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Fascismo

prima parte di riassunti sul fascismo

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Elisa Rigon
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1.

1 Le istituzioni della dittatura fascista

Ricordiamo che Mussolini, dopo avere ottenuto il mandato governativo a seguito della
marcia su Roma (28 ottobre 1922) e dopo avere governato l'Italia per tre anni alla testa di un
esecutivo di coalizione, con il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925 si era assunto la
responsabilità morale e politica del delitto Matteotti. In questo discorso gli storici vedono il
momento di passaggio alla dittatura fascista: negli anni seguenti, infatti, si avviò la
fascistizzazione dello stato e della società civile, cioè la subordinazione al potere fascista
non solo delle istituzioni e dell'amministrazione pubblica, ma anche di tutte le forme di
organizzazione sociale.

A partire dalla seconda metà degli anni venti il fascismo divenne una DITTATURA
TOTALITARIA, cioè un governo che cancella le libertà fondamentali, mirata a possedere un
completo controllo sulla società.

Punto di PARTENZA DELLA TRASFORMAZIONE del fascismo in dittatura, furono le LEGGI


dette "FASCISTISSIME" del 1925-26, ispirate dal giurista Alfredo Rocco:

● Il capo del governo fu reso responsabile solo di fronte al re, non più di fronte al
parlamento;

● il parlamento fu privato della facoltà di discutere qualunque legge senza il consenso


del governo;

● fu SOPPRESSA la LIBERTÀ di ASSOCIAZIONE, mettendo fuori legge tutti i partiti


politici, meno quello fascista;

● tutta la legislazione riguardante l’AMMINISTRAZIONE dello stato venne attribuita al


GOVERNO;
● furono ABOLITE le ELEZIONI AMMINISTRATIVE e soppresse le AUTONOMIE
LOCALI, sostituendo i sindaci elettivi con podestà nominati dal sovrano; l'intento era
quello di sottoporre al controllo del regime anche le amministrazioni locali, molte
delle quali erano governate da sindaci socialisti o popolari;

● furono CHIUSI I GIORNALI ANTIFASCISTI e tutta la stampa fu sottoposta a un


SEVERO CONTROLLO (censura);

● fu reintrodotta la PENA DI MORTE (abolita dal Codice Zanardelli, 1889) per reati
come l'attentato alla vita del re o del capo del governo, la cospirazione contro
l'indipendenza e l'unità nazionali, l'insurrezione;

● fu istituito il TRIBUNALE SPECIALE PER LA DIFESA DELLO STATO (novembre


1926), formato da ufficiali della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale
(l'organizzazione militare del Partito fascista) e delle forze armate.

Questo insieme di leggi fu la FINE DI OGNI LIBERTÀ DEMOCRATICA e di LIBERA


MANIFESTAZIONE DEL DISSENSO.

Ogni attività di tipo antifasciste erano se era mente punite con pene sino a 30 anni, questo
grazie anche ad una efficientissima polizia segreta gestita dal ministero degli Interni, l’OVRA
(forse un acronimo di Opera, vigilanza e repressione antifascista), indagava su presunte
organizzazioni cospirative ma anche sui comportamenti e le opinioni dei cittadini.

Data la completa subordinazione del potere legislativo al suo capo (il Duce), il parlamento
finì per assumere una FUNZIONE puramente FORMALE, accentuata dalla legge elettorale
del 1928.

Questa "legge di riforma della rappresentanza nazionale " prevede infatti che l'elettore
potesse solamente approvare o respingere una lista di 400 candidati designata dagli organi
supremi del fascismo.

Si tennero due elezioni con questo sistema:


1. nel 1929, i contrari furono l'1,5% dei votanti,
2. nel 1934, i contrari furono il 0,15%.

In una situazione di completa assenza di libertà politica, questa sorta di PLEBISCITO, e il


parlamento con esso nominato, non ebbero alcun reale valore di libera espressione
democratica.

L’ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO


Mussolini provvedeva a "normalizzare" il Partito fascista.

La violenza squadristica non era più necessaria in quanto il regime aveva perfezionato i
suoi strumenti repressivi e aveva acquisito il pieno controllo delle forze dell'ordine.
Mussolini tolse l’autonomia ai capi fascisti locali, i RAS, e trasformò il partito in una
STRUTTURA BUROCRATICA E GERARCHICA (gerarchi si chiamarono infatti i suoi
dirigenti, grandi e piccoli), strettamente controllata dal vertice.

