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Cenni Sul C

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UNIVERSITÀ DI ROMA TRE - FACOLTÀ DI SCIENZE M.F.N.

- CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA

Cenni sul linguaggio C

Marco Liverani
[email protected]

Roma, 7 Febbraio 1999


Sommario
• Caratteristiche del linguaggio C
• Un esempio per cominciare
• Struttura di un programma C
• Regole sintattiche fondamentali
• Tipi di dato elementari
• Operatori
• Funzioni di libreria per l’input/output
• Strutture di controllo
• Array matrici e puntatori
• Funzioni e passaggio di parametri
• Array, puntatori e argomenti delle funzioni
• Compilazione di un programma C in ambiente UNIX
• Bibliografia

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 2 di 30


Caratteristiche del linguaggio C
• È un linguaggio procedurale.
• È un linguaggio etremamente versatile che si presta facilmente ad ogni compito.
• È un linguaggio più vicino alla macchina rispetto ad altri linguaggi di alto livello,
quindi produce un codice più compatto ed efficiente.
• Fornisce al programmatore una visibilità molto elevata sulla memoria della macchina
e fornisce degli strumenti che consentono di ottimizzare fin nel sorgente il codice
eseguibile, condizionando il compilatore.
• La sintassi del C è molto compatta e per certi aspetti meno comprensibile di quella
adottata da altri linguaggi: con la pratica però la sintesi del C si fa molto apprezzare.
• Il compilatore non esegue uno stretto controllo sui tipi di dato, come ad esempio in
Pascal, ma demanda al programmatore il compito di verificare la correttezza semantica
delle espressioni e la gestione di eventuali errori generati da espressioni non corrette.
• Consente lo sviluppo di programmi facilmente portabili da una piattaforma ad
un’altra; esiste una normativa ANSI che stabilisce le caratteristiche standard di un
compilatore C e la modalità standard di programmazione in C.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 3 di 30


Un esempio per cominciare
Questo breve programma C legge in input n numeri interi e li memorizza in un array
(funzione “leggi_dati”); quindi individua il massimo valore inserito (funzione
“massimo ”) e lo stampa (funzione “main” che richiama le altre due).

#include <stdlib.h> int massimo (int *v, int n) {


#include <stdio.h> int i, max;
#define MAXN 100 max = *v;
for (i=1; i<n; i++) {
int input_dati(int *v) { if (max < *(v+i))
int i, n; max = *(v+i);
printf(“Numero elementi:”); }
scanf(“%d”, &n); return(max);
for (i=0; i<n; i++) { }
printf(“elemento n.%d: ”);
scanf(“%d”, v+i); int main(void) {
} int n, max, vett[MAXN];
return(n); n = input_dati(vett);
} max = massimo(vett, n);
printf(“massimo=%d\n”, max);
return(1);
}

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 4 di 30


Struttura di un programma C 1/5

• Inclusione degli header delle librerie


Gli header sono dei file (estensione “.h”) che contengono i “prototipi” (le dichiarazioni)
delle funzioni di libreria e la definizione di costanti. La parola chiave “include” non è
una istruzione del linguaggio C, ma una “direttiva per il precompilatore”.
Esempio:

#include <stdio.h>
#include <math.h>

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Struttura di un programma C 2/5

• Dichiarazione di variabili globali e costanti


Le variabili dichiarate al di fuori delle funzioni hanno una validità globale sull’intero
programma e possono essere utilizzate da tutte le funzioni. L’uso di variabili globali
contribuisce a diminuire la portabilità e la riutilizzabilità delle funzioni ed è
pertanto sconsigliato.
Le costanti vengono gestite dal compilatore in modo assai diverso rispetto alle variabili
(il valore delle costanti viene sostituito nel sorgente all’inizio della compilazione del
programma) e consentono di rendere più efficiente il programma stesso. La parola
chiave “define” è una direttiva del precompilatore e non una istruzione del linguaggio
C.
Esempio:

