SOCIOLOGIA
SOCIOLOGIA
👳🏿♂️
SOCIOLOGIA DEL RAZZISMO E DELLE
MIGRAZIONI
10/10
in questo corso esploriamo le basi del razzismo e sociologia, capire quali sono i
concetti fondamentali della disciplina e che relazione c’è fra il razzismo (esplorato
anche in altre discipline) e la migrazione, come le migrazioni vengono lette e
governate in questo specifico periodo storico (dalla fine del 900 fino alla
contemporaneità).
italia > guarderemo gli anni 70 con il libro della marchetti. dall’89 a oggi.
1989 > prima mobilitazione antirazzista in italia, succedono cose per cui poi si
sviluppano le prime legislazioni sulla migrazione. fino al 91 non c’era nessuna legge a
riguardo in Italia, perché il paese era per lo più di emigrazione e non immigrazione.
faremo sociologia critica > guardare a quali narrazioni rimangono costanti nel tempo
nonostante ci sia un cambio di vocabolario tra le vecchie teorie razziste (e i vecchi
modi di organizzare la società sulla base della razza) e quello che è oggi il governo
delle migrazioni.
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per decidere chi ha diritto di accedere a un sapere, per riconfermare il valore di quel
sapere proprio perché esso esclude qualcuno che non è degno di sapere.
ci sono termini non accessibili a tutti, es. il termine epistemiologia, non tutti lo
conoscono.
bell hooks è una femminista afroamericana che scrisse molto per la comunità
afroamericana cioè una società che era stata esclusa dall’accesso al potere e al sapere.
vuole scrivere per casalinghe e carcerati spiegando che sono persone con destini
comuni nella comunità afro, vuole attivare il loro sapere, così da produrre
liberazione.
nel corso lavoreremo sull’epistemiologia intesa come modo per produrre sapere e
ritenerlo valido, capiremo quanti possibili modi di produrre sapere ci sono, quali
modi di produrlo possono essere funzionali a una teoria della liberazione come la
chiama bell hooks.
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libro: “breve storia del razzismo” > dice che ha problemi a usare la parola razzismo
perché l’abbiamo usata per definire così tante cose che gli sembra che questo termine
non valga più niente, non ha potere di descrizione significativo, è diventata vaga. poi
cita un altro sociologo (wacquant) che dice che nonostante questa parola sia così
carica, usata per insultare, ad oggi non abbiamo una parola migliore che ci aiuti a
mostrare che ci siano delle continuità fra cosa è successo nell’italia fascista e
germania nazista, cosa è successo in sudafrica e ovunque nel globo. non possiamo
togliere la parola razzismo perché ci ricorda che anche se non
nominiamo la parola razza esiste una costruzione della società che si
basa sulla distinzione di categorie omogenee sulla base di lingua, cultura,
pelle, ecc.
frederickson fatica a usare questa parola ma ammette che ne abbiamo bisogno, non
possiamo fare a meno di usarla.
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Se non riconosco che il razzismo è un sistema, non adotto delle politiche adeguate.
Dirò solo al razzista di non essere razzista, e non è una soluzione.
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grosfoguel studiò molte teorie decoloniali. faceva parte della scuola decoloniale, che si
concentra molto sull’invasione delle americhe e su tutto quello che ha prodotto la
modernità (=vista come l’evento della colonialità ed essa è l’evento della modernità).
la definizione che diede di razzismo è di "una gerarchia globale di superiorità e
inferiorità lungo la linea dell’umano che è stata prodotta e riprodotta per secoli dalle
istituzioni del mondo capitalista/ patriarcale/ occidentale/ cristiano/ moderno/
coloniale".
studi post coloniali: guardano al 800, 900, diaspora del sud est asiatico negli stati
uniti (spivak, baba), costruzione culturale della colonialità. nascono nel 1978 quando
said pubblica orientalism (=argomento: come l’oriente è stato costruito dallo sguardo
occidentale).
studi decoloniali: nascono nei primi 2000. guardano all’invasione delle americhe e
ciò che ha prodotto la modernità e legge in questo senso il colonialismo.
grosfoguel, rispetto a du bois, sta espandendo e parla di una linea dell’umano: spiega
che il razzismo è una gerarchia globale di superiorità e inferiorità lungo la linea
dell’umano, che è stata prodotta per secoli dalle istituzioni del capitalismo
patriarcale e si richiama a questa tradizione dei sistemi mondo, che è la tradizione del
marxismo terzomondista, cioè coloro che hanno studiato le differenze fra nord e sud
del mondo e si occupano di questa disuguaglianza. la scuola decoloniale è molto
basata su concetti marxisti, invece quella post coloniale su studi letterari.
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= marx aveva un’idea di storia in cui c’è una struttura economica e una sovrastruttura
ideologica che dipende direttamente dalla struttura economica e quindi se cambia
questa cambia anche la sovrastruttura ideologica. la produzione della razza è una di
queste dimestificazioni e invece la realtà, quello che è successo, è che invece con lo
sviluppo della società si è continuata a produrre differenza e anche su base razziale.
citazione di goethe: usa la storia di tamerlano per dire che è vero che per costruire la
società ci è voluto sacrificio ma quello che è emerso da questa violenza ha portato
grande gioia > nella storia avvengono eventi tragici ma sono necessari affinchè poi ci
sia sviluppo e gioia.
Questa frase viene ripresa da marx e la usa spesso nel capitale e in altri articoli scritti
come corrispondente sulla colonizzazione inglese delle indie. marx lavorò come
giornalista e scrisse una serie di articoli su questo argomento e vennero analizzati da
edward said in orientalism. in uno di essi, “the british rule in india”, scrisse che
l’inghilterra avrà anche distrutto società primitive ma ciò ha portato a un maggiore
sviluppo ecc. ha in qualche modo giustificato e spiegato una teoria della storia. e
questo invece venne molto criticato da said, cercando di far emergere come, studiosi e
persone importanti nella costruzione sociale dell’occidente abbiano prodotto un
sapere violento sull’altro e che in qualche modo ha legittimato la subalternità.
marx diede voce alla sua teoria della storia parlando del colonialismo inglese, dicendo
che è vero che gli inglesi hanno fatto distruzione ma è stato a un fine positivo. gli
inglesi erano mossi da desiderio di conquista ma hanno fatto in india qualcosa di
importante, portando la tecnologia e la civiltà borghese, costruendo ferrovie,... lo
sviluppo dell’umanità ha bisogno di questo. bisogna riconoscere che l’inghilterra,
secondo marx, è uno strumento della storia e cita goethe. la violenza è brutale ma è
da guardare come un evento positivo.
il pensiero di marx ha influenzato il pensiero di molti che vennero dopo.
al giorno d’oggi pensiamo al razzismo come qualcosa che non c’è più o come a un
evento di estremismo violento legato alle forze di estrema dx e non è così, come non
lo è mai stato per il sessismo. la costruzione marxiana della differenza ha influenzato
il pensiero delle sinistre per molto tempo e questo pensiero diceva che le persone
colonizzate erano rimaste indietro culturalmente e perciò dovevano essere
violentemente svegliate da questo sonno della storia. > marx dice che per fare in
modo che ci sia uno sviluppo deve esserci una distruzione (1853).
anni dopo (nei 60 dell’800) quando scrisse il capitale, marx cambiò idea. dà la
definizione di plusvalore (=parte di ricchezza che si da in più nel ciclo di produzione
capitalistica). il capitalismo viene dopo il mercantilismo come teoria economica. il
capitalismo si basa sulla produzione di ricchezza attraverso la produzione > abbiamo
un capitale di partenza + forza lavoro e mezzi di produzione (che producono un
prodotto che viene rivenduto e alla fine esso produce un capitale più alto di quello di
partenza). marx racconta come, in questo cerchio, questo plusvalore è il lavoro non
retribuito delle persone che operano nella trasformazione della merce. ma questo è
un cerchio perfetto. ma il problema di questa struttura è proprio l’essere un cerchio
per cui non si sa chi ha cosa.
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marx racconta l’india come uno spazio di fondamentale civiltà > da un lato c’è un
elemento di violenza materiale operata dall’uk, c’è anche una violenza simbolica
operata dallo stesso marx sulle culture indiane di cui sapeva solo attraverso scritti di
altri.
il modo in cui racconta della cultura indiana è qualcosa che spivak chiama violenza
epistemica > nella colonizzazione c’è una violenza materiale ed epistemica cioè
quella violenza che si scatena attraverso il sapere. è il prendere parola per descrivere
lo straniero con parole mie togliendo all’altro il diritto di presentarsi, e anche il
lavorare alla distruzione alla cultura dell’altro es. gli schiavi che prendevano il
cognome del master è violenza epistemica, un negare la storia, l’identità. la violenza
epistemica è contro il sapere di qualcuno attraverso il mio sapere.
parlando delle culture indiane come lo fa, marx sta facendo violenza epistemica.
said apre orientalism con una citazione di marx: “non possono rappresentare sè
stessi, debbono farsi rappresentare” > esempio di violenza epistemica, non poter
prendere parola per parlare di sè stessi. qui marx parla di contadini francesi che
decidono di sostenere il potere reazionario di napoleone bonaparte. essi erano una
classe non di scelta, non sono una classe in grado di portare avanti i propri interessi
in modo compatto. quindi non possono rappresentare sè stessi ma devono farsi
rappresentare cit. (rappresentare politicamente).
said dice: “quello che dice l’occidente sull’oriente è che non è in grado di
rappresentarsi politicamente e identitariamente per cui viene continuamente scritto,
messo in scena da altri che hanno gli strumenti per farlo e viene ridotto
all’impossibilità di parlare”.
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spivak scrisse il testo “can the subaltern speak?” > no. non possono prendere parola
perché non parlano la lingua che può essere riconosciuta.
Franz Fanon dice: "C'è anzitutto il fatto che il colonizzato, che sotto questo aspetto è
come gli uomini in paesi sottosviluppati o i diseredati in tutte le parti del mondo,
percepisce la vita non come una cosa fioritura o sviluppo di una produttività
essenziale, ma come lotta permanente contro una morte onnipresente. Questa morte
sempre minacciosa è vissuta come una carestia endemica, disoccupazione, un alto
tasso di mortalità, un complesso di inferiorità e l’assenza di ogni speranza per il
futuro. Tutto questo rosicchiare l’esistenza dei colonizzati tende a fare della vita
qualcosa simile ad una morte incompleta".
17/10
Gli autori propongono una prospettiva marxista in cui guardano alla relazione fra
razza-classe, vedono il confine come un mezzo che produce una moltiplicazione degli
status della condizione dei lavoratori migranti e non.
come il titolo suggerisce, spiegano che non tutti i confini e le frontiere sono visibili, e
non tutti i confini esistono per soggetti diversi. ci sono confini che sono naturali (es.
acqua, alpi) e quelli politici sono per lo più immaginati. ma ce ne sono anche altri: es.
ci concentreremo sugli anni che vanno dal 89 a oggi e vedremo che quando l’europa
formula gli accordi di schengen inizia a rafforzare il proprio confine esterno tramite
diversi modi che vedremo. > il confine è determinato dal documento che si applica.
es. polizia: essere fermati per un controllo in base al documento che si ha.
es. strutture cpr: istituzioni per l’identificazione e l’espulsione. sono luoghi di
detenzione amministrativa cioè è in assenza di reato. quando sei senza documenti
dovresti essere accompagnato qui e vieni trattenuto per del tempo determinato dalle
leggi sulla sicurezza dello stato e vieni trattenuto in attesa di verifica della tua identità
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e poi vieni riportata nel paese di origine ma è tutto molto teorico perché di solito si
viene rilasciati. l’esistenza di un centro così dentro lo stato ci fa vedere che c’è un
confine che esiste solo a un gruppo specifico di persone: non sono detenute per un
reato commesso ma perché hanno attraversato un confine che non dovevano
attraversare. vedremo come lo stato-nazione produce una sorta di sacralità dei
confini per cui l'attraversamento è considerato una violazione.
oggi a lezione guardiamo alla storia del razzismo in italia ed evidenziamo la relazione
fra la condizione interna post-unificazione e il colonialismo nei confronti delle
colonie d'oltremare.
abbiamo accennato a orientalism di said, che mette in luce come l’occidente abbia
prodotto un archivio di immagini e racconti di viaggi, quadri, canzoni, testi teorici e
in questo archivio ha costruito un discorso che raffigurava l’oriente da una
prospettiva occidentale. l’occidente ha fatto questo perché l’identificazione di sè si
produce anche spesso per contrasto cioè dando significati negativi a chi viene
identificato come il non-io. i materiali che analizza in orientalism fanno parte di
discipline di area studies cioè studi che hanno al centro una specifica disciplina e
area. orientalism è l’analisi di un archivio di studi di area medio-oriente.