Organo supremo del partito ⇒ GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO,1923


Era un organismo a metà fra partito e stato, perché comprendeva i massimi dirigenti del
partito e alcuni titolari di alte cariche dello stato.

A partire dal 1928 il Gran consiglio acquisì anche compiti di rilevanza costituzionale, quali la
nomina dei candidati al parlamento, e il suo parere era obbligatorio in importanti
questioni, come la designazione del capo del governo e la successione al trono.

Il Gran consiglio rimase di fatto l’UNICO ORGANO entro il quale fosse POSSIBILE UNA
QUALCHE DIALETTICA POLITICA: vedremo che sarà proprio un suo ordine del giorno a
provocare, il 25 luglio 1943, la caduta di Mussolini.

1.2 II corporativismo e i rapporti con la chiesa

L’IRREGIMENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ SINCACALE


PIANO SINDACALE ⇒ abolisce ogni LIBERTÀ DI CONTRATTAZIONE, mirando a
ricondurre anche l'attività sindacale entro le strutture dello
stato.

Nell'ottobre 1925 , PATTO DI PALAZZO VIDONI, tra la Confederazione nazionale dei


sindacati fascisti e l'associazione degli industriali, la Confindustria (che prese il nome di
Confederazione nazionale fascista dell'industria).

Questo accordo, diventò una legge nel 1926:


+ ammetteva i soli contratti di lavoro stipulati dai sindacati fascisti, decretando quindi la
fine del sindacalismo socialista e cattolico.
+ I conflitti di lavoro venivano arbitrati da un organo apposito dello stato, la
MAGISTRATURA DEL LAVORO.
+ Vennero abolite le commissioni interne;
+ lo sciopero fu proibito per legge (come anche la serrata, cioè la chiusura arbitraria
degli impianti da parte dell'imprenditore).

IL CORPORATIVISMO FASCISTA
Primi passi verso la realizzazione dell’ORDINAMENTO CORPORATIVO.
Attraverso le corporazioni, che erano inquadrate all'interno dello stato e soggette a un
apposito ministero, lo LO STATO DOVEVA DIRIGERE LA VITA ECONOMICA
COLLETTIVA.
In questo modo, secondo i teorici del corporativismo, si sarebbe superato il conflitto
sindacale, dato che i sindacati venivano subordinati alle corporazioni e queste allo stato.

Il corporativismo fu sbandierato come un modo nuovo e originale di organizzare la vita


produttiva, il fascismo lo concepì addirittura come una nuova forma di rappresentanza
politica, destinata a sostituire quella democratica.
I parlamentari non venivano più eletti, ma designati dalle rispettive corporazioni in base a
criteri di "capacità".

Questo principio fu attuato nel 1939, quando la CAMERA DEI FASCI e delle
CORPORAZIONI SOSTITUÌ LA CAMERA DEI DEPUTATI:
⇒atto conclusivo dello SMANTELLAMENTO DEL SISTEMA PARLAMENTARE

I PATTI LATERANENSI
Bisogno di una conciliazione fra stato e chiesa che sanasse la frattura apertasi nel 1871.

11 febbraio 1929 ⇒ Santa sede + governo italiano sottoscrissero i


PATTI LATERALENSI composti da tre documenti:

1. un TRATTATO, con il quale la Santa sede riconosceva la


sovranità dello stato italiano, con Roma capitale, e lo stato
riconosceva la sovranità pontificia sulla Città del Vaticano;
2. la CONVENZIONE FINANZIARIA, con cui lo stato versava al
Vaticano una somma a titolo di indennità;
3. il CONCORDATO, destinato a regolare i rapporti fra stato e
chiesa.

- RELIGIONE CATTOLICA COME UNICA RELIGIONE DELLO STATO,


- limitavano l'autorità della legislazione civile su punti importanti: conferivano effetti
civili al matrimonio religioso e proclamavano la dottrina cattolica fondamento e
coronamento dell'istruzione pubblica,
- !!!INSEGNAMENTO RELIGIONE CATTOLICA NELLE SCUOLE SECONDARIE!!!

I RAPPORTI FRA STATO E CHIESA


Questa conciliazione ebbe grande importanza politica per il fascismo, che ottenne con essa
una sorta di riconoscimento da parte della chiesa.
Mussolini poteva ora presentarsi davanti all'opinione pubblica come l'uomo che aveva posto
FINE AL DISSIDIO TRA STATO E CHIESA.