#define PI 3.1415
#define raggio 10.001
int matrice[100][100], n, m;
float vettore[1000], x, y, z;

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 6 di 30


Struttura di un programma C 3/5

• Definizione delle funzioni


La possibilità di definire funzioni consente di frammentare il programma in tanti piccoli
sottoprogrammi; se questa suddivisione rispecchia la frammentazione del problema in
sotto-problemi più semplici ed elementari (secondo la metodologia top-down), il
programma assume una architettura modulare e la riutilizzabilità delle funzioni è più
semplice.
Per ogni funzione è necessario elencare tutti i parametri indicandone il tipo (dominio
della funzione) ed il tipo del valore restituito dalla funzione stessa (codominio della
funzione).
Se il dominio della funzione è nullo (non richiede parametri) si deve indicare “void”;
analogamente nel caso in cui la funzione non restituisca alcun valore (codominio nullo)
il tipo della funzione è “void”.
Il corpo della funzione descrive, utilizzando le istruzioni del linguaggio C o
richiamando altre funzioni definite precedentemente o presenti in qualche libreria,
l’algoritmo che implementa la funzione stessa.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 7 di 30


Struttura di un programma C 4/5

• Definizione delle funzioni


Esempi:

float massimo(float a, float b) {


float c;
if (a>b) {
c = a;
} else {
c = b;
}
return(c);
}
void saluti(void) {
printf(“Ciao\n”);
return;
}

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Struttura di un programma C 5/5

• Definizione della funzione “main”


La funzione “main” è una funzione esattamente come tutte le altre, ma con la
caratteristica che viene eseguita automaticamente dal programma quando questo viene
lanciato (è il punto di inizio del programma).
Il valore restituito dalla funzione main (tipicamente un intero, come richiesto dallo
standard ANSI-C) può essere utilizzato come codice di controllo da un eventuale
programma chiamante.
Esempio:

int main(void) {
int a, b;
a=3;
b=5;
printf(“massimo = %d\n”, max(a, b));
return(1);
}

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 9 di 30


Regole sintattiche fondamentali
• Il linguaggio C è case-sensitive, parole scritte con lettere minuscole o maiuscole
vengono interpretate come differenti.
• Ogni istruzione è terminata da un punto-e-virgola (“;”).
• Le variabili e le funzioni devono essere dichiarate prima di poter essere utilizzate.
• I nomi delle funzioni e delle variabili devono iniziare con una lettera dell’alfabeto o con
il simbolo di sottolineatura (underscore: “_”) e sono costituiti solo da lettere alfabetiche,
numeri ed il simbolo underscore. Es.: “A”, “casa”, “Casa”, “_nome”, “Nome17”.
• I parametri passati ad una funzione vengono specificati tra parentesi tonde e separati tra
loro mediante la virgola. La chiamata di funzioni senza il passaggio di parametri
(dominio di tipo void) deve comunque essere effettuata riportando le parentesi tonde
dopo il nome della funzione. Es.: “stampa_informazioni( );”,
“A = maggiore(C, D);”.
• Blocchi di istruzioni possono essere racchiusi da parentesi graffe (“{” e “}”).
• I commenti sono racchiusi tra “/*” e “*/”.
• Non è possibile definire funzioni all’interno del corpo di altre funzioni.

