Cap 3 Pil
Cap 3 Pil
Un trattato internazionale è un accordo scritto tra Stati (o tra uno Stato e un’Organizzazione
Internazionale, IGO) volto a creare obblighi legali. L’articolo 2(1) della Convenzione di Vienna sul
Diritto dei Trattati (VCLT) del 1969 de nisce un trattato come un accordo tra soggetti di diritto
internazionale, inteso a stabilire obblighi giuridici. Esistono due categorie principali di trattati:
• Trattati normativi (legislativi): Sono trattati che stabiliscono norme generali,
applicabili a tutti o ad ampi settori delle relazioni internazionali (es. la protezione dei rifugiati, la
regolamentazione delle acque internazionali, ecc.). Sono aumentati dalla metà del XIX secolo,
soprattutto a causa dell’incapacità delle norme consuetudinarie di rispondere ai cambiamenti
economici e industriali. Questi trattati sono creati per regolare nuove esigenze internazionali.
• Contratti di trattato: Trattati che regolano obblighi limitati tra Stati, spesso con
scopi speci ci e temporanei (es. costruzione di un aereo), che si esauriscono quando vengono
adempiuti gli obblighi.
I trattati possono anche contribuire alla creazione di diritto consuetudinario internazionale, se più
trattati stabiliscono regole simili o se una norma contenuta in un trattato diventa accettata da un
numero crescente di Stati.
Trattati e consuetudine si sviluppano insieme e talvolta possono entrare in con itto. In caso di
con itto, solitamente prevale la norma più speci ca (lex specialis), salvo che non si tratti di una
norma di ius cogens. Le convenzioni internazionali possono codi care norme consuetudinarie
preesistenti o contribuire alla formazione di nuove consuetudini.
Esempio: la North Sea Continental Shelf Case (1969) ha stabilito che una disposizione di un
trattato può dar vita a una norma di diritto consuetudinario se soddisfa determinati requisiti, come
la partecipazione di Stati le cui pratiche siano rilevanti per il caso.
Oltre ai trattati e alla consuetudine, i principi generali del diritto internazionale, riconosciuti da tutte
le nazioni civilizzate, sono una fonte importante del diritto internazionale. Questi principi
includono:
• Pacta sunt servanda: Gli accordi devono essere rispettati.
• Buona fede: Le trattative e l’esecuzione dei trattati devono avvenire in buona fede.
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• Reparazione per la violazione degli obblighi: Quando uno Stato viola un impegno
internazionale, deve riparare il danno subito dall’altra parte (es. Chorzów Factory Case).
Le decisioni delle corti internazionali, come quelle della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ),
possono anche contribuire alla creazione di nuove norme, pur non essendo fonti formali di diritto.
La modi ca di un trattato generalmente richiede l’accordo unanime delle parti. Tuttavia, molti
trattati prevedono procedure speci che per la revisione (Art. 39 VCLT). Le disposizioni di un
trattato possono entrare in con itto con quelle di un altro, e la risoluzione del con itto dipende
dalle clausole speci che del trattato o dai principi di interpretazione, come la lex posterior (ultima
norma prevale) o la lex specialis (norma speci ca prevale sulla generale).
In Sintesi
Il diritto internazionale è creato da trattati, consuetudini, principi generali del diritto, decisioni
giuridiche e scritti di esperti. La relazione tra queste fonti è complessa, ma generalmente prevale
la norma più speci ca quando le fonti entrano in con itto, tranne nei casi in cui si trattano norme
di ius cogens (che sono inderogabili). La codi cazione e lo sviluppo progressivo delle norme
internazionali ha accelerato dalla metà del XX secolo, con un’importante spinta verso l’adozione
di trattati internazionali da parte degli Stati.
La seconda parte del testo che hai fornito riguarda vari aspetti delle fonti del diritto internazionale,
con particolare attenzione agli strumenti legali relativi ai trattati: la loro applicazione,
interpretazione, modi ca, sospensione, e terminazione. Vediamola in dettaglio:
La modi ca di un trattato è regolata dall’Articolo 40 della Convenzione di Vienna sul diritto dei
trattati (VCLT), che stabilisce che le modi che di trattati multilaterali devono essere proposte a
tutti gli Stati contraenti e che ciascuno ha il diritto di partecipare alla decisione, negoziazione e
conclusione di un accordo di modi ca. L’accordo di modi ca non obbliga uno Stato che non vi
aderisce. Inoltre, ogni Stato che aderisca a un trattato dopo che è stato modi cato è considerato
parte del trattato modi cato, salvo diversa intenzione espressa dallo Stato stesso.
