Fascismo
Fascismo
Ricordiamo che Mussolini, dopo avere ottenuto il mandato governativo a seguito della
marcia su Roma (28 ottobre 1922) e dopo avere governato l'Italia per tre anni alla testa di un
esecutivo di coalizione, con il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925 si era assunto la
responsabilità morale e politica del delitto Matteotti. In questo discorso gli storici vedono il
momento di passaggio alla dittatura fascista: negli anni seguenti, infatti, si avviò la
fascistizzazione dello stato e della società civile, cioè la subordinazione al potere fascista
non solo delle istituzioni e dell'amministrazione pubblica, ma anche di tutte le forme di
organizzazione sociale.
A partire dalla seconda metà degli anni venti il fascismo divenne una DITTATURA
TOTALITARIA, cioè un governo che cancella le libertà fondamentali, mirata a possedere un
completo controllo sulla società.
● Il capo del governo fu reso responsabile solo di fronte al re, non più di fronte al
parlamento;
● fu reintrodotta la PENA DI MORTE (abolita dal Codice Zanardelli, 1889) per reati
come l'attentato alla vita del re o del capo del governo, la cospirazione contro
l'indipendenza e l'unità nazionali, l'insurrezione;
Ogni attività di tipo antifasciste erano se era mente punite con pene sino a 30 anni, questo
grazie anche ad una efficientissima polizia segreta gestita dal ministero degli Interni, l’OVRA
(forse un acronimo di Opera, vigilanza e repressione antifascista), indagava su presunte
organizzazioni cospirative ma anche sui comportamenti e le opinioni dei cittadini.
Data la completa subordinazione del potere legislativo al suo capo (il Duce), il parlamento
finì per assumere una FUNZIONE puramente FORMALE, accentuata dalla legge elettorale
del 1928.
Questa "legge di riforma della rappresentanza nazionale " prevede infatti che l'elettore
potesse solamente approvare o respingere una lista di 400 candidati designata dagli organi
supremi del fascismo.
La violenza squadristica non era più necessaria in quanto il regime aveva perfezionato i
suoi strumenti repressivi e aveva acquisito il pieno controllo delle forze dell'ordine.
Mussolini tolse l’autonomia ai capi fascisti locali, i RAS, e trasformò il partito in una
STRUTTURA BUROCRATICA E GERARCHICA (gerarchi si chiamarono infatti i suoi
dirigenti, grandi e piccoli), strettamente controllata dal vertice.
A partire dal 1928 il Gran consiglio acquisì anche compiti di rilevanza costituzionale, quali la
nomina dei candidati al parlamento, e il suo parere era obbligatorio in importanti
questioni, come la designazione del capo del governo e la successione al trono.
Il Gran consiglio rimase di fatto l’UNICO ORGANO entro il quale fosse POSSIBILE UNA
QUALCHE DIALETTICA POLITICA: vedremo che sarà proprio un suo ordine del giorno a
provocare, il 25 luglio 1943, la caduta di Mussolini.
IL CORPORATIVISMO FASCISTA
Primi passi verso la realizzazione dell’ORDINAMENTO CORPORATIVO.
Attraverso le corporazioni, che erano inquadrate all'interno dello stato e soggette a un
apposito ministero, lo LO STATO DOVEVA DIRIGERE LA VITA ECONOMICA
COLLETTIVA.
In questo modo, secondo i teorici del corporativismo, si sarebbe superato il conflitto
sindacale, dato che i sindacati venivano subordinati alle corporazioni e queste allo stato.
Questo principio fu attuato nel 1939, quando la CAMERA DEI FASCI e delle
CORPORAZIONI SOSTITUÌ LA CAMERA DEI DEPUTATI:
⇒atto conclusivo dello SMANTELLAMENTO DEL SISTEMA PARLAMENTARE
I PATTI LATERANENSI
Bisogno di una conciliazione fra stato e chiesa che sanasse la frattura apertasi nel 1871.
