Int. Pub. Law
Int. Pub. Law
Un **soggetto del diritto internazionale** è qualsiasi entità che abbia la capacità di possedere
diritti e doveri internazionali e la capacità di proteggere tali diritti tramite reclami internazionali. La
visione tradizionale sosteneva che solo gli **Stati sovrani** fossero i soggetti principali del diritto
internazionale. Solo gli Stati avevano la capacità di fare reclami per violazioni del diritto
internazionale, stipulare trattati e godere di privilegi come l'immunità dalla giurisdizione nazionale.
- **Territorio de nito**: Non è necessario che il territorio sia perfettamente delimitato o indiscusso,
ma deve esserci una comunità politica e ettivamente stabilita.
- **Governo**: Deve esserci un governo che mantenga ordine e stabilità. La struttura o forma di
governo non è prescritta e uno Stato può sopravvivere anche in periodi di anarchia o guerra civile
(ad esempio, la Somalia).
- **Capacità di entrare in relazioni con altri Stati (Indipendenza)**: Lo Stato deve essere
indipendente, con la capacità di esercitare le sue funzioni senza interferenze da parte di altri Stati.
Recentemente, sono emersi **criteri aggiuntivi**, che, sebbene non siano universalmente accettati
come requisiti per la statualità, hanno acquisito rilevanza nella pratica:
- **Legalità di origine**: Si riferisce a se la creazione dello Stato violi norme internazionali, come
l'aggressione, il diritto all'autodeterminazione o la discriminazione razziale.
- **Volontà e capacità di rispettare il diritto internazionale**, compreso il diritto umanitario.
Sebbene questo non sia ancora un requisito formale per la statualità, è sempre più importante
nella pratica.
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- **Regimi de facto**: Entità che controllano un territorio de nito ma non sono state riconosciute
da un numero signi cativo di Stati. Questi possono rivendicare la statualità ma non hanno un
riconoscimento ampio.
- **Insorti e belligeranti**: Gruppi che esercitano un controllo de facto su parte del territorio di uno
Stato possono ottenere una personalità internazionale limitata, soprattutto in caso di con itti
armati. Ad esempio, la **FARC** in Colombia è un gruppo che alcuni Stati (ad esempio, il
Venezuela) considerano avere personalità internazionale, mentre altri (come gli Stati Uniti e
l'Unione Europea) la classi cano come organizzazione terroristica.
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- **Caso CIJ: Risarcimento per danni (1949)**: La Corte Internazionale di Giustizia (CIJ) ha
concluso che l'**ONU** è un soggetto di diritto internazionale con diritti e doveri internazionali. Ha
la capacità di presentare reclami internazionali, ma la sua personalità giuridica dipende dai poteri
conferiti dai suoi Stati membri.
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- **Soggetto attivo**: Secondo il diritto internazionale, gli individui possono presentare reclami
contro gli Stati, soprattutto nel contesto del **diritto internazionale sui diritti umani (IHRL)**. Ad
esempio, gli individui possono fare reclami contro gli Stati dinanzi alla **Corte Europea dei Diritti
dell'Uomo (CEDU)**.
- **Soggetto passivo**: Gli individui possono anche essere accusati di violazioni del diritto
internazionale. Questo è più comune nel **diritto penale internazionale (ICL)**, in particolare nei
casi presentati alla **Corte Penale Internazionale (CPI)**.
- **Caso studio: Behrami e Behrami contro la Francia (2007)**: In questo caso, degli individui
colpiti dai bombardamenti delle bombe a grappolo della NATO in Kosovo hanno cercato di
presentare reclami contro la Francia, che faceva parte della Kosovo Force (KFOR). La Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo ha dichiarato che i reclami erano inammissibili perché KFOR non
aveva personalità giuridica separata, e le azioni erano attribuibili all'ONU, non alla Francia.
I **territori sotto mandato** erano amministrati da un paese a nome della comunità internazionale.
**Palau**, l'ultimo territorio sotto mandato, è diventato associato agli Stati Uniti nel 1994.
- **Personalità giuridica dei territori sotto mandato**: Anche sotto mandato, territori come la
**Namibia** avevano una forma di personalità giuridica, anche se la sovranità era
temporaneamente soppressa.
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- **Popoli Indigeni**: Il diritto internazionale, come la **Convenzione 169 dell'OIL** sui Popoli
Indigeni e Tribali, riconosce il diritto all'autodeterminazione di tali popoli, conferendo loro una
certa legittimazione giuridica nel diritto internazionale.
