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UNITÀ 2

I SOGGETTI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE**

#### **1. Soggetti del diritto internazionale**

Un **soggetto del diritto internazionale** è qualsiasi entità che abbia la capacità di possedere
diritti e doveri internazionali e la capacità di proteggere tali diritti tramite reclami internazionali. La
visione tradizionale sosteneva che solo gli **Stati sovrani** fossero i soggetti principali del diritto
internazionale. Solo gli Stati avevano la capacità di fare reclami per violazioni del diritto
internazionale, stipulare trattati e godere di privilegi come l'immunità dalla giurisdizione nazionale.

#### **Gli Stati e i criteri per la statualità**

La **Convenzione di Montevideo** (1933) stabilisce i quattro criteri tradizionali per la statualità, e


se un'entità soddisfa questi criteri, è considerata uno Stato sotto il diritto internazionale:

- **Popolazione permanente**: Non è richiesto un numero minimo di persone, né che la


popolazione sia composta da cittadini. Si fa riferimento a una comunità stabile. Anche una
popolazione nomade può essere accettata.

- **Territorio de nito**: Non è necessario che il territorio sia perfettamente delimitato o indiscusso,
ma deve esserci una comunità politica e ettivamente stabilita.

- **Governo**: Deve esserci un governo che mantenga ordine e stabilità. La struttura o forma di
governo non è prescritta e uno Stato può sopravvivere anche in periodi di anarchia o guerra civile
(ad esempio, la Somalia).

- **Capacità di entrare in relazioni con altri Stati (Indipendenza)**: Lo Stato deve essere
indipendente, con la capacità di esercitare le sue funzioni senza interferenze da parte di altri Stati.

Recentemente, sono emersi **criteri aggiuntivi**, che, sebbene non siano universalmente accettati
come requisiti per la statualità, hanno acquisito rilevanza nella pratica:
- **Legalità di origine**: Si riferisce a se la creazione dello Stato violi norme internazionali, come
l'aggressione, il diritto all'autodeterminazione o la discriminazione razziale.
- **Volontà e capacità di rispettare il diritto internazionale**, compreso il diritto umanitario.
Sebbene questo non sia ancora un requisito formale per la statualità, è sempre più importante
nella pratica.

---

#### **Entità che possono diventare Stati**

- **Regimi de facto**: Entità che controllano un territorio de nito ma non sono state riconosciute
da un numero signi cativo di Stati. Questi possono rivendicare la statualità ma non hanno un
riconoscimento ampio.

- **Insorti e belligeranti**: Gruppi che esercitano un controllo de facto su parte del territorio di uno
Stato possono ottenere una personalità internazionale limitata, soprattutto in caso di con itti
armati. Ad esempio, la **FARC** in Colombia è un gruppo che alcuni Stati (ad esempio, il
Venezuela) considerano avere personalità internazionale, mentre altri (come gli Stati Uniti e
l'Unione Europea) la classi cano come organizzazione terroristica.

- **Movimenti di liberazione nazionale**: Questi movimenti rappresentano popoli con il diritto


all'autodeterminazione (ad esempio, la **Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP)**,
che ha ottenuto il riconoscimento negli anni '70).

---

#### **Organizzazioni internazionali e entità simili agli Stati**


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- **Organizzazioni internazionali (IGO)**: Queste includono organismi come le **Nazioni Unite
(ONU)**, l'**Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO)** e la **Corte Penale Internazionale
(CPI)**. Esse sono dotate di **personalità giuridica parziale**, il che signi ca che hanno diritti e
doveri internazionali limitati, determinati dagli Stati membri.

- **Caso CIJ: Risarcimento per danni (1949)**: La Corte Internazionale di Giustizia (CIJ) ha
concluso che l'**ONU** è un soggetto di diritto internazionale con diritti e doveri internazionali. Ha
la capacità di presentare reclami internazionali, ma la sua personalità giuridica dipende dai poteri
conferiti dai suoi Stati membri.

- **Personalità giuridica piena vs. parziale**:


- **Personalità giuridica piena** si riferisce alla capacità legale completa di godere di tutti i diritti
e doveri nel diritto internazionale (solo gli Stati sovrani possiedono questa personalità).
- **Personalità giuridica parziale** si riferisce alla capacità legale limitata di godere di alcuni diritti
e doveri nel diritto internazionale. Queste entità includono le IGO, le multinazionali e gli individui in
circostanze speci che.

- **Esempio**: L'**Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM)**, che documenta le morti


dei migranti, è un esempio di organizzazione internazionale con personalità parziale. Opera con
l'autorità concessa dagli Stati membri, ma la sua capacità legale è limitata rispetto a quella di uno
Stato.

---

#### **Gli individui nel diritto internazionale**

- **Soggetto attivo**: Secondo il diritto internazionale, gli individui possono presentare reclami
contro gli Stati, soprattutto nel contesto del **diritto internazionale sui diritti umani (IHRL)**. Ad
esempio, gli individui possono fare reclami contro gli Stati dinanzi alla **Corte Europea dei Diritti
dell'Uomo (CEDU)**.

- **Soggetto passivo**: Gli individui possono anche essere accusati di violazioni del diritto
internazionale. Questo è più comune nel **diritto penale internazionale (ICL)**, in particolare nei
casi presentati alla **Corte Penale Internazionale (CPI)**.

- **Caso studio: Behrami e Behrami contro la Francia (2007)**: In questo caso, degli individui
colpiti dai bombardamenti delle bombe a grappolo della NATO in Kosovo hanno cercato di
presentare reclami contro la Francia, che faceva parte della Kosovo Force (KFOR). La Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo ha dichiarato che i reclami erano inammissibili perché KFOR non
aveva personalità giuridica separata, e le azioni erano attribuibili all'ONU, non alla Francia.

#### **Mandati e territori sotto mandato**

I **territori sotto mandato** erano amministrati da un paese a nome della comunità internazionale.
**Palau**, l'ultimo territorio sotto mandato, è diventato associato agli Stati Uniti nel 1994.

- **Personalità giuridica dei territori sotto mandato**: Anche sotto mandato, territori come la
**Namibia** avevano una forma di personalità giuridica, anche se la sovranità era
temporaneamente soppressa.

---

#### **ONG e Corporazioni Multinazionali (MNC)**

- Le **ONG** (Organizzazioni Non Governative), come la **Croce Rossa Internazionale (ICRC)**,


possiedono una personalità giuridica internazionale simile a quella dell'ONU. Le ONG partecipano
spesso alla creazione di trattati e al monitoraggio del rispetto del diritto internazionale.

- Le **MNC** non sono tradizionalmente riconosciute come soggetti di diritto internazionale, ma


godono di diritti conferiti loro dal diritto internazionale, come il diritto di presentare reclami davanti
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a tribunali internazionali, come l'**International Centre for Settlement of Investment Disputes
(ICSID)**.

- **Popoli Indigeni**: Il diritto internazionale, come la **Convenzione 169 dell'OIL** sui Popoli
Indigeni e Tribali, riconosce il diritto all'autodeterminazione di tali popoli, conferendo loro una
certa legittimazione giuridica nel diritto internazionale.

---

#### **Riconoscimento delle organizzazioni terroristiche e altri attori non statali**

Le organizzazioni terroristiche, come **ISIS**, e i gruppi criminali organizzati **non sono


riconosciuti** come soggetti del diritto internazionale a causa delle loro attività illegali e del loro
status politico controverso. Sebbene possano intraprendere azioni simili a quelle di uno Stato, il
diritto internazionale non concede loro personalità giuridica, né la capacità di entrare in relazioni
internazionali o stipulare trattati.

### **Principali Conclusioni**:


- Gli **Stati** sono i principali soggetti del diritto internazionale e possiedono personalità giuridica
piena.
- Le **organizzazioni internazionali** e alcune entità non statali, come la **Croce Rossa
Internazionale (ICRC)**, possiedono una personalità giuridica parziale.
- Gli **individui** possono essere soggetti attivi (presentare reclami) e passivi (essere accusati di
crimini) nel diritto internazionale.
- Le organizzazioni **terroristiche**, come **ISIS**, **non sono riconosciute** come soggetti del
diritto internazionale a causa della loro illegalità e del loro status controverso.