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quando parliamo di COME è stata costruita questa distanza fra nord e sud italia,
dobbiamo ricordare il processo dell’unità d’italia, che segna un’esplosione di
produzione di contenuti che identificano il sud in qualche modo. es. negli anni 60
dell’800 luigi farini racconta del sud e dice: “che barbarie, altro che italia, questa è
africa. i beduini rispetto ai cafoni (=quelli del sud) sono esempio di virtù civile” e
procede raccontando come qst persone sono moralmente deprecabili, da come vivono
nel vizio e nella violenza.
massimo d'azeglio risponde: “la fusione con i napoletani mi fa paura [...]”.
pantaleoni dice: “la nostra missione con napoli e con le province appestate (metafora
del virus del contagio) e guaste dal dispotismo, è una cosa che dobbiamo fare con la
nostra maggiore intelligenza e superiore morale, possiamo sperare di governarle e
domarle (=ha a che vedere con l’addomesticamento di un animale)”.
farina dice: “ci vorranno ferro e fuoco per estirpare [...]” > parla della mancanza di un
ordine morale adatto a un popolo civile. e a un certo punto dice: “hanno un distacco
della vita morale e politica rispetto al nord”. > l’annessione morale non esiste. napoli
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descritta come capitale della disgrazia. “per farli entrare nella vita comune della
nazione non bisogna solo invitarli, ma costringerli”.
niceforo era uno pseudo scienziato che si era iscritto alla scuola del razzismo
biologico in italia. dice: “la razza maledetta (=persone del sud) è affine alla
criminalità e dovrebbe essere trattata con ferro e fuoco come 37 anni prima,
condannata alla morte come le razze inferiori dell'Africa e australia”.
Quando poi nel 98 esce il libro di cui si parlava prima, gli autori sono basiti dal fatto
che esista la lega nord.
100 anni dopo la ricerca di niceforo vediamo che ci sono tracce pesanti di questa
storia che riaffiorano ed essa la possiamo ancora rintracciare a 50 anni prima, dove
abbiamo una serie di padri fondatori che questa cosa nel nord e sud invece gli sembra
un rischio azzardato, azzardo ideologico per paura di contagio. Quando nel 800, in
questi 50 anni in cui questa gente produce questi discorsi sul sud italiano, il sud
perde l'unificazione d'Italia perchè ha contribuito all'unificazione e alle sue promesse,
al miglioramento delle condizioni di vita per la classe contadina, ma invece no, non ci
sarà nessuna riforma agricola e il potere al sud rimarrà immutato > perde
economicamente. Le casse vengono svuotate. Dunque le persone emigrarono,
specialmente negli usa, e le loro migrazioni non vengono raccontate come fossero
europei bianchi ma come persone appartenenti biologicamente alle popolazioni
mediterranee > quando avviene l'unificazione viene discussa non solo in Italia e nasce
la teoria delle due italie: che non sono omogenee, troppo diverse, nord troppo
sviluppato e industriale che appartiene al genio europeo e il sud troppo arretrato e
che è un peso. Già nel 600 si pensava questo.
Il modo in cui le persone del sud vengono trattate nelle loro migrazioni si ritorce nello
stesso processo di unificazione del paese cioè mette in luce effetti domestici.
Stiamo parlando della questione meridionale per andare all'origine delle prime
manifestazioni italiane di razzismo scientifico e biologico ma anche perchè la
questione meridionale ci aiuta a mettere in luce il fatto che la razza non esiste, la
razzializzazione è un processo sociale e può cambiare nel tempo come è cambiata la
rappresentazione delle persone del sud italiano. Negli usa venivano considerati non
bianchi e trattati come la razza maledetta nel nord italiano.
Come si diceva, per parlare di razzismo in Italia bisogna partire da Cesare lombroso,
tardo scienziato. È il padre dell'antropologia criminale. Lombroso nasce a Verona ed
è ebreo ma era antisemita. La colpa di chi l’ha portato all'apice del mondo accademico
dei tempi è di Torino. Torino quando ci lavorava era la capitale.
Lombroso dice: "la mia scienza è nuova [...] è la scienza dell'antropologia, che studia
l'uomo con mezzi e metodi delle scienze fisiche [...] uno dei problemi che c'erano
prima della sua comparsa è quello dell'origine della pluralità delle stirpi umane
(=termine spesso usato in Italia), cioè se nelle razze umane esistono disuguaglianze
profonde che si manifestarono fin dalla loro origine e perdurarono".
Lombroso è un positivista, nella seconda metà del 800 e il positivismo è il paradigma
scientifico in voga. Lombroso adotta questa scienza per analizzare dati puri dunque
fisici e in modo deterministico: idea che per alcune conformazioni fisiche derivano
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anche certe e sicure caratteristiche comportamentali. Vuole usare questa scienza per
interrogarsi sul problema dell'atavismo cioè capire se tutte le stirpi umane sono
sempre state diverse? Cambieranno? Rimarranno sempre così? Bisogna dunque
organizzare la società tenendo conto che ci sono razze inferiori per natura
immutabile?
Lombroso è lo pseudo studioso di razzismo biologico più importante d'Europa. La sua
idea di antropologia criminale verrà riprodotta in molti spazi e non solo accademici,
anche dalla polizia. Impressionante che ancora oggi ci siano dei riconoscimenti a
Lombroso, es. un museo a Torino.
Mary gibson: si trova sempre nel testo della Schneider e dice che in Italia la razza è
stata usata in un modo differente, cioè "per spiegare le differenze che rimanevano
dentro la nazione specialmente quelle fra nord e sud" > questo è contraddittorio
perchè da un lato abbiamo un governo che ha tentato di unificare l'Italia e di forgiare
i nuovi italiani.
Lombroso e i suoi compagni criminologi e positivisti fanno della razza un elemento
centrale della loro analisi dell'idea di una devianza meridionale. Lombroso credeva
nel darwinismo sociale e produce una correlazione devianza (crimine)-razza.
Gibson riporta una citazione di lombroso: "la mafia è la variante siciliana dell'antica
camorra. Una variante che però è diversa perchè la sua forma è più omertosa perchè i
siciliani sono più ebrei. Invece la Calabria ha più omicidi perchè i calabresi vengono
dagli africani e dai medio orientali" > lo scopo dell'antropologia criminale era quello
di creare uno strumento o sistema che mettesse in fila i criminali in base alla loro
pericolosità e aspetto, perchè é una scienza deterministica per cui si dà per scontato
che da certe caratteristiche derivino certi comportamenti e preventivamente si
volevano mettere le persone in schemi per capire il livello di pericolosità di ognuno. >
la soluzione sta nel darwinismo sociale, che dice che la devianza è un segno della
vicinanza dell'uomo all'animale. I criminali sono persone che vengono da razze che si
sono fermate nel loro sviluppo.
Le teorie razziste sono molte, es. la teoria teologica (ci sono tribù maledette), teoria
poligenetica per cui si sosteneva che le razze fossero diverse perchè le persone
venivano da gruppi umani diversi, la teoria monogenetica di darwin per cui invece
veniamo tutti da un comune antenato cioè la scimmia. Allora i teorici del razzismo
hanno detto "ok veniamo tutti dalla stessa scimmia ma qualcuno si é arrestato nello
sviluppo" (teoria dell'anello mancante).
Lombroso è un darwinista sociale e dice: "io posso identificare le razze in base a che
punto della scala evolutiva si sono fermate e in base a questo avranno una tendenza al
crimine rispetto agli altri". Es. Gli africani hanno natura violenta.
"i segni di questi sviluppo arrestato si chiama atavismo. Sembrano deformazioni
fisiche ma sono fallimenti evoluzionistici e quando qualcuno ne ha troppi di questi
segni si può dire che sia nato criminale" > Lombroso vuole una teoria che consenta di
capire solo guardando una persona se questa farà un crimine. E grazie ai segni fisici si
può capire subito e dunque punirla subito o prevenire che faccia qualcosa.
I due testi più attraversati di Lombroso sono "l'uomo bianco e l'uomo di colore" e
"l'uomo criminale". In quest'ultimo, Lombroso divide l'Europa a volte in 2 gruppi
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(germanici e latini o biondi e mori), in altri casi divide l'Italia in 3 parti (sud semitico,
centro latino e nord germanico), altre volte parla di altri popoli es. fenici, albanesi,
greci, etruschi e vediamo come nella contemporaneità si usa il termine etnia come
sinonimo corretto di razza.
C'è stato un periodo in cui il sud italiano è stato costruito come "altro" rispetto al
nord allo stesso modo in cui in orientalism di said l'oriente è stato costruito come
altro rispetto all'occidente.
"il rovescio della nazione": libro pubblicato da una casa editrice napoletana che
riprende molto gramsci, che aveva trattato molto la questione meridionale. Oltre a
gramsci c'è Ernesto De Martino, entrambi sono importanti sull'argomento.
Gramsci ci dà il concetto di egemonia culturale e subalternità, parola ripresa poi dagli
studi post coloniali e dai subaltern studies e da homi baba, spivak.
De martino: concetto di etnocentrismo critico (per guardare contesti subalterni).
La questione meridionale è costruita lungo secoli in particolare con l'unificazione
d'Italia, costruzione non solo razziale e vediamo come la subalternità del sud viene
spiegata e raccontata in termini razziali e inaspettatamente a più di 133 anni
dall'unità d'Italia riemerge decretato uno spostamento dell'asse politica a livello
nazionale quando la questione non sembrava più così dirimente.
Le persone del sud Italia non vivono più situazioni di razzismo ma possono essere
discriminate e hanno ereditato un contesto di disuguaglianza strutturale che spesso li
costringe a spostarsi.
Il segno della frattura fra nord e sud ritorna continuamente e ha anche molto
influenzato la storia del paese e le scelte in termini di politica estera del paese.
Perché il sud Italia a un certo punto viene raccontato come non bianco, viene fatto
dall'interno, esterno, nei discorsi che si producono su queste 2 italie inunificabili. A
un certo punto c'è l'urgenza di ottenere territori, diventare un impero, non solo data
dal fatto che l'Italia possa dirsi pari agli altri paesi europei ma è anche che, essendo
impero, la linea coloniale si possa spostare dall'interno all'esterno, sbiancando la
nazione e unificando la cittadinanza in antitesi alla produzione del gruppo dei sudditi
coloniali (sudditi dell'impero). > ancora abbiamo l'idea di frontiera, linea simbolica di
distinzione fra chi ha i diritti dei cittadini e chi gli obblighi dei sudditi.
Come si sbianca la nazione? > andando da quelli più neri di quelli del sud e anzi
magari mandandoci quelli del sud.
In un intervento di Gaia Giuliani (dove chiama l'italiano nero con la g), fa un'analisi e
parla di come il processo di sbiancamento della nazione risulti come il più grande
successo del governo fascista, che abbia come obiettivo specifico una
ricentralizzazione dell'italianitá nel centro-meridione italiano.
giuliani spiega che sia nell’italia liberale che durante il fascismo, l’assegnazione di un
colore preciso dalle sfumature più scure dal bianco al nero al colonizzato e all’altro
interno, produce l’identità razziale del sè > cioè noi definiamo la nostra identità a
partire dalle caratteristiche che diamo all’altro tra cui quella della linea del colore:
dire che noi siamo i bianchi e loro neri, che LORO sono i neri. i piemontesi
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definiscono il meridione come altro rispetto alla propria bianchezza dicendo “voi non
siete bianchi”. e per spiegare questo processo, giuliani usa un testo chiamato “sesso,
genere e razza” (per parlare della costruzione del sè per contrasto). parla di come,
dall’italia liberale al fascismo, la linea del colore sia stata usata per ricucire questa
nazione che diversamente dalle altre nazioni europee era considerata impossibile da
omogeneizzare internamente. giuliani spiega che “localizzare la nerezza FUORI dal
contesto nazionale, riconfigurando l’italianità come mediterranea ma diversa da
quella delle persone colonizzate dell’africa, e la ricorrenza alla romanità, aiuta ad
includere in tutte le supposte differenze razziali italiane in un’unica identità razziale
nazionale” > questo permette ai meridionali di diventare parte costitutiva del popolo
italiano ma anche la stessa culla della nuova italianità.
“a quel tempo, la mediterraneità sbiancata degli italiani venne celebrata come la più
grande conquista del fascismo e venne rappresentata come la cifra della superiorità
storica e culturale italiana rispetto a quella dei paesi colonizzati. è ciò che l’ha messa
alla pari delle altre nazioni europee”.
