bambino e la sua formazione.
3. LUCIDITA’ E SENSORIALITA’: parole estrapolate da una lista elaborata da FREDDI per
caratterizzare una didattica per bambini:
▪ Sensorialità: implica l’uso di tutte le facoltà sensoriali dell’uomo
▪ Motricità: usata per giocare, dare istruzioni, per fare ecc
▪ Bimodalità neurologica
▪ Semioticità: rimanda al concetto di pluralità delle facoltà semiotica dell’uomo
▪ Relazionalità: la lingua viene appresa per essere usata
▪ Pragmaticità: la lingua interessa al bambino perché gli consente di fare cose che altrimenti
non potrebbe fare
▪ Espressività: la lingua permette di esprimere l’io con i suoi sentimenti, i suoi desideri, le
sue paure e il gioco li può veicolare
▪ Autenticità: quella creata nel gioco.

MODELLI OPERATIVI PER BAMBINI:

1. LA CONTINUITA’: è necessaria in ogni situazione di insegnamento delle lingue: le conoscenze


e le competenze nuove si innestano su quelle già possedute. La continuità tra scuola dell’infanzia
e scuola di base si realizza sul piano metodologico: l’insegnate della scuola di base deve sapere
come i bambini sono stai abituati a lavorare in lingua straniera nella scuola d’infanzia e per i primi
mesi deve adeguare la propria metodologia a quella a cui i bambini sono stati abituati. Il passaggio
dalla scuola di Base alla scuola Elementare alla scuola Media rappresenta un salto qualitativo
notevole e richiede continuità per varie ragioni:
▪ Intorno ai 10 anni d’età la scuola organizza i saperi per discipline e non per ambiti
▪ La lucidità cede il passo ad una sempre maggiore cognitività
▪ L’aspetto metalinguistico, il parlare della disciplina assume una maggiore rilevanza
▪ È in questa fase che si inserisce la lingua straniera.
2. L’INTRODUZIONE AI TESTI LETTERARI E MICROLINGUISTICI: quando arriva
nella scuola d’infanzia a 3 anni, il bambino sa che la lingua può essere usata sia per fini regolativi
e strumentali sia per fini legati al piacere; fino ai 10-11 anni la scuola è ancora il luogo dominato
da questi generi per bambini che vengono analizzati e prodotti in lingua italiana. Anche le lingue
straniere, all’interno della logica dell’educazione semiotica, possono contribuire al processo di
scoperta:
▪ Della differenza tra uso funzionale ed estetico della lingua
▪ Della diversità del testo letterario rispetto a quello della vita quotidiana sul piano
fonologico, lessicale e pragmatico
▪ Dell’universalità dell’uso letterario della lingua
▪ Della diversità di strumenti che ogni lingua usa per realizzare testi letterari.
Il testo microlinguistico può esser presentato al bambino lavorando su due tipi testuali che sta
imparando a gestire:
▪ IL TESTO REGOLATIVO: ad esempio le istruzioni per il montaggio di un giocattolo
scoprendo che il legame tra le istruzioni e le azioni è una regola del genere comunicativo
istruzioni
▪ IL TESTO REFERENZIALE: in cui si descrive un evento.

LE LINGUE PER GLI ADOLESCENTI: DAGLI 11 AI 18 ANNI

ASPETTO RELAZIONALE
Il bambino aveva costruito un rapporto privilegiato con l’insegnante che sostituiva la versione sociale dei
genitori. Nell’adolescenza questo rapporto viene creato con i suoi coetanei e la prima conseguenza è
quella del cambiamento della natura del filtro affettivo: non è più basato sull’approvazione dell’adulto
bensì su quello dei coetanei, ciò rende difficile delle attività perché la correzione degli errori nella
percezione dell’adolescente mina l’immagine e il ruolo creato all’interno del gruppo. Di conseguenze
credendosi adulto non accetta più di sbagliare e di essere corretto da un adulto. Bisogna, inoltre lasciare
le vecchie attività didattiche ritenute infantili per utilizzare quella di discutere con lo studente la natura
psicologica e cognitiva delle attività, di descriverne l’utilità, di presentarle come sfide per superare le
remore relazionali che lo portano a rifiutare alcune tecniche didattiche.

ASPETTO COGNITIVO
In questi anni il processo di lateralizzazione si assesta. Le capacità di analisi e di definizione
metalinguistiche maturano e rendono possibile un’attività di riflessione sulla lingua e sulla comunicazione
più profonda e sistematica. Le conoscenze dichiarative (semplici affermazioni di dati di fatto), maturano in
conoscenze procedurali e approdano in vere rappresentazioni mentali. Alla competenza d’uso della lingua
si affianca la competenza sull’uso della lingua. E’ in questa fase adolescenziale che la grammatica entra
come settore a sé all’interno del curricolo di lingua straniera.

ASPETTO SOCIALE
La lingua inglese è la chiave per allargare l’esplorazione del mondo quindi la motivazione cresce. Una
caratteristica importante dell’insegnamento inglese è quello di fare capire agli adolescenti che quello che
sanno fino ad esso non è abbastanza e per capire ciò senza turbarli le azioni possono essere due:
1. un forte ricorso ad attività telematiche dove si stabilisce un forte contatto con gli stranieri, dove
la corrispondenza viene corretta da uno stesso coetaneo e dove emergono i suoi difetti
comunicativi e questo fa sì che l’insegnante divenga l’unica ancora di salvezza a cui fare sottoporre
la sua corrispondenza per verificarne la correttezza
2. l’organizzazione di scambi con paesi europei utilizzando i finanziamenti dell’UE.

L’INTRODUZIONE DELLA SECONDA LINGUA STRANIERA


Il trattato di Maastricht , all’art. 26, ha reso ufficiale l’introduzione della seconda lingua straniera. Si creano
però dei problemi glottodidattici legati proprio alla II° lingua che sono:
1. lo studente di 11-12 anni di età in cui si introduce la 2° lingua, ha già una storia personale di
apprendimento della prima lingua, ciò non può essere ignorata o contraddetta
2. gli insegnanti sono due come le lingue, ma la mente dello studente è unica quindi è sconsigliato
un insegnamento scoordinato tra le due lingue
3. i problemi da affrontare sono comuni nelle due lingue straniere
4. è efficace l’uso delle stesse glottotecnologie.
L’insegnamento di due lingue straniere è coordinato e integrato. Secondo i livelli del Portafoglio
Linguistico del Common European Framework lo studente intorno ai 14 anni deve raggiungere il
livello A2 cioè:
1. sa comprendere frasi ed espressioni
2. è capace di comunicare in situazioni semplici e di routine che richiedano uno scambio di
informazioni su argomenti noti e semplici
3. sa descrivere in termini semplici aspetti del suo vissuto personale, l’ambiente in cui si trova e
problemi legati ai bisogni immediati.