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CAPITOLO 3
Non preoccuparti, vediamo di fare chiarezza! Quello che hai condiviso riguarda una panoramica
delle **fonti del diritto internazionale** (IL - International Law), con un focus particolare sulla
**consuetudine internazionale** (customary international law) e sulla **de nizione delle fonti
primarie di diritto internazionale**. Scomponiamolo in parti più comprensibili:
Nel caso *SS Lotus* (Francia contro Turchia, 1927), la Corte Permanente di Giustizia
Internazionale (PCIJ) ha de nito il diritto internazionale come l'insieme di norme che regolano le
relazioni tra Stati sovrani e indipendenti. Le regole del diritto internazionale derivano dalla volontà
degli Stati, espressa attraverso:
- **Trattati** (convenzioni internazionali)
- **Usanze generalmente accettate**, ossia la prassi che viene accettata come diritto
L'**Art. 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ)** speci ca le fonti principali di
diritto internazionale:
- **Trattati internazionali** (paragrafo 1a)
- **Usanza internazionale** (paragrafo 1b)
- **Principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civilizzate** (paragrafo 1c)
- **Decisioni giuridiche** e gli **insegnamenti dei giuristi più quali cati** (paragrafo 1d)
Le fonti primarie (a, b, c) sono di pari valore e vincolanti, ma una critica comune all'Art. 38 è che
non considera le **leggi degli Stati (legislazione interna degli Organismi Internazionali)** o il **soft
law** (leggi non vincolanti, ma in uenti, come le risoluzioni delle Nazioni Unite).
Se uno Stato si oppone fermamente alla creazione di una nuova regola consuetudinaria
internazionale, e se tale obiezione è **consistente** e **espressa chiaramente** durante la fase di
formazione della consuetudine, allora tale Stato non sarà vincolato da quella regola una volta che
è divenuta norma consuetudinaria internazionale.
Tuttavia, questa regola non si applica alle **norme di jus cogens** (le regole inderogabili del diritto
internazionale, come il divieto di genocidio, tortura, schiavitù, ecc.), né si applica ai **nuovi Stati**,
che sono obbligati a rispettare le consuetudini internazionali esistenti al momento della loro
indipendenza.
#### Esempio:
Nel **Fisheries Case** (UK v. Norway, 1951), la Corte ha stabilito che la **Norvegia**, che si
opponeva all'uso di una regola consuetudinaria internazionale (linea di chiusura per le baie), non
sarebbe stata vincolata dalla regola in questione, in quanto aveva costantemente ri utato tale
prassi.
### Conclusione
In sostanza, il diritto internazionale si basa su un insieme di norme che derivano dalla volontà
degli Stati (tramite trattati o prassi consuetudinaria). La consuetudine internazionale è una delle
fonti più complesse, in quanto deve essere fondata su una pratica statale **costante** e
**universale** (o regionale), accompagnata dalla convinzione che tale prassi sia **obbligatoria**
(opinio juris). Se uno Stato si oppone a una prassi durante la sua formazione e mantiene tale
obiezione, non sarà vincolato da quella regola consuetudinaria.
Il testo che hai condiviso o re una panoramica utile e chiara delle fonti del diritto internazionale,
focalizzandosi in particolare sulla consuetudine internazionale. Vediamo di spiegarlo in modo più
semplice e accessibile:
L’Articolo 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) enumera le fonti principali
del diritto internazionale:
• Trattati internazionali
• Consuetudine internazionale
• Principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili
• Decisioni giuridiche e insegnamenti di esperti
Le prime tre fonti (trattati, consuetudine e principi generali) sono vincolanti. Una critica comune
all’Art. 38 è che non menziona leggi interne degli Stati o forme di diritto non vincolante, come il
soft law (norme che non obbligano formalmente ma in uenzano comunque).
2. La consuetudine internazionale
La consuetudine internazionale è una fonte complessa del diritto internazionale, composta da due
elementi principali:
Se uno Stato si oppone chiaramente e costantemente alla formazione di una nuova consuetudine,
può evitare di essere vincolato dalla regola quando questa diventa norma consuetudinaria
internazionale. Tuttavia, questa regola non si applica a norme di jus cogens (come il divieto di
genocidio o torture, che sono inderogabili) né ai nuovi Stati, che devono rispettare le consuetudini
internazionali già esistenti al momento della loro indipendenza.