CAPITOLO 3
Non preoccuparti, vediamo di fare chiarezza! Quello che hai condiviso riguarda una panoramica
delle **fonti del diritto internazionale** (IL - International Law), con un focus particolare sulla
**consuetudine internazionale** (customary international law) e sulla **de nizione delle fonti
primarie di diritto internazionale**. Scomponiamolo in parti più comprensibili:

### 1. **De nizione della natura del diritto internazionale (IL)**

Nel caso *SS Lotus* (Francia contro Turchia, 1927), la Corte Permanente di Giustizia
Internazionale (PCIJ) ha de nito il diritto internazionale come l'insieme di norme che regolano le
relazioni tra Stati sovrani e indipendenti. Le regole del diritto internazionale derivano dalla volontà
degli Stati, espressa attraverso:
- **Trattati** (convenzioni internazionali)
- **Usanze generalmente accettate**, ossia la prassi che viene accettata come diritto

L'**Art. 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ)** speci ca le fonti principali di
diritto internazionale:
- **Trattati internazionali** (paragrafo 1a)
- **Usanza internazionale** (paragrafo 1b)
- **Principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civilizzate** (paragrafo 1c)
- **Decisioni giuridiche** e gli **insegnamenti dei giuristi più quali cati** (paragrafo 1d)

Le fonti primarie (a, b, c) sono di pari valore e vincolanti, ma una critica comune all'Art. 38 è che
non considera le **leggi degli Stati (legislazione interna degli Organismi Internazionali)** o il **soft
law** (leggi non vincolanti, ma in uenti, come le risoluzioni delle Nazioni Unite).

### 2. **La consuetudine internazionale**

La **consuetudine internazionale** è una fonte primaria del diritto internazionale, ma la sua


de nizione è complessa e controversa. Si compone di due elementi principali:

#### 2.1 **Elemento materiale** (prassi statale):


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- Si basa sulla ripetizione costante e uniforme di comportamenti da parte degli Stati. Tuttavia, non
è necessario che la pratica sia **universale** o **perpetua**. Può essere anche regionale o
bilaterale, come nel caso del diritto d'asilo in America Latina (Asylum Case, Colombia contro
Perù, 1950).
- La **pratica deve essere consistente** e **generalizzata**, ma non è necessaria una uniformità
assoluta. Ad esempio, nel caso **Nicaragua contro USA (1986)**, la Corte ha osservato che se la
prassi è generalmente conforme alla regola, le incongruenze vanno trattate come violazioni della
regola, non come una nuova regola.
- La prassi può includere azioni siche e verbali (trattati, atti diplomatici, pubblicazioni u ciali,
sentenze nazionali, ecc.).

#### 2.2 **Opinio juris** (elemento psicologico):


- Si riferisce alla convinzione di uno Stato che una certa prassi debba essere seguita in modo
obbligatorio, cioè che quella prassi è vincolante come **diritto**. Ad esempio, se uno Stato
compie un atto (come il trattamento di prigionieri) senza considerarlo un obbligo giuridico, quel
comportamento non diventa consuetudine internazionale.
- La **necessità di opinio juris** è stata ribadita dalla Corte Internazionale di Giustizia nel caso
**North Sea Continental Shelf (1969)**: oltre alla prassi, deve esserci la consapevolezza che
l'azione è motivata da un obbligo giuridico, non da cortesia o tradizione.

#### **Durata e uniformità della prassi**:


- Non esiste una durata ssa per la creazione di una consuetudine internazionale, ma la prassi
deve essere **consistente** e **accettata** come obbligatoria da una larga parte della comunità
internazionale. Non è necessario che tutti gli Stati partecipino alla creazione della consuetudine,
ma la prassi deve essere su cientemente estesa.
- Se uno Stato **si oppone costantemente** a una regola consuetudinaria durante la sua
formazione, può evitare di essere vincolato da essa come **oggetto persistente**.

### 3. **Regola del "persistente obiettore" (persistent objector rule)**

Se uno Stato si oppone fermamente alla creazione di una nuova regola consuetudinaria
internazionale, e se tale obiezione è **consistente** e **espressa chiaramente** durante la fase di
formazione della consuetudine, allora tale Stato non sarà vincolato da quella regola una volta che
è divenuta norma consuetudinaria internazionale.

Tuttavia, questa regola non si applica alle **norme di jus cogens** (le regole inderogabili del diritto
internazionale, come il divieto di genocidio, tortura, schiavitù, ecc.), né si applica ai **nuovi Stati**,
che sono obbligati a rispettare le consuetudini internazionali esistenti al momento della loro
indipendenza.

#### Esempio:
Nel **Fisheries Case** (UK v. Norway, 1951), la Corte ha stabilito che la **Norvegia**, che si
opponeva all'uso di una regola consuetudinaria internazionale (linea di chiusura per le baie), non
sarebbe stata vincolata dalla regola in questione, in quanto aveva costantemente ri utato tale
prassi.

### Conclusione

In sostanza, il diritto internazionale si basa su un insieme di norme che derivano dalla volontà
degli Stati (tramite trattati o prassi consuetudinaria). La consuetudine internazionale è una delle
fonti più complesse, in quanto deve essere fondata su una pratica statale **costante** e
**universale** (o regionale), accompagnata dalla convinzione che tale prassi sia **obbligatoria**
(opinio juris). Se uno Stato si oppone a una prassi durante la sua formazione e mantiene tale
obiezione, non sarà vincolato da quella regola consuetudinaria.

Il testo che hai condiviso o re una panoramica utile e chiara delle fonti del diritto internazionale,
focalizzandosi in particolare sulla consuetudine internazionale. Vediamo di spiegarlo in modo più
semplice e accessibile:

1. De nizione del diritto internazionale (IL)


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Il diritto internazionale regola le relazioni tra Stati sovrani e indipendenti. Come ha detto la Corte
Permanente di Giustizia Internazionale (PCIJ) nel caso SS Lotus (1927), queste norme derivano
dalla volontà degli Stati, che si esprime principalmente in due modi:
• Trattati (accordi u ciali tra Stati)
• Usanze generalmente accettate (comportamenti che gli Stati seguono in modo
costante e che sono considerati obbligatori)

L’Articolo 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) enumera le fonti principali
del diritto internazionale:
• Trattati internazionali
• Consuetudine internazionale
• Principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili
• Decisioni giuridiche e insegnamenti di esperti

Le prime tre fonti (trattati, consuetudine e principi generali) sono vincolanti. Una critica comune
all’Art. 38 è che non menziona leggi interne degli Stati o forme di diritto non vincolante, come il
soft law (norme che non obbligano formalmente ma in uenzano comunque).

2. La consuetudine internazionale

La consuetudine internazionale è una fonte complessa del diritto internazionale, composta da due
elementi principali:

2.1 Elemento materiale (la prassi statale)


• Gli Stati devono compiere azioni costanti e uniformi. Non è necessario che tutti gli
Stati partecipino, ma la prassi deve essere generale e continuativa. Ad esempio, il diritto d’asilo in
America Latina è una consuetudine regionale.
• Se un comportamento è quasi sempre seguito da tutti, anche se non perfettamente
uniforme, diventa vincolante. Questo è stato osservato nel caso Nicaragua contro USA (1986),
dove la Corte ha detto che anche le piccole discrepanze nella prassi non annullano la regola.

2.2 Opinio juris (elemento psicologico)


• Non basta che uno Stato faccia qualcosa frequentemente, deve credere che quella
prassi sia obbligatoria, cioè che sia diritto e non solo una consuetudine o tradizione. Ad esempio,
se uno Stato tratta prigionieri in un certo modo, ma non sente che sia un obbligo legale, quel
comportamento non diventa consuetudine internazionale.
• La necessità di opinio juris è stata ribadita nel caso North Sea Continental Shelf
(1969): un comportamento diventa parte della consuetudine internazionale solo se è compiuto
con la consapevolezza che sia una regola giuridica.