METODOLOGIA DIDATTICA DEI TESTI LETTERARI


I moduli possono essere organizzati secondo 4 logiche diverse:
1. Tema: si tratta di argomenti psicologicamente rilevanti per gli adolescenti, come l’amore o la
guerra
2. Genere Letterario: questo tipo di modulo non è particolarmente motivante
3. Autore: qui si procede con unità d’apprendimento impostate secondo il percorso che va dal testo
all’autore al contesto
4. Gruppo, Movimento, Periodo: si procede come il modulo Autore.
I vari passi dell’unità dell’apprendimento sono:
a) La motivazione: viene costruita all’inizio del modulo e richiede poco tempo
b) Una prima lettura estensiva del testo: per la comprensione globale di ciò che viene narrato
c) Una seconda fase di lettura intensiva: viene guidata dall’insegnante che stimola ad approfondire
gli aspetti specifici della letterarietà del testo tramite domande o altre attività.
d) Contestualizzazione del testo: si coglie il rapporto tra quel testo e gli altri dello stesso periodo o
dello stesso autore
e) Una fase di estensione: per stabilire i collegamenti tra il testo che si sta affrontando e quelli che si
sono già analizzati in precedenza.
f) Apprezzamento critico: lo studente esprime e giustifica il proprio giudizio
g) Appropriazione del testo: lo studente riporta il testo al proprio vissuto personale ed esprime e
giustifica un proprio giudizio personale.

LE LINGUE PER L’ADULTO NELLE UNIVERSITA’, NELE AZIENDE E IN ALTRE


ISTITUZIONI

LO STUDENTE ADULTO
Le caratteristiche dell’adulto che studia la lingua straniera sono:
1. L’adulto è fuori dal percorso formativo di base e quindi essendo maggiorenne vuole decidere
autonomamente e può assumersi le responsabilità delle proprie decisioni. Studente e insegnante
sono persone alla pari
2. Il rapporto tra docente e studente è istruttivo; l’insegnante è un tecnico che conosce la lingua e la
glottodidattica
3. L’adulto pagando il corso si aspetta dei risultati
4. I risultati perseguiti devono essere raggiunti nel più breve tempo possibile
5. I principi metodologici vanno spiegati all’adulto in modo esplicito perché spesso lo studente ha
dietro di sé una storia di apprendimento con metodologie obsolete e quindi potrebbe avere
sfiducia nelle nuove.
6. La psicolinguistica ritiene che la capacità di apprendere una lingua non venga mai meno, ma
cambiano la rapidità e la stabilità di acquisizione con l’età; ciò va spiegato per non rischiare la
demotivazione.
7. Una fondamentale caratteristica psicologica dell’adulto è la sua necessità metalinguistica superiore
a quella di un bambino o di un adolescente. Lo studente adulto richiede una riflessione esplicita
maggiore di quella offerta dai materiali didattici così l’insegnante li dovrà integrare in base alle
necessità metalinguistiche e grammatiche dei suoi studenti
APPROCCIO ANDRAGOGICO DI ROGERS: elaborato negli anni Sessanta esplica che
l’apprendimento dell’adulto si caratterizza per il fatto che è restio a mettere in discussione l’architettura
delle sue conoscenze nonché il suo status di adulto: quindi l’insegnamento ha successo se è stato lui a
decidere di mettere in discussione e modificare le sue conoscenze e se viene rispettata la sua autonomia
nei processi di decision making in ordine al suo apprendimento.

Un approccio andragogico è caratterizzato:


➢ Dalla natura e dal ruolo giocato dalla motivazione; l’insegnate per tenere attiva la motivazione
deve permettere allo studente di misurare continuamente il percorso effettuato e di individuare
con chiarezza la successione degli obbiettivi.
➢ Dalla disponibilità esplicita dello studente a modificare l’architettura delle proprie conoscenze;
l’insegnante deve guidare questo processo usando gli strumenti cognitivi propri di un adulto
➢ Dalla consapevolezza che lo studente ha della propria esperienza di vita; l’insegnante deve
garantire e sostenere l’autonomia dello studente nel processo di apprendimento, basandosi su
procedure di problem solving, condotte autonomamente sulla base della propria esperienza ma
con l’aiuto facilitante dell’insegnante
➢ Dal conseguente passaggio del docente dal ruolo di insegnante a quello di facilitatore
dell’apprendimento

LIFELONG LEARNING (apprendimento che dura finché c’è vita)


Si ha quando non c’è una scelta volontaria che porta lo studente a studiare una lingua straniera ma è una
realtà esterna che rende necessaria la frequenza ad un corso per semplice sopravvivenza professionale.
Sul piano glottodidattico le conseguenze sono:
A. LA MOTIVAZIONE: deriva dalla sopravvivenza professionale e quindi il lifelong learning si
basa sul bisogno che sul piacere ne consegue che:
➢ Se ritiene che la proposta didattica dell’insegnante non sia adeguata al suo bisogno chiede
cambiamenti o lascia il corso a meno che il docente giustifichi le sue scelte
➢ Appena lo studente ritiene che ha soddisfatto il suo bisogno lascia il corso a meno che il
docente lo convinca che per avere una performance pari a 100 è necessaria una
competence maggiore
B. IL CURRICOLO: non è definibile a priori e va personalizzato sull’analisi dei bisogni
C. L’ARTICOLAZIONE DEL CURRICOLO: si basa su moduli accreditabili e valutabili in termini
professionali
D. LA VALUTAZIONE: del livello di conoscenza in ingresso è importante per la personalizzazione
curriculare, la sua logica va discussa e negoziata con lo studente
E. Se la valutazione in uscita diventa CERTIFICAZIONE allora si immetteranno nel corso dei
parametri esterni che impediscono la personalizzazione del percorso: ciò viene discusso con lo
studente
F. Lo studente diviene il RESPONSABILE del corso e l’insegnante la sua guida, facilitatore, tutor
G. IL MATERIALE DIDATTICO conserva un nucleo predisposto a priori ma può essere
arricchito di materiale integrativo non didattico.

LO STUDENTE UNIVERSITARIO
Nell’università lo studente si pone in un atteggiamento di inferiorità rispetto al docente ne consegue che
l’impianto è pedagogico. Le tecniche didattiche per studenti adulti possono essere divise tra quelle che:
a. PONGONO L’ALLIEVO DI FRONTE ALLA SUA COMPETENZA: questa tecnica è valida
per l’andragogia e troviamo il dettato auto-corretto, la procedura cloze, l’accoppiamento parole-
immagini e tutte le forme di incastro, di battute di un dialogo ecc
b. PORTANO LO STUDENTE A INTERAGIRE CON I COMPAGNI: tramite le tecniche
basate sulla simulazione come il roleplay, la drammatizzazione e il dialogo: possono innescare il
filtro affettivo perché si mette a rischio l’immagine che lo studente ha creato sui suoi colleghi
c. PORTANO L’ALLIEVO A CONFRONTO DIRETTO CON L’INSEGNANTE-GIUDICE:
ogni attività didattica deve essere condotta in maniera rispettosa del patto psicologico soprattutto
nelle fasi della correzione degli errori e il processo di verifica, valutazione e comunicazione dei
risultati
d. FANNO GIOCARE LO STUDENTE ADULTO: lo scopo glottodidattico deve essere spiegato
solo così si accettano le attività ludiche.