Un esempio di questa regola è il caso Fisheries Case (1951), dove la Norvegia, opponendosi alla
prassi di altri Stati sulla delimitazione delle acque, non fu vincolata dalla regola consuetudinaria.
Conclusione
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In sintesi, il diritto internazionale si basa sulle norme che derivano dalla volontà degli Stati, come
trattati o consuetudini. La consuetudine internazionale è una fonte complessa, che richiede una
prassi uniforme e riconosciuta come obbligatoria da un gran numero di Stati. Se uno Stato si
oppone a una consuetudine, può evitare di esserne vincolato, ma non per le norme fondamentali
di diritto internazionale.
CAPITOLO 4
Questa sezione discute il rapporto tra il diritto internazionale (DI) e il diritto nazionale (municipale),
analizzando le diverse teorie che descrivono la loro interazione. Di seguito fornisco un riassunto
dei punti principali e della loro applicazione nel contesto spagnolo, trattando le teorie del
**Dualismo**, **Monismo** e **Pluralismo**, con un'analisi approfondita del sistema giuridico
spagnolo e di come gestisce i trattati internazionali e il diritto internazionale.
### **Dualismo**:
- **Concetto**: Il dualismo sostiene che il diritto internazionale e il diritto nazionale sono due
sistemi giuridici separati e indipendenti. Ognuno opera in sfere di erenti e nessuno dei due può
modi care le norme dell'altro.
- **Applicazione**: Se il diritto internazionale e quello nazionale regolano lo stesso argomento e
sorge un con itto, prevale il diritto nazionale nelle corti nazionali. Se ciò provoca una violazione
del diritto internazionale, la questione sarà risolta tramite proteste diplomatiche o attraverso una
corte internazionale.
- **Applicazione dei trattati**: Secondo il dualismo, un trattato richiede una trasformazione (o
incorporazione) nel diritto nazionale tramite un atto del legislatore nazionale a nché diventi
applicabile all'interno dello Stato.
- I trattati internazionali non creano diritti per gli individui, a meno che non siano incorporati nel
diritto nazionale tramite il processo legislativo.
### **Monismo**:
- **Concetto**: Il monismo sostiene che il diritto internazionale e il diritto nazionale fanno parte
dello stesso sistema giuridico. In caso di con itto, prevale il diritto internazionale.
- **Applicazione**: Secondo il monismo, i trattati internazionali diventano automaticamente parte
del diritto nazionale al momento della rati ca e sono direttamente applicabili nelle corti nazionali.
- **Dottrina dell'incorporazione**: Le norme del diritto internazionale fanno automaticamente parte
del diritto nazionale senza necessitare di ulteriori azioni legislative.
- **Giusti cazione di Lauterpacht**: Il diritto internazionale è visto come un migliore protettore
dei valori civili e dei diritti umani rispetto al diritto nazionale.
- **Teoria di Kelsen**: Il diritto internazionale è una norma giuridica superiore che forma la base
di tutti i sistemi giuridici nazionali.
- **Applicazione dei trattati**: Un trattato diventa parte dell'ordinamento giuridico nazionale senza
necessità di incorporazione o passaggi legislativi aggiuntivi.
### **Pluralismo**:
- **Concetto**: Il pluralismo consente una maggiore essibilità, con il diritto nazionale e il diritto
internazionale che coesistono, ma ognuno operando nel proprio dominio. Non c'è una gerarchia
rigida tra i due.
- **Applicazione**: Il pluralismo promuove l'uso della fonte di diritto più appropriata a seconda del
caso (internazionale o nazionale), senza imporre una gerarchia rigida.
- **Diritto internazionale**: Prevale sul diritto nazionale e gli Stati devono adattare la loro
legislazione interna per garantire l'attuazione degli impegni internazionali assunti. Gli Stati non
possono utilizzare il diritto interno per eludere l'applicazione di uno standard internazionale. Non
possono cambiare il diritto internazionale unilateralmente.
### **Conclusioni**:
- La Spagna adotta un sistema **dualista moderato** che richiede la pubblicazione u ciale dei
trattati per la loro applicazione, ma riconosce anche la prevalenza del diritto internazionale in caso
di con itto con il diritto interno, a condizione che non violi la Costituzione.
- La gerarchia delle fonti giuridiche in Spagna attribuisce ai trattati un rango superiore rispetto alle
leggi ordinarie, ma non li considera superiori alla Costituzione. I trattati internazionali auto-
esecutivi sono direttamente applicabili, mentre quelli non auto-esecutivi richiedono leggi interne
per essere implementati.