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- eritrei: cristiani
>>> i nostri colonizzati sono più nobili e dunque siamo meglio anche noi.
continui processi di riscrizione identitaria: questi popoli sono descritti come grandi in
passato, mentre invece ora sono stati colonizzati e l’italia sta diventando più potente.
l’italia, siccome gli italiani erano raccontati a partire dalle loro vicende migratorie, ha
una serie di questioni da riconfigurare. il governo fascista per ricostruire l’italianità a
partire da quel meridione che è stato così raccontato ha bisogno di prendere elementi
di questo racconto e riqualificarli. ad es. nasce la questione della virilità dell’uomo
italico: idea che gli italiani siano molto maschi. questo racconto di una maggiore
predisposizione erotica dell’uomo italiano è stato portato avanti per molti anni, ad
esempio negli anni 80 nasce italians do it better (maglia di madonna). > nasce una
narrazione sulla virilià degli uomini italiani ed ha origine nel fascismo. questa
narrazione ha a che fare anche con il modo in cui è stata incentivata l’impresa
coloniale italiana; i coloni italiani nelle colonie facevano il madamato cioè l’acquisto
di schiave sessuali che dovevano svolgere anche compiti che in un contesto
patriarcale sono dati alle mogli.
C'è stata polemica contro Indro Montanelli, che ancora nel 69 in un programma in
diretta sulla rai aveva raccontato di essersi sposato una 12enne con cui aveva fatto il
madamato, ci si è chiesti come aveva fatto a non accorgersi che questa era violenza e
lui ha risposto: "ma in africa è diverso, è normale sposarsi a 12 anni". > assurdo.
Questa vicenda di Indro Montanelli è importante perché attorno a questa storia si
sviluppa molto il concetto di violenza coloniale e il retaggio di questa violenza. E il
madamato è stato centrale nel processo di colonizzazione italiano specialmente nel
corno d'Africa. La conquista delle donne colonizzate è stato uno dei motori del
reclutamento, era una cosa usata dai governi come strumento per convincere le
persone a conquistare le terre. Pensiamo ad esempio alla canzone fascista faccetta
nera: racconta del colonizzatore italiano che arriva e porta la civiltà per le donne
abissine (faccetta nera). C'è una narrazione sulla bellezza delle donne del corno
d'Africa, definite come le più belle d'Africa (sempre per l'idea che "le persone che
colonizziamo noi sono meglio e sono anche più belle"). Faccetta nera vuole dire
"bell'abissina, arrivo io e ti libero dalla schiavitù, ti porto una nuova legge ecc" >
inneggiava alla conquista e alla liberazione delle donne nere da parte degli uomini
bianchi. Il fenomeno dell'incontro tra uomo colonizzatore e donna colonizzata era
molto frequente e fondamentale nel processo di colonizzazione. Un altro esempio di
come viene usata la donna come mezzo per invogliare gli uomini a conquistare le
terre, è il rappresentare la donna come bellissima e seducente (es. Cartoline del
periodo fascista che rappresentano donne africane seminude > collegamento fra
possesso del corpo della donna e possesso della terra).
Il fenomeno del madamato viene raccontato come l'impresa di una nazione superiore
che attraverso il mescolamento produce l'avanzamento dei meno civilizzati.
Una delle teorie di come è nato il razzismo è che le razze camitiche (cioè quelle nere,
che discendono da Cam) sono state maledette ad essere schiave perchè cam aveva
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mancato di rispetto verso il padre guardandolo nudo. È una teoria religiosa sulla
subalternità delle persone nere.
Prof ci mostra un'immagine di una persona nera che ha avuto un figlio con uno
bianco e il figlio nasce bianco dopo 2 generazioni. Giuliani legge la vicenda come un
racconto di come una nazione superiore traghetti l'evoluzione di un soggetto
inferiore, grazie non solo al caso degli italiani, e l'attività sessuale è importante in
questo processo di creazione dell'uomo virile italiano.
Ma ci sono delle fasi diverse: molto spesso pensiamo al colonialismo come a
un'impresa fascista e invece il colonialismo italiano è nato già nell'Italia liberale,
perdurato nel tempo, ed ha anche vissuto momenti diversi sotto lo stesso governo
fascista. Anche in questo modo di raccontare la colonia attraverso il corpo della
donna per rendere lo spazio della colonia desiderabile, non viene incentivato dal
governo in modo lineare. A un certo punto, soprattutto a partire da prima delle leggi
razziali, l'Italia fascista stringe relazioni con la Germania nazista e comincia ad essere
diversa la strategia di governo e una cosa che è divertente è che faccetta nera in realtà
era molto odiata dal governo fascista e ha addirittura cercato di farla bannare, perchè
la canzone per i tempi era considerata un inneggio alla relazione fra colonizzatore e
colonizzata e quindi sembrava che promuovesse l'idea della mescolanza che invece
viene vietata dalle successive leggi razziali. Negli anni 30 diventa importante la difesa
della razza e ci si allontana dal desiderio di convincere le persone ad andare a
colonizzare paesi come si faceva prima. La maggior parte delle persone più in vista
del mondo editoriale vennero convocate dal governo fascista e vennero obbligate a
cominciare a ritrarre le persone nere in modo diverso da prima, cioè come non
desiderabili, enfatizzare i caratteri negativi, per far passare il messaggio che fossero
persone disgustose e inferiori. In questo momento il governo fascista, nel 35 circa, fa
le guerre Italo etiopiche e le leggi razziali confermano la direzione della costruzione
sociale prevista dal fascismo e a questo punto cambiano i modi di organizzare i
rapporti nelle colonie e anche il destino di queste donne del sud Italia che finora non
erano state neanche citate, perchè per antitesi a questo atteggiamento virile
dell'uomo italiano che è andato per il mondo a migliorare le condizioni delle
popolazioni inferiori attraverso il suo seme, ora il punto è che solo la donna italiana
può dare figli italiani. Dunque a una certa la "massaia del mezzogiorno", che
costituiva parte di questa narrazione di inferiorità del sud Italia, diventa il caposaldo
della nazione cioè l'unica che può preservare la stirpe italica dalle possibili
degenerazioni. La stirpe italica deve essere salvaguardata e riprodotta al suo interno.
E il vettore di questa riproduzione deve essere protetto, disciplinato, forte e non deve
farsi sopraffare dalle razze inferiori. È in questo momento che il corpo della donna
bianca diventa il confine che separa il puro dal non puro, il morale dall'immorale, la
rigenerazione della razza della nazione dalla sua degenerazione. Nasce così la
distinzione fra nazione-impero, tra cittadini italiani e soggetti coloniali. > le massaie
del mezzogiorno avevano una grande responsabilità (portare avanti la razza pura).
De Martino aveva scritto il testo "la terra del rimorso" dove studia le manifestazioni
del folklore subalterno e le donne tarantate cioè quelle donne del sud Italia che
secondo la narrazione venivano punte da un ragno mentre lavoravano nei campi per
cui dopo non potevano più lavorare perchè si ammalavano, e questo morso poteva
passare solo con una danza rituale a suon di taranta fino a svenire e mentre erano
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svenute guarivano. > Queste manifestazioni folkloristiche erano trattate come segno
di una credenza magica popolare che caratterizzava il fatto che fossero fermi in
culture stagnanti, mistificatorie. Ed è questo gruppo di donne (che fino a quel
momento erano state trattate come le ultime delle ultime, non solo perché del sud ma
anche perché donne, dunque una posizione molto su alterna) che diventano centro
del discorso. Diventano l'immagine della casa, moralità, sensualità e fecondità in
un'ottica contrapposta rispetto a come erano raccontate prima. Ma su di lei bisognava
applicare un controllo importante perchè è attraverso il suo corpo che si porta avanti
una generazione pura.
negli usa c’era una legge di ipo discendenza (one drop law): funzionava che una
goccia di sangue nero ti faceva essere nero > se nella tua ascendenza c’era anche solo
un nero, anche se tu sembri bianco (e puoi fare il passing), in realtà sei da considerare
nero > la nerezza dunque non è solo un fatto di aspetto.
in altre società invece è stato diverso, es. in alcuni paesi dell’america latina o dei
caraibi, c’erano società creole che prendevano in considerazione “i marroni”, “i
marronini”, “i gialli”... oppure si andava in base alla percentuale.
in italia c’è stato un problema di organizzazione del meticciato, e non era solo un
problema di organizzazione ma anche di teorie e credenze, es. se tu credi di essere
superiore a un altro e però si figlia insieme, il figlio è inferiore (come dice la one drop
law), è in mezzo, ha più possibilità di essere civilizzato come i superiori….? è stato un
dibattito nazionale e non solo, perchè la maggior parte degli italiani che andavano
nelle colonie erano già sposati con qualcuno in italia e segretamente si sposavano
anche con una donna del posto, e faceva figli, e spesso venivano abbandonati.
tra razza e classe fra le due italie c’è un cortocircuito e la nuova italianità è stata
definita classless, cioè si va a riappacificare le differenze fra nord industriale e sud
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il colonialismo italiano non inizia con il fascismo. colonie: eritrea, etiopia, libia (+
patti bilaterali), albania, isole del dodecaneso, una colonia in cina, anatolia, somalia.
24/10
rodolfo graziani fu un personaggio molto centrale nella guerra d’etiopia. a lui è stato
costruito un mausoleo. vi è chi lo ritiene un semplice “riconoscimento a un
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personaggio storico” e chi invece la ritiene una cosa anormale, stando a cosa ha fatto
con la guerra d’etiopia.
il fondo graziani, conservato all’archivio centrale, segue la vicenda del graziani uomo
pubblico. si dedicò presto alla vita militare, ricevette medaglie al valore e dopo la
guerra gli venne affidato il compito di conquistare la libia. per tagliare via il sostegno
che le popolazioni civili davano ai guerriglieri arriva a deportare interi villaggi e a
rinchiuderli in campi di concentramento. quando scoppia la guerra d’etiopia viene
mandato a comandare il fronte sud. in realtà aveva ricevuto l’ordine di fare un’attività
contenuta ma invece non si limita a questo e si spostò. la sua spregiudicatezza lo
portò a scegliere di usare armi chimiche > questo uso si è sempre negato e invece
sono stati trovati telegrammi che mussolini gli mandò dove gli diceva di ricorrere a
qualsiasi cosa pur di vincere.
dopo la guerra d’etiopia, la popolarità di graziani crebbe e mussolini lo nominò vicerè
di etiopia e gli venne dato il compito di pacificare la resa, sebbene le autorità tribali si
unirono per dar vita a una guerriglia.
1957 > un comitato di abitanti di affile si riunì per costruire il sacrario a graziani. ma
per tante vicissitudini il processo non decollò mai.
2008 > idea di prendere quel discorso che prevedeva la costruzione di un museo in
sua memoria.
alla fine della guerra, graziani non scontò neanche tutta la pena che avrebbe dovuto
pagare. questo fa parte dell’ambiguità in cui è nata la repubblica italiana. questa
repubblica pur essendo fondata sull’illegalità del fascismo, alla fine degli anni 40 è
costretta a subire la nascita del partito neo fascista (msi), di cui faceva parte anche
graziani. > ancora oggi nella repubblica italiana bisogna ricordare che invece è una
repubblica nata dalla resistenza e da valori antifascisti.
già nei primi anni di governo del centro dx, si dovette affrontare il problema dei libri
di scuola di storia: si disse che erano tutti falsi perchè scritti con uno spirito anti
fascista che andava rivisto. si prevedeva una rivalutazione del fascismo stesso, tra cui
la guerra d’etiopia, che venne descritta come legittimata, così come tutte le altre
guerre coloniali.
inoltre l’altro aspetto che gioca come elemento di “assoluzione dell’impresa etiopica”
è il fatto che ci poniamo di fronte a questa impresa con il motto “italiani brava gente”
> gente che in fondo è brava, dimenticando le repressioni e le uccisioni di massa
facenti parte del nostro colonialismo.
di cosa parla il documentario > guerra d'etiopia, fascismo, propaganda fascista, come
veniva rappresentata l'etiopia dagli italiani, cosa fece rodolfo graziani + domanda
implicita: giusto o sbagliato che si sia costruito un monumento ad Affile alla sua
memoria?, volontà di rieducare i giovani e sensibilizzare su quello che è stato. – al
giorno d’oggi si percepisce in modo diverso cosa è successo in etiopia, sembra quasi
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che si tenda a dimenticare chi ha subito cosa e da parte di chi. ci sono certi italiani che
ritengono graziani un eroe e una persona che merita un monumento, altri che invece
hanno presente cosa è accaduto in passato in etiopia e si rifiuta di accettare che a
graziani sia stato fatto un monumento. nel documentario non c’è una sola versione
della storia, sono due opinioni diverse a confronto (chi crede che il passato fascista
sia stato un periodo di gloria e chi invece no). si tende a dimenticare cosa è successo o
a manipolare la conoscenza di cosa è accaduto volgendola in positivo.
obiettivo del film-maker > rappresentare cosa è successo tra italia ed etiopia (vedi
sopra).