IL CURRICULO DI MICROLINGUA
Le mete educative del curricolo sono:
➢ Culturalizzazione nell’universo della ricerca scientifica o della professione
➢ Socializzazione nella comunità di discorso che si riconosce per l’uso della microlingua
➢ Autopromozione come tecnico, studioso, professionista

Le mete didattiche sono:


➢ Saper fare microlingua cioè saper comprendere, produrre e manipolare testi microlinguistici
realizzati nelle varie abilità
➢ Saper far con la microlingua: cioè padroneggiare gli atti comunicativi necessari per operare nel
mondo della ricerca, in laboratori ecc; alcuni di questi atti vanno padroneggiati in diversi registri
e in rapporto a diverse culture in cui si deve agire
➢ Sapere la lingua: conoscere gli aspetti grammaticali che nelle microlingue vengono privilegiati
➢ Saper interpretare i codici non verbali che sono presenti nei testi microlinguistici e saperli
integrare con il testo verbale.

UNITA’ E MODULI
Lo studente pur essendo autonomo ha bisogno di una programmazione cioè una scansione temporale e
organizzativa degli obbiettivi, dei contenuti e delle tappe di sviluppo delle abilità. Il curricolo deve essere
articolato in moduli: che sono blocchi autonomi costruiti intorno ad un tema e certificabili in un CV.
L’individualizzazione dipende dalla natura della microlingua scientifica-professionale insegnata e deve
essere svolta in fase di produzione dall’insegnante, dall’azienda o dal corso di laurea ecc. e dagli studenti
ai quali viene spiegata la logica seguita per questa operazione.
I moduli si concretizzano in unità didattiche che possono essere costruite intorno ad un evento e
consistono in una serie di unità di apprendimento, costituite dai singoli testi dell’evento compresi prima
globalmente e poi analiticamente, riflettendo su alcuni aspetti che caratterizzano la microlingua sul piano
lessicale, morfosintattico, di genere ecc..
COLLABORAZIONE INSEGNANTE-STUDENTE
L’insegnamento monodirezionale non si può applicare alle microlingue per almeno tre ragioni:
a. L’insegnamento microlinguistico è etero-referenziale: le finalità, gli obbiettivi, i materiali sono
basati in base alle esigenze del mondo di lavoro in cui vivono gli studenti
b. L’insegnate non sa la microlingua perché è detenuta da i membri di una comunità scientifica o
professionale
c. L’insegnamento della microlingua si rivolge a uno studente che conosce i contenuti descritti dalla
microlingua
I due soggetti quindi, sono in una posizione di pari dignità, di pari responsabilità con compiti e
competenze complementari dove lo studente porta la sua competenza relativa al micro e l’insegnante
contribuisce con la propria competenza nella lingua e con la sua conoscenza dei processi di
apprendimento.

L’USO VEICOLARE DELLA LINGUA STRANIERA PER INSEGNARE ALTRE


DISCIPLINE

Nel 1976 Fishman conia l’espressione bilingual education per indicare un curricolo in cui due lingue
sono oggetto e contemporaneamente veicolo per l’insegnamento di altre discipline. Il titolo è stato
tradotto in Italia con Istruzione Bilingue. Nell’educazione bilingue abbiamo una finalità che è la creazione
di una personalità bilingue mentre nell’istruzione bilingue ci sono degli obbiettivi glottodidattici o
strumentali. Per queste ragioni:
1. nella educazione bilingue sono insegnate le materie come la storia, la geografia, l’arte, la musica,
educazione motoria in lingua straniera
2. nella istruzione bilingue sono insegnate in lingua straniera le materie scientifiche o tecniche
In tutti e due i casi la lingua straniera ha una funzione veicolare, ma solo nell’istruzione bilingue lo scopo
è il miglioramento qualitativo dell’acquisizione linguistica.
Il Content and Language Integrated Learning (CLIL) in Italia è stato chiamato uso veicolare della
lingua straniera abbreviato: LINGUA VEICOLARE.
La lingua veicolare è una lingua straniera utilizzata nella scuola per insegnare un’altra disciplina, lo scopo
glottodidattico è quello di migliorare la qualità e i tempi dell’acquisizione della lingua straniera. Questo
incremento si attua attraverso una serie di fattori:
 un incremento di esposizione alla lingua straniera perché usato anche in orario assegnato ad
un’altra disciplina
 una maggiore autenticità della lingua
 una maggiore autenticità delle attività
 il fatto che sono le conoscenze extralinguistiche a rendere comprensibile l’input
 lo spostamento dell’attenzione dalla forma linguistica ai contenuti che essa veicola: si può citare
il rule of forgetting di KRASHEN, secondo la quale si acquisisce una lingua proprio quando ci
si dimentica che la si sta acquisendo perché il filtro affettivo non interviene a inibire il LAD di
fronte ad errori o lacune
 nelle ore di informatica o di filosofia gli studenti meno interessati alle lingue seguono le lezioni
con la logica cognitiva di quelle discipline.

Il CLIL nelle scuole o nelle aziende può essere attuato a diversi gradi di intensità a seconda del rapporto
tra la lingua veicolare e la disciplina veicolata:
1. laddove la prevalenza va alla disciplina, l’insegnante di lingua straniera deve limitarsi a creare
delle condizioni per cui i contenuti della disciplina vengano acquisiti senza che la lingua
rappresenti un ostacolo
2. laddove prevale la lingua straniera, i contenuti della disciplina sono stati già acquisiti e quindi
il lavoro è basato su un evento organizzato in lingua straniera. I contenuti già acquisiti vengono
applicati in lingua.

GLI INSEGNANTI che vogliono effettuare esperienze di uso veicolare della lingua straniera devono:
1. attenersi alla modalità CLIL con prevalenza della lingua, dove il lavoro più grosso viene condotto
dall’insegnante di lingua straniera
2. deve sostenere uno scambio di insegnanti ( un insegnante italiano di chimica va in Inghilterra in
una scuola dove si insegna italiano e quello inglese insegnerà chimica in Italia in lingua straniera)
3. deve organizzare dei moduli in Internet

Per la METODOLOGIA per l’uso veicolare della lingua ci sono 3 considerazioni importanti:
1. l’attività di uso veicolare deve portare all’acquisizione dei contenuti disciplinari e al miglioramento
dell’acquisizione linguistica
2. l’ostacolo che rende difficile perseguire questi obbiettivi è la limitata competenza degli studenti
nella lingua straniera
3. quindi l’attività deve essere accuratamente preparata in modo che l’insegnante di lingue possa
fornire gli studenti di strumenti essenziali e che il collega disciplinarista ponga attenzione nel
rendere comprensibile l’input

Secondo COONAN bisogna:


 far avere agli studenti la scaletta della lezione
 leggere insieme lo schema
 fornire l’input in maniera ridondante
 fornire l’input avendo cura di illustrare gli elementi astratti con esempi o con riferimenti concreti
 evidenziare i marcatori di ordine logico, di sequenza, di causa-effetto ecc
 far proprie le attenzioni glottodidattiche tipiche di un insegnante di lingue
 far lavorare gli studenti in gruppi o in coppie interrompendo le sequenze frontali, in cui parla il
docente
 alla conclusione di ogni sezione della lezione chiedere agli studenti di fare una sintesi per
consolidare quello che si è appreso
 intervenire sugli errori che bloccano la comprensione e ripetere la forma corretta.