CAPITOLO 5
### **UNIT 5 - FUNZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE PUBBLICO CONTEMPORANEO**
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Questa unità tratta dell'aspetto spaziale delle attività statali e delle norme che regolano l'uso dei
diversi "spazi" sotto la giurisdizione degli Stati, come il **territorio**, i **mari**, l'**aria** e lo
**spazio esterno**. Ogni ambito presenta regole speci che e principi che ri ettono sia la sovranità
degli Stati che il bisogno di cooperazione internazionale per garantire l'uso equo e paci co delle
risorse globali.
### **1. Il Diritto Internazionale degli Spazi: La Dimensione Spaziale delle Attività Statali**
#### **Territorio**
Il **territorio** di uno Stato è la porzione di terra che è sotto la sua giurisdizione sovrana. Esso
include anche le acque interne, i umi, i laghi e le terre che si trovano all'interno dei limiti del
con ne terrestre.
- **Grotius e il Mare Liberum**: Nel XVII secolo, Hugo Grotius ha sostenuto il principio secondo cui
i mari devono essere liberi per tutti (Mare Liberum). Questo principio sosteneva che gli Stati
potessero navigare e sfruttare le risorse del mare senza interferire con la libertà di altri Stati.
- **Il Mare Come Bene Comune**: A partire dal 17° secolo, è emersa l'idea che i mari, in
particolare le **alte mare**, dovessero essere considerati come un **bene comune** (res
communis omnium), un'area di libero accesso per tutti gli Stati.
- **UNCLOS e i Regimi Marittimi**: L'UNCLOS regola vari spazi marittimi, tra cui:
- **Acque interne (IW)**: Laghi, umi e le acque all'interno delle linee di base marittime. Lo Stato
ha piena sovranità su queste acque.
- **Marina territoriale (TS)**: Fino a 12 miglia nautiche dal baso del territorio di uno Stato. Lo
Stato ha piena sovranità, ma vi è il diritto di **innocente passaggio**.
- **Zona contigua (CZ)**: Oltre la marina territoriale, no a 24 miglia nautiche. Lo Stato può
prevenire e punire violazioni delle proprie leggi doganali, scali, sanitarie e d'immigrazione.
- **Zona economica esclusiva (EEZ)**: Fino a 200 miglia nautiche dalla costa. Lo Stato ha diritti
sovrani per esplorare, sfruttare e gestire le risorse naturali marine, ma non ha piena sovranità.
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- **Piattaforma continentale (CS)**: Area sottomarina che è una continuazione naturale del
territorio terrestre. Gli Stati hanno diritti sovrani per esplorare e sfruttare le risorse naturali, come il
petrolio e la pesca.
**Pursuit Hot**: Il diritto di **hot pursuit** consente a uno Stato di inseguire una nave che sta
violando le leggi nelle sue acque territoriali o zone giurisdizionali no alle alte mare, purché
l'inseguimento non venga interrotto.
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Tuttavia, mentre nell'alta mare si riconosce l'idea di "patrimonio comune dell'umanità", nello
spazio esterno gli Stati operano principalmente per i propri interessi.
CAPITOLO 6
**UNITÀ 6: RISOLUZIONE PACIFICA DELLE CONTROVERSIE**
Il principio della risoluzione paci ca delle controversie è diventato un elemento centrale del diritto
internazionale, soprattutto attraverso le **Conferenze di Pace dell'Aja** (1899 e 1907), che hanno
collegato le restrizioni sull'uso della forza alla necessità di risolvere le controversie in modo
paci co. Il **Patto Kellogg-Briand** (1928) è uno dei primi trattati che ha dichiarato fuori legge la
guerra come strumento di risoluzione delle controversie.
Oggi, l'**Articolo 2(3)** della **Carta delle Nazioni Unite** obbliga tutti gli Stati membri a risolvere le
loro controversie internazionali con mezzi paci ci, in modo tale da non mettere in pericolo la pace,
la sicurezza e la giustizia internazionali. Questo obbligo è confermato anche nell'**Articolo 33(1)**
della Carta delle Nazioni Unite ed è riconosciuto come diritto consuetudinario internazionale (ad
esempio, nel caso **Nicaragua contro USA**, dove la Corte Internazionale di Giustizia ha
riconosciuto il principio come consuetudinario).