Ma cosa guadagnava con questo patto la chiesa?


+ garanzie sul piano della lotta al comunismo,
+ conservazione e stabilità dell'ordine sociale,
+ tutela dei valori tradizionali e della famiglia.

Nonostante ciò egli anni successivi i rapporti fra i due non furono sempre idilliaci:
● La chiesa non poteva condividere la PRETESA TOTALITARIA del fascismo di
portare sotto il suo controllo tutte le forme di vita sociale, soprattutto per quanto
riguardava i giovani e la loro educazione;
● il regime mal tollerava l'autonomia delle organizzazioni cattoliche, come gli
"ESPLORATORI CATTOLICI" (i boy scout), assai popolari presso i giovani, e
l’AZIONE CATTOLICA, l'organizzazione dei laici cattolici alle dipendenze della
gerarchia ecclesiastica.

⇒1931, scontro aperto: Mussolini ordinò lo scioglimento di tutte le organizzazioni


giovanili cattoliche.

Solo grazie a un faticoso compromesso fu mantenuta in vita l'Azione cattolica, ma dovette


rinunciare a ogni attività non strettamente religiosa, con divieto di agire in campo politico,
sociale e persino sportivo.
2. FASCISMO E SOCIETÀ

2.1 La politica economica e sociale

IL DIRIGISMO ECONOMICO
1922-1925 la politica economica aveva seguito un’IMPOSTAZIONE LIBERISTA;

⇒conseguenze della crisi del 1929, con la riduzione della produzione industriale e del
commercio estero e l'aumento della disoccupazione - si verificò invece un crescente
intervento dello stato nell'economia.

1. 1926, con l’obiettivo della stabilizzazione economica e finanziaria, Mussolini aveva


deciso la RIVALUTAZIONE DELLA LIRA ( si stava svalutando rispetto alle altre
monete) fissando il cambio fra lira e sterlina a circa 90 lire (obiettivo indicato come
“quota 90", con una metafora tratta dal linguaggio militare).

Riescono nel loro intento MA!!!!


⇒ danneggiò le industrie italiane che esportavano i loro prodotti all'estero (la
svalutazione favorisce le esportazioni perché fa diminuire il prezzo delle
merci per chi acquista dall'estero, rendendole competitive),

⇒ favorì quelle che lavoravano per il mercato interno.

2. Intervenne nella vita economica e sociale con lo strumento degli ENTI PUBBLICI.

Accanto agli ENTI PUBBLICI ECONOMICI (Iri, Imi (Istituto mobiliare italiano) e Agip
(Azienda generale italiana petroli)), si svilupparono gli ENTI PUBBLICI
ASSISTENZIALI E PREVIDENZIALI, MUTUALISTICI e PENSIONISTICI (Inps, Inam,
Enpas, Inail).

L’INTERVENTO DELLO STATO NELL’ECONOMIA


CAMPO INDUSTRIALE:
1933 ⇒ Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), un ente pubblico che, per impedirne il
tracollo, acquisì la proprietà delle maggiori banche e dei pacchetti azionari delle imprese da
queste posseduti.

Attraverso l'Iri, lo stato diventò proprietario di oltre il 20% dell'intero capitale azionario
nazionale: lo stato si trovò così a essere il maggior imprenditore e banchiere italiano.

CAMPO AGRICOLO:
Diverse iniziative:
● La BONIFICA INTEGRALE, 1928: bonifiche idrauliche + risistemazione dei comparti
agricoli
● La “BATTAGLIA DEL GRANO", 1925: lo stato promosse con incentivi economici il
rinnovamento tecnologico e il miglioramento delle tecniche agricole.

Conseguenze positive:
La produzione agricola crebbe in misura rilevante e l'importazione di grano, ostacolata
dall'introduzione di alte barriere doganali, diminuì notevolmente.

Conseguenze negative:
Questa politica ebbe effetti positivi solo nelle pianure settentrionali, dove spinse la
produttività attraverso nuovi investimenti (macchine agricole, fertilizzanti chimici), mentre nel
MERIDIONE l'aumento della produzione fu ottenuto soprattutto attraverso un'estensione
della cerealicoltura a danno della zootecnia e delle colture specializzate.