Durata e uniformità della prassi


• Non esiste una durata ssa per una consuetudine internazionale, ma la prassi deve
essere estesa e accettata come obbligatoria da una larga parte della comunità internazionale.
• Uno Stato che si oppone continuamente alla creazione di una nuova regola
consuetudinaria potrebbe evitare di essere vincolato da essa.

3. La regola dell’obiettore persistente (persistent objector rule)

Se uno Stato si oppone chiaramente e costantemente alla formazione di una nuova consuetudine,
può evitare di essere vincolato dalla regola quando questa diventa norma consuetudinaria
internazionale. Tuttavia, questa regola non si applica a norme di jus cogens (come il divieto di
genocidio o torture, che sono inderogabili) né ai nuovi Stati, che devono rispettare le consuetudini
internazionali già esistenti al momento della loro indipendenza.

Un esempio di questa regola è il caso Fisheries Case (1951), dove la Norvegia, opponendosi alla
prassi di altri Stati sulla delimitazione delle acque, non fu vincolata dalla regola consuetudinaria.

Conclusione
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In sintesi, il diritto internazionale si basa sulle norme che derivano dalla volontà degli Stati, come
trattati o consuetudini. La consuetudine internazionale è una fonte complessa, che richiede una
prassi uniforme e riconosciuta come obbligatoria da un gran numero di Stati. Se uno Stato si
oppone a una consuetudine, può evitare di esserne vincolato, ma non per le norme fondamentali
di diritto internazionale.

CAPITOLO 4

Questa sezione discute il rapporto tra il diritto internazionale (DI) e il diritto nazionale (municipale),
analizzando le diverse teorie che descrivono la loro interazione. Di seguito fornisco un riassunto
dei punti principali e della loro applicazione nel contesto spagnolo, trattando le teorie del
**Dualismo**, **Monismo** e **Pluralismo**, con un'analisi approfondita del sistema giuridico
spagnolo e di come gestisce i trattati internazionali e il diritto internazionale.

### **Dualismo**:
- **Concetto**: Il dualismo sostiene che il diritto internazionale e il diritto nazionale sono due
sistemi giuridici separati e indipendenti. Ognuno opera in sfere di erenti e nessuno dei due può
modi care le norme dell'altro.
- **Applicazione**: Se il diritto internazionale e quello nazionale regolano lo stesso argomento e
sorge un con itto, prevale il diritto nazionale nelle corti nazionali. Se ciò provoca una violazione
del diritto internazionale, la questione sarà risolta tramite proteste diplomatiche o attraverso una
corte internazionale.
- **Applicazione dei trattati**: Secondo il dualismo, un trattato richiede una trasformazione (o
incorporazione) nel diritto nazionale tramite un atto del legislatore nazionale a nché diventi
applicabile all'interno dello Stato.
- I trattati internazionali non creano diritti per gli individui, a meno che non siano incorporati nel
diritto nazionale tramite il processo legislativo.

### **Monismo**:
- **Concetto**: Il monismo sostiene che il diritto internazionale e il diritto nazionale fanno parte
dello stesso sistema giuridico. In caso di con itto, prevale il diritto internazionale.
- **Applicazione**: Secondo il monismo, i trattati internazionali diventano automaticamente parte
del diritto nazionale al momento della rati ca e sono direttamente applicabili nelle corti nazionali.
- **Dottrina dell'incorporazione**: Le norme del diritto internazionale fanno automaticamente parte
del diritto nazionale senza necessitare di ulteriori azioni legislative.
- **Giusti cazione di Lauterpacht**: Il diritto internazionale è visto come un migliore protettore
dei valori civili e dei diritti umani rispetto al diritto nazionale.
- **Teoria di Kelsen**: Il diritto internazionale è una norma giuridica superiore che forma la base
di tutti i sistemi giuridici nazionali.
- **Applicazione dei trattati**: Un trattato diventa parte dell'ordinamento giuridico nazionale senza
necessità di incorporazione o passaggi legislativi aggiuntivi.

### **Pluralismo**:
- **Concetto**: Il pluralismo consente una maggiore essibilità, con il diritto nazionale e il diritto
internazionale che coesistono, ma ognuno operando nel proprio dominio. Non c'è una gerarchia
rigida tra i due.
- **Applicazione**: Il pluralismo promuove l'uso della fonte di diritto più appropriata a seconda del
caso (internazionale o nazionale), senza imporre una gerarchia rigida.
- **Diritto internazionale**: Prevale sul diritto nazionale e gli Stati devono adattare la loro
legislazione interna per garantire l'attuazione degli impegni internazionali assunti. Gli Stati non
possono utilizzare il diritto interno per eludere l'applicazione di uno standard internazionale. Non
possono cambiare il diritto internazionale unilateralmente.

### **L'applicazione in Spagna:**

#### **Trattati e Diritto Spagnolo**:


- **Sistema monista/dualista**: Tradizionalmente, la Spagna adottava una visione monista, ma
dopo la riforma del Codice Civile nel 1974 (art. 1.5), si è evoluta in un sistema "dualista
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moderato". Ciò signi ca che i trattati internazionali non sono direttamente applicabili in Spagna
nché non sono stati incorporati nel sistema giuridico nazionale tramite pubblicazione u ciale
nella Gazzetta U ciale (BOE).
- **Legge 25/2014 sui Trattati**: La legge stabilisce che i trattati devono essere pubblicati nella
BOE per acquisire e cacia nel sistema giuridico spagnolo (art. 23.1 e 24.1), ma non diventano
applicabili nché non vengono pubblicati u cialmente.

#### **Gerarchia delle fonti**:


- **Prevalenza del diritto internazionale**: Il diritto internazionale prevale sul diritto nazionale, ma ci
sono vari approcci riguardo alla sua applicabilità. Alcune leggi riconoscono l'equivalenza tra il
diritto internazionale e il diritto nazionale, altre attribuiscono uno status "supra-legale" ai trattati.
- **Interpretazioni possibili**:
1. I trattati hanno un rango giuridico superiore derivante dalla Costituzione (posizione
maggioritaria, supportata dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Nazionale).
2. Teoria della concorrenza: il diritto nazionale e i trattati appartengono a corpi normativi
separati e il legislatore nazionale non può "invadere" le norme dei trattati. Questa teoria è però
dubbia.
- **Art. 96.1 della Costituzione spagnola**: Stabilisce che i trattati internazionali validamente
conclusi e u cialmente pubblicati in Spagna formano parte dell'ordinamento interno, e le loro
disposizioni possono essere modi cate solo come previsto dal trattato stesso o secondo le regole
generali del diritto internazionale.

#### **Applicazione dei Trattati**:


- **Trattati auto-esecutivi e non auto-esecutivi**:
- **Auto-esecutivi**: I trattati con clausole precise che permettono l'applicazione diretta senza
necessità di leggi o regolamenti aggiuntivi. Questi trattati sono considerati parte del diritto
nazionale sin dalla rati ca.
- **Non auto-esecutivi**: I trattati che richiedono una legislazione interna per essere applicabili,
come nel caso di trattati che necessitano di leggi speci che per essere implementati.

#### **Rispetto degli impegni internazionali**:


- **Obblighi internazionali e diritto interno**: In Spagna, i trattati internazionali hanno un rango
sopra la legislazione ordinaria, ma non sopra la Costituzione. Per rati care un trattato che
contrasti con la Costituzione, è necessario modi care quest'ultima.
- **Jurisprudenza**: La giurisprudenza spagnola si è adattata in alcuni casi alle decisioni delle
corti internazionali, come quelle della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (ECtHR) e del Comitato
per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UN HRC), che hanno forzato modi che legislative in
Spagna.