Nonostante ciò egli anni successivi i rapporti fra i due non furono sempre idilliaci:
● La chiesa non poteva condividere la PRETESA TOTALITARIA del fascismo di
portare sotto il suo controllo tutte le forme di vita sociale, soprattutto per quanto
riguardava i giovani e la loro educazione;
● il regime mal tollerava l'autonomia delle organizzazioni cattoliche, come gli
"ESPLORATORI CATTOLICI" (i boy scout), assai popolari presso i giovani, e
l’AZIONE CATTOLICA, l'organizzazione dei laici cattolici alle dipendenze della
gerarchia ecclesiastica.
IL DIRIGISMO ECONOMICO
1922-1925 la politica economica aveva seguito un’IMPOSTAZIONE LIBERISTA;
⇒conseguenze della crisi del 1929, con la riduzione della produzione industriale e del
commercio estero e l'aumento della disoccupazione - si verificò invece un crescente
intervento dello stato nell'economia.
2. Intervenne nella vita economica e sociale con lo strumento degli ENTI PUBBLICI.
Accanto agli ENTI PUBBLICI ECONOMICI (Iri, Imi (Istituto mobiliare italiano) e Agip
(Azienda generale italiana petroli)), si svilupparono gli ENTI PUBBLICI
ASSISTENZIALI E PREVIDENZIALI, MUTUALISTICI e PENSIONISTICI (Inps, Inam,
Enpas, Inail).
Attraverso l'Iri, lo stato diventò proprietario di oltre il 20% dell'intero capitale azionario
nazionale: lo stato si trovò così a essere il maggior imprenditore e banchiere italiano.
CAMPO AGRICOLO:
Diverse iniziative:
● La BONIFICA INTEGRALE, 1928: bonifiche idrauliche + risistemazione dei comparti
agricoli
● La “BATTAGLIA DEL GRANO", 1925: lo stato promosse con incentivi economici il
rinnovamento tecnologico e il miglioramento delle tecniche agricole.
Conseguenze positive:
La produzione agricola crebbe in misura rilevante e l'importazione di grano, ostacolata
dall'introduzione di alte barriere doganali, diminuì notevolmente.
Conseguenze negative:
Questa politica ebbe effetti positivi solo nelle pianure settentrionali, dove spinse la
produttività attraverso nuovi investimenti (macchine agricole, fertilizzanti chimici), mentre nel
MERIDIONE l'aumento della produzione fu ottenuto soprattutto attraverso un'estensione
della cerealicoltura a danno della zootecnia e delle colture specializzate.
Anche lo stato fascista assunse i caratteri dello stato assistenziale(interviene a favore dei
cittadini con provvedimenti in campo sanitario, assicurativo e pensionistico), a somiglianza di
quanto accadeva in altri paesi europei.
Nella famiglia il regime vedeva non solo il fulcro di una società ancorata ai valori tradizionali,
ma anche lo strumento fondamentale per realizzare la POLITICA DEMOGRAFICA
ESPANSIVA , annunciata nel “discorso dell'Ascensione" del 26 maggio 1927.
Il Duce affermò che occorreva “curare la razza a cominciare dalla maternità e dall'infanzia”
perché “il destino delle nazioni è legato alla loro potenza demografica”.
Per tale ragione, la FAMIGLIA NUMEROSA era presentata dal regime come un IDEALE e
un DOVERE MORALE e PATRIOTTICO, al punto che venne introdotta l'imposta sul
celibato, una tassa che colpiva i maschi celibi tra i 25 e i 65 anni.
Nel 1930, qualsiasi pratica intesa al controllo della natalità venne classificata come crimine
per l'integrità della stirpe.
L'emigrazione fu proibita (salvo che per brevi periodi) per ragioni di prestigio interno e
internazionale.
IL FASCISMO, LA FAMIGLIA E LA DONNA
Il fascismo sostenne un modello di FAMIGLIA PATRIARCALE, fondata su precise
gerarchie, come il primato del capofamiglia, la sottomissione della donna all'uomo, e sul
rispetto dei ruoli tradizionali.
Ma perché?
⇒ cultura profondamente antifemminista che caratterizzava il fascismo sin dalle
origini, associata a un'idea di virilità e di mascolinità fondata sullo stereotipo del
maschio "guerriero" e conquistatore.