Un caso interessante è rappresentato dal trattamento evolutivo di trattati quando una corte o un
organo giuridico applica e interpreta il trattato. Ad esempio, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
(ECHR) e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (ECJ) hanno talvolta e ettuato modi che de
facto dei trattati attraverso le loro interpretazioni.
L’Articolo 41 consente che due o più parti di un trattato multilaterale possano modi care il trattato
solo tra di loro, senza che questa modi ca in uisca sugli altri Stati contraenti. Tuttavia, la modi ca
deve essere compatibile con l’oggetto e lo scopo del trattato.
L’interpretazione dei trattati è regolata dagli Articoli 31 e 32 della VCLT, che forniscono vari metodi
per interpretare le disposizioni di un trattato:
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• Interpretazione testuale: si basa sul signi cato ordinario delle parole usate nel
trattato, che non deve essere ambiguo o condurre a risultati irragionevoli.
• Interpretazione sistematica: considera il contesto più ampio del trattato, incluso il
diritto internazionale pertinente, cercando di interpretare le parole nel loro contesto giuridico.
• Interpretazione teleologica: cerca di comprendere l’intento o lo scopo di una
disposizione del trattato, privilegiando l’interpretazione che meglio promuove questo scopo.
• Interpretazione storica: si riferisce ai lavori preparatori del trattato, ovvero i
documenti relativi alla negoziazione e redazione del trattato stesso.
Un altro principio chiave nell’interpretazione è il principio di e cacia, che stabilisce che quando
due interpretazioni sono possibili, una delle quali conferisce signi cato alla disposizione e l’altra la
svuota di contenuto, si deve privilegiare quella che conferisce signi cato.
La violazione materiale di un trattato può portare alla sua sospensione o terminazione, e una delle
parti può invocare questa violazione come motivo per sospendere o terminare l’applicazione del
trattato, soprattutto se riguarda una disposizione essenziale del trattato.
Un trattato può essere dichiarato nullo in caso di mancanza di consenso da parte di uno Stato, se
ad esempio la sua costituzione prevede limiti al potere di stipulare trattati. L’Art. 47 VCLT
stabilisce che qualsiasi limitazione sulla competenza di un rappresentante statale che non venga
noti cata agli altri Stati contraenti non invaliderebbe il trattato.
Ulteriori motivi di nullità comprendono l’errore essenziale (Art. 48 VCLT), la frode (Art. 49 VCLT), la
corruzione del rappresentante (Art. 50 VCLT), e la coercizione (Art. 46-51 VCLT).
Un altro caso di invalidità riguarda il con itto di un trattato con una norma imperativa di diritto
internazionale (ius cogens), che rende nullo il trattato (Art. 53 VCLT) o lo rende incompatibile con
una norma successivamente emersa (Art. 64 VCLT).
6. Riserve ai trattati
Le riserve ai trattati sono dichiarazioni unilaterali che un Paese può fare quando rma, rati ca o
aderisce a un trattato, per modi care o escludere l’e etto legale di alcune disposizioni del trattato.
L’Articolo 19 VCLT stabilisce che una riserva è consentita solo se espressamente permessa dal
trattato stesso e se compatibile con il suo oggetto e scopo. Le riserve incompatibili con l’oggetto
e lo scopo del trattato sono nulle.
Per i trattati sui diritti umani, le riserve sono problematiche perché potrebbero compromettere la
protezione dei diritti individuali; di conseguenza, la prassi internazionale tende a trattare tali
riserve come invalidità parziale, lasciando valido il trattato per lo Stato che ha fatto la riserva, ma
ignorando la riserva stessa.
Sintesi
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In sintesi, il diritto internazionale dei trattati regola l’applicazione, l’interpretazione, la modi ca, la
sospensione e la terminazione dei trattati, utilizzando principi chiari come il rispetto dell’oggetto e
dello scopo del trattato, la protezione delle relazioni legali internazionali, e la tutela dei diritti degli
Stati contraenti. Le riserve, che sono dichiarazioni unilaterali che modi cano l’applicazione di un
trattato, sono particolarmente complesse nei trattati sui diritti umani, dove la protezione
individuale è prioritaria.