POLITICHE SOCIALI E DEMOGRAFICHE


La presenza dello stato si verificò non solo nella vita economica ma anche nelle POLITICHE
SOCIALI:
⇒ irrobustì il sistema delle assicurazioni sociali, cioè le prestazioni rese dallo stato in
materia di pensioni, mutue, infortuni sul lavoro, invalidità.

Anche lo stato fascista assunse i caratteri dello stato assistenziale(interviene a favore dei
cittadini con provvedimenti in campo sanitario, assicurativo e pensionistico), a somiglianza di
quanto accadeva in altri paesi europei.

Buona parte di tali misure ebbero la FINALITÀ DI SOSTENERE LA FAMIGLIA:


- assegni familiari (integrazione delle retribuzioni in base al numero dei componenti
familiari),
- gli sgravi fiscali per le famiglie numerose,
- l'istituzione dell'Onmi (Opera nazionale maternità e infanzia), un ente parastatale che
aveva il compito di assistere madri e bambini bisognosi.

Nella famiglia il regime vedeva non solo il fulcro di una società ancorata ai valori tradizionali,
ma anche lo strumento fondamentale per realizzare la POLITICA DEMOGRAFICA
ESPANSIVA , annunciata nel “discorso dell'Ascensione" del 26 maggio 1927.

Il Duce affermò che occorreva “curare la razza a cominciare dalla maternità e dall'infanzia”
perché “il destino delle nazioni è legato alla loro potenza demografica”.
Per tale ragione, la FAMIGLIA NUMEROSA era presentata dal regime come un IDEALE e
un DOVERE MORALE e PATRIOTTICO, al punto che venne introdotta l'imposta sul
celibato, una tassa che colpiva i maschi celibi tra i 25 e i 65 anni.

Nel 1930, qualsiasi pratica intesa al controllo della natalità venne classificata come crimine
per l'integrità della stirpe.
L'emigrazione fu proibita (salvo che per brevi periodi) per ragioni di prestigio interno e
internazionale.
IL FASCISMO, LA FAMIGLIA E LA DONNA
Il fascismo sostenne un modello di FAMIGLIA PATRIARCALE, fondata su precise
gerarchie, come il primato del capofamiglia, la sottomissione della donna all'uomo, e sul
rispetto dei ruoli tradizionali.

Ma perché?
⇒ cultura profondamente antifemminista che caratterizzava il fascismo sin dalle
origini, associata a un'idea di virilità e di mascolinità fondata sullo stereotipo del
maschio "guerriero" e conquistatore.

Presenza di una CONTRADDIZIONE DI FONDO:


● da un lato esso operò per "mobilitare" anche le donne, riconoscendo ed esaltando il
ruolo della maternità nella potenza della nazione e favorendo l'inserimento delle
donne nella vita pubblica del regime, attraverso le organizzazioni femminili di massa;

● dall'altro, identificò la donna con la sua FUNZIONE RIPRODUTTIVA e sostenne la


rigida DIFFERENZIAZIONE DEI RUOLI SESSUALI nella famiglia e nella società,
combattendo ogni forma di eguaglianza di genere
(ricordiamo l'esclusione delle donne dall'insegnamento di storia e filosofia nei licei
disposto nel 1926)

2.2 L'organizzazione del consenso (PROPAGANDA)

IL CONTROLLO DELL’INFORMAZIONE
Alla repressione del dissenso e alla legislazione liberticida, il fascismo affiancò una vasta
gamma di iniziative volte a OTTENERE IL CONSENSO della popolazione e a irreggimentare
la vita sociale entro organizzazioni controllate dallo stato.

⇒ controllo dell'informazione, ottenuto:


- proibendo la stampa antifascista,
- controllando la grande stampa quotidiana,
- esercitando la censura su pubblicazioni, trasmissioni radiofoniche, spettacoli
cinematografici e teatrali.

L'agenzia di stampa Stefani, controllata dal regime, divenne la fonte ufficiale delle
informazioni, producendo le famose "veline", contenenti le notizie che si dovevano
pubblicare.

Attraverso il MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE (1937) vennero posti sotto


controllo tutti gli aspetti della vita culturale, dalle letture per l'infanzia al teatro, dal cinema
all'opera lirica.
LA RADIO E IL CINEMATOGRAFO
Mega importanza politica dei mezzi di comunicazione di massa, quali:

● la RADIO La radio, in particolare, fu un'arma fondamentale nella propaganda del


regime. Gestita dall'Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche), un ente controllato
direttamente dal governo.