IL CONTROLLO DELL’INFORMAZIONE
Alla repressione del dissenso e alla legislazione liberticida, il fascismo affiancò una vasta
gamma di iniziative volte a OTTENERE IL CONSENSO della popolazione e a irreggimentare
la vita sociale entro organizzazioni controllate dallo stato.
L'agenzia di stampa Stefani, controllata dal regime, divenne la fonte ufficiale delle
informazioni, producendo le famose "veline", contenenti le notizie che si dovevano
pubblicare.
Grazie a tutto questo anche le aree rurali e i cittadini meno ricchi(un apparecchio
radiofonico costava molto, all'epoca) venivano raggiunti dall'informazione di regime,
in particolare dai discorsi con cui il Duce parlava agli italiani.
IL PARTITO FASCISTA
Nel totalitarismo fascista il partito giocò comunque un ruolo fondamentale.
Il partito ebbe un ruolo centrale nell'organizzazione del consenso e nella diffusione delle
idee e delle parole d'ordine del regime.
L'iscrizione al partito divenne obbligatoria per i dipendenti pubblici ed era comunque un
requisito essenziale per ottenere impieghi e promozioni.
LE ORGANIZZAZIONI DI MASSA
Il partito controllava diverse organizzazioni di massa, come
IL FASCISMO E I GIOVANI
Grande impegno e attenzione alla "fascistizzazione" dei giovani, che avvenne grazie a una
pluralità di associazioni e organizzazioni che inquadravano i giovani di ambo i sessi,
dall'infanzia alla giovinezza matura:
+ l'Opera nazionale Balilla,
+ i Giovani fascisti,
+ i Gruppi universitari fascisti (Guf).
SCUOLA E IDEOLOGIA
Molta attenzione alla scuola.
Il rapporto fra scuola e indottrinamento ideologico trovò la sua massima manifestazione nella
SCUOLA ELEMENTARE, considerata fondamentale nella formazione del nuovo italiano
fascista.
1929 ⇒ libro unico di testo per le elementari (mentre i manuali per la scuola
secondaria erano sottoposti a controllo preventivo).
Nei libri di testo dominava la PROPAGANDA DEI VALORI DEL FASCISMO: patria,
religione, ordine, razza, impero.
Alcuni firmarono per convinzione, altri per opportunismo, per pavidità, per paura di
perdere il posto, o con il più nobile intento di conservare la loro cattedra per poter
continuare a insegnare secondo principi di libertà, (come suggerì di fare il
filosofo Benedetto Croce).
Sta di fatto che il giuramento si rivelò un successo per il regime, che poté vantare
l'adesione della quasi totalità dei docenti universitari italiani.
2.3 L'opposizione al fascismo
L’EMIGRAZIONE ANTIFASCISTA
Fu una minoranza, che ebbe scarsa possibilità di incidere sulla vita politica del paese: ma
proprio questa minoranza tenne vivi gli ideali che poi si tradurranno nella fondazione
dell'Italia repubblicana.
I COMUNISTI
Il Partito comunista scelse sin dall'inizio di mantenere una rete organizzativa clandestina
nel paese.
La direzione ideologica e politica del partito era tenuta, a Parigi, da PALMIRO TOGLIATTI,
che assunse la carica di segretario generale dopo l'arresto di Gramsci, avvenuto nel 1926.
Operavano seguendo la linea politica della Terza internazionale, che aveva dato ai partiti
aderenti l'indicazione di contrapporsi ai SOCIALISTI e ai LIBERAL-DEMOCRATICI,
considerati, in quanto partiti borghesi, oggettivamente alleati del fascismo.
1934 ⇒ PATTO DI UNITÀ D’AZIONE fra socialisti e comunisti, rinsaldato poi dalla
partecipazione, in difesa della repubblica, alla guerra civile spagnola
(1936-39)
I GIELLISTI
Altro gruppo attivo nella lotta antifascista fu il MOVIMENTO GIUSTIZIA E LIBERTÀ,
(Gl), fondato nel 1929 a Parigi da Carlo Rosselli.