#### **Trattati e competenza regionale**:


- **Competenza delle Comunità Autonome**: Le Comunità Autonome in Spagna possono essere
responsabili per l'implementazione dei trattati in materie di loro competenza, ma in caso di
con itto, la responsabilità può ricadere sullo Stato centrale. La legge 25/2014 stabilisce che
l'esecuzione dei trattati può anche coinvolgere le Comunità Autonome, ma la legislazione statale
prevale in caso di con itto.

### **Conclusioni**:
- La Spagna adotta un sistema **dualista moderato** che richiede la pubblicazione u ciale dei
trattati per la loro applicazione, ma riconosce anche la prevalenza del diritto internazionale in caso
di con itto con il diritto interno, a condizione che non violi la Costituzione.
- La gerarchia delle fonti giuridiche in Spagna attribuisce ai trattati un rango superiore rispetto alle
leggi ordinarie, ma non li considera superiori alla Costituzione. I trattati internazionali auto-
esecutivi sono direttamente applicabili, mentre quelli non auto-esecutivi richiedono leggi interne
per essere implementati.

CAPITOLO 5
### **UNIT 5 - FUNZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE PUBBLICO CONTEMPORANEO**
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Questa unità tratta dell'aspetto spaziale delle attività statali e delle norme che regolano l'uso dei
diversi "spazi" sotto la giurisdizione degli Stati, come il **territorio**, i **mari**, l'**aria** e lo
**spazio esterno**. Ogni ambito presenta regole speci che e principi che ri ettono sia la sovranità
degli Stati che il bisogno di cooperazione internazionale per garantire l'uso equo e paci co delle
risorse globali.

### **1. Il Diritto Internazionale degli Spazi: La Dimensione Spaziale delle Attività Statali**

#### **Dimensione spaziale**


La dimensione spaziale delle attività statali si riferisce ai vari ambienti in cui gli Stati esercitano la
loro sovranità o giurisdizione. Questi spazi includono:
- **Territorio**: La porzione di terra su cui un Stato esercita la sua sovranità.
- **Mari**: Oltre a costituire quasi 3/4 della super cie terrestre, i mari rivestono un'importanza
economica e di sicurezza strategica per la navigazione, la pesca e l'accesso alle risorse naturali
(come petrolio, gas e minerali).
- **Aria**: L'aria sopra il territorio di uno Stato è generalmente sotto la sua sovranità.
- **Spazio esterno**: La regione al di fuori dell'atmosfera terrestre, considerata "res communis
omnium", cioè una risorsa comune a tutti gli Stati.

#### **Territorio**
Il **territorio** di uno Stato è la porzione di terra che è sotto la sua giurisdizione sovrana. Esso
include anche le acque interne, i umi, i laghi e le terre che si trovano all'interno dei limiti del
con ne terrestre.

#### **I Mari**


I mari sono di importanza cruciale, non solo per la navigazione e la pesca, ma anche per
l'estrazione di risorse come il petrolio, il gas e i minerali dal fondale marino. Tuttavia, ci sono
anche problemi legati al tra co illecito, come il contrabbando di droghe e il tra co di migranti. La
legislazione internazionale ha cercato di regolare l'uso dei mari e di risolvere i con itti tra gli Stati
riguardo all'accesso alle risorse.

- **Grotius e il Mare Liberum**: Nel XVII secolo, Hugo Grotius ha sostenuto il principio secondo cui
i mari devono essere liberi per tutti (Mare Liberum). Questo principio sosteneva che gli Stati
potessero navigare e sfruttare le risorse del mare senza interferire con la libertà di altri Stati.
- **Il Mare Come Bene Comune**: A partire dal 17° secolo, è emersa l'idea che i mari, in
particolare le **alte mare**, dovessero essere considerati come un **bene comune** (res
communis omnium), un'area di libero accesso per tutti gli Stati.

#### **La Legge del Mare**


Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la scoperta che il fondale marino e la piattaforma continentale
sono ricchi di risorse ha portato a due visioni contrastanti:
1. **Principio individualista**: Ogni Stato può appropriarsi e sfruttare liberamente le risorse
marittime che può raggiungere.
2. **Principio comunitario**: Le risorse oltre le acque territoriali di ogni Stato dovrebbero essere
sfruttate in modo equo e condiviso, tenendo conto delle esigenze degli Stati più poveri.

Nel contesto di questi principi, la comunità internazionale ha sviluppato la **Convenzione delle


Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS)**, che stabilisce il regime giuridico delle acque e delle
risorse marine.

- **UNCLOS e i Regimi Marittimi**: L'UNCLOS regola vari spazi marittimi, tra cui:
- **Acque interne (IW)**: Laghi, umi e le acque all'interno delle linee di base marittime. Lo Stato
ha piena sovranità su queste acque.
- **Marina territoriale (TS)**: Fino a 12 miglia nautiche dal baso del territorio di uno Stato. Lo
Stato ha piena sovranità, ma vi è il diritto di **innocente passaggio**.
- **Zona contigua (CZ)**: Oltre la marina territoriale, no a 24 miglia nautiche. Lo Stato può
prevenire e punire violazioni delle proprie leggi doganali, scali, sanitarie e d'immigrazione.
- **Zona economica esclusiva (EEZ)**: Fino a 200 miglia nautiche dalla costa. Lo Stato ha diritti
sovrani per esplorare, sfruttare e gestire le risorse naturali marine, ma non ha piena sovranità.
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- **Piattaforma continentale (CS)**: Area sottomarina che è una continuazione naturale del
territorio terrestre. Gli Stati hanno diritti sovrani per esplorare e sfruttare le risorse naturali, come il
petrolio e la pesca.

#### **Le Alte Mare**


Le **alte mare** sono quelle acque al di là delle zone giurisdizionali statali, e sono considerate un
**bene comune**. Qui, tutti gli Stati hanno il diritto di navigare liberamente, condurre ricerche
scienti che, pescare e stabilire installazioni arti ciali. Tuttavia, la giurisdizione di bandiera ( ag-
State jurisdiction) è un principio importante: ogni Stato ha giurisdizione esclusiva sulle proprie
navi.

**Pursuit Hot**: Il diritto di **hot pursuit** consente a uno Stato di inseguire una nave che sta
violando le leggi nelle sue acque territoriali o zone giurisdizionali no alle alte mare, purché
l'inseguimento non venga interrotto.

#### **Il Fondale Marino Profondo**


Il fondale marino profondo, chiamato anche **l'Area**, è ricco di noduli minerali come manganese,
nickel, cobalto e rame. Questo settore è stato regolato dalla **Convenzione UNCLOS** con l'idea
che tali risorse siano patrimonio comune dell'umanità. Tuttavia, gli Stati industrializzati, come gli
Stati Uniti, si sono opposti a questa visione, sostenendo che le risorse dovrebbero essere
sfruttate in base agli interessi degli Stati e delle loro economie. La legge è stata riformata nel 1994
per limitare le competenze e i nanziamenti dell'Autorità Internazionale del Fondale Marino.

---

### **2. L'aria e lo Spazio Esterno*


#### **L'aria**
Ogni Stato ha la **sovranità sull'aria sopra il suo territorio** e il suo spazio aereo. Sebbene non ci
sia un'altezza speci ca de nita per la sovranità aerea, gli Stati regolano l'uso dello spazio aereo
attraverso accordi bilaterali e regionali. La **Convenzione di Chicago (1944)** sull'Aviazione Civile
Internazionale stabilisce le regole per la navigazione aerea internazionale.

#### **Lo Spazio Esterno**


Lo **spazio esterno** (al di fuori dell'atmosfera terrestre) è regolato dal principio di **res communis
omnium**, cioè come un bene comune di tutta l'umanità. L'esplorazione e l'uso dello spazio sono
regolati dal **Trattato sulle Attività degli Stati nell'Esplorazione e nell'Uso dello Spazio Esterno
(1967)** e dall'**Accordo sulle Attività degli Stati sulla Luna e su altri Corpi Celesti (1979)**.