Grazie a tutto questo anche le aree rurali e i cittadini meno ricchi(un apparecchio
radiofonico costava molto, all'epoca) venivano raggiunti dall'informazione di regime,
in particolare dai discorsi con cui il Duce parlava agli italiani.

● il CINEMATOGRAFO, diventato ormai un consumo popolare. Il regime si assicurò il


monopolio dell'informazione cinematografica grazie all'ISTITUTO LUCE, che
proiettavano obbligatoriamente pubblicità di propaganda, prima del film.
In tal modo, ebbe a disposizione uno strumento di indottrinamento quotidiano di
straordinaria efficacia.

IL PARTITO FASCISTA
Nel totalitarismo fascista il partito giocò comunque un ruolo fondamentale.

L'enorme espansione ne fece una gigantesca MACCHINA BUROCRATICA, con decine di


migliaia di funzionari, ma al tempo stesso un importante canale di PROMOZIONE SOCIALE
POLITICIZZATA, capace di distribuire ad ampi strati sociali piccolo-borghesi non solo
stipendi, ma riconoscimento e prestigio.

Il partito ebbe un ruolo centrale nell'organizzazione del consenso e nella diffusione delle
idee e delle parole d'ordine del regime.
L'iscrizione al partito divenne obbligatoria per i dipendenti pubblici ed era comunque un
requisito essenziale per ottenere impieghi e promozioni.

LE ORGANIZZAZIONI DI MASSA
Il partito controllava diverse organizzazioni di massa, come

1. l’OPERA NAZIONALE DOPOLAVORO, che organizzava il tempo libero dei


lavoratori con varie attività, come gite, gare sportive, spettacoli, ascolti radiofonici
collettivi, sconti.

Il Dopolavoro rappresentò il massimo sforzo del regime per diffondersi presso i


contadini e gli operai.

2. Anche la Federazione nazionale fascista delle MASSAIE RURALI, la più importante


organizzazione femminile del regime, raccolse oltre due milioni di iscrizioni.
Nel 1935 venne introdotto il SABATO FASCISTA: a partire dalle ore 13 del sabato, lavoratori
pubblici e privati venivano coinvolti dal partito in varie attività, come quella di preparazione
ginnica e militare, manifestazioni sportive, culturali e ricreative, corsi di istruzione
professionale o manifestazioni di propaganda.

IL FASCISMO E I GIOVANI
Grande impegno e attenzione alla "fascistizzazione" dei giovani, che avvenne grazie a una
pluralità di associazioni e organizzazioni che inquadravano i giovani di ambo i sessi,
dall'infanzia alla giovinezza matura:
+ l'Opera nazionale Balilla,
+ i Giovani fascisti,
+ i Gruppi universitari fascisti (Guf).

Queste organizzazioni svolgevano attività ricreative, ginniche, assistenziali.

1937 ⇒ si uniscono in un'unica organizzazione, la GIOVENTÙ ITALIANA DEL


LITTORIO.

SCUOLA E IDEOLOGIA
Molta attenzione alla scuola.
Il rapporto fra scuola e indottrinamento ideologico trovò la sua massima manifestazione nella
SCUOLA ELEMENTARE, considerata fondamentale nella formazione del nuovo italiano
fascista.

1929 ⇒ libro unico di testo per le elementari (mentre i manuali per la scuola
secondaria erano sottoposti a controllo preventivo).

Nei libri di testo dominava la PROPAGANDA DEI VALORI DEL FASCISMO: patria,
religione, ordine, razza, impero.

1931 ⇒ il fascismo impose ai docenti universitari di sottoscrivere un GIURAMENTO


DI FEDELTÀ AL REGIME: in pochissimi si rifiutarono di farlo; altri si dimisero per
non dover né aderire né rifiutare.

Alcuni firmarono per convinzione, altri per opportunismo, per pavidità, per paura di
perdere il posto, o con il più nobile intento di conservare la loro cattedra per poter
continuare a insegnare secondo principi di libertà, (come suggerì di fare il
filosofo Benedetto Croce).