Si ispiravano al liberalismo radicale di Gobetti, morto in seguito alle violenze subìte a
opera degli squadristi.
Su "RIVOLUZIONE LIBERALE", la rivista fondata da Gobetti nel 1922, aveva definito il
fascismo come «autobiografia della nazione», intendendo dire che esso affondava le sue
radici nella "rivoluzione fallita" del Risorgimento e nella corruzione politica dell'età giolittiana.
Giustizia e libertà rappresentò negli anni trenta il principale centro cospirativo non
comunista: attivo al Nord, a Milano e soprattutto a Torino, il movimento ebbe un ruolo
importante nel far maturare l'opposizione di intellettuali e di appartenenti alla media
borghesia, ceti ai quali principalmente si rivolgeva.
Dopo l'esilio di don Sturzo e lo scioglimento del Partito popolare, non vi fu un'opposizione
organizzata di matrice cattolica.
Probabile condanna internazionale, dato che l'Etiopia, come l'italia, faceva parte della
Società delle Nazioni.
Ma Mussolini aveva motivo di credere che la Francia non avrebbe posto troppi ostacoli
all'impresa, nel timore di un avvicinamento fra Italia e Germania nazista, e che la Gran
Bretagna, pur non gradendo un rafforzamento italiano nel Corno d'Africa, difficilmente
sarebbe giunta a un conflitto aperto con l'Italia.
CONQUISTA E REPRESSIONE
3 ottobre 1935 ⇒ INIZIO INVASIONE ETIOPIA
Dopo una campagna militare condotta con uomini, mezzi e gas tossici,
5 maggio 1936 ⇒ PRESA DI ADDIS ABEBA e la FUGA del NEGUS.
Iniziava al tempo stesso una guerriglia che gli italiani non riusciranno mai a stroncare
completamente nonostante la dura repressione, fatta di incendi, deportazioni o fucilazioni di
esponenti della classe dirigente etiope.
L’AUTARCHIA
guerra d'Etiopia + sanzioni ⇒ ++ tendenze all’AUTARCHIA
Inizio sviluppo di una politica autarchica già con la "battaglia del grano” e, dopo le sanzioni
imposte all'Italia dalla Società delle Nazioni per l'aggressione dell'Etiopia ne fece una parola
d'ordine ufficiale del regime, proclamata nel 1936.
Durante il periodo delle sanzioni, milioni di italiani e italiane DONARONO L’ORO ALLA
PATRIA, cioè consegnarono allo stato le fedi nuziali e altri preziosi.
Ogni pur timida voce di dissenso sembrò sopita. I manuali di storia furono aggiornati ed
ebbero titoli come Storia d'Italia dal Risorgimento all'Impero oppure Dall'Impero dei Cesari
all'Impero fascista.
SEGNALI DI CRISI
Raffreddamento del consenso a partire dal 1938, anche presso le classi medie e la
borghesia imprenditoriale.
Ma perché?
- La politica autarchica,
- la crescente invadenza dello stato,
- la gestione dell'economia sempre più orientata a una prospettiva bellica,
- il rapido avvicinamento alla Germania hitleriana
+ !!malcontento peri bassi salari!! (che furono ridotti due volte, nel 1927 e nel 1930, e
poi rimasero stagnanti),
+ ristrettezze dei consumi imposte dall'autarchia.
IL RAZZISMO DI STATO
Nell'estate 1938 prese avvio una martellante campagna di stampa, in cui supposti
"intellettuali" illustravano i fondamenti pseudoscientifici del razzismo.
Mirava a:
● escludere gli ebrei dalla comunità nazionale,
● provocarne l'emigrazione colpendo le opportunità di istruzione e lavoro e riducendo
al minimo i diritti di cittadinanza.
Gli ebrei non furono le uniche vittime della legislazione razziale: infatti nel 1936-37, dopo la
conquista dell'Etiopia, erano già stati approvati provvedimenti legislativi che decretavano
l'inferiorità giuridica delle POPOLAZIONI COLONIALI e proibivano il METICCIATO, cioè
l'unione fra italiani e donne indigene.