Questi trattati stabiliscono che:


- Lo spazio esterno deve essere utilizzato esclusivamente per **scopi paci ci**.
- **Principio di responsabilità**: Gli Stati sono responsabili delle attività spaziali, anche se
condotte da enti privati o commerciali.
- **Patrimonio comune dell'umanità**: Sebbene gli Stati possano perseguire i propri interessi nello
spazio, le attività devono essere condotte in modo da bene ciarne tutta l'umanità, senza
un'esclusiva appropriazione.

Tuttavia, mentre nell'alta mare si riconosce l'idea di "patrimonio comune dell'umanità", nello
spazio esterno gli Stati operano principalmente per i propri interessi.

CAPITOLO 6
**UNITÀ 6: RISOLUZIONE PACIFICA DELLE CONTROVERSIE**

### 1. **Principio della Risoluzione Paci ca delle Controversie**

Storicamente, la risoluzione delle controversie internazionali avveniva spesso tramite la guerra.


Tuttavia, nel tempo, sono emersi due metodi principali per risolvere i con itti in modo paci co:
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- **Diplomazia**: Comprende vari strumenti come la negoziazione, la mediazione e la
conciliazione, che mirano a raggiungere un accordo senza l'uso della forza.
- **Processi legali**: Coinvolgono l'arbitrato o l'intervento di corti internazionali, che sono più
formali, complessi e vincolanti.

Il principio della risoluzione paci ca delle controversie è diventato un elemento centrale del diritto
internazionale, soprattutto attraverso le **Conferenze di Pace dell'Aja** (1899 e 1907), che hanno
collegato le restrizioni sull'uso della forza alla necessità di risolvere le controversie in modo
paci co. Il **Patto Kellogg-Briand** (1928) è uno dei primi trattati che ha dichiarato fuori legge la
guerra come strumento di risoluzione delle controversie.

Oggi, l'**Articolo 2(3)** della **Carta delle Nazioni Unite** obbliga tutti gli Stati membri a risolvere le
loro controversie internazionali con mezzi paci ci, in modo tale da non mettere in pericolo la pace,
la sicurezza e la giustizia internazionali. Questo obbligo è confermato anche nell'**Articolo 33(1)**
della Carta delle Nazioni Unite ed è riconosciuto come diritto consuetudinario internazionale (ad
esempio, nel caso **Nicaragua contro USA**, dove la Corte Internazionale di Giustizia ha
riconosciuto il principio come consuetudinario).

### 2. **Mezzi Diplomatici di Risoluzione delle Controversie**

I mezzi diplomatici di risoluzione delle controversie internazionali tendono a facilitare un accordo


tra le parti, in quanto, a di erenza dei mezzi legali, non sono vincolanti e pongono meno enfasi
sulla posizione formale delle parti. I principali strumenti diplomatici includono:

- **Negoziazione**: Discussioni dirette tra le parti in con itto con l’obiettivo di raggiungere un
accordo. Non c'è alcuna parte terza coinvolta. Se una parte nega l'esistenza della controversia o
si ri uta di negoziare, si devono utilizzare altri mezzi.

- **Buone u ci**: Un terzo (uno Stato, un individuo o un organismo) aiuta a risolvere la


controversia facilitando il dialogo tra le parti, senza prendere una posizione u ciale.

- **Mediazione**: In questo caso, un terzo diventa attivamente coinvolto nella risoluzione della
disputa, proponendo soluzioni che le parti possono accettare o ri utare.

- **Inchiesta**: Coinvolge una terza parte che esamina i fatti che riguardano la controversia. Di
solito si tratta di un procedimento tecnico. In ambito di diritti umani, però, l'inchiesta ha un ruolo
preventivo, spesso servendo a scopi politici piuttosto che a un'analisi completa dei fatti.

- **Conciliatura**: Procedura quasi giuridica, dove una terza parte esamina la disputa e suggerisce
le condizioni per una risoluzione. Le parti non sono obbligate ad accettare la proposta.

### 3. **Arbitrato Internazionale**

L'arbitrato è una delle principali forme di risoluzione paci ca delle controversie. In ambito
internazionale, l'arbitrato può coinvolgere controversie tra Stati o tra attori non statali e Stati,
come nei casi di dispute commerciali o investimenti.

Un esempio è il **Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie sugli Investimenti


(ICSID)**, che risolve le controversie tra Stati e entità commerciali derivanti da trattati bilaterali
sugli investimenti (BITs). Un altro esempio riguarda le controversie tra attori non statali, come le
multinazionali o gli individui, contro uno Stato (come nel caso del disastro del Rana Plaza in
Bangladesh).

L'**arbitrato** si basa sul consenso delle parti coinvolte nella controversia. Può essere avviato
attraverso:
- **Clausole arbitrali** inserite nei trattati, che obbligano le parti a ricorrere all'arbitrato in caso di
controversie sull'interpretazione del trattato.
- **Compromesso**: Accordo formale tra Stati che si impegnano a risolvere la disputa attraverso
l'arbitrato, stabilendo le modalità di funzionamento del tribunale, la sua composizione e la legge
applicabile.
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In alcuni casi, le parti scelgono di seguire le **regole della Convenzione dell'Aja del 1899**
(revisionata nel 1907) anziché le **Regole modello del 1958** redatte dalla Commissione di Diritto
Internazionale (ILC), poiché la Convenzione dell'Aja garantisce una maggiore autonomia alle parti
coinvolte.

### 4. **Giudizio Giuridico: La Corte Internazionale di Giustizia (CIG)**

La **Corte Internazionale di Giustizia (CIG)** è il principale organo giuridico delle Nazioni Unite e la
sua funzione principale è quella di decidere le controversie legali tra Stati. È successore della
**Corte Permanente di Giustizia Internazionale (PCIJ)**, la prima corte mondiale permanente mai
creata dalla comunità internazionale.

La CIG è composta da **15 giudici**, eletti ogni tre anni per un mandato di nove anni. I giudici
sono scelti in modo che non possano esserci due giudici di uno stesso Stato, e devono essere
esperti di diritto internazionale.

L'accesso alla CIG per le controversie giuridiche è basato sul **consenso delle parti**. Le parti
possono dare il loro consenso tramite:
- **Compromesso**: Un accordo tra le parti per sottoporre la controversia alla CIG.
- **Clausola giurisdizionale**: Clausole inserite in trattati che stabiliscono che, in caso di
controversia, la CIG deve risolverla.
- **Accettazione esplicita o tacita della giurisdizione della CIG**.

La giurisdizione della CIG si applica esclusivamente a controversie legali, e le sue decisioni sono
vincolanti per le parti coinvolte. Tuttavia, ci sono alcune limitazioni e riserve che gli Stati possono
fare riguardo a determinate aree di diritto.

### 5. **Giurisdizione Consultiva della CIG**

La **giurisdizione consultiva** della CIG consente agli organi delle Nazioni Unite e ad altre
organizzazioni internazionali di richiedere pareri consultivi sulla questione di diritto. Questi pareri
sono consultivi e non vincolanti. La possibilità di richiedere un parere consultivo è limitata agli
**organi delle Nazioni Unite** e ad altre **agenzie specializzate autorizzate dall'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite**.

I pareri consultivi sono limitati a **questioni giuridiche** e non sono destinati a risolvere una
controversia speci ca. Un esempio di questo tipo di richiesta è il **Parere consultivo sulla legalità
della costruzione di un muro nei Territori palestinesi occupati** del 2004.

### 6. **Altri Tribunali Giuridici Internazionali**

Esistono anche altri tribunali giuridici internazionali che si occupano di risolvere controversie in
aree speci che:
- **Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU)**: Si occupa di casi di violazioni dei diritti umani in
Europa.
- **Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH)**: Tratta casi relativi ai diritti umani in America.
- **Corte Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli**: Ha la giurisdizione per le violazioni dei diritti
umani in Africa.
- **Corte Penale Internazionale (CPI)**: Si occupa di crimini internazionali come genocidio, crimini
di guerra e crimini contro l'umanità.
- **Organo di Appello dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO)**: Si occupa di risolvere
controversie in materia di diritto commerciale internazionale.