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Tipi di dato elementari 1/2
• I principali tipi di dato elementari sono rappresentati nella seguente tabella, insieme al
numero di bit utilizzati per la loro rappresentazione in memoria in una tipica
implementazione del compilatore C:

Tipo Descrizione Bit utilizzati


char Caratteri ASCII 8 bit
int Numeri interi tra -32768 e 32768 16 bit
long Numeri interi tra -2.147.483.648 e 2.147.483.648 32 bit
float Numeri in singola precisione 32 bit
double Numeri floating point in doppia precisione 64 bit

• Per dichiarare il tipo delle variabili si deve riportare il nome del tipo seguito dai nomi
delle variabili separati da virgole. Esempio:
int a, b, c;
float x, y;
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Tipi di dato elementari 2/2
• Le variabili possono essere anche di tipo puntatore: non conterranno un intero, un
carattere o un numero in virgola mobile, ma l’indirizzo di memoria di una variabile di
tipo intero, char o floating point. In questo caso si parla di variabili puntatore. Non è
possibile definire delle variabili che siano dei puntatori “universali”: è necessario
dichiarare il tipo di variabile a cui un certo puntatore dovrà indirizzare.
• Per indicare che una variabile è un puntatore, nella sua dichiarazione si antepone al
nome della variabile un asterisco (“*”).
• Esempio:

int *pa, *pb, *pc;


float *x, *y;

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 12 di 30


Operatori 1/2
• Operatori aritmetici: “+” somma, “-“ sottrazione, “*” prodotto, “/” divisione, “%”
modulo (resto della divisione intera).
• Operatore di assegnazione in forma estesa: “=” (es.: “a=b*c;”, “x=-27.4”).
• Operatori aritmetici di assegnazione in forma compatta: “++”, “--“ (es.: “x--;”
decrementa di una unità il valore di x, è equivalente a “x=x-1;”, ma molto più
efficiente), “+=”, “-=”, “*=”, “/=” (es.: “x += 7;” è equivalente a “x = x+7;”).
• Operatori logici di confronto: “==” (es.: “a == b” è vero se a e b hanno lo stesso
valore, falso altrimenti), “<” (minore) “<=” (minore o uguale), “>” (maggiore), “>=”
(maggiore o uguale), “!=” (diverso).
• Operatori logici: L’operatore booleano unario “not” è rappresentato dal simbolo “!”.
L’operatore “and” è rappresentato da “&&” e l’operatore “or” è rappresentato da “||”.
Le espressioni logiche vengono valutate da sinistra verso destra e la valutazione di una
espressione si interrompe non appena è possibile stabilirne con certezza il valore.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 13 di 30


Operatori 2/2
• Esempio:

if (a>=0 && b!=3) …

In questo caso se a è minore di zero allora l’intera espressione è sicuramente falsa (c’è
una congiunzione logica “and”) e quindi la condizione “b!=3” viene trascurata; se a è
invece maggiore o uguale a zero, allora viene anche valutata la condizione “b!=3”.

• Operatori unari sugli indirizzi: “&” restituisce l’indirizzo di memoria in cui è


memorizzata una variabile; “*” restituisce il contenuto della variabile a cui fa
riferimento un puntatore.
• Esempio:

int a, b, *pa;
a=3; /* a contiene 3 */
pa = &a; /* pa contiene l’indirizzo di a */
b = *pa; /* b contiene 3 (il valore della variabile a cui punta pa) */

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 14 di 30


Funzioni di libreria per l’input/output 1/2
• Esistono numerosissime funzioni di libreria dedicate alle operazioni di I/O: molte però
sono state specializzate per operare esclusivamente su una determinata piattaforma
hardware.
• Le funzioni di I/O indipendenti dal tipo di hardware su cui opererà l’utente (terminale)
sono le seguenti:
• printf(“formato”, espressione, espressione, …);
stampa sul terminale le espressioni in accordo con la formattazione espressa dalla
stringa di formato. La stringa “\n” indica che il cursore deve andare a capo (new
line); “%d” indica che in quella posizione andrà visualizzato il valore di una certa
espressione numerica in formato decimale.
Esempi:

printf(“ciao\n”);
printf(“A=%d\n”, a);
printf(“%2d + %2d = %3d\n”, a, b, a+b);