Sta di fatto che il giuramento si rivelò un successo per il regime, che poté vantare
l'adesione della quasi totalità dei docenti universitari italiani.
2.3 L'opposizione al fascismo

L’EMIGRAZIONE ANTIFASCISTA
Fu una minoranza, che ebbe scarsa possibilità di incidere sulla vita politica del paese: ma
proprio questa minoranza tenne vivi gli ideali che poi si tradurranno nella fondazione
dell'Italia repubblicana.

LEGGI LIBERTICIDE + DITTATURA ⇒ gli antifascisti più in vista si ripararono all'estero,


generalmente in Francia, dando vita al fenomeno del FUORIUSCITISMO.

Si trattava di uomini di diversa tendenza politica: comunisti, cattolici (come Donati),


repubblicani, socialisti (come Turati, Treves, Saragat, Nenni), alcuni liberali.

Il fuoriuscitismo svolse essenzialmente un'opera di PROPAGANDA CONTRO IL


FASCISMO, scontando però la divisione fra
- i comunisti, con ideali quelli della 3a internazionale
- la Concentrazione d'azione antifascista che riuniva i due partiti socialisti, i
repubblicani e la Cgl.

I COMUNISTI
Il Partito comunista scelse sin dall'inizio di mantenere una rete organizzativa clandestina
nel paese.

La direzione ideologica e politica del partito era tenuta, a Parigi, da PALMIRO TOGLIATTI,
che assunse la carica di segretario generale dopo l'arresto di Gramsci, avvenuto nel 1926.

Operavano seguendo la linea politica della Terza internazionale, che aveva dato ai partiti
aderenti l'indicazione di contrapporsi ai SOCIALISTI e ai LIBERAL-DEMOCRATICI,
considerati, in quanto partiti borghesi, oggettivamente alleati del fascismo.

Affermazione dei fascismi in d'Europa ⇒ MUTAMENTO DI LINEA nell'Internazionale il fronte


dei diversi partiti antifascisti iniziò a compattarsi nella lotta contro il comune nemico.

1934 ⇒ PATTO DI UNITÀ D’AZIONE fra socialisti e comunisti, rinsaldato poi dalla
partecipazione, in difesa della repubblica, alla guerra civile spagnola
(1936-39)

I GIELLISTI
Altro gruppo attivo nella lotta antifascista fu il MOVIMENTO GIUSTIZIA E LIBERTÀ,
(Gl), fondato nel 1929 a Parigi da Carlo Rosselli.
Si ispiravano al liberalismo radicale di Gobetti, morto in seguito alle violenze subìte a
opera degli squadristi.
Su "RIVOLUZIONE LIBERALE", la rivista fondata da Gobetti nel 1922, aveva definito il
fascismo come «autobiografia della nazione», intendendo dire che esso affondava le sue
radici nella "rivoluzione fallita" del Risorgimento e nella corruzione politica dell'età giolittiana.

Rifacendosi a questo insegnamento, intese la lotta al fascismo come momento di


RIGENERAZIONE MORALE e POLITICA dell'Italia e come premessa per l'instaurazione di
una società che unisse LIBERTÀ POLITICA e GIUSTIZIA SOCIALE.

Giustizia e libertà rappresentò negli anni trenta il principale centro cospirativo non
comunista: attivo al Nord, a Milano e soprattutto a Torino, il movimento ebbe un ruolo
importante nel far maturare l'opposizione di intellettuali e di appartenenti alla media
borghesia, ceti ai quali principalmente si rivolgeva.

L’OPPOSIZIONE INTELLETTUALE AL FASCISMO


ANTIFASCISMO DI TIPO CULTURALE, che coinvolse intellettuali e uomini di cultura che
manifestarono un'opposizione o, più frequentemente, una non adesione al regime.

⇒filosofo BENEDETTO CROCE (1866-1952), la cui opposizione aveva una matrice


razionalista e liberale: di qui derivò il giudizio sul fascismo come una fase di crisi
morale, un abbandono momentaneo della ragione e della libertà incarnatosi in
un regime dispotico e dittatoriale.

Fu una OPPOSIZIONE MORALE e INTELLETTUALE (il regime la tollerò per il prestigio


internazionale di cui godeva il filosofo) e rivolta alla ristretta cerchia degli uomini di cultura.

Fu importante, perché costituì un PUNTO DI RIFERIMENTO per una generazione di giovani


e di intellettuali.

LA POSIZIONE DEI CATTOLICI


Importante fu anche l'atteggiamento di non adesione al fascismo tenuto da alcuni
ESPONENTI CATTOLICI.