Questi tribunali e organi sono strumenti cruciali per la risoluzione paci ca delle controversie nel
diritto internazionale e per la promozione della giustizia globale.

Questa parte del testo riguarda la **proibizione dell'uso della forza** nel diritto internazionale,
descrivendo sia la sua evoluzione storica che le eccezioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite.
Cercherò di spiegare i punti principali in modo più semplice.
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### 1. **Proibizione dell'uso della forza**
La **proibizione dell'uso della forza** è uno dei principi cardine del diritto internazionale moderno
e trova la sua base nell'**articolo 2, paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite**. Questo articolo
stabilisce che nessun paese può fare ricorso alla violenza o minacciare di usarla contro un altro
paese, salvo in due casi speci ci.

Tuttavia, la proibizione **non è assoluta**, e la Carta delle Nazioni Unite riconosce due eccezioni
principali in cui l'uso della forza è ammesso:
1. **Diritto di autodifesa**: Se uno Stato è attaccato, ha il diritto di difendersi usando la forza.
2. **Uso della forza da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite**: Il Consiglio di
Sicurezza può autorizzare l'uso della forza per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza
internazionali.

Ci sono altre eccezioni che **non sono esplicitamente menzionate** dalla Carta, ma che sono
emerse nella pratica del diritto internazionale, alcune delle quali sono **più dubbie**.

### 2. **Evoluzione storica del diritto di guerra**


Il testo prosegue con una panoramica storica delle **teorie sulla guerra** e del loro sviluppo nel
corso dei secoli. Ecco alcuni concetti chiave:

- **Teoria paci sta**: Alcuni pensatori, soprattutto nei primi secoli del Cristianesimo, si opposero a
qualsiasi tipo di guerra, vedendola come incompatibile con la morale cristiana. Per esempio, molti
paci sti ri utavano che i cristiani servissero nell’esercito romano.

- **Teoria della "guerra giusta"**: Un'altra corrente di pensiero, che ha avuto un'in uenza
signi cativa sulla giurisprudenza internazionale, è quella della "guerra giusta", che permette l'uso
della forza solo in determinate circostanze. La teoria fu elaborata da pensatori come
**Sant'Agostino**, che nel V secolo stabilì che le guerre giuste sono quelle che cercano di
vendicare ingiustizie o di ripristinare diritti violati.
In seguito, **San Tommaso d'Aquino** nel XIII secolo ha de nito tre condizioni per una guerra
giusta:
1. Solo un sovrano ha il diritto di dichiarare guerra per difendere lo Stato.
2. La causa della guerra deve essere "giusta", come nel caso in cui l'altro Stato ha commesso
un'ingiustizia.
3. L'intenzione del sovrano deve essere giusta, cioè la guerra deve mirare a punire il male e
ristabilire la pace, non a scopi di ambizione o crudeltà.

- **Da guerra giusta a proibizione della guerra**: Nel corso del tempo, con lo sviluppo degli Stati
moderni e l'internazionalizzazione del diritto, la dottrina della "guerra giusta" ha perso rilevanza,
specialmente dopo la **Pace di Westfalia del 1648**, che ha consolidato il principio di sovranità
degli Stati.

### 3. **Il patto Kellogg-Briand del 1928**


Un passaggio signi cativo nella storia della proibizione della guerra è stato il **Kellogg-Briand
Pact** del 1928, un trattato che ha **outlawed** (vietato) la guerra come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali. Anche se il trattato fu rmato da molti paesi, presentava delle
**lacune** importanti, come la **mancanza di sanzioni** per gli Stati che avessero violato il patto
ricorrendo alla guerra.

Infatti, il patto fu **violato più volte** prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando
paesi come **Giappone**, **Italia**, **Germania** e **Unione Sovietica** intrapresero azioni militari
contro altri Stati, nonostante l'impegno formale di rinunciare alla guerra.

### Riepilogo
- La **proibizione dell'uso della forza** è un principio fondamentale del diritto internazionale.
- Ci sono **due eccezioni** principali: il diritto di autodifesa e l'autorizzazione del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite.
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- Storicamente, l'idea di una "guerra giusta" ha dato spazio a un divieto sempre più forte della
guerra, culminando nel **Kellogg-Briand Pact** del 1928, che ha tentato di bandire la guerra come
strumento di politica internazionale, ma che ha avuto molte limitazioni.

Questa sezione riguarda il **divieto dell'uso della forza** e della **minaccia dell'uso della forza**
nel diritto internazionale, come sancito dalla **Carta delle Nazioni Unite**, e analizza le eccezioni e
le situazioni in cui questo divieto può essere infranto.

### 1. **Divieto dell'uso della forza: Articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite**

- **Articolo 2(4)** della Carta delle Nazioni Unite stabilisce che tutti gli Stati membri devono
astenersi dal minacciare o dall'usare la forza nelle relazioni internazionali, sia contro l'integrità
territoriale, che contro l'indipendenza politica di qualsiasi Stato. La forza è vietata anche se
incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.

- Questo divieto è considerato una **norma di diritto internazionale consuetudinario**, il che


signi ca che si applica anche agli Stati che non sono membri dell'ONU.

- L'uso della forza può essere **diretto** (ad esempio, un attacco armato da parte delle forze
regolari di uno Stato contro un altro) o **indiretto** (come l'invio di gruppi armati per compiere atti
di violenza di tale gravità da costituire un attacco armato).

- Il divieto riguarda anche le **minacce** di uso della forza, non solo l'uso e ettivo di essa. Ad
esempio, se uno Stato minaccia di usare la forza, ma non la usa mai, quella minaccia può
comunque essere considerata illegale se non è conforme agli scopi della Carta delle Nazioni
Unite.

### 2. **Eccezioni al divieto dell'uso della forza**

Il divieto non è assoluto. La Carta delle Nazioni Unite riconosce due **eccezioni principali**:

- **Legittima difesa** (Articolo 51): Se uno Stato subisce un attacco armato, ha il diritto di
difendersi, sia individualmente che collettivamente, no a quando il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite non prenda le misure necessarie per mantenere la pace internazionale.

- **Autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (UNSC)**: Il Consiglio di Sicurezza può


autorizzare l'uso della forza per mantenere o ripristinare la pace e la sicurezza internazionale (ad
esempio, tramite missioni di peacekeeping o sanzioni).

Al di fuori di queste due eccezioni, l'uso della forza è vietato, ma esistono altre **situazioni
controversie** in cui alcuni Stati potrebbero giusti care l'uso della forza (come la "responsabilità di
proteggere" in caso di violazioni gravi dei diritti umani, come nel caso delle **interventi
umanitari**).

### 3. **Interpretazione della minaccia dell'uso della forza**

La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha chiarito che se l'uso della forza è illecito, anche la
**minaccia** di usare la forza è considerata altrettanto illecita. In particolare, la Corte ha stabilito
che una minaccia di forza nalizzata a costringere uno Stato a cedere il proprio territorio o a
seguire una certa politica è **illegale**.

### 4. **Autodifesa e il diritto di autodifesa collettiva**

- **Articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite** preserva il diritto di **autodifesa** in caso di un
attacco armato, sia individuale che collettivo. Tuttavia, questo diritto è soggetto a due condizioni:

1. La necessità di **segnalare il ricorso all'autodifesa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni


Unite**.
2. La difesa deve essere **proporzionata** all'attacco ricevuto e **necessaria** per respingerlo.
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- La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), nel caso **Nicaragua vs USA**, ha stabilito che il diritto
di autodifesa può essere invocato solo se c'è stato un attacco **e ettivo** o **imminente**. Si è
anche discusso se fosse lecito ricorrere all'**autodifesa anticipatoria**, cioè prima che l'attacco si
veri chi concretamente, ma la Corte non ha risolto questa questione in modo de nitivo.