- **Negoziazione**: Discussioni dirette tra le parti in con itto con l’obiettivo di raggiungere un
accordo. Non c'è alcuna parte terza coinvolta. Se una parte nega l'esistenza della controversia o
si ri uta di negoziare, si devono utilizzare altri mezzi.
- **Mediazione**: In questo caso, un terzo diventa attivamente coinvolto nella risoluzione della
disputa, proponendo soluzioni che le parti possono accettare o ri utare.
- **Inchiesta**: Coinvolge una terza parte che esamina i fatti che riguardano la controversia. Di
solito si tratta di un procedimento tecnico. In ambito di diritti umani, però, l'inchiesta ha un ruolo
preventivo, spesso servendo a scopi politici piuttosto che a un'analisi completa dei fatti.
- **Conciliatura**: Procedura quasi giuridica, dove una terza parte esamina la disputa e suggerisce
le condizioni per una risoluzione. Le parti non sono obbligate ad accettare la proposta.
L'arbitrato è una delle principali forme di risoluzione paci ca delle controversie. In ambito
internazionale, l'arbitrato può coinvolgere controversie tra Stati o tra attori non statali e Stati,
come nei casi di dispute commerciali o investimenti.
L'**arbitrato** si basa sul consenso delle parti coinvolte nella controversia. Può essere avviato
attraverso:
- **Clausole arbitrali** inserite nei trattati, che obbligano le parti a ricorrere all'arbitrato in caso di
controversie sull'interpretazione del trattato.
- **Compromesso**: Accordo formale tra Stati che si impegnano a risolvere la disputa attraverso
l'arbitrato, stabilendo le modalità di funzionamento del tribunale, la sua composizione e la legge
applicabile.
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In alcuni casi, le parti scelgono di seguire le **regole della Convenzione dell'Aja del 1899**
(revisionata nel 1907) anziché le **Regole modello del 1958** redatte dalla Commissione di Diritto
Internazionale (ILC), poiché la Convenzione dell'Aja garantisce una maggiore autonomia alle parti
coinvolte.
La **Corte Internazionale di Giustizia (CIG)** è il principale organo giuridico delle Nazioni Unite e la
sua funzione principale è quella di decidere le controversie legali tra Stati. È successore della
**Corte Permanente di Giustizia Internazionale (PCIJ)**, la prima corte mondiale permanente mai
creata dalla comunità internazionale.
La CIG è composta da **15 giudici**, eletti ogni tre anni per un mandato di nove anni. I giudici
sono scelti in modo che non possano esserci due giudici di uno stesso Stato, e devono essere
esperti di diritto internazionale.
L'accesso alla CIG per le controversie giuridiche è basato sul **consenso delle parti**. Le parti
possono dare il loro consenso tramite:
- **Compromesso**: Un accordo tra le parti per sottoporre la controversia alla CIG.
- **Clausola giurisdizionale**: Clausole inserite in trattati che stabiliscono che, in caso di
controversia, la CIG deve risolverla.
- **Accettazione esplicita o tacita della giurisdizione della CIG**.
La giurisdizione della CIG si applica esclusivamente a controversie legali, e le sue decisioni sono
vincolanti per le parti coinvolte. Tuttavia, ci sono alcune limitazioni e riserve che gli Stati possono
fare riguardo a determinate aree di diritto.
La **giurisdizione consultiva** della CIG consente agli organi delle Nazioni Unite e ad altre
organizzazioni internazionali di richiedere pareri consultivi sulla questione di diritto. Questi pareri
sono consultivi e non vincolanti. La possibilità di richiedere un parere consultivo è limitata agli
**organi delle Nazioni Unite** e ad altre **agenzie specializzate autorizzate dall'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite**.
I pareri consultivi sono limitati a **questioni giuridiche** e non sono destinati a risolvere una
controversia speci ca. Un esempio di questo tipo di richiesta è il **Parere consultivo sulla legalità
della costruzione di un muro nei Territori palestinesi occupati** del 2004.
Esistono anche altri tribunali giuridici internazionali che si occupano di risolvere controversie in
aree speci che:
- **Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU)**: Si occupa di casi di violazioni dei diritti umani in
Europa.
- **Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH)**: Tratta casi relativi ai diritti umani in America.
- **Corte Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli**: Ha la giurisdizione per le violazioni dei diritti
umani in Africa.
- **Corte Penale Internazionale (CPI)**: Si occupa di crimini internazionali come genocidio, crimini
di guerra e crimini contro l'umanità.