Il regista è riuscito a trasmettere il suo messaggio? Come ci è riuscito/perché non ci è
riuscito? > secondo me il messaggio del documentario è di sensibilizzare
sull'importanza di ricordare. il fatto che si sia costruito un altare per graziani significa
ricordare solo quello che si vuole, dimenticare chi è veramente stato. il messaggio
secondo me è stato ben illustrato attraverso le opinioni di diverse persone.
Quale scena ha trovato più significativa? > mi ha colpito il fatto che si sia costruito un
altare per commemorare un fascista e il momento in cui la ragazza dice: "oggi è il 5
maggio e quello che m'importa è il mio compleanno, la guerra è guerra e il passato è
passato", perchè rispecchia quello che oggi molte persone fanno: tendono a
dimenticare la storia e così c'è il rischio che essa si ripeta.
Chi è il vostro personaggio/persona preferito nel documentario? Perché? > Nicola De
Marco, perchè ha preso a cuore l'argomento e vuole diffondere conoscenza su quello
che è stato. è nipote di un colono italiano e però vuole collaborare per rendere
giustizia all'etiopia, vuole fare la cosa giusta. Nicola ha riconosciuto il passato e vuole
agire.
Sembra quasi che, quando parla il sindaco, la volontà del regista sia proprio quella di
farlo parlare in modo che si metta in ridicolo da solo (si dice contento della
costruzione di quel monumento).
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rimozione che deve essere combattuta. Vogliono una riparazione più simbolica,
attraverso i libri, per poter parlare del passato.
gruppo di etiopi in america: vogliono riparazioni per questa cosa che è accaduta,
sottoforma di progetti. Mentalità cooperazionista.
dal documentario si evince che ci sia una difficoltà a ricordare e ad accettare di aver
fatto qualcosa di socialmente inaccettabile e che le persone fuori dall'italia siano
quasi più informate degli italiani stessi riguardo cosa è successo in etiopia. questo
perchè l'educazione all’interno dei confini è votata alla costruzione di una
cittadinanza dunque è centrale il racconto di sè.
strategia di qst documentario: prospettiva in cui si finge neutralità facendo vedere
diverse opinioni ma in realtà non esiste mai niente di neutrale. il montaggio stesso è
un modo x raccontare i fatti, le scene non sono state montate a caso.
1880s: italia inizia la sua espansione coloniale. Molto prima del fascismo!
1936: mussolini dichiara l’italia un impero coloniale.
“non sapevo che l’italia avesse delle colonie” è una frase che la regista ha sentito
spesso > amnesia.
!! amnesic politics: politica dell’amnesia, negazione, dimenticanza, self-pity.
ci sono persone che non hanno raccontato cosa è successo in etiopia perchè lo
considerano qualcosa di brutto. altri invece ritengono che queste storie debbano
essere raccontate per potersi emancipare, distanziare da ciò che è stato.
Chi è l'"uomo nuovo"? > prima generazione di italiani cresciuti ed educati con ideali
fascisti.
il ricorso alle foto nel documentario è utile come gesto di evidenza, come a dire
“queste sono foto di quello che è stato e non si può cancellare, è la verità e non si può
negare”.
le testimonianze sono di più negli archivi privati e le foto/ricordi vengono spesso
gettate o messe in cassetti “perchè è una storia brutta, non la racconto”.
è molto importante il concetto di archivio come posto simbolico e concreto dentro cui
si cerca di ricostruire la storia e più storie.
strategia di questo video: c’è una voce narrativa e alcune testimonianze. Rispetto
all'altro video, che presentava diverse opinioni, è molto più schierato dalla parte degli
etiopi.
anni 50 > nei libri di scuola si parla di quello che è stato il colonialismo italiano come
“colonialismo straccione”, quasi trasformando gli italiani da colonizzatori a vittime.
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anni 60 > nasce la nozione “italiani brava gente”, come se si volesse distanziare gli
italiani da quello che è stato, deresponsabilizzare sè stessi → strategia di amnesia.
anni 80 > nei libri di scuola viene menzionato l’uso dei gas illegali.
anni 90 > la questione dei gas viene discussa, sebbene ancora oggi non sia veramente
molto conosciuta. → amnesia.
2015 > anno importante per gli studi post coloniali. è il cosiddetto anno della crisi dei
rifugiati: si definisce così cosa è successo nell’estate del 2015 (=picco di arrivi via
mare), che viene raccontato dai media come “crisi dei rifugiati” ma dai sociologi come
una “crisi dell’europa” perchè in realtà gli immigrati che sono arrivati non erano così
tanti…!!
necessità di costruire la memoria coloniale in concomitanza di un evento come questo
> perchè delle persone che fanno cultura (registi, artisti,..) decidono di parlare di
questo quando l’europa produce una serie di politiche e dibattiti attorno
all’accoglienza e all’arrivo di queste persone? → nel 2015 schengen (trattato sui
confini nazionali) viene ripetutamente sospeso e ciò ha tratti emergenziali.
31/10
faccetta nera → canzone più famosa del periodo fascista, è a più livelli connessa alla
storia coloniale italiana. è stata più volte manipolata.
“moretta che sei schiava tra le schiave” > idea che gli italiani stavano andando a
liberare le donne che vivevano in un regime ancora schiavista.
“tricolore che sventola per te”, “noi ti daremo un’altra legge e un altro re” > nel testo
originale c’era riferimento alla battaglia di adwa, ma poi tolto perchè è sconveniente
ricordare un momento di sconfitta per l’italia, ma ci si fa riferimento quando dice tipo
“vendicheremo noi camicie nere i caduti”.
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bodies crossing borders (2020) → paper in cui l’autrice angelica pesarini cerca di
raccontare il madamato. serie di interviste con donne figlie del meticciato coloniale,
che raccontano la loro esistenza a metà fra il corno d’africa e l’italia. ricostruisce la
storia istituzionale e quotidiana delle relazioni nel corno d’africa fra donne
colonizzate e uomini colonizzatori.
racconta di un momento in cui nel 37 il ministero deve prendere in carico una serie di
produzioni di immagini dell’africa. i capi editori di 6 riviste satiriche vengono
richiamati e istruiti rispetto alla nuova linea da seguire per supportare il regime
tramite la loro produzione.
dice: “la stampa satirica può e deve combattere contro il meticciato facendo apparire
le razze di colore come fisicamente e moralmente inferiori es. mostrando la bruttezza
delle donne nere ed enfatizzando la distanza fra la civilizzazione dei neri e quella dei
bianchi”.
c’è stato un momento in cui la propaganda coloniale si serve della donna nera per
attirare i poveri verso le colonie con la lusinga di trovare lì terra da coltivare e donne
da conquistare. ma a un certo punto con l’avvento delle leggi razziali e il legame con i
nazisti, la propaganda cambia rispetto ai contenuti che veicola.
ma queste due narrazioni permangono ancora oggi per quanto contraddittorie: sia
l’immagine inferiorizzante della bruttezza dei neri che l'immagine erotizzante e
carnale della disponibilità dei corpi neri.
pesarini dice che al picco della segregazione razziale è anche il picco delle unioni
interrazziali nelle colonie: negli anni 30 si registra il più alto numero di bambini
meticci nelle colonie. in particolare tra il 37 e il 40 solo ad asmara c’erano più di 2000
nascite registrate. in più, data la presenza massiccia dei soldati in eritrea ed etiopia, il
numero di donne eritree che erano in madamato salda da 10.000 a 15.000 nel 40 > il
governo fascista dice di bandire la canzone faccetta nera e di promuovere le leggi
razziali e invece i rapporti interrazziali crescono > capiamo che c’è uno scollamento
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indro montanelli: aveva una madama di 12 anni. nel 69 in tv ebbe uno scontro con
elvira banotti, femminista italo eritrea che cerca di fargli capire che quello che ha
fatto è stata una violenza, al di là che sia normale o meno che in africa si sposino a 12
anni. non è stato un vero dialogo perchè lui non si rendeva conto della gravità di
quello che ha fatto. nella sua opinione le donne europee non sono come le donne
africane, e il corpo delle donne africane è un corpo sessuale e di conquista.
enrico de seta: faceva cartoline fumettate che mostrano come venivano rappresentate
l’africa e le persone nere. donne come bellissime, idea che con il semplice incontro
sessuale si produca un processo all’interno della razza colonizzata (es. sbiancamento),
ecc.
negli anni successivi, l’immaginario della donna nera rimane nella cultura popolare
italiana e a un certo punto vediamo riaffiorare all’interno della produzione filmica
l’ideale della donna nera come sensuale es. zeudi araya, attrice di colore per film
softcore negli anni 70; laura gemser; isabella marincola; ines pellegrini (film “una
bella governante di colore”: parla di un uomo che ha il vizio di molestare
sessualmente le sue domestiche dunque un giorno la madre decide di assumere una
governante nera (=ideale che le nere siano brutte e che dunque lui non la molesterà)
che però è bella dunque alla fine anche lei verrà molestata).
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il termine violenza epistemica viene dalla scuola post coloniale. spivak: can the
subaltern speak ne è un esempio e anche said con orientalism, che è una grande
raccolta di produzioni culturali che mettono in campo la violenza epistemica. violenza
attraverso la produzione culturale.
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senso di una trasformazione anche con lo spazio vuoto la memoria di cosa c’era lì
prima.
la statua di colston venne poi recuperata dal fiume e portata in un museo, esposta
sdraiata e non ripulita, a simboleggiare la storia che l’ha portata lì > gesto di una
comunità che decide di prendersi la responsabilità di un evento e di raccontare
quell’evento: colston ma anche vandalizzazione.
anche in italia c’è stato e c’è un movimento multisituato che ha deciso di prendersi in
carico l'eredità coloniale nello spazio urbano. esso trova un riferimento in un testo di
scego che si chiama “roma negata”: album fotografico del 2014 dove i due autori
mettono in mostra degli spazi che legano la storia di roma a quella di asmara (capitale
dell’eritrea, chiamata anche piccola roma). asmara è diventata patrimonio dell’unesco
per i residui della presenza fascista nella città.
scego e bianchi decidono di creare questo album dove presentano immagini delle
città.
vi sono anche gruppi di attivisti che producono la guerriglia odonomastica cioè si
compone di azioni in cui i nomi di monumenti e vie coloniali vengono cambiati >
processo di risignificazione e sostituzione di questa memoria acritica con una
memoria critica. > forma di riappropriazione dello spazio urbano.
a roma c’è un collettivo chiamato tezeta che si specializza in passeggiate coloniali:
vivono attorno al quartiere africano a roma e svolge attività di ricerca, disseminazione
culturale e didattica sul colonialismo italiano e il fenomeno migratorio
contemporaneo. raccolgono memorie di eritrei ed eritree che oggi vivono in italia. > si
fanno trekking urbani in cui ci si accompagna alle voci degli eritrei che hanno scelto
di condividere le proprie storie. vanno in giro per le vie che hanno nomi particolari e
raccontano la storia dietro questi nomi > riappropriazione dello spazio urbano
tramite la memoria critica di ciò che è successo.
2020: a padova è stato prodotto un video documentario (decolonize your eyes) da
studenti di unipd in cui fanno una risignificazione di vie e non solo della città di
padova. es. la via “amba aradam”, che è un posto dove c’è stato un genocidio.
interessante che oggi ambaradam è una parola che viene usata per indicare un casino.
la vicenda che più fece notizia in italia rispetto a questo movimento di contestazione
urbana è la statua di indro montanelli. prima viene presa di mira nel 2019 dal
movimento femminista che lo copre di vernice rosa e lo fa per mettere in luce la sua
storia di madamato. poi nel 2020 viene nuovamente presa di mira e viene sporcata di
vernice rossa per indicare il sangue delle vittime del colonialismo + scritta “razzista e
stupratore” > questa volta si produce orrore e rifiuto da parte del comune, che
commenta dicendo che probabilmente non è nemmeno vero che aveva avuto una
madama.
la statua sta in un giardino a milano chiamato “giardini porta venezia”, primo
quartiere abitato da persone abissine a milano. > riprodursi di dinamiche coloniali
perché vengono erette memorie che negano questo colonialismo.
oggi, la statua è stata chiamata da un artista “il vecchio e la bambina”, con tanto di
cartello e di bambolotto in braccio, dove si spiega che la statua è completa così
(denuncia alla sua esperienza di madamato). il museo mudec di milano nel 2021 ha
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commissionato la riproduzione della statua con sopra il bambolotto per tenerla nella
collezione.