### 5. **Proporzionalità e necessità dell'uso della forza**

Quando uno Stato agisce in **autodifesa**, la forza deve essere:


- **Necessaria**: ovvero, l'uso della forza deve essere l'unica opzione per fermare o respingere
l'attacco. Non deve essere possibile una risposta non violenta.
- **Proporzionata**: la forza usata non deve eccedere quella necessaria per respingere l'attacco.
L'uso della forza deve essere commisurato alla gravità e all'intensità della minaccia.

### 6. **Uso della forza per proteggere i propri cittadini all'estero**

Alcuni Stati hanno giusti cato l'uso della forza per proteggere i propri **cittadini all'estero**, in
situazioni di pericolo imminente. Tuttavia, questa pratica è controversa, e può violare il divieto
stabilito dall'Articolo 2(4) della Carta, a meno che non ci siano condizioni speci che, come:

- Il pericolo immediato di danno o morte per i cittadini all'estero.


- Lo Stato in cui si trovano i cittadini non è in grado o non vuole proteggerli.

### 7. **Interventi umanitari e la Responsabilità di Proteggere (R2P)**

Un'altra questione complessa riguarda gli **interventi umanitari** e il concetto di **Responsabilità


di Proteggere (R2P)**. Secondo R2P, se uno Stato è incapace o non vuole proteggere i propri
cittadini da gravi violazioni dei diritti umani, la comunità internazionale ha la responsabilità di
intervenire, anche con la forza, per proteggere i civili. Questo principio è stato invocato in
occasioni come l'intervento in **Libia (2011)**.

Tuttavia, l'intervento umanitario **non autorizzato** dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è
molto controverso e spesso è considerato una violazione del diritto internazionale.

### 8. **Proibizione delle rappresaglie**

In ne, le **rappresaglie** (misure coercitive prese da uno Stato contro un altro in risposta a un atto
illecito) che coinvolgono l'uso della forza sono **illegali** durante il periodo di pace e sono
considerate atti di **aggressione**. Tuttavia, le rappresaglie che non coinvolgono l'uso della forza
(ad esempio il blocco economico o il congelamento dei beni) possono essere **legali**.

### Conclusione

Il divieto dell'uso della forza è una delle colonne portanti del diritto internazionale moderno,
stabilito dall'Articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, esistono eccezioni a questo
divieto, come il diritto di autodifesa e l'autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU, e numerose questioni legali complesse legate all'uso della forza, comprese le situazioni
di autodifesa collettiva, gli interventi umanitari e la protezione dei propri cittadini all'estero. La
**proporzionalità** e la **necessità** sono i principi chiave per determinare quando l'uso della
forza è giusti cato secondo il diritto internazionale.

**6. Collective Security**


Il sistema di "sicurezza collettiva" è uno degli elementi chiave del funzionamento delle Nazioni
Unite, descritto nella Carta delle Nazioni Unite. La responsabilità principale per il mantenimento
della pace e della sicurezza internazionali è a data al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
(UNSC), il quale ha il compito di determinare le minacce alla pace, le violazioni della pace o gli atti
di aggressione, e di decidere le misure da adottare per ristabilire la pace e la sicurezza
internazionali. Il Consiglio di Sicurezza può decidere se adottare misure sia coercitive (ad
esempio, sanzioni economiche o azioni militari) che non coercitive per a rontare tali minacce.
Ogni Stato membro delle Nazioni Unite è vincolato da queste misure. In sostanza, la sicurezza
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collettiva si basa sull’idea che un attacco contro uno Stato membro sia considerato un attacco
contro tutti, e quindi l’intera comunità internazionale è tenuta a rispondere in modo coordinato.

### **La responsabilità principale del Consiglio di Sicurezza**


Il Consiglio di Sicurezza ha l'autorità di determinare se esista una minaccia alla pace, una
violazione della pace o un atto di aggressione e di decidere quali misure adottare per mantenere
la pace e la sicurezza. Tali misure possono comprendere sia azioni militari che non militari, come
sanzioni economiche o missioni diplomatiche. Gli Stati membri sono obbligati a conformarsi alle
decisioni prese dal Consiglio di Sicurezza, e l'adozione di misure di sicurezza collettiva è un
esempio di cooperazione multilaterale tra Stati per prevenire e risolvere con itti a livello globale.

### **Le s de e gli sviluppi**


Tuttavia, l’e cacia di questo sistema è stata messa a dura prova, in particolare a causa del diritto
di veto di cui godono i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Francia, Regno Unito,
Russia, Stati Uniti), che spesso impedisce l’adozione di decisioni vincolanti, anche in situazioni di
grave minaccia alla pace. Questo ha portato a tre sviluppi principali:

1. **L’assunzione di responsabilità da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA)**:


Se il Consiglio di Sicurezza non riesce a mantenere la pace, l'Assemblea Generale ha assunto
un ruolo importante. Ad esempio, durante la Guerra di Corea nel 1950, l'UNGA ha adottato la
**Risoluzione Uniting for Peace**, che conferiva all'Assemblea il potere di raccomandare misure
collettive per a rontare minacce alla pace, violazioni della pace o atti di aggressione, inclusa
l'adozione di azioni di forza. Tuttavia, a di erenza del Consiglio di Sicurezza, le decisioni
dell’UNGA non sono vincolanti, ma si limitano a raccomandazioni.

2. **Lo sviluppo delle operazioni di peacekeeping**:


Le operazioni di mantenimento della pace (peacekeeping) sono diventate un altro strumento
chiave, spesso sviluppato sotto il capitolo VI (diplomazia e negoziati) o il capitolo VII (misure
coercitive) della Carta delle Nazioni Unite. Queste operazioni sono state utilizzate per risolvere
con itti e per prevenire l'escalation della violenza, ma richiedono l'approvazione del Consiglio di
Sicurezza. Le missioni di peacekeeping sono diventate uno degli strumenti principali dell'ONU per
mantenere la pace nelle regioni instabili.

3. **Lo sviluppo di alleanze regionali e di forze militari fuori dal sistema ONU**:
La ne della Guerra Fredda ha visto la creazione di nuove alleanze regionali, come **NATO**
(Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), **Patto di Varsavia** (già disciolto), e il **Trattato
Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR)**. Questi accordi regionali hanno consentito agli
Stati membri di adottare misure di sicurezza al di fuori del sistema delle Nazioni Unite, anche se
spesso queste azioni venivano approvate dal Consiglio di Sicurezza. Inoltre, gli Stati membri
dell'ONU, attraverso un maggiore spirito di cooperazione, hanno iniziato a utilizzare alleanze
regionali per applicare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza (Articolo 42 della Carta) e per
condurre operazioni di peacekeeping insieme alle Nazioni Unite.

### **Cooperazione multilaterale post-Guerra Fredda**


Con la ne della Guerra Fredda, la cooperazione tra Stati e l'ONU è migliorata, portando a una
maggiore e cienza nelle risposte alle crisi internazionali. Le agenzie regionali, non solo di natura
militare ma anche diplomatiche e politiche, hanno supportato le Nazioni Unite nelle sue
operazioni, contribuendo a un’azione più rapida ed e cace nei con itti internazionali. Questo
cambiamento ri ette un'evoluzione del sistema di sicurezza collettiva, che si è adattato per
rispondere a nuove s de, come le guerre civili, le crisi umanitarie e i con itti tra Stati e attori non
statali.