- **Organo di Appello dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO)**: Si occupa di risolvere
controversie in materia di diritto commerciale internazionale.
Questi tribunali e organi sono strumenti cruciali per la risoluzione paci ca delle controversie nel
diritto internazionale e per la promozione della giustizia globale.
Questa parte del testo riguarda la **proibizione dell'uso della forza** nel diritto internazionale,
descrivendo sia la sua evoluzione storica che le eccezioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite.
Cercherò di spiegare i punti principali in modo più semplice.
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### 1. **Proibizione dell'uso della forza**
La **proibizione dell'uso della forza** è uno dei principi cardine del diritto internazionale moderno
e trova la sua base nell'**articolo 2, paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite**. Questo articolo
stabilisce che nessun paese può fare ricorso alla violenza o minacciare di usarla contro un altro
paese, salvo in due casi speci ci.
Tuttavia, la proibizione **non è assoluta**, e la Carta delle Nazioni Unite riconosce due eccezioni
principali in cui l'uso della forza è ammesso:
1. **Diritto di autodifesa**: Se uno Stato è attaccato, ha il diritto di difendersi usando la forza.
2. **Uso della forza da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite**: Il Consiglio di
Sicurezza può autorizzare l'uso della forza per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza
internazionali.
Ci sono altre eccezioni che **non sono esplicitamente menzionate** dalla Carta, ma che sono
emerse nella pratica del diritto internazionale, alcune delle quali sono **più dubbie**.
- **Teoria paci sta**: Alcuni pensatori, soprattutto nei primi secoli del Cristianesimo, si opposero a
qualsiasi tipo di guerra, vedendola come incompatibile con la morale cristiana. Per esempio, molti
paci sti ri utavano che i cristiani servissero nell’esercito romano.
- **Teoria della "guerra giusta"**: Un'altra corrente di pensiero, che ha avuto un'in uenza
signi cativa sulla giurisprudenza internazionale, è quella della "guerra giusta", che permette l'uso
della forza solo in determinate circostanze. La teoria fu elaborata da pensatori come
**Sant'Agostino**, che nel V secolo stabilì che le guerre giuste sono quelle che cercano di
vendicare ingiustizie o di ripristinare diritti violati.
In seguito, **San Tommaso d'Aquino** nel XIII secolo ha de nito tre condizioni per una guerra
giusta:
1. Solo un sovrano ha il diritto di dichiarare guerra per difendere lo Stato.
2. La causa della guerra deve essere "giusta", come nel caso in cui l'altro Stato ha commesso
un'ingiustizia.
3. L'intenzione del sovrano deve essere giusta, cioè la guerra deve mirare a punire il male e
ristabilire la pace, non a scopi di ambizione o crudeltà.
- **Da guerra giusta a proibizione della guerra**: Nel corso del tempo, con lo sviluppo degli Stati
moderni e l'internazionalizzazione del diritto, la dottrina della "guerra giusta" ha perso rilevanza,
specialmente dopo la **Pace di Westfalia del 1648**, che ha consolidato il principio di sovranità
degli Stati.
Infatti, il patto fu **violato più volte** prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando
paesi come **Giappone**, **Italia**, **Germania** e **Unione Sovietica** intrapresero azioni militari
contro altri Stati, nonostante l'impegno formale di rinunciare alla guerra.
### Riepilogo
- La **proibizione dell'uso della forza** è un principio fondamentale del diritto internazionale.
- Ci sono **due eccezioni** principali: il diritto di autodifesa e l'autorizzazione del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite.
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- Storicamente, l'idea di una "guerra giusta" ha dato spazio a un divieto sempre più forte della
guerra, culminando nel **Kellogg-Briand Pact** del 1928, che ha tentato di bandire la guerra come
strumento di politica internazionale, ma che ha avuto molte limitazioni.
Questa sezione riguarda il **divieto dell'uso della forza** e della **minaccia dell'uso della forza**
nel diritto internazionale, come sancito dalla **Carta delle Nazioni Unite**, e analizza le eccezioni e
le situazioni in cui questo divieto può essere infranto.
### 1. **Divieto dell'uso della forza: Articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite**
- **Articolo 2(4)** della Carta delle Nazioni Unite stabilisce che tutti gli Stati membri devono
astenersi dal minacciare o dall'usare la forza nelle relazioni internazionali, sia contro l'integrità
territoriale, che contro l'indipendenza politica di qualsiasi Stato. La forza è vietata anche se
incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.