PARTE III

L’ITALIANO COME LINGUA SECONDA PER GLI IMMIGRATI

Nell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua occorre tenere in considerazione le dimensioni


socio-antropologica, pedagogica e glottodidattica
Dimensione socio-antropologica:
1. concetti di cultura (modo di vivere, di organizzarsi, di vestirsi, di nutrirsi,ecc.) e civiltà (i modelli di
cultura più significativi divengono modelli di civiltà);
2. differenza tra:
società multi-culturale: è basata sulla tolleranza e sul rispetto, ma non è frequente perché si organizza
attorno a gruppi che scompaiono subito non appena ci sono tensioni occupazionali e razziste. La
multiculturalità è un dato etno-sociale, in quanto il gruppo ospitante non si mette in discussione e gli
ospitanti lo fanno solo quanto basta per non essere espulsi. In questo tipo di società l’arricchimento è
solo economico.
società interculturale: è basata sull’interesse e sull’appropriazione di modelli culturali altrui ritenuti
più validi dei propri. Tutti sono disponibili alla contaminazione culturale, il cui tramite è costituito
maggiormente dalle lingue. L’interculturalità è una scelta politica e culturale, e l’arricchimento è
filosofico (si scoprono altri punti di vista, altri modi di concettualizzare la realtà).
Dimensione pedagogica:
Vengono dalla scuola pedagogica l’importanza del:
1. Coinvolgimento delle famiglie immigrate per evitare che il ragazzino straniero si senta dilaniato tra
due contrastanti modelli educativi;
2. Coinvolgimento della classe, affiancando allo straniero un compagno che gli risolva i problemi
linguistici più immediati.
Dimensione glottodidattica.
In glottodidattica si è lavorato soprattutto in due direzioni:i problemi legati all’insegnamento dell’italiano
come seconda lingua agli stranieri e il tema della comunicazione interculturale in genere.

MOTIVAZIONI DELL’ALLIEVO STRANIERO


Gli allievi stranieri hanno due motivazioni spontanee per l’acquisizione della seconda lingua.
La motivazione di natura strumentale è legata al fatto che gli studenti vogliono avere una padronanza
strumentale dell’ italiano di base da utilizzare nel mondo extrascolastico; è la cosiddetta BICS (Basic
Interpersonal Communication Skill) ed è la forma di padronanza che si raggiunge più facilmente per
acquisizione spontanea, ma non è sufficiente in ambito scolastico dove occorre anche la CALP (Cognitive
and Academic Language Proficiency)
La motivazione di natura psicologica è legata la fatto che anche quando lo straniero ha raggiunto la
BISC, passa la sua vita di relazione con gli italiani in situazione di inferiorità e vorrebbe compensare
l’inferiorità sul piano linguistico sviluppando i linguaggi corporei, rimanendo comunque penalizzati sul
piano linguistico, e per questo talvolta considerati inferiori, o costretti a mutare la loro diversità. La scuola
dovrebbe fornire all’immigrato la possibilità di scegliere sulla base delle proprie motivazioni consapevoli,
se rinunciarvi, se studiarla come semplice lingua etnica, se puntare a sviluppare una personalità bilingue..

MODELLI OPERATIVI
E’ difficile individuare dei modelli operativi per la II° lingua perché sono vincolati da :
• diversa provenienza degli studenti
• diversi livelli di competenza, a seconda del vissuto personale
• diverse motivazioni e bisogni linguistici consapevoli
• diverse situazioni in cui avviene l’insegnamento (più insegnanti).
I modelli operativi da utilizzare in classe sono principalmente tre:
1. l’unità di apprendimento, dedicata ai vari aspetti linguistici della BICS. L’insegnante utilizza
delle schede a seconda dei problemi riscontrati nell’immigrato in classe;
2. l’unità didattica che serve per la CALP cioè per l’utilizzo dell’italiano nelle varie aree disciplinari.
Queste unità didattiche di italiano, di storia, della matematica sono costituite da vari testi
disciplinari e le attività su ciascun testo fanno emergere le caratteristiche microlinguistiche;
3. le conversazioni, che si effettuano al massimo con tre studenti alla volta. L’importante è che
l’insegnante faccia emergere il linguista potenziale in ciascuno studente.
I risultati raggiunti con questi tre modelli possono essere registrati in una scheda individuale i cui
contenuti possono essere tratti da una comune grammatica.

IL MANTENIMENTO DELLA LINGUA D’ORIGINE


In Italia sta prendendo corpo la richiesta di conservare la propria lingua d’origine, nell’illusione di
conservarne anche la cultura. Spesso tale compito è svolto dalle comunità etniche stesse. Poiché il
mantenimento della lingua d’origine aiuta lo sviluppo cognitivo del bambino immigrato e ne aiuta il
successo scolastico, dovrebbe essere il sistema scolastico stesso a organizzare corsi di mantenimento,
unendo la comunità etnica ai capisaldi della pedagogia italiana (CUMMINS). Lo stesso discorso non vale
per gli studenti la cui origine linguistica è un dialetto.

COMPETENZA LINGUISTICA E DIDATTICA DELL’INSEGNANTE.


Chi insegna la lingua etnica deve essere in grado di comparare la lingua etnica all’italiano, in quanto gran
parte dell’arricchimento cognitivo si basa proprio sulla comparazione. Per cui gli insegnanti devono essere
formati alla base di queste considerazioni.

IDENTITA’ MONOLINGUE, DIGLOTITCA, BILINGUE.

Nelle situazioni di bilinguismo, cioè di presenza di due lingue in una comunità, una delle due lingue ha
sempre maggior prestigio sociale (perché è la lingua dei mass media e delle classi dominanti) e quindi la
scelta di usarla o di rifiutarla diventa una scelta politica, sociale, culturale. In questa situazione non si ha
bilinguismo ma diglossia. L’educazione linguistica in aree di diglossia impone la scelta tra mirare alla
creazione di:
 identità monolingui: persone che non si riconoscono nella lingua minore, che viene considerata
fonte di errore;
 identità diglottiche: persone che accettano l’esistenza di un’altra lingua, la usano, ma si
considerano appartenenti a una delle due comunità;
 identità bilingui: persone che sentono una doppia appartenenza alle due comunità.

EDUCAZIONE BILINGUE ED EDUCAZIONE BICULTURALE.


Le espressioni “educazione bilingue” ed “educazione biculturale” sono spesso viste come sinonimi,ma in
realtà non lo sono. L’ed. bilingue ha una finalità ovvero la creazione di personalità bilingui, mentre l’ed.
biculturale ha degli obiettivi pragmatici.
Le tre mete generali dell’educazione sono l’autopromozione, la socializzazione e la culturizzazione.
1. l’ed. bilingue riguarda più la persona e opera a livello dell’io, cioè della definizione dell’identità e
produce effetti soprattutto sul piano dell’autorealizzazione della persona. Questa forma mentis
permette di entrare nella babelica Europa con un’apertura mentale propria di chi è cresciuto in
aree bilingui.
2. l’ed. biculturale riguarda la società e include anche una dimensione linguistica, ma ciò che importa
è la culturizzazione. Si tende a creare un relativismo culturale che si trasforma poco alla volta in
interesse per la diversità.