### **Conclusione**
In de nitiva, la sicurezza collettiva sancita dalla Carta delle Nazioni Unite si basa su una
cooperazione multilaterale, dove il Consiglio di Sicurezza ha un ruolo centrale, ma la necessità di
rispondere a minacce alla pace ha portato a sviluppi inediti come il coinvolgimento
dell'Assemblea Generale, le operazioni di peacekeeping e il ra orzamento delle alleanze regionali.
Nonostante le di coltà del sistema a causa del diritto di veto dei membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza, il concetto di sicurezza collettiva continua a rappresentare un pilastro della
cooperazione internazionale per mantenere la pace e prevenire con itti su scala globale.
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CAPITOLO 7
### **UNIT 7: International Human Rights Law**

#### **Storia dei Diritti Umani Internazionali**

1. **Indipendenza degli Stati Uniti (1776)**: La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti è uno
dei documenti fondamentali che stabilisce i diritti inalienabili dell'individuo, come la vita, la libertà
e la ricerca della felicità. Sebbene non un trattato internazionale, essa segna un passo
fondamentale nell'evoluzione del concetto di diritti umani.

2. **Rivoluzione Francese (1789)**: La **Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino**


rappresenta una pietra miliare nell’a ermazione dei diritti civili e politici universali, proclamando
che "gli uomini nascono e restano liberi e uguali nei diritti".

3. **Movimenti di indipendenza dell'America Latina (XIX secolo)**: I movimenti di indipendenza in


America Latina hanno spinto verso il riconoscimento dei diritti umani a livello regionale,
in uenzando il pensiero giuridico e politico in tutta la regione.

4. **La Seconda Guerra Mondiale e la creazione delle Nazioni Unite (1945)**:


- **Precedente**: La **Società delle Nazioni** (1920-1946) è stata un tentativo precoce di
promuovere la cooperazione internazionale per la pace, ma non ha avuto successo nel prevenire
la Seconda Guerra Mondiale.
- **Carta delle Nazioni Unite (San Francisco, 1945)**: La creazione dell'ONU stabilisce una base
legale internazionale per il rispetto dei diritti umani.
- **Congresso d'Europa (L'Aia, 1948)**: Questo congresso gettò le basi per la creazione della
**Convenzione Europea sui Diritti Umani** (1950).

5. **Dichiarazione Americana dei Diritti e dei Doveri dell'Uomo (1948)**: Adottata nell’ambito
dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), è stata una delle prime dichiarazioni internazionali
sui diritti umani, antecedente alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR).

#### **Obiettivi delle Nazioni Unite in materia di Diritti Umani**

Gli obiettivi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani sono contenuti principalmente
nell’**Articolo 1, paragrafo 3** e nell'**Articolo 55 della Carta delle Nazioni Unite**.

- **Articolo 1(3)**: L'ONU promuove la cooperazione internazionale in ambito socio-economico


per migliorare la protezione dei diritti umani.
- **Articolo 55**: L'ONU si impegna a promuovere il rispetto universale dei diritti umani, eliminando
le discriminazioni basate su razza, sesso, lingua e religione.

In particolare, **l’Articolo 56** stabilisce che tutti gli Stati membri sono obbligati a cooperare con
l'ONU per raggiungere questi obiettivi.

Le principali disposizioni della **Carta delle Nazioni Unite** hanno avuto un impatto fondamentale
sulla **internazionalizzazione** dei diritti umani, obbligando gli Stati membri a promuovere
attivamente e rispettare i diritti umani, una volta che la questione non è più una questione
puramente nazionale.
---

#### **La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e gli Strumenti Internazionali
Successivi**

La **Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR)**, adottata nel 1948, è stata inizialmente un
documento non vincolante, ma oggi è considerata parte del diritto internazionale consuetudinario,
con le seguenti caratteristiche:
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- **Articolo 1** della UDHR stabilisce che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità
e diritti" e che devono trattarsi reciprocamente con fraternità.

**Trattati Internazionali:**

Nel 1966, l'ONU ha adottato due **Covenants**:


- **International Covenant on Civil and Political Rights (ICCPR)**, che tutela i diritti civili e politici.
- **International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (ICESCR)**, che tutela i diritti
economici, sociali e culturali.

Questi due trattati, insieme alla UDHR, sono conosciuti come **"International Bill of Human
Rights"** e stabiliscono obblighi vincolanti per gli Stati.

**Dichiarazione di Vienna (1993)**: La Dichiarazione a erma che i diritti umani sono "universali,
indivisibili e interdipendenti".

#### **Obblighi degli Stati in Materia di Diritti Umani**

Gli Stati hanno tre principali **doveri** nei confronti dei diritti umani, che si articolano in:

1. **Rispettare**: Gli Stati devono astenersi dal violare i diritti umani attraverso le proprie azioni.
2. **Proteggere**: Gli Stati devono adottare misure legislative e di altro tipo per proteggere i diritti
umani, anche contro le violazioni da parte di attori non statali (es. aziende private, gruppi
criminali).
3. **Soddisfare**: Gli Stati devono assicurarsi che ci siano meccanismi giuridici e amministrativi
per far rispettare i diritti umani, applicare sanzioni e o rire riparazioni per le violazioni.

#### **Meccanismi di Protezione dei Diritti Umani nel Sistema ONU**

1. **Organismi Basati sui Trattati**:


- **Corpo principale**: L’**Economic and Social Council (ECOSOC)** e la **Commissione per i
Diritti Umani** (dal 2006 divenuta il **Consiglio per i Diritti Umani**).
- **Trattati principali**: 9 trattati fondamentali, come la **Convenzione contro la Tortura**, la
**Convenzione sui Diritti dei Bambini**, la **CEDAW** (Convenzione contro la Discriminazione
delle Donne) e altri. Ogni trattato ha un "comitato di esperti" che monitora l'implementazione.

2. **Procedure Basate sulla Carta**:


- **Procedure Speciali**: Questi organismi possono condurre visite nei paesi, ricevere denunce
urgenti, e emettere raccomandazioni ai governi.

3. **Jurisprudenza Quasi-giudiziaria**: Gli Stati sono tenuti a rispondere alle denunce presentate
da individui attraverso i meccanismi di petizione internazionale, ma solo dopo che sono stati
esauriti i rimedi nazionali.

#### **Meccanismi Regionali di Protezione dei Diritti Umani**

I sistemi regionali forniscono una protezione complementare a quella globale. I principali sistemi
sono:

1. **Sistema Inter-Americano** (OAS):


- **Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani** e la **Corte Inter-Americana dei Diritti
Umani**.
- Fondamento: **Carta OAS**, **Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell'Uomo**,
**Convenzione Americana sui Diritti Umani**.

2. **Sistema Europeo** (Consiglio d'Europa):


- **Corte Europea dei Diritti Umani** (ECHR) è l'organo principale di protezione.
- **Convenzione Europea dei Diritti Umani** (1950), con successivi protocolli.

3. **Sistema Africano**:
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- **Commissione Africana per i Diritti Umani e i Popoli** e la **Corte Africana per i Diritti Umani e
i Popoli**.

#### **Esempio Pratico: Caso MBD contro Spagna (2013)**

Mohamed Ben Djazia e la sua famiglia furono sfrattati dalla loro abitazione a Madrid, nonostante
avessero fatto ripetuti tentativi di ottenere una casa sociale per oltre 12 anni. L’**ONU**, tramite la
sua **Commissione per i Diritti Umani**, ha riscontrato una violazione del diritto a una "casa
adeguata" e ha sottolineato che ogni sfratto deve rispettare il diritto a un alloggio adeguato,
soprattutto in situazioni di vulnerabilità.

#### **Le Norme di Protezione dell'Umanità**

Il diritto internazionale sui diritti umani si intreccia con altre aree del diritto internazionale, come il
**Diritto Internazionale Umanitario (IHL)**, il **Diritto Internazionale dei Rifugiati (IRL)**, e il **Diritto
Penale Internazionale (ICL)**. Tutte queste aree si concentrano sulla protezione della dignità
umana e dell'individuo, indipendentemente dalla sua nazionalità, religione, etnia, o altre
caratteristiche.

L'insieme di queste normative è spesso de nito come la **"coscienza comune dell'umanità"**,


come a ermato dal giudice **Cançado Trindade** della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ).

In sintesi, **il diritto internazionale dei diritti umani** (IHRL) è un campo che si è evoluto nel tempo
per proteggere la dignità e i diritti fondamentali di
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