7/11
said parla dei palestinesi come vittime delle vittime > vittime dell’insediamento di
persone di fede ebraica che muovono verso la terra ancestrale, che essendo le vittime
per eccellenza nella memoria collettiva occidentale (per la shoah), le vittime di queste
vittime non hanno possibilità di giustizia. la memoria della shoah è stata usata in
chiave antipalestinese.
sono stati prodotti 1 milione e 300.000 documenti in cui si racconta l’occupazione
della palestina e sono fatti anche da ebrei che risiedono in israele. la consapevolezza
del pubblico è inversamente proporzionale alla proliferazione di testi sull’argomento.
intersezionalità > spesso usata come sinonimo di femminismo nero ma invece c’è
differenza. però viene da esso.
elementi dell’intersezionalità: status socio economico, appartenenza religiosa,
provenienza geografica, disabilità fisica/cognitiva/emozionale, genere, orientamento
sessuale, nazionalità, gruppo etnico/razziale.
wikipedia – In sociologia e in giurisprudenza, l'intersezionalità (dall'inglese intersectionality)
è un termine proposto nel 1989 dall'attivista e giurista statunitense Kimberlé Crenshaw per
descrivere la sovrapposizione (o "intersezione") di diverse identità sociali e le relative possibili
particolari discriminazioni, oppressioni, o dominazioni.
> La teoria suggerisce ed esamina come varie categorie come il genere, l'etnia, la classe sociale, la
disabilità, l'orientamento sessuale, la religione, la casta, l'età, la nazionalità, la specie e altri assi di
identità interagiscano a molteplici livelli, spesso simultanei. La teoria propone che occorre
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pensare a ogni elemento o tratto di una persona come inestricabilmente unito a tutti gli altri
elementi per poter comprendere completamente la sua identità. Questo quadro può essere
utilizzato per comprendere in che modo l'ingiustizia sistematica e la disuguaglianza sociale
avvengono a partire da una base multidimensionale
L'intersezionalità afferma che le concettualizzazioni classiche dell'oppressione nella società –
come il razzismo, il sessismo, l'abilismo, l'omofobia, la transfobia, la xenofobia e tutti i pregiudizi
basati sull'intolleranza – non agiscono in modo indipendente, bensì che queste forme di
esclusione sono interconnesse e creano un sistema di oppressione che rispecchia l'intersezione di
molteplici forme di discriminazione.
L'intersezionalità è un paradigma importante nell'ambito accademico, poiché espande i contesti
di giustizia sociale o demografia, anche se, a sua volta, ostacola l'analisi includendo molteplici
concettualizzazioni che spiegano il modo in cui si costruiscono le categorie sociali e la loro
interazione per formare una gerarchia sociale. Per esempio, l'intersezionalità sostiene che non
esiste alcuna esperienza singolare propria di un'identità. Anziché intendere la salute delle donne
esclusivamente attraverso il genere, è necessario considerare altre categorie sociali, come la
classe, la (dis)abilità, la nazionalità o l'etnia per comprendere completamente la gamma di
problemi di salute delle donne.
La teoria dell'intersezionalità suggerisce anche che quelle che appaiono come forme binarie di
espressione e oppressione sono in realtà modellate da altre, reciprocamente co-costitutive (come
nero/bianco, donna/uomo o omosessuale/eterosessuale). Pertanto, per comprendere la
razzializzazione dei gruppi oppressi, occorre studiare i modi in cui le strutture, i processi sociali e
le rappresentazioni sociali (o le idee coinvolte nella rappresentazione dei gruppi e dei membri dei
gruppi nella società) sono formati dal genere, dalla classe, dalla sessualità, etc.
c’è una normalizzazione della condizione egemonica ed è proprio per questo che è
egemonica.
gramsci introduce la questione EGEMONIA > dice che non è solo vero che c’è un
determinismo economico (=che tutto è dipendente dalla sfera economica), ma è
importante anche la sovrastruttura cioè la cultura, ideologia, religione, ecc.
gramsci riflette sulla “egemonia culturale”, che diventerà fondamentale negli studi
post coloniali e decoloniali > idea che “le idee sono molto importanti” > come
pensiamo alle cose è spesso un modo determinato, perchè una classe sociale ha
trasmesso in modo egemonico il modo di vedere le cose > noi apprendiamo il modo
di pensare in modo egemonico, come fosse un senso comune.
quando un’identità è egemonica vuol dire che la diamo per scontata, e questo ha
ripercussioni sul modo in cui vediamo il mondo. es. i maschi di solito pongono al
centro del discorso l’appartenenza di classe, mentre le femmine pongono il genere.
intersezionalità > ci mostra come non esista un’identità unica e fissa ma la nostra
posizione sociale è data dal modo in cui si intersecano diverse assi. es. una donna
lesbica ricca ha una posizione diversa rispetto a una donna lesbica ma povera.
è importante ricordare questo se vediamo le lotte che sono accadute nell’800 o 900
perché esse hanno assunto un soggetto unico. le lotte femministe adottano un
soggetto donna universale e neutro. questa donna non ha orientamento sessuale, non
ha una condizione di classe nè appartenenza razziale > dunque in modo non detto
questo soggetto monolitico era la donna bianca borghese.
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altro esempio: lotte degli operai > soggetto monolitico è l’uomo borghese.
lotta abolizionista (movimento antirazzista nero) > composto da uomini. anche oggi
si parla sempre degli omicidi razziali degli uomini e non delle donne.
è qualcosa che sta all’origine delle lotte delle donne nere negli usa. possiamo parlare
di intersezionalità da subito da quando intendiamo le lotte delle donne nere nelle
piantagioni.
una delle donne più spesso citata a questo proposito è sojourner truth, nata in
schiavitù ma poi liberata che ha partecipato a molte di queste lotte. è famosa
soprattutto per un discorso che fece e che è uno dei più famosi nella storia dei
movimenti femministi e abolizionisti usa. > discorso “non sono anch’io una donna?”
> in questo discorso prende parola (ed è un fatto notevole essendo donna e nera) si
riferisce a un uomo che ha parlato prima di lei che ha detto che le donne sono “il
sesso debole”, che devono essere aiutate in tutto, ma lei dice che invece mai nessuno
l’ha trattata come tale… “e non sono anch’io una donna?” > la sua condizione razziale
fa sì che la sua condizione di genere sia diversa da quella delle donne bianche. >
condizione intersezionale: pur essendo donna vive la stessa condizione che vivono gli
uomini, e tutte le caratteristiche normalmente attribuite alle donne bianche non sono
attribuite a lei proprio per la sua condizione intersezionale.
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the combahee river collective > produrrà il manifesto “but some of us are brave” e si
tratta di un collettivo che nasce nel 73, che prende il nome da un fiume (combahee
river), significativo nel femminismo nero e nella lotta abolizionista, e fa riferimento a
quando harriet tubman conduce un manipolo di schiavi che si sono liberati verso la
libertà. uno degli elementi fondamentali è il recupero delle memorie, antenati, e della
propria storia. recuperare la memoria subalterna è un’azione di resistenza.
nel 79 il collettivo si mobilita per la visibilizzazione della violenza nei confronti delle
donne nere. donne importanti: barbara smith, audre lorde, beverly smith, cheryl
clarke… si identificano come “donne del terzo mondo” > avevano una coscienza molto
sviluppata rispetto alla continuità che c’è fra la dimensione coloniale interna agli usa
e la condizione coloniale più ampia.
nel manifesto che esce nel 77 queste donne dicono (statement): “siamo un collettivo
di femministe nere che si trovano dal 74. in questo tempo siamo state coinvolte in un
progetto di definizione e chiarificazione delle nostre politiche e anche a fare lavoro
politico all’interno del nostro gruppo e in alleanza con altre organizzazioni e
movimenti progressisti. lo statement più generale che possiamo fare rispetto alle
nostre politiche ad oggi sarebbe che noi siamo attivamente impegnate a lottare contro
l’oppressione razziale, sessuale, eterosessuale e di classe. e vediamo come nostro
obiettivo specifico lo sviluppo di un’analisi integrata e di una pratica che si basi sul
fatto che i principali sistemi di oppressione sono interlocking”
gerarchizzazione sociale > natura che gli studiosi decoloniali definiscono coloniale.
per la scuola decoloniale ci sono 3 assi principali di oppressione, di natura coloniale,
che sono: genere, razza e classe.
la gerarchizzazione di genere ha natura coloniale > capiamo come l’imposizione del
binarismo di genere che viene dalla colonialità corrisponde alla produzione della
subalternità della donna in luoghi in cui magari prima non era così.
importante è anche Bell hooks > scrive un testo pubblicato nell’81, “ain’t I a woman”,
ma non era stato pubblicato subito perché considerato troppo radicale. prima erano
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stati pubblicati altri libri di sue poesie, usate come strumento per dire qualcosa che
sennò sarebbe indicibile. libro di poesie: and here we wept.
nel libro sopra citato parla di femminismo e in modo significativo si rifà al discorso di
sojourner truth. bell hooks parla della sua idea di femminismo e critica il
femminismo bianco, dicendo che molte donne si sono fatte scudo del femminismo
per fini personali, in particolare le donne bianche che sono state a capo del
movimento.
decide di rifare suo il termine femminismo e spiega che essere femministe significa
volere per tutti, maschi e femmine, la liberazione dai copioni di genere e
dall’oppressione. il movimento femminista nero risulta quindi più trasversale perché
dovendo lottare lungo diverse assi c’è un allargamento del fronte di lotta > da un lato
la posizione delle donne nere non viene riconosciuta perché considerata troppo
particolare ma dall’altro è più universale della lotta dei soggetti monolitici di classe,
genere e razza.
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anche dopo la fine della schiavitù gli supri delle nere hanno continuato, ma
negli atti giuridici leggiamo che qst stupri non esistevano: erano considerati
sospetti stupri di uomini neri su donne bianche e non il contrario.
la figura della jezebel serve per animalizzare e screditare la nera, e affermare
che non è possibile stuprare una donna il cui unico modo di realizzarsi è
attraverso la relazione sessuale. la jezebel provoca le passioni dell’uomo bianco
e riceve quello che di fatto ha chiesto.
- la sapphire o angry black woman: la donna forte, che si arrabbia (spesso
rappresentata con il dito alzato). con la fine della schiavitù inizia il processo di
incarcerazione di massa degli uomini neri e anche oggi negli usa e i migranti in
italia vengono incarcerati per periodi più lunghi per crimini meno gravi. ma
negli usa, pur essendo finita la schiavitù, i carcerati vengono sfruttati per il
lavoro all’interno dell’economia della prigione. incrociando il fatto che la
famiglia come istituzione fosse vietata nelle piantagioni e il fatto che c’è stato
questo processo di incarcerazione di massa, troviamo di nuovo che il nucleo
familiare nero è smembrato: i padri neri sono incarcerati o se ne sono andati.
per questo motivo la donna nera riproduce la sua assenza.
1965 > il governo federale affida a sociologi bianchi una ricerca: sono passati
100 anni dalla fine della schiavitù ma perchè la comunità nera è ancora così
primitiva? > risultato: the moynihan report > parla della famiglia nera
invocando un’azione dello stato federale, si spiega che il problema della
comunità nera è proprio il nucleo familiare dissestato e il matriatcato nero,
queste donne nere che levano all’uomo il suo ruolo naturale di guida dentro la
famiglia e così facendo si deteriora il tessuto sociale della comunità nera > bias
che i sociologi hanno: idea che la famiglia giusta sia quella tradizionale, non si
interrogano sul perché non ci sia l’uomo nero, e dunque producono questa
ricerca dicendo che in una famiglia come quella dei neri americani (che non è
tradizionale) è posta in una posizione di svantaggio.
l’angry black woman è figlia diretta di qst costruzione sociale della matriarca
nera.
una sottocategoria della sapphire è la welfare queen: donna nera che continua
a fare figli e vive nel welfare senza esserne grata e se ne approfitta.
la jezebel è presente anche in italia (la gatta nera, madre natura, zeudi araya, film una
bella governante di colore). la nostra jezebel non viene dalla storia degli stupri della
piantagione ma dalla storia del madamato coloniale.
anche gli uomini neri sono rappresentati come più animaleschi e che molestano le
donne bianche (es. film the sin smugglers) > il maschio bruto nero è il corrispettivo
della donna jezebel, mito del nero stupratore. spesso identificato come un nero che
stupra donne bianche.
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sia questo che la jezebel vengono animalizzati, la loro sessualità si esprime in modo
animale (estrema disponibilità della jezebel, aggressività e tendenza innata allo
stupro da parte del bruto nero). anche in italia c’era questa narrazione.
apeization: scimmificazione.