L’ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA PER L’EDUCAZIONE BILINGUE


Esistono tre modi per organizzare una scuola bilingue:
1. una persona/una lingua: un insegnate bilingue che usa sempre e solo una lingua è in modello
monolingue e non induce al bilinguismo.
2. un’attività/una lingua: Utilizzare sempre la stessa lingua in un’attività è un modello buono, ma
richiede una buona organizzazione da parte dell’insegnate.
3. un luogo/una lingua: La scuola si organizza in un’area di lingua A e B. Ciò esercita una forte
pressione ambientale che rende spontaneo utilizzare una o l’altra lingua. Questo modello è adatto
alle scuole dell’infanzia e ai primi anni della scuola di base.
Il reperimento di insegnati bilingui è molto difficile. E’ un problema socioculturale: le comunità di lingua
minoritaria, essendo di classe socio-economica più bassa, non producono insegnanti in numero
sufficiente a garantire una scuola bilingue nelle loro comunità. Ammesso che si trovi l’insegnante
bilingue,un ulteriore problema nasce dalla qualità della sua competenza linguistica nella lingua minoritaria.
Appendice A

1) Approccio formalistico o “grammatico-traduttivo” (fino agli anni ‘70)


In questo approccio sono cresciuti i docenti di lingua e quindi è questo approccio che inconsapevolmente
essi tendono ad applicare.
Teorie di riferimento: linguistica descrittiva, educazione vista come rispetto delle regole.
Percorso: deduttivo; si danno delle regole da cui si dedurranno i comportamenti linguistici.
Lo studente: è una tabula rasa su cui incidere.
Il docente: è modello da seguire, giudice insindacabile.
La lingua: è un insieme di regole che consentono di travasare frasi dalla lingua materna a quella straniera,
indipendentemente dal fatto che veicolano anche significati
La cultura: è quella letteraria, classica
Modelli operativi: il curricolo è costituito dalla lista delle regole di pronuncia e morfosintassi
Tecniche didattiche: traduzione, dettato, esercizi di manipolazione
I materiali: manuali a stampa
Gli strumenti tecnologici: nessuno

2) Metodo diretto di Berlitz (fine 800)


Teorie di riferimento: nessuna
Percorso: fortemente induttivo
Lo studente: è autonomo nell’apprendere, deve sforzarsi di indurre le regole
Il docente: di madrelingua,usa solo la lingua da apprendere
La lingua: è strumento di comunicazione
La cultura: è implicita nella lingua
Modelli operativi: lezioni estemporanee, con la focalizzazione di alcuni punti grammaticali
Tecniche didattiche: conversazione con il docente
I materiali: pochissimi
Gli strumenti tecnologici: nessuno

3) Approccio basato sulla lettura o Reading method (prima metà del secolo)
La lingua smise di essere viva, orale comunicativa, e divenne solo uno strumento per leggere opere
scientifiche, letterarie provenienti dall’estero.
Teorie di riferimento: nessuna
Percorso: fortemente induttivo
Lo studente: autonomo nell’indurre le regole della lingua
Il docente: è una guida che aiuta lo studente a leggere e interpretare/tradurre i testi
La lingua: è vista come strumento di comunicazione autentica
La cultura: non rilevante
Modelli operativi: lezioni
Tecniche didattiche: lettura, traduzione
I materiali: testi a stampa
Gli strumenti tecnologici: nessuno

4) ASTP (Army Specialised Training Program)


L’esercito americano deve preparare personale da paracadutare in territorio nemico o da affiancare agli
alleati e la conoscenza linguistica diviene un’arma strategica di primaria importanza.
Teorie di riferimento: linguistica strutturale di Bloomfield e la psicologia neo-comportamentistica di
Skinner, insieme al concetto di cultura di Boas.
Percorso: induttivo e deduttivo
Lo studente: deve essere fortemente motivato ed è protagonista del suo percorso di acquisizione
Il docente: sono in tre, uno di madrelingua straniera che fornisce i modelli vivi e autentici, uno americano
che li guida nell’apprendimento grammaticale, uno che si occupa degli area studies
La lingua: strumento di comunicazione
La cultura: è un aspetto fondamentale
Modelli operativi: lezioni, conversazioni
Tecniche didattiche: conversazioni, traduzioni, rolepay
I materiali: materiali a stampa, ma anche filmati e registrazioni radiofoniche
Gli strumenti tecnologici: radio, registratori audio, film.

5) Approccio strutturalistico o audio-orale


Teorie di riferimento: linguistica tassonomica di Bloomfield e psicologia neo-comportamentistica di
Skinner.
Percorso: deduttivo, mirante ala creazione di processi automatici, di mental habits
Lo studente: è una tabula rasa nelle mani del docente e delle macchine
Il docente: gestisce il laboratorio linguistico e corregge gli esercizi scritti
La lingua: è un insieme di regole che dovrebbe trasformarsi in comunicazione viva e autentica
La cultura: poco rilevante
Modelli operativi: lezioni brevi
Tecniche didattiche: esercizi strutturali
I materiali: batterie di esercizi strutturali su nastro e stampa
Gli strumenti tecnologici: laboratorio linguistico audio-attivo-comparativo.

6) Approccio comunicativo: metodo situazionale.(fine anni ‘50)


Alla fine degli anni ’50, con l’inizio delle aperture economiche postbelliche ritornala possibilità d viaggiare,
l’economia inizia il processo di globalizzazione, quindi le lingue tornano ad avere un valore strumentale,
comunicativo. L’approccio comunicativo ha originato due metodi, uno situazionale prima (legato
all’affermarsi della sociolinguistica, che attribuisce un ruolo essenziale al contesto situzionale) e quello
nozionale-funzionale poi (legato alla pragmalinguistica, che pone l’accento sugli effetti prodotti dall’agire
linguistico sul contesto).
Teorie di riferimento: antropolinguistica derivata da Malinowsky e Firth, sociolinguistica di Fishman, la
linguistica e l’ antropologia contrastive di Lado.
Percorso: deduttivo, ma con crescente ruolo dell’induzione e dell’acquisizione autonoma.
Lo studente: non è più tabula rasa, anzi diviene componente attiva del suo processo di acquisizione.
Il docente: diviene una guida, un tutor, anche se a volte è anche giudice e modello.
La lingua: realtà formale in cui la grammatica ha un ruolo forte ma è anche strumento di comunicazione
La cultura: diviene via via più importante
Modelli operativi: si applica alla lingua il modello dell’unità didattica
Tecniche didattiche: compaiono le tecniche di ascolto e interazione
I materiali: libri accompagnati da cassette audio
Gli strumenti tecnologici: laboratorio linguistico, registratori a cassetta, film.