- L'uso della forza può essere **diretto** (ad esempio, un attacco armato da parte delle forze
regolari di uno Stato contro un altro) o **indiretto** (come l'invio di gruppi armati per compiere atti
di violenza di tale gravità da costituire un attacco armato).
- Il divieto riguarda anche le **minacce** di uso della forza, non solo l'uso e ettivo di essa. Ad
esempio, se uno Stato minaccia di usare la forza, ma non la usa mai, quella minaccia può
comunque essere considerata illegale se non è conforme agli scopi della Carta delle Nazioni
Unite.
Il divieto non è assoluto. La Carta delle Nazioni Unite riconosce due **eccezioni principali**:
- **Legittima difesa** (Articolo 51): Se uno Stato subisce un attacco armato, ha il diritto di
difendersi, sia individualmente che collettivamente, no a quando il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite non prenda le misure necessarie per mantenere la pace internazionale.
Al di fuori di queste due eccezioni, l'uso della forza è vietato, ma esistono altre **situazioni
controversie** in cui alcuni Stati potrebbero giusti care l'uso della forza (come la "responsabilità di
proteggere" in caso di violazioni gravi dei diritti umani, come nel caso delle **interventi
umanitari**).
La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha chiarito che se l'uso della forza è illecito, anche la
**minaccia** di usare la forza è considerata altrettanto illecita. In particolare, la Corte ha stabilito
che una minaccia di forza nalizzata a costringere uno Stato a cedere il proprio territorio o a
seguire una certa politica è **illegale**.
- **Articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite** preserva il diritto di **autodifesa** in caso di un
attacco armato, sia individuale che collettivo. Tuttavia, questo diritto è soggetto a due condizioni:
Alcuni Stati hanno giusti cato l'uso della forza per proteggere i propri **cittadini all'estero**, in
situazioni di pericolo imminente. Tuttavia, questa pratica è controversa, e può violare il divieto
stabilito dall'Articolo 2(4) della Carta, a meno che non ci siano condizioni speci che, come:
Tuttavia, l'intervento umanitario **non autorizzato** dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è
molto controverso e spesso è considerato una violazione del diritto internazionale.
In ne, le **rappresaglie** (misure coercitive prese da uno Stato contro un altro in risposta a un atto
illecito) che coinvolgono l'uso della forza sono **illegali** durante il periodo di pace e sono
considerate atti di **aggressione**. Tuttavia, le rappresaglie che non coinvolgono l'uso della forza
(ad esempio il blocco economico o il congelamento dei beni) possono essere **legali**.
### Conclusione
Il divieto dell'uso della forza è una delle colonne portanti del diritto internazionale moderno,
stabilito dall'Articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, esistono eccezioni a questo
divieto, come il diritto di autodifesa e l'autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU, e numerose questioni legali complesse legate all'uso della forza, comprese le situazioni
di autodifesa collettiva, gli interventi umanitari e la protezione dei propri cittadini all'estero. La
**proporzionalità** e la **necessità** sono i principi chiave per determinare quando l'uso della
forza è giusti cato secondo il diritto internazionale.
3. **Lo sviluppo di alleanze regionali e di forze militari fuori dal sistema ONU**:
La ne della Guerra Fredda ha visto la creazione di nuove alleanze regionali, come **NATO**
(Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), **Patto di Varsavia** (già disciolto), e il **Trattato
Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR)**. Questi accordi regionali hanno consentito agli
Stati membri di adottare misure di sicurezza al di fuori del sistema delle Nazioni Unite, anche se
spesso queste azioni venivano approvate dal Consiglio di Sicurezza. Inoltre, gli Stati membri
dell'ONU, attraverso un maggiore spirito di cooperazione, hanno iniziato a utilizzare alleanze
regionali per applicare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza (Articolo 42 della Carta) e per
condurre operazioni di peacekeeping insieme alle Nazioni Unite.
### **Conclusione**
In de nitiva, la sicurezza collettiva sancita dalla Carta delle Nazioni Unite si basa su una
cooperazione multilaterale, dove il Consiglio di Sicurezza ha un ruolo centrale, ma la necessità di
rispondere a minacce alla pace ha portato a sviluppi inediti come il coinvolgimento
dell'Assemblea Generale, le operazioni di peacekeeping e il ra orzamento delle alleanze regionali.