2018 > macerata: italiano (luca traini) spara a persone nere che incontra (tentata
strage suprematista) e termina di fronte a un movimento ai caduti indossando una
bandiera dell’italia. i media dicono che ha “sparato su migranti” (ma in realtà non
erano migranti) tra cui una donna, lui si scusa dicendo che non voleva colpire una
donna ma solo uomini e si giustifica dicendo che ha fatto quello che ha fatto per
vendicare pamela mastropietro (era stata uccisa da un uomo nero). >
strumentalizzazione della condizione di genere donna (“non volevo colpire una
donna”) ai fini di un’esclusione di una violenza razzista > questa è una
strumentalizzazione del corpo della donna.
16/11
Non è da studiare
seminario dal titolo: Resisting institutional racism in education
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school choice and oreintation > molta discriminazione > più o meno qnd si hanno 13
anni i processi di orientamento privilegiano locational schools per i migranti mentre i
figli di italiani vengono orientati a scuole più prestigiose e che ti guidano verso l’uni. e
i figli di migranti spesso abbandonano la scuola più degli italiani. e spesso i genitori
dei migranti non sono informati circa le caratteristiche della scuola.
nexos > ricerca fatta che si riferisce al nesso tra razza e classe in school orientation.
school segregation > immigrant students have the highest percentage of early
dropouts in europe; lower academic performances and higher concentrations in
vocational secondary schools; “the choice agenda” (Musset 2012) in eu educational
reforms.
neoliberal turn: vhoive and competition > neoliberal market-oriented policy logic in
education reforms in eu; marketization and competition, the dominance of economic
rationalities as a form of political rationality; educational market (school expos,
league tables, autonomous and diversification); educational qualification for the
labour market; urban social and ethnic mix; economic purpose of education (OECD).
problems with the choice agenda > unequal distribution of resources, wealth,
capitals; choice of peer group not just schools; pursuit of a “good mix” (Byrne, 2009);
preservation of social and cultural identities in multicultural urban and educational
contexts.
bourdieusian perspective > pierre bourdies’s theoretical toolkit - capital, field, and
habitus. according to burdieu, there are roles in social differentiation, they legitimate
the class and race (gender) structures by transforming educational distinctions into
social distinctions.
educational systems are navigated in locally specific ways that are not just classed but
also strongly intersect with ethnicity and race.
non-white parents make choices seejìking the “right mix” often to escape racism and
marginalization.
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In the US the Africans are represented as a model black minority in the Uk afro
Caribbean they are represented and perform as underachieving students, they have
low education achievement and occupational advancement. Neither class or race are
fixed but they are processual; they depend on the context in which they are situated.
Intervento Prof → How Carla De Tona’s reflection turned into our research project
called “Explore the nexus between race class and school choice” in Veneto region >
The research funded by unipd aims at creating a broader research in Europe about
school choice, the pilot research is targeted to schools in Veneto region Verona and
Padova. They work on school orientation. During the workshop à San Micheli school
il Verona was called a ”ghetto school” this is interesting to reflect because we can say
that San Micheli in the center of Verona has at least 50% of racialized individuals
among the students so we investigate this idea of informal segregation as a result of
this school orientation. Segregation means different things.
As Thomas Schelling wrote in a paper in 1969 “People get separated along different
lines and in different ways. There is segregation by sex, age, income, language, color,
taste, comparative advantage, and the accidents of historical location. Some
segregation is organized; some is economically determined; some results from
specialized communication systems; and some results from the interplay of
individual choices that discriminate”.
San Micheli > the segregation was chosen? This ideology of choice is not exactly what
happened, so we decided to look at the processes, go to the roots of scholastic
segregation.
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Filomena Essed in the 90s said that racism is always gendered even when we talk
about education, discrimination, some things are different with people identifying
with female and male gender. We had intersectional qualitative research in middle
schools- adopting intersectional lens focusing on race and class two lens that are
useful.
We used some specific methods that prof Frisina used – qualitative interviews,
focused groups, participatory observation, entering in school and understanding the
actors. Padova and Verona have an important migrant population here; we have the
double of the national percentage of immigrant students.
The different participants involved in the research belong to 4 groups that may
intersect :
The research design > interviews and focused groups, at least 10 inter, 3 groups with
people belonging to this different group.
13 yo ppl need to choose which high school they want to attend, this choice needs to
be done by the end of the 1st semester of the last year of middle school. This choice
should be accompanied by orientation with a specific figure in the school that is
chosen by the school itself. The school should have a program of orientation but the
orientation suggestion should be negotiated among all the teachers of the class,
orientation tutor and there is one in each school.
There was a specific reform > to push forward these figures and to implement the
idea of a formative campus that should be organized to create an outside space where
orientation processes may be done. By the end of January students need to choose
which school but this process lacks something. The question is how happens that
even with a structure that should support an individual choice at the end certain
groups vanno incontro a una profezia che si autoavvera.
Somehow everyone sees the problem but nobody addresses the responsibility, we
noticed in the interviews there is a tendency of putting the responsibility on other
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actors when it comes to the professional of orientation the fault is on families, tutor of
orientation e teacher idem they blame the orientation professional with a lack of
tools.
We saw that there is not a specific knowledge or tools developed by the orientation
professional to address discrimination in the orientation process.
The professionals of orientation say that they go into the school and treat children the
same, they have exercises, strategies to highlight the competencies of the students but
they don’t have tools. We have some prejudice à there is a tendency to blame
particular choices on the cultural belonging of the migrant family there is a
stereotypization of the migrant group that determines how the children is directed,
we have 1 element important highlighted by teachers à a lot of times is the class
factor, they say that migrants families have economic needs that need to be addressed
hence they prefer that children go to vocational school so they have earlier a salary, at
the same time this is a representation that does not find linear correspondent in the
reality of migrant families.
Then there is a theme > “gender element” that somehow comes into play when we
highlight that these school orientation discriminations are not as pervasive with
females compared to male students. This means that racialization of males tends to
have a bigger effect on the educational path, so finally, what is clear both by the
bibliographical research and this preliminary research with the protagonists of the
orientation there is a lot of pressure to keep up with times.
Complaint > idea that they don’t have the tools to understand and prepare the
student for a world that changes and somehow this idea of diversity within the class
composition is part of this ever changing world they feel unprepared to face.
They asked the participants how the research could impact them and what kind of
tools they want like us to create to challenge these orientation problems and what ppl
actually asked us was to understand what kind of orientation tool can create a
horizontality and process of recognition of the specific of every student and somehow
again this request sounded like the proposition of one of the problem that Carla
highlighted this idea that is an individual choice and we need tools to make visible,
extract the capacity of the individual while what becomes evident is the fact that a lot
of time is not about the individual the possibility of expressing their capacity but its’s
about the social situation and how the community around the student invest in the
process of orientation.
Charline Kanza > part of the association “Afro Veronesi” founded 3 yrs ago in 2020.
She was writing a thesis about the self-identification of young afro- descendent in
Verona, she wanted to know if other girls felt the same experience. This group
reflected on the condition of being black in Italy, they also decided to expand the
discussion with other afro descendent in Verona – being invisible among Italians
that’s why they decided to be visible on social media, they reflected on
institutionalized racism in Italy, they went to school and talked about their story.
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Axel (l’altro ragazzo che era con charline) > being an afro descendant doesn’t mean to
identify as an Italian or an African, we have a duality in their culture. Veronesi
deconstructs stereotypes about black ppl but also constructs values. With events,
divulgation:
A reunion between professors and educators and the aim was to educate the
educators how? The educational system in Europe and Africa is Eurocentric so also
the teachers and the educators do not have the assets to bring a better education to
Afro-descendent kids. This was mainly an acknowledgment session, it was a time of
educative practice from a cultural intersectional perspective. Bringing to the table
different cases in which instructors had to recognize in society there are ppl who have
more or less privilege based on racial background, this is reflected in the education
system and it was like a session of ack. This fact is important when talking about
opportunities that the immigrants may have in the society.
The underrow project? Here we had hours to spend on whatever they liked, they org
this project in lab for children and formation for the educators. During the formation
of the educators they did the same as yes we can. The goal was to bring ppl to another
level of acknowledgment. They started deconstructing certain kinds of prejudice they
had and then they built new beliefs.
Laboratory ab school orientation. Children told several things and they find
themselves in a situation in which they are split by two ways one way is represented
by parents at home who want a better future, but children of immigrants attend
professional school.
The research came up in two books which are designed to create useful material to
create paths at school.
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The class was split in two groups to discuss some of the manuscripts
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2nd book > starts from the colonial past to talk about racism in the present.
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21/11
Basato su un fatto realmente accaduto, il film racconta la storia della giovane donna
senegalese Diouana che si trasferisce da Dakar, Senegal, ad Antibes, Francia, per
lavorare per una coppia francese. In Francia, Diouana spera di continuare il suo
precedente lavoro come tata e si aspetta un nuovo stile di vita cosmopolita ma vedrà
infrangersi i suoi sogni nel razzismo colonialista di cui i suoi padroni incarnano
l’essenza. (film di ousmane sembene).
TRAMA > La giovane Diouana arriva in Francia, dove è impiegata da una famiglia borghese
come domestica. Il marito (il padrone bianco) va a prenderla al porto. Giunta nell'appartamento
ad Antibes, in Costa Azzurra, incontra la moglie, inizialmente gentile, poi acida e scontrosa.
Diouana era stata assunta a Dakar, dove aveva principalmente svolto il lavoro di badante dei tre
figli, Sophie, Damien e Philippe, nella casa dove abitava precedentemente la famiglia. Ad Antibes
la vita è più dura e noiosa: lavori domestici, divieto di uscire di casa se non per fare la spesa,
isolamento dalla società. Diouana prima di partire frequentava un ragazzo e sognava una vita
felice in Francia. Invece la dura realtà quotidiana la fa entrare in depressione, al punto che dopo
poche settimane si chiude nel mutismo e non svolge più nessun tipo di attività. La padrona la
attacca con sempre più virulenza, credendola pazza, mentre il marito si mostra più comprensivo.
Diouana, al colmo della disperazione, straccia la lettera della madre, che la accusa di sperperare i
soldi che i padroni le offrono. Il marito le dà ventimila franchi per il lavoro svolto, pensando che
la causa della depressione sia il pagamento non ancora avvenuto. Ma lei restituisce il denaro,
prepara la valigia e si taglia la gola con un taglierino nella vasca da bagno.
Il marito va in Senegal per portare gli effetti personali di Diouana e il suo salario. La madre non
vuole ricevere nulla da questo signore responsabile della morte di sua figlia. Il padrone se ne va,
inseguito da un bambino con una maschera sul volto, che sembra inquietarlo.
STRUTTURA DEL FILM > Il film è composto da due parti ben distinte, una ad Antibes e
l'altra a Dakar, che si concatenano nella messa in scena. Non vengono rispettate le unità di tempo,
luogo e azione. Il personaggio centrale della domestica fornisce però una continuità drammatica
alla vicenda, quindi la struttura del film è comunque lineare.
Tre flashback, due con stacchi secchi e uno con dissolvenza, descrivono la vita a Dakar della
protagonista: nel primo cerca lavoro, va al "mercato delle domestiche" e viene scelta dalla
padrona. Nel secondo annuncia al suo ragazzo che partirà per la Francia, mettendosi a camminare
sul monumento ai caduti. Nel terzo parla a letto con il fidanzato, prima della partenza. Questi
stacchi temporali permettono di inquadrare con più precisione la psicologia del personaggio.
Sono ricordi felici della vita recente di Dakar, con il suo fidanzato, che rendono ancora più
insopportabile la solitudine nel presente.
È interessante notare che a Dakar le scene sono girate esclusivamente in esterni, simbolo di
libertà, mentre ad Antibes si svolgono quasi esclusivamente in interni, simbolo di oppressione.
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4) cosa significa la maschera? > La maschera, che Diouana acquista a credito dal fratello
per regalarla ai padroni, accompagna la gioia e la gratitudine iniziali verso i datori di
lavoro, ma è anche un simbolo dell'Africa, della sua cultura tribale. Simbolo che, insieme
alla foto con il suo amico, costituisce l'unico ricordo del passato e che la protagonista si
riprenderà prima di morire, rivendicandone la proprietà. La maschera alla fine è ripresa
dal fratello che se la applica sul viso inseguendo Monsieur alla fine del film. Nell'ultima
sequenza, il bambino la toglierà, sorridendo, in un messaggio di speranza per il futuro.