7) Approccio comunicativo: metodo nozionale-funzionale


Nel 1967 il Consiglio Europeo vara il Progetto Lingue Moderne, in cui viene assunta la nozione di “atto
linguistico”. Gli atti linguistici sono degli universali presenti in ogni lingua, dove si realizzano con diversi
“esponenti”, cioè con espressioni linguistiche diverse.
Teorie di riferimento: sociolinguistica e pragmalinguistica
Percorso: sempre più induttivo
Lo studente: diviene il centro dell’attenzione
Il docente: si accentua il ruolo di guida e tutor
La lingua: è vista come strumento di comunicazione, d’azione sociale, per cui prevale il valore pragmatico
rispetto all’accuratezza frontale.
La cultura: è rilevante in quanto si può comunicare efficacemente se non si ha una solida competenza
socio-culturale.
Modelli operativi: unità didattica basata sul problem solving
Tecniche didattiche: sviluppano le abilità linguistiche, particolarmente quelle orali
I materiali: manuali
Gli strumenti tecnologici: indispensabili il registratore audio, sempre più presente il video.

8) Approccio comunicativo umanistico affettivo: il metodo naturale di Krashen


Le caratteristiche della persona, nella logica della rivalutazione dell’ “intelligenza emotiva”divengono
componenti essenziali della glottodidattica umanistico-affettiva. Krashen elaborò la Second Language
Acquisition Theory che vi aggiunge una componente psicologica e psicolinguistica innovativa.
Teorie di riferimento: teorie di psicodidattica e psicologia relazionale, studi sull’intelligenza emotiva e
sull’acquisizione in età precoce.
Percorso: induttivo
Lo studente: protagonista del suo apprendere
Il docente: guida, regista, punto di riferimento
La lingua: strumento pragmatico di comunicazione, il lessico diviene prevalente rispetto alla morfosintassi
La cultura: va tenuta in considerazione
Modelli operativi: il curricolo è basato sull’ordine di acquisizione ella lingua
Tecniche didattiche: quelle legate alla comprensione dei testi, e all’interazione poi.
I materiali: di varia natura ma molto accuratamente graduati sulla base dell’ordine naturale.
Gli strumenti tecnologici: non molto presenti.

9) Approccio comunicativo umanistico affettivo:varianti americane (Total Physical Response,


Community Language Learning, Silent Way) anni 60-70
Sono caratterizzate da una forte componente psicologica, in quanto molte volte riprendono il modello
del rapporto tra psicologo e paziente; l’insegnante stimola lo studente a parlare.
I tre metodi sono:
1. il “Total Physical Response”, proposto da Asher (anni ’60), con cui l’insegnante da’ ordini via
via più complessi finché induce gli studenti a usare spontaneamente la lingua.
2. Il Communicaty Language Learning, proposto da Curran alla fine degli anni 60, che traspose
in didattica i modelli della seduta psicoterapeutica. L’insegnate consiglia, aiuta, cerca di individuare
il ritmo e lo stile d’apprendimento di ogni allievo. L’affettività diventa la componente più rilevante
anche se poi le tecniche rimandano all’approccio formalistico della tradizione.
3. Il Silent way, proposto da Gattegno, interessato più alla matematica che alla lingua. Questo
modello apportò un’innovazione radicale, in cui l’insegnante dà un modello e gli studenti lo
ripetono e lo riutilizzano in situazioni che lui presenta con bastoncini colorati.
Teorie di riferimento: psicodidattica e psicologia relazionale, studi sull’intelligenza emotiva e sul filtro
affettivo, studi sull’acquisizione linguistica in età precoce.
Percorso: induttivo
Lo studente: protagonista del suo apprendere, fulcro emotivo
Il docente: guida, consigliere
La lingua: strumento pragmatico di comunicazione in cui la correttezza formale è secondaria.
La cultura: ignorata
Modelli operativi: lezioni concluse in se stesse
Tecniche didattiche: legate prima alla comprensione e poi all’interazione
I materiali: vari
Gli strumenti tecnologici: assenti

10) Approccio comunicativo umanistico-affettivo: la suggestopedia. (anni 60, 70)


La suggestopedia nasce in Bulgaria negli anni 60 70 a opera di Lozanov. E’ il metodo clinico per
eccellenza. Momenti di “training autogeno” iniziano e concludono le sedute, musica barocca di
sottofondo accompagna l’apprendimento, i testi vanno ripresi prima di dormire e appena svegli.
Teorie di riferimento: studi sulla suggestione, psicologia affettiva, manca una componente di natura
linguistica e culturale.
Percorso: induttivo. Le regole grammaticali non vengono spiegate ma sono esposte in manifesti apesi alle
pareti.
Lo studente: protagonista del suo apprendere, fulcro emotivo
Il docente: guida, regista, punto di riferimento.
La lingua: strumento pragmatico di comunicazione in cui la correttezza formale è secondaria.
La cultura: non rilevante
Modelli operativi: lezioni che si espandono anche alla vita domestica dello studente
Tecniche didattiche: lettura, ascolto, traduzione, musicoterapia
I materiali: testi graduati sulla base di un concetto intuitivo di facilità
Gli strumenti tecnologici: registratori per la diffusione di musica di sottofondo e per l’ascolto di testi

11) Approccio comunicativo-formativo della tradizione italiana


La dimensione formativa prevale su quella strumentale, pragmatica, professionalizzante. Titone, Perini e
Freddi riuscirono a fare una sintesi tra l’approccio comunicativo, fortemente pragmatico degli inglesi, e
la tradizione psico-pedagogica italiana
Teorie di riferimento: approccio comunicativo, con particolare rilievo ai problemi formativi, educativi,
psicodidattici.
Percorso: deduttivo
Lo studente: la scuola italiana diffida dall’autonomia dello studente
Il docente: è una guida molto forte, un modello
La lingua: è sia uno strumento di comunicazione che un sistema di regole.
La cultura: è fondamentale perché l’insegnamento linguistico viene visto come accesso ad una cultura
diversa
Modelli operativi: unità didattica
Tecniche didattiche: lavoro sulla abilità linguistiche ma anche sugli aspetti morfosintattici
I materiali: sono di due tipi: pragmatici, di importazione straniera, e più attenti alla dimensione formativa,
di produzione italiana.
Gli strumenti tecnologici: registratore audio, video e computer.

Appendice B

TECNICHE E ATTIVITÀ PER LO SVILUPPO DELLE ABILITÀ DI COMPRENSIONE


ORALE E SCRITTA

Le principali tecniche per le abilità di ascolto e lettura sono:

CLOZE
La procedura cloze consiste nell’inserire le parole mancanti in un testo. Per inserirle l’allievo dovrà avere
una visione globale del testo in modo da immaginare la parola mancante. Questa tecnica non inserisce il
filtro affettivo, si possono chiedere tranquillamente all’insegnante spiegazioni sugli errori e si costruisce
il percorso mentale che lo ha provocato; in tal modo l’errore è sinonimo di crescita linguistica e cognitiva.
Si possono avere diversi cloze:
➢ Cloze a crescere: dal testo si elimina la 7° parola e poi via via quelle precedenti
➢ Cloze facilitato: presenta in calce le parola da inserire
➢ Cloze orali: grazie all’utilizzo di registratori audio e video si inseriscono delle pause e lo studente
dovrà immaginare il concetto o la frase che seguirà. Inoltre la correzione è immediata perché
avviene quando si toglie la pausa.
➢ Cloze progettati con elementi diversi dall’eliminazione della 7° parola: per es. sul testo si applica una
strisciolina di carta per nascondere le parole e poi si fotocopia e si sottopone allo studente che
dovrà riempire il vuoto casuale.