Dopo l'esilio di don Sturzo e lo scioglimento del Partito popolare, non vi fu un'opposizione
organizzata di matrice cattolica.

Anche dopo i patti lateralensi ci furono vari tipi di resistenza:


⇒De Gasperi, futuro fondatore della DEMOCRAZIA CRISTIANA, tennero un
atteggiamento più critico, che si manifestò talora in forme di dissenso
intellettuale e culturale.
⇒ l’AZIONE CATTOLICA
⇒la FUCI (che riuniva gli studenti universitari cattolici)
3. LA GUERRA D’ETIOPIA E LE LEGGI RAZZIALI

3.1 La conquista dell'Etiopia e l'impero

LA POLITICA COLONIALE DEL FASCISMO


CAMPO COLONIALE ⇒ la politica fu inizialmente rivolta a consolidare i possedimenti
italiani in Africa: la Libia (Tripolitania e Cirenaica), l'Eritrea
e parte della Somalia (divisa tra Gran Bretagna e Francia).

LIBIA: La resistenza dei RIBELLI ARABI fu stroncata facendo anche ricorso a


RAPPRESENTAGLIE, DEPORTAZIONI di popolazioni, ESECUZIONI sommarie.

1932 -1934 ⇒ decisione per la CONQUISTA MILITARE DELL’ETIOPIA, che dal


1930 era goernata dal negus ("imperatore") Selassié.

Ricorda: l'Abissinia (la regione centrale dell'altopiano etiopico) era un


tradizionale obiettivo coloniale italiano e che l'Etiopia
costituiva pressoché l'unico lembo di terra africana
sopravvissuto alla grande corsa imperialistica per la
spartizione del continente.

LE RAGIONI DELL’IMPRESA D’ETIOPIA


Mussolini decise di lanciare l'ltalia in un'impresa coloniale difficile e costosa, nonostante le
esitazioni della corte e delle gerarchie militari, con diversi obiettivi di:
● PRESTIGIO INTERNAZIONALE: affermare l'Italia come grande potenza;
● CARATTERE ECONOMICO: stimolare la produzione industriale e ridurre la
disoccupazione
● POLITICA INTERNA, come mezzo per mobilitare il consenso intorno al regime.

Probabile condanna internazionale, dato che l'Etiopia, come l'italia, faceva parte della
Società delle Nazioni.
Ma Mussolini aveva motivo di credere che la Francia non avrebbe posto troppi ostacoli
all'impresa, nel timore di un avvicinamento fra Italia e Germania nazista, e che la Gran
Bretagna, pur non gradendo un rafforzamento italiano nel Corno d'Africa, difficilmente
sarebbe giunta a un conflitto aperto con l'Italia.

CONQUISTA E REPRESSIONE
3 ottobre 1935 ⇒ INIZIO INVASIONE ETIOPIA

Dopo una campagna militare condotta con uomini, mezzi e gas tossici,
5 maggio 1936 ⇒ PRESA DI ADDIS ABEBA e la FUGA del NEGUS.
Iniziava al tempo stesso una guerriglia che gli italiani non riusciranno mai a stroncare
completamente nonostante la dura repressione, fatta di incendi, deportazioni o fucilazioni di
esponenti della classe dirigente etiope.

L’episodio più sanguinoso fu l'attacco al monastero cristianocopto di Debrà Libanos nel


febbraio 1937, dove avevano trovato rifugio gli autori di un attentato al viceré italiano, il ma
resciallo Rodolfo Graziani (1882-1955).

L’ITALIA SI AVVICINA ALLA GERMANIA


CONSEGUENZE ETIOPIA ⇒ CONDANNA da parte della Società delle Nazioni

9 ottobre 1935 ⇒ sanzioni economiche ai danni del nostro paese divieto di


esportare in Italia armi, munizioni e merci per l'industria di guerra,
divieto di importare merci italiane.
NB: ciò escludeva merci di grand’ e importanza strategica

NUOVA COLLOCAZIONE INTERNAZIONALE dell'Italia. Mussolini aveva seguito sino ad


allora una politica estera prudente, cercando di accreditarsi come punto di equilibrio tra
Francia e Gran Bretagna da un lato, Germania dall'altro.

L'impresa etiopica rappresentò un punto di svolta, segnando un deciso avvicinamento alla


Germania.