"Questa maschera costituisce in La Noire de.. un elemento essenziale. All'inizio si vede il
bambino che gioca con la maschera come un oggetto qualsiasi. La domestica, che ha
notato l'interesse della padrona per questo genere di cose, la compra e gliela offre con il
solo scopo di farle piacere.[…] Più tardi, al colmo della disperazione, Diouana riprende
questo regalo africano che costituisce il suo unico legame con l'Africa. Quando il
cooperante porta la maschera e la valigia a sua madre, il fratello se la riprende e assume
per lui un significato totalmente diverso che all'inizio. Per me, la maschera non è un
simbolo mistico come poteva esserlo per i nostri antenati, ma è un simbolo di unità e
identità, di recupero della nostra cultura. Oggi la maschera è diventata un articolo di
esportazione per i turisti e la cosa peggiore è che sono gli africani stessi che incoraggiano
questo. (wikipedia)
COMMENTO PROF: la maschera rappresenta cose diverse in momenti diversi
del film. rappresenta diouana e la diaspora. se la maschera è anche diouana, in
quel momento sta lottando per sè stessa. è come se la stessa diouana fosse un
oggetto (quando la maschera è appesa in casa). la maschera è anche la cultura
di diouana. è il ricordo vivo del fatto che il colonialismo non è finito.
in casa, quando viene donata, la maschera è come se stesse bene con
l’ambiente perchè è appesa al muro e ci sono altre maschere, successivamente
vediamo che è appesa a un muro bianco e sembra quasi stonare con l’ambiente
> rappresenta come si sente diouana nel contesto in cui si trova.
esposizione della maschera > feticizzazione, diventare merce. è un processo
attraverso cui si costruisce un feticcio che emerge e si fa merce di qlcs che
prima aveva un’anima. in molte culture dell’africa, la maschera è importante e
rappresenta uno spirito e qnd la si indossa si evoca qst spirito. trasformare la
maschera in merce e appenderla è uccidere lo spirito.
5) quale scena è la più significativa? > quando l’uomo vuole baciarla davanti agli
altri ospiti sostenendo di “non aver mai baciato una nera” e poi la padrona le
dice che era solo uno scherzo; quando diouana si mette una collana (=per la
donna nera la cura di sè è un modo di resistere alla sua svalutazione); quando
una donna sbatte la porta in faccia a diouana senza che avesse ancora detto il
perchè fosse lì; la scena in cui una donna scruta un insieme di donne nere
sedute a terra cercando una domestica e tutte volevano essere scelte e quando
diouana viene scelta è felice e si sente fortunata ad avere un lavoro. quando poi
va a dirlo a sua madre, lei getta via una maschera. poi porta la maschera in
dono alla padrona bianca; quando una ospite chiede se diouana sa il francese e
quando le viene risposto di no, domanda se lo capisce comunque per istinto
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“come un animale”; quando la padrona batte violentemente alla porta per farla
uscire dal bagno ma diouana non esce (forma di resistenza); quando la
padrona le dice di togliersi le scarpe in casa “perchè è una cameriera”; quando
la padrona le dice “se non lavori, non mangi” e diouana pensa “se non mangio,
non mi prenderò cura dei bambini” (forma di resistenza); quando diouana
sospetta che non sia vera la lettera che i padroni dicono essere da parte di sua
madre; il bambino che insegue il padrone indossando la maschera che aveva
diouana.
COMMENTO GENERALE della prof: la scena della lettera è importante e
anche quella finale con il bambino con la maschera che insegue l’uomo. anche
la scena della lettera è importante.
marchetti > studia e si forma in olanda e si forma anche seguita da gloria bekker,
femminista nera europea e autrice di white innocence, che sprona la marchetti a fare
un primo lavoro dove parla delle lavoratrici domestiche eritree che vengono
analizzate in rapporto alla condizione delle donne in olanda originarie del suriname,
mostrando come, nonostante le diverse storie coloniali di qst due paesi, in realtà
queste vite di donne producono immaginari molto comparabili, ideale servo-padrone.
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il film si chiude con immagini di autolesionismo > Prima di morire, diouana mette i suoi
effetti personali nella valigia, si spoglia dei suoi vestiti europei, del grembiule, delle scarpe coi
tacchi. Si intreccia i capelli secondo la tradizione africana e si taglia la gola. La mutilazione della
gola, del luogo della produzione orale, simboleggia questa occultazione della voce del personaggio
a tutti gli stadi della narrazione.
altri elementi importanti da ricordare > Il ruolo dell'intellettuale nel Senegal contemporaneo è
rappresentato da Sembène stesso, che interpreta lo "scrittore popolare", uomo di cultura con una
bottega fatiscente situata nella periferia di Dakar. Il suo studio è sempre pieno, segno del bisogno
di sapere di un Senegal in costruzione, con l'ottanta per cento della popolazione analfabeta.
> Il "mercato delle domestiche" dove ogni giorno le giovani senegalesi attendono nella speranza
che qualcuno le scelga, è un esempio della crisi occupazionale dello stato africano. L'accostamento
ironico tra Diouana, vestita semplicemente in cerca di lavoro, e l'abbigliamento elegante dei
deputati senegalesi che escono da una riunione, rappresenta l'incomunicabilità tra il popolo
africano e il neocolonialismo bianco appoggiato dalla nuova borghesia nera. Incomunicabilità che
sta anche alla base di questo fatto di cronaca diventato film.
L'incomprensione coloniale
"In questo film denuncio tre cose: il neocolonialismo (mi chiedo, perché la tratta degli
schiavi continua ancor oggi?), la nuova classe africana composta generalmente da
burocrati e una certa forma di assistenza tecnica"
"La Noire de.." si fonda su un'idea principale: l'oppressione della domestica africana non deriva
dalla condizione di donna delle pulizie, considerata come un fatto, ma da un rapporto sociale: la
pauperizzazione relativa dei suoi padroni, che abbandonano i privilegi di cooperanti (in Senegal)
per ridivenire dei semplici salariati (in Francia).
Questo elemento modifica lo spirito di Diouana, che a Dakar si trovava bene, in una condizione
tutto sommato privilegiata rispetto alle sue coetanee. Ad Antibes si ritrova sola (a Dakar c'era un
cuoco), i lavori si concentrano (oltre alla cura dei bambini deve badare alla pulizia della casa, fare
la spesa, cucinare…), la chiusura con l'esterno la rende triste e passiva (a Dakar usciva con il
fidanzato e frequentava i familiari). Il potere della padrona diventa dunque totale: ed è l'odio nei
confronti di quest'ultima una delle principali cause del suicidio: "lei non può dire no, ma allo
stesso tempo si trova in un mondo che la rifiuta. È rifiutata dalla sola famiglia che ha, il suo
padrone e la sua padrona".
Il marito lascia alla compagna il compito di gestire gli affari di casa e il rapporto con Diouana. È
apatico, dorme spesso, ma cerca di mostrarsi comprensivo e rispettoso nei confronti della
domestica, senza comprendere che il suo problema è la solitudine: "cos'hai Diouana, sei malata?
Vuoi la tua paga?". Il comportamento del padrone cela una inconscia attrazione sessuale,
percepita dalla moglie, che a causa di ciò diventa ancora più aggressiva.
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Diouana in voce fuori campo dirà con odio: "comprendo tutto". Madame diventa sempre più
aggressiva e le ripete continuamente: "qui non è l'Africa".
La scelta di far parlare Diouana in francese, attraverso la voce off, si inquadra in una logica del
nazionalismo senegalese che cerca di usare dei mezzi che non gli appartengono per attaccare la
cultura occupante. Questa contraddizione è evidente nei primi film di Sembène. A partire da Le
Mandat, invece, la lingua africana diventa "outil" , vince la colonizzazione francese che l'aveva
relegata ai margini. Con i film del primo periodo invece questo percorso è ancora in via di
realizzazione.
Inoltre, a tratti La noire de.. rischia di essere un pamphlet anticolonialista che riduce i personaggi
a meri portatori di un messaggio politico e morale:
"il principio di fondo è semplice: se le individualità sono dei prodotti del mondo oggettivo (e
conseguentemente della Storia inevitabilmente presente nei film di S.O), lo sono anche i
soggetti. Globalmente, il cinema di contestazione e di lotta, nel suo desiderio di ricordare, di
esplicitare e di rendere popolare il primo punto ha occultato o ignorato il secondo".
Difetto che il cinema "engagé" di Sembène supererà nel film successivo, Le Mandat, nel quale i
personaggi sono soggetti complessi, merito della sceneggiatura adattata dall'omonimo romanzo.
Il film è anche un confronto tra due donne - una moderna, stanca e annoiata ma allo stesso tempo
aggressiva e autoritaria - e l'altra bella, coraggiosa, orgogliosa della sua cultura (simboleggiata
dalla maschera), con un forte senso della dignità. che la spingerà al rifiuto della sua condizione di
serva.
È presente una tensione erotica, Sembène mostra più volte Diouana intenta a spogliarsi, e nella
scioccante scena del suicidio lo spettatore osserva "la prima donna nera completamente nuda in
un film, ed è morta!"
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numerosa, concentrata nei quartieri borghesi di Dakar. Sono soprattutto assistenti tecnici e
piccoli imprenditori, che si arricchiscono grazie alle loro competenze. Hanno paura dell'instabilità
del governo, nonostante le rassicurazioni del presidente, e appena possono, ritornano in Francia
con il denaro guadagnato. Pur creando occupazione (manodopera comune, domestiche…), non
rappresentano una risorsa per il Senegal, anzi, sono "un fuorviante miraggio per tutte le
Diouana". Anche la nuova classe borghese nera, formata nelle scuole dei bianchi viene giudicata
negativamente. Non c'è niente in comune tra loro e il popolo, nemmeno il monumento ai caduti di
guerra. Infatti, in uno dei flashback Diouana cammina tranquillamente, senza alcun senso di
colpa, sul monumento, e viene aspramente rimproverata dal suo compagno, "un funzionario,
cresciuto nel contesto socio-culturale del colonizzatore(…). Questo amico, come gli altri
intellettuali, troppo rivolti verso l'Europa e le sue astratte riflessioni, non vede la realtà quotidiana
del popolo" , parlando di sacrilegio: il gesto di Diouana invece non è un atto irriverente nei
confronti dei caduti, ma un'inconscia ribellione nei confronti di tutto ciò che è formale e alieno dai
problemi reali del popolo africano. I "sacrilegi" sono altri, sono il razzismo e l'indifferenza dei
padroni, che causano il suicidio della ragazza, ma anche la corruzione e la dipendenza
economico-culturale della nuova classe dirigente figlia dell'indipendenza, che rinuncia
vigliaccamente allo sviluppo autonomo dei paesi africani.
Diouana è una ragazza senegalese che lavora come servitrice nella casa di una
famiglia di cooperanti francesi. La vita è dura, “oui monsieur” e “oui madame” sono le
uniche forme di interazione e dialettica. In fondo però la serenità non le manca, c'è la
famiglia e soprattutto ci sono i sogni che alimentano costantemente la ragazza. Uno
di questi, il più bramato, si tramuta improvvisamente in realtà quando si presenta
l'occasione di poter accompagnare la famiglia alla volta della Costa Azzurra, nella loro
dimora estiva. L'aspirazione di Diouana di evadere verso il benessere europeo la
conduce ad accettare senza esitare. La ragazza, al pari dello spettatore, avrà così
modo di scorgere sin dalle prime battute la meraviglia e lo stupore di chi non ha mai
visto annaffiatoi automatici, strade vorticose come dedali, palazzi dall'altezza
sconfinata. Sembéne adotta svariate tecniche che consentono allo spettatore di
scardinare le intime emozioni della protagonista: immagini fluide, paesaggi vasti e
lucenti, un accompagnamento sonoro vivace, aggraziato. Si arma addirittura di
perfidia quando fa pronunciare all'uomo che la sta accompagnando in auto “C'est
beau la France”. Quella Francia Diouana non la vedrà mai perché già nella sequenza
successiva la ragazza si ritroverà a pulire la vasca da bagno che diverrà presto il suo
sepolcro. Rimarrà murata viva, seviziata psicologicamente fino al tragico epilogo. Il
cineasta di Ziguinchor ricorre alla semplicità neorealista e all'eclettismo francese allo
stesso tempo (ma anche all'avanguardia russa) e struttura la pellicola in due
ambientazioni ben definite, Dakar e Antibes, dicotomia che gli permette di esacerbare
l'accezione positiva della prima e negativa della seconda. I flashback, ad esempio, che
a una prima lettura potrebbero rappresentare una cura palliativa o una boccata
d'ossigeno alle umiliazioni del presente, agiscono per contro da enzima alla
progressiva esasperazione della donna, accelerandone perciò l'annichilimento. Dakar
è un territorio luminoso e vasto, intrinsecamente legato alla famiglia, agli amori e alla
tradizione, componente chiave del pensiero di Sembéne. A tal proposito la metafora
della maschera e la relativa sequenza della lotta bambinesca con la signora per
detenerne il possesso, descrivono in modo definitivo la coattiva sradicazione
perpetrata dal sistema neocolonialista con il conseguente discioglimento di
un'identità, quella africana, contaminata ma ancora cosciente di sé. La maschera, già
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meccanismo del ribaltamento paradossale > lo si vede nel testo di grada kilomba.
consiste nel fatto che ci sono padrone bianche che parlano delle serve nere come
fossero pigre (nel film si vede spesso la padrona lamentarsi di diouana), ed è assurdo
perchè ci sono serve nere che la mattina si svegliano e pensano già alla casa e ai figli
della padrona, e solo dopo aver svolto tutte queste attività la padrona si sveglia.
gaze (sguardo) > diouana è descritta come un animale, se non fa i lavori di casa è
perchè forse non sta bene = lei è solo fisico/animalizzazione, se non fa le faccende
secondo i padroni sta male fisicamente.
la questione dello sguardo è stata analizzata da frantz fanon nel testo black skin white
masks, es. l’episodio del bambino che lo indica e dice: “guarda mamma, un negro”. in
quel momento fanon si è sentito svuotato della sua identità, come se lo sguardo
dell’altro riscrivesse il suo aspetto corporeo > questo si è visto anche nel film. tutti gli
immaginari sui neri sono stati rovesciati sulla protagonista e lei è rimasta silente.