ACCOPPIAMENTO LINGUA-IMMAGINE
Allo studente si sottopongono delle immagini contrassegnati da una lettera. Dopo si leggono o si
ascoltano dei testi, anch’essi numerati, che si riferiscono alle immagini. Lo studente dovrà accoppiare la
lettera con il numero corrispondente, quindi l’immagine con il suo testo. Ciò è utile per la verifica della
comprensione globale o della comprensione dei particolari (quando lo studente è sottoposto alla visione
di immagini simili)

INCASTRO TRA BATTUTE DI UN DIALOGO


Questa tecnica, utile per la verifica, impone allo studente di avere una visione globale della dinamica del
dialogo prima di inserire le battute mancanti nel posto giusto. Si sottopone allo studente un dialogo tra
due “attori” in cui la successione delle battute del primo saranno corrette, quelle del secondo verranno
stampate in ordine alterato: lo studente dovrà riordinarle.

INCASTRO TRA FUMETTI


Anche in questa tecnica viene attivata la EXPECTANCY GRAMMAR, perché si dovrà avere una visione
globale della situazione e perché viene guidata dai legami di coerenza e coesione testuale e della sintassi.
Ci sono diversi metodi di incastro tra fumetti:
1. Le vignette e le battute correlate ad esse vengono numerate, tagliate e poste in un ordine casuale:
lo studente dovrà indicare la giusta successione dei numeri.
2. Le vignette sono poste nell’ordine giusto ma le battute vengono rimandate in calce in ordine
casuale: l’allievo dovrà collegare la battuta con la vignetta esatta tramite ad esempio una freccia o
un numero.
3. Sia le vignette che la battute sono poste in ordine casuale: lo studente dovrà collegarle con linee
oppure accoppiare le lettere delle vignette ai numeri delle battute.

INCASTRO TRA PARAGRAFI


Questa tecnica sviluppa i processi di comprensione e può essere utilizzato anche in fase di recupero
individuale qualora si verifichi una carenza a livello di processi.
I paragrafi di un testo in prosa sono disposti in ordine casuale: lo studente li dovrà numerare in ordine di
sequenza. Per l’elaborazione di questa tecnica ci si avvale dell’uso del computer.

INCASTRO TRA TESTI


Questa tecnica sviluppa la comprensione della successione logica e/o temporale dell’intero testo.
Si sottopongono allo studente dei testi autonomi ma correlati tra di loro: si deve indicare la corretta
sequenza dei vari testi.

DUE TECNICHE PER REALIZZARE L’ABILITA’ DI PRODUZIONE ORALE E


SCRITTA

MONOLOGO
L’insegnante assegna un tema e poi lo si deve produrre oralmente; ma l’attenzione e la motivazione si
può mantenere solo con gruppi di studenti poco numerosi; al contrario questa attività deve essere di
ascolto per tutti i compagni: per esempio si può fare descrivere un fumetto passando di volta in volta la
parola ad altri studenti. Un monologo registrato e riascoltato da la possibilità di correggere gli eventuali
errori migliorando la qualità del testo.

COMPOSIZIONE SCRITTA
Nella composizione scritta intervengono 3 componenti:
1. cognitiva
2. padronanza linguistica
3. possesso di specifiche informazioni
Inoltre lo studente dovrà conoscere in anticipo l’argomento e lo scopo della composizione per fare in
modo che si concentri sull’aspetto linguistico. Per la sua correzione bisognerà fare attenzione alla quantità
e alla qualità delle informazioni, della loro strutturalizzazione logica e agli aspetti relativi alla lingua.
La composizione scritta più antica del mondo è il tema ma ci possono essere anche le relazioni su eventi,
le narrazioni, le descrizioni, le lettere formali e non ecc..

TECNICHE PER GUIDARE E VERIFICARE L’ABILITA’ DI COMPRENSIONE

DOMANDA APERTA
Questa tecnica inserisce il filtro affettivo perché la domanda verifica la comprensione per mezzo della
produzione e di conseguenza si accentua il ruolo di gerarchia tra lo studente e il docente.

GRIGLIA
In questa tecnica possono essere adoperate delle tabelle, delle griglie, degli assi cartesiani dove si
inseriscono pochi elementi mettendo per es. nell’asse verticale una tipologia di lavoro e in quello
orizzontali le varie azioni che si svolgono. Si possono collegare i vari elementi con una semplice crocetta.

SCELTA MULTIPLA
Questa tecnica si struttura con domande la cui risposta può essere o un SI/NO o un VERO/FALSO o
si possono avere più possibilità di cui una sola è quella corretta. La scelta multipla si può elaborare al
computer ed è veloce la correzione.

TRANSCODIFICAZIONE
Questa tecnica non richiede la produzione scritta ed è fondamentale per guidare e verificare la
comprensione ma ha il difetto di non poter individuare dove si colloca l’errore nel caso di una errata
comprensione.
La transcodificazione è il passaggio da un codice ad un altro: si struttura con l’ascolto o la lettura di un
testo e si devono disegnare le informazioni contenute nel testo o si possono mimare delle azioni suggerite
dall’insegnate o dai compagni.

PRINCIPALI TECNICHE E ATTIVITA’ PER LO SVILUPPO DELL’ABILITA’DI


INTERAZIONE

DRAMMATIZZAZIONE
Questa tecnica favorisce la memorizzazione di una quantità di lessico notevole perché il suo scopo è di
imparare le espressioni che si usano nei principali atti comunicativi. La tecnica consente di lavorare sugli
aspetti fonologici e paralinguistici specialmente quando viene registrata e analizzata. L’insegnante affida
un testo predisposto dal manuale che dovrà essere recitato o dal singolo alunno o dall’intera classe.
DIALOGO A CATENA
Anche questa tecnica facilita la memorizzazione degli atti comunicativi ed è ben vista, sottoforma di gioco
in squadre, soprattutto dai bambini. L’insegnate inizia un dialogo e sottopone una domanda ad un alunno
che a sua volta risponde e sottopone una domanda ad un suo compagno e così via.

DIALOGO APERTO
Questa tecnica opera sia a livello dei processi testuali sia a livello della competenza socio-pragmatica. Si
sottopongono le battute di un personaggio e lo studente le deve ascoltarle tutte in modo da avere una
visione globale del contesto e poi potrà inserire le sue battute (cioè quelle dell’altro personaggio) che
dovranno essere coese e coerenti con le battute precedenti e seguenti. Registrarlo permette all’insegnate
di poterlo analizzare con i propri alunni.

ROLE-TAKING, ROLE-MAKING, ROLEPLAY


ROLE-TAKING: è un attività di simulazione guidata
ROLE-MAKING: è un attività di simulazione creativa dello studente
ROLEPLAY: in base ad una situazione si costruisce un dialogo; la sua videoregistrazione permette una
discussione collettiva sull’efficacia, la scorrevolezza, l’appropriatezza, la precisione degli interlocutori.
Però l’atteggiamento degli allievi più essere duplice:
1. il fatto di esprimersi liberamente secondo il proprio modo di essere è pienamente condivisa dagli
allievi
2. dall’altro però l’allievo si sente messo in gioco e ha paura di perdere la credibilità sociale che si
era creato all’interno della classe qualora facesse delle brutte figure; quindi teme il giudizio della
classe e gli crea stati di ansia.