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Funzioni di libreria per l’input/output 2/2
• scanf(“formato”, indirizzo di memoria, indirizzo di memoria, …);
legge in input una riga dal terminale e memorizza i valori immessi dall’utente
(separati da spazi o da caratteri di fine riga) nelle variabili il cui tipo è descritto nella
stringa di formato ed il cui indirizzo di memoria è indicato nell’elenco successivo.
Esempi:

scanf(“%d”, &n);
scanf(“%d %d %d”, &a, &b, &c);

• getchar( );
restituisce il prossimo carattere in input.
Esempio:

char c;
c = getchar();

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 16 di 30


Strutture di controllo 1/4
Il C è un linguaggio che favorisce l’uso delle tecniche della programmazione strutturata.
Per questo mette a disposizione le seguenti strutture di controllo:
• Struttura di controllo condizionale:
if (condizione) { istruzioni } else { istruzioni }
La parola chiave “else” ed il blocco di istruzioni che la segue possono essere
omessi. Se il blocco di istruzioni si riduce ad una sola istruzione allora possono essere
omesse le parentesi graffe che lo racchiudono. Esempi:
if (a > b && a%2 == 0) {
a=a/2;
c = c+1;
} else {
printf(“%d”, b);
}
if (a == 0) a=1;
if (a>b || (b>=c && a!=c)) c=a; else c=b;

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 17 di 30


Strutture di controllo 2/4

• Strutture di controllo iterativo:


do { istruzioni } while (condizione);
Ripete il blocco di istruzioni fintanto che la condizione risulta essere vera; quando la
condizione diventa falsa esce dal ciclo. È importante osservare che, visto che la
condizione viene valutata a fine ciclo, il programma esegue sempre almeno una volta
il blocco di istruzioni.
Esempio (stampa i numeri da 0 a 9):

i=0;
do {
printf(“%d”, i);
i=i+1;
} while (i<10);

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 18 di 30


Strutture di controllo 3/4
while (condizione) { istruzioni }
Ripete il blocco di istruzioni fintanto che la condizione risulta verificata; quando la
condizione diventa falsa esce dal ciclo. In questo caso se la condizione è falsa già
prima di iniziare il ciclo, questo non viene iterato neanche una volta.
Esempio: (stampa i numeri da 0 a 9):

i=0;
while (i<10) {
printf(“%d”, i);
i=i+1;
}

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 19 di 30


Strutture di controllo 4/4
for (assegnazione iniziale; condizione finale; incremento) { istruzioni }
Generalmente l’iterazione mediante un ciclo for viene implementata utilizzando una
variabile “contatore”: il ciclo viene ripetuto fino a quando la variabile non supera una
certa soglia, incrementandone il valore ad ogni iterazione.
Esempio (stampa i numeri interi da 0 a 9):
for (i=0; i<10; i++) {
printf(“%d ”, i);
}

La formulazione dell’istruzione “for” può anche essere più articolata. Il seguente


esempio stampa solo i numeri 10 e 9, perché per i=8 la condizione “i%4==0” risulta
verificata e quindi flag viene impostato a 1 ed il ciclo a termine:
for (i=10; i>=0 && flag!=1; i--) {
if (i%4 == 0) flag=1;
printf(“%d”, i);
}
Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 20 di 30
Array, matrici e puntatori 1/3
• Sono delle collezioni di variabili, tutte dello stesso tipo, individuate da un nome comune
e da un indice (nel caso degli array, o vettori) o da una n-pla di indici (nel caso di
matrici con n dimensioni).
• Gli indici vengono indicati racchiudendoli fra parentesi quadre. Quando si dichiara una
matrice è necessario indicarne tutte le dimensioni. Gli indici hanno una variabilità da 0
alla dimensione meno uno.
• Esempio:

int a[10];
int M[4][3];
Il primo esempio definisce un array (vettore) di 10 numeri interi individuati dagli indici
0, 1, …, 9. Il terzo elemento del vettore è “a[2]”.
Il secondo esempio definisce una matrice di numeri interi con 4 righe e 3 colonne. Il
primo elemento della matrice è “M[0][0]”, l’ultimo è “M[3][2]”.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 21 di 30