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quando il padrone da i soldi alla madre di diouana, lei non li accetta e ciò ricorda la
scena del bambino che insegue l’uomo inquietato > non c’è possibilità di assoluzione
da quello che hanno fatto a diouana.
sembra che sia solo la padrona la cattiva della situazione solo perché il tutto si svolge
fra le mura domestiche, e l’uomo può non rendere evidente il suo potere quando però
invece la dinamica è che la moglie è succube di lui > nel rapporto fra la donna bianca
e la nera è che la bianca è intermediaria, è succube all’uomo bianco ma può esercitare
una forma di potere sulla donna nera in casa.
è la donna bianca che investe desiderio di emancipazione in questa presenza, che si
traduce però all'assoggettamento di un’altra donna > parliamo ancora di
intersezionalità.
nel film si sottolinea anche l’indifferenza del marito (padrone bianco), emblematico è
il momento in cui diouana si rifiuta di fare il caffè e lui rimane tranquillo perchè sa
che se non lo farà lei lo farà la moglie.
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marchetti > dice che la storia di diouana ha bisogno di spiegazioni, evoca riflessioni
imprescindibili, chiede che ci si interroghi in modo specifico sulle rappresentazioni
che stanno attorno al lavoro domestico e che non vengono rintracciate a questa
dimensione coloniale come invece fa la kilomba.
marchetti, sociologa, dice che il fenomeno del lavoro domestico è globale e non solo
italiano. in alcuni luoghi la dimensione servo-padrone si consuma seguendo la linea
del colore, cioè le lavoratrici domestiche sono perlopiù nere, però in europa questa
linea interroga soprattutto la nazionalità e la condizione dei migranti.
dice: “La storia di Diouana porta alla ribalta la questione del lavoro domestico dei
migranti, quindi, una questione dibattuta non solo nel lavoro accademico, ma anche
in giornali, tabloid, romanzi e film. Negli ultimi decenni, le donne hanno svolto un
ruolo sempre più importante in molti paesi occidentali le esigenze di cura e di pulizia
delle famiglie della classe media in un modo che ha attirato l’attenzione di politologi,
economisti, sociologi, storici ed esperti di genere e migrazione. L'esperienza di queste
lavoratrici ci parla del fenomeno della “globalizzazione dell’assistenza” il cui
funzionamento è stato affrontato intersezionalmente attraverso le categorie di genere,
età, classe e “razza”/etnia. Eppure, secondo me, la storia di Diouana esige di più.
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negli ultimi 30 anni, l’intersezione fra genere, razza ed etnia è diventata l’asse
principale nell’analisi del lavoro retribuito domestico. quest’attenzione ha portato il
mondo accademico in generale ad interrogarsi su queste 3 assi: cura, migrazione,
genere. > stiamo parlando di un contesto in cui avviene una trasformazione dei ruoli
sociali all’interno del contesto italiano (caso specifico delle lavoratrici domestiche) >>
a un certo punto le donne escono di casa, sulla scia del movimento di rivendicazione
dei diritti delle donne. > le donne bianche escono dal nucleo domestico e le donne
nere entrano. e questa è una contraddizione del movimento femminista.
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28/11
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Queste assi sono assi che ricalcano le oppressioni intersezionali di cui abbiano
parlato. Marchetti sottolinea che, come negli studi negli Stati Uniti delle lavoratrici
domestiche del post schiavitù, c’è un'elaborazione condivisa del sentimento. Queste
lavoratrici che si riconoscono in una formazione di un’Europa nera, Europa
marginalizzata, nutrono del risentimento nei confronti delle persone di dominio, che
ricalca il risentimento delle donne afroamericane. Per Marchetti è un modo per
rintracciare l’idea di una diaspora nera globale che porta globalmente i tratti di una
storia coloniale che si riproduce a livello intercontinentale.
Risentimento= definito come un sentimento di lunga durata negativo nei confronti di
coloro che vengono percepiti come ingiustamente avvantaggiati o in potere rispetto
alla propria vita.
Indipendentemente dalla storia specifica del gruppo migratorio, questo risentimento
e come viene espresso ricalca l’idea di un'eredità della schiavitù, indipendentemente
che la schiavitù stia in linea diretta nella propria storia, viene convocata per parlare
della condizione odierna. Discriminazione che porta le tracce di oppressioni
slavery-like. Non si tratta di una schiavitù lineare. Si tratta di guardare a quali forme
ricalcano e portano il segno della schiavitù senza illudersi. Forme figlie di queste
storie. Non pensare che questa storia sia la riproduzione esatta del passato. Elemento
sia del film sia in Marchetti con entrambi i gruppi > È proprio quello dello spazio di
vita delle donne domestiche. La stanza piccola delle lavoratrici domestiche non solo
nel contesto coloniale ma anche in America Latina ma anche Europa abbiamo queste
donne che parlano di spazi angusti spesso in prossimità di cucine o in zone di servizio
che si pongono in contrapposizione con gli spazi della famiglia.
Il fatto di avere un bagno separato a propria disposizione è un tratto che caratterizza
la segregazione. Corpo inteso come malattia e contagio. Distinzione degli spazi di vita.
> grande frustrazione per le lavoratrici.
Coscienza storica e alle lotte ancestrali > Marchetti dice che come queste donne
percepiscono è una discriminazione. loro sentono che queste relazioni coloniali
vengono rimesse in scena e quindi rimettono in scena le lotte delle antenate, si
appellano a quella resistenza. Ricollegarsi alle lotte è un modo per ritessere la storia e
situarsi in una continuità di resistenza.
Grada racconta che il titolo di questo libro è arrivato prima del libro stesso. donna
portoghese con origini dove si attua una tratta schiavile e piantagione a opera del
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Portogallo. Lei non sa esattamente la traiettoria dei suoi rami familiari, decide di
visitare le piantagioni dove probabilmente era la sua famiglia.
Due parole che la tormentavano, memorie e piantagioni: e quindi lei decide di
lavorare al testo a partire da questa intuizione, nel testo le esperienze che vengono
indagate sono quelle di due donne insieme alle sua. Lei ha una memoria non sua, che
eredita e che afferma che c’è una dimensione atemporale della colonialità espressa
nel razzismo quotidiano. Descrive il razzismo quotidiano come la rimessa in scena di
un passato coloniale, è uno shock violento che assale il soggetto nero e lo riporta in
uno scenario di piantagione dove il soggetto viene imprigionato e viene subordinato.
Inaspettatamente, il passato coincide con il presente e il soggetto si trova in quel
passato agonizzante.
5 meccanismi che lei mutua da hall rispetto ai quali propone un'analisi più
approfondita.
5 meccanismi secondo lei possono portare ad una condizione di silenziamento attivo
e ad una possibilità di riparazione. Unico passaggio in cui grada Kilomba sembra
rivolgersi alle soggettività bianche in un tentativo di un superamento di oppressione.
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Ci sono due meccanismi che corrispondono alle negazione e che sono splitting e
projection (divisione e proiezione).
Splitting: soggetto nega di poter avere determinati pensieri o sentimenti ma afferma
che qualcun altro ce li abbia.
Projection: prende l’informazione originale, la nega e la proietta sull'altro.
Es di splitting: Fino a tempi recenti si negava ci fosse razzismo in Italia, “Italia non è
razzista, ci sono solo alcune persone razziste”
2. Colpa: emozione che segue al momento in cui una norma viene infranta, una
norma mortale, Freud descrive la colpa come risultato di un conflitto tra ego e
superego. La dimensione del desiderio aggressivo verso gli altri (ego) e
dell’autorità (superego), il soggetto quando avverte colpa è preoccupato dalle
conseguenze del proprio comportamento e quindi preoccupato di essere
accusato, biasimato e punito.
Secondo Kilomba ci sono due risposte comuni rispetto alla colpa: intellettualizzazione
e razionalizzazione. Nella prima il soggetto bianco cerca di costruire una
giustificazione del razzismo, nella seconda si cerca di negare, “non intendevano
questo, non hai capito bene, non ci sono bianchi e neri siamo tutti persone”.
razionalizzazione oppure ‘tutta l’Africa in Italia non ci sta’.
Razionalizzazione-gaslighting del soggetto. Svalutazione dell’identità razziale, si
incontra spesso nel discorso, il soggetto bianco parla della razza come se non
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12/12
luogo della parola > topic di area teoretica francese della fine della 2 metà del 900,
ci arriva come concetto a cui lavora soprattutto djamila ribeiro. è una filosofa e
femminista nera brasiliana che stringe una forte relazione di sorellanza teorica e
politica con la kilomba e ci aiuta a decentrare l’asse angloamericano. kilomba viene
da una storia coloniale portoghese e la ribeiro è brasiliana dunque lavorano a una
ridefinizione del femminismo nero a partire da un posizionamento del brasile, sud
globale. non solo perché il brasile si può considerare sud globale ma anche perchè le
donne di questo gruppo di ricerca sono colonizzate all'interno della nazione.
2017 > pubblicazione libro “il luogo della parola” (ribeiro), e primo della collana
"femminismi plurali”, tutti libri di femministe nere brasiliane che interrogano e
costruiscono il pensiero da un punto di vista di femministe nere brasiliane. Per fare
questo, il primo libro che la ribeiro considera utile è il luogo della parola. è un testo di
facile comprensione; nel testo getta le basi della dicibilità, il poter dire e riconoscere
da dove si sta parlando, chi ha potuto dire fino a questo momento, cosa vuol dire
DIRE da quello spazio specifico in cui è possibile la presa di parola della donna nera…
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al testo sono state volte critiche: vengono da un mondo che ancora vede
nell’universalismo illuminista il punto di arrivo del pensiero (=pensiero positivista
che punta all’epurazione del soggetto dal pensiero per premiare un pensiero che si
vorrebbe puro, astratto, autonomo rispetto alle condizioni incarnate della soggettività
che produce questo pensiero).
critica post e de coloniale: hanno decostruito il pensiero occidentale mostrando come
fosse sempre calato nella prospettiva di analisi del soggetto che la stava producendo.
scopo del testo > democratizzare l’educazione. è un testo dunque molto fruibile.
marchetti mette a confronto le surinamesi e le eritree e dice che questi due gruppi
vedono riattualizzarsi una dimensione coloniale. si parla di fantasmi della schiavitù e
questo è rivoluzionario in termini di riflessione teorica > decostruzione e riattivazione
di concetti che invece vengono in qualche modo proposti come fissi nel pensiero
occidentale.
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- ENAR > dati a livello europeo, european network against racism. quality body
europeo.
- UNAR > corrispettivo italiano di enar, ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali. quality body italiano. fa direttamente riferimento al ministero delle
pari opportunità.
- ASGI > associazione di avvocati delle migrazioni, si occupa di casi che hanno a
che fare con i casi di discriminazione per le migrazioni.
- LUNARIA > cronache di ordinario razzismo. troviamo report e un database
come quello di asgi.
- IMMIGRATI.STAT > istat sugli immigrati.
- ODIHR > hate crime reporting, reporting sui crimini d’odio, violenze che si
attuano in nome dell’odio razziale, perlopiù crimini violenti che si indirizzano
al corpo o alle proprietà.
- OSCAD > odihr si appoggia ad oscad (osservatorio per la sicurezza contro gli
atti discriminatori). oscad raccoglie denunce su sé stessa.
!! ma bisogna ricordare che i dati sono veritieri fino a un certo punto, perchè ci
possono essere casi in cui le persone non denunciano gli episodi di razzismo per vari
motivi (=underreporting).
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