L’AUTARCHIA
guerra d'Etiopia + sanzioni ⇒ ++ tendenze all’AUTARCHIA

Inizio sviluppo di una politica autarchica già con la "battaglia del grano” e, dopo le sanzioni
imposte all'Italia dalla Società delle Nazioni per l'aggressione dell'Etiopia ne fece una parola
d'ordine ufficiale del regime, proclamata nel 1936.

Tale politica comportò


● il CONTROLLO e la LIMITAZIONE delle IMPORTAZIONI;
● la sostituzione di prodotti primari di importazione (alimenti e materie prime) con
SURROGATI DI PRODUZIONE NAZIONALE: lanital - lana, l'alcol etilico al posto del
petrolio ecc.

⇒grave indebolimento del sistema produttivo.

L’APICE DEL CONSENSO


Mussolini, in un discorso del 9 maggio 1936, fondazione IMPERO DELL’AFRICA
ORIENTALE ITALINA (Aoi).

L'obiettivo di guadagnare consenso al regime “vendicando" la sconfitta di Adua venne


raggiunto. STRAORDINARIO ENTUSIAMO accolsero l'impresa e la sua vittoriosa
conclusione.
La propaganda del regime batté ossessivamente sul tasto della nazione "proletaria", I'Italia,
strangolata economicamente dalle nazioni "plutocratiche", cioè ricche, che dopo avere
spadroneggiato nel mondo, ora volevano impedirle di con quistarsi il suo impero.

Durante il periodo delle sanzioni, milioni di italiani e italiane DONARONO L’ORO ALLA
PATRIA, cioè consegnarono allo stato le fedi nuziali e altri preziosi.

Ogni pur timida voce di dissenso sembrò sopita. I manuali di storia furono aggiornati ed
ebbero titoli come Storia d'Italia dal Risorgimento all'Impero oppure Dall'Impero dei Cesari
all'Impero fascista.

3.2 Le leggi razziali del 1938

SEGNALI DI CRISI
Raffreddamento del consenso a partire dal 1938, anche presso le classi medie e la
borghesia imprenditoriale.

Ma perché?
- La politica autarchica,
- la crescente invadenza dello stato,
- la gestione dell'economia sempre più orientata a una prospettiva bellica,
- il rapido avvicinamento alla Germania hitleriana

+ !!malcontento peri bassi salari!! (che furono ridotti due volte, nel 1927 e nel 1930, e
poi rimasero stagnanti),
+ ristrettezze dei consumi imposte dall'autarchia.

Zero energie attive nella società civile.


Metà del 1938 Mussolini lanciò una violenta CAMPAGNA ANTIBORGHESE, che
riecheggiava certi toni del fascismo della prima ora, accusando la borghesia italiana di
scetticismo, apatia, scarso spirito nazionale.

In più viene introdotta nel 1938, la LEGISLAZIONE RAZZIALE E ANTISEMITA, con la


quale per la prima volta nella storia dell'Italia un sociale veniva discriminato in base a
caratteristiche razziali.

IL RAZZISMO DI STATO
Nell'estate 1938 prese avvio una martellante campagna di stampa, in cui supposti
"intellettuali" illustravano i fondamenti pseudoscientifici del razzismo.

17 NOVEMBRE 1938 ⇒ DECRETO-LEGGE DISCRIMINATORIO contro gli EBREI.


Questa legislazione prevedeva:
1. il divieto di matrimoni misti, cioè fra ebrei e “ariani"
2. l'e sclusione degli ebrei dal servizio militare e dalle
cariche pubbliche dall'insegnamento, dal possesso o
dalla direzione di aziende
3. l'esclusione dei giovani ebrei dalla scuola pubblica e
dall'università
4. il divieto di commerciare libri i cui autori o editori
fossero ebrei.

Mirava a:
● escludere gli ebrei dalla comunità nazionale,
● provocarne l'emigrazione colpendo le opportunità di istruzione e lavoro e riducendo
al minimo i diritti di cittadinanza.

Gli ebrei non furono le uniche vittime della legislazione razziale: infatti nel 1936-37, dopo la
conquista dell'Etiopia, erano già stati approvati provvedimenti legislativi che decretavano
l'inferiorità giuridica delle POPOLAZIONI COLONIALI e proibivano il METICCIATO, cioè
l'unione fra italiani e donne indigene.

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