Array, matrici e puntatori 2/3
È importante sapere come vengono memorizzate le matrici sulla macchina per poterle
usare correttamente sfruttando a fondo le caratteristiche del C:
• Gli array vengono memorizzati in locazioni di memoria contigue: se A è un array di
interi (supponiamo che ogni intero occupi 2 byte) e l’elemento A[0] viene
memorizzato a partire dalla locazione di memoria 1000, allora l’elemento A[1] sarà
memorizzato a partire dall’indirizzo 1002, A[2] all’indirizzo 1004, ecc.
• Le matrici sono considerate array di array. Vengono memorizzate disponendo le righe
(che sono array e quindi memorizzati su locazioni di memoria contigue) una di seguito
all’altra. Quindi se M è una matrice di 4 righe e 3 colonne di interi ogni elemento
occuperà 2 byte di memoria. Se M[0][0] viene allocato nella posizione 5000, allora
M[0][1] sarà allocato nella posizione 5002, M[0][2] nella posizione 5004.
M[1][0] (il primo elemento della seconda riga) sarà memorizzato nella locazione
successiva a quelle occupate dall’ultimo elemento della riga precedente (M[0][2]): la
locazione 5004+2=5006.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 22 di 30


Array, matrici e puntatori 3/3
• Se M è una matrice di n righe ed m colonne, la formula per individuare la locazione di
memoria dell’elemento M[i][j] (di qualunque tipo sia la matrice) è la seguente:
“&M[0][0]+i*m+j” (l’indirizzo di memoria del primo elemento, più i volte il
numero di elementi presenti su ogni riga, più j).
• Le operazioni aritmetiche sui puntatori tengono conto del tipo di dato a cui punta la
variabile. Esempio: se A è una variabile intera memorizzata a partire dalla locazione di
memoria 2000, e PA è un puntatore ad A (“PA = &A;”), allora PA+1 punterà alla
locazione di memoria 2002 (e non a 2001).

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 23 di 30


Funzioni e passaggio di parametri 1/2
• Esistono tre modalità fondamentali:
1. Mediante variabili “globali”.
È un metodo fortemente sconsigliato: non consente di sviluppare funzioni autonome
e riutilizzabili.
2. Passando il valore di variabili locali.
È il metodo corretto quando la funzione deve fare uso del valore di una variabile
definita in un’altra funzione, senza la necessità di modificare tale valore nella
variabile originale e senza dover accedere a locazioni di memoria adiacenti.
3. Passando l’indirizzo di variabili locali.
È il metodo corretto quando la funzione deve modificare il valore di una variabile
definita in un’altra funzione e quando deve accedere a locazioni di memoria
adiacenti a quella della variabile ricevuta come parametro.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 24 di 30


Funzioni e passaggio di parametri 2/2
• In realtà il C passa gli argomenti alle funzioni soltanto tramite “chiamate per valore”,
quindi se si intende passare un indirizzo lo si deve esplicitare indicandolo con
l’operatore “&” o utilizzando una variabile puntatore di cui verrà passato il valore.
• Esempio errato (passaggio per valore): • Esempio corretto (passaggio per
… indirizzo):
int a, b; …
… int a, b;
if (a>b) scambia(a,b); …
… if (a>b) scambia(&a, &b);

void scambia(int x, int y)
{ void scambia(int *x, int *y)
int app; {
app = x; int app;
x = y; app = *x;
y = app; *x = *y;
return; *y = app;
} return;
}
Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 25 di 30
Array, puntatori e argomenti delle funzioni 1/2
Gli array ed i puntatori hanno una strettissima parentela in C: possono essere considerati
quasi come la stessa cosa. Nella rappresentazione interna di array e matrici, il compilatore
infatti si riconduce sempre ad una notazione che fa uso di puntatori, anche dove nel
programma era stato fatto uso di una notazione “con indici”.
L’uso dei puntatori al posto degli indici rende il programma più efficiente.