La terza parte riguarda vari concetti relativi alle riserve nei trattati internazionali, ai principi generali
di diritto, e ad altre fonti di diritto internazionale. Ecco una sintesi e spiegazione di ciascun punto:
Una riserva è una dichiarazione unilaterale fatta da uno Stato al momento della rma o rati ca di
un trattato, con la quale l’État esclude o modi ca l’e etto giuridico di alcune disposizioni del
trattato nei suoi confronti. Le riserve sono accettabili o meno a seconda che siano compatibili con
l’oggetto e lo scopo del trattato.
Le riserve sono reciproche: se lo Stato X fa una riserva alla disposizione A e gli Stati Y e Z
l’accettano, la disposizione A non si applicherà nelle relazioni tra X e Y, o tra X e Z, ma continuerà
a valere tra Y e Z.
• Le riserve devono essere fatte per iscritto e devono essere comunicate agli altri
Stati contrattanti.
• Se un altro Stato non obietta a una riserva, si considera che l’abbia accettata.
• Le riserve possono essere ritirate o parzialmente ritirate, ma non può essere
revocata l’accettazione di una riserva.
• La comunicazione delle obiezioni deve anch’essa essere scritta e può contenere le
ragioni dell’obiezione.
L’Art. 38 della Carta della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) fa riferimento ai principi generali
di diritto riconosciuti dalle nazioni civili. Questi principi possono derivare dal diritto interno (ad
esempio, “pacta sunt servanda” o “lex posteriori”) o dal diritto internazionale, come la non
intervento negli a ari interni di uno Stato.
I GPL possono essere applicati insieme a trattati o usi consuetudinari quando non esiste una
norma speci ca di trattato o consuetudine applicabile a una disputa. Tuttavia, nella pratica, la CIG
ha raramente utilizzato i GPL come fonte primaria di diritto, preferendo trattati o consuetudine.
La CIG ha chiarito nella causa Barcelona Traction che esiste una distinzione tra obbligazioni
bilaterali e quelle che uno Stato ha verso la comunità internazionale nel suo complesso.
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Altre Fonti di Diritto Internazionale
Oltre alle riserve e ai principi generali di diritto, l’Art. 38 della CIG fa riferimento ad altre fonti di
diritto internazionale:
1. Decisioni Giudiziarie: Le decisioni di corte non creano diritto internazionale
vincolante (dato che il diritto internazionale non segue il sistema del “precedente” come nel diritto
comune), ma chiariscono la legge esistente e possono evidenziare una nuova norma giuridica.
Queste decisioni possono essere utilizzate anche come prova della consuetudine internazionale.
2. Scritti di Pubblicisti: Le opere degli esperti di diritto internazionale sono spesso
utilizzate per evidenziare la consuetudine o sviluppare nuovi principi legali. Anche se non sono
vincolanti, forniscono una guida importante nel formulare interpretazioni giuridiche.
3. Equità: L’equità è il principio di applicare una giustizia ragionevole in situazioni
dove una rigida applicazione della legge potrebbe risultare ingiusta. L’equità può essere invocata
nei casi in cui la legge lascia un margine di discrezionalità, ma non è vincolante se non prevista
dal trattato o dalle parti coinvolte. L’Art. 38.2 consente alla Corte Internazionale di Giustizia di
decidere una causa “ex aequo et bono” (secondo ciò che è giusto e ragionevole), ma solo se le
parti acconsentono esplicitamente.
4. Atti Unilaterali degli Stati: In alcuni casi, dichiarazioni unilaterali fatte da uno Stato
possono creare obblighi giuridici, come nel caso della Nuclear Tests Case (Australia v. France, ICJ
1974), dove una dichiarazione unilaterale di Francia che cessava i test nucleari atmosferici è stata
considerata obbligatoria per la Francia.
5. Leggi delle Organizzazioni Internazionali (IGO): Gli atti secondari delle
organizzazioni internazionali, come le risoluzioni vincolanti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite (ai sensi dell’Art. 7 della Carta delle Nazioni Unite), possono costituire una fonte di diritto
internazionale.
6. Soft Law: Sebbene non vincolanti, le normative non obbligatorie possono avere un
e etto normativo e contribuire alla formazione di una consuetudine internazionale o aiutare
nell’interpretazione del diritto internazionale.
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