TELEFONATA
Non svolgendosi in modo visivo non si può ricorrere a suggerimenti o a gesti quindi risulta più complicata
anche per l’utilizzo di strumenti che veicolano la voce e che possono provocare anche interferenze.
Quindi sua registrazione è opportuna per la valutazione e la riflessione collettiva.

DIALOGO SU CHATLINE
Si dialoga in Internet “scrivendo”! La comunicazione funziona anche in presenza di eventuali errori
perché sono concessi dalla netiquette. Dopo la comunicazione on line il testo può essere stampato e
condiviso con la classe per la procedura della correzione degli errori.

TECNICHE PER LO SVILUPPO DELLE ABILITA’ DI TRASFORMAZIONE E DI


MANIPOLAZIONE DI TESTI

DETTATO
Il dettato è una tecnica di trasformazione di un testo orale in uno scritto. Per produrre acquisizione non
deve attivare il filtro affettivo, quindi si consiglia di procedere, una volta terminato l’esercizio,
all’autocorrezione.
Vi è anche il dettato-cloze dove lo studente scrive solo le parole mancanti nel testo e l’autodettato
(importante per il recupero) dove l’alunno ascolta tramite cassetta dei testi registrati in classe e
introducendo la pausa dopo ogni battuta riscrive il testo e lo confronta con l’originale.

STESURA DI APPUNTI
E’ una forma personalizzata di riassunto che si basa su un testo orale o scritto; ci sono due tipi di stesura
degli appunti:
1. stesura di appunti in assenza di una giuda: l’allievo prende appunti in modo libero e a distanza di
tempo dovrà ricostruire il contenuto del testo orale o scritto di partenza; questa tecnica consente
di sviluppare le abilità di riassumere, cioè, favorisce l’individuazione dei nuclei fondamentali di un
testo.
2. stesura di appunti guidata dall’insegnante: l’insegnante fornisce già uno schema da seguire e si
basa sul meccanismo di scanning, cioè sull’ascolto o sulla lettura diretti all’individualizzazione di
pochi dettagli.

RIASSUNTO
L’insegnante sottopone un testo orale o scritto e l’alunno deve comprendere i nuclei fondamentali
informativi, individuare la sequenza temporale e la loro gerarchizzazione e infine, deve produrre un testo.

PARAFRASI
Dato un testo di partenza l’alunno lo deve parafrasare producendo un testo in prosa con lo stesso
significato e struttura parallela a quello del testo di partenza differenziandolo però dal punto di vista del
piano lessicale e morfosintattico.

TRADUZIONE SCRITTA
L’alunno deve procedere nella traduzione di un testo in lingua straniera in italiano in modo esatto
aiutandosi con il dizionario. La traduzione aiuta a capire che non si può tradurre parola per parola perché
ha come unità minima il periodo.

TECNICHE PER L’ACQUISIZIONE DELLE REGOLE MORFOSINTATTICHE

TECNICHE DI INCLUSIONE
Si scrivono un insieme di parole inglesi alla lavagna e si procede alla divisione di esse in due insiemi, ciò
consente di imparare una regola per leggere l’inglese perché avremo un suono breve quando in una sillaba
la vocale è chiusa tra consonanti; e un suono lungo o dittongo quando una vocale è finale di sillaba.

TECNICHE DI ESCLUSIONE
Rappresenta l’opposto dell’inclusione. Per esempio si possono scrivere dei tempi regolari e immischiare
dei tempi irregolari che devono essere individuati e tolti.

TECNICHE DI MANIPOLAZIONE
Mirano ad applicare delle regole eludendo la riflessione ed è tipico dell’approccio formalistico.

TECNICHE DI NATURA PROCEDURALE


Queste tecniche sono utilizzate quando il lessico e la morfologia vengono usati all’interno di un enunciato
per la creazione di rappresentazioni mentali esplicite. Esse sono:
1. l’incastro dei periodo di un testo o delle battute ecc
2. l’esplicitazione dei sinonimi o iperonimi in un testo e vengono legati con una freccia le parole.
3. la scelta multipla: i connettori indicano un rapporto di causa/effetto differenziati dalla loro
sequenza.
4. la combinazione: in una colonna si danno i segmenti iniziali di alcune frasi e nell’altra opposta ci
sono le rispettive conclusioni; la combinazione è possibile in base ai legami semantici.

GLI ESERCIZI STRUTTURALI


Ci sono i pattern drills classici che sono una batteria di stimoli a cui lo studente deve dare una riposta che
viene confermata o corretta dal nastro o dal docente e altre forme comunicative come i giochi di squadra.

TECNICHE PER L’ACQUISIZIONE DELLE REGOLE FONETICO-FONOLOGICHE E


GRAFEMICHE

Ci sono tre tipi di tecniche:


1. COPPIE MINIME: sono delle liste di coppie di parole che si differenziano per un solo fonema
(pena/penna)
2. RIPETIZIONE REGRESSIVA: lo studente ascolta e ripete una frase con sintagmi spezzati
che vengono proposti dall’ultimo. Ciò serve per fissare le curve intonative.
3. RIPETIZIONE RITMICA: permette di capire che in inglese l’intonazione delle frasi
interrogative sono uguali a quelle non interrogative; l’elemento differenziante è la presenza del
DO o dell’inversione.
TECNICHE PER L’ASPETTO GRAFEMICO:
L’alunno deve leggere un segmento della frase e copiarlo a memoria facendo attenzione nel verificare la
correttezza ortografica prima di procedere. Questa tecnica è utile per il recupero individualizzato.

TECNICHE PER FACILITARE L’ACQUISIZIONE DEL LESSICO

ACCOPPIARE LA MEMORIA VERBALE CON QUELLA VISIVA


Si accoppia una parola all’immagine

ACCOPPIARE LA MEMORIA VERBALE A QUELLA CINESTETICA


Si lega il lessico a movimenti (filastrocca dove i bambini nominandoli toccano gli oggetti)

ACCOPPIARE LA MEMORIA VERBALE A QUELLA MUSICALE, RITMICA


Imparare una canzone aiuta a memorizzare il patrimonio lessicale in essa contenuto e la ripetizione
favorisce ciò.
CREARE DELLE RETI SEMANTICHE
➢ DIAGRAMMI DI RAGNO: da una parola ne derivano altre
➢ POSTER SITUAZIONALI
➢ FORME DI ESCLUSIONE O INCLUSIONE: di una parola da un insieme
➢ LA POESIA: intorno ad un tema lo studente deve far corrispondere 3 verbi, 2 aggettivi e una
frase completa. Lavorando in coppia si confrontano e si difendono le loro scelte. Poi si scrivono
alla lavagna e si separano in due gruppi, uno connotato positivamente e uno negativamente
aggiungendo delle frasi complete create dagli studenti in modo da formare delle poesie incentrate
sul tema scelto.

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