Notazione con indici Notazione con puntatori


int a[10]; int *a;
a= malloc(sizeof(int)*10));
a[0] *a
&a[0] a
a[5] = 7; *(a+5) = 7;

Nel passaggio di un array ad una funzione è possibile soltanto passare l’indirizzo di un


elemento dell’array stesso: indipendentemente dal tipo di notazione utilizzata.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 26 di 30


Array, puntatori e argomenti delle funzioni 2/2
• Esempio (le funzioni “main” e “main2” sono tra loro perfettamente equivalenti; lo
stesso vale per “calc” e “calc2”):

int main(void) { void calc (int *v, int n) {


int vett[100]; int i;
calc(vett, 30); for (i=0; i<n; i++) {
… *(v+i) = i * i;
} }
return;
int main2(void) { }
int *vett;
vett = void calc2(int v[], int n) {
malloc(sizeof(int)*100); int i;
calc(vett, 30); for (i=0; i<n; i++) {
… v[i] = i*i;
} }
return;
}

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 27 di 30


Compilazione di un programma C su UNIX 1/2
• La compilazione di un programma C richiede il passaggio attraverso le tre consuete fasi
di traduzione da codice sorgente a codice eseguibile, passando attraverso il formato
intermedio detto codice oggetto. Gli step di traduzione del programma sono i seguenti:
1. Mediante un editor di testo ASCII (es.: vi, emacs, pico, ecc.) si produce il file in
formato sorgente (estensione “*.c”).
2. Il compilatore riceve in input il programma in formato sorgente e lo traduce in
formato oggetto.
3. Il linker collega fra loro più moduli in formato oggetto e produce un unico file in
formato eseguibile.
• È possibile inglobare in un’unica fase la compilazione ed il linking del programma: in
questo modo si traduce direttamente da codice sorgente a codice eseguibile, senza
accorgersi del passaggio attraverso il codice oggetto.
• È possibile distribuire il sorgente su più file sorgente: la funzione “main” dovrà però
essere definita in uno solo di questi. Al momento della compilazione dovremo
specificare il nome di tutti i file sorgente da compilare per produrre il file eseguibile
desiderato.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 28 di 30


Compilazione di un programma C su UNIX 2/2
• In ambiente UNIX il compilatore C viene invocato con il comando “cc” (C Compiler) o
anche, in molti casi, “gcc” (GNU C Compiler). L’opzione “-o” serve per specificare il
nome del file eseguibile di output. L’opzione “-l” serve per specificare i nomi di
librerie aggiuntive da linkare al programma.
• Esempi
Compila “prova.c” generando il file eseguibile “prova”:
$ gcc prova.c -o prova

Compila “primo.c” e “secondo.c” generando il file eseguibile “pippo”:


$ cc primo.c secondo.c -o pippo

Compila “primo.c” e “secondo.c” collegando anche la libreria matematica (il


sorgente contiene la direttiva “#include <math.h>”) e produce in output il file
eseguibile “pippo”:
$ gcc primo.c secondo.c -o pippo -lm
Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 29 di 30
Bibliografia
• Brian W. Kernighan, Dennis M. Ritchie, Linguaggio C, Gruppo Editoriale Jackson,
1985.
• BrianW. Kernighan, Robert Pike, UNIX, Zanichelli, 1985.
• Herbert Schildt, Linguaggio C - La guida completa, McGraw-Hill, 1995.
• Mitchell Waite, Stephen Prata, Donald Martin, C Primer Plus, SAMS, 1984.
• M. J. Rochkind, Advanced Unix programming, Prentice-Hall, 1985.
• Richard W. Stevens, UNIX - Sviluppo del software di networking, Gruppo Editoriale
Jackson, 1991.

Marco Liverani - Cenni sul linguaggio C Pagina 30 di 30

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