Nonostante le di coltà del sistema a causa del diritto di veto dei membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza, il concetto di sicurezza collettiva continua a rappresentare un pilastro della
cooperazione internazionale per mantenere la pace e prevenire con itti su scala globale.
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CAPITOLO 7
### **UNIT 7: International Human Rights Law**
1. **Indipendenza degli Stati Uniti (1776)**: La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti è uno
dei documenti fondamentali che stabilisce i diritti inalienabili dell'individuo, come la vita, la libertà
e la ricerca della felicità. Sebbene non un trattato internazionale, essa segna un passo
fondamentale nell'evoluzione del concetto di diritti umani.
5. **Dichiarazione Americana dei Diritti e dei Doveri dell'Uomo (1948)**: Adottata nell’ambito
dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), è stata una delle prime dichiarazioni internazionali
sui diritti umani, antecedente alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR).
Gli obiettivi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani sono contenuti principalmente
nell’**Articolo 1, paragrafo 3** e nell'**Articolo 55 della Carta delle Nazioni Unite**.
In particolare, **l’Articolo 56** stabilisce che tutti gli Stati membri sono obbligati a cooperare con
l'ONU per raggiungere questi obiettivi.
Le principali disposizioni della **Carta delle Nazioni Unite** hanno avuto un impatto fondamentale
sulla **internazionalizzazione** dei diritti umani, obbligando gli Stati membri a promuovere
attivamente e rispettare i diritti umani, una volta che la questione non è più una questione
puramente nazionale.
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#### **La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e gli Strumenti Internazionali
Successivi**
La **Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR)**, adottata nel 1948, è stata inizialmente un
documento non vincolante, ma oggi è considerata parte del diritto internazionale consuetudinario,
con le seguenti caratteristiche:
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ff
- **Articolo 1** della UDHR stabilisce che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità
e diritti" e che devono trattarsi reciprocamente con fraternità.
**Trattati Internazionali:**
Questi due trattati, insieme alla UDHR, sono conosciuti come **"International Bill of Human
Rights"** e stabiliscono obblighi vincolanti per gli Stati.
**Dichiarazione di Vienna (1993)**: La Dichiarazione a erma che i diritti umani sono "universali,
indivisibili e interdipendenti".
Gli Stati hanno tre principali **doveri** nei confronti dei diritti umani, che si articolano in:
1. **Rispettare**: Gli Stati devono astenersi dal violare i diritti umani attraverso le proprie azioni.
2. **Proteggere**: Gli Stati devono adottare misure legislative e di altro tipo per proteggere i diritti
umani, anche contro le violazioni da parte di attori non statali (es. aziende private, gruppi
criminali).
3. **Soddisfare**: Gli Stati devono assicurarsi che ci siano meccanismi giuridici e amministrativi
per far rispettare i diritti umani, applicare sanzioni e o rire riparazioni per le violazioni.
3. **Jurisprudenza Quasi-giudiziaria**: Gli Stati sono tenuti a rispondere alle denunce presentate
da individui attraverso i meccanismi di petizione internazionale, ma solo dopo che sono stati
esauriti i rimedi nazionali.
I sistemi regionali forniscono una protezione complementare a quella globale. I principali sistemi
sono:
3. **Sistema Africano**:
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ff
- **Commissione Africana per i Diritti Umani e i Popoli** e la **Corte Africana per i Diritti Umani e
i Popoli**.
Mohamed Ben Djazia e la sua famiglia furono sfrattati dalla loro abitazione a Madrid, nonostante
avessero fatto ripetuti tentativi di ottenere una casa sociale per oltre 12 anni. L’**ONU**, tramite la
sua **Commissione per i Diritti Umani**, ha riscontrato una violazione del diritto a una "casa
adeguata" e ha sottolineato che ogni sfratto deve rispettare il diritto a un alloggio adeguato,
soprattutto in situazioni di vulnerabilità.
Il diritto internazionale sui diritti umani si intreccia con altre aree del diritto internazionale, come il
**Diritto Internazionale Umanitario (IHL)**, il **Diritto Internazionale dei Rifugiati (IRL)**, e il **Diritto
Penale Internazionale (ICL)**. Tutte queste aree si concentrano sulla protezione della dignità
umana e dell'individuo, indipendentemente dalla sua nazionalità, religione, etnia, o altre
caratteristiche.
In sintesi, **il diritto internazionale dei diritti umani** (IHRL) è un campo che si è evoluto nel tempo
per proteggere la dignità e i diritti fondamentali di
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